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* Aragorn *

Consigli da lettore, parte II

Post in rilievo

Rieccomi qua a chiedere consigli riguardo al libro che sto scrivendo.

 

Spero di non risultare assillante, d'altra parte se sono incerto su quel che scrivo è perchè conosco i miei limiti, altrimenti sarei in giro a fare autografi sul retro copertina dei miei best-sellers .ghgh

 

Il pezzo che vi propongo mi da l'idea che possa apparire un po' affrettato, e mi piacerebbe sapere se anche ad altri da questa impressione. Vi chiedo un parere anche sui dialoghi, se vi va.

 

Chiedo scusa per l'aggiramento del filtro, ma devo far capire quello che ho scritto .sisi

 

Grazie anticipatamente dell'aiuto .ok

 

 

----------------------------------------

 

 

Quando sentirono le grida, Chiara aveva appena finito di pulire il pavimento, il dj si era seduto al bancone a consumare un'ultima birra prima di andare a casa e Marconi stava abbassando le luci principali dopo aver chiuso la cassa e sistemato il contante nel suo fedele zainetto a tracolla, che si portava dietro anche al ces.so. Benedetta, che stava rovistando nella borsetta in cerca delle chiavi dell’auto, si fermò di colpo portando l’indice alla bocca in segno di silenzio: -“Fermi un po’…”.

-“Che c’è?”, domandò Chiara perplessa.

-“Ma stanno gridando?”

-“Chi?”, domandò Marconi alle sue spalle. All’interno del locale scese improvvisamente il silenzio, tutte le orecchie erano tese nel tentativo di captare qualcosa.

-“Non lo so. Qualcuno”.

-“Io non sento niente”, replicò Marconi scuotendo la testa.

-“Io sì”, annuì il dj alzandosi in piedi. –“C’è qualcuno che sta gridando la fuori. Andiamo un po’ a vedere”. Le ragazze si accodarono e dopo qualche istante d'esitazione anche Marconi si unì al gruppo, non prima però di essersi assicurato di avere le chiavi per chiudere il locale. Hai visto mai. Giunsero al parcheggio in fila indiana, seguendo le grida e camminando con prudenza, non sapendo cosa li aspettasse. L’area di sosta era illuminata dalla sola luce lunare e per questo motivo trascorse qualche secondo prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena che gli si parò davanti agli occhi: dapprima videro l’autista correre intorno all’autobus come se stesse giocando a guardia e ladri, mentre i ragazzini chiusi dentro al mezzo urlavano e piangevano terrorizzati con le facce spiaccicate sui vetri; qualche istante dopo, dal lato anteriore del pullman sbucò fuori Musone, che aveva il cric dell’auto in mano e stava inseguendo il conducente con intenzioni poco amichevoli. Al secondo passaggio, l’autista apparve evidentemente al limite della resistenza: con il fisico da giocatore di dama che si ritrovava era chiaro che stesse ormai correndo per forza d’inerzia, sospinto dalla paura.

-“Ca.zzo”, esclamò Marconi. Con passo rapido si portò alla testa del gruppo che si era fermato a una decina di metri di distanza dalla scena, quindi avanzò fin sotto all’autobus andando a incrociare il passaggio di Musone e riuscendo a bloccargli la corsa.

-“Che caz.zo stai facendo?? Eh??”, urlò furioso. Era la prima volta che qualcuno sentiva Marconi urlare, perché solitamente parlava a bassa voce anche quando si trattava di riprendere una dipendente distratta o un cliente maleducato. Era un evento così insolito vederlo tanto arrabbiato che Chiara e Benedetta sussultarono sorprese e persino Musone lasciò trasparire un attimo di incertezza nello sguardo.

-"Spostati Marconi, non è un problema tuo", lo incalzò Musone cercando di oltrepassarlo a destra.

-"Non è un problema mio? Sei nel mio parcheggio, certo che è un problema mio!", replicò Marconi continuando a ostacolarlo. Musone lo superava in altezza di almeno venti centimetri, ma in quel momento la statura non contava.

