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Fox Vega

Juve amarcord 6a puntata: Foggia-Juventus 2-0 1994/95

Post in rilievo

Partita da ricordare per arbitraggio scandaloso ma soprattutto perché la reazione a quella ingiusta sconfitta porto a vincere il titolo alla fine dell'anno!

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La prima rete venne convalidata dall'arbitro Cesari (si proprio il saccente moviolista attualmente su Premium) nonostante Peruzzi avesse bloccato il pallone proprio sulla linea. Quell'anno, per la cronaca, la tanto "sospettata" Juve di Moggi, subì un altro decisivo goal fantasma convalidato contro il Genoa al Delle Alpi da parte di Galante.

 

Tanto per sottolineare.

e con la viola,in quella fantastica rimonta 0-2 3-2,non ce ne venne convalidato uno vergognoso con toldo che entrava in porta con la palla calciata da orlando su un corner

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Dopo quel match passammo al 433 con Ravanelli titolare accanto a Baggio e Vialli e l'alternativa Del Piero in panca. Quello scudetto, come il primo di Conte, arrivò dopo diversi anni di astinenza (in questo caso addirittura 10) e con vittorie epiche come il mitico 3 a 2 con i violacei. Stagione indimenticabile. Durante quell'anno, nelle interviste, i giocatori sottolinearono come dopo Foggia era scattato qualcosa, un po' come quest'anno dopo Sassuolo.

Mi hai levato di "tastiera" il commento, perche' anche io vedo l'analogia con l'attuale Sassuolo.

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partita decisiva

 

Dopo quella partita, Lippi decise di dare una scossa alla squadra promuovendo il 4-3-3

Con questo cambio, iniziò un filotto di 8 vittorie consecutive che ci portò in testa alla classifica, e poi allo scudetto, poi alla Champions, poi all' Intercontinentale ecc.. ecc.

 

Tutto nacque da qui.

 

 

PS:impressionante che ora siamo a 14 vittorie

Vero, fu una gara in cui la Juve svoltò. Una partita decisiva, seconda solo alla rimonta contro la Fiorentina (3-2 con gol pazzesco di Del Piero) e anche al 4-1 contro il Parma.

Era un altro campionato. Un'altra serie A. 18 squadre, due in meno e quindi mediamente più forti.

Per intenderci squadre come Padova, Cremonese, Atalanta o Reggiana avevano in attacco giovani come Nicola Amoruso, Enrico Chiesa e Christian Vieri o giocatori più esperti come Michele Padovano.

Squadre come Lazio, Parma e Fiorentina erano a livelli molto alti, mentre quello fu il primo anno di flessione del Milan dopo il ciclo pazzesco delle ere Sacchi e Capello.

Questa gara la ricordo molto bene anche io. Assieme allo 0-3 contro la Lazio sono le due gare "assurde" di quella memorabile stagione.

 

Peccato solo per Dino Baggio che quell'anno provò in tutti i modi a vendicarsi (riuscendoci appunto nella doppia finale europea)

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a testimonianza dell'imprevedibilità del calcio e in generale della vita, al termine di quella stagione noi aprimmo un ciclo meraviglioso e loro scomparirono, di fatto, dal calcio che conta.

da foggiano (ora felicemente trapiantato a Torino) non andai ad assistere a quella partita, visti i prezzi allucinanti, si sfioravano le 200.000 lire per la tribuna. avevo però assistito a Foggia-Juve dell'anno prima, finita 1-1, dove aveva esordito Alex Del Piero.

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a testimonianza dell'imprevedibilità del calcio e in generale della vita, al termine di quella stagione noi aprimmo un ciclo meraviglioso e loro scomparirono, di fatto, dal calcio che conta.

da foggiano (ora felicemente trapiantato a Torino) non andai ad assistere a quella partita, visti i prezzi allucinanti, si sfioravano le 200.000 lire per la tribuna. avevo però assistito a Foggia-Juve dell'anno prima, finita 1-1, dove aveva esordito Alex Del Piero.

ah però ....

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Questa gara la ricordo molto bene anche io. Assieme allo 0-3 contro la Lazio sono le due gare "assurde" di quella memorabile stagione.

