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ValerioBncnr

Tasse al 17%, Pil e investimenti in crescita. La Gran Bretagna post Brexit vola: è presto per fare bilanci, ma gli indicatori sono tutti positivi

Post in rilievo

Mia opinione... arriveremo a giochi già fatti...

 

Le elezioni in Francia e Germania decideranno il futuro dell'Euro/Europa (e vediamo in campagna elettorale se in Inghilterra se qualcuno vorrà tornare indietro).

 

Mi auguro vada in un certo modo, perchè noi, tramite i governi non eletti o dei tecnici, a dicembre siamo pronti a firmare altri 5 anni di fiscal compact...

 

La differenza tutta italiana consiste nel fatto che nessun partito di spessore nazionale è apertamente antieuro, né a destra né a sinistra. Il seguito clamoroso della lega nord deriva proprio dalla loro scelta di proseguire una linea che attira molti ma che nessuno dei partiti principali ha il coraggio di seguire. A mio avviso il Movimento 5 Stelle perderà molto consenso alle prossime elezioni proprio per aver dimostrato di non avere quella visione antitetica alla UE come invece pareva nelle precedenti elezioni. Io per esempio, pur essendo decisamente di sinistra e romano, al giorno d'oggi voterei decisamente più la Lega che non il PD o il M5S, fermo restando che non lo farò mai e che probabilmente disperderò il voto in qualche forza inutile. Penso che nella mia situazione ce ne siano tantissimi, la maggior parte degli scontenti non riesce ad identificarsi nelle forze alternative perché esse stesse troppo divergenti con alcuni principi politici di base.

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La differenza tutta italiana consiste nel fatto che nessun partito di spessore nazionale è apertamente antieuro, né a destra né a sinistra.

Cercando di ritornare in topic e ricordando che non si potrebbe parlare di politica interna in questo forum, in realtà in UK prima della Brexit non c'erano grossi partiti di spessore anti-Ue (chiaramente nessuno anti euro perché non c'è l'euro). Tant'è che la frangia anti-europeista dei conservatori s'è dovuta fare il partito a parte.

In Germania c'è AfD che però orbita a meno del 10% (e non è contro l'idea di Ue in sé), per certi versi il FN in Francia è quasi un'eccezione perché di partiti anti-Ue sopra il 15% non ce ne sono.

Per partiti anti-Ue intendo proprio che vogliano l'uscita espressamente. Anche in Europa orientale ci sono paesi contro l'attuale Commissione ma che non vogliono uscire.

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E' un rischio ma comprensibile.

 

In troppi come prevedibile mettono i bastoni tra le ruote, tra cui i "non eletti" denunciati da May (cioè i lord).

 

Può andare bene e avere campo libero o puo' rivitalizzare le forze che vogliono aggirare la volonta' popolare espressa nel referendum, sabotando la Brexit.

 

Pero' secondo me era un rischio da prendere. Inoltre, le probabili vittorie di Macron e Merkel in Francia e Germania verrebbero "spezzate" da un'affermazione populista della premier britannica. Un duro colpo per la propaganda di regime che dopo le batoste prese nel 2016 ha tutta l'intenzione di vendere il 2017 come l'anno della rinascita delle forze di sistema e di arresto dei populisti. E' anche vero che una sconfitta della May darebbe grande fiato a questa propaganda.

 

In ogni caso sia Brexit che Trump sono state magnifiche vittorie in cui la capacita' di azzardare e prendersi dei rischi ha avuto grande successo. E quindi va bene così, sarà un'altra partita entusiasmante da giocare.

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Cercando di ritornare in topic e ricordando che non si potrebbe parlare di politica interna in questo forum, in realtà in UK prima della Brexit non c'erano grossi partiti di spessore anti-Ue  (chiaramente nessuno anti euro perché non c'è l'euro). Tant'è che la frangia anti-europeista dei conservatori s'è dovuta fare il partito a parte.

In Germania c'è AfD che però orbita a meno del 10% (e non è contro l'idea di Ue in sé), per certi versi il FN in Francia è quasi un'eccezione perché di partiti anti-Ue sopra il 15% non ce ne sono.

Per partiti anti-Ue intendo proprio che vogliano l'uscita espressamente. Anche in Europa orientale ci sono paesi contro l'attuale Commissione ma che non vogliono uscire.

 

I tories sono dichiaratamente anti-UE da anni. Molte frange del partito, specialmente quelle che controllano testate come Daily Mail e il Telegraph bastonano le politiche accondiscendenti di Cameron, puntando il dito verso l'immigrazione senza controllo da parte dei paesi del sud e dell'est Europa causate secondo loro dai parametri di Maastricht e da una politica di spostamento delle persone troppo accomodante. Il Sun titolò poco prima delle elezioni inglesi letteralmente "Cameron deal with the EU is a joke" in prima pagina, proprio perché dal 2014 i rumeni e i bulgari avrebbero potuto fare domanda per il NINo, aspetto che la maggior parte deil'elettorato Tories, già restio ad accettare tutti i polacchi che vivono nell'Inghilterra del nord, ha ritenuto fondamentale per la propensione a votare Brexit. Il referendum è nato a causa della pressione che il "Political Earthquake" delle elezioni europee ha dimostrato che Farage ha potuto assorbire una parte impressionante di quel malcontento, al quale i conservatori hanno dovuto porre riparo con una campagna elettorale decisamente antitetica all'unione, campagna che poi si è rivolta contro Cameron per i motivi che tutti sappiamo, ma al giorno d'oggi l'unico partito in Inghilterra dichiaratamente pro UE sono i liberal democrats, qualcosa vorrà pur dire.

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I tories sono dichiaratamente anti-UE da anni.

I tories come partito erano schierati per il remain. Alcuni esponenti come Gove e Johnson erano leavers ma la posizione ufficiale di partito era per restare, la stessa May era una remainers, così come il governo conservatore dell'epoca.

