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Mormegil

Guerra di Siria e situazione mediorientale: news e commenti

Post in rilievo

Perché molti di coloro che lo sostenevano fuori dagli Stati Uniti non erano (sono) pro-Trump, quanto piuttosto anti-Usa anti-NATO ecc, e vedevano in Trump una specie di ariete che avrebbe devastato quel ruolo imperiale degli Stati Uniti che loro incarnavano in Hillary.

 

 

O forse erano semplicemente stufi di pagare loro il conto delle azioni destabilizzanti intraprese dagli Usa in Libia, Iraq, Ucraina, ecc ecc con profughi, terrorismo, sicurezza.

 

Perche' alla fine gli Stati Uniti se ne stanno belli tranquilli tra due oceani e le conseguenze di queste guerre le paghiamo noi, sia per ragioni meramente geografiche sia per l'inconsistenza totale dell'Unione Europea, visibile anche in queste ore.

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Attacco Usa in Siria, la rabbia della Russia

 

Lavrov condanna l'attacco degli Usa: "Quello che è accaduto ricorda la situazione del 2003, quando gli Stati Uniti e il Regno Unito, con i loro alleati, hanno invaso l’Iraq senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu"

 

 

 

 

L’attacco missilistico degli Stati Uniti in Siria "è un atto di aggressione" che ricorda l’operazione in Iraq.

 

 

 

 

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A dirlo è il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Quello che è accaduto, ha detto il capo della diplomazia di Mosca, "ricorda la situazione del 2003, quando gli Stati Uniti e il Regno Unito, con i loro alleati, hanno invaso l’Iraq senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu".

 

Lavrov poi tocca un altro argomento chiave, su quanto accaduto a Idlib: "Non so quando saremo in grado di stabilire come gli Stati Uniti siano arrivati alla decisione di attaccare la Siria. Ma dobbiamo chiedere che la verità venga sveltata e lo faremo". In risposta all'attacco americano, ha aggiunto il ministro degli Esteri, "la Russia ha sospeso la validità del memorandum firmato con gli Stati Uniti per evitare incidenti e garantire la sicurezza dei voli durante le operazioni (militari) in Siria".

 

Molto più duro l'intervento del presidente della Duma (la Camera bassa del parlamento russo), Viacheslav Volodin. Ha detto che "l’Isis oggi applaude gli Stati Uniti". A suo dire, gli Usa di fatto hanno garantito all’Isis una tregua e la possibilità di rafforzare le loro fila. Volodin ha poi denunciato che ora tutti gli sforzi compiuti dalla Russia e da chi l’ha sostenuta per distruggere il terrorismo, "anche gli Usa erano in questo dialogo", vengono così vanificati. "Dobbiamo fare di tutto per fermare gli Stati Uniti" in questa loro slancio di grande potenza. Ed ha poi concluso che "il ruolo di poliziotto del mondo che agisce in violazione della legge è carico di conseguenze negative".

 

Il giornale

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Ho l´enorme sospetto che l´attacco chimico in Siria sia stata l´ennesima bandiera falsa ad opera degli Illuminati. Vogliono la terza guerra mondiale e per questo fanno queste bandiere false, dove accusano la Siria per aver fatto ció che in realtá sono stati loro stessi a fare. Com´é succeso anche l´11 settembre del 2001. INSIDE JOB, senza dubbio. Si, é stata un´enorme tragedia ció che é successo in Siria, ma non é successo per colpa di Assad. Dietro ci sono i soliti noti degli Illuminati.

 

E come anche nel 2001 questa invasione in Siria é stata creata con presupposti falsi, con una menzogna. False Flag.

 

Nota: Non sto scherzando. Ho detto la veritá. Aprite gli occhi e vedrete che é vero ció che dico....

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Raid in Siria: ha vinto l’establishment

 

Donald Trump ha passato gli ultimi anni annunciando al mondo che l’idea degli Stati Uniti riguardo la politica internazionale avrebbe dovuto cambiare profondamente. Iniziò nel 2013, ai tempi dei suoi tweet infuocati contro Barack Obama. In quelle frasi social che tanto adora e che tanto utilizzava, Trump si chiedeva come fosse possibile che gli Stati Uniti decidessero i destini delle nazioni del mondo. Era un Trump che chiedeva a Obama di dimenticarsi della Siria, di pensare all’Obamacare, al lavoro negli Stati Uniti. Un Trump che addirittura diceva che la questione del Daesh era un affare interno della Siria e dei suoi alleati, non degli Stati Uniti d’America.

 

 

Passano gli anni, Trump viene eletto presidente, e i pensieri sulla Siria sembrano rimanere immutati. Fino a ieri, fino a stanotte, quando con un’inversione totale rispetto ai suoi proclami elettorali, decide di autorizzare il bombardamento della Siria. Con un attacco a sorpresa, nel cuore della notte, decine di missili Tomahawk hanno colpito le basi da cui, secondo gli USA, sarebbe partito l’attacco chimico dell’aviazione di Assad contro Idlib.

 

Che cosa è cambiato nella testa di Donald Trump nelle ultime settimane? Che cosa può esserci dietro la scelta così azzardata, in un clima internazionale infuocato, di bombardare senza preavviso un Paese in piena guerra al terrore e alleato della Russia e dell’Iran? Per comprenderlo bisogna prima di tutto analizzare la politica interna americana.

