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mercimichel

Il topic dell'NBA: Playoffs 2024

Post in rilievo

2 ore fa, The Natural ha scritto:

Porter può difendere su 4 ruoli, con Aminu avremmo 2 esterni che possono prendere i 2 più pericolosi avversari, pensando agli accoppiamenti con Houston e Okc è fondamentale avere 2 giocatori del genere in modo da poter mettere almeno uno fra Lillard e Cj sull'esterno meno pericoloso (tucker, Roberson, Beverley (clips) anderson (griz) )

 

a questo aggiungi che rispetto a Harkless (layman non lo nomino nemmeno) ha 15 punti a sera nelle mani facili facili, mai sfruttato da Was, non è semplicemente uno spot up player.

 

Considerando che in FA non ci caga nessuno e non abbiamo nemmeno spazio, è una delle poche speranze che abbiamo di prendere un terzo violino di livello e provare a scalare un gradino dal solito 1/2 turno.

 

Infine la line up Lillard Mccollum Turner Porter Collins con l'ex Phila a portar palla mi stuzzica particolarmente.

 

Ingolfati per ingolfati proviamo a migliorarci.

 

(Non succederà niente di tutto ciò sefz )

IMO il problema di Portland è la convivenza di Dame e CJ dall'altro lato del campo,oltre ad un Nurkic troppo Nurkic,farei follie fossi in loro per quello che hai in avatar e un 3&d in uno dei due spot fra i piccoli

Dame Green Aminu Siakam Nurkic con Van vleet scelte e altro a completare

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25 minuti fa, TragicBronson ha scritto:

IMO il problema di Portland è la convivenza di Dame e CJ dall'altro lato del campo,oltre ad un Nurkic troppo Nurkic,farei follie fossi in loro per quello che hai in avatar e un 3&d in uno dei due spot fra i piccoli

Dame Green Aminu Siakam Nurkic con Van vleet scelte e altro a completare

Beh anche io ! Che squadra Toronto che ha messo su @@

 

Anche se sono legato a Cj.

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Il 23/11/2018 Alle 21:48, TragicBronson ha scritto:

The process ad oggi ha azzeccato 1 top 3 su 4,grandissimo Sam Hinkie,ma a naso Toronto e Boston sono 5 gradini sopra,sopratutto i canadesi fanno paura.

Quest'anno il roster di SA non ha né capo ne coda

Vero ma personalmente prima di dire “beh” a San Antonio, devono fare 5 stagioni di fila da buttare.

 

Ok, facile per me essere così indulgente, mica sono un tifoso ma ho sempre ammirato quella franchigia che son 20 anni che detta legge, nonostante non abbiano le stesse possibilità di Chicago, New York, Boston, Los Angeles...

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Il 25/11/2018 Alle 13:16, The Natural ha scritto:

1° Piazzare Smith Jr che ha ancora valore

Ieri per De Grandis era JR Smith sefz mentre a Phila gioca Embiib

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15 ore fa, beglikeahooker ha scritto:

Leggo di Howard, ripenso ai recenti infortuni, torno tredicenne e rido come uno scemo.

Wall o Beal chi getti dalla torre per ripartire?

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16 minuti fa, The Natural ha scritto:

Wall o Beal chi getti dalla torre per ripartire?

Risposta A: Scott Brooks, che non faranno mai fuori ma che con un roster così dovrebbe fare meglio. Wall, Beal, Porter, Morris più KO non è una bruttissima base, anche se poco omogenea.

Risposta B: le gare le giocano comunque loro, e quando vedi quei numeri e atteggiamenti in difesa ti viene da pensare che una squadra non esista, che nessuno ha più voglia di giocare per gli altri (perché poi individualmente i numeri ci sarebbero pure, ma sono di fatto i Cavs dello scorso anno) e che dalla torre dovrebbero buttare via tutti. Mi avevano ridotto a sperare che tornasse Howard per vedere qualche rimbalzo, ma quando lo spogliatoio non c’è più, secondo me, va fatta tabula rasa. Qualcuno ha fatto l’esempio della muffa. .ghgh

 

A me Wall piace (nonostante i mille difetti), ma BB è più appetibile anche per questioni contrattuali, quindi non credo ci siano grandi possibilità di scelta.