 

più assurda di questi due match quell'anno ci fu l'incredibile sconfitta 0-1 in casa col Padova....goal di kreek...poi diventato famoso grazie alla citazione di carletto mazzone ripresa poi dalla gialappa's.... "se quer tiro de screcca..." :risata3:

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Ero allo stadio (vivo a Foggia), in mezzo ovviamente ai tifosi bianconeri. Anni dopo ho fondato lo Juventus club Foggia Umberto Agnelli...Sto a tempo perso scrivendo un libro su Juve e club...Ecco uno stralcio......

Stralcio...

Ancora di più è difficile essere juventino a Foggia. La città di Zemanlandia. La città dove si crede che Bohemian Rhapsody (nota canzone dei Queen di Freddie Mercury) sia dedicata al boemo Zeman. Abbia inizio la “sinfonia”.

Zeman per gli anti-juventini è un “totem”. Tutti i luoghi comuni contro la Juve citati dal “maestro” (l’appellativo più in voga tra i suoi trasversali fans) sono una manna dal cielo per giornalisti e tifosi “diversamente juventini”. Un allenatore che riesce ad essere amato contemporaneamente dai tifosi della Lazio e della Roma, della Salernitana e del Napoli, del Pescara e del Foggia, del Palermo e del Messina (tutte squadre allenate dal boemo) deve indubbiamente avere una “marcia in più”. Quella “marcia in più” è il suo “astio” nei confronti della Vecchia Signora. Il “logico collante” tra tutte queste tifoserie altrimenti rivali (in alcuni casi, ferocemente rivali) è infatti il “disprezzo” per l’imprendibile Zebra dal 1897 (“since 1897” fa molto più figo).

Il livore zemaniano contro i colori bianconeri ad alcuni potrebbe sembrare non scaturente da motivi personali ma da “amore della verità” e da una “sincera passione per la giustizia”.

Bene: staccate la testa dal cuscino e svegliatevi. Lo dico anche ai foggiani-juventini (cosa diversa dagli juventini di Foggia, categoria nella quale mi fregio di appartenere con orgoglio), che combattono contro loro stessi per scacciare l’alter ego impostore: chi è Dr Jekyll e chi Mr Hyde?

Zeman è il nipote (da parte di mamma) di Čestmír Vycpálek, d’ora in avanti per la difficoltà di trascrivere il suo nome sarà per il lettore semplicemente “lo zio” o “Cesto” (suo diminutivo).

“Lo zio” era un grande giocatore (e poi grande allenatore) cecoslovacco. Una mezzala di gran classe, dotato di ottima leadership, grande tecnica, visione di gioco, e tiro potente e preciso . Nel 1944, lui giocatore dello Slavia Praga, fu deportato nel campo di concentramento nazista di Dachau trascorrendo 8 mesi molto difficili in condizioni precarie.

Nel 1946 la Juventus acquistò “lo zio” strappandolo alla Cecoslovacchia comunista e da una condizione di estrema difficoltà e disagio. Una sola stagione in bianconero da giocatore senza lasciare tracce significative, ben due scudetti da allenatore juventino nelle stagioni ‘71-‘72 e ‘72-’73.

Nel frattempo all’ombra del “Cesto” cresceva Zdenek Zeman, detto “il nipote”, “il boemo”, “il maestro”.

Il “maestro” impara “l’educazione dallo zio”. In effetti diventa subito un grandissimo tifoso juventino (non scherzo!). Lo dico sempre: l’educazione (anche e soprattutto calcistica) è importantissima. E “Cesto” riesce ad allevare la sua “lumachina” con i sani principi e valori dello sport (dunque nel segno della Juve).

Infatti, a seguito della repressione sovietica e dei moti del 1968 nella Cecoslovacchia che cercava di “liberarsi” dall’allora regime comunista dell’Unione Sovietica (moti sfociati poi nella c.d. “Primavera di Praga”) “il nipote” chiese “asilo” (“il maestro” che chiede “asilo”: questa mi piace!) “allo zio” ,stabilendosi di fatti a casa del “Cesto”. In Italia il signor Zeman, dopo aver ottenuto la cittadinanza, si laurea a pieni voti all’ISEF di Palermo. E in seguito divenne anche “professore” di educazione fisica al liceo scientifico “Gonzaga” del capoluogo sicliano. Dunque prima di diventare “maestro”, diventò “professore”, a seguito dell’ “asilo” dal “Cesto” (di merende?). Vi sto confondendo con questi sciocchi giochi di parole? Probabilmente. Come probabilmente era (ed è) confuso il “boemo” .