 

Trump è un presidente debole. Nonostante le grandi adunate repubblicane, il consenso dell’America profonda, la sua volontà di essere un rivoluzionario nello Studio Ovale, Trump non ha dalla sua parte i poteri, quelli veri, degli Stati Uniti. E questa debolezza ha iniziato a pesare nel suo programma presidenziale. La sconfitta sull’Obamacare così come la continua ostilità del proprio stesso partito, hanno fatto capire anche allo stesso Trump che qualunque presidente, anche il più ribelle, necessità dello Stato profondo, necessità dell’establishment.

 

E il bombardamento della Siria è una mossa che ha evidentemente lo scopo di riconciliarsi con il suo establishment. Con l’attacco ad Assad e i proclami su un cambiamento di regime a Damasco, Donald Trump si è legittimato di fronte ai suoi stessi critici e di fronte ai grandi burocrati del suo partito. I suoi grandi critici all’interno del partito repubblicano, McCain, Lindsey Graham e tutta l’ala neocon ora hanno avuto finalmente prova che Donald Trump è uno dei loro.

 

E Donald Trump ha ottenuto finalmente il loro appoggio. I due politici hanno emesso anche un comunicato ufficiale, in cui hanno applaudito la scelta di Trump di attaccare la Siria. Secondo i due leader dell’opposizione interna nei repubblicani, il Presidente con questa mossa a sorpresa avrebbe lanciato un messaggio chiaro ad Assad e al suo alleato Putin, chiedendo di fermare una strage di innocenti. Anche il vecchio rivale Rubio ha confermato il sostegno al Presidente sull’attacco in Siria. In un comunicato diramato dai suoi uffici di Washington, Rubio ha chiesto a Trump di continuare su questa linea fino al termine della minaccia di Assad per la sicurezza dei cittadini siriani e degli stessi Stati Uniti.

 

Anche i democratici hanno serrato le fila a sostegno della scelta del Presidente. Poche ore prima dell’attacco, quando ormai era chiaro che l’opzione militare sarebbe stata scelta dal Presidente, la stessa Hillary Clinton dichiarava che con Assad avrebbero dovuto essere più duri. L’ex candidato democratico ha anzi affermato che la strategia sulla Siria, sin da subito avrebbe dovuto prevedere attacchi mirati e divieto di voli in alcune aeree, per evitare attacchi non convenzionali sulla popolazione. Molti democratici hanno mantenuto un profilo più basso, ma comunque di sostegno alla scelta militare contro Bashar Assad. I deputati repubblicani hanno sostenuto che servisse un passaggio al Congresso per discutere dell’opzione bellica, ma comunque non hanno condannato in nessun caso la scelta del Presidente.

 

Che l’appoggio dell’establishment sia da qualche tempo in primo piano nell’agenda politica di Donald Trump, era ormai molto chiaro. La sostituzione di Steve Bannon, suo storico consigliere, con il generale McCaster, lo stratega della guerra in Iraq dal 2005, è stata una scelta dettata proprio da questa necessità. E la scelta dell’attacco in Siria sembra avere la medesima origine politica. La logica di Trump è quella per cui non può continuare ad essere un Presidente con poteri effettivi se ha contro il cosiddetto deep-State. E questo Stato profondo voleva da tempo un attacco in Siria e la fine dei buoni rapporti con la Russia.

 

Con questo attacco Trump ha il suo scopo: l’appoggio dell’establishment. Ma anche l’establishment ha ottenuto ciò che voleva, in altre parole un cambio di rotta repentino e decisivo nella politica internazionale statunitense. Un cambio di rotta che però porta con sé enormi conseguenze sul piano internazionale e che mette ancora più incertezza in un Medio Oriente ormai già completamente privo della minima stabilità. Una stabilità che stava per essere raggiunta con la strategia russa e iraniana, ma che non piaceva assolutamente ai burocrati di Washington. E con questo attacco nel cuore della notte, sembra che i burocrati stiano prendendo il sopravvento sui sentimenti isolazionisti di The Donald.

 

 

Il giornale

 

Spero che non sia davvero come sostenuto dall'articolo. Fosse cosi' Donald otterra' l'appoggio dell'establishment ma perdera' quello del popolo che lo ha eletto (e che lo sta duramente criticando adesso, basta farsi un giro in rete) mettendo a repentaglio la stabilita' e la sicurezza globale.

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Diciamo casomai che gli USA fanno sempre il contrario di quello che l'opinione pubblica araba "gradirebbe". Saddam era amato praticamente in tutto il mondo arabo (Kuwait a parte) e l'hanno rimosso, inventandosi prove inesistenti, quindi ovviamente per tutti è stato rimosso perché "l'unico ad aver avuto il coraggio di bombardare Israele". Assad lo vorrebbero tutti fuori dalla Siria e invece gli hanno fatto fare quello che voleva (su Aljazeera sto leggendo commenti del tipo "se rimuove Assad chiamo mio figlio Donald Trump, ma tanto sappiamo che sono solo parole").

Considerando che il Golan siriano è occupato dagli israeliani da 40 anni e la Siria non spara un colpo da decenni per riprenderselo è chiaro che, agli occhi dell'opinione pubblica araba, Assad e Israele sono "finti nemici". E comunque non prendiamoci in giro, la politica americana in Medio Oriente è in gran parte dettata da ciò che gradisce e non gradisce Tel Aviv, non è un segreto. Se l'America mantiene a galla un regime che fa una mattanza del genere per 5 anni vuol dire che, proclami a parte, lo ritengono "affidabile" in chiave israeliana. Sempre meglio un cane che abbaia ma non morde di uno che morde.

