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Visualizzazione di contenuti con la più alta reputazione 23/11/2018 in tutte le aree

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    a me quello che impressiona di più è il controllo totale che ha sul pallone e la visione di gioco. Sul controllo del pallone ok me lo immaginavo anche se non a questi livelli. ma su sulla visione di gioco onestamente sono impressionato. è come se avesse un sesto senso, sa sempre dove trovare il compagno, che sia un passaggio corto un cross o un bacio lungo dalla nostra trequarti sa sempre dove trovare l' imbucata giusta è veramente un alieno. Questo può tranquillamente giocare fino a 40 anni con la visione di gioco che si ritrova. quando non ce la farà più a livello atletico lo si sposta a centrocampo a fare il playmaker e ti cambia comunque la squadra. veramente impressionante...
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    Un mese e mezzo in realtà , la stagione e' iniziata da 90 giorni e ci sono state 3 pause per le nazionali, ancora non abbiamo visto nulla, il meglio deve ancora venire.
  11. 1 punto
    miglior acquisto non si poteva fare, giocatore divino che in campo fa SEMPRE la cosa giusta...aver occasione di averlo in squadra è un privilegio incommensurabile
  12. 1 punto
    Ho guardato molti film ma faccio fatica a trovare il tempo per scrivere qua. Intanto chiudo, forse per ora, il discorso Sjostrom, ma ne avrei altri film di cui parlarvi. Il carretto fantasma, Victor Sjostrom, 1921. La leggenda narra che chi muore sul' scoccare della mezzanotte di capodanno sarà costretto a condurre il carro che raccatta la anime dei dannati. Il nostro protagonista, un uomo dalla vita ormai persa dietro il vino, sembra il candidato alla conduzione del carro. Intanto, nella stessa notte, è destinata a spegnersi una ragazza che invece ha tentato per tutta la vita di aiutare gli altri, specialmente il nostro di cui si diceva. Cosa succederà lo lascio scoprire. Il film ha la sua pregevolezza sia nella tecnica cinematografica, con un lavoro all'avanguardia sulla sovrimpressione utilizzato specialmente per il carretto eponimo. Ma il suo valore è anche nel racconto di questa storia a dir poco drammatica. Un racconto reso certo più vivo dagli sguardi degli attori in alcune scene decisamente ispirate. Il difetto è forse in 10, 15 minuti di troppo della parte centrale che appesantiscono la visione. Altre cose da notare sono il fatto che Sjostrom utilizzi nel film degli espedienti narrativi, come la prigione e il mancare da casa, che utilizza già in altri film precedenti per far funzionare la trama, e sopratutto da notare la scena che ispirerà, o copierà, Kubrick per la celeberrima scena di Shining. Gran film, tra l'altro ottima la versione restaurata. He who gets slapped (L'uomo che prendeva gli schiaffi), V. Sjostrom, 1924. Un uomo, ormai schiaffeggiato dalla vita sia professionale che sentimentale, diviene clown. E come numero ha proprio la sua specialità: prendere gli schiaffi, questa volta davanti a un pubblico pagante che si sbellica nel vederlo sbeffeggiato da tutti. Ma anche nel circo, in questa sua nuova vita, non riesce mai ad uscire dal personaggio e continuare a prendere schiaffi su schiaffi. Nel finale, tra i più belli e patetici del cinema, morirà da eroe tra le risate del pubblico. Sjostrom dopo i successi scandinavi va negli Usa come capita ad altri suoi colleghi europei che si può dire abbiano in parte insegnato il mestiere da quelle parti, là viene chiamato Seastrom, ma non perde la sua drammaticità. Il film mantiene la sua firma stilistica non solo nel tipo di storia ma anche per le sovrimpressioni utilizzate. E' un film bellissimo quanto triste, posso solo consigliare di vederlo. The scarlet letter (La lettera scarlatta), V. Sjostrom, 1926. Boston in epoca puritana, in sostanza non si può far nulla senza che qualcuno non se ne accorga e per questo ti faccia condannare per un qualsiasi peccato. La più peccatrice della cittadina pare essere una ragazza, Hester, che entra però nelle grazie del giovane pastore ben visto da tutti. E ovviamente, nascendo una relazione fra loro, nasceranno sempre più problemi. Del film