“il nipote” è ragazzo ambizioso e cerca di sfruttare “lo zio” (stimatissimo dalla proprietà bianconera) per proporre la sua candidatura come preparatore atletico, e in seguito, come allenatore -niente poco di meno che- della Juventus FC.

A più riprese la Juventus fece notare al “nipote” che per il ruolo di preparatore atletico e/o allenatore si era già coperti (con allenatori con un discreto palmares di vittorie) . Il “maestro”, come il peggiore dei rinnegati ,si fa un bel nodo stretto al dito e ci scrive su “Juventus”. Pronto a mandare (da buon “maestro”) l’alunno insolente dietro la lavagna alla prima pseudo marachella commessa, confondendo e mischiando a suo piacimento il “bene” e “male” .

Di quanto siano agli antipoti Juventus e Zeman lo dicono anche le contrapposte filosofie di vita. Per il “boemo” il “calcio deve far divertire la gente”: ben vengano i 4-4 subendo tre gol in rimonta, ben vengano i 3-3, ben venga anche “perdere giocando bene”. Gli 8-2, i 7-1, i 4-3. Per Zeman lo spettatore pagante si diverte a vedere i gol. Il calcio è spettacolo. Come dimenticare, ad esempio, Atalanta-Foggia del 12 aprile 1992. Per non portarla troppo per le lunghe, il Foggia a Bergamo al 71° conduce per 4 reti a 1. Ad un certo un tale Cornacchia realizza in rapida successione 3 gol. “Grande fiuto del gol”, direte voi, per “l’uccello del malaugurio” Cornacchia. Beh, nelle restanti partite da professionista (ma è un difensore) realizzerà ben 2 reti complessive. Allo stadio, i tifosi del Foggia, contentissimi per aver visto in un solo colpo 8 gol. Aver assistito all’eccezionalità di una tripletta di tal Cornacchia. Tanti kilometri fatti, ma ne è valsa la pena!

Zeman è così. “Undici siamo noi, undici sono loro”. “Il derby è una partita come le altre: in palio ci sono sempre i 3 punti”. Quando vince “la squadra ha giocato secondo il mio credo calcistico”, quando perde “Questi non è il mio calcio”.

“Manifesto” forse assoluto della juventinità è invece racchiuso nella frase di Giampiero Boniperti: “Alla Juve vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Ed è esattamente quello che la Juve fa dal 1897 fino ai giorni nostri.

Zeman è il perfetto esempio della teoria darwiniana sull’evoluzione. “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti” diceva Charles Robert Darwin. Zeman è fermo (calcisticamente intendo) agli anni ’90. In quegli anni era indubbiamente un innovatore: zona pura, pressing a tutto campo, unico ad essere anche un –ottimo- preparatore atletico. Le sue squadre atleticamente erano avanti rispetto a molte altre, la sua “zona pura” era adottata da pochi, e in pochi riuscivano a trovare delle contromisure. Poi , il tempo ha “uniformato” gli altri al gioco a zona, al pressing, alla preparazione atletica sistematica. Ed è qui che è morto (sempre calcisticamente) Zeman. Nessun accorgimento, nessuna variante, niente di niente. 4-3-3 sempre, linea difensiva altissima (pensate, il “maestro” imponeva e impone spesso ai sui difensori di stare sulla linea del centrocampo sul rinvio del portiere avversario), pressing ultra offensivo indipendentemente dagli avversari, dalla condizione atletica, dalla fase della partita. Mi ricorda quel pazzo che pur conoscendo perfettamente la strada da percorrere, il manto stradale, i fossi, la segnaletica, le curve, le gomme delle sua auto, lo stato di manutenzione di motore, freni, ammortizzatori, decide di percorrere sempre a 300 km/h quella strada, pur nella consapevolezza che così facendo è molto probabile uscire fuori strada.