Non andava bene nemmeno quando gli Usa armavano Saddam contro gli odiati persiani?!

 

Ci sono molteplici motivi per cui Obama non è voluto intervenire in Siria, li ha enumerati nella sua intervista a The Atlantic e hanno tutti ben poco a che fare con Israele: non considerava lo scenario siriano una priorità della politica estera americana, non voleva rischiare di rimanere impantanato nuovamente in Medio Oriente con tutte le conseguenze del caso (strategiche, di politica interna e di considerazione internazionale), né rischiare interferenze con altre potenze impegnate nell'area; coerentemente alle sue politiche di più ampio raggio che prevedevano un disengagement dal teatro medio-orientale per concentrarsi su scenari ritenuti più probanti (Asia-Pacifico), e in generale un interventismo a stelle e strisce meno marcato, soprattutto non boots on the ground.

Capitolo Saddam: "l'unico ad aver avuto il coraggio di bombardare Israele?" Sì, certo, durante la Prima guerra del golfo (reazione occidentale a una mossa iraqena) in cui gli Usa decidono di NON deporre il dittatore baathista.

Senza contare che in Egitto, paese se non sbaglio confinante con Israele, Obama ha rilasciato il famoso discorso ritenuto propulsore indispensabile delle "primavere arabe", ha sostenuto la deposizione di Mubarak e appoggiato anche Morsi, prima che rischiasse di gettare il paese nel caos; senza contare tutti gli attriti intercorsi tra Obama e Netanyahu; senza contare il riavvicinamento all'Iran che de facto controlla Hezbollah, milizie confinanti con Israele di cui propugnano la distruzione.

 

Comunque sarei curioso di sapere come viene interpretato l'attacco ordinato da Trump, magari è stato Israele a richiederlo, avranno cambiato idea stanotte.

Benvenuto nel mondo reale, quello in cui Trump non è l'angelo della pace che vagheggiavi che fosse e Hillary Clinton non è il demonio fatto persona che credevi.

La Clinton ha sempre voluto un atteggiamento maggiormente assertivo in Siria. Piuttosto, risalta ancor più la fermezza di Obama nel non essere intervenuto quando la sua red-line era stata violata (al di là del giudizio sulla mossa in sé).

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Bisognava essere un po' polli però per credere in un Trump pacifista.

Ma il punto non era il pacifismo. Il punto è che l'impostazione "America first" è stata di fatto sconfessata perché con questa azione l'America torna a rimettere le mani nel pantano mediorientale come un'interventista.

Poi che gli Usa sono sempre stati ondivaghi tra isolazionismo e interventismo è cosa nota. Anche Bush jr in campagna elettorale parlava di isolazionismo, di voler risolvere problemi col Messico e nel Sud America. È anche vero che a pochi mesi dall'insediamente ci fu l'11 settembre e cambio tutto.

Qui un motivo del cambiamento non c'è stata apparentemente. È tutta conseguenza di quella che davvero era stata la migliore interpretazione di Trump al momento della sua elezione, ovvero, nessuno sa che cavolo ha in testa, incertezza pura.

In nessun modo questo attacco può essere visto positivamente, perché porta una quantità di incertezza assurda. La comunità internazionale può reggere le schegge impazzite, ma non della mole degli Stati Uniti d'America.

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Raid in Siria: ha vinto l'establishment

 

Il giornale

 

Spero che non sia davvero come sostenuto dall'articolo. Fosse cosi' Donald otterra' l'appoggio dell'establishment ma perdera' quello del popolo che lo ha eletto (e che lo sta duramente criticando adesso, basta farsi un giro in rete) mettendo a repentaglio la stabilita' e la sicurezza globale.

Guarda che Il popolo che lo ha eletto lo stanno appoggiando Su questo.Le immagini dei bambini siriani Hanno fatto l'effetto in tutto il mondo.Trump ha guadagniato punti con Questa mossa.Non Potteva andare diverso perche Lui ha troppi nemici ,che stavano dicendo che Lui flirta con Puttin.

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Ops...

 

Conseguenze da valutare nelle prossime ore, ma... di pancia, per quanto mi riguarda, Donald ha guadagnato dei punti.

 

Certi segnali devono essere lanciati, nel caso anche assumendo la forma di un Tomahawk.

Ragazzi, non si può passare senza motivo da "America First" a "responsibility to protect" in due settimane.

Non è sano per la comunità internazionale e per la pace a lungo termine. Oggi segna un punto a te, domani può segnarne due contro.

Gli Stati Uniti non possono avere un atteggiamento non coerente, perché loro non sono la Corea del Nord. Fortunatamente quanto fatto oggi rientra nel "destino" americano. Potrebbe essere uno scollamento tra idee di Trump e realtà dei fatti, cioè la condanna degli Usa a essere gendarme del mondo a cui neanche Trump può sfuggire.

Nel senso che non è che ha fatto una cosa inedita, che non ti potevi aspettare dagli Stati Uniti.

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Ma il punto non era il pacifismo. Il punto è che l'impostazione "America first" è stata di fatto sconfessata perché con questa azione l'America torna a rimettere le mani nel pantano mediorientale come un'interventista.

