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Mormegil

Guerra di Siria e situazione mediorientale: news e commenti

Post in rilievo

14 ore fa, OaOx ha scritto:


L'europa comunque è solo finanza, il resto vale zero...questo corto circuito con la Turchia è l'emblema della sua debolezza sia politica che militare.

Concordo, Soprattutto sul termine  “finanza” perché se vogliamo vedere le cose in modo crudo e schietto, senza un forte esercito a proteggere i propri interessi “economici” non si va da nessuna parte. Vedi stati uniti, vedi cina, vedi russia.

che poi questa cosa sia giusta è tutto un’altro discorso, ma senza un’esercito forte, ad oggi, non si va da nessuna parte.

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2 minuti fa, bonve ha scritto:

Concordo, Soprattutto sul termine  “finanza” perché se vogliamo vedere le cose in modo crudo e schietto, senza un forte esercito a proteggere i propri interessi “economici” non si va da nessuna parte. Vedi stati uniti, vedi cina, vedi russia

Finanza e Geopolitica. Sono tanti anni che in Europa non ci sono guerre. 

 

Però concordo che è un'istituzione inutile. Fino a quando non avremmo una politica economica unica (Eurobond) e una politica militare unica sarà un'istituzione fine a se stessa dove ogni stato guarda SOLO ai propri interessi. 

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2 ore fa, sol invictus ha scritto:

 

Esattamente amico mio, esattamente. Ora come ora non mi pare di vedere nessuno che possa spiccare il volo. Quindi l'impostore vincerà per mancanza di avversari. E non credo si possa neanche sperare in un impeachment perché nessun repubblicano si azzarderebbe ad appoggiarlo nell'anno elettorale. Quindi, l'ultimo anno di presidenza prima delle elezioni che di solito trasforma il presidente in un'anatra zoppa, si è trasformato in una specie di scudo protettivo per Trump. 

Hai citato Obama: ma più di lui vedo lei, Michelle. Tanto che io, da buon tifoso storico repubblicano, sto pregando in ginocchio di vedere Michelle alla Casa Bianca: e pur non essendo stato un fan sfegatato di Barack (i suoi errori in MO gli ha commessi pure lui) dissi questa cosa già subito dopo la sconfitta di Hillary in uno di questi topic parlando, mi pare, con l'amico JuventusOnly. Non credo tuttavia che sarà nel 2020 a meno di  una sorpresa clamorosa nei prossimi tre mesi, ma piuttosto nel 2024.

Temo quindi che dovremo mandare giù ancora molto pane amaro, purtroppo...

 

Be se sei repubblicano trump dovrebbe andarti moooolto bene :d

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42 minuti fa, Olof Mellberg ha scritto:

Be se sei repubblicano trump dovrebbe andarti moooolto bene :d

.asd

Ho avuto la mia apoteosi con il vecchio Ronnie (Reagan). Bei tempi quelli: lui, la Maggie, Karol... politici finissimi con palle da elefante,  capaci di assumersi responsabilità tremende in situazioni delicatissime uscendone vincitori.

 

Questo proprio non riesco a digerirlo. È una mina vagante, imprevedibile come un terremoto, volubile come una sedicenne e ignorante e grezzo come un oste da taverna... 

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Premessa nr 1

Non ho nulla (né voglio avere) a che fare con Il Manifesto.

Ho idee diametralmente opposte a quelle che veicola il Manifesto.

Quando devo leggere il Manifesto lo faccio con addosso una tuta NBC a protezione totale. E poi mi faccio decontaminare. sefz

 

Premessa nr 2

Odio avere ragione quando non mi piacciono le cose che dico. E odio ammettere che altri abbiano ragione quando dicono cose che a me non piacciono sefz sefz

 

Premesso (doverosamente sefz ) tutto ciò quoto un fondo di Alberto Negri apparso oggi sul Manifesto, che praticamente conferma quanto da me scritto nel mio post di ieri in cui (tristemente) recitavo il requiem per l'Occidente e per la fine sostanziale di un'epoca di relazioni strategiche transatlantica, provocata dalla politica demenziale del cialtrone biondo di Washington che ha spianato la strada al mugiko botulinizzato di Mosca.

 

Non condivido esattamente al 100% ciò che scrive Negri ma la gran parte si. E questa cosa mi fa incazzare come una bestia.

Pessimo il mondo in cui in atlantista convinto come il sottoscritto deve dare ragione alle conclusioni del Manifesto tse

 

Buona lettura. bah

 



In una settimana il mondo è cambiato: è arrivato il Capo, quello vero. Questa non è una guerra come le altre: il mondo uscito dal crollo del muro di Berlino nell’89 è cambiato ancora una volta. In pochi giorni sono stati bruciati 30 anni di storia, forse li ha guadagnati Putin diventato il vero co-gestore della politica internazionale.

Mentre gli Usa rinunciavano a proteggere i curdi, la loro «fanteria» contro il Califfato. Le truppe russe ora colmano il vuoto lasciato dagli Stati uniti e fanno interposizione tra i due Raìs, Assad ed Erdogan, e i curdi. Un sincronismo quasi perfetto da apparire concordato.

LA RUSSIA vede davanti a sé un obiettivo: stabilire che niente sarà più fatto contro gli interessi di Mosca. Non ci sarà più un altro Kosovo (’99), non ci dovrà più essere neppure un’altra Libia (2011) e nemmeno rivoluzioni «colorate», Venezuela compreso. Quanto all’allargamento futuro della Nato, l’atlantismo, nemico giurato della Russia, sembra sul viale del tramonto. Il fatto più evidente è che la Turchia ha disgregato un’Alleanza che da 70 anni sembrava la più solida del mondo. Erdogan ha sbeffeggiato gli appelli di Trump, dell’Europa e del segretario Nato Stoltenberg, ormai uno stralunato e imbarazzante commesso viaggiatore. Si tratta di un evento epocale: gli americani che avevano nei curdi i loro maggiori alleati nella lotta all’Isis li hanno abbandonati per non scontrarsi con la Turchia, membro della Nato dal 1953, che ospita 24 basi e i missili puntati contro Mosca e Teheran.

UNA SITUAZIONE assurda. In queste condizioni la Nato non ha più senso, a meno che non venga radicalmente riformata.Cosa non semplice, non si può dare un calcio alla Turchia come con la finale 2020 di Champions a Istanbul, l’unica vera sanzione che forse sarà attuata davvero. La Turchia viene cooptata nel fronte occidentale negli anni Cinquanta per fare da antemurale all’Unione Sovietica, cioè a quel mondo comunista che veniva ritenuto il nemico più micidiale. E ora Erdogan, che usa i jihadisti contro curdi ma anche contro l’Occidente e ricatta l’Europa con i profughi, è diventato l’avversario più pericoloso.

NON SOLO: Putin, che con l’Iran sostiene Assad, è l’unico che può frenare Erdogan o negoziare con lui non da perdente ma da protagonista serio su cose serie come Idlib, il Rojava, il futuro della Siria, il sistema anti-missile S-400, il nucleare, il gas russo di cui Ankara è il maggiore acquirente. Certo, come scriveva lunedì sul manifesto Manlio Dinucci, è dura ammettere che si è rivoltato contro un alleato in cui la Nato ha investito 5 miliardi di dollari e che rappresenta un succulento mercato bellico occidentale.

