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Luca Verotti

[Video] Streaming discorso Andrea Agnelli agli azionisti. Sottoscritto il nuovo contratto con Pogba

Post in rilievo

Segnalo il link dove possiamo ascoltare il Presidente che parla agli azionisti a partire dalle 10.30

https://www.youtube.com/watch?v=1K5g-wKsV4g

 

Marotta: «Pogba ha firmato!». Agnelli: «Non ci fermiamo qui»

 

Nelle sale dello Stadium è in corso l'assemblea dei soci della Juventus. Segui con noi la diretta

 

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© LaPresseTORINO - «Nessuno che vesta la maglia della Juventus ha voglia di fermarsi. "Il successo più importante è il prossimo", ci hanno insegnato», inizia così l'assemblea dei soci bianconeri, con un proclama di Andrea Agnelli che rinnova la sfida della squadra e della società. Nel suo discorso introduttivo, il presidente tira le somme del momento storico, sicuramente positive sia sotto il profilo strettamente economico-finanziario che sportivo («Solamente una volta nella sua storia, la Juventus ha vissuto un periodo paragonabile a quello che sta attraversando, con tre scudetti consecutivi») e al solito attacca il sistema calcio del nostro Paese, che frena la crescita della Juventus, impegnata su più fronti per raggiungere nuovamente la competitività internazionale ad alto livello. «Simon Kuper vent'anni fa scriveva in un suo libro che "un appassionato di calcio inglese quando moriva andava in Italia, dove avrebbe trovato i migliori giocatori al mondo, le partite trasmesse per intero in tv e un gran numero di giornali sportivi. E trova pure bel tempo". Questa era la Serie A vent'anni fa, non lo dico con nostalgia, lo affermo con l'ambizione che l'Italia torni a essere IL punto di riferimento».

 

Adesso l'assemblea prosegue con l'ad Aldo Mazzia che illustra il bilancio. Seguiranno gli interventi degli azionisti e, in seguito, le risposte dei dirigenti alle domande poste.

 

11.22 Beppe Marotta prende la parola e annuncia: «Volevo dirvi che poco fa, prima di venire in assemblea, abbiamo sottoscritto il nuovo contratto con Pogba che scadrà nel 2019»

 

11.27 Interviene l'azionista Graziano Campi: «O si sbaglia in sede di mercato o si spende troppo poco. Sul fronte della comunicazione, poi, ci sono degli appunti: ci sono troppi che parlano male di noi. Parlano tutti, da Macalli a Lotito, da Tavecchio a Zeman... Mi sembra esagerato e anche pericoloso perché offendono i tifosi e ledono la nostra immagine. E finiscono per metterci l'opinione pubblica contro. Bisognerebbe essere più propositivi e meno passivi. Vorrei sapere gli altri rinnovi? Chi portiamo a casa dei giovani più interessanti? La situazione dei ricorsi Juve sul caso Mutu e Calciopoli?»

 

11.30 Salvatore Cozzolino: «Commentare il bilancio è impossibile. Ci sono numeri sontuosi, complimenti ai manager. Ma vorrei sottolineare anche io l'aggressione mediatica. Può sembrare folclore, ma non lo è. Perché nel 2006 accadde proprio così: una continua denigrazione. Rimanere inerti di fronte a questo tipo di clima è pericoloso per il futuro della società. Per quanto riguarda Calciopoli, ho un grosso timore: può sembrare un tema dimenticato e mi rivolgo ad Andrea. Ho l'impressione che tu sia un vaso di coccio in messo a vasi di ferro, ho paura che questa nostra debolezza istituzionale nei confronti del Palazzo possa partorire un abominio, tipo un compromesso per farci desistere dalla nostra battaglia. Per quanto riguarda Exor, la proprietà dico che considerato il fatturato raggiunto sia insufficiente l'impegno finanziario in Juventus».

 

 

11.58 Interviene l’azionista Marco Bava, noto per i suoi interventi sempre “scoppiettanti” e Andrea Agnelli, come di consueto, abbandona l’assemblea: «Il 7 marzo del 2014 Agnelli ha parlato di diritti umani, però non rispetta i diritti degli azionisti. Io in passato ho subito violenza privata. Perché non si ammettono le domande scritte? Di cosa avete paura? A proposito, Edoardo Agnelli è stato il primo Agnelli con la barba, Andrea è il secondo. Annuncio un’azione di responsabilità: sono qui ad aspettare un chiarimento sul licenziamento oneroso di Conte. Il Babbo Natale Marchionne ci ha aiutato con il bilancio, ma attenzione perché in tre giorni ha licenziato Montezemolo, potrebbe fare lo stesso con Agnelli. Chiedo inoltre che gli stipendi dei calciatori siano pubblici, come quelli di molti altri personaggi pubblici, per capire fino in fondo la follia». L’intervento è interrotto...