-"Lasciami...", sospirò Musone in tono minaccioso. Tentò nuovamente di avanzare caricando tutto il peso in avanti, ma Marconi non si lasciò impressionare bloccandolo saldamente con il braccio destro. -“Vai a casa, Michele”, disse sospingendolo all’indietro.

-"Mi ha insultato!", esplose Musone lasciando cadere il cric a terra. -"Non mi faccio insultare da un * come quello! Vado la e gli spacco la testa, così siamo pari!". Nel frattempo, l’autista si era seduto a terra stremato con la schiena appoggiata alla ruota posteriore dell’autobus, cercando disperatamente di riprendere fiato. Ansimava come un Ape in cima al passo dello Stelvio. Benedetta lo guardò preoccupata, temendo che stesse per avere un infarto.

-"Non me ne frega niente se ti ha insultato”, replicò Marconi con calma glaciale. –“Gli hai parcheggiato la macchina dietro apposta, per provocarlo".

-"Non è vero, io..."

-"Ho chiamato la polizia, Michele. Stanno arrivando".

-"Sì, col caz.zo", replicò Musone cercando di mostrarsi indifferente. Il tono di voce però tradì esitazione.

-"È vero Michele, l'abbiamo chiamata prima quando abbiamo sentito le urla, non sapevamo cosa stesse succedendo", confermò Benedetta avanzando di qualche passo. Musone le scoccò un’occhiata furibonda.

-"Torna a casa ", lo esortò Marconi pacatamente. –“Quando arrivano mi inventerò una scusa, ma se resti qui non potrò fare niente".

Musone fece nuovamente un passo a sinistra, lanciando un’ultima occhiata all’uomo che ancora sedeva a terra tentando di trovare la forza per rialzarsi. Marconi gli si oppose nuovamente, ma senza dover faticare troppo stavolta perché ogni velleità bellica era ormai completamente scemata di fronte alla minaccia di un confronto con le guardie.

-“Vaffa.nculo”, esclamò Musone facendo improvvisamente marcia indietro. Raccolse il cric, osservandolo affascinato al chiaro di luna e per qualche istante Marconi temé che fosse intenzionato ad usarlo contro di lui; Musone invece si avviò verso la sua macchina, aprì lo sportello e gettò l’arnese sul sedile posteriore. Salì in auto, accese il motore ma prima di andarsene con un ultimo guizzo d’orgoglio abbassò il finestrino e recuperando l’espressione perennemente incazzata che l’aveva sempre contraddistinto, esclamò: -“Se lo rivedo da queste parti, non lo salva nemmeno l’esercito”. Poi sgommò, partendo a tutta velocità. Quando furono sicuri che se n'era veramente andato, Marconi e gli altri si diressero in soccorso del povero autista, che nel frattempo si era alzato in piedi e tentava di ricomporsi.

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...... Al secondo passaggio, l’autista apparve evidentemente al limite della resistenza: con il fisico da giocatore di dama che si ritrovava era chiaro che stesse ormai correndo per forza d’inerzia, sospinto dalla paura.

-“Ca.zzo”, esclamò Marconi. Con passo rapido si portò alla testa del gruppo che si era fermato a una decina di metri di distanza dalla scena, quindi avanzò fin sotto all’autobus andando a incrociare il passaggio di Musone ..........

leggendo velocemente, posso dire che non mi piace il termine "passaggio", per di più ripetuto 2 volte a breve tempo :) .

Ma non ho capito, i personaggi si inseguivano correndo attorno all'autobus? Un pò strana come scena, più da cartone animato... secondo me eh :)

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leggendo velocemente, posso dire che non mi piace il termine "passaggio", per di più ripetuto 2 volte a breve tempo :) .

Ma non ho capito, i personaggi si inseguivano correndo attorno all'autobus? Un pò strana come scena, più da cartone animato... secondo me eh :)

 

Ti assicuro che è successa veramente .ghgh si comunque, si inseguivano correndo attorno all'autobus

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Ti assicuro che è successa veramente .ghgh si comunque, si inseguivano correndo attorno all'autobus

allora è giusto che lasci così :d

Ci tenevo a dire che sono l'ultimo sul pianeta terra che può consigli su grammatica e sintassi, ma ti parla uno che legge quindi si è permesso di dare i suoi umili giudizi da lettore :d

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Non è male,a mio parere dovresti levare Hai visto mai a mio parere non ha senso forse dalle tue parti si usa ma un libro deve essere chiaro il piu possibile a mio parere.