MA TECNICAMENTE la Nato non ci serve più a niente visto gli Usa hanno rinunciato al loro ruolo di guida dell’Ovest: in poche parole Trump non solo ha abbandonato i curdi ma anche l’Europa e il Medio Oriente in mano alla Russia, l’unico stato che oggi fa vincere le guerre e non abbandona gli alleati. Tanto è vero che Putin è andato in Arabia Saudita a rassicurare Riad di fronte all’Iran, alleato di Mosca in Siria.

L’unica notizia positiva per gli americani, riportata dal Wall Street Journal, è che stanno vendendo ai sauditi delle centrali nucleari.

L’importante per Trump, in fondo, è fatturare.Per gli Usa Europa e Medio Oriente non sono più strategici: sono mercati dove vendere armi e infrastrutture militari, mercenari compresi che presto useremo anche noi al posto dei soldatini di cioccolata.

I PIÙ STUPIDI sono i sauditi del principe assassino Mohammed bin Salman cui Trump ha venduto armi per 100 miliardi di dollari e sono stati colpiti in casa da un attacco che ha ridotto di metà la produzione petrolifera. Ma queste armi non servono a nulla perché gli imbelli sauditi stanno perdendo in Yemen contro gli sciiti Houthi appoggiati da Teheran. E quindi abbracciano anche Putin.

MA AVEVATE creduto veramente che gli Stati Uniti fossero ancora disposti a morire per i curdi, gli arabi o gli europei? Dopo i fallimenti dell’Afghanistan e dell’Iraq, a Washington nessuno vuole morire per la nostra sicurezza. Non la pensa così solo Trump. Anche Obama nel 2011 si era ritirato dall’Iraq lasciando il Paese nel caos e poi in mano al Califfato. La guerra all’Isis agli americani non è costata neppure un morto Usa: sono stati uccisi invece 11mila curdi.

Se Erdogan ci ricatta, Trump ci prende in giro sanguinosamente. I jihadisti europei scappano dalla carceri curde? Se li volete andate a prenderveli, dice Trump. Più chiaro di così.

Ma i sepolcri imbiancati che governano l’Europa dicono una stupidaggine dietro l’altra. Per esempio decretano l’embargo di armi contro la Turchia. Peccato che siamo proprio noi con Leonardo-Finmeccanica a costruire le armi in Turchia: per esempio i magnifici elicotteri Mangusta dell’Agusta-Westland.

EPPURE eravamo così felici quando incassavamo dai turchi: commesse e posti di lavoro, che cosa vuoi di più? Alcuni vorrebbero mettere sanzioni ad Ankara. Ebbene il 70% dei prestiti delle aziende turche sono con banche europee e sono centinaia se non migliaia le società delocalizzate in Turchia: volete boicottare la pasta Barilla o Benetton adesso?

Agli europei il Nuovo Mondo, senza una Nato vera, senza legge e senza mediazioni, ma pieno di contraddizioni e con Putin al comando, è piombato addosso come un treno in corsa. E ora il tempo è scaduto.

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18 minuti fa, sol invictus ha scritto:

 

Non condivido esattamente al 100% ciò che scrive Negri ma la gran parte si. E questa cosa mi fa incazzare come una bestia.

Pessimo il mondo in cui in atlantista convinto come il sottoscritto deve dare ragione alle conclusioni del Manifesto tse

 

Buona lettura. bah

Ho letto attentamente l'articolo e, come te, condivido in toto o quasi l'analisi di Negri. Ma del resto era prevedibile che un vecchio volpone ex kgb sfruttasse al meglio le continue bizze e capovolgimenti di fronte di quel buffone che hanno eletto alla Casa Bianca (a cui bisognerebbe, vietare, come ai ragazzini idioti di 13 anni, l'utilizzo dei social) e l'inettitudine e l'impotenza dell'Unione Europea. 

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7 minuti fa, Granpasso ha scritto:

Ho letto attentamente l'articolo e, come te, condivido in toto o quasi l'analisi di Negri. Ma del resto era prevedibile che un vecchio volpone ex kgb sfruttasse al meglio le continue bizze e capovolgimenti di fronte di quel buffone che hanno eletto alla Casa Bianca (a cui bisognerebbe, vietare, come ai ragazzini idioti di 13 anni, l'utilizzo dei social) e l'inettitudine e l'impotenza dell'Unione Europea. 

Già. Tutto si può dire del russo ma non che non sia maledettamente abile ad approfittare delle debolezze altrui. E la luce un fondo al tunnel è ancora maledettamente lontana. .doh

Non so come si dica in russo mission accomplished... Ma tale è... bah

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Il 15/10/2019 Alle 11:27, francesco_86 ha scritto:

 

Però concordo che è un'istituzione inutile. Fino a quando non avremmo una politica economica unica (Eurobond) e una politica militare unica sarà un'istituzione fine a se stessa dove ogni stato guarda SOLO ai propri interessi. 

Aspetta e spera.

Ad oggi l'Europa ha fatto gli interessi di alcuni stati a scapito di altri.

Noi ci siamo fatti fregare in mille modi e continuiamo a farlo, col sorriso sulle labbra.

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5 ore fa, sol invictus ha scritto:

Per gli Usa Europa e Medio Oriente non sono più strategici

Premettendo che non condivido le tue premesse, la frase chiave dell'articolo è questa, ma è (parzialmente) scorretta. Il MO in questo momento non è, per gli Usa, tanto strategico da giustificare un impegno militare sul terreno. Da lì a mettere in discussione, con tinte apocalittiche, l'alleanza atlantica (in senso lato, non specificamente la Nato) e addirittura l'unità dell'Occidente (concetto peraltro discutibilissimo), ce ne passa.

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6 ore fa, sol invictus ha scritto:

Premessa nr 1

Non ho nulla (né voglio avere) a che fare con Il Manifesto.

Ho idee diametralmente opposte a quelle che veicola il Manifesto.

Quando devo leggere il Manifesto lo faccio con addosso una tuta NBC a protezione totale. E poi mi faccio decontaminare. sefz

 

Premessa nr 2

Odio avere ragione quando non mi piacciono le cose che dico. E odio ammettere che altri abbiano ragione quando dicono cose che a me non piacciono sefz sefz

 

Premesso (doverosamente sefz ) tutto ciò quoto un fondo di Alberto Negri apparso oggi sul Manifesto, che praticamente conferma quanto da me scritto nel mio post di ieri in cui (tristemente) recitavo il requiem per l'Occidente e per la fine sostanziale di un'epoca di relazioni strategiche transatlantica, provocata dalla politica demenziale del cialtrone biondo di Washington che ha spianato la strada al mugiko botulinizzato di Mosca.

 

Non condivido esattamente al 100% ciò che scrive Negri ma la gran parte si. E questa cosa mi fa incazzare come una bestia.