Poi che gli Usa sono sempre stati ondivaghi tra isolazionismo e interventismo è cosa nota. Anche Bush jr in campagna elettorale parlava di isolazionismo, di voler risolvere problemi col Messico e nel Sud America. È anche vero che a pochi mesi dall'insediamente ci fu l'11 settembre e cambio tutto.

Qui un motivo del cambiamento non c'è stata apparentemente. È tutta conseguenza di quella che davvero era stata la migliore interpretazione di Trump al momento della sua elezione, ovvero, nessuno sa che cavolo ha in testa, incertezza pura.

In nessun modo questo attacco può essere visto positivamente, perché porta una quantità di incertezza assurda. La comunità internazionale può reggere le schegge impazzite, ma non della mole degli Stati Uniti d'America.

 

Il Trump pacifista era una battuta, non pensavo di davvero di vederlo sfilare con la bandiera della pace sefz

 

Comunque sì, non c'è dubbio che si stia comportando quasi alla stregua Kim Jong un come imprevedibilità, con la differenza che è alla guida di una nazione con un altro peso globale sia da un punto di vista economico che militare.

 

 

Gli Stati Uniti non possono avere un atteggiamento non coerente, perché loro non sono la Corea del Nord.

 

Ah ecco, se aspettavo due secondo a leggere quotavo direttamente.

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O forse erano semplicemente stufi di pagare loro il conto delle azioni destabilizzanti intraprese dagli Usa in Libia, Iraq, Ucraina, ecc ecc con profughi, terrorismo, sicurezza.

 

Perche' alla fine gli Stati Uniti se ne stanno belli tranquilli tra due oceani e le conseguenze di queste guerre le paghiamo noi, sia per ragioni meramente geografiche sia per l'inconsistenza totale dell'Unione Europea, visibile anche in queste ore.

 

l'inesistenza della UE non la scopriamo oggi. Ma di sicuro non migliorerebbe se ci fossero 25 paesi ognuno per conto suo, ciascuno di peso specifico pari a zero.

Almeno, con una parvenza di unione, si può provare a sfruttare la massa, non fosse altro per questioni di immagine, cercando quanto meno di limitare certe fughe in avanti.

Guarda, che la NATO è uno scudo per l'Europa, MA anche un vincolo per gli Usa. O pensi forse che se non ci fosse l'Alleanza, gli Usa inaugurerebbero un'era di isolamento e fratellanza universale? Al contrario, si sentirebbe più liberi di agire come gli pare, perché non avrebbero più alcun vincolo nei confronti di nessuno.

 

Nell'architettura euroatlantica, gli Usa fanno la parte del poliziotto cattivo e gli europei di quello buono, ma sono ambedue indispensabili per l'equilibrio globale.

Lo sai cosa disse, nei lontani anni 50, il primo segretario della Nato, Lord Ismay, su quale fosse il vero scopo dell'Alleanza Atlantica? Che serviva a tenere "gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto..." (.ehm)

 

E per ciascuna di queste tre condizioni c'erano e ci sono stravalide ragioni, compresa quella di tenere gli americani "dentro"... .ghgh

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Ok, ma la tua posizione è ragionevole, quella che dipingi per la controparte assolutamente no .ghgh infatti o non era così, oppure era fatta solo di deliri senza alcuna importanza.

 

sefz

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Ma il punto non era il pacifismo. Il punto è che l'impostazione "America first" è stata di fatto sconfessata perché con questa azione l'America torna a rimettere le mani nel pantano mediorientale come un'interventista.

Poi che gli Usa sono sempre stati ondivaghi tra isolazionismo e interventismo è cosa nota. Anche Bush jr in campagna elettorale parlava di isolazionismo, di voler risolvere problemi col Messico e nel Sud America. È anche vero che a pochi mesi dall'insediamente ci fu l'11 settembre e cambio tutto.

............ ecc. , ecc...............

 

Te la faccio in breve ( tanto Tu ne sai più di me ) :

Nessun presidente degli USA può decidere in politica estera se non scende a compromessi con le Lobby-neocon - sioniste che comandano dall'esterno ( finanziarie , armi , ecc. ) , tanto meno Trump ,

anzi Trump ha resistito fin troppo .

Ha resistito abbastanza bene alla stampa ( quasi tutta contro ) , ma ha dovuto cedere alla lobby che controllano anche la CIA ( che gli ha remato contro già da prima delle elezioni ) ,

per accontentarle ha sostituito Bannon .

 

a) Assad stava diventando troppo popolare , stava vincendo facile , bisognava "sgonfiarlo un pò " con qualche azione impopolare per farGli , possibilmente , perdere le elezioni ....( magari con qualche gas piovuto all'improvviso ) .

Bisognava escogitare una scusa tipo Colin Powell con la fialetta in mano ...

( neanche un pazzo rischia l'impopolarità bombardando il suo popolo , oltre tutto : proprio quando la guerra contro i terroristi sta volgendo a Suo favore , in una zona ininfluente ai fini della guerra , racimolando gas nervino che fino a poco prima non aveva più , sapendo benissimo che i suoi oppositori non aspettavano altro ... ).

 

b) i Sionisti che controllano le Lobby guerrafondaie aborrano l'IRAN amica di Assad , Trump è amico di Israele .

L'Osservatorio dei diritti umani con sede a Londra (è dichiaratamente contro Assad e tifa per i jihadisti/tagliagole ) è una "fonte affidabile " quando conviene ; mentre quello che dice l'OPWC ( l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche , insignito del premio Nobel per la Pace nel 2013 ) non vale .

