Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

Giovanni Agnelli

CineCapolavori - La pellicola che consigliereste

Post in rilievo

Non sono un grande esperto di cinema però i primi film che mi vengono in mente che mi hanno lasciato qualcosa sono:

Blade Runner

Trilogia di Ritorno Al Futuro

Vanilla Sky

Il Gladiatore

... tra i film più recenti invece ho adorato Cloud Atlas

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Non sono un grande esperto di cinema però i primi film che mi vengono in mente che mi hanno lasciato qualcosa sono:

Blade Runner

Trilogia di Ritorno Al Futuro

Vanilla Sky

Il Gladiatore

... tra i film più recenti invece ho adorato Cloud Atlas

Vanilla Sky .allah .allah

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ne avrei almeno un centinaio da consigliare,comincio con i primi che mi vengo in mente

 

Vertigo e Psyco di Hitchcock

Trilogia della morte di Inarritu(soprattutto Amores Perros)

Nuovo Cinema Paradiso e La leggenda del pianista sull'oceano di Tornatore

Oldboy di Park Chan-wook

 

prossimamente ne scriverò altri

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

Uno dei film peggiori che io abbia mai visto .paceebene

 

dipende dai punti di vista e se ti piace o meno il genere , ovvio non è paragonabile a grandi film , pero secondo me , storia originale scorre bene, a tratti comico, finale con sorpresa. Ho visto molti film ultimamente che sono molto peggio :-)

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Apocalypse now - directors'cut

Il pianista

La sottile linea rossa

Strade perdute - lost highways

Black hawk down

C'era una volta il west

La Grande Guerra

Eyes wide shut

Fargo

Fight club

...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ragazzi, scrivete anche un minimo di trama? sefz

Sono delicatissima con i gusti, riesco a spegnere tutto dopo 15 minuti se l'inizio non mi prende a dovere...anche 3-4 volte di seguito prima di trovare qualcosa che mi piaccia!

Dai, voglio le trame io :d

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

Ho letto di una petizione per farlo doppiare....

Anche a me è piaciuto molto.

Mammagari, sarebbe una gran cosa! È incredibile come sia passato sotto traccia(o forse sia stato tremendamente sottovalutato tanto da non essere rilasciato in più paesi) un capolavoro del genere..

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ragazzi, scrivete anche un minimo di trama? sefz

Sono delicatissima con i gusti, riesco a spegnere tutto dopo 15 minuti se l'inizio non mi prende a dovere...anche 3-4 volte di seguito prima di trovare qualcosa che mi piaccia!

Dai, voglio le trame io :d

 

et voilà.... ti accontento senza alcuno sforzo, con il copia-incolla di una chiamiamola "recensione" che ho scritto un paio d'anni fa su di un film che considero fondamentale e che inserisco nella ma personale top-five: la sottile linea rossa, di Terrence Malick.

E perdonatemi la logorrea... sefz

 

Più di un film, una sinfonia. Più di una sinfonia, un cantico.

Accompagnato dalla soffusa voce fuoricampo del soldato Witt (interpretato da un ispirato Jim Caviezel), che morirà nelle scene finali,Terrence Malick mette in scena, con La sottile linea rossa, un'opera di straordinaria bellezza e rara intensità, seguendo le vicende di una compagnia di Marines impegnata nella campagna di Guadalcanal.

Attenzione, però: qui non siamo di fronte al "solito" film di guerra più o meno riuscito, bensì ad una pellicola che utilizza la guerra per parlare d'altro: di vita, di morte, di rinascita. In altre parole dell'uomo, della natura e del ciclo dell'esistenza: temi, questi, che Malick porterà poi alla loro massima espressione con lo straordinario e irripetibile The tree of Life.