Pessimo il mondo in cui in atlantista convinto come il sottoscritto deve dare ragione alle conclusioni del Manifesto tse

 

Buona lettura. bah

 

 

 

Lettura interessante.

Io penso comunque che avvicendato Trump, che ha fatto dell'america first il suo cavallo di battaglia, gli USA riprenderanno una politica estera rivolta a tutelare il mondo occidentale.

Resta il problema di fondo… l'europa è ora che si dia una bella svegliata… il tempo è quasi scaduto... non possiamo rimanere in mutande se amministrazioni simil trump si ripetono.., bisogna che prima o poi decidiamo di prendere in mano il nostro destino.

E l'europa unita ha un potenziale enorme.. la cultura, la tecnica, l'occidente stesso è nato qui. Le menti migliori sono nate qui, le scoperte scientifiche, tutto è nato per mano nostra.

è ora.

esercito forte e sotto il controllo UE, politiche estere UE, politiche economia UE, politiche sull'immigrazione UE, e non solo una moneta unica ed una finanza speculativa che gli va appresso come abbiamo oggi.

altrimenti ci fanno fuori prima o poi.

 

 

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1 ora fa, bonve ha scritto:

 

Lettura interessante.

Io penso comunque che avvicendato Trump, che ha fatto dell'america first il suo cavallo di battaglia, gli USA riprenderanno una politica estera rivolta a tutelare il mondo occidentale.

Resta il problema di fondo… l'europa è ora che si dia una bella svegliata… il tempo è quasi scaduto... non possiamo rimanere in mutande se amministrazioni simil trump si ripetono.., bisogna che prima o poi decidiamo di prendere in mano il nostro destino.

E l'europa unita ha un potenziale enorme.. la cultura, la tecnica, l'occidente stesso è nato qui. Le menti migliori sono nate qui, le scoperte scientifiche, tutto è nato per mano nostra.

è ora.

esercito forte e sotto il controllo UE, politiche estere UE, politiche economia UE, politiche sull'immigrazione UE, e non solo una moneta unica ed una finanza speculativa che gli va appresso come abbiamo oggi.

altrimenti ci fanno fuori prima o poi.

  

 

A me pare che non si sia ben capito che il signor Trump , che qui viene tanto criticato manco fosse l'ultimo degli *,

ha dichiarato guerra al globalismo e nel fare ciò si è posto come esempio di nazionalismo.

Due politiche quasi opposte in termini economici e non solo.

 

Facendo ciò nell'arco di due anni ha risollevato l'economia degli Usa come non si vedeva da decenni,

i suoi numeri sono  paragonabili solo a quelli di Reagan...una roba che nemmeno il più ottimista conservatore 

americano avrebbe mai potuto sperare. Mai avuta una soglia cosi bassa di disoccupazione di neri, messicani

e bianchi messi insieme (che sono più del 90% della popolazione in pratica).

 

Ora due sono le cose, o questo signore è un mago e appena arrivato ha agitato la sua bacchetta magica che purtroppo

Obama non aveva, oppure semplicemente sapeva benissimo  cosa fare e come farlo per fare in modo che la classe media tornasse

a crescere e che il lavoro tornasse di nuovo nei confini americani e non scappasse fuori dai confini.

Ad Obama semplicemente non fregava una mazza della classe media , il più grande impostore degli ultimi 20 anni minimo direi.

 

Detto ciò sono dell'idea che l'* qui, il puzzone trump abbia tracciato a tutti la via mostrando cosa si può ottenere ragionando da nazionalisti piuttosto che globalisti.

 

Per quello che riguarda l'Europa unita mi viene solo da ridere, ma non perchè voglio deridere le tue idee sia chiaro,

non si può paragonare l'unione europea all'america o alla cina nè alla russia.

Per adesso chi comanda nell'unione europea sono solo una cricca di criminali divisi tra diverse bande che si fanno la guerra,

e faccio notare che da quando è nata la moneta unica sopo passati 20 anni, nella quale uno dei paesi fondanti è letteralmente fallito

mentre un altro tra 2 settimane sarà definitivamente uscito.

 

L' europa unita è già morta.

 

 

 

 

 

 

 

 

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1 ora fa, bonve ha scritto:

 

Lettura interessante.

Io penso comunque che avvicendato Trump, che ha fatto dell'america first il suo cavallo di battaglia, gli USA riprenderanno una politica estera rivolta a tutelare il mondo occidentale.

Resta il problema di fondo… l'europa è ora che si dia una bella svegliata… il tempo è quasi scaduto... non possiamo rimanere in mutande se amministrazioni simil trump si ripetono.., bisogna che prima o poi decidiamo di prendere in mano il nostro destino.

E l'europa unita ha un potenziale enorme.. la cultura, la tecnica, l'occidente stesso è nato qui. Le menti migliori sono nate qui, le scoperte scientifiche, tutto è nato per mano nostra.

è ora.

esercito forte e sotto il controllo UE, politiche estere UE, politiche economia UE, politiche sull'immigrazione UE, e non solo una moneta unica ed una finanza speculativa che gli va appresso come abbiamo oggi.

altrimenti ci fanno fuori prima o poi.

 

 

Quoto tutto quello che hai detto.

Ciò che manca di più all'Europa è una politica estera comune visto che molto spesso la politica estera si riflette su quella interna ed ambedue compongono quell'"individualismo nazionale" che è stato per secoli la stella polare attorno alla quale hanno ruotato gli stati europei: tanto è vero che mai l'Europa si è ritrovata unita in tutta la sua millenaria storia, se non un paio di volte forzatamente e solo parzialmente, sotto il dominio di autocrati (Napoleone) o dittatori (Hitler).

L'unica forma di unione tra gli stati europei che ha funzionato per decenni in maniera continuata, convinta e sostanzialmente collaborativa è stata la NATO, che ha imposto (dettata dalla necessità) una politica militare comune, coordinata, costruttiva e condivisa almeno fino all'inizio delle guerre jugoslave, quando si sono avvertiti i primi scricchiolii. E i residui di questa esperienza positiva li possiamo vedere ancora oggi in quelli che in qualche modo avrebbero potuto essere i prodromi un esercito europeo: la brigata mista tedesco-olandese, quella franco-tedesca, i comandi brigata italo-francese e italo-spagnola, l'Italia che provvede alla difesa aerea di Albania, Slovenia e Montenegro e l'alleanza nel suo complesso che provvede alla difesa aerea dei paesi baltici. Si potrebbe continuare ancora.

Sono tutti esempi, questi, che dimostrano come non sia impossibile muoversi secondo coordinate sovranazionali e non solo meramente nazionali e come sia viceversa possibile individuare punti di interesse comune che vadano oltre l'individualismo nazionale.

Il problema però è che la parte militare da sola -  che è specificatamente tecnica - serve a poco o nulla se non "protetta" (che paradosso!) da una parte politica in grado di indirizzarla e di trasformarla in qualcosa che non sia semplicemente una tigre imbalsamata bensì uno strumento in grado di agire e deterrere come emanazione della politica medesima (ovvero, la forza militare come emanazione della politica: che non è ciò che disse Clausewitz, ma qualcosa di ben diverso): e siccome, in termini politici, l'Europa attuale non dispone di una classe dirigente bensì di una consorteria di nani da giardino, ecco che anche la parte tecnica finisce per essere neutralizzata tanto da diventare sostanzialmente inutile. Ecco quindi che anche quell'esperienza preziosa rischia di essere gettata al vento.