è pregevole come mostri quanto il fanatismo, più che dal vertice, spesso nasca dal basso, dalla massa. Poi c'è, come al solito, questa storia drammaticissima che racconta benissimo. C'è in particolare una scena con Esther sul patibolo che per intensità drammatica quasi eguaglia la Giovanna d'Arco di Dreyer, anche se dell'amor profano e non sacro. Da notare, per chi lo vedrà, un intertitolo strabiliante. The wind (Il vento), V. Sjostrom, 1928. Siamo nel West, una ragazza arriva in questa terra desertica e sempre battuta da un'inarrestabile vento. La forestiera non è ben vista dalla padrona di casa dove è ospitata che teme gli rubi il marito, già amico della forestiera. Perciò la ragazza dovrà andarsene e nel farlo sposando un uomo che però non ama. La vita nel West e il vento incessante non le piacciono proprio, vorrebbe solo tornare a casa. Come finirà lo lascio a voi. Il film recupera le sovrimpressioni à la Sjostrom, in questo caso un maestoso cavallo che personifica il grande vento del nord. Ma per il resto il film non ha quasi mai forza, recupera soltanto negli ultimissimi minuti con qualche bella scena. Eppure la protagonista è interpretata da Lilian Gish, meravigliosa donna e attrice, già protagonista ne La lettera scarlatta e musa di Griffith. Certamente il più debole dei film di Sjostrom visti.
  13. 1 punto
    penso che tutte le squadre di soccer già siano tifose di cr7 a prescindere invece ho notato che alcuni giocatori dell'nfl esultano come ronaldo, questo sì che è na figata!
  14. 1 punto
    Non succede solo alla Juve, noi ci abbiamo perso il derby col Chievo la settimana scorsa per due genialate del genere con una partita dominata... 😡 Non so se sia inesperienza (...) o l'allenatore che non cura abbastanza la fase difensiva
  15. 1 punto
    e' prontamente arrivata la replica di De Laurentiis
  16. 1 punto
    La storia può iniziare in un giorno del 1938, quando sul tavolo di una cucina del Bronx, a New York, nasce Mike Mainieri, vibrafonista, anima e leader degli Steps Ahead. L’apprendistato è velocissimo: Mainieri ricorda che in casa c’erano i dischi di Django Reinhardt, mentre negli anni ’40 il padre lo portava nei club della vicina Harlem, ad ascoltare musica dal vivo. Poi l’esordio in tv, a 14 anni, con il padre che ballava il tip tap mentre lui già era alle prese col vibrafono.
  17. 1 punto
    «Ma che diavolo sta suonando?», disse Miles Davis ascoltando una delle improvvisazioni che John Coltrane suonava sul palco dell’Half Note. Siamo nel pieno degli anni ’60, e il sassofonista era resident artist del club di Hudson Street. «Sembrava di stare in chiesa», ricorderà anni dopo Archie Shepp – musicista free e suo storico collaboratore – di quelle serate newyorkesi. A un certo punto, ha detto Dave Liebman, «la gente ha rivolto le mani verso il soffitto. Si sono alzati tutti in piedi, erano rapiti». "A Love Supreme" Tra i migliori in assoluto se non il miglior album del Jazz di sempre
  18. 1 punto
    L’arte dell’improvvisazione ha origini antiche, remote; molto probabilmente è la forma primordiale di musica, la più slegata da strutture archetipe che, accumulatesi nel corso dell’evoluzione della civiltà, hanno progressivamente irreggimentato quest’arte secolare. Questa possibilità di libertà estrema dell’espressione musicale è stata sfruttata ripetutamente nel corso della storia della musica, annoverando tra gli “specialisti” alcuni dei nomi cardine di quella storia (Scarlatti, Händel, Bach, Mozart, Clementi, Beethoven, Liszt, Cochreau). Ma è probabilmente nel jazz che l’arte dell’improvvisazione ha raggiunto vette artistiche e di complessità ineguagliate. Anzi, essa è diventata la forma principe di quel filone artistico, fulcro della sua struttura più importante: la jam session. La sera del 24 gennaio del 1975, qualcosa di magico accadde all’Opera Haus di Colonia. Keith Jarrett, pianista sulla breccia da una decina d’anni scarsi, cresciuto alla corte dei Jazz Messengers di Blakey, di Charles Lloyd e di Miles Davis, da qualche anno aveva avviato una fortunata collaborazione con il produttore discografico tedesco Manfred Eicher (fondatore della storica etichetta ECM). Nei migliori 10 album jazz di sempre!