I tories hanno sempre avuto una frangia euroscettica, questo è vero, ma tranne alcuni (diventati pochi con la scissione dell'Ukip) l'euroscetticismo era in ottica di rimodulazione della membership aumentando i campi da cui tirarsi fuori.

Diciamoci la verità, il Regno Unito aveva uno status fenomenale all'interno dell'UE, poteva stare fuori dai capitoli più spinosi e l'obiettivo era continuare ad allargare il solco restando con mezzo piede dentro.

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I tories come partito erano schierati per il remain. Alcuni esponenti come Gove e Johnson erano leavers ma la posizione ufficiale di partito era per restare, la stessa May era una remainers, così come il governo conservatore dell'epoca.

I tories hanno sempre avuto una frangia euroscettica,  questo è vero, ma tranne alcuni (diventati pochi con la scissione dell'Ukip) l'euroscetticismo era in ottica di rimodulazione della membership aumentando i campi da cui tirarsi fuori.

Diciamoci la verità, il Regno Unito aveva uno status fenomenale all'interno dell'UE, poteva stare fuori dai capitoli più spinosi e l'obiettivo era continuare ad allargare il solco restando con mezzo piede dentro.

 

Hai ragione, ma anche se il management era per il remain, le frange più visibili mediaticamente e quelle che hanno influenzato l'elettorato erano per il Brexit, da molti anni ormai. Leggo i giornali inglesi, inclusi tabloid come Metro o Evening Standard tutti i giorni e ti garantisco che questi rotocalchi decisamente conservatori riportavano o quanto meno fomentavano un malcontento acceso della popolazione verso le politiche di migrazione della UE, malcontento che è esploso prima con la crescita impressionante dell'UKIP e che poi è culminato nel referendum. Cameron ha giocato a tenere i piedi in due scarpe, perché nei comitati internazionali rimaneva chino e collaborativo, ma a casa non perdeva occasione di criticare la UE e obiettava spesso che si trattasse di un mostro burocratico incapace di svolgere le riforme di cui il loro paese aveva bisogno. Prima di Johnson e Farage, è stato Cameron ad utilizzare il ritornello del "ce lo chiede Bruxelles e io non posso farci niente" per tagliare servizi essenziali e welfare, quando in realtà l'idea alla base era ristrutturare lo stato sociale per divenire il paese più appetibile al mondo per le aziende.Che in tutto questo fossero consapevoli che gli convenisse il remain è evidente, ma ti garantisco che questo concetto non è stato comunicato così chiaramente alla popolazione, anzi.

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Hai ragione, ma anche se il management era per il remain, le frange più visibili mediaticamente e quelle che hanno influenzato l'elettorato erano per il Brexit, da molti anni ormai. Leggo i giornali inglesi, inclusi tabloid come Metro o Evening Standard tutti i giorni e ti garantisco che questi rotocalchi decisamente conservatori riportavano o quanto meno fomentavano un malcontento acceso della popolazione verso le politiche di migrazione della UE, malcontento che è esploso prima con la crescita impressionante dell'UKIP e che poi è culminato nel referendum. Cameron ha giocato a tenere i piedi in due scarpe, perché nei comitati internazionali rimaneva chino e collaborativo, ma a casa non perdeva occasione di criticare la UE e obiettava spesso che si trattasse di un mostro burocratico incapace di svolgere le riforme di cui il loro paese aveva bisogno. Prima di Johnson e Farage, è stato Cameron ad utilizzare il ritornello del "ce lo chiede Bruxelles e io non posso farci niente" per tagliare servizi essenziali e welfare, quando in realtà l'idea alla base era ristrutturare lo stato sociale per divenire il paese più appetibile al mondo per le aziende.Che in tutto questo fossero consapevoli che gli convenisse il remain è evidente, ma ti garantisco che questo concetto non è stato comunicato così chiaramente alla popolazione, anzi.

Sì sì ma io ho capito il tuo punto di vista.

Il concetto è però definire chi è eurocritico, chi euroscettico e chi antieuropeista.

Il primo tipo contesta determinate politiche Ue. Uno dei partiti più europeisti dell'UE, il PD italiano, durante il governo Renzi ha lanciato diverse stoccate ad esempio sulla gestione delle migrazioni. Stoccate che rendevano il partito critico su alcuni punti, ma non antieuropeista.

Il secondo tipo è contro la conformazione dell'UE attuale. A Orban e il suo partito non sta bene Bruxelles e quello che rappresenta, ma non è contro l'idea di Ue. E la stessa cosa si può dire per il M5S in Italia, che qualche settimana fa ha pubblicato un libro bianco su come immagina l'UE. Un progetto che vuole cambiare l'UE dà per scontato che non voglia porre fine a essa.

Il terzo tipo di partito è quello a cui invece non sta bene proprio il concetto di UE. Di questo tipo, il FN è un unicum in Europa nella sua mole. E, appunto, nel Regno Unito prima della Brexit l'unico partito antieuropeista era l'Ukip, che però per uno strano caso del destino, ha fatto l'exploit solo alle europee.

Se pensi anche al messaggio di May, cioè di ridefinizione della partnership, è un po' quello che si diceva prima della Brexit con la ridefinizione della membership, più o meno gli stessi toni.

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1,971 miliardi di spesa per il Parlamento su 135 miliardi di budget UE per il 2018 non è una cifra abnorme, sono lo 0,014% del budget complessivo.

L'incremento sul bilancio è del 2,3% ma non dipende dai costi del Parlamento, che tra l'altro sono quasi uguali all'anno scorso. Tale incremento vuol dire più fondi strutturali per i vari settori di intervento.

I dati bisogna saperli pure leggere.