Riduci un pò le parolaccie nel pezzo che ho letto ne ho trovate 3 o 4,ora non so se il resto del libro è anch'esso pieno di parolaccie ma se è il tuo stile cerca di inserirle nei punti giusti e di non esagerare.

 

Per il resto buona fortuna,anche io vorrei tanto scrivere un libro ma so che alla fine resterà salvato sul pc e non lo cagherà nessuno :d

 

Le parolacce le ho inserite per dare veridicità al linguaggio, non le uso nella narrazione ma quando scrivo dialoghi ritengo che diano credibilità, d'altra parte quando si parla con gli amici al bar generalmente si usano, specialmente se si è arrabbiati. Sbaglio?

 

Grazie per il suggerimento sull "hai visto mai", in effetti non convinceva molto neanche me. .ok

 

 

 

allora è giusto che lasci così :d

Ci tenevo a dire che sono l'ultimo sul pianeta terra che può consigli su grammatica e sintassi, ma ti parla uno che legge quindi si è permesso di dare i suoi umili giudizi da lettore :d

 

E difatti il titolo del topic è "consigli da lettore", son quelli che mi interessano. Se un libro è giudicato noioso da chi lo legge, non c'è consiglio di scrittore che tenga. .ok

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Il primo periodo è troppo lungo. Metti un punto dopo pavimento.

Il passo in cui sono in silenzio ad ascoltare mi sembra un po' ridondante. Cancella una delle due frasi.

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Due mie impressioni che valgono nulla:

 

Dici che vorresti che il pezzo sembri affrettato. Si darebbe meglio questa impressione togliendo dei verbi o lasciandoli ma togliendo ciò che gli gira attorno.

Es.

Le ragazze si accodarono e dopo qualche istante anche Marconi si unì al gruppo, ma non prima di aver chiuso il locale.

L’area di sosta era illuminata dalla sola luce lunare, così trascorse qualche secondo prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena:

 

La parolacce in una situazione del genere sono comprensibili, come tu scrivi, ma a prima vista mi risultavano un po' forzate.

 

 

P.S. la scena, da come me la figuravo, mi sembrava uscire dal film Non essere cattivo.

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Due mie impressioni che valgono nulla:

 

Dici che vorresti che il pezzo sembri affrettato. Si darebbe meglio questa impressione togliendo dei verbi o lasciandoli ma togliendo ciò che gli gira attorno.

Es.

Le ragazze si accodarono e dopo qualche istante anche Marconi si unì al gruppo, ma non prima di aver chiuso il locale.

L’area di sosta era illuminata dalla sola luce lunare, così trascorse qualche secondo prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena:

 

La parolacce in una situazione del genere sono comprensibili, come tu scrivi, ma a prima vista mi risultavano un po' forzate.

 

 

P.S. la scena, da come me la figuravo, mi sembrava uscire dal film Non essere cattivo.

 

Il film non l'ho visto sefz comunque hai capito o mi sono espresso male, volevo dire che il pezzo mi da l'idea di essere un po' affrettato, non che io vorrei che lo sia .sisi

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Il film non l'ho visto sefz comunque hai capito o mi sono espresso male, volevo dire che il pezzo mi da l'idea di essere un po' affrettato, non che io vorrei che lo sia .sisi

 

Scusami ho capito male, pensavo volessi dare quell'idea lì.

 

Allora posso dire che la prima parte e l'ultima sono l migliori, anche se nella primissima frase c'andrebbe un po' punteggiatura, come t'hanno già scritto.

 

La fase centrale è effettivamente concitata e non tutti i passaggi sono comprensibili immediatamente: li ricostruisci proseguendo nel testo. Magari sapendo il prima i personaggi sono più chiari e così anche la situazione. Però è la parte su cui lavorerei di più.