 

12.00 Gli azionisti continuano a chiedere interventi forti contro gli “attacchi mediatici”. Viene chiesto anche un «silenzio stampa totale»

 

12.05 Nino Ori: «Ci si deve difendere dagli attacchi mediatici. Abbiamo una potenza mediatica enorme, mai sfruttata in pieno. Abbiamo quello strumento che si chiama Jtv che continua a non essere soddisfacente. Non sono soddisfatti gli abbonati e non mi sembra utile in assoluto. Ripropongo che il canale sia trasmesso in chiaro su tutti i media, per avere una nostra voce visibile e forte».

 

12.17 Graziano Spinelli: «Dopo la partita contro la Roma è stato detto di tutto e di più e non è stato fatto niente. Tutto impunito... Finisco con una nota leggera: visto che si cercano nuovi fondi e investitori, mi risulta che a Milano ci sia un noto petroliere che si sia recentemente disimpegnato da un’altra squadra. Provate a contattarlo».

 

12.31 Si parla di Conte e un azionista propone: «Bisognerebbe dire a Conte di convocare meno giocatori della Juventus, in modo che possano rimanere a Vinovo a lavorare». Interventi sul mercato: «Vi prego smentite l’interesse per Mata».

 

12.37 Marino Briccarelli: «Per riempire di più lo Stadium bisognerebbe abbassare i prezzi nelle partite con meno appeal. Contro il Malmoe c’erano alcuni spazi vuoti, perché i biglietti erano cari. E per quanto riguarda la comunicazione: facciamoci sentire. Mi è piaciuto molto Pavel Nedved in tv: ha avuto la stessa grinta che aveva in campo. Dobbiamo ridimensionare quelli che fanno uso del calcio per fare pubblicità a loro stessi».

 

12.40 Sta per iniziare la fase delle risposte

 

12.45 Agnelli risponde ad alcune domande degli azionisti Calciopoli: «Le nostre posizioni non sono cambiate. E le iniziative vanno avanti. Non posso tornare ancora una volta che ci vuole un attimo di pazienza, aspettando gli atti giudiziari presso i procedimenti ordinari. La Cassazione è stata fissata a gennaio e allora avremo un quadro completo della realtà processuale. Allora prenderemo in considerazione tutti gli impiantamenti e carteggi, allora agiremo nella tutela degli interessi della società. Sia civili che economici».

 

Su Exor: «I rapporti sono perfetti. Abbiamo pieno sostegno. E tra me e mio cugino Yaki c’è continuo scambio di vedute. E un rapporto umanamente di grande affetto. Oggi la fisionomia del gruppo dovremmo essere orgoglioso: siamo una realtà che possa affrontare le sfide globali. La Juventus è una parte importante di questo perché insieme alla Fiat fa parte della sfera degli affetti non solo degli interessi. E’ ovvio che in questoi momento un aumento di capitale è uno strumento a cui si deve ricorrere solo ed esclusivamente in un piano di acquisizione di altre società o in caso di bisogno finanziario. Per quanto riguarda la Juventus gli obiettivi sono chiari ed evidenti: competere ad alto livello, vincere. Se mi chiedete cosa voglio vincere, rispondo: tutto, ma ci sono anche le altre squadre. L’altro obiettivo è l’equilibrio economico finanziario e quest’anno abbiamo sostanzialmente raggiunto questo obiettivo. E’ un risultato importante, proseguiremo su questo percorso. C’è un valore nascosto di due giocatori come Vidal e Pogba. Ci sono stati investimenti importanti, ma la riposta per competere in Europa non deve essere aumento di capitale, ma la vera sfida è quella del calcio italiano. E’ riportare il calcio italiano ai vertici europei, noi vogliamo essere competitivi in Europa».

 

Su Heysel: «E’ uno dei primi ricordi da tifoso. MI ha segnato da bambino. Ho assunto la presidenza pochi giorni prima del 25° anniversario. All’interno dell’inaugurazione di questo stadio ha avuto lo spazio che meritava. Il dialogo con il comitato delle vittime è continuo e loro già sanno che nella Continassa avranno uno spazio adeguato per chi vorrà andare a ricordare le 39 vittime. Per i trent’anni sicuramente faremo qualcosa. Così come per Neri e Ferramosca, come per Andrea Fortunato e Gaetano Scirea».