  19. 1 punto
    Disco che ho in heavy rotation ultimamente. Importantissimo non solo musicalmente (abbastanza fondamentale per l'espansione della scena Avant-Garde del Jazz in piena evoluzione in quegli anni) ma anche politicamente. È il primo disco "politico" di Max Roach, scritto insieme al paroliere Oscar Brown. Entrambi hanno iniziato a lavorarci nel 1959. Il lavoro finito doveva essere un insieme di composizioni da suonare dal vivo in occasione del centennale della dichiarazione di emancipazione, nel 1963. A causa dei sit-in di Greensboro nel 1960 e il diffondersi dei movimenti di diritti civili, lo sviluppo del progetto accellerò e virò verso la pubblicazione di un album, che verrà registrato e pubblicato nel giro di una settimana nel 1960. L'album contiene una lunga suite, chiamata Freedom Now Suite, divisa in cinque tracce. L'opera è un incoraggiamento ad una presa di coscienza e un incitamento ad una giustizia sociale per un'intera etnia. Musicalmente, l'album incorpora tutti gli elementi del movimento avant-garde e free sempre più in voga in quegli anni. Improvvisazioni collettive, parti vocali urlate, ensemble prive di pianoforte e accordi di riferimento. Max Roach decide di assumere una lineup di tutto rispetto, tra cui alla voce figura sua moglie, Abbey Lincoln. Coleman Hawkins e Booker Little, tra gli altri, figurano come ospiti in alcuni pezzi di suite. Uno dei lavori più intensi della carriera di Max Roach che, a causa dei suoi temi politici, portò ad una temporanea ostracizzazione per lui e sua moglie nell'industria discografica. Più che un disco, un'esperienza, da asoltare attentamente.
  20. 1 punto
    Sestetto da paura!!!
  21. 1 punto
    Uno dei classici dei Beatles, con il vinile ci sono i solchi .. 😂
  22. 1 punto
    Eccezionale e da collezione non manca il vinile!!!! Di seguito una recente performance di un classico intramontabile, "a modo suo" E per finire, ti voglio consigliare di seguire con attenzione la scalata al successo di questo grande artistica che sarà ricordato nel tempo come uno dei "migliori pianisti" del millennio.. Creativo, appassionato, tecnicamente ineccepibile quanto pronto a sorprendere, Mehldau è diventato negli ultimi venti anni uno dei pianisti più amati e discussi. (A chi segue il topic, date passione se piace o incuriosisce il Jazz, senza abbassare la qualità per le note, nel genere musicale)
  23. 1 punto
    Quest'album è essenziale.
  24. 1 punto
    ... un pò di jazz alla Rolling Stones !!
  25. 1 punto
    Noooooooo😪 Mi hai dato troppa tristezza e perchè in ferie rilassato non ero a conoscenza per quanto è accaduto. Uno dei più grandi che mi ha gratificato e a tanti. Note di altissimo livello e gradimento, che riposi in pace. Un immenso musicista del vecchio e nuovo secolo. Ho ascoltato le sue performance in tanti concerti da vivo.Mi mancherai ma non dimenticato Grazie Tomasz per i momenti piacevoli che mi hai donato e rimani nei miei ricordi più belli, compreso i tanti vinili e cd delle tue performance nella mia collezione da oltre 40 anni..
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+01:00
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