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Mátyás

Dialetti del Bel Paese

Post in rilievo

Io parlo il pavese

Ma mi sono accorto che leggendoli si capiscono la maggior parte dei dialetti, certo sentirli è un altro paio di maniche

 

Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk

 

 

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Sono romano di nascita (ma non di origine) e ho, ovviamente, un accento romano abbastanza riconoscibile anche se mi è capitato, al Nord, di essere scambiato per toscano. Il dialetto romano in realtà, come tutte le parlate dell'Italia centrale (Lazio centro settentrionale, Umbria, Marche e Toscana, una parte di Abruzzo) deriva dal toscano (cioè l'italiano) ed è quindi, sostanzialmente, una cadenza, un'inflessione più che un dialetto. Ci sono delle espressioni e dei termini tipici ma in sostanza i romani parlano italiano e non esiste a Roma alcun dialetto incomprensibile o quasi a chi viene da fuori. Per ragioni storiche e culturali invece, sia al Nord che al Sud esistono invece vere e proprie "lingue" locali che con l'italiano condividono certamente qualcosa ma che, se parlate strettamente dai "nativi", risultano incomprensibili ai più.

Detto questo, credo che la salvaguardia dei dialetti sia cosa buona e giusta ma permettetemi di dire che quelli che parlano sempre e solo dialetto - e a maggior ragione quando lo fanno in presenza di altri non del luogo - mi stanno enormemente sulle balle e li costringerei a studiare l'italiano 6 ore al giorno legati alla sedia.....sefz

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Sono nato e abito in provincia di Verona; mia moglie dice che si sente la mia inflessione veneta/dialettale anche quando parlo in inglese.... uum

 

Da noi l'Italiano è la seconda lingua, il dialetto la linguamadre; anche se noto che i miei figli e i loro coetanei parlano in dialetto molto meno di me e di quelli fino alla mia generazione.

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Sono cresciuto a Caltanissetta. Teoricamente parlerei siciliano, ma il dialetto nisseno è abbastanza diverso e per certi versi più simile al calabrese che al siciliano. Al posto della e finale si usa la i, al posto della o finale la u. Nella stessa provincia di Caltanissetta le parlate già cambiano da comune a comune in pochi chilometri. In realtà io non ho mai parlato dialetto e non lo parlo anche se potrei benissimo farlo. Innanzitutto perché casa a mia si parlava italiano e solo a volte mio padre usava il dialetto, mentre a casa dei miei nonni si parla solo in dialetto. Ma anche perché ne ho sempre fatto una questione sociale, l'uso del dialetto l'ho associato fin da piccolo a classi sociali più basse (contadini, operai, muratori). Mi è rimasto però un forte accento terrone che non ho problemi ad usare. Vi do un esempio di nisseno dal sottoscritto.

 

Aieri m'inni iu a chiazza e incuntraiu Micheli. Ni vasammu, ni pigghiamu u cafè ni Garzì e mi cuntò ca su mugghieri avia avuto n'infartu. Arrisantaiu a notizia picchì a vitti l'antra jurnata e ni salutammu. Aora mi dissi ca un potti caminari cchiù. (Ieri sono andato in piazza e ho incontrato Michele. Ci siamo baciati, ci siamo presi un caffè da Garzia e mi ha raccontato che sua moglie ha avuto un infarto. Sono rimasto scioccato alla notizia perché l'ho vista l'altro giorno e ci siamo salutati. Ora mi ha detto che non può più camminare)

Mah a me sembra abbastanza siciliano a dire il vero più che calabrese come dici (o meglio per quest'ultimo non saprei dire). Io sono di palermo e all'85/90% l'avrei scritto come l'hai scritto tu.

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Io adoro i dialetti,anche se non so parlare il mio,nè riesco a capire alcune parole,una scoperta sconvolgente che ho fatto in questi anni è scoprire che nelle altre zone del paese per dire "dove ti trovi?" non si usa dire "dove passi?" ogni volta mi son trovato in difficoltà .asd

 

Ah,mi crea disagio "Si" invece di "Sci" ed è un mio dovere insegnarlo a tutti i non Marchigiani sefz

 

Avendo parenti in Abruzzo conosco un po' anche il Pescarese...tremendo sefz

 

 

Parola preferita: "NGIONGIO". Vediamo se riuscite a decifrarla :d

 

Direi Gonzo,quindi una persona idiota sefz ci ho preso? :d

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Perché?

 

perchè a mio avviso tende ad essere un elemento non unificante della società ed è un buon esempio della mentalità italiana, tendenzialmente ostile ai cambiamenti. Io sarei addirittura per un bilinguismo di fatto italiano/inglese, ma credo che nessuno la pensi come me sefz

 

PS: vi assicuro che capisco più facilmente il russo del napoletano o del siciliano.....