Oltretutto non si vota ogni voce del bilancio, ma il bilancio tutto in blocco, per cui è davvero una polemica senza senso. Non ti dico neanche fidati, perché ci sono i dati, anzi se vuoi delle info a riguardo io mi sono occupato di budget UE

 

( leggo solo ora )

Certo che mi fido ( faccio parte del fan-Club "Fimow " ... ;) ) anche se io sono anti-U.E. & anti-Euro ( considerando "questa" UE , ovviamente )

 

.uhm Comunque , al di là dei circa 2,3 % , se sono aumentati o meno rispetto all'anno scorso ,

La quota dei miliardi di E. risparmiati dagli "Inglesi" sono sempre da calcolare su 2 Miliardi ( circa ) !!

Che per mandare avanti un Parlamento è , comunque e da qualunque parti la si guarda , una cifra esagerata ( non so quanto costa il Parlamento Cinese , USA o Russo , ma scommetto che costano molto meno !!!).

 

................................. % ........................ % .....................

P.S. :

Premetto che :

Non sono un tecnico patentato , e non ho studiato alla Bocconi ( per fortuna ) ma le "tavole" le so ancora leggere .... ;)

Non c'entra con la Tua risposta , ma vorrei sapere un Tuo parere ( potrebbe servire da informazione per Chi legge la Discussione ) su ....... ( se ne sei già a conoscenza va bene lo stesso , vale come informativa per gli "Altri " ) ::

.ehm Approfitto dell'occasione per farTi vedere il riassunto/in breve di un Post ( molto interessante ) che ho trovato su "Goofynomic " scritto dal prof Bagnai di Pescara in tempi non sospetti in cui si parlava del problema Brexit .... ( Blog dove io , con sfacciata incoscienza , ogni tanto ho il coraggio di partecipare ... ma non scrivo mai più di 3 righe ... .pokerista ) .

 

........ Giugno 2016 :

..... ecc. , ......... ecc..............

Il dibattito sulla Brexit sta prendendo toni inquietanti,

tali da lasciare nell'ombra i risvolti economici,

che qui, come più in generale nel caso del progetto europeo, rappresentano l'aspetto più banale del problema (anche se, per una " illusione ottica " dettata dal loro carattere "tecnico " sono quelli che catturano maggiormente l'attenzione).

 

A me sembra che

nessuno abbia sottolineato abbastanza qual è la radice del problema,

da noi evidenziata qui ( cioè su Goofynomic ) , ovvero il fatto che assistiamo al miserando spettacolo di massimi responsabili delle istituzioni europee, che in quanto tali dovrebbero essere garanti del rispetto dei Trattati europei, i quali invece minacciano apertamente e con toni inaccettabili ritorsioni verso un paese che intende avvalersi di un diritto (quello di recesso) che gli stessi Trattati prevedono.

 

Chi non capisce quanto questo sia assurdo è difficile che capisca qualcos'altro.

 

Ripeto:

CHI dovrebbe garantire il rispetto dei Trattati minaccia chi intende esercitare un diritto previsto dai Trattati. Se l'andazzo è questo, ditemi voi cosa ci possiamo aspettare da questa unione!

 

..... ecc. , ecc... continua ... ecc...., ecc....

 

Io ho fatto notare, con molta delicatezza, che siamo sempre allo stesso punto: una unione nella quale devi minacciare gli altri affinché cooperino con te non ha molto senso in termini politici.

Qui non solo manca un obiettivo comune:

manca una volontà comune, e manca un terreno sul quale confrontarsi, visto che alcune istituzioni europee non solo sono particolarmente discutibili , specialmente quelle più importanti nelle decisioni finali di carattere politico-economico-finanziario (in termini di violazione del principio di separazione dei poteri, in termini di rappresentatività democratica), ma addirittura intervengono in aperto spregio dei Trattati per sovvertirne lo spirito e la lettera!!!!

 

............ ecc. , ecc................

 

E allora parliamo di Brexit,facendo finta che valga la pena di parlarne.

Il dato che molti hanno messo in evidenza, e che qui vorrei elaborare un minimo con Voi,

è che la minaccia di ritorsioni nei riguardi del Regno Unito non ha alcun senso,

per il semplice motivo che :

è il Regno Unito, strutturalmente, a sostenere con la sua domanda di beni il resto dell'Unione Europea, e non il contrario.

 

In effetti, il Regno Unito è un importatore netto di beni del resto del mondo, Unione Europea compresa, il che significa, d'altro canto, che l'Unione Europea nel suo complesso è una esportatrice netta di beni nei riguardi del Regno Unito.

 

Capite quindi bene che è del tutto assurdo pensare che , se il Regno Unito uscisse, l'Unione Europea troverebbe una convenienza economica (sottolineo: economica) nel " punirlo ".

 

..... ecc. , ecc...............

 

In termini più aulici, l'imposizione di dazi è sì prevista dalle norme del WTO,

ma occorre che ci sia un motivo.

Sarebbe piuttosto strano che a un paese esportatore (che quindi trae vantaggio dal commercio internazionale) venisse consentito di imporre dazi ritorsivi a un partner!!!

Eventualmente, sarebbe l'importatore a doversi difendere con dazi.

Ma nel mondo in cui chi difende i Trattati li stampa con la stampante della Merkel, è evidente che i media possono farci digerire qualsiasi assurdità.

 

 

Comunque, qualche numero...

 

Qui vedete l'evoluzione del saldo commerciale (trade balance) inglese, mettendo insieme il totale, e le sue due componenti: quella verso l'UE a 28, e quella extra-UE (i dati vengono da qui):

 

Brex_01.JPG

 

La sintesi è che ::::::::

ad oggi il Regno Unito è importatore netto di beni dell'Unione Europea per oltre 100 miliardi di euro all'anno.

Supponiamo allora che " i gegni di Bruxelles " ...... .schiaf decidano di troncare ogni e qualsiasi rapporto col Regno Unito in caso di Brexit

(ipotesi già assurda di per sé, perché non si vede come potrebbero impedire a me di bermi un whisky,

o a un inglese di comprarsi un vestito di Armani: ma passons...).

 

In termini puramente macroeconomici sarebbe un bagno di sangue per Noi, non per Loro: vorrebbe dire rinunciare a 118 miliardi di esportazioni nette.