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Manca qualche accento sull'avverbio "là", l'apostrofo su "un'Ape" (ma io userei la parola motoape per evitare fraintendimenti) e poi personalmente trovo abbastanza brutta la forma "temè", preferisco "temette".

 

Per il resto, non mi sembra affrettato o concitato. Il ritmo non può essere lento in un passaggio di questo tipo.

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scrivere è tutta questione di stile, sostanzialmente conta più del contenuto. Devi lavorare sullo stile e scioglierti molto di più. Ricordati, stai scrivendo un romanzo/racconto, quindi devi comportarti narrativamente di conseguenza.

Contestualizza la scena che devi descrivere: ci sono stati attimi di tensione e a Michele hanno appena annunciato che sta per arrivare la polizia.

Musone le scoccò un’occhiata furibonda.

-"Torna a casa ", lo esortò Marconi pacatamente. –“Quando arrivano mi inventerò una scusa, ma se resti qui non potrò fare niente".

I virgolettati vanno bene, sono fedeli a quello che potrebbe rispecchiare la scena. Ma la scelta del lessico non centra niente. Esortare? Scoccare un'occhiata furibonda? Io manco nei comunicati stampa li userei. Esortare è una parola che a priori mi ricorda una versione di latino. Pensaci bene, la useresti al di fuori di un contesto formale? Un contesto che è quello che ci suggerisce la scena è più da suggerire o consigliare. Torna a casa - gli suggerì Marconi pacatamente. Stessa cosa per scoccò un'occhiata furibonda? Puzza di vecchio, di cantami o diva del Pelide Achille che infiniti lutti addusse agli Achei (con la sua occhiata furibonda). E' più plausibile gli lanciò un'occhiataccia.

Se vuoi essere uno scrittore, ogni parola deve essere credibile e pensata.

Consigli sparsi di stile: sul tempo verbale, secondo me il passato remoto appesantisce troppo, specie se la narrazione complessiva vive di momenti concitati. Io userei passato prossimo più imperfetto per i passati. Però dipende, alla fine è la scelta che vuoi dare tu. Quello che appesantisce il testo è il troppo. Il troppo è da linguaggio formale. Ad esempio troppi aggettivi, troppi pronomi relativi. Non c'è bisogno di specificare tutto. Ad esempio nel suo fedele zainetto a tracolla. Scrivi solo zainetto a tracolla, se lo porta dietro anche al *, minghia si capisce che è fedele. Non c'è bisogno di specificarlo ulteriormente. Benedetta, che stava rovistando nella borsetta... si fermò le relative così incidentali non "odorano" di romanzo, secondo me è meglio Benedetta stava rovistando nella borsetta punto e attacchi l'altra frase.

Una cosa molto scolastica poi riguarda i dialoghi. Non c'è bisogno di riportare ogni volta un verbo che descrive l'atto di parlare (domandò, replicò, annuì). Ci sono già le virgolette, a volte basta specificare soltanto l'agente o perlomeno non usare sempre il verbo. Es. “Che c’è?” Chiara era perplessa.

 

 

Grazie per il suggerimento sull "hai visto mai", in effetti non convinceva molto neanche me. .ok

 

invece secondo me non solo ci sta, ma funziona pure.

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scrivere è tutta questione di stile, sostanzialmente conta più del contenuto. Devi lavorare sullo stile e scioglierti molto di più. Ricordati, stai scrivendo un romanzo/racconto, quindi devi comportarti narrativamente di conseguenza.

Contestualizza la scena che devi descrivere: ci sono stati attimi di tensione e a Michele hanno appena annunciato che sta per arrivare la polizia.

Musone le scoccò un’occhiata furibonda.

-"Torna a casa ", lo esortò Marconi pacatamente. –“Quando arrivano mi inventerò una scusa, ma se resti qui non potrò fare niente".

