Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

Mormegil

Guerra di Siria e situazione mediorientale: news e commenti

Post in rilievo

23 ore fa, JuventusOnly ha scritto:

Intanto in Giordania dopo 5 giorni di proteste (senza problemi a dire il vero) il Re ha deciso di mandare a casa l'attuale primo ministro, Hani Al Mulqi, dando l'incarico per il nuovo governo a Omar Al Razzaz, attuale ministro dell'istruzione.

Al Razzaz è sicuramente tra i politici più stimati e apprezzati del paese, Ph.D in pianificazione ed economia ad Harvard ed ex professore del MIT, a differenza di tanti altri non ha la fama di essere un ladrone. 

A innescare le proteste erano stati gli ordini professionali e le associazioni studentesche, dopo l'ennesimo rialzo nel costo di carburanti ed elettricità e dopo la riforma fiscale (a quanto pare richieste dal FMI) che ha ampliato notevolmente la platea di chi dovrà pagare le tasse sul reddito (con la vecchia legge la "no tax area" era di 24.000 dinari per le famiglie, circa 28.000 €, praticamente ci rientravano al massimo 2 giordani su 10, mentre con la nuova legge si abbassa a 16.000 dinari, circa 19.000 € e quindi vai a toccare buona parte della classe media). 

Bisognerà vedere ora se questo cambiamento (e non credo che vorranno ritirare la riforma fiscale) calmerà i giovani manifestanti o no, visto che dall'inizio manifestano in generale contro le politiche economiche "dettate da FMI e Banca Mondiale" e non contro questo o quel ministro. Al Razzaz, tra le altre cose, ha lavorato anche per la Banca Mondiale! 

non sono mica fessi come noi li in Giordania a quanto pare.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
6 ore fa, Granpasso ha scritto:

Mi hai anticipato perché leggevo proprio ieri sul giornale delle proteste in Giordania e volevo sentire da te cosa stava succedendo. 

La protesta credo che andrà avanti, ormai è diventato una specie di ritrovo simbolico davanti alla sede del governo. Comunque va detto che il palazzo (il Re) ne esce rinforzato, mandando a casa il premier e dando chiari ordini alla polizia di stare calma (sostanzialmente non è successo nulla di rilevante, giusto qualche spintone ma nessuna carica seria) è passato come quello dalla parte dei giovani. Inoltre tutti gli slogan scanditi sono stati contro il governo ma a favore del Re. L'idea generale in Giordania è che ad essere marcio non sia tanto il palazzo quanto tutti quelli che lo circondano, ministri, deputati, ecc, che si dividono la torta con sprechi a non finire (inutile dire che anche lì temi come auto blu e vitalizi sono sulla bocca di tutti).

Certo il paese si trova ad affrontare problemi giganteschi che non dipendono da lui (e basta vedere la cartina geografica) e inoltre ha problemi strutturali importanti, con un settore pubblico che prosciuga le casse dello stato, con una marea di baby pensionati, ecc, insomma i soliti problemi della politica "alla DC" che tanti regimi hanno sempre usato per tenersi buono il popolo. Il FMI chiaramente prima di dare ulteriore credito chiede riforme importanti (anche perché il debito sul PIL è passato dal 60% al 95% in 10 anni), il problema è che tutte queste riforme sono avvenute in un arco temporale troppo breve, la benzina (che era sostenuta dal governo) è triplicata in pochi anni, il pane raddoppiato, l'energia elettrica pure, le tasse sono aumentate, quindi è chiaro che il limite di sopportazione popolare è stato superato. In tutto ciò si aggiunge il fatto che la crisi siriana, con 1.4 milioni di siriani giunti nel paese, pesa tantissimo sulle finanze del paese in modo indiretto (vedi pressione su scuole, ospedali, ecc). Poi pare (ma sono voci) che Arabia ed Emirati abbiano "congelato" molti aiuti per mettere pressione al Re sulla questione di Gerusalemme e per il suo recente riavvicinamento a Erdogan. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Visto che il topic è finito nel dimenticatoio cerco di riassumere un po' quelle che sono le tematiche più calde ultimamente.

 

Sulla Siria direi che le cose stanno andando definitivamente verso la vittoria del regime, chiaramente chi vince scrive la Storia e quindi questi 7 anni sui libri probabilmente diventeranno la "guerra civile siriana" in cui il regime "buono" batte i "ribelli cattivi" e fine della storia, un po' stile Algeria anni 90. 

Damasco e Amman stanno trattando in queste settimane la riapertura del valico di confine di Nassib, non si sa ancora quali sono i nodi da sciogliere ma ormai è solo questione di quando e non di se.

 

Altro tema caldo in queste settimane è quello dell'UNRWA (agenzia delle nazioni unite per i rifugiati palestinesi), gli USA su decisione di Trump hanno tagliato i fondi (circa 400 milioni di dollari l'anno) , sauditi e altri hanno anche loro diminuito notevolmente i contributi e ora l'agenzia è al collasso, ricordiamo che l'agenzia si occupa di istruzione e sanità per i rifugiati palestinesi nella regione, nella sola Giordania circa 2 milioni di rifugiati palestinesi beneficiano dei servizi dell'agenzia. Inutile dire che se l'agenzia dovesse collassare per la Giordania e il Libano (per non parlare di Gaza) sarebbe un bel dramma, a maggior ragione considerando che sono due paesi estremamente provati dall'arrivo di milioni di siriani in questi anni. Re Abdallah di Giordania sta lavorando per evitare la catastrofe e pare sia riuscito a raccogliere fondi da alcuni paesi ma non sufficienti a coprire le perdite. 

 

Sulle prime pagine in questi giorni invece abbiamo la vicenda della sparizione/uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi

Khashoggi, uno dei più noti giornalisti sauditi (ultimamente collaborava anche con il Washington Post) da un anno aveva lasciato l'Arabia e si era trasferito in Turchia, ufficialmente senza un motivo particolare ma i ben informati parlano di un Khashoggi minacciato dopo diversi articoli critici verso il regime (e Mohammed Bin Salman in particolare), una volta in Turchia Khashoggi ha iniziato a scrivere articoli sempre più duri verso la politica saudita e la guerra in Yemen in particolare.

I sauditi filo-governativi parlano di un Khashoggi "membro dei Fratelli Musulmani" e quindi sarebbe scappato per evitare guai considerando che l'Arabia sta perseguitando i membri della Fratellanza nel regno visto che ora considera l'organizzazione un gruppo terroristico. Francamente non so quanto ci possa essere del vero viste le posizioni storiche piuttosto "liberali" di Khashoggi, uno che è sempre stato critico verso le restrizioni religiose in Arabia.

Arriviamo al dunque. Il 2 Ottobre Khashoggi entra nel consolato saudita a Istanbul per ritirare dei documenti che aveva richiesto per sposarsi con la sua compagna turca. Da quel giorno di Khashoggi non si hanno tracce, sparito. Fonti turche (e il NY Times) parlano di Khashoggi torturato e ucciso dentro il consolato da uno "squadrone della morte" saudita di 15 uomini arrivati e ripartiti il giorno stesso con 2 voli privati da Riyadh e che il cadavere (o meglio i pezzi tagliati con una motosega) sarebbero stati trasportati in Arabia, ovviamente l'Arabia nega tutto e parla di un Khashoggi che "ha espletato le pratiche e ha lasciato regolarmente il consolato". I simpatizzanti di Bin Salman in Arabia accusano Qatar e Turchia, affermando che Khashoggi sarebbe stato ucciso dai servizi turchi per gettare fango sul regime saudita. Insomma, una spy story a tutti gli effetti che potrebbe avere conseguenze pesanti sulle relazioni tra Turchia e Arabia. 

Qui un pezzo in italiano sulla vicenda con più dettagli sulla giornata della sparizione/uccisione. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 10/10/2018 Alle 17:13, JuventusOnly ha scritto:

Visto che il topic è finito nel dimenticatoio cerco di riassumere un po' quelle che sono le tematiche più calde ultimamente.

 

Sulla Siria direi che le cose stanno andando definitivamente verso la vittoria del regime, chiaramente chi vince scrive la Storia e quindi questi 7 anni sui libri probabilmente diventeranno la "guerra civile siriana" in cui il regime "buono" batte i "ribelli cattivi" e fine della storia, un po' stile Algeria anni 90.  