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4 ore fa, beglikeahooker ha scritto:

Risposta A: Scott Brooks, che non faranno mai fuori ma che con un roster così dovrebbe fare meglio. Wall, Beal, Porter, Morris più KO non è una bruttissima base, anche se poco omogenea.

Risposta B: le gare le giocano comunque loro, e quando vedi quei numeri e atteggiamenti in difesa ti viene da pensare che una squadra non esista, che nessuno ha più voglia di giocare per gli altri (perché poi individualmente i numeri ci sarebbero pure, ma sono di fatto i Cavs dello scorso anno) e che dalla torre dovrebbero buttare via tutti. Mi avevano ridotto a sperare che tornasse Howard per vedere qualche rimbalzo, ma quando lo spogliatoio non c’è più, secondo me, va fatta tabula rasa. Qualcuno ha fatto l’esempio della muffa. .ghgh

 

A me Wall piace (nonostante i mille difetti), ma BB è più appetibile anche per questioni contrattuali, quindi non credo ci siano grandi possibilità di scelta.

Il problema è che un front office serio avrebbe fatto rimanere le magagne all'interno e tradato Beal in un range di valore simile a quello che ha davvero tempo fa.

 

Ora bisogna scambiarlo per poco, (per non parlare di Porter), cosa potete ottenere in cambio??!

 

La vedo malissimo per voi, la speranza è qualche squadra che ha qualche giovane interessante da sacrificare, perché di giocatori affermati che possono arrivare ne vedo pochi.

 

La vostra speranza è una trade alla P. George Okc da Indiana.

 

Ma non mi vengono in mente particolari situazioni come quella.

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cmq houston si deve inventare qualcosa

rischia seriamente di non fare i p.o.

solo c.p. non risolve nulla

stanotte partita importante per i lakers

lebron dopo l'ultima gara scarsa deve dare un segnale

durant si carica i gsw nelle ultime 2 

con il rientro di curry posso cominciare a prepararsi per i p.o.

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Phoenix taglia Caanan grazie al cielo, interesse per Fultz.

 

Ariza per Fultz win win.

 

Tanto Fultz anche con problemi psicologici è comunque un miglior difensore di Canaan, lo sarebbe anche se dimenticasse come si difende sefz

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1 ora fa, santelicheri ha scritto:

 @Dotto Raus hai visto che gay?

Sì.

il film alla fine mi è piaciuto, soprattutto la parte in cui litigano col produttore per la scelta del singolo da mandare in radio. 

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3 ore fa, Powerslave ha scritto:

dall'arrivo di Chandler i Lakers stanno 11-3, anche se va considerato che hanno avuto uno dei calendari più facili della lega

Sembrava finitissmo invece ha avuto un ottimo impatto.

 

Intanto continua la stagione ni di Simmons, senza tiro non si va da nessuna parte, nei 2 match con Toronto 18 perse.

Quando nei playoff si stringeranno le difese la vedo male male, se la giocano perché possono andare in lunetta esageratamente ( Embiid, Butler poi), ma li vedo nettamente sotto a Toronto, e la vedo grigia pure negli accoppiamenti con i Bucks.

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NBA, Kevin Durant: “Non tutti vogliono giocare con LeBron: attorno a lui ambiente tossico"

La superstar degli Warriors cerca di "sabotare" il prossimo mercato estivo dei Lakers. "Non è così scontato che una superstar voglia giocare al suo fianco: se hai certe caratteristiche non ha troppo senso". Sotto accusa anche il circo mediatico attorno al 23 gialloviola: "Non è colpa sua, ma di alcuni giornalisti/groupie che pendono dalle sue labbra per ogni parola"

LEBRON JAMES-SHOW NEL QUARTO QUARTO: SPURS BATTUTI

LEBRON JAMES E LA STANDING OVATION DI CLEVELAND AL SUO RITORNO

 