... Il permesso , delle N.U. , non serve quando si tratta di USA .

( ieri sera la CIA , le multinazionali , Israele & c. , hanno brindato !!!)

 

c) "Spezzatino " in arrivo !!! ( sono 2 anni che lo dico )

Sud della Siria ( sud di damasco : Golan ) ad Israele ,

Nord Siria : un pò ad Erdogan ed un pò ai Curdi ;

Nord-Est Siria-Iraq : ai Curdi ... e tutti saranno accontentati...

 

d) manca ancora l'accordo definitivo , con la Russia , su che fine farà Bashar al Assad , ma su questo ci stanno lavorando ( con la " CIA israeliana " ) ;)

 

e) Poi , ovviamente , punteranno all'IRAN ( su richiesta di Israele/Sionisti ) ... ma questa è un'altra storia

.

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Se destituiscono Assad, che pure è un dittatore criminale, il medio oriente crolla definitivamente...

 

Secondo me, l'opzione degli USA non è quella; penso che gli si voglia far capire 2 cose:

 

1) Non può far quel che cacchio gli pare solo perché è spalleggiato dai russi;

2) L'unico modo per far finire, forse, la guerra in Siria è che lui accetti di tenersi solo quella piccola porzione di Paese (cioè la parte occidentale) in cui la sua "tribù" (gli alawiti) è predominante e lo sostiene.

 

Ripeto, è impossibile che la Siria torni coi confini di prima con Assad al potere.

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Ragazzi, non si può passare senza motivo da "America First" a "responsibility to protect" in due settimane.

Non è sano per la comunità internazionale e per la pace a lungo termine. Oggi segna un punto a te, domani può segnarne due contro.

Gli Stati Uniti non possono avere un atteggiamento non coerente, perché loro non sono la Corea del Nord. Fortunatamente quanto fatto oggi rientra nel "destino" americano. Potrebbe essere uno scollamento tra idee di Trump e realtà dei fatti, cioè la condanna degli Usa a essere gendarme del mondo a cui neanche Trump può sfuggire.

Nel senso che non è che ha fatto una cosa inedita, che non ti potevi aspettare dagli Stati Uniti.

 

Sì, ma adesso non sopravvalutiamo il valore di qualche Tomahawk. Non credo che da oggi Trump se ne andrà in giro a sparacchiare missili come se fossero inviti per le escort a Mar-a-lago sefz

Credo, personalmente, che picchiare il pugno duro sul tavolo a volte possa essere indispensabile, a volte necessario, altre volte deleterio.

Ritengo che, in questo caso fosse necessario per smorzare alcune certezze in medio oriente, che venivano date per acquisite. Un cambiamento di rotta forse dovuto ad un riallineamento interno all'establishment trumpiano, che potrebbe magari rivelarsi definitivo.

Vedremo gli sviluppi.

Però dai, Trump è imprevedibile e si sa: ma paragonarlo al bimbominkia coreano mi pare eccessivo...

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Attenti: hanno “normalizzato” Trump

 

 

 

 

 

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Verrebbe da dire: c’era una volta Trump.

 

 

C’era, fino a poche settimane fa, un presidente che prometteva un’America diversa da quella di Obama ma anche di Bush, di Clinton, di Bush padre. Un’America intenzionata a rompere nettamente con la dottrina neoconservatrice, che in nome della lotta al terrorismo e di un mondo migliore ha ottenuto, dal 2001 ad oggi esattamente l’opposto: più instabilità in tutto il Medio Oriente, più fondamentalismo islamico, la nascita dell’Isis e una serie di attentati nelle capitali europee. Quell’America si proponeva di non essere più il poliziotto del mondo e pareva ansiosa di fare la pace con Putin.

Non fatevi ingannare dal rumore mediatico degli ultimi mesi: a disturbare l’establishment americano e quello Stato Profondo (Deep State) che in realtà governa l’America e che accomuna repubblicani e democratici, non era solo la persona di Donald Trump, quanto, soprattutto, le sue idee, quel progetto di America.

 

 

Quanto avvenuto la notte scorsa in Siria segna un cambiamento radicale nello spirito e nelle intenzioni di Trump. Cinque mesi di campagna martellante contro il presidente eletto evidentemente hanno prodotto gli effetti auspicati. E non mi riferisco solo alle manifestazioni di piazza, all’opposizione isterica della stampa, alle sentenze dei giudici (a proposito: ricordate l’articolo di Kupchan? Era profetico).

 

Trump non è stato capace di resistere al boicottaggio che proveniva dall’interno delle istituzioni e dall’apparato dell’intelligence e della difesa. E chissà a quali altre pressioni e minacce è stato sottoposto. Si è lasciato avvinghiare, inghiottire da quel mondo che prometteva di combattere. Tutto in appena due mesi e mezzo dal giorno del suo insediamento.

 

 

L’errore più grande lo ha commesso quando ha accettato che uno dei suoi consiglieri più fidati, Flynn, si dimettesse. Un commentatore acuto e davvero indipendente quale Paul Craig Roberts lo aveva capito subito: quel cedimento era devastante, perché spaccava il fronte dei fedelissimi ma soprattutto perché rompeva la posizione di Trump sul “caso Russia”, che poteva diventare così un caso nazionale. Della serie: Se Flynn si dimetteva c’era qualcosa da nascondere, E allora via con le pressioni. E così è stato: ancora oggi mancano prove concrete sulle ipotetiche collusioni con Mosca per condizionare il voto, ma il “deep state” lo ha fatto diventare il Caso Nazionale con toni maccartisti, paventando persino un impeachment nell’arco di qualche mese. Un impeachment sul nulla, ma questo era secondario.