 

Sulla comunicazione: «Siamo sollecitati quotidianamente. O chi molto forte attraverso i media digitali. Non son d’accordo. Siamo 14 milioni e mettere tutti d’accordo non è facile. Quelle che sono le posizioni più dure emergono perché espresse con maggiore ruvidezza. Noi dobbiamo renderci conto che siamo AN-TI-PA-TI-CI. Non piacciamo. Dobbiamo essere sereni. Ne parlavo con Trapattoni e lui mi disse: iniziavamo l’anno e avevamo una sensazione, non importava chi vinceva, bastava che non vincesse la Juventus. Questa è la nostra storia. Oggi sono orgoglioso perché possiamo rivincere in Italia e possiamo essere fra le prime otto di Europa, poi se prendiamo il Real ci giochiamo la nostra partita. Tutto deriva dalla compattezza: se ci separiamo e abbiamo opinioni diverse siamo più deboli. Dai tifosi vip, che se si vergognano di tifare Juventus non tifino più Juventus, fino alla curva»

 

 

Tuttosport

 

10:40 - Il discorso integrale di Andrea Agnelli, pubblicato da Juventus.com: "Solamente una volta nella sua storia la Juventus ha vissuto un periodo paragonabile a quello che stiamo attraversando. Nel maggio di quest'anno abbiamo conseguito il terzo scudetto consecutivo, un'impresa che i colori bianconeri non vedevano dagli anni '30 del secolo scorso. Ebbene la Juventus, ancora una volta prima nella storia, ha saputo ripetersi a distanza di quasi 80 anni, segnando un altro crocevia nel calcio italiano.

Nessuno che vesta la maglia della Juventus ha voglia di fermarsi; "il successo più importante è il prossimo" ci hanno insegnato. L'area sportiva ha basi solide, costituite, in primis, da Massimiliano Allegri, un tecnico che ha già dimostrato di saper vincere, e che insieme a Fabio Paratici e Pavel Nedved, e ad un gruppo di calciatori in grado di affrontare le nuove sfide, sta lavorando per vincere il quarto scudetto consecutivo. Un'impresa che ci avvicinerebbe alla leggenda.

Questi risultati hanno anche e soprattutto fondamenta gestionali, che questo gruppo dirigente ha saputo costruire fin dal 2010, quando per la prima volta ho avuto l'onore di presiedere questa assemblea. La struttura e il livello dei ricavi, frutto del lavoro quotidiano delle donne e degli uomini della Juventus, che qui idealmente ringrazio individualmente, hanno portato la Juventus ad un fatturato di 280,5 milioni di ricavi caratteristici, composti da match day, commerciali e diritti televisivi, che al lordo della "gestione calciatori" porta il fatturato per la prima volta della nostra storia sopra i 300 milioni; esattamente a 315,8 milioni. Il break-even ante imposte, e il ritorno dopo quattro anni all'utile operativo, uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati, completano il quadro di questo turnaround, che in pochi ritenevano possibile.

Tutto bene quindi? No.

Basta guardare con un minimo di distacco e senza partigianeria la situazione del calcio italiano per riconoscerne il progressivo declino. Qualcuno nell'establishment ha avuto il coraggio di sostenere che, siccome l'Italia nel suo complesso ha perso terreno in ogni comparto, allora la crescita della nostra industry, seppur inferiore a quella di altri Paesi, dovrebbe tranquillizzarci. Non è così poiché si tratta di una crescita legata esclusivamente all'evoluzione del mercato televisivo.

Meno di vent'anni fa Inghilterra, Spagna e Germania guardavano all'Italia come ad un esempio: oggi ci hanno sopravanzato in qualsiasi parametro di riferimento: 1) livello di ricavi 2) in termini di sostenibilità del business 3) risultati sportivi 4) valori assoluti e relativi di riempimento degli stadi 5) ranking UEFA. Oggi fatichiamo a difendere la quarta posizione dal Portogallo.

Il livello di fatturato che vi presentiamo riconferma la Juventus nelle prime dieci società calcistiche al mondo, ed il ranking Uefa è migliorato. Ma i nostri principali competitor, Real Madrid, Bayern Monaco, Manchester United, Barcelona, ci hanno distanziato nettamente. Nessuna società italiana, è stata in grado di crescere al loro ritmo: segno di un evidente limite strutturale che affligge il nostro calcio.