E che fosse un'esperienza da coltivare ed ampliare anche in altri ambiti non solo militari lo vediamo dagli sforzi del mugiko di Mosca di disintegrare e disperdere ciò che di buono è stato fatto in questi decenni: per lui la parte politica Euro-Atlantica non è mai stata un grosso problema, proprio perchè divisa ed indecisa; viceversa il problema per lui è sempre derivato dalla parte tecnico-militare, che invece funzionava: quella che adesso sta cercando senza sosta di demolire, grazie anche alla dabbenaggine del mentecatto biondo che siede a Washington.

 

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9 hours ago, sol invictus said:

Premessa nr 1

Non ho nulla (né voglio avere) a che fare con Il Manifesto.

Ho idee diametralmente opposte a quelle che veicola il Manifesto.

Quando devo leggere il Manifesto lo faccio con addosso una tuta NBC a protezione totale. E poi mi faccio decontaminare. sefz

 

Premessa nr 2

Odio avere ragione quando non mi piacciono le cose che dico. E odio ammettere che altri abbiano ragione quando dicono cose che a me non piacciono sefz sefz

 

Premesso (doverosamente sefz ) tutto ciò quoto un fondo di Alberto Negri apparso oggi sul Manifesto, che praticamente conferma quanto da me scritto nel mio post di ieri in cui (tristemente) recitavo il requiem per l'Occidente e per la fine sostanziale di un'epoca di relazioni strategiche transatlantica, provocata dalla politica demenziale del cialtrone biondo di Washington che ha spianato la strada al mugiko botulinizzato di Mosca.

 

Non condivido esattamente al 100% ciò che scrive Negri ma la gran parte si. E questa cosa mi fa incazzare come una bestia.

Pessimo il mondo in cui in atlantista convinto come il sottoscritto deve dare ragione alle conclusioni del Manifesto tse

 

Buona lettura. bah

 

 

 

Alberto Negri ha scritto pure sul sole 24 ore, non è che per scrivere sul manifesto devi avere la tessera del PCI... 

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Nel mentre sui media mainstream la situazione in Siria sembra essere passata di moda, o quasi.
Non si capisce cosa stia succedendo, che fanno i Russi? che fanno i governativi Siriani? Stanno aiutando i Curdi? bho

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D'accordo. Anche perché loro stessi nascono come eretici e sarebbe quindi abbastanza assurdo che la pretendessero da altri...sefz

 

Battute a parte stiamo parlando di un articolo di fondo e non di un semplice pezzo di cronaca. Gli articoli di fondo riflettono la linea editoriale del quotidiano ed un quotidiano non pubblicherebbe mai un articolo di fondo drasticamente difforme dalla propria linea editoriale. Per dire: il 24h non farebbe mai scrivere un fondo di politica economica a Chomsky o alla Klein ma al massimo potrebbe ospitare un loro contributo nel contesto di un dibattito, così come su Libero o sulla Verità  non leggerai mai un fondo di Manlio Dinucci che tratta del MO.

Per questo trovo stridente convergere stavolta con Alberto Negri che equivale di fatto a convergere con il Manifesto: cosa che per me è abbastanza clamorosa... sefz

 

Il tutto detto con una certa (anche se non completa) ironia...

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1 ora fa, Godo93 ha scritto:

A me pare che non si sia ben capito che il signor Trump , che qui viene tanto criticato manco fosse l'ultimo degli *,

ha dichiarato guerra al globalismo e nel fare ciò si è posto come esempio di nazionalismo.

Due politiche quasi opposte in termini economici e non solo.

 

Facendo ciò nell'arco di due anni ha risollevato l'economia degli Usa come non si vedeva da decenni,

i suoi numeri sono  paragonabili solo a quelli di Reagan...una roba che nemmeno il più ottimista conservatore 

americano avrebbe mai potuto sperare. Mai avuta una soglia cosi bassa di disoccupazione di neri, messicani

e bianchi messi insieme (che sono più del 90% della popolazione in pratica).

 

Ora due sono le cose, o questo signore è un mago e appena arrivato ha agitato la sua bacchetta magica che purtroppo

Obama non aveva, oppure semplicemente sapeva benissimo  cosa fare e come farlo per fare in modo che la classe media tornasse

a crescere e che il lavoro tornasse di nuovo nei confini americani e non scappasse fuori dai confini.

Ad Obama semplicemente non fregava una mazza della classe media , il più grande impostore degli ultimi 20 anni minimo direi.

 

Detto ciò sono dell'idea che l'* qui, il puzzone trump abbia tracciato a tutti la via mostrando cosa si può ottenere ragionando da nazionalisti piuttosto che globalisti.

 

Per quello che riguarda l'Europa unita mi viene solo da ridere, ma non perchè voglio deridere le tue idee sia chiaro,

non si può paragonare l'unione europea all'america o alla cina nè alla russia.

Per adesso chi comanda nell'unione europea sono solo una cricca di criminali divisi tra diverse bande che si fanno la guerra,

e faccio notare che da quando è nata la moneta unica sopo passati 20 anni, nella quale uno dei paesi fondanti è letteralmente fallito

mentre un altro tra 2 settimane sarà definitivamente uscito.

 

L' europa unita è già morta.

 

 

 

 

 

 

 

 

l'europa unita non è morta, è ancora purtroppo in fase embrionale.

ci vorrà un cambio generazionale, forse due... credo.

quando tutti si sentiranno prima europei e poi italiani o tedeschi o francesi ecc.. ecc.. allora le cose cominceranno ad ingranare.

 trump ha dei meriti, non lo nego, ma bisognerà verificare se le sue politiche iper protezioniste avranno benefici a medio lungo termine.

perché lui sta minacciando a destra ed a manca tutto e tutti. ed il mondo è grande ed i mercati globalizzati.

 

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1 ora fa, sol invictus ha scritto:

Quoto tutto quello che hai detto.

Ciò che manca di più all'Europa è una politica estera comune visto che molto spesso la politica estera si riflette su quella interna ed ambedue compongono quell'"individualismo nazionale" che è stato per secoli la stella polare attorno alla quale hanno ruotato gli stati europei: tanto è vero che mai l'Europa si è ritrovata unita in tutta la sua millenaria storia, se non un paio di volte forzatamente e solo parzialmente, sotto il dominio di autocrati (Napoleone) o dittatori (Hitler).