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Altri tratti interessanti che mi sono venuti in mente. Noi bergamaschi diciamo sempre "in parte" per intendere "accanto/di fianco", derivandolo dal dialettale "in banda". Inoltre davanti a "sì" e "no" mettiamo spessissimo un "eh".

 

Per quando riguarda le varianti interne, non sono ormai molto marcate, ma persiste un bellicoso dibattito sulla corretta pronuncia di "berghem de süra/de söta" :d Per i valligiani la 's' è sibilante, mentre per quelli "della bassa" è aspirata.

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Conosco ovviamente il siciliano (catanese) e con gli amici lo parlo anche se, non essendo nato in Sicilia, mi manca la pronuncia corretta di alcune parole e spesso devo camminare con il dizionario in mano, soprattutto con mia nonna che parla un'altra lingua sefz

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Certamente, predominante sull'italiano. Vivendo in un paese quasi tutti lo parlano e tutti lo capiscono. Tra amici, familiari e sul lavoro lo uso quotidianamente, in famiglia lo alterno all'italiano essendo mia madre modeno/romana e mia moglie milanese. Ma lo capiscono entrambe.

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I miei nonni parlano più il dialetto bresciano che l'italiano, io lo capisco e lo so usare per esprimermi, ma non lo conosco perfettamente. Non lo uso mai di solito, solo con loro o coi vecchietti del paese.

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perchè a mio avviso tende ad essere un elemento non unificante della società ed è un buon esempio della mentalità italiana, tendenzialmente ostile ai cambiamenti. Io sarei addirittura per un bilinguismo di fatto italiano/inglese, ma credo che nessuno la pensi come me sefz

 

PS: vi assicuro che capisco più facilmente il russo del napoletano o del siciliano.....

 

In parte ti capisco perché non c'è dubbio che l'uso esclusivo del dialetto sia un elemento divisivo. Come dicevo nel mio post precedente, se vado in un luogo per qualsiasi motivo (studio, vacanza, lavoro, ecc.) e gli autoctoni mi parlano nel loro dialetto locale mi sento, per forza di cose, escluso e tendo a pensare (certamente con un pò di spocchia e arroganza): "questi buzzurri non sanno neanche una parola di italiano".

Questa cosa del bilinguismo che proponi non la condivido perché l'inglese sarà pure (anzi é) la lingua del mondo però rimane sempre una lingua straniera che è giusto, ma non obbligatorio, conoscere; ritengo più importante in realtà che nelle zone di confine i vari gruppi linguistici imparino ognuno la lingua degli altri (sto pensando al Trentino Alto Adige, alla Val d'Aosta ecc.).

Detto questo, non credo che i dialetti scompariranno presto ma non c'è dubbio che le generazioni più giovani li parlino meno e che quindi tendenzialmente si può prevedere un loro uso più ristretto.

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Purtroppo sì :d

Dico purtroppo perché non è una cosa che faccio in maniera conscia, mi viene naturale utilizzare diversi termini dialettali mentre parlo con amici o in famiglia, e mi rendo conto che dovrei cercare di diminuirli.

Sono di Avellino, quindi dialetto avellinese, che è abbastanza diverso dal napoletano. Certo, un veneto o un romano non noterebbero la differenza, infatti quando vado fuori mi scambiano sempre per napoletana, ma un avellinese si accorge sempre se ha di fronte un napoletano e viceversa. Non cambia solo il dialetto, ma proprio la cadenza. Devo dire che forse il nostro accento è un tantino più cafone come inflessione rispetto al napoletano :d, più paesano diciamo.

Però come termini dialettali L'avellinese non ha nulla da invidiare al napoletano, anzi, quasi quasi lo preferisco. I termini che uso di più? Sicuramente al primo posto pari merito "sine" e "none", impiegati per dare un maggior vigore alla propria affermazione o negazione .ghgh

Poi "stordo", l'insulto avellinese più famoso insieme al sinonimo "pepe", che non è la spezia, ma la traduzione avellinese di scemo, idiota: es: "Si proprio no' pepe", o "sto stordo tutto quanto".

Ovviamente capita anche, purtroppo, di usare le coniugazioni in maniera dialettale. In avellinese le coniugazioni dei vari verbi sono molto simili al napoletano, se non fosse che i napoletani non pronunciano l'ultima vocale, mentre noi sì, assolutamente, e con grande forza anche.

Oppure altra differenza, in napoletano spesso i verbi non vengono troncati, per esempio credere diventa "crerere", mente in avellinese è "crere". "E nun me crere, che t'aggia rice".

Per fortuna non parlo sempre così, eh. Solo in situazioni strettamente confidenziali, dove mi viene naturale.