Damasco e Amman stanno trattando in queste settimane la riapertura del valico di confine di Nassib, non si sa ancora quali sono i nodi da sciogliere ma ormai è solo questione di quando e non di se.

 

Altro tema caldo in queste settimane è quello dell'UNRWA (agenzia delle nazioni unite per i rifugiati palestinesi), gli USA su decisione di Trump hanno tagliato i fondi (circa 400 milioni di dollari l'anno) , sauditi e altri hanno anche loro diminuito notevolmente i contributi e ora l'agenzia è al collasso, ricordiamo che l'agenzia si occupa di istruzione e sanità per i rifugiati palestinesi nella regione, nella sola Giordania circa 2 milioni di rifugiati palestinesi beneficiano dei servizi dell'agenzia. Inutile dire che se l'agenzia dovesse collassare per la Giordania e il Libano (per non parlare di Gaza) sarebbe un bel dramma, a maggior ragione considerando che sono due paesi estremamente provati dall'arrivo di milioni di siriani in questi anni. Re Abdallah di Giordania sta lavorando per evitare la catastrofe e pare sia riuscito a raccogliere fondi da alcuni paesi ma non sufficienti a coprire le perdite.  

  

Sulle prime pagine in questi giorni invece abbiamo la vicenda della sparizione/uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi

Khashoggi, uno dei più noti giornalisti sauditi (ultimamente collaborava anche con il Washington Post) da un anno aveva lasciato l'Arabia e si era trasferito in Turchia, ufficialmente senza un motivo particolare ma i ben informati parlano di un Khashoggi minacciato dopo diversi articoli critici verso il regime (e Mohammed Bin Salman in particolare), una volta in Turchia Khashoggi ha iniziato a scrivere articoli sempre più duri verso la politica saudita e la guerra in Yemen in particolare. 

I sauditi filo-governativi parlano di un Khashoggi "membro dei Fratelli Musulmani" e quindi sarebbe scappato per evitare guai considerando che l'Arabia sta perseguitando i membri della Fratellanza nel regno visto che ora considera l'organizzazione un gruppo terroristico. Francamente non so quanto ci possa essere del vero viste le posizioni storiche piuttosto "liberali" di Khashoggi, uno che è sempre stato critico verso le restrizioni religiose in Arabia.

Arriviamo al dunque. Il 2 Ottobre Khashoggi entra nel consolato saudita a Istanbul per ritirare dei documenti che aveva richiesto per sposarsi con la sua compagna turca. Da quel giorno di Khashoggi non si hanno tracce, sparito. Fonti turche (e il NY Times) parlano di Khashoggi torturato e ucciso dentro il consolato da uno "squadrone della morte" saudita di 15 uomini arrivati e ripartiti il giorno stesso con 2 voli privati da Riyadh e che il cadavere (o meglio i pezzi tagliati con una motosega) sarebbero stati trasportati in Arabia, ovviamente l'Arabia nega tutto e parla di un Khashoggi che "ha espletato le pratiche e ha lasciato regolarmente il consolato". I simpatizzanti di Bin Salman in Arabia accusano Qatar e Turchia, affermando che Khashoggi sarebbe stato ucciso dai servizi turchi per gettare fango sul regime saudita. Insomma, una spy story a tutti gli effetti che potrebbe avere conseguenze pesanti sulle relazioni tra Turchia e Arabia.  

Qui un pezzo in italiano sulla vicenda con più dettagli sulla giornata della sparizione/uccisione. 

questa storia di questo giornalista sparito dopo essere entrato nell'ambasciata saudita puzza da qui fino a damasco..... altro che "ha lasciato regolarmente il consolato"..... penso che i Sauditi ormai sappiano che sta storia non la beve nessuno, è tra turchi, qatarioti, americani e quant'altro vedo solo gente con gli occhi ben aperti altro che chiusi.

 

Oddio, i turchi che fanno la morale ai sauditi sui giornalisti che fanno sparire perchè contro un regime....loro proprio dovrebbero star zitti, essendo i primi a far "sparire" i giornalisti a loro ostili.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Per i razzisti israeliani, gli ebrei etiopi stanno “rovinando il sogno sionista”

All’inizio di quest’anno, in rappresentanza di 8.000 Ebrei in Etiopia, attivisti hanno minacciato di organizzare uno sciopero della fame di massa se il governo israeliano avesse continuato a bloccare l’arrivo degli Ebrei etiopi che volevano riunirsi ai parenti da cui erano stati separati durante le due ondate migratorie di massa del 1984 e 1991.

“In nessun’altra comunità si può trovare che il genitore è qui e i bambini no, o che i bambini sono qui e i genitori no, costretti a restare separati”, ha detto Avraham Neguise, presidente della Commissione per l’Assimilazione e la Diaspora del parlamento israeliano.

Questo mese, il governo ha annunciato di aver acconsentito ad assorbire solo 1.000 dei rimanenti 8.000 Ebrei etiopi che cercano di fuggire dalle persecuzioni nel loro Paese d’origine e di riunirsi con i loro nonni, genitori, figli e famiglie allargate che vivono nell’auto-proclamato stato ebraico di Israele.

Alisa Bodner, portavoce della comunità etiopica israeliana, ha definito la decisione di Netanyahu “un’incredibile delusione”, ma è molto più di questo: è sfacciato razzismo e discriminazione.

Con la “Legge del ritorno” – approvata dalla Knesset nel 1950 – a ogni Ebreo nel mondo viene garantito il diritto di stabilirsi in Israele. Con una notevole eccezione: gli Ebrei etiopi.

Secondo una severa legge religiosa, Israele non considera gli Ebrei etiopi come Ebrei, il che significa che la loro immigrazione richiede una speciale approvazione.

“È solo la comunità ebraica etiope, non gli Americani, non i Russi, non gli Europei. Se non si tratta di discriminazione, come si chiama?” chiede Neguise.

 Israele non considera gli Ebrei etiopi come Ebrei, il che significa che la loro immigrazione richiede una speciale approvazione.

Mentre durante la metà degli anni ’80 Israele ha concesso la cittadinanza a circa 125.000 Ebrei etiopi, oggi la sua posizione politica è molto diversa. Allora l’obiettivo era di incrementare la scala demografica in favore degli immigrati ebrei di tutte le razze e nazionalità, come mezzo per superare la popolazione palestinese, in modo che lo Stato potesse vantare il suo carattere ebraico.

Oggi invece politici e opinionisti israeliani diffondono la paura di una “minaccia africana”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha a lungo insultato i richiedenti asilo africani definendoli “infiltrati” e una “concreta minaccia per il carattere ebraico e democratico del Paese”, una posizione ripresa da quasi tutte le componenti della società civile e politica israeliana, con politici ed esperti di entrambi gli schieramenti che promettevano di salvare Israele dalla “minaccia africana”.

L’attuale governo e i suoi sostenitori sono ossessionati dall’accelerare il progetto in corso da 70 anni per trasformare il Paese in un’isola fortificata, con l’obiettivo di negare l’ingresso sotto ogni possibile forma a coloro che fuggono da persecuzioni e disperazione dai vicini Stati arabi e dal continente africano.

“La migrazione dall’Africa, dall’Autorità palestinese e dagli Stati arabi sta per condannarci a morte”, ha avvertito Ilan Tsion, un lobbista che rappresenta un gruppo politico di destra chiamato “Fence for Life”, con stretti legami con il governo di Netanyahu. “Ogni persona che aiuta gli stranieri entrati nel Paese sta tagliando il ramo di un albero su cui siamo seduti e sta minacciando la vita di ognuno di noi”.

Le idee etno-suprematiste di Tsion sono diventate una posizione condivisa nell’odierno Israele, mentre l’espropriazione e l’espulsione hanno funzionato a lungo come i motori gemelli del progetto per creare uno Stato ebraico unico, che considera i non ebrei come una “minaccia demografica”.

Questo progetto non mira soltanto a creare uno Stato esclusivamente ebraico, ma piuttosto, o più esattamente, a creare e mantenere uno Stato solo per gli Ebrei bianchi, un obiettivo riconoscibile nel modo in cui sono stati trattati gli Ebrei provenienti dall’Africa.

In effetti, Israele sta affannosamente cercando di capire come risolvere il dilemma autoindotto di come trattare gli Ebrei neri.