L'unica forma di unione tra gli stati europei che ha funzionato per decenni in maniera continuata, convinta e sostanzialmente collaborativa è stata la NATO, che ha imposto (dettata dalla necessità) una politica militare comune, coordinata, costruttiva e condivisa almeno fino all'inizio delle guerre jugoslave, quando si sono avvertiti i primi scricchiolii. E i residui di questa esperienza positiva li possiamo vedere ancora oggi in quelli che in qualche modo avrebbero potuto essere i prodromi un esercito europeo: la brigata mista tedesco-olandese, quella franco-tedesca, i comandi brigata italo-francese e italo-spagnola, l'Italia che provvede alla difesa aerea di Albania, Slovenia e Montenegro e l'alleanza nel suo complesso che provvede alla difesa aerea dei paesi baltici. Si potrebbe continuare ancora.

Sono tutti esempi, questi, che dimostrano come non sia impossibile muoversi secondo coordinate sovranazionali e non solo meramente nazionali e come sia viceversa possibile individuare punti di interesse comune che vadano oltre l'individualismo nazionale.

Il problema però è che la parte militare da sola -  che è specificatamente tecnica - serve a poco o nulla se non "protetta" (che paradosso!) da una parte politica in grado di indirizzarla e di trasformarla in qualcosa che non sia semplicemente una tigre imbalsamata bensì uno strumento in grado di agire e deterrere come emanazione della politica medesima (ovvero, la forza militare come emanazione della politica: che non è ciò che disse Clausewitz, ma qualcosa di ben diverso): e siccome, in termini politici, l'Europa attuale non dispone di una classe dirigente bensì di una consorteria di nani da giardino, ecco che anche la parte tecnica finisce per essere neutralizzata tanto da diventare sostanzialmente inutile. Ecco quindi che anche quell'esperienza preziosa rischia di essere gettata al vento.

E che fosse un'esperienza da coltivare ed ampliare anche in altri ambiti non solo militari lo vediamo dagli sforzi del mugiko di Mosca di disintegrare e disperdere ciò che di buono è stato fatto in questi decenni: per lui la parte politica Euro-Atlantica non è mai stata un grosso problema, proprio perchè divisa ed indecisa; viceversa il problema per lui è sempre derivato dalla parte tecnico-militare, che invece funzionava: quella che adesso sta cercando senza sosta di demolire, grazie anche alla dabbenaggine del mentecatto biondo che siede a Washington.

 

trump in se è un personaggio di poco spessore, sono le politiche del suo partito che vanno giudicate, lui è quello che è.... mai e poi mai avrebbe pensato di vincere le elezioni, e questa cosa sono strà convinto non la pensavano neanche quelli del suo partito...

la sua fortuna è stata la clinton, un personaggio talmente antipatico, arrivista ecc.. ecc.. che chiunque vincerebbe se avesse lei come avversario....

io se fossi un repubblicano la pagherei per ricandidarsi fra i democratici alle prossime elezioni.

purtroppo l'Europa è stata fatta partire monca, bisognava avere più coraggio e forzare subito la mano imponendo costituzione europea, prevedendo doppia carta d'identità con quelle nazionali a scadenza dopo qualche decennio; esercito europeo fin da subito, imponendo una lingua ufficiale da insegnare nelle scuole, io la vedo così.

perchè altrimenti è solo un'unione poco economica e tanto finanziaria/speculativa.

in

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1 ora fa, bonve ha scritto:

l'europa unita non è morta, è ancora purtroppo in fase embrionale.

ci vorrà un cambio generazionale, forse due... credo.

quando tutti si sentiranno prima europei e poi italiani o tedeschi o francesi ecc.. ecc.. allora le cose cominceranno ad ingranare.

 trump ha dei meriti, non lo nego, ma bisognerà verificare se le sue politiche iper protezioniste avranno benefici a medio lungo termine.

perché lui sta minacciando a destra ed a manca tutto e tutti. ed il mondo è grande ed i mercati globalizzati.

 

Si ma Trump massimo 8 anni può restare li come presidente (e si farà entrambi i mandati perchè non ha seri sfidanti) e quello che conta  per lui è che mentre sta in sella le cose vadano alla grande, e puoi stare certo che cosi sarà perchè si può dire di tutto di questo signore  ma è di sicuro un grande patriota e l'unica cosa che gli importa è che gli USA vadano avanti come un treno....quello che accadrà dopo di lui dipenderà tutto da chi salirà al potere.

 

Cioè questo signore si è messo contro l'establishment contro le grandi multinazionali contro i guerrafondai e "la guerra" in generale

e sta vincendo alla grande quasi tutte le scommesse fatte.....ma no invece viene disprezzato da tutti e se poi gli chiedi perchè non sanno manco risponderti sensatamente.Un leader non deve essere per forza gentile ipocrita e falso e nemmeno per forza diplomatico , l'unica cosa che deve essere un leader è essere vincente nelle sue idee.

 

Quando, tutti si sentiranno più europei che italiani ?!

è un'utopia folle, l'europa ha una storia e la storia non si cancella ne si dimentica, non accadrà mai.

 

 

 

 

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A proposito di quanto detto, aggiungo come ulteriore contributo il seguente articolo di Alberto Stabile, giornalista di Repubblica esperto di cose mediorientali.

 

Così Zar Vladimir ha vinto la campagna di Siria

BEIRUT – Tra tubi di Pringles lasciati semiaperti sui tavoli e minibar pieni di lattine ghiacciate di soda, i soldati dell'armata siriana di Putin, come ci ha raccontato un giornalista moscovita al seguito delle truppe russe, si sono impossessati in un attimo degli avamposti occupati dagli americani fino alla precipitosa ritirata dal Nord Est della Siria ordinata da Trump venerdì scorso e alla conseguente invasione turca. Un regalo insperato per i nuovi arrivati, tutto quel ben di dio lasciato dall'esercito Usa che, come si sa, quanto a generi di conforto per i soldati impegnati nelle missioni all'estero non bada a spese. Ma più rilevante del gesto sembra il significato simbolico di quel turnover senza passaggio di consegne. Ripiegato sulle sue egocentriche priorità, l'Impero d'Occidente se ne va, abbandona la Siria, le cui sofferenze non ha mai fatte sue, né ha mai abbracciate fino in fondo. Mentre l'ex Grande Potenza d'Oriente, per quanto sia piena di rattoppi e di crepe e in mano ad uno zar inviso per palese carenza di cultura democratica come Vladimir Putin, prende il suo posto nel deserto siriano, ancora una volta centrale nel gioco degli equilibri, e si afferma come l'unico mediatore sulla scena capace di cambiare lo stato delle cose. Come è potuto succedere ?
Certo, l'inconsistente inerzia politica dell'Europa, assieme alla recalcitrante reticenza degli Stati Uniti a giocare il ruolo che loro compete in Medio Oriente, unite alla inaffidabilità della maggior parte degli attori regionali, ha messo la Russia nella condizione di poter imporre la propria strategia, per quanto discutibile e spregiudicata essa sia apparsa sin dal suo irrompere sulla scena, nel settembre del 2015. Mentre Assad veniva dato per finito, l'esercito siriano a brandelli e il regime in procinto di crollare, Putin dichiarava il suo appoggio al Rais di Damasco, affermava di voler difendere l'integrità territoriale della Siria mettendo in guardia contro la frantumazione del paese, accusava i gruppi ribelli di albergare nel loro seno radicalismo islamico e confusione mentale e i loro sostenitori arabi od occidentali di volere realizzare nessuna risoluzione democratica ma nient'altro che un cambio di regime. Ma Putin, almeno, una strategia l'aveva. Gli altri, no.

