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Leevancleef

32 anni fa la tragedia dell'Heysel. Onore, rispetto e memoria per i 39 angeli che non dimenticheremo mai!

Post in rilievo

"... Un'ultima preghiera, mia dama, prima della sera.

Un bacio ai fratelli dispersi nel Belgio.

Rimboccali meglio, che non sentano più freddo

sotto il manto delle nostre bandiere"

 

- Domenico Laudadio -

 

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Riposate in pace fratelli bianconeri e speriamo di poter mandare lassù in cielo, un'altra gioia, dopo le tante già inviate in questi ultimi sei anni, il 3 giugno direttamente da Cardiff.

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Teniamo sempre a mente anche questa tragedia, lo sport deve essere altro da ciò che accadde in Belgio. Con questo non intendo un monotono ritrovo di chierichetti ma nemmeno l'estremo opposto di togliere la vita al prossimo. Nonostante siano passati anni, altri eventi tristi si sono susseguiti, c'è ancora molta strada da fare.

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« Qui ricordiamo

le 39 vittime di Bruxelles

il 29 - 5 - 1985 trucidate

da brutale violenza.

Quando onore, lealtà, rispetto

cedono alla follia,

è tradita

ogni disciplina sportiva.

Alla nostra memoria

il compito

di tenerla viva. »

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non l'ho vissuto essendo stato all'epoca poco più che neonato ancora......ma quei fratelli e sorelle mai verranno dimenticati!

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Vi riporto un estratto di un documentario di Repubblica TV più una foto fatta da me.

 

"“Oggi guardi quelle foto, quei corpi intrappolati, quelle facce, quelle braccia tese, che sembrano chiederti un respiro, uno solo, per l’ultima volta.

Vedi l’impotenza, la disperazione di morire schiacciato mentre a tua volta schiacci un altro. Gambe e toraci incastrati. Volti asfissiati; sommersi più che salvati. E poi i cadaveri, allineati lungo il muro: uno, due, tre…trentanove. Una morte collettiva.

E ti dici: ma io, questa tragedia sportiva del Novecento, così vera, così surreale, la riconosco. Questa assurdità, questo rumore di armi, l’ho già visto. Nei quadri di Bosch, nella battaglia di Waterloo, a Caporetto, nel film “Uomini Contro” di Rosi, nel dramma della miniera di Marcinelle, nei filmati sulla Shoah.

“Olocausto”, titolò il Guerin Sportivo.

La polizia a cavallo, che manganella. Ma che siamo? A una corrida medievale? Eh sì…

La banalità del male. La bestialità umana. La stessa di Guernica. E veramente verrebbe voglia di rispondere come Picasso ai tedeschi.

“L’AVETE FATTA VOI”.

Alla Uefa, alla polizia belga che si eclissò, a chi scelse uno stadio fatiscente del Trenta, senza sopralluogo. A chi organizzò malamente l’evento. A chi non capì che li moriva anche l’innocenza del calcio.

Non una notte sbagliata in cui tutto va storto. Ma qualcosa di più ottuso. Violento. Buio. Che non rispetta.

Che toglie vita e dignità a Giusy, studentessa liceale dalla bella pagella, brava a tennis, che sognava di fare la giornalista sportiva. E che di sera, costringeva papà Antonio a ripetere le lezioni con lei. Sangue sui suoi pantaloni e sulla curva Z. Scarpe ovunque, senza più padroni.

I cronisti se ne accorgono, ma l’Italia ancora no. Non è informata.

C’è chi cerca un padre. Un figlio. Un fratello. E chi vuole avvisare la famiglia di esserci ancora.” (da Repubblica TV)."

 

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Che dire? Le lacrime scendono sempre quando si pensa a quella tragedia e quando si guardano documentari che ne parlano.

Non li dimenticheremo mai.

Sempre nei nostri cuori.

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Non dimenticherò mai.

L'immagine del tifoso con la barba che grida "aiutami!" mi ha accompagnato per anni

 

Ancora oggi mi stupisce l'assurdità della tragedia, la fatiscenza dello stadio, l'inefficienza della polizia belga

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