 

Per capirci, il Pil dell'Eurozona a 28 è pari a 14.635 miliardi,

e quello del Regno Unito è pari a 2.658 miliardi,

per cui il Pil dell'Eurozona senza Regno Unito è pari a 11.977 miliardi.

 

La perdita secca di domanda aggregata per l'Unione Europea sarebbe quindi pari a 118/11.977 = 0.98%.

 

Questo, però, senza tener conto di un dettaglio che sfugge ai grandi economisti:

il moltiplicatore keynesiano.

 

Nel 2003 calcolammo con Francesco Carlucci il moltiplicatore keynesiano per l'economia dell'Unione Europea,

facendo anche una cosa che i grandi economisti generalmente non fanno,

cioè calcolando " l'incertezza associata al moltiplicatore " :::::::

 

Brex_02.JPG

 

.....

I numeri sono questi,

calcolati come di consueto simulando uno shock negativo dell'1% all'altra componente esogena della domanda (la spesa pubblica).

Dopo cinque anni, un taglio di domanda dell'1% riduce il PIL dell'1,62%, con una deviazione standard di 0.11, il che significa che nel 95% dei casi l'effetto cadrà dentro una forchetta che va dall'1,4% all'1,84%.

Siccome la legge di Murphy esiste, e se qualcosa può andar male lo farà,

questo significa che punire il Regno Unito, escludendolo dai propri partner commerciali, potrebbe costare nel medio periodo al resto dell'Unione Europea una cosa tipo lo 0,98 x 1,84 = 1,8% del suo PIL... !!!!,

con un impatto di circa 1% nel primo anno (nel quale quindi la sedicente Europa, cioè l'Unione Europea, perderebbe un punto secco di crescita economica).

 

Come si dice, ablarsi i testicoli per contrariare la consorte. Vi sembra ragionevole? A meno che non siate tedeschi, credo proprio di no.

 

((( Naturalmente questi calcoli sono meramente indicativi,

per diversi motivi, uno dei quali è che nelle stime del nostro modello consideravamo l'Unione Europea compreso il Regno Unito:

può darsi benissimo che la risposta dell'Unione Europea senza Regno Unito sia lievemente diversa (ma che il moltiplicatore keynesiano sia un po' dappertutto pari a circa 1,5 mi pare stia emergendo dalla letteratura,

ed è quello che in fondo tutti sapevano, tranne Chi aveva interesse a ignorarlo,

perché da buon "" garzone di bottega "" doveva riscuotere i sospesi, come abbiamo dettagliato qui ...... :http://goofynomics.blogspot.it/2015/04/kpd6-limf-e-il-moltiplicatore-della.html ).

Esiste poi una letteratura ampia sul fatto che diverse componenti di domanda hanno moltiplicatori diversi (il moltiplicatore di un aumento di imposte è - diverso - da quello di un taglio di spesa, che a sua volta potrebbe essere - diverso - da quello di un taglio esogeno delle esportazioni , ecc. ...) :::

benvenuti nel meraviglioso mondo dello zero virgola .... ,

che non cambia la sostanza di quanto Vi sto dicendo,

ovvero che imporre sanzioni alla perfida Albione, secondo una consolidata tradizione delle democrazie continentali europee, non solo sarebbe impossibile, ma anche controproducente, perché alla fine ci rimetteremmo Noi. )))

 

Per dirla come la direbbe un giornalista, che resta pur sempre il miglior amico dell'uomo che vuole informarsi,

nella " peggiore delle ipotesi " Ci andremmo a perdere quasi il 2% del PIL,

cioè 215 miliardi di euro (al sesto anno),

pari a, udite udite, ben 484,69 euro a cranio.... !!! nel resto dell'UE a 28.

Questo, attenzione, in un solo anno, quello di perdita massima.

 

La perdita cumulata sull'orizzonte ..... di un decennio potrebbe avvicinarsi ai 7000 euro,

ma il calcolo non ve lo faccio perché è inutile perder tempo dietro a un'idea assurda,

e perché devo cambiarmi per andare a TgCom24, dove dovrò, ostentando grande professionalità, parlare di una situazione che, una volta di più, si presenta come grave, ma non seria... :)

 

............. ecc. , ecc......................... continua fino a .... :

 

Ma supponiamo invece che.... ::

la Gran Bretagna venga isolata dalla Ger....magna,

che le proporrebbe faticose trattative lunghe ben cinque anni (dicono i bene informati .

 

I poveri inglesi dovrebbero quindi elaborare il lutto di non essere più legati all'Eurozona (che è magna-magna & " magna pars " di quel che resta dell'UE).

 

 

Ora, facciamo un ragionamento semplicissimo,

da Econ102 (settore disciplinare SECS-P/01 o P/02), partendo dalla solita premessa: che l'economia del Brexit è banale e poco interessante ,

molto più interessante la politica, come la prima parte di questo post ( ..... che io ho saltato )

spero dimostri .

Ragioniamo cioè in termini di commercio internazionale.

Mi dite Voi che interesse può avere un paese come la Gran Bretagna a stringere legami commerciali con un'area che appena arriva una crisi ... :

 

1) è costretta a tagliare la propria domanda interna (praticando politiche di austerità ( aumento delle tasse , tagli a stipendi , Welfare , ecc. , ecc. ) , cioè di svalutazione interna ) per ripristinare i rapporti di competitività interni,

e così facendo però si priva nell'aggregato di risorse per comprare i beni altrui (e quindi anche quelli tedeschi);

 

2) grazie a questa politica delirante manda regolarmente in dissesto le proprie finanze,

il che rende la valuta del proprio vicino (la sterlina) un bene rifugio,

costringendola ad apprezzarsi (perché tutti comprano gilt .... ) nel momento in cui avrebbe magari bisogno di cedere anche lei (perché dollaro, euro e yen hanno ingaggiato una race to the bottom), compromettendo ulteriormente l'equilibrio esterno inglese .