Parola preferita: "NGIONGIO". Vediamo se riuscite a decifrarla :d

 

"NGIONGIO" sta per allocco, sciocco...sinonimo di baccalà 😂...sono anche io della provincia di Avellino e anche per me il nostro dialetto è diverso dal napoletano!

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Il dialetto romano in realtà è sostanzialmente una cadenza, un'inflessione più che un dialetto. Ci sono delle espressioni e dei termini tipici ma in sostanza i romani parlano italiano e non esiste a Roma alcun dialetto incomprensibile o quasi a chi viene da fuori.

 

Sono di Civitavecchia e fondamentalmente sono d'accordo con quel che dici, però a volte quando capito a Roma e mi capita di sentir parlare certi ragazzi chiaramente coatti, beh, qualche sottotitolo servirebbe... :d

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Sono di Civitavecchia e fondamentalmente sono d'accordo con quel che dici, però a volte quando capito a Roma e mi capita di sentir parlare certi ragazzi chiaramente coatti, beh, qualche sottotitolo servirebbe... :d

 

Beh è chiaro che il livello culturale incide e poi i ragazzi di oggi, non credo solo a Roma, parlano un linguaggio tutto loro che col dialetto ha a che fare fino a un certo punto. Ma chiunque senta parlare un romano "vero" magari con qualche annetto sulle spalle, può non capire qualche singola espressione o termine dialettale (che so, tipo brillocco, bujaccaro, oppure i verbi capare, smucinare, ecc.) ma nella sostanza capisce tutto senza eccessivi problemi. Peraltro poi anche a Roma, il romanesco verace, quello alla Aldo Fabrizi tanto per intenderci, sopravvive solo nel linguaggio di qualche vecchietto. Roma è una città piena di gente di origine non romana, quindi necessariamente contaminata da innumerevoli parlate. Da noi si sentono quasi tutti gli accenti ormai......

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ti vasasti cu micheli? Ma non si masculu?

 

ca ppi salutarini ni vasammu .ghgh

 

 

Mah me sembra abbastanza siciliano a dire il vero più che calabrese come dici (o meglio per quest'ultimo non saprei dire). Io sono di palermo e all'85/90% l'avrei scritto come l'hai scritto tu.

 

diciamo che molto lo fa anche la pronuncia, l'accento e la cadenza

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Parlo fieramente il dialetto trevigiano, anche se dal mio paese basta salire 15 km e se ne trovano almeno 3 diversi sefz

Avendo suoceri abruzzesi capisco e parlo quasi perfettamente anche il pescarese :d

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Dialetti...Ormai dove si trovano nel Nord? Milano e Torino sono fottute, magari nelle valli, dove l'ignoranza difende i gruppi indigeni. A casa mia, in Valle, parlano solo dialetto. L'italiano l'ho imparato, poco bene probabilmente, a scuola. Adesso non si può più nemmeno imparare a scuola.

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spero tu stia scherzando. Anche solo per la presenza di immigrati sempre più massiccia sono destinati a estinguersi. Pensa a quello che è successo al Nord: ormai i lombardi doc sono davvero pochi e anche loro (parlo del milanese) parlano ormai esclusivamente italiano. Ciò è stato "causato" dall'arrivo di molti meridionali e per questo qui da me si parla solamente la lingua italiana. Poi ora ci sono anche gli stranieri che nel giro di qualche decennio diverranno la maggioranza in provincia di Milano ahimè. E quindi anche al centro-sud si ridurrà sempre più il dialetto. Ripeto: nel giro 100 anni si parlerà solo italiano, o magari inglese, chi lo sa, ma di certo non dialetto

 

che poi bisognerebbe dire che nessuno parla in realtà un italiano corretto... l'accento, le vocali, sono tutte storpiate.

io riesco a distinguere perfettamente un veneto che parla in Italiano, è inconfondibile comunque. stessa cosa per un napoletano o un siciliano, anche li le vocali non mentono.

Un toscano poi.. non ne parliamo..

quando sentiamo il telegiornale, allora sentiamo l'Italiano, ma quelle sono persone che si sono fatte un mazzo così per imparare a pronunciare correttamente le vocali e tutto il resto.

un po come la BBC o la CNN, poi se vai in giro per gli states mica parlano così... non si capisce una mazza, anche se non usano il dialetto.

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Io sono salernitano e concordo con i ragazzi di Avellino.

Il napoletano è diverso sia dal loro dialetto che dal mio, che comunque forse si avvicina di più al napoletano rispetto all'avellinese.

Ovviamente per uno del nord sembriamo tutti napoletani, non riuscendo a cogliere ogni sfaccettatura del dialetto.

Non sono un profondo conoscitore del dialetto ma sono in grado di parlarlo.