Karl Kraus diceva che una delle malattie più diffuse è la diagnosi. Verissimo, ma in questo paese in troppi hanno pensato che la malattia fosse inesistente. Solamente dieci anni fa dalla gestione "match day" la serie A generava gli stessi ricavi della Bundesliga, poco meno di quelli della Liga spagnola e circa un terzo di quelli della Premier League. Eravamo già allora una tartaruga oggi siamo un gambero. La Bundesliga e la Liga generano oggi il doppio e i ricavi da stadio del nostro calcio sono scesi sotto la soglia dei 200 milioni di euro, di cui il 20%, un quinto, prodotti dallo Juventus Stadium. Quest'ultimo rimane invece l'unico esempio di struttura all'avanguardia, ma rappresenta soltanto un ventesimo del prodotto complessivo. Troppo poco.

Il calcio è degli appassionati ma i tifosi, le famiglie, hanno progressivamente abbandonato gli stadi italiani. Qualcuno, in certi casi in modo sorprendente, attribuisce la colpa al miglioramento dell'offerta televisiva. Mi pare una tesi singolare, anche perché senza diritti televisivi il calcio italiano sarebbe da tempo moribondo. E lo sarà presto se non saprà cogliere una doppia sfida.

Sul fronte interno gli appassionati devono tornare a popolare gli stadi. La Juventus, grazie allo Stadium, ha raggiunto una percentuale di saturazione del 95% per cento (fa notizia quando NON è tutto esaurito), il resto della serie A viaggia costantemente sotto al 50% con un declino progressivo.

E poi l'estero. La sfida di un mercato ormai davvero globale. Negli ultimi dieci anni il calcio italiano è scomparso dagli schermi televisivi dei maggiori mercati occidentali e non ha saputo conquistarne di nuovi. Nello stesso periodo Spagna ed Inghilterra si dedicavano alla costruzione di brand davvero globali con evidenti riflessi sui ricavi commerciali delle singole società. Solamente per darvi un esempio: il Liverpool ha attualmente un main sponsor, Standard Chartered (25M all'anno) che non opera in Europa. Si tratta di un'istituzione finanziaria attiva esclusivamente in Asia, Africa e in Medio Oriente. Mi pare un esempio molto significativo per descrivere il forte traino che il marchio English Premier League ha saputo generare per le "sue" squadre nell'ultima decade, dopo un lungo lavoro iniziato all'inizio degli anni '90.

In Juventus stiamo cercando di recuperare il terreno perduto e dal primo luglio 2015, grazie al nuovo accordo con Adidas e al rinnovo dell'accordo con Jeep, riposizioneremo la nostra maglia a valori nettamente superiori a quelli attuali ed in linea con i grandi europei di seconda fascia. Ma l'aggressione e la conquista di nuove partnership non si deve fermare alla maglia. Tournée e digital media consentono oggi nuove potenzialità e nuove geolocalizzazioni che ci permetteranno di ampliare i ricavi. Ma ancora una volta la Juventus potrà crescere solo frazionalmente se il prodotto collettivo serie A non farà altrettanto.

Io sono convinto che nel calcio italiano le forze conservatrici, che al momento paiono prevalere a tutela di piccoli e grandi interessi particolari e rendite personali, non riusciranno a soffocare quanti sostengono il cambiamento.

La governance del calcio ha dimostrato tutti i suoi limiti nell'estate appena trascorsa. Venuta meno una consolidata consuetudine, il meccanismo cervellotico di elezione del presidente federale è riuscito a trascurare le indicazioni di tutte le componenti tecniche, calciatori, allenatori e arbitri, e di una consistente parte della serie A. Si è trattato di una sconfitta per tanti e di una vittoria per alcuni abili e disinvolti personaggi, che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano, durante il quale la logica delle satrapie poteva reggere il potere. Ma si è trattato soprattutto di una sconfitta per il calcio italiano, che ha dato un'immagine di sé stantia e senza alcuna propensione riformista. I risultati sono sotto i nostri occhi già oggi. L'Uefa ci guarda con circospezione così come gli osservatori internazionali, e perfino il governo italiano non ha trovato un valido interlocutore con cui confrontarsi nell'elaborazione del decreto sulla sicurezza negli stadi.