 

 

Flynn era la mente della nuova politica estera e di sicurezza dell’Amministrazione Trump. Un’Amministrazione che si è via via riempita di ministri, consiglieri ed esperti appartenenti alla vecchia guardia. All’inizio quelle nomine, poco coerenti, parevano una concessione obbligata al Partito repubblicano che controlla il Congresso, nella supposizione che le redini sarebbero rimaste nelle sue mani. Ma si è rivelata una falsa speranza. E quando, l’altro ieri, l’altro suo più fedele collaboratore, lo stratega politico Bannon è stato estromesso dal Consiglio di sicurezza nazionale, l’accerchiamento si è concluso. Il segretario di Stato Tillerson si è rapidamente allineato sull’establishment e ora a guidare la politica estera e di difesa, a consigliare il presidente sono gli esperti della Washington di sempre.

 

 

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E si vede: la distensione con il Cremlino appare sempre più lontana; anzi proprio i ministri della nuova amministrazione alimentano la retorica antirussa con le stesse argomentazioni e lo stesso tono di Obama. Il Trump di qualche mese fa avrebbe preteso la verità sull’uso del gas in Siria, quello di oggi, invece, ha proclamato – senza ombra di dubbio – che molte linee rosse sono state superate. Proprio come Obama nel 2013. Peccato che allora, in seguito, si scoprì che a usare il sarin erano stati i “ribelli” moderati per far cadere la colpa su Assad e provocare l’intervento della Nato. Sarin la cui consegna sarebbe stata autorizzata da Hillary Clinton. Ed è molto verosimile che anche la strage dell’altro giorno sia stata provocata dai “ribelli” per fornire agli Stati Uniti un pretesto per intervenire.

 

 

Solo che nel 2013 Obama si fermò all’ultimo minuto, il Trump di oggi no. Ha fatto tutto in fretta, senza riscontri oggettivi sulle responsabilità di Assad, evidentemente mal consigliato. O consigliato benissimo, dipende dai punti di vista. Intanto l’Isis e i fondamentalisti islamici che combattono Assad ringraziano: la distruzione della base siriana avrà un solo effetto concreto, quello di indebolire l’esercito siriano e dunque di rimettere in discussione una vittoria che sembra certa. E’ così che si combatte lo Stato Islamico? Non ci prendano in giro: così lo si favorisce,perché l’obiettivo di Washington è il cambio di regime a Damasco anche a costo di vedere un trionfare il peggior integralismo islamico.

 

 

Non è un caso che a salutare l’interventismo della Casa Bianca siano stati proprio Hillary Clinton e John McCain. L’impressione è che l’agenda Trump sia già stata sconfessata a beneficio di quella irresponsabile e interventista, portata avanti negli ultimi 15 anni dai neoconservatori.

Significa che Trump è stato “normalizzato”. E per la pace nel mondo è una pessima notizia. Resta una sola flebile speranza: che si tratti di un riposizionamento transitorio e non di una resa. Che l’uomo sia capace di riscattarsi. Ma probabilmente, a questo punto, più che una speranza è un’illusione.

 

 

Il giornale

 

 

 

Che dire...speriamo solo che il giornalista si sbagli.

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Così, a naso, visti i precedenti recenti (vedi Iraq), tendo a fidarmi di più alle versioni di Russia e dello Stato Sovrano della Siria, che di America, Turchia, Europa e Israele

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Ho trovato il podcast della trasmissione dell'altro giorno. Il nome è Nicolai Lilin, il giornalista è Ezio Mauro (pareva una voce conosciuta in effetti). Credo sia molto interessante da ascoltare, specie alla luce di quanto sta avvenendo in queste ore. Non l'ho riascoltato, spero ci sia il pezzo che hanno passato in radio.

 

https://www.capital.it/programmi/tg-zero/podcast/podcast-del-03042017-nicolaj-lilin-ed-eugenio-albamonte/

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Così, a naso, visti i precedenti recenti (vedi Iraq), tendo a fidarmi di più alle versioni di Russia e dello Stato Sovrano della Siria, che di America, Turchia, Europa e Israele

 

Premesso che in politica estera ognuno difende i propri interessi e la verità assoluta non esiste, mi sembra quanto meno singolare che si dia maggior credito alle versioni di una dittatura (Siria) e una "democratura" (Russia) che a quelle dei nostri Paesi occidentali democratici. Ed è ancor più incredibile che si consideri (vd. l'articolo del Giornale postato da Jorge) una sorta di alfiere della pace Putin e un guerrafondaio assassino Trump (che, come ho espresso molte volte, mai mi è piaciuto e forse mai mi piacerà, tanto per usare un eufemismo).

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Un cambiamento di rotta forse dovuto ad un riallineamento interno all'establishment trumpiano, che potrebbe magari rivelarsi definitivo.

Vedremo gli sviluppi.

Però dai, Trump è imprevedibile e si sa: ma paragonarlo al bimbominkia coreano mi pare eccessivo...