Ma se in The tree of Life Malick amplierà il suo discorso all'universo intero, ne La sottile linea rossa il regista si "limita" all'uomo ed al suo rapporto con il mondo. In tal senso, La sottile linea rossa può essere letto come introduttivo a The tree of Life: se in quest'ultimo prevale la visione macrocosmica, nel primo si insiste invece su quella microcosmica; se in uno l'uomo è una molecola nell'infinito, in un tutto dove spazio e tempo non hanno più significato, nell'altro ritroviamo invece orizzonti più "terreni" e circoscritti, nei quali l'uomo interpreta la sua parte di rilievo, sia pure come elemento disturbante.

Entrambe le opere sono permeate da profondo panteismo immerso in una natura densa, avvolgente e perennemente mobile all'interno di un equilibrio perfetto di spiritualità e bellezza: spiritualità che Malick insuffla ne La sottile linea rossa attraverso la figura del soldato Witt, vero spirito-guida lieve e doloroso, Crìsto incarnato che suggerisce allo spettatore chiavi di lettura e riflessioni sulla vita, e che come Crìsto compirà il suo sacrificio finale, sia pure nella forma di una pallottola giapponese passata attraverso un Golgota di acqua e di colori.

In tal senso, l'acqua, come culla primigenia della vita è una componente cardine della filosofia di Malick, così come i colori che ne esaltano la bellezza, ed ambedue gli elementi ricoprono un posto fondamentale, tanto ne La sottile linea rossa che in The tree of Life.

L'acqua, in particolare, accompagna il lento fluire de La sottile lina rossa, collegando di fatto l'inizio del film alla sua fine, attraverso le medesime inquadrature.

In questo disegno, la morte di Witt serve a chiudere il cerchio attorno alla materialità terrena dell'evento narrato nel film - la guerra, la sofferenza, il disequilibrio portato dall'uomo alla natura - e segna di fatto la sua palingenesi verso una dimensione metafisica fatta di perfezione e di bellezza, simboleggiata da un nuovo ciclo che si riapre immediatamente dopo la chiusura del primo, attraverso un seme germogliato posato sulla sabbia di una spiaggia bagnata dall'oceano.

Acqua, quindi,come grembo materno, liquido amniotico dal quale Witt era uscito all'inizio del film per percorrere il suo ciclo vitale fino al suo inevitabile compimento ed acqua, poi, come elemento rigeneratore nel quale tuffarsi nuovamenteal termine del ciclo, per potersi ricongiungere con l'Essere panteista presente in lui e nel tutto, dove/dal quale Witt potrà finalmente trovare (forse) lerisposte a quelle domande che per tutto il defluire del film non aveva mai cessato di porre, a sè stesso ed a noi ("questo grande male, da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice, si è sviluppato? Chi è l'artefice di tutto questo, chi ci sta uccidendo, chi ci sta derubando della vita e della luce prendendosi beffe di noi?").

Acqua come elemento supremo, bramata e ricercata per tutto il film da soldati disidratati, ansiosi di spengere una sete che, probabilmente, non è unicamente quella fisica, ma anche di risposte.

Acqua, infine, come abluzione rituale per i superstiti della battaglia, liberi di poter fare finalmente un tuffo purificatore nell'oceano, in una scena che verrà citata, quasi in fotocopia,anche da Clint Eastwood, in Flags of our fathers...

In tutto questo, La sottile linea rossa non è solo un film da vedere, ma anche e soprattutto da sentire e da pensare. Malick pone domande, suggerisce riflessioni, induce suggestioni. Ma non ambisce a fornire risposte definitive,che forse stanno nel grande dualismo della natura come ipotizzato da Witt nelle battute iniziali del film: "Cos'è questa guerra nel cuore della natura? Perchè la natura lotta contro sè stessa? Perchè la terra compete contro il mare? C'è una forza vendicativa nella natura? O forse più di una?".