Israele è uno Stato di coloni bianchi fondato sull’idea di essere una patria per il popolo ebraico, ma mentre ha cambiato le sue leggi sull’immigrazione per favorire gli Ebrei bianchi provenienti dalla Russia, ha approvato leggi per ostacolare quelli provenienti dall’Etiopia.

Così, il destino degli Ebrei etiopi che si sono fatti strada con successo in Israele durante le due ondate migratorie, è stata una vita di scandaloso razzismo e di discriminazioni sancite dalla legge.

Le donne etiopi sono state costrette a iniettarsi anticoncezionali di lunga durata che, così com’era stato previsto, hanno causato un crollo del tasso di natalità all’interno della comunità; il sangue donato dagli Etiopi è stato segretamente distrutto dal governo per il timore  razzista che gli  Africani fossero  “portatori di malattie”, mentre le brutali pratiche della polizia li hanno ingiustamente presi di mira.

“Disorienta in modo terribile, questa combinazione di essere sia neri che ebrei”, scrive Efrat Yerday, cittadino israeliano di origini etiopiche. “Disorienta  perché il razzismo basato sul colore della pelle non distingue tra cittadini e non cittadini, tra musulmani ed ebrei, e se Israele è istintivamente contrario ai neri, allora non c’è ragione per cui non lo sia anche contro di me”.

David Sheen, un giornalista ebreo canadese che ha ampiamente documentato le ingiustizie contro gli immigrati ebrei africani ed etiopi in Israele, osserva che l’odio per gli immigrati neri è così prevalente nella società israeliana oggi che agli asini etiopi viene riservato un trattamento migliore rispetto agli etiopi umani, con uno status d’immigrazione preferenziale dei primi rispetto ai secondi.

 Le opinioni etno-suprematiste di Tsion sono diventate una posizione  condivisa nell’odierno Israele.

Sheen afferma anche che Israele usa gli Ebrei etiopi come strumento di propaganda per nascondere il suo razzismo contro gli immigranti non bianchi vantandosi di essere un “salvatore” di Etiopi.

Se fossero necessarie ulteriori prove per dimostrare come Israele sia determinato a impedire l’ingresso dei migranti neri considerati coloro che rovinano il “sogno sionista” basta leggere l’affermazione dell’ex ministro degli Interni Eli Yishai, che ha affermato:

“I migranti [africani] si stanno moltiplicando a migliaia e il sogno sionista sta morendo”; o considerare  il recente  tentativo di corrompere i profughi africani con biglietti aerei e denaro in cambio della loro deportazione o l’espansione dei centri di detenzione dei migranti nel Negev, che attualmente ospitano a tempo indeterminato più di 8.000 richiedenti asilo africani.

Il rifiuto di Netanyahu di onorare la promessa del governo di ricongiungere  gli Ebrei rimasti in Etiopia con le loro famiglie in Israele, è solo un’altra pietra miliare del progetto coloniale israeliano per la costruzione di  uno Stato di soli coloni bianchi.

 

 

continua la deriva razzista di israele guidato da bibi

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
22 ore fa, Vonpalace ha scritto:

....

Balle.

E' solo un miscuglio di fake news, fatti distorti ed interpretazioni surrettizie e strumentali.

 

Una cosa sono i Beta Israel di origine ebraica (Falasha) i quali hanno diritto alla Legge sul Ritorno come qualsiasi altro ebreo del mondo.

 

Un'altra cosa sono i Beta Israel di origine non-ebraica (Falash Mura) che non hanno diritto alla Legge sul Ritorno ma necessitasno di permessi speciali per poter entrare in Israele, in quanto dal rabbinato sono considerati cristiani o comunque non-ebrei. (si tratta perlopiù di discendenti di Falasha ebraici convertiti al Cristianesimo dai missionari europei dall'800 in poi, tra cui anche i nostri cattolicissimi e fascistissimi al tempo dell'Impero AOI). Ragione per la quale i Falash Mura non ricadono sotto la Legge del Ritorno riservata ai soli ebrei,

 

Altra cosa ancora sono gli ordinari immigrati economici africani non-ebrei che non hanno alcun diritto ad entrare automaticamente in Israele esattamente come succede a chi tenta di entrare in Europa con i barconi. Non vedo per quale motivo se l'Europa punta a respingere gli immigrati economici non possa farlo anche Israele. O vogliamo forse dire che i respingimenti percepiti come buoni e giusti per gli uni (gli europei) siano sbagliati e condannabili per gli altri (gli israeliani) e viceversa?

 

L'articolo mescola strumentalmente e capziosamente tutte queste diverse categorie.

 

Il mese scorso Netanyahu ha concesso il permesso di ingresso a 1.000 dei circa 8.000 Falash Mura etiopi riconosciuti come tali. Quindi che sia negato loro l'ingresso è semplicemente falso: è solo negato loro l'ingresso automatico garantito dalla Legge sul Ritorno, ma come è logico che sia scelte politiche, umanitaristiche e di opportunità (diversi Falash Mura etiopi hanno parenti Falasha in Israele) possono portare a  provvedimenti ad hoc da parte del governo, come in questo caso.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2018/09/17/israele-si-ad-arrivo-1000-falashmura_c92cd227-87f6-43cd-9127-1fbda0256e5b.html

 

Quanto alla questione dei contraccettivi, è oramai storia vecchia risalente a diversi anni or sono a cui il ministero della sanità israeliano ha da tempo posto rimedio proibendo di rinnovare la somministrazione del farmaco in questione nel caso vi fosse il dubbio che le pazienti non  avessero piena comprensione delle conseguenze del trattamento.  Il quale farmaco, comunque, non sterilizzava permanentemente ma solo per tre mesi o comunque fintanto che veniva assunto: dopodichè, una volta entrati in Israele, la somministrazione del Depo-Provera è stata effettuata solo a quelle donne Falasha che ne avessero fatta richiesta alle autorità sanitarie israeliane.

Quindi che la natalità dei Falasha sia scesa per quella ragione è interpretazione capziosa; è verosimile invece che sia stata causata da altre ragioni: prima fra tutte il fatto che le donne Falasha una volta entrate in Israele abbiano abbandonato le figliolanze ipermultiple tipiche delle aree più arretrate del mondo in favore di un modello diverso e più vicino agli standard delle aree più evolute.

Più falsa ancora la "notizia" che le donne Falasha siano state sottoposte a regime di sterilizzazione forzata, visto che non si è trattata di sterilizzazione ma di contraccezione temporanea effettuata nei campi di transito prima della partenza per Israele.

 

https://www.forbes.com/sites/eliseknutsen/2013/01/28/israel-foribly-injected-african-immigrant-women-with-birth-control/#1dd69e8267b8

 

Che poi ci possano essere stati casi di intolleranza etnica da parte di Askenaziti bianchi verso Falasha neri è più che possibile se non addiritttura probabile: allo stesso modo in cui vi sono intolleranze quotidiane in praticamernte ogni paese del mondo, Italia compresa, tra bianchi e neri, tra arabi e neri, tra yankee e chicani, tra settentrionali e meridionali ecc ecc, e non vedo quindi perchè Israele debba fare eccezione.

Oltretutto, la forte immigrazione in Israele dai territori dell'ex-Unione Sovietica e Russia ha portato all'inserimento di persone che, per una serie di ragioni, recava con sè un bagaglio di intolleranze  che 80 anni di comunismo non solo non aveva cancellato ma addirittura enfatizzato, alimentando la (presunta) superiorità delle etnie slave e bianche dell'URSS nei confronti di quelle non-slave (caucasiche ed asiatiche in particolare): tutta gente che poi, emigrando in Israele ha inevitabilmente portato con sè un modus pensandi ovviamente difficile da cancellare.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, sol invictus ha scritto:

Balle.

E' solo un miscuglio di fake news, fatti distorti ed interpretazioni surrettizie e strumentali.

 

Una cosa sono i Beta Israel di origine ebraica (Falasha) i quali hanno diritto alla Legge sul Ritorno come qualsiasi altro ebreo del mondo.