 

Sì, avete capito bene !!!!:

quando arriva una crisi, sia l'effetto reddito (distruzione della domanda dell'Eurozona)

che l'effetto prezzo relativo (apprezzamento del cambio reale inglese, dovuto all'apprezzamento del cambio nominale della sterlina e alla inevitabile deflazione nell'area euro)

penalizzano il commercio britannico,

che accusa pesantemente il colpo.

Ai gazzettieri propagandisti mostro questo disegnino, che tanto non capiscono (tranquilli, Upton Sinclair non aveva capito nulla: la maggior parte di essi non lo capisce aggratissse ...):

 

Brexi_01.JPG

 

...

 

Chiaro il concetto?

 

Ah, sì, per quelli che si sono svegliati adesso,

ovviamente questo è il rapporto saldo partite correnti/Pil della Gran Bretagna

 

Il punto in evidenza è il 2011,

inizio delle politiche di austerità, che, come vedete, inverte la tendenza provocata dalla svalutazione fra 2008 e 2009

(descritta nel " Tramonto dell'euro " , presto in edizione economica), e condanna la Gran Bretagna e un pesantissimo deficit, cioè a essere acquirente di ultima istanza delle nostre merci.

 

Se la sterlina è ai minimi storici

(cosa che non è vera rispetto all'euro, peraltro: ma su questo i gazzettieri equivocano, perché gli pesa tanto scrivere gli undici caratteri: "sul dollaro"),

questo dipende dal fatto che il saldo delle partite correnti britannico è ai minimi storici.

Questo minimo storico è sempre legato alle deliranti dinamiche monetarie del resto dell'Europa (guardate un po' dov'è l'altro minimo?).

 

... ecc.... , ecc.......

 

 

 

 

 

Bene:

ribadito che questo non è il motivo principale per il quale è stata votata la Brexit,

confermo anche che in termini puramente razionali questo avrebbe dovuto essere il motivo per il quale la Gran Bretagna si sarebbe dovuta sganciare.

 

Nel mare della globalizzazione

non ha alcun senso legarsi mani e piedi a un peso morto simile !!!!!!!

 

Anzi!

La scelta razionale sarebbe starsene fuori,

e invocare la clausola della valuta scarsa del Fmi,

o l'ordinamento del Wto,

per applicare dazi difensivi contro la Germania... !!!

(visto che comunque la sterlina rimarrebbe, come rimarrà, un bene rifugio,

soggetto pertanto a apprezzamento in caso di crisi,

cioè a un andamento prociclico del cambio).

 

Ma queste cose, in tutto questo * mondo di cialtroni, di colleghi che credono ai propri modelli solo se dicono quello che gli è stato detto di dire,

di gazzettieri che non hanno capito che è finita .... la pacchia .

Sono troppo semplici perché i miei colleghi ci si sporchino le mani, e troppo complesse perché i gazzettieri le capiscano.

Ma questi ultimi, lo abbiamo visto per tutta la giornata di ieri, sono colti, hanno fatto er classico,

poi La Bocccconi , mica sono straccioni come gli incauti elettori britannici.

 

.... ecc. , ecc........... .faticaccia......... mi sono permesso , perchè :

questa risposta la puoi leggere ( e capire ) solo TU !! :d

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75]

THE DAMAGE WILL BE HUGE IF WE END UP WITH ‘BREXIT AT ANY COST’

 

Tony Blair article on the upcoming General Election

 

 

 

AUTHOR Tony Blair

 

The Prime Minister has called the election for two reasons. Firstly, the state of the Labour leadership offers such an obvious target that it would be an extraordinary act of political self-denial to refuse to put the Opposition to the test.

And secondly, she understands now is the optimum time to win a mandate for Brexit Means Brexit aka Brexit At Any Cost. At present people believe that the predictions of pain following Brexit have turned out to be false; that the country has taken a decision and that therefore we should push ahead. The nation is by no means united – a substantial number is still utterly opposed. But the prevailing mood is: get on with it.

6/9 months from now, Brexit will look very different. What the PM will have come to know as she gets more and more detailed briefing about Brexit, is what those of us who are investigating further the negotiation which Britain is about to undertake, have been discovering: this negotiation is going to be hideously difficult not just in technical terms but politically.

She needs a Parliament that will support whatever deal she presents or indeed the absence of a deal. Right now, there are many MPs, even on her own side, who will assess the deal on its merits. And if it seems to them not to meet the Government’s own test of delivering ‘exactly the same benefits’ as membership of the Single Market and Customs Union, or we end up with no deal, then they may vote against it.

She needs to insulate herself against that possibility, by going for a Tory landslide with her new MPs ardent Brexiteers as many of them no doubt will be.

But the damage to the country will be huge if we end up with an unrestrained ‘Brexit At Any Cost’ majority.

The reason the negotiation will be very difficult politically is that essentially we will have three choices in the negotiation:

  • To get a Free Trade Agreement with maximum unhindered access to the Single Market, (which, remember, covers roughly half our trade); but only by keeping to the regulations and rules of that Market. This is a sort of Norway or Switzerland type arrangement. However, this will lead to accusations that we haven't really ‘taken back control’;
  • To get limited access to that Market – possibly free from tariff barriers but not free from non-tariff barriers (the largest cost element) – but this will be costly for business, lose jobs and yet still mean a degree of obligation to Europe plus probably extended transitional arrangements. This will lead to accusations of confusion and risk. Both choices leave the Government vulnerable to a ‘what's the point’ argument.
  • To go the whole hog and leave without a deal, proclaiming the unreasonableness of the Europeans; but leaving us with real and significant short and long term damage to the economy and living standards.

All of these choices are fraught with pain and to top it all, on the gain side of the equation, the more we learn about the immigrants from Europe the more it seems plain that actually we want/need most of them anyway.

Once this realisation dawns, the British people will be open to changing their mind. I am not saying they will change their mind; but a significant proportion of them will be open to it. This would be especially so if elections elsewhere in Europe start to produce Europe – wide calls for reform.