I virgolettati vanno bene, sono fedeli a quello che potrebbe rispecchiare la scena. Ma la scelta del lessico non centra niente. Esortare? Scoccare un'occhiata furibonda? Io manco nei comunicati stampa li userei. Esortare è una parola che a priori mi ricorda una versione di latino. Pensaci bene, la useresti al di fuori di un contesto formale? Un contesto che è quello che ci suggerisce la scena è più da suggerire o consigliare. Torna a casa - gli suggerì Marconi pacatamente. Stessa cosa per scoccò un'occhiata furibonda? Puzza di vecchio, di cantami o diva del Pelide Achille che infiniti lutti addusse agli Achei (con la sua occhiata furibonda). E' più plausibile gli lanciò un'occhiataccia.

Se vuoi essere uno scrittore, ogni parola deve essere credibile e pensata.

Consigli sparsi di stile: sul tempo verbale, secondo me il passato remoto appesantisce troppo, specie se la narrazione complessiva vive di momenti concitati. Io userei passato prossimo più imperfetto per i passati. Però dipende, alla fine è la scelta che vuoi dare tu. Quello che appesantisce il testo è il troppo. Il troppo è da linguaggio formale. Ad esempio troppi aggettivi, troppi pronomi relativi. Non c'è bisogno di specificare tutto. Ad esempio nel suo fedele zainetto a tracolla. Scrivi solo zainetto a tracolla, se lo porta dietro anche al *, minghia si capisce che è fedele. Non c'è bisogno di specificarlo ulteriormente. Benedetta, che stava rovistando nella borsetta... si fermò le relative così incidentali non "odorano" di romanzo, secondo me è meglio Benedetta stava rovistando nella borsetta punto e attacchi l'altra frase.

Una cosa molto scolastica poi riguarda i dialoghi. Non c'è bisogno di riportare ogni volta un verbo che descrive l'atto di parlare (domandò, replicò, annuì). Ci sono già le virgolette, a volte basta specificare soltanto l'agente o perlomeno non usare sempre il verbo. Es. “Che c’è?” Chiara era perplessa.

invece secondo me non solo ci sta, ma funziona pure.

Non concordo quasi su nulla, compreso il "hai visto mai", che anche a me piace poco. .ghgh

 

Non se ne esce più se si ascoltano i consigli di tutti, a mio modesto avviso. Per Fimow i verbi che accompagnano i dialoghi sono vecchi e poco realistici, mentre per me non sono un problema, l'importante è che ad essere realistico sia il contenuto del dialogo.

 

È tutta una questione di stile personale, per l'appunto. La cosa importante è non mettere parole pseudo-ricercate per cercare di abbellire il testo, questo proprio no.

 

L'unico consiglio di Fimow che mi sento di appoggiare è quello di non usare sempre un verbo che esprima l'azione del parlare (dire, annuire, ribattere, ecc.) nel dialogo, ma di limitarsi ai casi in cui il lettore deve capire che se hai usato uno di quei verbi è perché siamo in presenza di un passaggio in cui è importante sapere se il personaggio ha annuito o ribattuto o altro. Quindi limita un po' l'uso di questi verbi, ne gioverà la leggibilità del testo.

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Non concordo quasi su nulla, compreso il "hai visto mai", che anche a me piace poco. .ghgh

 

Non se ne esce più se si ascoltano i consigli di tutti, a mio modesto avviso. Per Fimow i verbi che accompagnano i dialoghi sono vecchi e poco realistici, mentre per me non sono un problema, l'importante è che ad essere realistico sia il contenuto del dialogo.

 

È tutta una questione di stile personale, per l'appunto. La cosa importante è non mettere parole pseudo-ricercate per cercare di abbellire il testo, questo proprio no.

 

L'unico consiglio di Fimow che mi sento di appoggiare è quello di non usare sempre un verbo che esprima l'azione del parlare (dire, annuire, ribattere, ecc.) nel dialogo, ma di limitarsi ai casi in cui il lettore deve capire che se hai usato uno di quei verbi è perché siamo in presenza di un passaggio in cui è importante sapere se il personaggio ha annuito o ribattuto o altro. Quindi limita un po' l'uso di questi verbi, ne gioverà la leggibilità del testo.

Sì infatti il senso dei consigli è avere una prospettiva diversa su quanto si è scritto, in modo da sentire più voci e reagire sulla base dei feedback. Alla fine i consigli bisogna farseli propri, cioè capire cosa ci sta dietro, e non seguirli alla lettera, ovvio.