 

Un'altra cosa sono i Beta Israel di origine non-ebraica (Falash Mura) che non hanno diritto alla Legge sul Ritorno ma necessitasno di permessi speciali per poter entrare in Israele, in quanto dal rabbinato sono considerati cristiani o comunque non-ebrei. (si tratta perlopiù di discendenti di Falasha ebraici convertiti al Cristianesimo dai missionari europei dall'800 in poi, tra cui anche i nostri cattolicissimi e fascistissimi al tempo dell'Impero AOI). Ragione per la quale i Falash Mura non ricadono sotto la Legge del Ritorno riservata ai soli ebrei,

 

Altra cosa ancora sono gli ordinari immigrati economici africani non-ebrei che non hanno alcun diritto ad entrare automaticamente in Israele esattamente come succede a chi tenta di entrare in Europa con i barconi. Non vedo per quale motivo se l'Europa punta a respingere gli immigrati economici non possa farlo anche Israele. O vogliamo forse dire che i respingimenti percepiti come buoni e giusti per gli uni (gli europei) siano sbagliati e condannabili per gli altri (gli israeliani) e viceversa?

 

L'articolo mescola strumentalmente e capziosamente tutte queste diverse categorie.

 

Il mese scorso Netanyahu ha concesso il permesso di ingresso a 1.000 dei circa 8.000 Falash Mura etiopi riconosciuti come tali. Quindi che sia negato loro l'ingresso è semplicemente falso: è solo negato loro l'ingresso automatico garantito dalla Legge sul Ritorno, ma come è logico che sia scelte politiche, umanitaristiche e di opportunità (diversi Falash Mura etiopi hanno parenti Falasha in Israele) possono portare a  provvedimenti ad hoc da parte del governo, come in questo caso.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2018/09/17/israele-si-ad-arrivo-1000-falashmura_c92cd227-87f6-43cd-9127-1fbda0256e5b.html

 

Quanto alla questione dei contraccettivi, è oramai storia vecchia risalente a diversi anni or sono a cui il ministero della sanità israeliano ha da tempo posto rimedio proibendo di rinnovare la somministrazione del farmaco in questione nel caso vi fosse il dubbio che le pazienti non  avessero piena comprensione delle conseguenze del trattamento.  Il quale farmaco, comunque, non sterilizzava permanentemente ma solo per tre mesi o comunque fintanto che veniva assunto: dopodichè, una volta entrati in Israele, la somministrazione del Depo-Provera è stata effettuata solo a quelle donne Falasha che ne avessero fatta richiesta alle autorità sanitarie israeliane.

Quindi che la natalità dei Falasha sia scesa per quella ragione è interpretazione capziosa; è verosimile invece che sia stata causata da altre ragioni: prima fra tutte il fatto che le donne Falasha una volta entrate in Israele abbiano abbandonato le figliolanze ipermultiple tipiche delle aree più arretrate del mondo in favore di un modello diverso e più vicino agli standard delle aree più evolute.

Più falsa ancora la "notizia" che le donne Falasha siano state sottoposte a regime di sterilizzazione forzata, visto che non si è trattata di sterilizzazione ma di contraccezione temporanea effettuata nei campi di transito prima della partenza per Israele.

 

https://www.forbes.com/sites/eliseknutsen/2013/01/28/israel-foribly-injected-african-immigrant-women-with-birth-control/#1dd69e8267b8

 

Che poi ci possano essere stati casi di intolleranza etnica da parte di Askenaziti bianchi verso Falasha neri è più che possibile se non addiritttura probabile: allo stesso modo in cui vi sono intolleranze quotidiane in praticamernte ogni paese del mondo, Italia compresa, tra bianchi e neri, tra arabi e neri, tra yankee e chicani, tra settentrionali e meridionali ecc ecc, e non vedo quindi perchè Israele debba fare eccezione.

Oltretutto, la forte immigrazione in Israele dai territori dell'ex-Unione Sovietica e Russia ha portato all'inserimento di persone che, per una serie di ragioni, recava con sè un bagaglio di intolleranze  che 80 anni di comunismo non solo non aveva cancellato ma addirittura enfatizzato, alimentando la (presunta) superiorità delle etnie slave e bianche dell'URSS nei confronti di quelle non-slave (caucasiche ed asiatiche in particolare): tutta gente che poi, emigrando in Israele ha inevitabilmente portato con sè un modus pensandi ovviamente difficile da cancellare.

Ottimo ed abbondante. Comunque a chi desidera approfondire segnalo il numero di Limes di ottobre presente in edicola:

 

Risultati immagini per limes copertina israele

 

 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Siria-mapa.jpg?resize=398%2C400&ssl=1

.uhm io , in verità , sono ancora pessimista sui tempi della fine delle ostilità .

Ci sono ancora delle zone dove avvengono scontri ( tanto per cambiare  , a rimetterci sono soprattutto i civili )

A parte il problema del  confine Giordano ( come ha spiegato JuventusOnly) ,

c'è la zona nord-ovest di Idlib , la zona ad est del fiume Eufrate  ( specialmente le strade che dal confine dell'Iran portano a nord verso Deir El-Zor  e ad ovest verso Palmyra )  e   la zona di confine con Israele (Golan ) ;

insomma ce n'è  per molto tempo ancora ( forse un anno , più o meno ) .

Dipenderà molto dagli USA  & da Israele .  (Da notare che la presenza delle truppe USA in Siria è del tutto arbitraria non avendo nè una autorizzazione dal legittimo governo di Damasco nè tanto meno un mandato dell’ONU, ma tantè.... ) 

 

Ma non è questo il motivo del mio post . Ormai chi ha seguito un pò questa  discussione  , fino ad ora , si è già fatto un'idea di Chi sono i buoni & Chi sono i cattivi della situazione attuale della Siria ( & dei Siriani ) .

 

uum... Vorrei , perciò ,  far notare una riflessione/situazione in comune tra le ultime "rivoluzioni " contro i governi nel mondo medio-orientale ( per Chi non lo avesse già notato ) .

Fonte Wikipedia : IL Partito Baath  , di cui Bashar al Assad è il presidente ((   Partito Baʿth Arabo Socialista o più semplicemente Baʿth[1] (in arabo: بعث‎, ossia Risorgimento), è stato un partito politico panarabo ))

 

Il partito Baath , E' molto simile al  social nazionalismo di stampo francese presidenzialista/cancellierato (più o meno) ,

ovviamente pan-arabo e non pan-francese o pan-germanista , per dire , ( si ispira alle tradizioni arabe , ovviamente )

Il partito Baath è un partito nazionalista ma non fondamentalista (Wahabita , Sharia /Jihadista/Talebani /ecc.  ) , è tollerante nei confronti delle altre religioni (& del Cristianesimo ) .

Questi partiti ,  fino ad alcuni anni fa,  dirigevano buona parte del vicino-medio oriente .

Ad es. : non solo in Siria ma  anche in Iraq , con Saddam U. & Tariq Aziz (cristiano )  , e in Libia con Gheddafi , o in Egitto con Mubarak  , ecc. , c'era libertà di culto ( specialmente per i cristiani ) 

L'ISIS/Al-Quaeda , ecc.  ( stanno  per : gruppi vari fondamentalisti politico-religiosi ) che , in verità ,  di religioso non hanno nulla , hanno attaccato soprattutto quei paesi dove regnava il nazionalismo arabo (tollerante ) "Baath " ( con guerre civili e rivoluzioni) ;

infatti le prime vittime  di questi gruppi tipo ISIS  sono stati  :

 Saddam Hussein ; Gheddafi ; Ben Alì ; Mubarak ;  B.Al-Assad , cioè tutti esponenti di partiti tipo Baath  . 

Allora , come mai "l'ISIS" ha attaccato  proprio questi paesi che avevano dei governi tolleranti ?

Perchè questi gruppi pseudo-religiosi ( organizzati & finanziati dagli USA & Israele/giudaismo/sionismo  ... ma questa è un'altra storia ; ovviamente sto scrivendo gli Effetti e non  le cause  )  estremisti e  fondamentalisti non ammettono la tolleranza religiosa e  specialmente le ideologie dei partiti Baath o movimenti tipo baathisti .

I gruppi fondamentalisti tipo ISIS , Al-Quaeda , ecc. ,  odiano sia " i governi Baath " sia il mondo occidentale .

Per Loro , non è importante CHI vince , ma  il fatto di creare guerre , distruzione dell'economie, emigrazioni che costringono  milioni di musulmani disperati   a riversarsi  in Europa ( e che la "conquisteranno" ) sarà già una vittoria per Loro , e una sconfitta per la civiltà Cristiana . 