I bombardieri russi fatti affluire nella base di Khmeimim, a nord dei Latakia, la roccaforte della minoranza alawita, setta eterodossa dello sciismo, e dunque della famiglia Assad, hanno permesso ad Assad di capovolgere le sorti della guerra, colpendo, senza il disturbo di alcuna contraerea, le basi degli insorti e, spesso e volentieri, i centri abitati in cui si trovavano, mietendo vittime tra i civili. Questo ha consentito al regime di riguadagnare il controllo della Siria urbana. Un primo passo.
Di contro, inseguendo il mito dei ribelli moderati ed affidabili, che avrebbero dovuto garantire una transizione ordinata alla demo crazia, dopo l' inevitabile uscita di scena del rais, gli Stati Unti hanno bruciato miliardi di dollari senza ottenere alcun risultato. Ma in realtà, il timore che le armi sofisticate inutilmente reclamate degli insorti potessero finire nelle mani dei terroristi islamici è stato soltanto il pretesto dietro cui Obama, prima e Trump, poi hanno nascosto la loro diffidenza e il timore di sprofondare nella palude siriana. Meglio, dal loro punto di vista, lasciare campo liberto all'interventismo di Putin. Erdogan ha fatto tutto, o quasi, quello che poteva per destabilizzare la Siria, consapevole che il crollo del regime gli avrebbe offerto la possibilità di perseguire a mani libere il suo principale obbiettivo: allontanare a qualsiasi costo le organizzazioni nazionaliste curdo-siriane (YPG e PYD, vale a dire, nell'ordine, le Unità di Autodifesa Popolare, braccio armato del Partito dell'Unione Democratica) dal confine turco-siriano per impedire loro di raccordarsi in un'alleanza devastante con quella che i governanti turchi considerano la casa madre dei separatisti curdo-siriani, vale a dire il turco PKK, o Partito dei lavoratori del Kurdistan, fondato da Abdallah Ochalan e considerato dagli Stati Uniti dalla Unione europea e dalla Nato un'organizzazione terroristica, in guerra da 35 anni contro il lo stato turco. L'uomo forte di Ankara, per dirla con i critici più benevoli, mentre per i più sarcastici Erdogan è semplicemente il “sultano”, è passato dalla sera alla mattina dalla strategia esemplificata dalla formula rosea “nessun problema coi vicini”, su cui aveva fondato i suoi rapporti con Bashar el Assad, al ruolo di principale sponsor dei gruppi ribelli che si ripromettevano di abbattere il regime di Damasco, proteggendoli ed offrendo loro una comoda retrovia. Ma soprattutto aprendo il confine agli jihadisti stranieri, i cosiddetti foreign fighters, che si sono precipitati in Siria sulle tracce del califfato. E' stato l'avvento dello Stato Islamico che ha dato a tutti i protagonisti del dramma siriano un nuova ragion d'essere. Se non ci fosse stato, l'Isis, bisognava inventarlo. Gli Stati Uniti hanno dispiegato finalmente la loro forza aerea alla testa di una coalizione per combattere il Califfato di cui hanno fatto parte decine di paesi. Ma prima che i loro aerei si alzassero per colpire i convogli di petrolio siriano che dai pozzi del Nord Est della Siria venivano contrabbandati al di là del confine con la Turchia ce n'è voluto.
La presenza di un nemico comune come l'Isis ha permesso agli Stati di trovare finalmente un alleato affidabile sul terreno: i miliziani curdi del YPG che hanno rappresentato la spina dorsale della forza terrestre messa insieme per combattere gli jihadisti. Le cosiddette Syrian Democratic, Forces, composte da miliziani curdi e arabi arruolati tra i clan sunniti della zona, una volta sconfitto lo Stato islamico, hanno consentito agli Stati Uniti di mantenere il controllo sul Nord Est della Siria, pari a quasi un quarto del territorio nazionale, e sulle sue risorse energetiche, pozzi di petrolio e giacimenti di gas, sottraendole allo stato siriano. Secondo stime che filtrano da Washington con molta reticenza, e se ne capisce il motivo, per permettere alla coalizione a guida americana di realizzare i suoi obiettivi di distruggere l'Isis e mantenere, al tempo stesso, un potere deterrente, o intimidatorio, nei confronti del regime di Assad, i curdi hanno sacrificato 11.000 uomini. Senza il loro sacrificio Raqqa sarebbe ancora la capitale del califfato. E Trump non avrebbe mai potuto dichiarare “vittoria al 100%” sull'Isis impegnando soltanto da parte americana 1000 uomini appartenenti alle forze speciali.

Si capisce allora come Putin, quando Trump ha dato l'ordine di ritirarsi (secondo un giornalista israeliano s'è trattato di “una nota a piè di pagina di una lunga lista di vergogne”), Putin si sia trovato al posto giusto nel momento giusto, per colmare con la sua iniziativa l'ennesima voragine creata dal titubante disinteresse con cui gli Stati Uniti si sono affacciati sul panorama siriano.
In questi anni tragici, Zar Vladimir ha saputo mantenere rapporti con tutti. Mentre le truppe russe occupavano gli avamposti abbandonati dagli americani, lui si trovava in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti, proveniente dall'Arabia Saudita. Come dire, i due partner gemelli della nuova Santa Alleanza, a questo punto presunta, molto presunta, creata da Trump, assieme ad Israele, per contenere l'espansionismo dell'Iran nella regione. Ma, mentre le petroliere saudite bruciano nel Golfo Persico, The Donald, preoccupato solo della sua campagna elettorale, non si muove, tentenna, da ordine di attaccare l'Iran per ritorsione e poi ritira la mano. I sui alleati cercano allora di vedere se ci sono i margini per intavolare un dialogo con Teheran. E Putin, che con l'Iran e la Turchia è in eccellenti rapporti, si presta volentieri. “Ho sempre pensato alla Russia come alla mia seconda casa, uniti come siamo da un profondo rapporto strategico – gli ha detto quel venditore di tappeti di lusso che risponde al nome di Mohammed Bin Zayed, l'erede al trono di Abu Dabi e ministro della Difesa degli Emirati, nonché mentore dell'erede al trono saudita, il discusso Mohammed bin Salman. Siamo, per dirla in breve, nella cerchia più ristretta degli entusiastici e generosi sostenitori arabi della presidenza Trump. Forse non più così entusiasti.