The purpose of calling the British election now is to close this possibility down.

As of now, we can speculate as I just have, but we don't know what the options really are; we can't assess the cost/benefit ratio; and we can't make a fully informed choice. The 15% devaluation of our currency – the real indicator of what the financial markets think will happen to the British economy i.e. we're going to be poorer – has been dismissed fairly successfully. News of companies who say they will stay in Britain is heralded as proof it is all fine as if they wouldn't be here if Brexit wasn't happening. The expressions of concern from business are largely relegated to second order news.

I still believe there is a grave under-estimation of the threat to the Union both in Scotland and Northern Ireland; but people take comfort from the fact that the polls still show support for the Union. For now.

The combination of a dominant Government and the right wing media cartel is able to keep afloat the claim that Brexit works.

The moment that negotiation begins, the collision with reality will be severe. But it will be after the election.

This is the political dilemma we as a country face.

The country did vote for Brexit; but narrowly. And there are many, on both sides of the debate, who will want to know the terms of a deal before making up their minds finally.

Because of the – in my experience – unique circumstances of the politics of Britain today, the PM can call an election, get a landslide, and then claim a mandate for Brexit At Any Cost.

These unique circumstances demand a unique response.

There has to be a way of ensuring that voters can put candidates for Parliament under sustained pressure to say whether they would vote against a deal which does not deliver the same benefits as we enjoy with the Single Market or against no deal if that transpires to be as damaging as many fear; and that they are prepared to hold the Government properly to account in the interests of the country.

This should cross Party lines.

The political situation the country faces is unprecedented and dangerous. We risk a Parliament which is lop-sided in its make-up; which has a big Tory majority - in part delivered not because of the intrinsic merits of Brexit or the Tories themselves but because of the state of Labour; where they will claim a mandate to take us wherever they will; when we desperately need representatives who will at least keep an open mind.

This requires the electorate in every constituency to know where the candidates stand; and the mobilisation of the thousands in each constituency to make it clear that for them this issue counts when it comes to their vote.

To be clear: I am not urging tactical voting or some anti Tory alliance; I am urging that, as part of this election campaign, we create the capacity for the people to know exactly what the choices are; and elect as many MPs as possible with an open mind on this issue who are prepared to vote according to the quality of the deal and the interests of the British people.

I have never known a political situation as perplexing as this; or as galvanising. But I am absolutely sure that there will be millions of British people who reflect on what this election means with acute anxiety; and wonder what can be done.

The first thing is to keep open the possibility, on the most important issue to face our country for over half a century, that we have Parliamentary representatives who will put the national interest before Party interest.

 

 

Questo non si rassegna proprio, i suoi finanziatori lo pagano bene si vede, è peggio di un moscone, andasse in pensione

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Questo non si rassegna proprio, i suoi finanziatori lo pagano bene si vede, è peggio di un moscone, andasse in pensione

 

Tu lo faresti?

Se stessi combattendo una tua battaglia ti daresti per vinto oppure proveresti, e riproveresti, e riproveresti ancora?

 

Non vedo per quale motivo Blair, come chiunque altro, debba rinunciare ad esprimere la propria opinione, considerato anche che lo fa in termini civili e senza mandare affanculo nessuno nelle piazze, a differenza di altri, presunti intelligenti.

In fin dei conti, se Blair ha torto ci penseranno i fatti a smentirlo e se invece ha ragione avrà fatto bene a mettere in guardia.

Ma criticarlo perché ha parlato è francamente antipatico.

 

 

È piuttosto paradossale che chi difende in continuazione il diritto dei popoli alla propria sovranità e libertà e blablabla, alla fine poi si dispiaccia se qualcuno decide di esprimere un pensiero sgradito.

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Tu lo faresti?

Se stessi combattendo una tua battaglia ti daresti per vinto oppure proveresti, e riproveresti, e riproveresti ancora?

 

Non vedo per quale motivo Blair, come chiunque altro, debba rinunciare ad esprimere la propria opinione, considerato anche che lo fa in termini civili e senza mandare affanculo nessuno nelle piazze, a differenza di altri, presunti intelligenti.

In fin dei conti, se Blair ha torto ci penseranno i fatti a smentirlo e se invece ha ragione avrà fatto bene a mettere in guardia.

Ma criticarlo perché ha parlato è francamente antipatico.

 

 

È piuttosto paradossale che chi difende in continuazione il diritto dei popoli alla propria sovranità e libertà e blablabla, alla fine poi si dispiaccia se qualcuno decide di esprimere un pensiero sgradito.

 

Tutto giusto peccato che abbia pubblicamente ammesso da poco di aver raccontato un sacco di balle a proposito della guerra in Iraq, quindi sta alla gente credere o meno a questa persona che viene lautamente retribuita da una delle principali banche mondiali.

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Repubblica.it

ESTERI

 

Gran Bretagna, Blair alla guerra contro Brexit: "Potrei tornare in campo"

 

 

 

L'ex premier si schiera contro quella che ritiene una sciagura per il Paese con un messaggio agli elettori che però rischia di metterlo contro il Labour: votate non per un partito ma per il candidato che si batterà per rimettere in discussione l'uscita drastica dall'Unione europea

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

23 Aprile 2017

 

 

LONDRA - Tony Blair torna alla politica attiva? E' lo stesso ex-premier laburista a insinuare il dubbio, affermando in un'intervista radiofonica alla Bbc: "Guardo la scena politica attuale e mi sento quasi motivato a rientrare in campo". Lo dice riferendosi alla Brexit, che considera una sciagura per la Gran Bretagna e che continua a sperare di poter impedire, o perlomeno di limitarne i danni, evitando una "hard Brexit", l'uscita da tutto, Unione Europea, mercato comune, patti doganali. Ma la sola prospettiva di un suo ritorno basta a suscitare l'attenzione dei media di Londra.

