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juventino

Francia, il ritorno della leva obbligatoria: toccherà anche alle ragazze

Post in rilievo

sparata puramente politica. Una leva di massa "vera", obbligatoria e di stampo militare, non è più fattibile nei Paesi europei più popolosi, costa troppo e serve a niente.
Di fatti in Francia, a parte l'ultima conferenza stampa di Macron e al riferimento a una specie di leva obbligatoria, si parla di "servizio nazionale" che si esplica in "percorsi di cittadinanza". A breve uscirà il rapporto parlamentare commissionato per constatare la fallibilità di questo servizio nazionale, secondo alcune fonti francesi si parla in esso in 3 tappe a seconda delle fasce d'età, che sono più assimilabili a gitarelle presso reparti militari durante l'adolescenza e al servizio civico facoltativo già esistente per i giovani attivi 
Tra l'altro la Francia manco ne avrebbe bisogno, ha un servizio decente di riservisti della gendarmerie

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non sono pregiudizialmente contrario 

per quanto per il contesto italiano l'utilità sarebbe allo stato attuale quasi nulla vista la permanenza dell'ombrello nato contro le minacce esterne e l'assenza all'orizzonte di scenari da guerra civile

sull'inutilità di coscritti e di volontari non specializzati in caso di conflitto dissento fermamente (donbass, "guerre all'isis", yemen ... di scarponi sul terreno ne servono molti"

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6 ore fa, juventino ha scritto:

Che già per un rimprovero a Scuola da parte di un professore partono le denunce da parte dei genitori.

La Scuola la stanno rovinando i genitori.
Ogni professore dovrebbe essere più tutelato e ti dirò bisogna mettere anche telecamere.

Il problema dei ragazzi di oggi è la mia generazione di genitori giovani credo. Io quando uscivo la sera da ragazzo dovevo rientrare ad un orario prestabilito ed una volta rientrato ci trovavo i genitori a casa. Oggi i genitori, al 90% separati, son fuori come i figli la sera, hanno gli stessi interessi .ghgh

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8 ore fa, takkino ha scritto:

ma scusa, al di là dell'illiberalità di questa legge , di cui non ci sarebbe manco da discutere... perché dovremmo per forza assumere che un militare e un matematico posseggano le stesse capicità di pensiero, quando i criteri di selezione sia formativa che lavorativa sono palesemente diversi? perché dovremmo dire che un guderian o un clausewitz (gente di cui leggo ora per la prima volta, eh, non vorrei dare l'impressione del saccente) pareggino , in quanto a raffinatezza e acume di pensiero - benché in ambiti di applicazione diversi - un brunelleschi, un borromini , un ledoux (come sol invictus ha scritto sopra)? è puro politically correct.
e perché allora non dovremmo equiparare dybala a tintoretto ? o illary blasi , sicuramente brava nel suo mestiere di presentatrice , a dante alighieri?

Non lo so takkino, a me la fenomenologia dell’homo militaris non interessa minimamente; se devo essere sincero mi sei parso troppo drastico e lapidario. Che un militare debba essere per forza o un violento o un buono a nulla mi pare affermazione da collettivista di centro sociale, più che da uomo di scienza e cultura quale sei tu. 

 

D’altra parte anche Sol Invictus a mio parere ci era andato con l’accetta, disprezzando come capziosa una questione politico/filosofica invece a mio avviso dirimente. 

 

Se penso agli uomini geniali che hanno fatto la storia dell’umanità, militari non mi vengono in mente, e dei nomi citati da Sol Invictus ne conosco giusto un paio per averli incontrati nei libri di storia. Quindi no, non mi sento di equipararli per grandezza di pensiero e talento al livello degli uomini da te citati e di molti altri, su questo concordo. Ma importa davvero poco o nulla. 

 

Posso dirti, per contro e per esperienza personale, che ho conosciuto uomini dell’arma davvero molto intelligenti e capaci. In particolare, il primo anno di università conobbi un colonnello dell’esercito in pensione, matricola come me, col quale non solo feci amicizia, ma ebbi modo di lavorare assieme nella redazione della mia tesi, essendosi lui laureato un anno prima di me ed essendo diventato assistente nel dipartimento di scienze economiche. Aveva circa settant’anni, io venticinque. Ti assicuro che aveva una testa così e una sensibilità non banale. 