Quello in cui non è riuscito , in più di mille anni di storia  con le guerre ,   al potere islamico   riuscirà all'ISIS & Co. 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
8 ore fa, sol invictus ha scritto:

Balle.

E' solo un miscuglio di fake news, fatti distorti ed interpretazioni surrettizie e strumentali.

 

Una cosa sono i Beta Israel di origine ebraica (Falasha) i quali hanno diritto alla Legge sul Ritorno come qualsiasi altro ebreo del mondo.

 

Un'altra cosa sono i Beta Israel di origine non-ebraica (Falash Mura) che non hanno diritto alla Legge sul Ritorno ma necessitasno di permessi speciali per poter entrare in Israele, in quanto dal rabbinato sono considerati cristiani o comunque non-ebrei. (si tratta perlopiù di discendenti di Falasha ebraici convertiti al Cristianesimo dai missionari europei dall'800 in poi, tra cui anche i nostri cattolicissimi e fascistissimi al tempo dell'Impero AOI). Ragione per la quale i Falash Mura non ricadono sotto la Legge del Ritorno riservata ai soli ebrei,

 

Altra cosa ancora sono gli ordinari immigrati economici africani non-ebrei che non hanno alcun diritto ad entrare automaticamente in Israele esattamente come succede a chi tenta di entrare in Europa con i barconi. Non vedo per quale motivo se l'Europa punta a respingere gli immigrati economici non possa farlo anche Israele. O vogliamo forse dire che i respingimenti percepiti come buoni e giusti per gli uni (gli europei) siano sbagliati e condannabili per gli altri (gli israeliani) e viceversa?

 

L'articolo mescola strumentalmente e capziosamente tutte queste diverse categorie.

 

Il mese scorso Netanyahu ha concesso il permesso di ingresso a 1.000 dei circa 8.000 Falash Mura etiopi riconosciuti come tali. Quindi che sia negato loro l'ingresso è semplicemente falso: è solo negato loro l'ingresso automatico garantito dalla Legge sul Ritorno, ma come è logico che sia scelte politiche, umanitaristiche e di opportunità (diversi Falash Mura etiopi hanno parenti Falasha in Israele) possono portare a  provvedimenti ad hoc da parte del governo, come in questo caso.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2018/09/17/israele-si-ad-arrivo-1000-falashmura_c92cd227-87f6-43cd-9127-1fbda0256e5b.html

 

Quanto alla questione dei contraccettivi, è oramai storia vecchia risalente a diversi anni or sono a cui il ministero della sanità israeliano ha da tempo posto rimedio proibendo di rinnovare la somministrazione del farmaco in questione nel caso vi fosse il dubbio che le pazienti non  avessero piena comprensione delle conseguenze del trattamento.  Il quale farmaco, comunque, non sterilizzava permanentemente ma solo per tre mesi o comunque fintanto che veniva assunto: dopodichè, una volta entrati in Israele, la somministrazione del Depo-Provera è stata effettuata solo a quelle donne Falasha che ne avessero fatta richiesta alle autorità sanitarie israeliane.

Quindi che la natalità dei Falasha sia scesa per quella ragione è interpretazione capziosa; è verosimile invece che sia stata causata da altre ragioni: prima fra tutte il fatto che le donne Falasha una volta entrate in Israele abbiano abbandonato le figliolanze ipermultiple tipiche delle aree più arretrate del mondo in favore di un modello diverso e più vicino agli standard delle aree più evolute.

Più falsa ancora la "notizia" che le donne Falasha siano state sottoposte a regime di sterilizzazione forzata, visto che non si è trattata di sterilizzazione ma di contraccezione temporanea effettuata nei campi di transito prima della partenza per Israele.

 

https://www.forbes.com/sites/eliseknutsen/2013/01/28/israel-foribly-injected-african-immigrant-women-with-birth-control/#1dd69e8267b8

 

Che poi ci possano essere stati casi di intolleranza etnica da parte di Askenaziti bianchi verso Falasha neri è più che possibile se non addiritttura probabile: allo stesso modo in cui vi sono intolleranze quotidiane in praticamernte ogni paese del mondo, Italia compresa, tra bianchi e neri, tra arabi e neri, tra yankee e chicani, tra settentrionali e meridionali ecc ecc, e non vedo quindi perchè Israele debba fare eccezione.

Oltretutto, la forte immigrazione in Israele dai territori dell'ex-Unione Sovietica e Russia ha portato all'inserimento di persone che, per una serie di ragioni, recava con sè un bagaglio di intolleranze  che 80 anni di comunismo non solo non aveva cancellato ma addirittura enfatizzato, alimentando la (presunta) superiorità delle etnie slave e bianche dell'URSS nei confronti di quelle non-slave (caucasiche ed asiatiche in particolare): tutta gente che poi, emigrando in Israele ha inevitabilmente portato con sè un modus pensandi ovviamente difficile da cancellare.

praticamente hai confermato le notizie dell'articolo

cercando giustificare/minimizzare le azioni di israele 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, Vonpalace ha scritto:

praticamente hai confermato le notizie dell'articolo

cercando giustificare/minimizzare le azioni di israele 

E direi proprio di no. E non ci vuole un genio per capirlo.

Non c'è nessun bisogno che io giustifichi nulla perchè non c'è nulla che deve essere giustificato.

Ho solo riportato certi fatti nella loro corretta dimensione al netto delle distorsioni strumentali e del palese taglio ideologico di cui quella specie di articolo trasuda e di cui peraltro avresti dovuto specificare la fonte, come da loro espressamente richiesto... .ehm

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Israele ha approvato l’allargamento di un suo insediamento a Hebron, in Cisgiordania

Il governo israeliano ha approvato domenica un finanziamento di 22 milioni dishekel – 5,2 milioni di euro – per l’espansione dell’insediamento israeliano a Hebron, una delle principali città della Cisgiordania, dove vivono per lo più palestinesi. La parte nuova includerà 31 unità abitative, scuole e aree pubbliche: saranno le prime costruzioni realizzate nell’insediamento israeliano a Hebron negli ultimi dieci anni. I soldi per finanziare il progetto, ha spiegato il governo israeliano, arriveranno dai diversi ministeri, soprattutto da quello della Difesa. Buona parte della comunità internazionale considera illegali gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, e quasi certamente condannerà la decisione del governo.

 

tanto per allentare la tensione

 

israele è uno dei pochi paesi dove le abitazioni civili vengono finanziate dalministero della difesa

sempre se di costruzioni civili si può parlare o forse sono avanposti militari 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
54 minuti fa, sol invictus ha scritto:

E direi proprio di no. E non ci vuole un genio per capirlo.

Non c'è nessun bisogno che io giustifichi nulla perchè non c'è nulla che deve essere giustificato.

Ho solo riportato certi fatti nella loro corretta dimensione al netto delle distorsioni strumentali e del palese taglio ideologico di cui quella specie di articolo trasuda e di cui peraltro avresti dovuto specificare la fonte, come da loro espressamente richiesto... .ehm

sono d'accordo effettivamente dire che gli israeliani di provenienza slava exsovietica sono razzisti(parole tue) non è giustificare ma darela corretta dimensione

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
3 minuti fa, Vonpalace ha scritto:

sono d'accordo effettivamente dire che gli israeliani di provenienza slava exsovietica sono razzisti(parole tue) non è giustificare ma darela corretta dimensione

Vedi, amico caro, il sottoscritto è sufficientemente onesto dal punto di vista intellettuale da riconoscere - qualora vi siano - dei punti di criticità nel ginepraio mediorientale e quindi anche da parte di Israele: a differenza vostra che invece vi ostinate, per impostazione ideologica anti-israeliana, a vedere solo quelli e niente altro.

 

Direi che la differenza tra quanto scritto nel mio post e l'articolo-spazzatura postato da te stia molto in questi temini.

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Israele, ai laburisti le grandi città

Likud perde a Gerusalemme alle amministrative

 

I laburisti vincono a Tel Aviv e Haifa, mentre il Likud, partito del premier Benyamin Netanyahu, perde a Gerusalemme. Nella prima città si conferma alla guida, con il 44% dei voti, l'uscente Ron Huldai, sfidato dal suo ex vice Asaf Zamir. A Haifa vittoria secca per la laburista Einat Kalish-Rotem che detronizza il sindaco uscente Jona Yahav, primo cittadino negli ultimi 15 anni. A Gerusalemme invece lo spoglio dei voti ha confermando la sconfitta del candidato del Likud Zeev Elkin.