Ecco, possiamo davvero imputare il male alla parte oscura della natura, oppure è solo l'uomo la fonte di turbamento in un equilibrio altrimenti perfetto? Non è possibile stabilirlo, almeno con gli strumenti cognitivi di cui disponiamo. Nessuno conosce il grande disegno, nè Malick pretende di spiegarlo. Malick, semplicemente, osserva e riflette: la poesia di un gioco tra bambini ed il furore di un assalto ad una collina fortificata, l'erba rigogliosa smossa dal vento e l'esplosione di una granata vicino al corpo di un uomo, la lieve soavità di un incontro d'amore e l'oscena visione di un volto pietrificato semisommerso dalla sabbia.

C'è una relazione tra tutte queste cose, tra la luce e l'ombra, tra la lucidità e la follia, tenute ancora separate da una sottile linea rossa. Una linea di sangue che solo l'uomo può decidere o meno di superare, al cospetto di una natura superiore e indifferente che, probabilmente o forse no, potrebbe anchefare del tutto a meno di noi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

IL GATTOPARDO

Regia: Luchino Visconti.

Burt Lancaster ..... Principe Don Fabrizio Salina

Claudia Cardinale .................... Angelica Sedara

Alain Delon .......................................... Tancredi

Paolo Stoppa ................... Don Calogero Sedara

Rina Morelli .............. Principessa Maria Stella

Romolo Valli .............................. Padre Pirrone

Mario Girotti ............................ Conte Cavriaghi

Pierre Clémenti ....................... Francesco Paolo

Lucilla Morlacchi ................................. Concetta

Giuliano Gemma ............... Ufficiale garibaldino

Ida Galli ............................................... Carolina

Ottavia Piccolo ..................................... Caterina

Carlo Valenzano ........................................ Paolo

Serge Reggiani ..................... Don Ciccio Tumeo

Brook Fuller ............................ giovane principe

Lola Braccini ......................... donna Margherita

Marino Masé ............................................ Tutore

Howard Nelson Rubien ..................... Don Diego

Ivo Garrani ...................... Colonello Pallavicino

Giovanni Melisenda ........... Don Onofrio Rotolo

Olimpia Cavalli ............................... Mariannina

Leslie French ....................... Cavaliere Chevall

 

Trama

 

allarga l'immagine In Sicilia, nel 1860, i garibaldini entrano a Palermo. Il nipote del principe Fabrizio di Salina, Tancredi, corre ad arruolarsi tra i volontari mentre la famiglia si trasferisce nella residenza estiva di Donnafugata. Dopo breve tempo, il sindaco Don Calogero Sedara, acconsente le nozze tra sua figlia Angelica e Tancredi, nel frattempo ritornato dalla guerra. La necessità politica del momento consiste nel trovare un accordo tra le famiglie nobili siciliane e i piemontesi, affinché si possa arrivare alla tanto sospirata annessione dell'isola al nascente Regno d'Italia, ma la situazione non si presenta per nulla semplice. Fabrizio di Salina, legato ancora alle tradizioni della sua terra, convinto che lo stato delle cose non potrà mai cambiare, rifiuta il seggio da senatore offertogli dall'ambasciatore sabaudo Chevalley. Al contrario. suo nipote Tancredi assieme all'avido genero Don Calogero, inizia la scalata nell'alta società italiana. Fabrizio si rende conto ormai che i vecchi ideali sono al tramonto e sentendosi abbandonato dalla sua gente, durante il gran ballo di Palermo decide di morire.

 

cd.jpg

Luchino Visconti E' l'epos della decadenza. Un film prettamente poetico, con tinte malinconiche e nostalgiche sullo sfondo di una vicenda storica risorgimentale, in cui Visconti mette in risalto l'avvicendamento di due epoche e il trasformismo tipicamente italiano del "cambio di bandiera". Il regista, con spirito nazional-popolare, rilegge la storia e traccia, in un ambivalente disegno, lo stile di vita aristocratico in conflitto con la classe del ceto medio. Inferiore a Senso a livello di puro melodramma storico, il film esercita la sua forza narrativa in un significativo rapporto di coesistenza tra cinema e letteratura. L'espressionismo e la dialettica di fondo, pur massificati in un soffocante linguaggio intellettuale, rappresentano l'essenza prioritaria del lavoro. Tutto è correlato in funzione di un esplicito assemblaggio, nella figura del protagonista, tra concezione puramente culturale del soggetto e la dimensione umana che, in parte, apparenta nel regista un livello di puro autobiografismo.