Per me il problema non sono i dialoghi, ma lo stile narrativo in generale. È ancora "scolastico" diciamo così, ripeto un lessico con esortare e furibondo, che sono bellissime parole ma poco "usate" nella lingua comune, mal si adattano a un contesto che è pur sempre giovanile,di eccessi di rabbia post-adolescenziali usciti da una discoteca.

Cioè mi dà l'effetto di un narratore più colto dei partecipanti alla scena che descrive, a danno della coerenza globale narrativa.

Ma questo a prescindere dai dialoghi, che invece quadrano secondo me. Considera che io avevo aiutato nel pre editing un amico per un romanzo storico uscito presso una media casa editrice romana, oh l'editor gli ha cassato tanto lessico "inutilizzato", diciamo così, e si trattava di un romanzo storico. Poi per carità uno non è che deve scrivere per vedersi pubblicato, al giorno d'oggi ci sono narrazioni sgrammaticate che escono su wattpad, fanno successo e sono pubblicate ugualmente così come sono.

Hai visto mai è piaciuto solo a me mi sa sefz

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Sì infatti il senso dei consigli è avere una prospettiva diversa su quanto si è scritto, in modo da sentire più voci e reagire sulla base dei feedback. Alla fine i consigli bisogna farseli propri, cioè capire cosa ci sta dietro, e non seguirli alla lettera, ovvio.

Per me il problema non sono i dialoghi, ma lo stile narrativo in generale. È ancora "scolastico" diciamo così, ripeto un lessico con esortare e furibondo, che sono bellissime parole ma poco "usate" nella lingua comune, mal si adattano a un contesto che è pur sempre giovanile,di eccessi di rabbia post-adolescenziali usciti da una discoteca.

Cioè mi dà l'effetto di un narratore più colto dei partecipanti alla scena che descrive, a danno della coerenza globale narrativa.

Ma questo a prescindere dai dialoghi, che invece quadrano secondo me. Considera che io avevo aiutato nel pre editing un amico per un romanzo storico uscito presso una media casa editrice romana, oh l'editor gli ha cassato tanto lessico "inutilizzato", diciamo così, e si trattava di un romanzo storico. Poi per carità uno non è che deve scrivere per vedersi pubblicato, al giorno d'oggi ci sono narrazioni sgrammaticate che escono su wattpad, fanno successo e sono pubblicate ugualmente così come sono.

Hai visto mai è piaciuto solo a me mi sa sefz

Boh, secondo me se prendo qualsiasi libro che ho nella mia libreria trovo "esortare", e forse anche parole ben più rare.

 

E poi, diciamocela tutta: se ci viene proposto un breve estratto come fatto da *Aragorn*, è anche normale che lo spulciamo in lungo e in largo, focalizzandoci su dettagli minimi che probabilmente non noteremmo in un capitolo o addirittura in un intero romanzo. .ghgh

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Si beh, è normale avere punti di vista diversi, i consigli che mi vengono dati li analizzo e poi valuto se applicarli oppure no. Ad esempio, la prima frase è effettivamente lunga e da solo non l'avevo notato, accorciata suona decisamente meglio.

 

Trovo interessante quanto dite sul fatto di non dover necessariamente scrivere "disse" o simili al termine di ogni frase di dialogo, anche a me sembra a volte che appesantisca un po' la narrazione però d'altra parte ho sempre paura che chi legge possa finire per perdersi senza il verbo accanto .uhm

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E poi, diciamocela tutta: se ci viene proposto un breve estratto come fatto da *Aragorn*, è anche normale che lo spulciamo in lungo e in largo, focalizzandoci su dettagli minimi che probabilmente non noteremmo in un capitolo o addirittura in un intero romanzo. .ghgh

Verissimo

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Nel complesso mi piace come scrivi! Il pezzo era scorrevole. Mi permetto di lasciarti qualche mia considerazione:

* per quanto riguarda i discorsi diretti, non serve che metti sia le virgolette che il trattino. Uno dei due basta. Io farei così:

– Che c'è? – domandò Chiara perplessa.