Al ballottaggio, il 13 novembre, andranno l'indipendente Ofer Berkovitch e Moshe Lion, sostenuto da due liste di destra. "Le elezioni - ha detto Avi Gabbay, segretario dei laburisti, riferendosi al fatto che il Likud non ha alcun candidato vincente nelle grandi città del paese - indicano che gli israeliani vogliono un cambiamento".

 

buone notizie da israele

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

L'Arabia Saudita e i suoi alleati hanno schierato 10.000 truppe aggiuntive nel Mar Rosso per attaccare la città portuale di Al-Hudayda, nello Yemen occidentale.


Lo schieramento è parte di un nuovo piano per impadronirsi della città di Al-Hudaydah, nelle mani dell'esercito e combattenti del movimento popolare Ansarollah, ha riferito ieri un ufficiale della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, all'agenzia Notizie AFP.
 
Inoltre, ha aggiunto che queste truppe dovrebbero avviare, "in pochi giorni", e con la collaborazione dei mercenari sudanesi l'offensiva per prendere il controllo della città strategica di Al-Hudayda.
 
A sua volta, Hamza Ali Kamali, un membro della delegazione del governo del fuggitivo presidente yemenita Abdu Rabu Mansur Hadi a Ginevra ha riferito, sempre ieri, che l'Arabia Saudita "sta effettuando i preparativi finali militari" per controllare la città Al-Hudaydah.
 
Tra l'altro, ha precisato che la coalizione ha schierato le truppe sulle rive del Mar Rosso per lanciare una nuova offensiva contro le posizioni delle truppe yemenite, al fine di prendere il controllo della città di Al-Hudaydah.
 


 
La città portuale di Al-Hudayda nel Mar Rosso è di vitale importanza per l'esercito e Ansarollah, in quanto è l'unico porto che funge da punto di ingresso per la maggior parte delle importazioni commerciali dello Yemen e delle forniture di aiuti.
 
L'Arabia Saudita e i suoi alleati hanno lanciato un'offensiva contro questa stessa zona il 13 giugno scorso, provocando la rabbia e la condanna di molti paesi e organizzazioni per i diritti umani che avvertono del rischio che questa operazione rappresenta per la vita di milioni di persone.
 
Il regime di Riad ei suoi alleati cercano di strappare la città di Al-Hudayda alle forze yemenite, ma la campagna, come il resto della guerra, è piombata in un vicolo cieco. Per raggiungere questo scopo, l'Arabia Saudita ha fatto ricorso a bombardamenti intensi e ha commesso crimini di guerra contro i civili.
 

Gli Usa prendono posizione nel conflitto in Yemen. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha chiesto un immediata cessazione degli attacchi aerei condotti dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli sciiti huthi nelle aree popolate da civili e, allo stesso tempo uno stop anche agli attacchi condotti dagli huthi in territorio saudita.

“E’ arrivato il tempo – ha detto Pompeo – per la cessazione delle ostilità, inclusi i bombardamenti con missili e droni dalle aree controllate dagli Huthi verso l’Arabia saudita e gli Emirati arabi uniti. Di conseguenza dovranno cessare anche i raid della coalizione saudita verso le aree popolate da civili nello Yemen”.

 

probabilemnte è vera la notizia che circola in queste ore

il giornalista khashoggi è stato uccisoin quantosapeva dell'ultilizzo di armi chimiche in yemen

l'arabia saudita cerca di accellerare il corso del conflitto

gli usa con il superguerrafondaio pompeo cercano di smarcasi

Washington Post: “L’Arabia Saudita bombarda i civili in Yemen con armi chimiche fornite dagli USA”

Funzionari USA ammettono: “Abbiamo dato fosforo bianco all’Arabia Saudita”

Sulla guerra che l’Arabia Saudita sta conducendo contro lo Yemen, nel silenzio del mondo, abbiamo qualche certezza: il numero dei morti, milioni di yemeniti ridotti alla fame, lo scoppio di epidemie di colera.
Ci sono 20 milioni di persone (specie bambini) che hanno bisogno di assistenza sanitaria, i casi di colera sono 900mila, quelli di difterite 200mila.
L’Arabia Saudita attacca lo Yemen nell’indifferenza del mondo, e quel che è peggio, lo fa utilizzando armi chimiche, come denuncia Il Post Internazionale basandosi su un articolo del Washington Post.

Il Washington Post ha scritto un articolo nel quale condanna l’uso di armi chimicheda parte dell’Arabia Saudita: le armi – fosforo bianco, per la precisione – sono date all’Arabia dagli Stati Uniti. Proprio così: i paladini della civiltà, coloro che senza prove hanno bombardato la Siria per “il barbaro uso di agenti chimici” vendono fosforo bianco all’Arabia Saudita per usarlo nella guerra in Yemen.

I funzionari americani hanno confermato di aver venduto armi al fosforo bianco all’Arabia Saudita, omettendo di indicare il periodo e la quantità. Al Washington Post il funzionario ha anche detto “Se un paese è determinato a utilizzare armi fornite dagli Stati Uniti per scopi non autorizzati, gli Stati Uniti prenderanno le misure correttive appropriate”. Purtroppo, la realtà è che l’Arabia Saudita continuerà a fare il bello ed il brutto tempo in Yemen, al netto di una qualsiasi condanna internazionale su quanto sta avvenendo nel Paese.

Nella convenzione internazionale sulle armi chimiche non si vieta l’uso di armi al fosforo bianco, purché “siano usate in zone non occupate da civili”. Il fosforo bianco viene usato soprattutto da Israele (che ha bombardato Gaza, uccidendo centinaia di civili) e Usa. Si tratta di un agente che, a contatto con l’ossigeno, produce anidride fosforica e che brucia il tessuto molle della pelle, distruggendolo completamente,creando ustioni di tale entità che conducono spesso alla morte del soggetto. In pochi secondi il fosforo bianco brucia la pelle tutto ciò che si trova sotto,causando terribile dolore, bruciature multiple, talora arrivando fino alle ossa e sciogliendo letteralmente tutto ciò che si trova sopra. L’ustione da fosforo bianco appare come una necrosi, giallastra, crea vesciche e un odore simile all’aglio marcio. I danni, specie se al viso ed agli occhi, sono spesso irreversibili.

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 14/10/2018 Alle 13:49, Vonpalace ha scritto:

Per i razzisti israeliani, gli ebrei etiopi stanno “rovinando il sogno sionista”

All’inizio di quest’anno, in rappresentanza di 8.000 Ebrei in Etiopia, attivisti hanno minacciato di organizzare uno sciopero della fame di massa se il governo israeliano avesse continuato a bloccare l’arrivo degli Ebrei etiopi che volevano riunirsi ai parenti da cui erano stati separati durante le due ondate migratorie di massa del 1984 e 1991.

“In nessun’altra comunità si può trovare che il genitore è qui e i bambini no, o che i bambini sono qui e i genitori no, costretti a restare separati”, ha detto Avraham Neguise, presidente della Commissione per l’Assimilazione e la Diaspora del parlamento israeliano.

Questo mese, il governo ha annunciato di aver acconsentito ad assorbire solo 1.000 dei rimanenti 8.000 Ebrei etiopi che cercano di fuggire dalle persecuzioni nel loro Paese d’origine e di riunirsi con i loro nonni, genitori, figli e famiglie allargate che vivono nell’auto-proclamato stato ebraico di Israele.

Alisa Bodner, portavoce della comunità etiopica israeliana, ha definito la decisione di Netanyahu “un’incredibile delusione”, ma è molto più di questo: è sfacciato razzismo e discriminazione.

Con la “Legge del ritorno” – approvata dalla Knesset nel 1950 – a ogni Ebreo nel mondo viene garantito il diritto di stabilirsi in Israele. Con una notevole eccezione: gli Ebrei etiopi.

Secondo una severa legge religiosa, Israele non considera gli Ebrei etiopi come Ebrei, il che significa che la loro immigrazione richiede una speciale approvazione.

“È solo la comunità ebraica etiope, non gli Americani, non i Russi, non gli Europei. Se non si tratta di discriminazione, come si chiama?” chiede Neguise.