Ma infatti non sono preoccupato, per usare un termine sensazionalistico, proprio perché una roba del genere, anche se non coerente con quanto professato da Trump finora, è comunque qualcosa che si inserisce in un certo modo di fare le cose da parte di un establishment che come dici tu potrebbe aver conquistato anche Trump, che recentemente ha fatto anche alcuni cambiamenti significativi nel suo entourage.

Insomma, si vede la mano di qualcuno che già c'era, e quindi potrebbe essere l'inizio di una nuova dottrina Trump (che in realtà sarebbe la vecchia neocon), che al di là del giudizio su di essa, sarebbe comunque coerente.

Ah comunque la politica nordcoreana nella sua poca lucidità è invece altamente coerente e ha permesso a uno Stato tremendo di resistere per decenni senza alcun tipo di ingerenza. Cosa non riuscita ad esempio a Siria, Iraq, Libia, Egitto, Jugoslavia. :d

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ecco gli americani imperialisti e guerrafondai come sempre, spero che la russia non indietreggi di un solo cm, con le forze combinate di russia e cina gli usa diventerebbero una landa radioattiva come da troppo tempo stanno cercando di diventare

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Ho trovato il podcast della trasmissione dell'altro giorno. Il nome è Nicolai Lilin, il giornalista è Ezio Mauro (pareva una voce conosciuta in effetti). Credo sia molto interessante da ascoltare, specie alla luce di quanto sta avvenendo in queste ore. Non l'ho riascoltato, spero ci sia il pezzo che hanno passato in radio.

 

https://www.capital.it/programmi/tg-zero/podcast/podcast-del-03042017-nicolaj-lilin-ed-eugenio-albamonte/

 

Lilin ha già dato prova di lavorare molto di fantasia con il ridicolo libro "Educazione Siberiana" .ghgh

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Non andava bene nemmeno quando gli Usa armavano Saddam contro gli odiati persiani?!

 

Ci sono molteplici motivi per cui Obama non è voluto intervenire in Siria, li ha enumerati nella sua intervista a The Atlantic e hanno tutti ben poco a che fare con Israele: non considerava lo scenario siriano una priorità della politica estera americana, non voleva rischiare di rimanere impantanato nuovamente in Medio Oriente con tutte le conseguenze del caso (strategiche, di politica interna e di considerazione internazionale), né rischiare interferenze con altre potenze impegnate nell'area; coerentemente alle sue politiche di più ampio raggio che prevedevano un disengagement dal teatro medio-orientale per concentrarsi su scenari ritenuti più probanti (Asia-Pacifico), e in generale un interventismo a stelle e strisce meno marcato, soprattutto non boots on the ground.

Capitolo Saddam: "l'unico ad aver avuto il coraggio di bombardare Israele?" Sì, certo, durante la Prima guerra del golfo (reazione occidentale a una mossa iraqena) in cui gli Usa decidono di NON deporre il dittatore baathista.

Senza contare che in Egitto, paese se non sbaglio confinante con Israele, Obama ha rilasciato il famoso discorso ritenuto propulsore indispensabile delle "primavere arabe", ha sostenuto la deposizione di Mubarak e appoggiato anche Morsi, prima che rischiasse di gettare il paese nel caos; senza contare tutti gli attriti intercorsi tra Obama e Netanyahu; senza contare il riavvicinamento all'Iran che de facto controlla Hezbollah, milizie confinanti con Israele di cui propugnano la distruzione.

 

Comunque sarei curioso di sapere come viene interpretato l'attacco ordinato da Trump, magari è stato Israele a richiederlo, avranno cambiato idea stanotte.

 

La Clinton ha sempre voluto un atteggiamento maggiormente assertivo in Siria. Piuttosto, risalta ancor più la fermezza di Obama nel non essere intervenuto quando la sua red-line era stata violata (al di là del giudizio sulla mossa in sé).

Tu vedi due nazioni distinte, io quando si tratta di Medio Oriente ritengo USA e Israele una cosa sola, possono "litigare" sulle scelte da adottare, ma gli obiettivi sono sempre gli stessi, ovvero mantenere una supremazia israeliana rispetto ai vicini e garantire paesi confinanti non ostili. La chiave della "primavera araba" di Obama era molto semplice, ovvero che per combattere il terrorismo sarebbe stato meglio lasciare "semaforo verde" ai partiti islamici e permettere il loro arrivo al potere, in altre parole l'idea di base era che i Fratelli Musulmani al potere sarebbero dovuti scendere a compromessi e affrontare la politica internazionale, abbandonando il classico linguaggio da slogan degli oppositori, ma con loro al potere sarebbe stata "assorbita" una certa quota di quella rabbia popolare che poi è il carburante principale dei movimenti estremisti. Evidentemente le cose non sono andate come speravano e non ci è voluto molto a rimettere il vecchio regime al suo posto. I paesi arabi lontani (vedi Tunisia o anche Libia) sono un discorso a parte, io mi riferisco esclusivamente all'area intorno a Israele.

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Verrebbe da dire: c’era una volta Trump.

 

 

 

Quanto avvenuto la notte scorsa in Siria segna un cambiamento radicale nello spirito e nelle intenzioni di Trump. Cinque mesi di campagna martellante contro il presidente eletto evidentemente hanno prodotto gli effetti auspicati.

 

E non mi riferisco solo alle manifestazioni di piazza, all’opposizione isterica della stampa, alle sentenze dei giudici (a proposito: ricordate l’articolo di Kupchan?? Era profetico).