 

Naturalmente per ora Blair non pensa a candidarsi nemmeno a deputato, non certo nelle elezioni anticipate dell'8 giugno; e molti commentatori ritengono che non avrebbe comunque alcun futuro politico a causa della guerra in Iraq, considerata il suo imperdonabile errore. Ciononostante l'ex-leader del Labour lancia un messaggio agli elettori in vista del voto del mese prossimo: votare non tanto per un partito, quanto per candidati disposti a ostacolare una "hard Brexit", pronti a riconoscere che la decisione a favore della Brexit nel referendum dell'anno scorso è stata uno sbaglio e che in qualche modo bisogna ora cercare di rimediarlo o attenuarlo.

 

"La Brexit è più importante della fedeltà a un partito", afferma Blair. "Quello che io propongo può significare votare per i liberaldemocratici o anche per i conservatori, se hanno un candidato che può vincere ed è disposto a opporsi alla Brexit". Parole che potrebbero irritare il Labour e in particolare Jeremy Corbyn, impegnati nella campagna elettorale. In teoria, Blair potrebbe perfino essere espulso dal partito per quello che ha detto: una clausola del regolamento del Labour prevede una sanzione simile per i membri che fanno propaganda per altri partiti.

 

L'ex-leader laburista ha anche elogiato Theresa May, definendo la premier conservatrice come un primo ministro "solido, sensato, ragionevole" su tante questioni, ma notando che "non è ragionevole" sulla questione della Brexit. Blair non è l'unico a proporre accordi tra i partiti di opposizione: i Verdi hanno avanzato ufficialmente l'idea di un'alleanza elettorale con Labour e lib-dem per combattere la Brexit e battere i Tories alle urne. Ma per il momento i liberaldemocratici, nel tentativo di guadagnare consensi tra i laburisti delusi dalla scarsa opposizione di Corbyn alla Brexit, hanno rifiutato ogni prospettiva di questo genere, affermando che non intendono partecipare a governi di coalizione, né con il Labour né con i Tories, con i quali avevano governato per cinque anni dal 2010 al 2015, un'associazione costata loro la perdita di quattro quinti dei seggi alle ultime elezioni..

 

Repubblica

 

Questo buffone e bugiardo dovrebbe imparare a rispettare l'esito dei referendum. Un uomo triste ed antidemocratico.

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Repubblica.it

ESTERI

 

Gran Bretagna, Blair alla guerra contro Brexit: "Potrei tornare in campo"

 

 

 

L'ex premier si schiera contro quella che ritiene una sciagura per il Paese con un messaggio agli elettori che però rischia di metterlo contro il Labour: votate non per un partito ma per il candidato che si batterà per rimettere in discussione l'uscita drastica dall'Unione europea

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

23 Aprile 2017

 

 

LONDRA - Tony Blair torna alla politica attiva? E' lo stesso ex-premier laburista a insinuare il dubbio, affermando in un'intervista radiofonica alla Bbc: "Guardo la scena politica attuale e mi sento quasi motivato a rientrare in campo". Lo dice riferendosi alla Brexit, che considera una sciagura per la Gran Bretagna e che continua a sperare di poter impedire, o perlomeno di limitarne i danni, evitando una "hard Brexit", l'uscita da tutto, Unione Europea, mercato comune, patti doganali. Ma la sola prospettiva di un suo ritorno basta a suscitare l'attenzione dei media di Londra.

 

Naturalmente per ora Blair non pensa a candidarsi nemmeno a deputato, non certo nelle elezioni anticipate dell'8 giugno; e molti commentatori ritengono che non avrebbe comunque alcun futuro politico a causa della guerra in Iraq, considerata il suo imperdonabile errore. Ciononostante l'ex-leader del Labour lancia un messaggio agli elettori in vista del voto del mese prossimo: votare non tanto per un partito, quanto per candidati disposti a ostacolare una "hard Brexit", pronti a riconoscere che la decisione a favore della Brexit nel referendum dell'anno scorso è stata uno sbaglio e che in qualche modo bisogna ora cercare di rimediarlo o attenuarlo.

 

"La Brexit è più importante della fedeltà a un partito", afferma Blair. "Quello che io propongo può significare votare per i liberaldemocratici o anche per i conservatori, se hanno un candidato che può vincere ed è disposto a opporsi alla Brexit". Parole che potrebbero irritare il Labour e in particolare Jeremy Corbyn, impegnati nella campagna elettorale. In teoria, Blair potrebbe perfino essere espulso dal partito per quello che ha detto: una clausola del regolamento del Labour prevede una sanzione simile per i membri che fanno propaganda per altri partiti.

 

L'ex-leader laburista ha anche elogiato Theresa May, definendo la premier conservatrice come un primo ministro "solido, sensato, ragionevole" su tante questioni, ma notando che "non è ragionevole" sulla questione della Brexit. Blair non è l'unico a proporre accordi tra i partiti di opposizione: i Verdi hanno avanzato ufficialmente l'idea di un'alleanza elettorale con Labour e lib-dem per combattere la Brexit e battere i Tories alle urne. Ma per il momento i liberaldemocratici, nel tentativo di guadagnare consensi tra i laburisti delusi dalla scarsa opposizione di Corbyn alla Brexit, hanno rifiutato ogni prospettiva di questo genere, affermando che non intendono partecipare a governi di coalizione, né con il Labour né con i Tories, con i quali avevano governato per cinque anni dal 2010 al 2015, un'associazione costata loro la perdita di quattro quinti dei seggi alle ultime elezioni..

 

Repubblica

 

Questo buffone e bugiardo dovrebbe imparare a rispettare l'esito dei referendum. Un uomo triste ed antidemocratico.

 

Se sia triste non lo so. Ma di sicuro antidemocratico non è.

Qui di antidemocratico c'è solo chi si infastidisce perché Blair, da libero cittadino come tutti, esercita il suo pieno diritto di esprimere la propria opinione, oltretutto senza sfanculare nessuno, come invece fanno molti populisti cialtroni nelle nostre piazze.