 

La stagione 2017-18 non ha ancora mandato in archivio i primi due mesi e già le discussioni sul mercato estivo dei free agent e sul futuro delle squadre NBA catalizza l’attenzione di tutti. Soprattutto se la squadra si chiama Los Angeles Lakers e se la sua superstar è LeBron James. A scatenare il dibattito le parole rilasciate a Bleacher Report da Kevin Durant (uno che ha provato sulla propria pelle che implicazioni ha cambiare squadra nel ruolo di superstar): l’ala degli Warriors ha messo in dubbio che la caccia alla seconda superstar da affiancare a “King” James in estate sia così semplice come molti pensano: “Dipende da che tipo di giocatore sei. Se sei un giocatore alla Kyle Korver, allora ha senso, perché uno come lui, che non è la prima opzione di un attacco, può soltanto beneficiare dal giocare al fianco di un giocatore che penetra e passa come LeBron e può liberarlo sul perimetro. Ma se sei un giocatore più giovane come Kawhi [Leonard], allora giocare al fianco di LeBron non ha troppo senso. A Kawhi piace avere il pallone tra le mani, controllare l’attacco, dettare i tempi di gioco con gli isolamenti in post-up: lui gioca così, e tanti giocatori giovani oggi hanno uno stile simile: a questo tipo di giocatori non serve un’altra presenza dominante”. Gli esempi portati da KD non finiscono qui: “Kevin Love e Chris Bosh hanno dovuto totalmente cambiare il loro stile di gioco per adattarsi a LeBron, che ha bisogno di avere al suo fianco gente che sa già come giocare e che sappiano tirare. Per dei giocatori giovani che stanno ancora sviluppando il proprio gioco è più difficile, perché lui esige spesso il pallone, chiede di avere il controllo dell’attacco per poi creare per tutti gli altri”. Tra i lati negativi di far parte della stessa squadra di “King” James, Durant poi mette l’accento anche sul circo mediatico che inevitabilmente viene a formarsi attorno all’ex Cavs e Heat, per la smaniosa attenzione che sempre circonda ogni sua parola e mossa. “L’attenzione è altissima, attorno a lui si muovono tutta una serie di adulatori, anche tra i giornalisti, che rendono la situazione un qualcosa che non ha più nulla a che vedere con la pallacanestro. L’ambiente finisce per essere tossico, capisco benissimo perché non tutti vogliano farne parte. Soprattutto quando questo genere di attenzione è costruita sul nulla. Sia chiaro, non è colpa di LeBron: è solo il risultato del fatto che ci sono tantissimi giornalisti/groupie che pendono dalle sue labbra per ogni singola parola. Dovrebbero togliersi dalle scatole e lasciarci giocare a basket”.

La replica di LeBron James

Parole di un certo peso, che ovviamente sono subito arrivate alle orecchie del diretto interessato. Dopo l’ennesima prestazione da 42 punti con 20 nell’ultimo quarto, decisivi per la vittoria dei suoi Lakers contro San Antonio, in tanti gli hanno chiesto cosa pensasse delle dichiarazioni del suo illustre collega (e avversario): “Mi piacerebbe vedere la trascrizione completa di quello che ha detto – la replica molto saggia del n°23 gialloviola – il contesto in cui gli sono state chieste certe cose, la situazione generale. Non voglio commentare finché non avrò il quadro completo, sarebbe stupido da parte mia. Sono un veterano”. Un veterano che negli anni ha imparato a gestire – a volte anche controllare – le dinamiche di comunicazione in un mondo fortemente condizionato dall’influenza dei social e dalla disintermediazione che tali piattaforme consentono. E che quindi non ha voluto cadere nella trappola di una sterile polemica a distanza con la superstar dei Golden State Warriors.