Come per tutte le opere "storiche" del regista milanese (La caduta degli dei, Ludwig, il già citato Senso), l'estrema cura nella ricostruzione scenografica e la particolare attenzione rivolta ad arredi e costumi sono imprescindibili nella globalità dell'opera. Una rappresentazione dalle parvenze teatrali, di gusto e notevole fascino nella ricerca puntigliosa delle particolarità (le monete autentiche che si scambiano attori e caratteristi, le fila di pitali fuori la sala da ballo, i cassetti pieni di biancheria) e l'estrema attenzione dell'uso delle luci. Due le sequenze principali: la battaglia tra garibaldini e borbonici tra le strade di Palermo e il gran ballo a palazzo Ponteleone (circa 40 minuti), dove i classici valzer intervallano balli popolari allora di moda. La superba interpretazione di Burt Lancaster fa il resto, al punto da impressionare positivamente Luchino Visconti, al quale l'attore era stato imposto, e che il regista detestava considerandolo inizialmente un semplice attore-cowboy.

A livello di riscontro puramente economico il film fu un disastro, al punto che nel 1965 lo Stato stanziò dei fondi speciali affinché servissero da incentivo per la realizzazione di opere qualitativamente superiori, senza creare danni a chi le produceva.

La pellicola fu parzialmente restaurata a Londra, nel 1991, dal fotografo Giuseppe Rotunno e nel 1999 furono scoperti alcuni scritti inediti di Giuseppe Tomasi da Lampedusa, nei quali è descritto un rapporto sentimentale tra Fabrizio e Angelica. All'epoca delle riprese, Visconti, pur non conoscendone l'esistenza inserì, anche se superficialmente, una velata parvenza a questo richiamo, dando oggi maggior lustro alla sua personale qualità di autore.

Restauro definitivo (con meticolosa cura di audio e colore) nel 2010, per opera della 'Fondazione restauri cinematografici d'epoca' di Martin Scorsese coadivato dall'Associazione Gucci e la Cineteca di Bologna e presentazione della pellicola al Festival di Cannes, che già lo premiò con la Palma d'Oro nel 1964.

Colonna sonora

La colonna sonora di Nino Rota occupa senza dubbio un ruolo rilevante all'interno del film. Molte sequenze statiche, di silenzio sono sostituite dalla fluente composizione musicale del maestro milanese. Di stile sinfonico, lo score può essere idealmente suddiviso in tre parti. Nella prima (special modo i titoli) Rota presenta ricorso all'accademismo ridondante tipico per accompagnamenti a questo genere. E' soltanto un episodio, poiché il resto della partitura è il contrappunto esplicativo alle varie scene; ogni ambiente o situazione, siano esse di riferimento poetico o drammatico, possiedono una perfetta tonalità di linguaggio musicale tale da rinforzare ancora di più la valenza visiva delle immagini. In ultimo, la lunga sequenza del ballo, scritta precedentemente da Nino Rota, nella quale il compositore adatta musiche popolari dell'epoca presentando ricorso ai geni del classicismo (il "Valzer brillante", un inedito di Giuseppe Verdi, fu inserito su volere di Luchino Visconti) come appunto Verdi e Giuseppe Bellini. Nella situazione Rota distingue il suo stile, presentando, a differenza del solito e unico valzer usato a iosa dai suoi colleghi in questi contesti, una serie di balli in voga nella metà dell'ottocento, come Mazurka, Polka, Quadriglia, Controdanza, Galop e chiudendo con il valzer del commiato, personalissimo arrangiamento eseguito con finissima strumentazione.