 

O forse la libertà di parola si ferma nel momento in cui comincia a dare fastidio a chi si riempie la bocca di concetti come "democrazia", "diritti" e "libertà", salvo smentirsi un secondo dopo?

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Se sia triste non lo so. Ma di sicuro antidemocratico non è.

Qui di antidemocratico c'è solo chi si infastidisce perché Blair, da libero cittadino come tutti, esercita il suo pieno diritto di esprimere la propria opinione, oltretutto senza sfanculare nessuno, come invece fanno molti populisti cialtroni nelle nostre piazze.

 

O forse la libertà di parola si ferma nel momento in cui comincia a dare fastidio a chi si riempie la bocca di concetti come "democrazia", "diritti" e "libertà", salvo smentirsi un secondo dopo?

 

È antidemocratico perché il referendum ha decretato la Brexit ed invece il buon Tony vuole rovesciare il risultato

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È antidemocratico perché il referendum ha decretato la Brexit ed invece il buon Tony vuole rovesciare il risultato

 

Se si muove entro i confini della legge non vedo dove stia l'antidemocrazia.

Non credo Blair stia pianificando un assalto armato a Westminster, stile Colonnello Tejero, per riportare la GB in Europa.

Quindi, a me pare di capire che ciò che dà fastidio è il fatto che qualcuno si azzardi a criticare la Brexit, quasi fosse un delitto di lesa sovranità.

È questa la vera antidemocrazia, non certo esprimere il proprio parere.

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Se sia triste non lo so. Ma di sicuro antidemocratico non è.

Qui di antidemocratico c'è solo chi si infastidisce perché Blair, da libero cittadino come tutti, esercita il suo pieno diritto di esprimere la propria opinione, oltretutto senza sfanculare nessuno, come invece fanno molti populisti cialtroni nelle nostre piazze.

 

O forse la libertà di parola si ferma nel momento in cui comincia a dare fastidio a chi si riempie la bocca di concetti come "democrazia", "diritti" e "libertà", salvo smentirsi un secondo dopo?

Ma non l'avete già affrontato questo discorso? .ghgh

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Successo May: verso la Brexit e oltre

 

 

 

 

 

Brexit-adams29-03-17-jpg-300x187.jpgIl miglior risultato degli ultimi dieci anni per il Partito Conservatore, che avanza in Inghilterra e Galles. Un “quadro disastroso” per il Labour di Jeremy Corbyn (copyright del laburista Stephen Kinnock), che perde circa 200 consiglieri comunali. E poi l’Ukip azzerato costretto a dire addio a tutti i suoi uomini finora presenti nelle assemblee locali e dato ormai per morto dagli analisti. Sbranato in un solo boccone da Lady May. Se, come spesso accade, le amministrative di giovedì nel Regno Unito sono la cartina al tornasole dello stato di salute dei partiti e la prova generale alla vigilia delle elezioni generali dell’8 giugno, Theresa May può mettere in fresco lo champagne e l’Unione Europea cominciare ad abbassare i toni. Nella settimana in cui il livello di scontro fra Bruxelles e Londra ha raggiunto picchi finora mai sfiorati, gli avvertimenti della Ue alla Gran Bretagna per aver scelto l’uscita dal gruppo dei 28 (incluso il salatissimo conto da 100 miliardi di euro che Londra dovrebbe pagare a Bruxelles) rischiano di sortire l’effetto contrario a quello sperato dagli euroburocrati.

Il segnale è chiaro: gli inglesi a questo punto vogliono che la Brexit sia portata a compimento e si fidano dei Tory perché questo avvenga cercando di trarne il maggior vantaggio. Non a caso la premier conservatrice ha deciso di chiamare il Paese a elezioni anticipate. Cerca il mandato forte e molti indizi dicono che lo otterrà nonostante, con grande cautela e pragmatismo, il Partito Conservatore ammetta che c’è una dura battaglia da combattere nelle prossime cinque settimane e che nulla è ancora certo.

Il Labour? Inconsistente e autolesionista. Il partito di Corbyn poteva farsi bandiera del fronte anti-Brexit (come sta cercando di fare l’ex premier Blair dietro le quinte) ma non ha saputo cogliere il momento. Troppo debole il suo leader (che nella partita più importante per il Paese non ha saputo giocare alcun ruolo), spaccato al suo interno il partito, con una fetta della working class stanca delle ingerenze europee, che ha votato per l’addio alla Ue e vuole dare a Theresa May pieni poteri per una Brexit di successo. È anche in quest’ottica che si spiega il tracollo dell’Ukip a tutto vantaggio dei Tory.

Poi c’è Theresa May. Che vive una luna di miele con gli elettori. È lei il leader inglese più popolare dal 1979, con il 61 per cento dei consensi secondo un sondaggio Ipsos-Mori, il dato più alto di sempre negli ultimi quarant’anni per un capo di partito, ancora più forte se confrontato con il 23% di Corbyn. Come se non bastasse, un altro sondaggio YouGov dice che il 62 per cento degli elettori ha un’opinione sfavorevole di Corbyn, il peggior risultato mai raggiunto da un leader inglese nelle rilevazioni finora effettuate dell’istituto di sondaggi on-line. È il paradosso del leader pacifista che ha ottenuto il mandato più ampio mai strappato da un capo di partito quando nel settembre 2015 ottenne il 59,5% dei voti nella corsa per la leadership laburista (senza però ottenere il sostegno dei deputati del Labour, ai minimi). Un leader di lotta (forse), ma sempre più lontano dal governo (i laburisti perdono dopo 40 anni anche la maggioranza nel consiglio comunale di Glasgow, storica e ultima roccaforte in Scozia). Non a caso i Conservatori volano nei sondaggi, con un record di consensi che non si vedeva dal 1983 e che li dà in vantaggio di oltre venti punti percentuali. La May in volo. Verso la Brexit. E oltre.

 

Il giornale

 

 

Macron vincerà pure in Francia ma May sta realizzando un capolavoro, comunque meglio aspettare l'8 giugno

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