 

Trump non è stato capace di resistere al boicottaggio che proveniva dall’interno delle istituzioni e dall’apparato dell’intelligence e della difesa.

E chissà a quali altre pressioni e minacce è stato sottoposto. Si è lasciato avvinghiare, inghiottire da quel mondo che prometteva di combattere. Tutto in appena due mesi e mezzo dal giorno del suo insediamento.

.... ecc. , ecc....

Flynn era la mente della nuova politica estera e di sicurezza dell’Amministrazione Trump. Un’Amministrazione che si è via via riempita di ministri, consiglieri ed esperti appartenenti alla vecchia guardia.

All’inizio quelle nomine, poco coerenti, parevano una concessione obbligata al Partito repubblicano che controlla il Congresso, nella supposizione che le redini sarebbero rimaste nelle sue mani.

Ma si è rivelata una falsa speranza.

E quando, l’altro ieri, l’altro suo più fedele collaboratore, lo stratega politico Bannon è stato estromesso dal Consiglio di sicurezza nazionale,

l’accerchiamento si è concluso.

 

Il segretario di Stato Tillerson si è rapidamente allineato sull’establishment e ora a guidare la politica estera e di difesa, a consigliare il presidente sono gli esperti della Washington di sempre.

 

E si vede:

la distensione con il Cremlino appare sempre più lontana;

anzi proprio i ministri della nuova amministrazione alimentano la retorica antirussa con le stesse argomentazioni e lo stesso tono di Obama.

 

Il Trump di qualche mese fa ... avrebbe preteso la verità sull’uso del gas in Siria, quello di oggi, invece, ha proclamato – senza ombra di dubbio – che molte linee rosse sono state superate. Proprio come Obama nel 2013. Peccato che allora, in seguito, si scoprì che a usare il Sarin erano stati i “ribelli” moderati per far cadere la colpa su Assad e provocare l’intervento della Nato. Sarin la cui consegna sarebbe stata autorizzata da Hillary Clinton.

 

Ed è molto verosimile che anche la strage dell’altro giorno sia stata provocata dai “ribelli” per fornire agli Stati Uniti un pretesto per intervenire.

 

 

Solo che nel 2013 Obama si fermò all’ultimo minuto, il Trump di oggi no. Ha fatto tutto in fretta, senza riscontri oggettivi sulle responsabilità di Assad, evidentemente mal consigliato.

O consigliato benissimo, dipende dai punti di vista.

Intanto l’Isis e i fondamentalisti islamici che combattono Assad ringraziano: la distruzione della base siriana avrà un solo effetto concreto, quello di indebolire l’esercito siriano e dunque di rimettere in discussione una vittoria che sembra certa.

 

E’ così che si combatte lo Stato Islamico? Non ci prendano in giro: così lo si favorisce,perché l’obiettivo di Washington è il cambio di regime a Damasco anche a costo di vedere un trionfare il peggior integralismo islamico.

 

Non è un caso che a salutare l’interventismo della Casa Bianca siano stati proprio Hillary Clinton e John McCain.

 

L’impressione è che l’agenda Trump sia già stata sconfessata a beneficio di quella irresponsabile e interventista, portata avanti negli ultimi 15 anni dai neoconservatori.

Significa che Trump è stato “normalizzato”. E per la pace nel mondo è una pessima notizia.

 

Resta una sola flebile speranza: che si tratti di un riposizionamento transitorio e non di una resa. Che l’uomo sia capace di riscattarsi. Ma probabilmente, a questo punto, più che una speranza è un’illusione.

 

 

..................................... .bravo.iocero.quotone

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l'inesistenza della UE non la scopriamo oggi. Ma di sicuro non migliorerebbe se ci fossero 25 paesi ognuno per conto suo, ciascuno di peso specifico pari a zero.

Almeno, con una parvenza di unione, si può provare a sfruttare la massa, non fosse altro per questioni di immagine, cercando quanto meno di limitare certe fughe in avanti.

Guarda, che la NATO è uno scudo per l'Europa, MA anche un vincolo per gli Usa. O pensi forse che se non ci fosse l'Alleanza, gli Usa inaugurerebbero un'era di isolamento e fratellanza universale? Al contrario, si sentirebbe più liberi di agire come gli pare, perché non avrebbero più alcun vincolo nei confronti di nessuno.

 

Nell'architettura euroatlantica, gli Usa fanno la parte del poliziotto cattivo e gli europei di quello buono, ma sono ambedue indispensabili per l'equilibrio globale.

Lo sai cosa disse, nei lontani anni 50, il primo segretario della Nato, Lord Ismay, su quale fosse il vero scopo dell'Alleanza Atlantica? Che serviva a tenere "gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto..." ( .ehm)

 

E per ciascuna di queste tre condizioni c'erano e ci sono stravalide ragioni, compresa quella di tenere gli americani "dentro"... .ghgh

 

Ma io non ho mai detto niente contro la Nato, certo mi piacerebbe venisse sostituita da un esercito europeo in modo da essere meno succubi degli interessi Usa ma dal momento che un'Europa dei popoli non esiste e dubito esistera' mai ci teniamo la Nato. Ma la Nato non ha nulla a che vedere con quello che e' successo ieri. Mi auguro sia come dici tu, una semplice esibizione muscolare in vista dei negoziati di Mosca della prossima settimana e che non sia seguita da altre aggressioni come Erdogan, Killary, Mc Cain, ecc ecc vorrebbero.

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