Anche qui, come nella maggior parte d'Italia da quello che leggo, il dialetto spesso cambia da città in città.

Già ad Eboli o a Capaccio (Paestum) il dialetto cambia, per non parlare del profondo Cilento dove è quasi un'altra lingua.

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Educato a parlare solo italiano, capisco ovviamente perfettamente il genovese, ma non ho la familiarità per sostenere un discorso, anche perché non è esattamente dei più semplici, soprattutto in termini di pronuncia, che è piuttosto rognosa.

In città comunque è relativamente poco diffuso a parte qualche quartiere di periferia, ma basta spingersi sulle alture, soprattutto del ponente, che torna ad essere parlato con un certa frequenza.

Piccolo, ma tosto esempio di genovese :d : prima strofa e ritornello di ‘a çimma di De Andrè (‘a çimma, "la cima" è un piatto tipico genovese, molto, molto, buono .ok .ok)

 

Ti t’adesciâe ‘nsce l’éndegu du matin

ch’á luxe a l’à ‘n pé ‘n tèra e l’átru in mà

ti t’ammiâe a uo spégiu de ‘n tianin

ou çé ou s’amnià a ou spegiu dâ ruzà

ti mettiâe ou brûgu réddenu ‘nte ‘n cantún

che se d’â cappa sgûggia ‘n cuxín-a á stría

a xeûa de cuntâ ‘e págge che ghe sún

‘a çimma a l’è za pinn-a a l’è za cûxia

 

Çé serén tèra scûa

carne ténia nu fâte néigra

nu turnâ dûa

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Stando a Torino al massimo posso imparare il rumeno sefz

 

A parte scherzi, del dialetto piemontese conosco giusto qualche termine e qualche frase specifica, per il resto zero totale. Capisco piuttosto bene il dialetto salernitano (specialmente le parlate che ci sono dalle parti di Battipaglia, Eboli, Capaccio e dintorni). Quando parlo con alcuni miei amici del sud mi dicono che si sente molto la cadenza "gianduiotta" :d , anche se alcuni mi scambiano anche per milanese (e non capisco perchè, dato che del bauscia non ho proprio niente)

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Educato a parlare solo italiano, capisco ovviamente perfettamente il genovese, ma non ho la familiarità per sostenere un discorso, anche perché non è esattamente dei più semplici, soprattutto in termini di pronuncia, che è piuttosto rognosa.

In città comunque è relativamente poco diffuso a parte qualche quartiere di periferia, ma basta spingersi sulle alture, soprattutto del ponente, che torna ad essere parlato con un certa frequenza.

Piccolo, ma tosto esempio di genovese :d : prima strofa e ritornello di 'a çimma di De Andrè ('a çimma, "la cima" è un piatto tipico genovese, molto, molto, buono .ok .ok)

 

Ti t'adesciâe 'nsce l'éndegu du matin

ch'á luxe a l'à 'n pé 'n tèra e l'átru in mà

ti t'ammiâe a uo spégiu de 'n tianin

ou çé ou s'amnià a ou spegiu dâ ruzà

ti mettiâe ou brûgu réddenu 'nte 'n cantún

che se d'â cappa sgûggia 'n cuxín-a á stría

a xeûa de cuntâ 'e págge che ghe sún

'a çimma a l'è za pinn-a a l'è za cûxia

 

Çé serén tèra scûa

carne ténia nu fâte néigra

nu turnâ dûa

 

E facci la traduzione che non si capisce una beneamata mazza.....sefz

 

Il rumeno è più comprensibile, almeno deriva dal latino.....

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Stando a Torino al massimo posso imparare il rumeno sefz

 

A parte scherzi, del dialetto piemontese conosco giusto qualche termine e qualche frase specifica, per il resto zero totale. Capisco piuttosto bene il dialetto salernitano (specialmente le parlate che ci sono dalle parti di Battipaglia, Eboli, Capaccio e dintorni). Quando parlo con alcuni miei amici del sud mi dicono che si sente molto la cadenza "gianduiotta" :d , anche se alcuni mi scambiano anche per milanese (e non capisco perchè, dato che del bauscia non ho proprio niente)

 

Come ho detto a sol, leggendo il rumeno (che in buona parte deriva dal latino) forse si capisce qualche parola in più di certi dialetti nostrani, del profondo Nord o del profondo Sud.....

Scambiare un torinese per un milanese è tosta ma non mi stupisco più di tanto perché qui a Roma, soprattutto tra quelli più ignoranti, chi ha un accento nordico viene considerato, a prescindere, milanese. I romani non sono famosi per lo sforzo che fanno di capire e discernere i vari accenti; forse perché a Roma ormai si sentono tutte le parlate d'Italia o quasi ed è difficile, per molti, distinguere questa o quella cadenza.

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