Da juventino “made in Foggia” (di quelli che tifano Juve –e basta- non prevedendo la doppia opzione: sono “monoteista” anche nel Calcio ) nel corso degli anni ho dovuto spesso “rispondere” all’accusa di “traditore dei valori della foggianità”. In particolare dai banchi delle “medie” (in piena Zemanlandia) mi piovevano addosso frasi del tipo “Ma come fai a tifare Juve e non la squadra della tua città: dovresti vergognarti”.

Ho sempre risposto che il Calcio è una passione. La passione è –per definizione - irrazionale. “Moglie e buoi dei paesi tuoi” è un motto che non mi appartiene. Ogni tanto, pensate un po’, preferisco il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano grattugiato sui maccheroni al Caciocavallo podolico. Ho addirittura mangiato anche gli “scagliozzi di polenta fritti” più volte nella mia vita. Trovo totalmente conciliabile l’amore per la mia terra con la “fede” bianconera. Amo la mia città, e la rispetto. Probabilmente più di quanto facciano “gli integralisti” del tifo a maglie rossonere di marca foggiana.

Hai risvegliato molti ricordi, compresa la tripletta di Cornacchia difensore!!!

Venerdì scorso mi trovavo proprio ad affrontare una discussione proprio sull'antijuventinismo e quindi su Zeman, dipinto come un genio del calcio a cui è stata stroncata la carriera da Moggi... mi sono bastati pochi riferimenti per smentire questi falsi miti.

 

La gara con il Foggia di questo topic la ricordo perchè segno la svolta , nello spogliatoio Vialli diede una sterzata incutendo ottimismo in tutti quanti. Per certi versi somighlia alla sconfitta di Sassuolo di quest'anno.

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Hai risvegliato molti ricordi, compresa la tripletta di Cornacchia difensore!!!

Venerdì scorso mi trovavo proprio ad affrontare una discussione proprio sull'antijuventinismo e quindi su Zeman, dipinto come un genio del calcio a cui è stata stroncata la carriera da Moggi... mi sono bastati pochi riferimenti per smentire questi falsi miti.

 

La gara con il Foggia di questo topic la ricordo perchè segno la svolta , nello spogliatoio Vialli diede una sterzata incutendo ottimismo in tutti quanti. Per certi versi somighlia alla sconfitta di Sassuolo di quest'anno.

 

Partita determinante per quella Juve. Anche io mi diverto a distruggere i falsi miti antibianconeri

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Partita determinante per quella Juve. Anche io mi diverto a distruggere i falsi miti antibianconeri

L'altra sera ho dovuto distruggere, in una conversazione, il falso mito della scarsa mentalità europea della juventus rispetto alle milanesi...

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Ricordo bene quella partita.

Una bella batosta nonostante il primo gol fantasma.

Brutta Juve e ottimo Foggia.

Ci hanno dato una bella sveglia ma e' servita,eccome.

Da li abbiamo cominciato a macinare punti,vittorie e avversari.

Quell'anno vidi live diverse partite tra cui anche il ritorno al

Delle Alpi con il Foggia,partita vinta 2 a 0 con gol di Baggio e Ravanelli.

Era il primo anno di Lippi e la cosa straordinaria fu il cambiamento di

atteggiamento rispetto alla gestione Trapattoni.

Con Trapattoni si vedeva una bella Juve quando giocava in casa e si era sullo 0 a 0.

Ma se passava in vantaggio si ritraeva subito e giocava solo di rimessa.

In trasferta invece era un incubo..squadra che subiva sempre e comunque,spesso

anche con le provinciali,e ripartenze affidate a R.Baggio e Moeller.

Il primo anno di Lippi andai a vederla 2 volte in trasferta: a Parma (io abito li vicino)

con la vittoria scudetto 3 a 1 e Milano con i prescritti(0 A 0).

Ma aldila'dei risultati mi stropicciavo gli occhi a vedere la Juve che surclassava

gli avversari a casa loro sul piano del gioco,costringendoli a strenua difesa e

sporadiche ripartenze (una di queste origino'il gol di D.Baggio per il momentaneo 1 a 0 del

Parma),prima di allora non avevo mai visto nulla del genere...fantastico.

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