 

 

ReLLuLuchino Visconti uchino Visconti

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

cd1.jpg

LAWRENCE D'ARABIA

Regia: David Lean

 

Peter O'Toole ............................... Thomas Edward Lawrence

Alec Guinness ............................................... Principe Feisal

Anthony Quinn ................................................. Auda abu Tayi

Jack Hawkins ............................................. Generale Allenby

Omar Sharif ................................... Sherif Ali Ibn El Kharish

José Ferrer ..................................................... Ufficiale turco

Anthony Quayle ......................... Colonnello Harry Brighton

Claude Rains ................................................. Mister Dryden

Arthur Kennedy ........................................... Jackson Bentley

Donald Wolfit ........................................... Generale Murray

I.S. Johar .................................................................... Gasim

Gamil Ratib ................................................................. Majid

Michel Ray ................................................................. Farraj

John Dimech ................................................................ Daud

Zia Mohyeddin ............................................................. Tafas

Howard Marion Crawford ......................... Ufficiale medico

Jack Gwillim .......................... Segretario del club militare

Hugh Miller ............................... Colonnello della R.A.M.C.

Peter O'Toole ............................... Thomas Edward Lawrence

Alec Guinness ............................................... Principe Feisal

Anthony Quinn ................................................. Auda abu Tayi

Jack Hawkins ............................................. Generale Allenby

Omar Sharif ................................... Sherif Ali Ibn El Kharish

José Ferrer ..................................................... Ufficiale turco

Anthony Quayle ......................... Colonnello Harry Brighton

Claude Rains ................................................. Mister Dryden

Arthur Kennedy ........................................... Jackson Bentley

Donald Wolfit ........................................... Generale Murray

I.S. Johar .................................................................... Gasim

Gamil Ratib ................................................................. Majid

Michel Ray ................................................................. Farraj

John Dimech ................................................................ Daud

Zia Mohyeddin ............................................................. Tafas

Howard Marion Crawford ......................... Ufficiale medico

Jack Gwillim .......................... Segretario del club militare

Hugh Miller ............................... Colonnello della R.A.M.C.

 

Riconoscimenti artistici

 

 

PREMIO OSCAR

Film

Regia

Colonna sonora

Fotografia

Scenografia e arredamento

Montaggio

Suono

 

Nomination all'Oscar

Attore (Peter O'Tolle)

Attore non protagonista (Omar Sharif)

Sceneggiatura

 

 

GOLDEN GLOBES - USA

premio Film drammatico

premio Regia

premio Attore non protagonista (Omar Sharif)

premio Fotografia

 

BRITISH ACADEMY AWARDS - UK

premio Film drammatico

premio Film drammatico

premio Attore (Peter O'Tolle)

premio Sceneggiatura

nomination Attore non protagonista (Anthony Quinn)

 

BRITISH SOCIETY OF CINEMATOGRAPHERS - UK

premio Fotografia

 

AMERICAN CINEMA EDITORS - USA

nomination Montaggio

 

DAVID DI DONATELLO - ITA

premio Film straniero

 

DIRECTORS GUILD OF AMERICA - USA

premio Regia e Assistenza

 

ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI GIORNALISTI - ITA

premio Regia film straniero

 

LAUREL AWARDS - USA

premio Soggetto drammatico

nomination Attore (Peter O'Tolle)

nomination Attore non protagonista (Omar Sharif)

nomination Colonna sonora

 

NATIONAL BOARD OF REVIEW - USA

premio Regia

 

WRITERS' GUILD OF GREAT BRITAIN - UK

premio Sceneggiatura

 

NATIONAL FILM PRESERVATION BOARD - USA

1991 Ricostruzione e restaurazione

 

NATIONAL FILM PRESERVATION BOARD - USA

premio 2001 Restaurazione e distribuzione

 