Da Kawhi Leonard a Kyle Lowry: cosa pensano gli altri giocatori

I casi di Chris Bosh e Kevin Love, due giocatori già All-Star e con status di superstar ben prima di unirsi a James (il primo a Miami, il secondo a Cleveland), è esemplare: oggi vengono ricordati come giocatori sicuramente importanti ma anche di complemento in quegli Heat e Cavs campioni NBA. È il rischio di essere oscurati dall’astro di LeBron James: “La sua presenza toglie ossigeno a tutto il resto”, ha dichiarato il vice presidente di una squadra della Eastern Conference. “È l’effetto-LeBron – conferma Kyle Lowry – perché un giocatore come lui ti mette e contemporaneamente ti toglie tantissima pressione. Lo sai che è così: se hai personalità e spalle larghe, puoi gestirlo”. Tra i tanti che trovano un senso nelle parole di Kevin Durant, si iscrivono due veterani come Trovor Ariza e Tyson Chandler, che sta vivendo l’esperienza di dividere il palcoscenico con il 23 proprio in questa stagione: “Se c’è LeBron, tutto ruota attorno a lui. Devi saperci coesistere, devi trovare il tuo ruolo all’interno di questo tipo di realtà. È un sacrificio, ma un sacrificio che sei disposto a fare pur di vincere”. Non tutti potrebbero essere d’accordo: “Qualcuno può pensare di poter arrivare al suo livello… e quindi vede una presenza ingombrante come quella di LeBron come un ostacolo al proprio sviluppo”, fa notare Rudy Gay. A volte le perplessità possono anche essere tecniche, come evidenziato proprio da Durant negli esempi (opposti) di Korver e Leonard: “Giocatori con caratteristiche simili a LeBron potrebbero non voler giocare assieme a qualcuno che in campo fa le stesse cose. Mi sembra normale allora che vogliano giocare altrove”. Per brillare di luce propria (come nel caso ad esempio di Kyrie Irving, con la scelta di lasciare Cleveland per Boston) o per garantirsi uno status da numero uno incontrastato. C’è chi, come Kawhi Leonard, già si sente a questo livello (“Cos’altro avrei da provare? Mi ha battuto un anno in finale, l’anno dopo l’ho battuto io. Ogni volta che lo incontro voglio provare a vincere, è questo il mio modo di mettermi alla prova”) ma altri che invece hanno forse scelto di snobbare Los Angeles come destinazione anche per costruirsi una legacypropria. Si spiegano allora anche così alcune scelte estive: Paul George che neppure concede un colloquio ai Lakers (e resta a OKC); Jimmy Butler che indica Nets, Clippers e Knicks – e non i gialloviola – tra le destinazioni preferite in uscita da Minnesota (per poi finire a Philadelphia); Kawhi Leonard stesso, a quanto si dice, amerebbe sì approdare a Los Angeles ma più sponda Clippers che Lakers. Per uno come Joel Embiid – che via social aveva provato a corteggiare “King” James – sembra quindi esserci tutta una serie di superstar che dando indirettamente ragione a Durant sembra preferire una vita lontana da LeBron James. E per i Lakers – con untesoretto di oltre 40 milioni di dollari tenuto espressamente da parte per il prossimo shopping estivo (con Durant, Leonard e Butler tra i free agent potenzialmente disponibili) – questa potrebbe non essere una bella notizia.

 

sull'ambiente tossico durant ha ragione ma è normale quando gioca uno dei più forti di sempre forse il più forte

suldiscorso di oscurare i giocatori sono d'accordo solo per lo stesso motivo disopra

ma secondo me certi all-star in primis irving ma anche bosh wade love hanno dato il meglio con lebron in squadra

 

molto intelligente lebron a prendere tempo

cmq la prossima stagione un all star ai lakers ci va con certezasia per margine salariale sia perchè il prossimo anno dovrebbero essere dei seri pretendenti al titolo e vincere piace a tutti 

 

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Il 6/12/2018 Alle 21:21, Vonpalace ha scritto:

NBA, Kevin Durant: “Non tutti vogliono giocare con LeBron: attorno a lui ambiente tossico"

La superstar degli Warriors cerca di "sabotare" il prossimo mercato estivo dei Lakers. "Non è così scontato che una superstar voglia giocare al suo fianco: se hai certe caratteristiche non ha troppo senso". Sotto accusa anche il circo mediatico attorno al 23 gialloviola: "Non è colpa sua, ma di alcuni giornalisti/groupie che pendono dalle sue labbra per ogni parola"