 

 

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22 ore fa, sol invictus ha scritto:

Francamente non me ne frega una beneamata mazza disquisire sull'invasività della leva obbligatoria nella sfera privata dell'individuo.

Se uno Stato decide di applicarla la applica e i coscritti devono rispondere, come hanno sempre risposto dall'Ottocento a questa parte senza tante belinate. Fine della storia. Rientra nei poteri di uno Stato come l'imposizione delle tasse.

Dopodichè le * sull'obiezione di coscienza non mi appartengono, nè mi sono mai appartenute.

Io contesto il ritorno della leva ai fini dell'utilità pratica attuale, che è ZERO. I sofismi filosofici li lascio ai sofisti.

Apro ma chiudo subito la parentesi sui massimi sistemi, che ci porterebbe ot. Mi pare che takkino sia stato troppo leggero. Quel che hai scritto non indica propensione verso lo Stato totalitario, ma ne rappresenta l'essenza più profonda. Bollare secoli di riflessione politica come "sofismi" è imbarazzante.

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17 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

A mio parere: 

 

1) nel 2018 la leva obbligatoria è perfettamente inutile, se non controproducente, perché la tecnologia disponibile ha reso perfettamente  inutile se non controproducente la manodopera dequalificata; servono specialisti qualificati, quindi professionisti; 

 

2) stante l’assunto di cui al punto 1), nel 2018 uno Stato (avanzato) che precetta i cittadini al servizio di leva lede palesemente la libertà individuale di ogni individuo all’autodeterminazione e viene meno ai principi dello stato liberale e dello stato di diritto, scivolando sul piano inclinato che conduce - se non allo stato totalitario, assoluto o di polizia - allo stato etico (“ai giovani di oggi qualche mese di disciplina militate farebbe bene”, intendendo in senso educativo), cosa che a me fa comunque ribrezzo perché relega il cittadino ad un livello di subordine e di ingranaggio, che in passato

ha prodotto disastri. Per me lo stato deve sempre essere laico, cioè neutro, e non deve mai esercitare un potere impositivo in base ad un giudizio morale (lo stato etico), il che non c’entra nulla col sistema di convenzioni in base al quale gli individui di una comunità si organizzano e il rispetto del quale demando ad un’entità denominata stato. 

Non mi pare un sofisma, una sterile spuculazione filosofica, ma un principio di civiltà. Se io non voglio fare il militare, dovrei essere libero di non farlo, essendo venuti a mancare i presupposti per cui la mia rinuncia lede la libertà altrui (nella fattospecie il diritto alla sicurezza). 

Attenzione perché in uno stato di diritto non tutto quel che pensa la maggioranza (o chi è stato demandato dalla stessa) può tramutarsi in legge; esiste una carta fondamentale, costutuzionale; liberale (cioè garante dell’inviolabilità della libertà dell’individuo), nei paesi realmente democratici. 

 

Insomma: per me avete ragione entrambi, Pur palesando una concezione diversa, in astratto, dell’homo militaris. Ma siamo sul piano delle opinioni, dettate da una diversa sensibilità. 

Ronnie, ciò che contesto sono in particolare due punti.

1) non sono assolutamente d'accordo sul fatto che il servizio militare obbligatorio (al quale personalmente mi oppongo in quanto ora come ora palesemente inutile) vada a ledere le libertà individuali qualora sia lo Stato a decretarne l'obbligatorietà. Ed a questo proposito ti invito a leggere li link sottostante. http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=20060807151858

La libertà di rifiutare il servizio militare obbligatorio era a suo tempo normata dalla legge sull'obiezione di coscienza: la quale NON metteva in dubbio la legittimità intrinseca del servizio militare obbligatorio MA si limitava a prendere atto della possibilità che vi fossero (come in effetti vi erano) in taluni individui motivi inerenti la sfera morale che inducessero costoro a rifiutare tale obbligatorietà e quindi a riconoscere loro una via legittima di esenzione dal servizio.

Ora, qui qualcuno salterà sù blaterando di "barbarie ottocentesca", "delitti d'onore" ed altre fanfaluche: ed in tal senso ricordo che il servizio militare comincia nell'Ottocento MA si conclude nel 2005, ovvero 13 anni fa. Quindi non stiamo parlando del Paleolitico superiore.

Contesto altresì che il servizio militare obbligatorio configuri uno "stato etico" o addirittura "totalitario": no, configura invece il diritto/dovere di "servire la Patria" come ricordo recita l'Articolo 52 della Costituzione italiana: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge".

