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effe1986

Revenant - Redivivo (The Revenant)

Post in rilievo

Stasera ho guardato i Bafta.. e anche qui vincono Inarritu, Leo Di Caprio e Revenant (miglior film)

@@ ora il bersaglio grosso il 28 febbraio.

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L'ho visto lunedi' al cinema.

Fotografia bellissima ed Oscar meritato.

Idem per la regia.

 

Ma per la trama, poca roba onestamente...e Di Caprio l'Oscar lo avrebbe meritato alla grande ma secondo me per altri film, qui praticamente passa tutto il tempo a strisciare e a digrignare i denti.

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Film che, per la prima parte (approssimativamente fin quando il protagonista viene soccorso dal Pawnee solitario), resta in bilico tra un approccio realistico-naturalistico e uno onirico: non si capisce cosa prevalga, se la crudezza di una vivifica materialità (ci viene mostrato ogni muscolo sforzato da Di Caprio per strisciare e ogni espediente alla Robinson Crusoe per sopravvivere) o la componente sognante e catartica.

Il rapporto con la natura è certamente determinante: viene evidenziato in diversi modi (lo strisciare nella terra, il sangue e la fame come elemento d'unione animalesca fra uomini, il ventre protettivo e caldo del cavallo) e risulta chiaro che la capacità di adattarsi alla natura è prerogativa dei personaggi più virtuosi. Tuttavia allo stesso tempo abbiamo un protagonista semi-invincibile per motivi che sconfessano la precedente impostazione: refrain motivazionali sul respiro e il non mollare o ricordi confusi ma che esercitano ancora un'azione salvifica e sostenitrice.

Per fortuna nella seconda parte si intraprende più decisamente la via dell'azione, senza eccessive divagazioni: ci si indirizza, pur fra alcuni ripensamenti, verso il film d'avventura impegnato. La trama ha una notevole accelerazione, fino allo scioglimento anche sbrigativo dei vari nodi essenziali.

 

Quanti luoghi comuni: i bianchi sono tutti perversi e infidi, tranne quello che ha vissuto fra i "selvaggi" e i capi buoni ( .ghgh), i nativi americani sono invece puri e difendono le loro terre, se vi si scorgono elementi di corruzione sono stati naturalmente introdotti a forza dai bianchi, e poi l'immancabile pseudo-spiritualismo dei pellerossa.

 

È il primo film che vedo di Iñarritu, dunque non conosco la sua poetica, ma mi è parso di cogliere alcune scelte stilistiche malickiane, solo che risultano avulse dal contesto, inserite a forza.

Non bastano i bei paesaggi a salvare una pellicola pretenziosa e noiosetta.

 

P.S.: quando l'orsa rotola su Di Caprio bisogna ridere?!

 

EDIT: ah ok, è Lubezki.

 

Anche a me ha ricordato Malick in particolare "The new world"

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SPOILER ALERT: Se non avete visto Into the Wild o the Revenant non continuate nella lettura.

 

 

 

Io trovo Into the Wild e The Revenant assolutamente non paragonabili, tanto per forma quanto per contenuti. Che il leitmotiv di entrambi sia simile per me è molto discutibile. Into the wild è un vero e proprio biopic che narra un lungo viaggio umano, alla cui base ci sono dei veri e propri contenuti filosofici ed ontologici. Persino religiosi, per coloro che si definiscono panteisti. C'è una scelta di vita fuori dall'ordinario, di un uomo che si sente un pesce fuor d'acqua nella quotidianità mondana e decide di intraprendere un viaggio alla riscoperta dell'unica cosa in cui trova rifugio e conforto: la natura nella sua componente più estrema. Nella narrazione trova, come giusto che sia, grande spazio la componente ideologica, filosofica, che si cela alla base di tutto ciò. Il travaglio interiore del protagonista è il filo conduttore, ed immedesimarsi nel personaggio risulta anche abbastanza facile per noi che viviamo quotidianamente le storture e le perversioni della società moderna. Sfido a trovare chi abbia visto Into the Wild e non abbia pensato, anche solo per un istante, "quanto mi piacerebbe vivere questa esperienza".

 

The Revenant è invece quasi l'opposto di tutto ciò. È l'uomo che si trova abbandonato, volente o nolente, anzi, piuttosto contro la propria volontà, nella natura più selvaggia ed impervia. È una vera e propria lotta per la vita, in cui è l'ancestrale istinto di sopravvivenza il vero protagonista di tutta la pellicola. Lo spettatore si trova catapultato in una realtà verso cui egli prova terrore e disgusto sin dai primi minuti. L'immedesimazione avviene non nei confronti dei desideri romantici del film di Sean Penn, bensì della durezza ed efficacia di un istinto primordiale che è alla base dell'uomo e di ogni essere vivente. Paradossalmente, l'uno quasi decide lucidamente di lasciarsi morire, l'altro lotta "fino alla morte" pur di sopravvivere. Lo spettatore infatti, seppur si trovi materialmente nell'accogliente e familiare calore della sala cinematografica, vive per due ore e mezzo delle intime sensazioni di freddo gelido, di estremo disagio, di vivido sconforto e di gran frustrazione.

 

Per cui, l'uno è la scelta deliberata, l'altro è la necessità di sopravvivere; l'uno è il desiderio di rifuggire un mondo corrotto, l'altro è l'inevitabilità di dovercisi scontrare nel disperato tentativo di farcela.

 

In entrambi a farla da protagonista c'è senz'altro la bellezza disarmante della natura, ma il modo in cui essa è rappresentata è pressoché opposto. Per questo ritengo che i due film non possano essere assimilati, pur ritenendo entrambi, a ragione, due grandi capolavori, ma con scopi molto diversi e mezzi adoperati piuttosto lontani.

 

Per una volta sono d'accordo con te :d

 

Solo direi che il protagonista di Into the wild non si lascia affatto andare, ama fortemente la vita, si abbandona alla fine perche' sa che il suo destino e' segnato

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Mah ... Di Caprio è sicuramente bravo (ha meritato l'oscar e probabilmente ne avrebbe meritati anche altri prima di questo) ... i'ambientazione è fantastica ma il film in se non mi ha trasmesso molto. La fine poi mi sembra fatta in fretta e furia nonostante il film sia durato 2h e 30

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