Il calcio, il pallone, va riportato al centro del nostro comparto, mettendo al bando piccole operazioni di breve respiro. La Juventus, per tradizione, è aperta al dialogo con tutti, ma non avallerà palliativi di facciata.

Il calcio deve essere al centro dicevo. La revisione delle rose delle società di serie A, di cui si parla in questi giorni, è sacrosanta, ma deve essere sostenuta da una politica di immigrazione che sappia governare la situazione di un mondo in costante movimento e dalla istituzione delle seconde squadre, da preferirsi alle cosiddette multiproprietà, che non farebbero altro che alimentare valutazioni artificiose e piccoli potentati provinciali. I club competitor in Europa hanno giovani iscrivibili nella lista B dell'Uefa con presenze in prima squadra molto superiori ai loro pari età italiani. Non si tratta di coraggio, si tratta di gestione e programmazione, caratteristiche che il sistema delle seconde squadre può garantire grazie al passaggio, a stagione in corso, di giovani dalla seconda alla prima squadra.

L'ampliamento dei ricavi del mercato televisivo nel triennio 15-18, +20% rispetto al 12-15, oggi è una realtà e deve conferire stabilità al sistema, in primis con garanzie maggiori per i club retrocessi dalla A alla B: un'eventualità che oggi somma alla delusione sportiva il disastro economico e, in secondo luogo, con un progressivo ulteriore ridimensionamento del numero di società in Lega Pro. Questo per garantire razionalità ed efficienza ad un sistema che per troppi anni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità.

In un libro di Simon Kuper, apparso molti anni fa dal titolo "Football Against the Enemy", l'autore scriveva: "Quando il tifoso inglese passa a miglior vita, va in Italia, dove trova i migliori giocatori del mondo, partite trasmesse per intero in televisione e un gran numero di giornali sportivi. E trova pure bel tempo!". Questa era la Serie A per gli inglesi vent'anni fa. Non lo dico con nostalgia.

Lo affermo con l'ambizione che l'Italia torni ad essere IL punto di riferimento.

 

 

10:35 - Agnelli elogia il lavoro dell'Area Tecnica: "L'area sportiva ha basi solide, costituite, in primis, da Massimiliano Allegri, un tecnico che ha già dimostrato di saper vincere Insieme a Paratici, Nedved e ad un gruppo di calciatori in grado di affrontare nuove sfide, sta lavorando per vincere il quarto scudetto consecutivo. Un'impresa che ci avvicinerebbe alla leggenda. Solo una volta nella sua storia la Juventus ha vissuto un periodo paragonabile a quello che stiamo attraversando. Nel maggio di quest'anno abbiamo conseguito il terzo scudetto consecutivo, un'impresa che i colori bianconeri non vedevano dagli anni '30 del secolo scorso. E il nostro fatturato per la prima volta supera i 300 milioni. Il ritorno dopo 4 anni all'utile operativo, completa il risanamento. Siamo nella top 10 mondiale"

 

Ore 10.30 - Inizia il discorso di Andrea Agnelli - Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha iniziato il suo discorso. "La Juventus è tra le prime dieci societò al mondo, è stata notevolmente distanziata dalle altre big d'Europa a causa di un limite strutturale del calcio italiano. La nostra società ha comunque fatto registrare un fatturato sopra i 300 milioni. I ricavi da stadio all'estero sono il doppio. Il calcio italiano è scomparsi dagli schemi internazionali negli ultimi 10 anni. Il Liverpool ha un main sponsor che opera solo in Asia, Africa e Medio Oriente e non in Europa, questo testimonia il forte traino del marchio Premier League, frutto di un lavoro iniziato quindici anni fa. Nuove partnership ci permetteranno di aumentare i ricavi, ma bisognerà andare di pari passo con la Serie A. La governance del calcio italiano ha mostrato tutti i suoi limiti l'estate scorsa, dando un'immagine di sé vecchia e senza possibilità di conquista. Persino la Uefa ci guarda con circospezione. Il calcio è passione e va riportato al centro del nostro comparto. La revisione delle rose è sacrosanta ma deve essere rafforzata dalla seconde squadre e leggi sull'immigrazione. Non è coraggio ma gestione e programmazione, garantita dal passaggio dei giovani alle prime squadre. I ricavi televisivi devono garantire più equità e stabilità. La Serie A deve tornare ad essere un punto di riferimento".

 

.ok

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sta dicendo che siamo indietro rispetto a germani, spagna e inghilterra.. e che i ricavi da stadio sono molto bassi

 

con adidas e jeep saremo tra i primi club di seconda fascia?