Quindi se vogliamo parlare di "stato etico" e di "totalitarismo" relativamente al servizio militare obbligatorio allora implicitamente dobbiamo rivolgere queste medesime accuse sulla nostra stessa Costituzione. Cosa che mi pare francamente ridicola.

Voglio anche sottolineare come dal gennaio 2018 la Svezia, ben noto  esempio di Stato dalle elevate libertà civili, abbi reintrodotto il servizio militare obbligatorio sia pure in forma limitata (nel senso che i coscritti non sono molti ma quei pochi hanno l'obbligo). Anche la Svezia diventa quindi totalitaria?

Contesto altresì che l'opporsi ai matrimoni/adozioni gay o quant'altro sia propensione al totalitarismo. Qui non siamo neanche al ridicolo. Siamo al delirio puro.

 

2) Il secondo punto che contesto è l'equazione, militare = bruto incapace. Questo non è neanche ignoranza o infantilismo: è razzismo etico.

E non aggiungo altro perchè non ne vale la pena.

 

30 minuti fa, Mormegil ha scritto:

Apro ma chiudo subito la parentesi sui massimi sistemi, che ci porterebbe ot. Mi pare che takkino sia stato troppo leggero. Quel che hai scritto non indica propensione verso lo Stato totalitario, ma ne rappresenta l'essenza più profonda. Bollare secoli di riflessione politica come "sofismi" è imbarazzante.

Vedi sopra. .the

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3 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Non lo so takkino, a me la fenomenologia dell’homo militaris non interessa minimamente; se devo essere sincero mi sei parso troppo drastico e lapidario. Che un militare debba essere per forza o un violento o un buono a nulla mi pare affermazione da collettivista di centro sociale, più che da uomo di scienza e cultura quale sei tu. 

 

D’altra parte anche Sol Invictus a mio parere ci era andato con l’accetta, disprezzando come capziosa una questione politico/filosofica invece a mio avviso dirimente. 

 

Se penso agli uomini geniali che hanno fatto la storia dell’umanità, militari non mi vengono in mente, e dei nomi citati da Sol Invictus ne conosco giusto un paio per averli incontrati nei libri di storia. Quindi no, non mi sento di equipararli per grandezza di pensiero e talento al livello degli uomini da te citati e di molti altri, su questo concordo. Ma importa davvero poco o nulla. 

 

Posso dirti, per contro e per esperienza personale, che ho conosciuto uomini dell’arma davvero molto intelligenti e capaci. In particolare, il primo anno di università conobbi un colonnello dell’esercito in pensione, matricola come me, col quale non solo feci amicizia, ma ebbi modo di lavorare assieme nella redazione della mia tesi, essendosi lui laureato un anno prima di me ed essendo diventato assistente nel dipartimento di scienze economiche. Aveva circa settant’anni, io venticinque. Ti assicuro che aveva una testa così e una sensibilità non banale. 

 

 

da dove nasce questo discorso sulle qualità dei militari? dall'affermazione che, secondo un certo qual senso di "responsabilità" ,  ai militari interesserebbe soprattutto il buon funzionamento dell'esercito , il che avrebbe domostrato che questi 30 miliardi + 3 annui (per dare un'idea , spese-sprechi per i migranti in italia: 3.5-4.5 mld annui) siano una decisione unilaterale dell'eliseo , a cui lo stato maggiore si sarebbe dovuto suo malgrado adeguare.

un inciso, casomai gli eventi non fossero noti a tutti. cinque mesi fa vi fu una polemica fra macron e villiers sul tema del bilancio dell'esercito. villiers criticò pubblicamente macron, macron rispose con una presa di posizione ufficiale : "J'ai pris des engagements. Je suis votre chef. Les engagements que je prends devant nos concitoyens et devant les armées, je sais les tenir et je n'ai à cet égard besoin de nulle pression et de nul commentaire."
a distanza di 5 mesi macron se ne esce con sta legge, costosissima e a detta di tutti inutile. a riguardo , non ho letto proteste dal mondo militare, né di tipo tecnico né di ordine generale.

tornando alla questione "responsabilità". il ragionamento di sol invictus vale , sempre parzialmente , per persone o isitituti dotati di una credibilità, che può essere morale o intellettuale. per la seconda, dico che esiste un amor proprio , o un amore per la disciplina , se la disciplina ha un valore intellettuale, che di solito impedisce bassezze. è difficile che alla nasa o istituti simili si trucchino i risultati di una ricerca scientifica al fine di ottenere finanziamenti. può anche capitare, ma è raro.