 Israele non considera gli Ebrei etiopi come Ebrei, il che significa che la loro immigrazione richiede una speciale approvazione.

Mentre durante la metà degli anni ’80 Israele ha concesso la cittadinanza a circa 125.000 Ebrei etiopi, oggi la sua posizione politica è molto diversa. Allora l’obiettivo era di incrementare la scala demografica in favore degli immigrati ebrei di tutte le razze e nazionalità, come mezzo per superare la popolazione palestinese, in modo che lo Stato potesse vantare il suo carattere ebraico.

Oggi invece politici e opinionisti israeliani diffondono la paura di una “minaccia africana”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha a lungo insultato i richiedenti asilo africani definendoli “infiltrati” e una “concreta minaccia per il carattere ebraico e democratico del Paese”, una posizione ripresa da quasi tutte le componenti della società civile e politica israeliana, con politici ed esperti di entrambi gli schieramenti che promettevano di salvare Israele dalla “minaccia africana”.

L’attuale governo e i suoi sostenitori sono ossessionati dall’accelerare il progetto in corso da 70 anni per trasformare il Paese in un’isola fortificata, con l’obiettivo di negare l’ingresso sotto ogni possibile forma a coloro che fuggono da persecuzioni e disperazione dai vicini Stati arabi e dal continente africano.

“La migrazione dall’Africa, dall’Autorità palestinese e dagli Stati arabi sta per condannarci a morte”, ha avvertito Ilan Tsion, un lobbista che rappresenta un gruppo politico di destra chiamato “Fence for Life”, con stretti legami con il governo di Netanyahu. “Ogni persona che aiuta gli stranieri entrati nel Paese sta tagliando il ramo di un albero su cui siamo seduti e sta minacciando la vita di ognuno di noi”.

Le idee etno-suprematiste di Tsion sono diventate una posizione condivisa nell’odierno Israele, mentre l’espropriazione e l’espulsione hanno funzionato a lungo come i motori gemelli del progetto per creare uno Stato ebraico unico, che considera i non ebrei come una “minaccia demografica”.

Questo progetto non mira soltanto a creare uno Stato esclusivamente ebraico, ma piuttosto, o più esattamente, a creare e mantenere uno Stato solo per gli Ebrei bianchi, un obiettivo riconoscibile nel modo in cui sono stati trattati gli Ebrei provenienti dall’Africa.

In effetti, Israele sta affannosamente cercando di capire come risolvere il dilemma autoindotto di come trattare gli Ebrei neri.

Israele è uno Stato di coloni bianchi fondato sull’idea di essere una patria per il popolo ebraico, ma mentre ha cambiato le sue leggi sull’immigrazione per favorire gli Ebrei bianchi provenienti dalla Russia, ha approvato leggi per ostacolare quelli provenienti dall’Etiopia.

Così, il destino degli Ebrei etiopi che si sono fatti strada con successo in Israele durante le due ondate migratorie, è stata una vita di scandaloso razzismo e di discriminazioni sancite dalla legge.

Le donne etiopi sono state costrette a iniettarsi anticoncezionali di lunga durata che, così com’era stato previsto, hanno causato un crollo del tasso di natalità all’interno della comunità; il sangue donato dagli Etiopi è stato segretamente distrutto dal governo per il timore  razzista che gli  Africani fossero  “portatori di malattie”, mentre le brutali pratiche della polizia li hanno ingiustamente presi di mira.

“Disorienta in modo terribile, questa combinazione di essere sia neri che ebrei”, scrive Efrat Yerday, cittadino israeliano di origini etiopiche. “Disorienta  perché il razzismo basato sul colore della pelle non distingue tra cittadini e non cittadini, tra musulmani ed ebrei, e se Israele è istintivamente contrario ai neri, allora non c’è ragione per cui non lo sia anche contro di me”.

David Sheen, un giornalista ebreo canadese che ha ampiamente documentato le ingiustizie contro gli immigrati ebrei africani ed etiopi in Israele, osserva che l’odio per gli immigrati neri è così prevalente nella società israeliana oggi che agli asini etiopi viene riservato un trattamento migliore rispetto agli etiopi umani, con uno status d’immigrazione preferenziale dei primi rispetto ai secondi.

 Le opinioni etno-suprematiste di Tsion sono diventate una posizione  condivisa nell’odierno Israele.

Sheen afferma anche che Israele usa gli Ebrei etiopi come strumento di propaganda per nascondere il suo razzismo contro gli immigranti non bianchi vantandosi di essere un “salvatore” di Etiopi.

Se fossero necessarie ulteriori prove per dimostrare come Israele sia determinato a impedire l’ingresso dei migranti neri considerati coloro che rovinano il “sogno sionista” basta leggere l’affermazione dell’ex ministro degli Interni Eli Yishai, che ha affermato:

“I migranti [africani] si stanno moltiplicando a migliaia e il sogno sionista sta morendo”; o considerare  il recente  tentativo di corrompere i profughi africani con biglietti aerei e denaro in cambio della loro deportazione o l’espansione dei centri di detenzione dei migranti nel Negev, che attualmente ospitano a tempo indeterminato più di 8.000 richiedenti asilo africani.

Il rifiuto di Netanyahu di onorare la promessa del governo di ricongiungere  gli Ebrei rimasti in Etiopia con le loro famiglie in Israele, è solo un’altra pietra miliare del progetto coloniale israeliano per la costruzione di  uno Stato di soli coloni bianchi.

 

 

continua la deriva razzista di israele guidato da bibi

in questo articolo io vedo che c'è sempre la tendenza poco velata di pensare agli ebrei come un unicum, un'unica mente, un blocco unico e e questo che noto sempre.... e di solito quando succede questo, il blocco unico viene visto come maligno.

israele è uno stato composto da persone che vengono da ogni dove, con opinioni diverse, con correnti politiche, con lotte politiche come avviene in ogni stato democratico... e come ho già scritto, essendo uno stato storicamente sotto assedio, al suo interno, prevale di norma la componente nazionalista, conservatrice, protezionista.

ora vogliamo criticare netanyahu in relazione agli etiopi in israele ? ok, va bene, critichiamolo 

vogliamo far passare l'idea che tutta la popolazione israeliana di provenienza americana, europea, russa sia contro gli africani ? mah...

qui vedo il solito problema di fondo nel giudicare senza lucidità e con costante pregiudizio.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Col beneplacito dei no al razzismo... il proprio simile cerca un altro simile.

Possono esserci decenni di condizionamento mediatico e non ma alla fine la verità di fondo è questa.

Se in una comunità di persone di razza caucasica vuoi introdurre africani,asiatici,indù e indiani incontrerai sempre una resistenza inconscia.

Quello che fatico a capire è perchè ci sia a tutti costi una volontà unica e prevaricante che imponga il proprio volere alle comunità chiuse.

Sembra quasi un voler distruggere una identità culturale e razziale a favore del diventare tutti meticci. Il motivo? non si sa.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
17 ore fa, ValerioBncnr ha scritto:

Col beneplacito dei no al razzismo... il proprio simile cerca un altro simile.

Possono esserci decenni di condizionamento mediatico e non ma alla fine la verità di fondo è questa.

Se in una comunità di persone di razza caucasica vuoi introdurre africani,asiatici,indù e indiani incontrerai sempre una resistenza inconscia.

Quello che fatico a capire è perchè ci sia a tutti costi una volontà unica e prevaricante che imponga il proprio volere alle comunità chiuse.

Sembra quasi un voler distruggere una identità culturale e razziale a favore del diventare tutti meticci. Il motivo? non si sa.

Per il semplice fatto che la "resistenza" di cui parli non ha alcun senso. In una comunità normale gli equilibri vengono creati da leggi e regole, non dal colore della pelle. 

Ci sono paesi nati come meticciato (USA, Australia, Canada, ecc) e oggi hanno un'identità ben più forte di quella italiana che ancora adesso appare come fittizia e gira gira alla fine l'appartenenza regionale/cittadina continua a prevalere, per dire. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Col beneplacito dei no al razzismo... il proprio simile cerca un altro simile.
Possono esserci decenni di condizionamento mediatico e non ma alla fine la verità di fondo è questa.
Se in una comunità di persone di razza caucasica vuoi introdurre africani,asiatici,indù e indiani incontrerai sempre una resistenza inconscia.
Quello che fatico a capire è perchè ci sia a tutti costi una volontà unica e prevaricante che imponga il proprio volere alle comunità chiuse.
Sembra quasi un voler distruggere una identità culturale e razziale a favore del diventare tutti meticci. Il motivo? non si sa.