Trama

 

allarga l'immagine Nel 1916 durante la prima guerra mondiale, al Cairo in Egitto, il tenente Lawrence del servizio informazioni britannico riceve dal comando l'ordine di contattare il principe Feisal per stringere alleanza contro i turchi. Raggiunto l'accordo Lawrence, assieme allo sceicco Ali Ibn el Kharish, decide di attaccare di sua iniziativa la roccaforte turca di Aqaba. L'azione è temeraria ma riesce grazie all'intervento di un nuovo alleato, Auda Abu Tayi capo di una tribù di beduini. Dopo la vittoriosa impresa, costata non poche vite umane, Lawrence attraversa nuovamente il deserto del Sinai per far ritorno al comando e dare l'annuncio. Passata l'euforia generale, gli inglesi, temendo che la figura di Lawrence con il passare del tempo diventi sempre più popolare e vicina al mondo arabo, decidono di emarginarlo promuovendolo prima al grado di maggiore per poi spedirlo in Inghilterra con quello di colonnello. Thomas Edward Lawrence morirà nel 1935 a seguito di una caduta dalla sua motocicletta.

 

Recensione

 

dopo Il Ponte sul Fiume Kwai e prima de Il dottor Zivago - girato da David Lean a cavallo tra il 1954 e il 1965; il migliore. Sviluppato retroattivamente, quest'opera ad ampio respiro con grandiosi scenari sabbiosi, rappresenta quanto più non si possa ottenere dal cinema epico. Tenendosi ancorato all'autobiografia di Thomas Lawrence, abilmente sceneggiata da Robert Bolt e Michael Wilson (quest'ultimo escluso dagli accrediti perché finito nelle liste nere), David Lean esalta nella figura del soldato la propria grandezza umana, fino a trasformarlo in un mito con le sembianze dell'anti-eroe. Non è la vita di Thomas Lawrence ad essere raccontata, quanto un singolo episodio della sua esistenza. Un episodio poco noto della prima guerra mondiale, dove un ufficiale inglese affascinante e introverso, è convinto di poter cambiare velocemente le sorti del mondo seguendo i propri ideali di giustizia e convinto che lo scopo della sua vita sia di trasformare le tribù del deserto in una grande nazione araba. Da questo nocciolo il regista sviluppa la trama, assimilando al concetto cinematografico dello spettacolo l'analisi storica del periodo. L'introspezione psicologica di Lean nella figura di Lawrence è completa e notevole: il carattere del personaggio, il sentimentalismo, la sua ambiguità (anche sessuale), la ricerca dell'utopia; tutto viene fuori con disarmante naturalezza.

Il grande successo del film è attribuibile a due cardini fondamentali: l'assoluta profondità delle immagini e una fantastica galleria di personaggi. L'esotismo del paesaggio, ripreso orizzontalmente a campo lungo in superpanavision, da un gusto allo spettacolo migliore di quanto non sia capace qualsiasi effetto speciale o visivo. Poi gli attori, perfetti nei ruoli e molto espressivi nella caratterizzazione dei personaggi; lo sguardo gelido e trasparente di Peter O'Tolle (Lawrence) al suo primo vero ruolo da protagonista, la tumultuosa indole beduina di Anthony Quinn (Auda abu Tayi), l'affidabile figura araba di Omar Sharif (Ali ibn el Kharish), la regalità principesca di Alec Guinness (principe Feisal) la pacatezza politica di Claude Rains (Mister Dryden), l'inglesismo militare di Jack Hawkins (generale Allemby) e in questa passerella di attori di grande spessore anche David Lean e lo sceneggiatore Robert Bolt hanno tempo per ritagliarsi due camei di pochi secondi. Non esiste una figura femminile degna di nota in tutto il film e questo la dice lunga su come la trama, badando all'essenzialità storica del racconto, preferisce non giungere mai a compromessi di livello intimistico, tale da poter pregiudicare l'assetto originale.

In fase di realizzazione il budget produttivo comportò lo stanziamento di circa 18 milioni di dollari; il film ne incassò altrettanti, e trattandosi di una pellicola inglese ciò fu considerato un successo a tutti i livelli.