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Sentiti gli ultimi 10 minuti, mi pare ribatta sempre sugli stessi tasti, la Juve cresce ma se non cresce tutto il sistema calcio italiano, la crescita sarà sempre lenta e difficoltosa

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sono entrato alla fine quando diceva che ci sarà un aumento sostanziale dei ricavi televisivi per il prossimo triennio

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Dal discorso si deduce che: Siamo indietro, e non poco. Che la Federazione attuale non ha le qualità necessarie per competere con le altre federazioni. Che paghiamo anche scelte politiche non calcistiche.

 

L'adidas e Jeep ci permetteranno di essere un top club in Italia. Ma all'Estero siamo alla pari di squadre come At. Madrid e Borussia Dortmund (seconda fascia).

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Dal discorso si deduce che: Siamo indietro, e non poco. Che la Federazione attuale non ha le qualità necessarie per competere con le altre federazioni. Che paghiamo anche scelte politiche non calcistiche.

 

L'adidas e Jeep ci permetteranno di essere un top club in Italia. Ma all'Estero siamo alla pari di squadre come At. Madrid e Borussia Dortmund (seconda fascia).

 

Sul campo non siamo alla pari di quelle

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Sul campo non siamo alla pari di quelle

 

 

Questo è un altro discorso. Lui chiaramente ha fatto un riferimento a livello economico... parlando di squadre di seconda fascia ;)

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Sul campo non siamo alla pari di quelle

questo riguarda la parte tecnica ma è fuori discussione che come valori siamo alla pari di quelle...se poi gli allenatori si intestardiscono con un modulo anti europeo e ai giocatori tremano le gambe è un'altro discorso però la società ha messo a disposizione una rosa a quel livello
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è finito l'intervento o è solo saltato l'audio?

 

 

A regola, è finito tutto... (peccato, perché sarebbe stato interessante sentire tutti gli interventi), è chiaro che a differenza delle altre società spa, questa è un club di calcio, i tifosi dovranno pur essere interessati a quelle che sono le direttive della dirigenza...

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questo riguarda la parte tecnica ma è fuori discussione che come valori siamo alla pari di quelle...se poi gli allenatori si intestardiscono con un modulo anti europeo e ai giocatori tremano le gambe è un'altro discorso però la società ha messo a disposizione una rosa a quel livello

 

Se non cresce la parte tecnica non potrà crescere quella economicaSe non hai la squadra per superare i gironi che cosa vogliamo insegnare al Milan alla Lazio all'InterSe la squadra leader del movimento non batte i campioni di Grecia,in Grecia hanno smantellato tutto e hanno 1/10 delle nostre possibilitáSi parla sempre e solo di fatturati ma non del fattore tecnico che è quello che sta mancando in questo momento

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Peccato che questa seconda fascia noi non la rispettiamo a livello tecnico. Ragionando per fatturati dovremmo essere costantemente ogni anno ai quarti, poi logicamente ci può stare l'annata sfortunata in cui si esce prima. Ma qui l'annata sfortunata sta diventando la regola e i quarti l'eccezione.

 

 

C'è qualcosa che non va, al di là di tutti i discorsi sulla mediocrità della Serie A che condivido assolutamente.

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Parole, parole, parole.......

 

Fatturiamo 300 milioni e veniamo sconfitti da squadre che fatturano la metà (Atletico Madrid) e un quarto rispetto a noi (Olympiakos).

 

Il Presidente dovrebbe spiegare questo agli azionisti, di chi è la colpa visto che il club rischia di perdere nuovamente 20/30 milioni dal mancato passaggio del turno!

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L'adidas e Jeep ci permetteranno di essere un top club in Italia. Ma all'Estero siamo alla pari di squadre come At. Madrid e Borussia Dortmund (seconda fascia).

 

Allora possiamo comprare giocatori da 20 - 50 millioni? @@

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Peccato che questa seconda fascia noi non la rispettiamo a livello tecnico. Ragionando per fatturati dovremmo essere costantemente ogni anno ai quarti, poi logicamente ci può stare l'annata sfortunata in cui si esce prima. Ma qui l'annata sfortunata sta diventando la regola e i quarti l'eccezione.

 

 

C'è qualcosa che non va, al di là di tutti i discorsi sulla mediocrità della Serie A che condivido assolutamente.

È vero, utilizziamo male le nostre potenzialità.

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