E questa convinzione deriva da quali studi, esempi e realtà?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, Loz ha scritto:

 


E questa convinzione deriva da quali studi, esempi e realtà?

 

Per esempio dagli studi di Tajfel e dai concetti di ingroup ed outgroup, ovvero alla categorizzazione tra noi e loro che hanno portato all'elaborazione della Teoria dell'identità sociale, che è uno dei fondamenti della psicologia sociale moderna. Oppure, ancora prima, dagli esperimenti di Sherif, che hanno dimostrato le dinamiche della competizione tra i gruppi.

Ovviamente, il concetto di ingroup e outgroup non è limitato unicamente all'etnia o al colore della pelle, perchè può essere ampliato o ristretto a piacimento senza che il concetto cambi; però etnia e/o colore della pelle sono una delle infinite variabili che portano all'autocategorizzazione del gruppo noi, ed alla conseguente avversione verso il gruppo loro: autocategorizzazione che si alimenta ma che allo stesso tempo produce stereotipi, pregiudizi e discriminazione sulla base di bias cognitivi più o meno radicati e più o meno percepiti.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
12 minuti fa, sol invictus ha scritto:

Per esempio dagli studi di Tajfel e dai concetti di ingroup ed outgroupovvero alla categorizzazione tra noi e loro che hanno portato all'elaborazione della Teoria dell'identità sociale, che è uno dei fondamenti della psicologia sociale moderna. Oppure, ancora prima, dagli esperimenti di Sherif, che hanno dimostrato le dinamiche della competizione tra i gruppi.

Ovviamente, il concetto di ingroup e outgroup non è limitato unicamente all'etnia o al colore della pelle, perchè può essere ampliato o ristretto a piacimento senza che il concetto cambi; però etnia e/o colore della pelle sono una delle infinite variabili che portano all'autocategorizzazione del gruppo noi, ed alla conseguente avversione verso il gruppo loro: autocategorizzazione che si alimenta ma che allo stesso tempo produce stereotipi, pregiudizi e discriminazione sulla base di bias cognitivi più o meno radicati e più o meno percepiti.

conosco un minimo la materia (non per studio ma in maniera tangenziale, avendo fatto un po' di lavoro interessante sull'esperimento carcerario di Stanford e da lì toccando diversi punti della teoria dell'identità sociale) per dire che la cosa più importante è esattamente quella che citi tu: etnia e colore della pelle sono elementi come tanti altri, due delle infinite variabili, che molto spesso sono assolutamente insignificanti (noi siamo in un forum nato esattamente per una di queste cose insignificanti...come dice Seinfeld in uno dei suoi sketch d'apertura più famosi, il nostro "ingroup" è puramente identificato dal colore di una maglietta - non per niente tra le discussioni più accese ci sono quelle sulle nuove maglie...).

il discorso vero e valido è quello su quanto e come la propaganda è in grado definire ingroup e outgroup, perché di questo si tratta. si tratta di predefinire un bias e forzare quante più persone ad aderirvi

un tempo, diciamo da un secolo e mezzo fino a mezzo secolo fa, tra gli ingroup più importanti nella civiltà c'era quello determinato dall'appartenenza a una classe sociale/condizione lavorativa, oggi praticamente scomparso.

adesso sembra valere più quello etnico, che altro non è se non una ripresentazione (come del resto lo sono tutti) dell'unico ingroup effettivamente "vero", ossia il proprio io, la propria condizione socio-economica, buona o misera che sia, il bisogno di difenderla da chiunque/qualsiasi cosa

 

per cui, per tornare al post di Valerio, no, la resistenza inconscia non è nei confronti della "razza", ma nei confronti di qualsiasi cosa ti venga posto davanti e indicato come causa di un presunto peggioramento della tua condizione.

mi piace pensare, come esempio pari a mille altri, alla Sicilia: i sicani, poi i fenici (mediorientali), i greci, i cartaginesi (nordafricani), i barbari germanici, i bizantini (mediorientali), gli arabi (da nordafrica, medio oriente e spagna), i normanni (danesi e norvegesi), i francesi e gli spagnoli...e in tutto questo forse la resistenza più significativa è stata quella contro i sabaudi, nel nome di una "unicità" che significa preservare ciò che è nato grazie all'assenza di preservazione! 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
41 minuti fa, sol invictus ha scritto:

Per esempio dagli studi di Tajfel e dai concetti di ingroup ed outgroup, ovvero alla categorizzazione tra noi e loro che hanno portato all'elaborazione della Teoria dell'identità sociale, che è uno dei fondamenti della psicologia sociale moderna. Oppure, ancora prima, dagli esperimenti di Sherif, che hanno dimostrato le dinamiche della competizione tra i gruppi.

Ovviamente, il concetto di ingroup e outgroup non è limitato unicamente all'etnia o al colore della pelle, perchè può essere ampliato o ristretto a piacimento senza che il concetto cambi; però etnia e/o colore della pelle sono una delle infinite variabili che portano all'autocategorizzazione del gruppo noi, ed alla conseguente avversione verso il gruppo loro: autocategorizzazione che si alimenta ma che allo stesso tempo produce stereotipi, pregiudizi e discriminazione sulla base di bias cognitivi più o meno radicati e più o meno percepiti.

un altro  esempio l'emigrazione di massa dei meridionali verso il nord negli anni 60-70.

Visti alla stregua dei neri odierni

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
22 ore fa, JuventusOnly ha scritto:

Per il semplice fatto che la "resistenza" di cui parli non ha alcun senso. In una comunità normale gli equilibri vengono creati da leggi e regole, non dal colore della pelle. 

Ci sono paesi nati come meticciato (USA, Australia, Canada, ecc) e oggi hanno un'identità ben più forte di quella italiana che ancora adesso appare come fittizia e gira gira alla fine l'appartenenza regionale/cittadina continua a prevalere, per dire. 

Hai citato paesi mai nati ma costruiti sul nulla.

Ossia dove le uniche comunità nativa chiuse sono state sterminate o spazzate via rinchiuse in piccoli recinti ove non potessero dar fastidio.

In quel caso abbiamo come esempio il "migrante" che arrivato ha ucciso il popolo locale e lo ha sostituito. Quindi ha senso parlare di resistenza

 

Ora mettendoci nei panni di Israele , di cui anche io critico i modi sopratutto vista la loro storia, un paese religioso ed etnicamente estraneo all'Africa del Nord, che si è instaurato con la forza negli anni 40 post seconda guerra mondiale.

Un paese circondato da "nemici" e loro si sono sempre difesi con mura ed chiusura rispetto al mondo arabo.

Facile capire perchè non vogliano arabi o siano molto "razzisti"

 

Che poi anche Israele JuventusOnly è l'esempio di ciò di cui ti parlavo.

Ossia gli ebrei  hanno individuato una regione che non era uno stato ma un agglomerato di tribù nomadi senza un governo centrale o una storia unitaria.

Si sono insediati insieme alle altre piccole comunità e poi hanno pianificato scientificamente una colonizazione repentina sostenuta da paesi anglosassoni come il Regno Unito.

Hanno forzosamente conquistato la terra delle tribù locali, cacciato e distrutto chi viveva li da sempre per "bonificare" il territorio.

Un processo di conquista partito dalla fine degli anni 40 che si è concluso all'incirca verso la fine degli anni 70.

La striscia di Gaza è l'unico territorio superstite nelle mani degli autoctoni della regione.

 

Quindi quello che si diceva prima.

Più un paese ha una propria comunità,una storia comune e somiglianze etniche più sarà restio all'intrusione 1) di persone provenienti da culture diverse 2) razze dissimili 3) accettare usanze e tradizioni contrastanti.

 

C'è però un limite di tolleranza. Ossia che i pochi sono accolti con entusiamo perchè "esotici" quando poi i pochi superano il limite di tolleranza locale allora vengono individuati come "invasori" e le comunità di solito reagiscono in modo compatto (intollerante e razzista) se non arginate dalle leggi di uno stato

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.