Per non dire della triade, non ancora Triplice Alleanza, messa insieme da Putin con Turchia e Iran, dopo che il cosiddetto processo di Ginevra, avviato dalle Nazioni Unite per cercare punti di contatto tra il regime di Damasco e glI oppositori in vista di una possibile, ma non probabile successione ad Assad, naufragò nell'indifferenza generale, prigioniero del dogma che qualsiasi futura soluzione alla crisi siriana avrebbe dovuto prevedere l'allontanamento di Assad dal potere. Putin, allora, volle dimostrare che un'alternativa a Ginevra in realtà c'era e si inventò il “processo di Astana” dal nome della capitale del Kazakstan dove convennero la prima volta i capi dei paesi maggiormente coinvolti in Siria: Russia, Turchia e Iran. Ne è venuto fuori un accordo per creare zone di de-escalation, sembra ancora troppo parlare di tregua, che sopravvivono soltanto ad Idlib, dove la Turchia fingendo di mettere il freno ai gruppi islamisti confluiti in Hayat Tahrir al Sham, ex Fronte al Nusra, ex al Qaeda, in realtà manovra con i ribelli che ne accettano, come dire, la leadership politica, gli stessi ex appartenenti al Libero esercito Siriano, un assemblaggio di fazioni formate in maggior parte da disertori e fuoriusciti dell'esercito di Assad, oggi trasformatosi in Esercito Nazionale Siriano e presenti accanto alle forze armate turche tra le unità che hanno invaso il Nord Est della Siria.
Invasione che il Cremlino si guarda bene dal condannare in maniera esplicita, preferendo sottolineare, ancora e sempre, la necessità di difendere l'integrità territoriale della Siria, come a voler spiegare il perché Putin abbia spinto gli indipendentisti curdi, traditi da Trump, a cercare e trovare un'intesa d'emergenza, per la sopravvivenza, con Assad. Intesa che vedrà l'esercito di Damasco (ovviamente con il supporto della Russia) garantire la sicurezza alla frontiera con la Turchia e i dirigenti curdi a gestire l'amministrazione e la sicurezza interna delle province curde (Rojava). Ma anche lì, nella visione normalizzatrice di Putin, l'oggettiva contrapposizione di interessi con la Turchia non vuol dire andare a cercare lo scontro, o per lo meno a considerare lo scontro inevitabile. Basta un semplice esercizio retorico a rimettere le cose a posto e fugare ogni allarme. Non a caso, dopo aver riaffermato il principio dell'integrità territoriale siriana, lo stesso Cremlino è pronto a riconoscere (più o meno con lo stesso pragmatismo, o cinismo che dir si voglia, dispiegato dagli americani alle prese con gli eccessi d'Israele verso i palestinesi di Gaza) che “la Russia rispetta il diritto della Turchia all'auto-difesa”, evidentemente nei confronti degli attacchi che possono venire dai nazionalisti curdi.

A proposito delle capacità diplomatiche di Putin, resta da dire dei sempre eccellenti rapporti con Netanyahu, l'antitesi di Assad, rapporti che hanno permesso al presidente russo di evitare che in questi anni i bombardieri israeliani prendessero di mira direttamente l'esercito siriano, tranne nel caso in cui gli israeliani non si venissero da questo minacciati, e potessero concentrare le loro sortite sui convogli partiti da Teheran e diretti a rifornire di missili di precisione la milizia sciita libanese Hezbollah e, o, le forze agli ordini dei Guardiani della Rivoluzione Iraniana presenti in Siria.
Ora, come mai Trump, pur essendo consapevole del ruolo emergente assunto dal presidente russo nel conflitto siriano, con tutto quello che questa ascesa potrebbe implicare, verdi ad esempio, un netto miglioramento dell'immagine di Putin compromessa dalla crisi dell' Ucraina, gli ha in sostanza lasciato tutto lo spazio che Putin potesse desiderare? Azzardo una risposta: forse perché Trump, come Obama nel 2015, spera che prima o poi la Russia trovi nel deserto siriano, la tomba delle sue ambizioni. Qualcosa di simile a quello che il Vietnam è stato a suo tempo per gli americani. Le altre possibili spiegazioni le lascio agli esperti di dietrologia.

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2 ore fa, Granpasso ha scritto:

Ora, come mai Trump, pur essendo consapevole del ruolo emergente assunto dal presidente russo nel conflitto siriano, con tutto quello che questa ascesa potrebbe implicare, verdi ad esempio, un netto miglioramento dell'immagine di Putin compromessa dalla crisi dell' Ucraina, gli ha in sostanza lasciato tutto lo spazio che Putin potesse desiderare? Azzardo una risposta: forse perché Trump, come Obama nel 2015, spera che prima o poi la Russia trovi nel deserto siriano, la tomba delle sue ambizioni. Qualcosa di simile a quello che il Vietnam è stato a suo tempo per gli americani. Le altre possibili spiegazioni le lascio agli esperti di dietrologia.

Tutto giusto purtroppo. C'è poco da aggiungere alla ricostruzione di Stabile.  Oramai la frittata è fatta ed è impossibile cercare di rimettere le uova nei gusci. La guerra di Siria è stata una Caporetto per le relazioni e la stabilità euro-atlantica: le indecisioni di Obama prima (appoggio, non appoggio, appoggio in parte...) unite al neo-isolazionismo trumpiano hanno portato a questa catastrofe. E qui mi riallaccio all'ultimo capoverso di Stabile: perchè?  Perchè Trump ha lasciato campo libero al mugiko?

Stabile azzarda un sua risposta: un Vietnam russo in Siria, che a me francamente lascia piuttosto perplesso.

Il suo Vietnam la Russia (ovvero l'URSS) lo ha già avuto, in Afghanistan, negli anni Ottanta, in una situazione molto diversa da quella attuale in cui vi era un reale impegno americano ad ostacolare l'occupazione sovietica attraverso massicce forniture di armi ai mujahedeen afgani, compresi i micidiali Stinger, che fecero strage di elicotteri sovietici impedendo di fatto la copertura aerea alle operazioni terrestri da parte dell'aviazione di Mosca. Erano tempi in cui c'era Reagan alla Casa Bianca non questo babbeo biondo. Erano tempi in cui, a fianco di figure straordinarie come Massod, il leone del Panjshir, la CIA non si faceva scrupoli a finanziare e armare individui ambigui e pericolosi, come Hekmatyar, al solo scopo (sacrosanto!) di mettere i bastoni tra le ruote di Mosca: si, perchè se si vuole che il proprio avversario rimanga impantanato nelle paludi, il Vietnam bisogna crearglielo attorno, fornendo armi e finanziamenti ai suoi nemici, creando gruppi di combattenti, corrompendo e appoggiando le fazioni locali, compiendo attentati nelle sue retrovie, destabilizzando e danneggiando ciò che lui costruisce: insomma agendo come fecero i vietcong contro gli americani e i mujahedeen contro i sovietici.

Di tutto questo invece, non c'è nulla in Siria contro i russi. Obama non ha fatto nulla e Trump si è ritirato: e allora come diavolo è possibile sperare che il mugiko si impantani in un Vietnam siriano se non gli si creano attorno le condizioni per poterlo fare impantanare? Fornendo qualche schioppo arrugginito a qualche banda di straccioni come fece Obama, salvo poi interrompere le forniture per timore che finissero in mano ai terroristi? Come se a suo tempo non vi fosse stato il pericolo che gli Stinger, dai mujahedeen finissero, via Hekmatyar - Iran a colpire gli elicotteri israeliani in Cisgiordania... Eppure allora fu fatto perchè lo si voleva fare e gli Stinger abbatterono gli elicotteri sovietici e le bare dei loro piloti si allinearono sulle mura del Cremlino contribuendo a distruggere l'Unione Sovietica. 