– Ma stanno gridando?

– Chi? – domandò Marconi alle sue spalle.

* ... trascorse qualche secondo prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena che gli si parò davanti agli occhi: riformulerei con qualcosa del tipo "... prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena che apparve davanti ai loro occhi" perché "gli si parò", con "gli" per "a loro" e non "a lui", secondo me è troppo colloquiale

* ... con il fisico da giocatore di dama: cambierei "da giocatore di dama" perché mi sembra troppo colloquiale

* ... ogni velleità bellica era ormai completamente scemata di fronte alla minaccia di un confronto con le guardie: riformulerei perché mi sembra che stoni nel contesto, nel senso che questa frase è di una ricercatezza maggiore rispetto al resto

* metterei soltanto un punto di domanda, non due ??

* "Hai visto mai" messo così non mi piace, è troppo colloquiale. Siccome è un pensiero del personaggio, se lo vuoi tenere io consiglierei di scriverlo in corsivo, così:

Le ragazze si accodarono e dopo qualche istante d'esitazione anche Marconi si unì al gruppo, non prima però di essersi assicurato di avere le chiavi per chiudere il locale. Hai visto mai... Giunsero al parcheggio in fila indiana, etc.

Altre cose non le ripeto perché le hanno dette gli altri.

 

In bocca al lupo con il tuo romanzo! :)

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Nel complesso mi piace come scrivi! Il pezzo era scorrevole. Mi permetto di lasciarti qualche mia considerazione:

* per quanto riguarda i discorsi diretti, non serve che metti sia le virgolette che il trattino. Uno dei due basta. Io farei così:

– Che c'è? – domandò Chiara perplessa.

– Ma stanno gridando?

– Chi? – domandò Marconi alle sue spalle.

* ... trascorse qualche secondo prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena che gli si parò davanti agli occhi: riformulerei con qualcosa del tipo "... prima che riuscissero a mettere a fuoco la scena che apparve davanti ai loro occhi" perché "gli si parò", con "gli" per "a loro" e non "a lui", secondo me è troppo colloquiale

* ... con le facce spiaccicate ai vetri (anche se "spiaccicate" non mi piace molto)

* ... con il fisico da giocatore di dama: cambierei "da giocatore di dama" perché mi sembra troppo colloquiale

* ... ogni velleità bellica era ormai completamente scemata di fronte alla minaccia di un confronto con le guardie: riformulerei perché mi sembra che stoni nel contesto, nel senso che questa frase è di una ricercatezza maggiore rispetto al resto

* metterei soltanto un punto di domanda, non due ??

* "Hai visto mai" messo così non mi piace, è troppo colloquiale. Siccome è un pensiero del personaggio, se lo vuoi tenere io consiglierei di scriverlo in corsivo, così:

Le ragazze si accodarono e dopo qualche istante d'esitazione anche Marconi si unì al gruppo, non prima però di essersi assicurato di avere le chiavi per chiudere il locale. Hai visto mai... Giunsero al parcheggio in fila indiana, etc.

Altre cose non le ripeto perché le hanno dette gli altri.

 

In bocca al lupo con il tuo romanzo! :)

 

Grazie per le osservazioni! .ok

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Grazie per le osservazioni! .ok

 

* ... con le facce spiaccicate sui vetri (anche se "spiaccicate" non mi piace molto)

 

Questa era giusta come l'avevi scritta tu! Il mio cervello pensava ad "appiccicate ai vetri", anche se ho pure scritto "spiaccicate" due volte... ecco perché non dovrei rispondere alle discussioni a mezzanotte e mezza ahahah Prego comunque!

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* ... con le facce spiaccicate sui vetri (anche se "spiaccicate" non mi piace molto)

 

Questa era giusta come l'avevi scritta tu! Il mio cervello pensava ad "appiccicate ai vetri", anche se ho pure scritto "spiaccicate" due volte... ecco perché non dovrei rispondere alle discussioni a mezzanotte e mezza ahahah Prego comunque!

 

"Spiaccicate" in effetti mi piace come termine perché è una parola che a mio modo di vedere da molta forza all'immagine :)

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