LEBRON JAMES-SHOW NEL QUARTO QUARTO: SPURS BATTUTI

LEBRON JAMES E LA STANDING OVATION DI CLEVELAND AL SUO RITORNO

 

 

La stagione 2017-18 non ha ancora mandato in archivio i primi due mesi e già le discussioni sul mercato estivo dei free agent e sul futuro delle squadre NBA catalizza l’attenzione di tutti. Soprattutto se la squadra si chiama Los Angeles Lakers e se la sua superstar è LeBron James. A scatenare il dibattito le parole rilasciate a Bleacher Report da Kevin Durant (uno che ha provato sulla propria pelle che implicazioni ha cambiare squadra nel ruolo di superstar): l’ala degli Warriors ha messo in dubbio che la caccia alla seconda superstar da affiancare a “King” James in estate sia così semplice come molti pensano: “Dipende da che tipo di giocatore sei. Se sei un giocatore alla Kyle Korver, allora ha senso, perché uno come lui, che non è la prima opzione di un attacco, può soltanto beneficiare dal giocare al fianco di un giocatore che penetra e passa come LeBron e può liberarlo sul perimetro. Ma se sei un giocatore più giovane come Kawhi [Leonard], allora giocare al fianco di LeBron non ha troppo senso. A Kawhi piace avere il pallone tra le mani, controllare l’attacco, dettare i tempi di gioco con gli isolamenti in post-up: lui gioca così, e tanti giocatori giovani oggi hanno uno stile simile: a questo tipo di giocatori non serve un’altra presenza dominante”. Gli esempi portati da KD non finiscono qui: “Kevin Love e Chris Bosh hanno dovuto totalmente cambiare il loro stile di gioco per adattarsi a LeBron, che ha bisogno di avere al suo fianco gente che sa già come giocare e che sappiano tirare. Per dei giocatori giovani che stanno ancora sviluppando il proprio gioco è più difficile, perché lui esige spesso il pallone, chiede di avere il controllo dell’attacco per poi creare per tutti gli altri”. Tra i lati negativi di far parte della stessa squadra di “King” James, Durant poi mette l’accento anche sul circo mediatico che inevitabilmente viene a formarsi attorno all’ex Cavs e Heat, per la smaniosa attenzione che sempre circonda ogni sua parola e mossa. “L’attenzione è altissima, attorno a lui si muovono tutta una serie di adulatori, anche tra i giornalisti, che rendono la situazione un qualcosa che non ha più nulla a che vedere con la pallacanestro. L’ambiente finisce per essere tossico, capisco benissimo perché non tutti vogliano farne parte. Soprattutto quando questo genere di attenzione è costruita sul nulla. Sia chiaro, non è colpa di LeBron: è solo il risultato del fatto che ci sono tantissimi giornalisti/groupie che pendono dalle sue labbra per ogni singola parola. Dovrebbero togliersi dalle scatole e lasciarci giocare a basket”.

La replica di LeBron James

Parole di un certo peso, che ovviamente sono subito arrivate alle orecchie del diretto interessato. Dopo l’ennesima prestazione da 42 punti con 20 nell’ultimo quarto, decisivi per la vittoria dei suoi Lakers contro San Antonio, in tanti gli hanno chiesto cosa pensasse delle dichiarazioni del suo illustre collega (e avversario): “Mi piacerebbe vedere la trascrizione completa di quello che ha detto – la replica molto saggia del n°23 gialloviola – il contesto in cui gli sono state chieste certe cose, la situazione generale. Non voglio commentare finché non avrò il quadro completo, sarebbe stupido da parte mia. Sono un veterano”. Un veterano che negli anni ha imparato a gestire – a volte anche controllare – le dinamiche di comunicazione in un mondo fortemente condizionato dall’influenza dei social e dalla disintermediazione che tali piattaforme consentono. E che quindi non ha voluto cadere nella trappola di una sterile polemica a distanza con la superstar dei Golden State Warriors.