Film restaurato nel 1989 da Bob Harris e dallo stesso David Lean, che riportò la durata originale di 222 minuti contro i 185 della copia fino allora in circolazione e imposta dai produttori alla sua uscita nel 1962.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

allora,io questo film non lo considero un capolavoro ma per me è un ottimo film che vi consiglio di vedere,anche perchè non solo tratta di amicizia e generosità,ma anche perchè è,oramai,uno dei pochi film italiani che non cade sempre su stereotipi,politica,o scemenze varie.

Il film è "Bianco come il latte,rosso come il sangue" .ok

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

BluesBrothersPoster1.jpg

Un classico intramontabile degli anni '80 con una colonna sonora di lusso e irripetibile

 

 

tre anni dopo essere finito dietro le sbarre, il rapinatore armato Jake Blues viene liberato per buona condotta. Ad attenderlo fuori dal carcere c'è il fratello Elwood, una ex fidanzata inferocita, la notizia che l'orfanotrofio dove sono cresciuti sta per essere chiuso e l'illuminazione divina. Convinti di essere in missione per conto di Dio i Blues brothers riuniscono con le buone e le cattive la vecchia band e organizzano un grande concerto benefico mentre fuggono da polizia, una banda di musicisti, il proprietario di un locale e i nazisti dell'Illinois che li vogliono fare fuori.

Se con Animal House John Landis aveva già messo la sua firma nella storia del cinema, con The Blues Brothers si aggiudicò la corona di re della commedia (più tardi sarebbe stato persino chiamato dal re del pop Michael Jackson a dirigere il più famoso videoclip dell'era MTV, Thriller). Certo, era impossibile sbagliare con un duo comico delle scuderie del Saturday Night Live, una colonna sonora di lusso e irrepetibile, e la partecipazione di alcuni dei più grandi rappresentanti del soul e rhythm and blues come Ray Charles, Aretha Franklin e James Brown.

Forti dell'esperienza televisiva e dei concerti macinati in attesa di portare i due irriverenti personaggi sul grande schermo, John Belushi (Jake) e Dan Aykroyd (Elwood) fissano per sempre nell'immaginario collettivo la moda dell'abito nero completo di cravatta, cappello e occhiali da sole e si lanciano a tutto gas per le strade di Chicago a bordo della loro Bluesmobile, seminando macchine della polizia e caos in nome di Dio. La sceneggiatura scritta a quattro mani da John Landis e Dan Aykroyd si basa principalmente sulla carica comico-demenziale della coppia, la sua prepotente presenza fisica e mimica, i balli molli e disarticolati e le canzoni che sono eseguite in veri e propri videoclip d'annata - su tutte Think di Aretha Franklin - o dal vivo con la banda. È la musica che determina il ritmo dell'azione e delle gag e fa (s)correre la storia attraverso le peripezie dei due debosciati e sboccati antieroi.

Film cult per eccellenza (fosse anche solo per i tanti cameo, da John Candy a Steven Spielberg) The Blues Brothers voleva essere soprattutto un omaggio alla musica nera statunitense, ma finì per cambiare la storia del cinema. Trent'anni dopo persino l'Osservatore Romano lo ha definito "memorabile, stando ai fatti cattolico".

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Un paio di settimane fa` ho visto due bei film:

Il centenario che salto` dalla finestra e scomparve e Grand Budapest hotel.

film carinissimo "smetto quando voglio" di sidney sibilia

Tre film piacevoli. Gran sorpresa "Smetto quando voglio": significa che in Italia qualcosa di buono si riesce ancora a fare.

 

 

Toro Scatenato

toro_scatenato.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

I 400 Colpi (Truffaut)

Amarcord (Fellini)

Accattone (Pasolini)

Il Postino (Redford-Troisi)

La Vita è Bella (Benigni)

Il Cuore Altrove (Avati)

L'Amico di Famiglia (Sorrentino)

Malena (Tornatore)

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.