ora, questo è il curriculum di villiers, ma potrebbe essere uno qualsiasi dei suoi predecessori o successori:

 

 

Admis  à  l’Ecole  Spéciale  Militaire  de  Saint  Cyr  en 1975,  il  choisit  à  l’issue  de  sa  scolarité  de  servir  dans l’Arme  Blindée  Cavalerie  et  rejoint  l’école d’application  de  son  arme  à  Saumur. Entre  1978  et  2003,  il  alterne  les  responsabilités  en régiment  :  chef  de  peloton  de  chars  AMX30  au  2ème Régiment  de  dragons  à  Haguenau  dans  le  Bas-Rhin, capitaine  commandant  l’escadron  d’éclairage  de  la 7ème    Division  blindée  à  Valdahon  dans  le  Doubs,  chef de  corps  du  501ème-503ème  Régiment  de  chars  de combat  à  Mourmelon-le-Grand  dans  la  Marne. En  juin  1999,  il  commande  pendant  5  mois  le  bataillon d’infanterie  mécanisée  de  la  Brigade  Leclerc,  entrée  en premier  au  Kosovo  (dans  le  cadre  de  la  KFOR). A  trois  reprises,  il  est  instructeur  des  sous-officiers  et des  lieutenants  à  Saumur  dans  le  Maine-et-Loire. Enfin,  il  sert  une  douzaine  d’années  (en  deux  séjours) à  Paris  à  l’état-major  de  l’armée  de  Terre,  à l’inspection  de  l’armée  de  Terre,  mais  aussi  à  la direction  des  affaires  financières  du  ministère  de  la Défense.   De  septembre  2003  à  juin  2004,  il  est  retenu  comme auditeur  à  la  53ème    session  du  Centre  des  Hautes Etudes  Militaires  (CHEM)  /  56ème    session  de  l’Institut des  Hautes  Etudes  de  Défense  Nationale  (IHEDN). 1977 1978 1982 1988 1992 2008 2010 1976 1991 2004 Adjoint  au  chef  de  cabinet  militaire  du  Premier ministre  le  1er  juillet  2004,  il  est  promu  général  de brigade  le  1er  décembre  2005.  Il  est  nommé commandant  de  la  2ème  Brigade  blindée  et commandant  d’armes  de  la  Place  d’Orléans  le  1er  août 2006. Entre  décembre  2006  et  avril  2007,  il  commande  le Regional  Command  Capital  en  Afghanistan,  une  des cinq  zones  d’action  de  l’OTAN  dans  le  cadre  de  la force  internationale  d’assistance  et  de  sécurité  (FIAS). Il  commande  2500  soldats  provenant  de  15  pays. Il  est  nommé  chef  du  cabinet  militaire  du  Premier ministre  à  compter  du  15  septembre  2008.  Il  occupe cette  fonction  de  conseiller  du  chef  du  gouvernement en  matière  de  défense  jusqu’au  11  mars  2010,  date  à laquelle  il  est  nommé  major  général  des  Armées. Le  général  Pierre  de  VILLIERS  est  grand  officier  de l’Ordre  de  la  Légion  d’Honneur  et  officier  de  l’Ordre National  du  Mérite.  Il  est  titulaire  de  la  croix  de  la Valeur  Militaire  avec  une  citation. Il  est  marié  et  père  de  six  enfants.  Passionné  par  le football,  il  a  pratiqué  ce  sport  dans  toutes  ses affectations  précédentes.


che figura professionale esce da sto curriculum? di un (mai esistito) kasparov della guerra , o di uno che si è sbattuto (a suo modo, nel suo campo) , ha "fatto gavetta" , come dicono, e conosce naturalmente i ferri del mestiere?
è un uomo di cui si possa dire , a priori : "fidiamoci, tanto è responsabile" ?

 

poi ok, io ci ho messo il carico da novanta, esprimendo la mia opinione sui militari. c'è chi crede che i camerieri e i netturbini abbiano statisticamente meno talento di altri professionisti , io lo credo dei soldati (salvo eccezioni). non mi sembra niente di scandaloso o storicamente infondato.

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4 ore fa, sol invictus ha scritto:

Ronnie, ciò che contesto sono in particolare due punti.