Da Kawhi Leonard a Kyle Lowry: cosa pensano gli altri giocatori

I casi di Chris Bosh e Kevin Love, due giocatori già All-Star e con status di superstar ben prima di unirsi a James (il primo a Miami, il secondo a Cleveland), è esemplare: oggi vengono ricordati come giocatori sicuramente importanti ma anche di complemento in quegli Heat e Cavs campioni NBA. È il rischio di essere oscurati dall’astro di LeBron James: “La sua presenza toglie ossigeno a tutto il resto”, ha dichiarato il vice presidente di una squadra della Eastern Conference. “È l’effetto-LeBron – conferma Kyle Lowry – perché un giocatore come lui ti mette e contemporaneamente ti toglie tantissima pressione. Lo sai che è così: se hai personalità e spalle larghe, puoi gestirlo”. Tra i tanti che trovano un senso nelle parole di Kevin Durant, si iscrivono due veterani come Trovor Ariza e Tyson Chandler, che sta vivendo l’esperienza di dividere il palcoscenico con il 23 proprio in questa stagione: “Se c’è LeBron, tutto ruota attorno a lui. Devi saperci coesistere, devi trovare il tuo ruolo all’interno di questo tipo di realtà. È un sacrificio, ma un sacrificio che sei disposto a fare pur di vincere”. Non tutti potrebbero essere d’accordo: “Qualcuno può pensare di poter arrivare al suo livello… e quindi vede una presenza ingombrante come quella di LeBron come un ostacolo al proprio sviluppo”, fa notare Rudy Gay. A volte le perplessità possono anche essere tecniche, come evidenziato proprio da Durant negli esempi (opposti) di Korver e Leonard: “Giocatori con caratteristiche simili a LeBron potrebbero non voler giocare assieme a qualcuno che in campo fa le stesse cose. Mi sembra normale allora che vogliano giocare altrove”. Per brillare di luce propria (come nel caso ad esempio di Kyrie Irving, con la scelta di lasciare Cleveland per Boston) o per garantirsi uno status da numero uno incontrastato. C’è chi, come Kawhi Leonard, già si sente a questo livello (“Cos’altro avrei da provare? Mi ha battuto un anno in finale, l’anno dopo l’ho battuto io. Ogni volta che lo incontro voglio provare a vincere, è questo il mio modo di mettermi alla prova”) ma altri che invece hanno forse scelto di snobbare Los Angeles come destinazione anche per costruirsi una legacypropria. Si spiegano allora anche così alcune scelte estive: Paul George che neppure concede un colloquio ai Lakers (e resta a OKC); Jimmy Butler che indica Nets, Clippers e Knicks – e non i gialloviola – tra le destinazioni preferite in uscita da Minnesota (per poi finire a Philadelphia); Kawhi Leonard stesso, a quanto si dice, amerebbe sì approdare a Los Angeles ma più sponda Clippers che Lakers. Per uno come Joel Embiid – che via social aveva provato a corteggiare “King” James – sembra quindi esserci tutta una serie di superstar che dando indirettamente ragione a Durant sembra preferire una vita lontana da LeBron James. E per i Lakers – con untesoretto di oltre 40 milioni di dollari tenuto espressamente da parte per il prossimo shopping estivo (con Durant, Leonard e Butler tra i free agent potenzialmente disponibili) – questa potrebbe non essere una bella notizia.

 

sull'ambiente tossico durant ha ragione ma è normale quando gioca uno dei più forti di sempre forse il più forte

suldiscorso di oscurare i giocatori sono d'accordo solo per lo stesso motivo disopra

ma secondo me certi all-star in primis irving ma anche bosh wade love hanno dato il meglio con lebron in squadra

 

molto intelligente lebron a prendere tempo

cmq la prossima stagione un all star ai lakers ci va con certezasia per margine salariale sia perchè il prossimo anno dovrebbero essere dei seri pretendenti al titolo e vincere piace a tutti 

 

E probabilmente sarà KD stesso...

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