Quella si  che fu una strategia vincente, che valse ogni dollaro speso, non certo l'operetta messa in scena in Siria.

 

Quindi no: non può esserci nessun Vietnam russo in Siria, anche perchè Mosca usa ampiamente reparti di contractors e milizie locali al posto dei propri uomini, tutta gente spendibile che impedisce di vedere bare allineate sulla Piazza Rossa; usa la carne da cannone siriana e iraniana che evita alle mamme di Mosca e San Pietroburgo di piangere sulla salma dei propri baldi figlioli come invece successe ai tempi dell'Afghanistan.

Quindi di che parliamo, caro Stabile?

Non c'è e non ci sarà (purtroppo) alcun Vietnam russo in Siria: perchè in Siria non ci sono "gli Stingers" e le bare dei contractors si sa che non contano un *.

 

Esiste invece (ri-purtroppo) il neo-isolazionismo trumpiano: una malattia politica che periodicamente colpisce le amministrazioni americane, come già alla fine dell'800, brutalmente interrotta dal Telegramma Zimmermann oppure come tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del '900, brutalmente interrotta da Pearl Harbour. Una malattia che induce gli USA a ritirarsi su sè stessi convinti di tutelare i propri interessi, salvo poi doversi precipitosamente ributtare in campo per evitare che la catastrofe che fino a quel momento si erano limitati ad osservare con distacco non si trasformi in una apocalisse capace di colpirli direttamente in faccia, riportandoli alla realtà.

Dobbiamo quindi aspettare il prossimo Nine-Eleven per sperare di vedere gli USA interessarsi delle cose del mondo o forse basterà che cambi il timoniere alla Casa Bianca?

 

 

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5 minuti fa, sol invictus ha scritto:

 

Esiste invece (ri-purtroppo) il neo-isolazionismo trumpiano: una malattia politica che periodicamente colpisce le amministrazioni americane, come già alla fine dell'800, brutalmente interrotta dal Telegramma Zimmermann oppure come tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del '900, brutalmente interrotta da Pearl Harbour. Una malattia che induce gli USA a ritirarsi su sè stessi convinti di tutelare i propri interessi, salvo poi doversi precipitosamente ributtare in campo per evitare che la catastrofe che fino a quel momento si erano limitati ad osservare con distacco non si trasformi in una apocalisse capace di colpirli direttamente in faccia, riportandoli alla realtà.

Dobbiamo quindi aspettare il prossimo Nine-Eleven per sperare di vedere gli USA interessarsi delle cose del mondo o forse basterà che cambi il timoniere alla Casa Bianca?

 

 

Neo-isolazionismo che a diversi utenti qui intervenuti piace assai perché associato a un nazionalismo un pò sborone a cui si attribuisce il merito della ripresa economica USA degli ultimi anni. In verità riuscire a individuare i meriti di Trump nella crescita americana è molto difficile sia perché l'andamento dell'economia dipende da molteplici fattori sia perché ci vuole tempo affinché le decisioni di politica economica manifestino i propri effetti sull'economia reale. In realtà i politici più che guidare l'economia la cavalcano come fa loro comodo e si attribuiscono meriti che non ci sono. In realtà questa amministrazione Trump a parte concedere ingenti sgravi fiscali alle multinazionali, ha fatto poco e nulla. E' cresciuto il mercato azionario e chi era già ricco lo è diventato ancor di più ma i salari della classe media sono sempre bassi e il debito pubblico è esploso (già era aumentato in maniera significativa sotto Obama). In sintesi, secondo me, la crescita americana è un pò fasulla e presto alcuni nodi verranno al pettine. 

Detto questo, mentre Trump spara i soliti tweet da peracottaro e discute di dazi sul parmigiano,  Putin se ne va negli Emirati e in Arabia a parlare con gli sceicchi......

 

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1 minuto fa, Granpasso ha scritto:

Neo-isolazionismo che a diversi utenti qui intervenuti piace assai perché associato a un nazionalismo un pò sborone a cui si attribuisce il merito della ripresa economica USA degli ultimi anni. In verità riuscire a individuare i meriti di Trump nella crescita americana è molto difficile sia perché l'andamento dell'economia dipende da molteplici fattori sia perché ci vuole tempo affinché le decisioni di politica economica manifestino i propri effetti sull'economia reale. In realtà i politici più che guidare l'economia la cavalcano come fa loro comodo e si attribuiscono meriti che non ci sono. In realtà questa amministrazione Trump a parte concedere ingenti sgravi fiscali alle multinazionali, ha fatto poco e nulla. E' cresciuto il mercato azionario e chi era già ricco lo è diventato ancor di più ma i salari della classe media sono sempre bassi e il debito pubblico è esploso (già era aumentato in maniera significativa sotto Obama). In sintesi, secondo me, la crescita americana è un pò fasulla e presto alcuni nodi verranno al pettine. 

Detto questo, mentre Trump spara i soliti tweet da peracottaro e discute di dazi sul parmigiano,  Putin se ne va negli Emirati e in Arabia a parlare con gli sceicchi......

 

Assolutamente d'accordo.

La ripresa economica si era già avuta durante gli ultimi due anni della presidenza Obama (+2,9%, nel 2015 +1,5% nel 2016).

 

Qui ci sono un po' di pareri la maggior parte dei quali dicono sostanzialmente le stesse cose che dici tu. 

 

https://www.ilfoglio.it/economia/2019/05/07/news/capire-la-trumpeconomics-253213/

 

 

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38 minuti fa, sol invictus ha scritto:

Assolutamente d'accordo.

La ripresa economica si era già avuta durante gli ultimi due anni della presidenza Obama (+2,9%, nel 2015 +1,5% nel 2016).

 

Qui ci sono un po' di pareri la maggior parte dei quali dicono sostanzialmente le stesse cose che dici tu. 

 

https://www.ilfoglio.it/economia/2019/05/07/news/capire-la-trumpeconomics-253213/

 

 

Grazie del link, i contributi riportati sono molto interessanti. Detto questo, mi sono andato a rileggere un pò di interventi in questo topic e devo dire che siamo (anche e soprattutto grazie a te) un think tank mica da ridere, potremmo proporci come consulenti........sefz

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14 minuti fa, Granpasso ha scritto:

Grazie del link, i contributi riportati sono molto interessanti. Detto questo, mi sono andato a rileggere un pò di interventi in questo topic e devo dire che siamo (anche e soprattutto grazie a te) un think tank mica da ridere, potremmo proporci come consulenti........sefz

E ultimamente manca quello di @JuventusOnly che era uno dei più preparati e assidui e con cui mi trovavo sovente d'accordo (a parte che su Israele sefz ).

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Sembra che sia stato trovato un accordo, 5 giorni di tregua, nel mentre i Curdi devono sparire dalla zona.
Sembra veramente una farsa, tutti d'accordo sin dall'inizio a discapito dei Curdi...ora ci penseranno Assad e Putin a farli sparire.

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