1) non sono assolutamente d'accordo sul fatto che il servizio militare obbligatorio (al quale personalmente mi oppongo in quanto ora come ora palesemente inutile) vada a ledere le libertà individuali qualora sia lo Stato a decretarne l'obbligatorietà. Ed a questo proposito ti invito a leggere li link sottostante. http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=20060807151858

La libertà di rifiutare il servizio militare obbligatorio era a suo tempo normata dalla legge sull'obiezione di coscienza: la quale NON metteva in dubbio la legittimità intrinseca del servizio militare obbligatorio MA si limitava a prendere atto della possibilità che vi fossero (come in effetti vi erano) in taluni individui motivi inerenti la sfera morale che inducessero costoro a rifiutare tale obbligatorietà e quindi a riconoscere loro una via legittima di esenzione dal servizio.

Ora, qui qualcuno salterà sù blaterando di "barbarie ottocentesca", "delitti d'onore" ed altre fanfaluche: ed in tal senso ricordo che il servizio militare comincia nell'Ottocento MA si conclude nel 2005, ovvero 13 anni fa. Quindi non stiamo parlando del Paleolitico superiore.

Contesto altresì che il servizio militare obbligatorio configuri uno "stato etico" o addirittura "totalitario": no, configura invece il diritto/dovere di "servire la Patria" come ricordo recita l'Articolo 52 della Costituzione italiana: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge".

Quindi se vogliamo parlare di "stato etico" e di "totalitarismo" relativamente al servizio militare obbligatorio allora implicitamente dobbiamo rivolgere queste medesime accuse sulla nostra stessa Costituzione. Cosa che mi pare francamente ridicola.

Voglio anche sottolineare come dal gennaio 2018 la Svezia, ben noto  esempio di Stato dalle elevate libertà civili, abbi reintrodotto il servizio militare obbligatorio sia pure in forma limitata (nel senso che i coscritti non sono molti ma quei pochi hanno l'obbligo). Anche la Svezia diventa quindi totalitaria?

Contesto altresì che l'opporsi ai matrimoni/adozioni gay o quant'altro sia propensione al totalitarismo. Qui non siamo neanche al ridicolo. Siamo al delirio puro.

 

2) Il secondo punto che contesto è l'equazione, militare = bruto incapace. Questo non è neanche ignoranza o infantilismo: è razzismo etico.

E non aggiungo altro perchè non ne vale la pena.

 

Vedi sopra. .the

Sol, tu citi me per rispondere a takkino (e dire che spessissimo il vostro pensiero è sovrapponibile) e viceversa; avrò anche l’animo (demo)cristiano :d ma forse è meglio se ve la vedete direttamente tra voi. 

 

Nel merito, un solo inciso: 

 

io NON metto in dubbio la legittimità GIURIDICA, sancita anche costituzionalmente, della coscrizione obbligatoria; questo è evidente; lo Stato si arroga questo potere, stop. 

Dico un’altra cosa: che - e l’hai detto e spiegato tu meglio di me - nel 2018 la forza di un’esercito si basa sulla specializzazione, la tecnologia e l’ammontare di investimenti, NON più sul numero di soldati (ieri ho scritto manodopera non qualificata) a disposizione. 

Ciò rende la coscrizione universale non più necessaria, ma inutile se non addirittura controproducente (ripeto: l’hai scritto tu). 

 

Ora, se lo Stato nel 2018 mi obbliga a dedicare sei mesi (o più, o meno) della mia vita ad una cosa NON più strettamente necessaria alla “difesa della Patria”, anzi: inutile se non dannosa, per me questo esercizio di potere legittimo è profondamente ILLIBERALE, che è diverso da illegittimo. 

 

Io lo trovo GRAVE e inaccettabile, e non un inutile sofisma come l’hai definito tu. E non venirmi a sbandierare davanti la Costituzione come i nipotini di Stalin falsi partigiani, che nemmeno la conoscono ma la tirano fuori come un mantra ogni tre per due; pura strumentalizzazione. La nostra fantastica Carta Costituzionale in più punti mostra il segno dei tempi, e il dogmatismo di taluni (non tuo, sia chiaro) riguardo l’immodificabilità degli assiomi (è così perché è così) in essa sanciti mi pare ridicolo. 

 

E preciso che ti parla uno che ritiene l’investimento in spesa militare ancora necessario; casomai si potrebbe discutere sul suo ammontare, ma non ho le competenze per parlarne. 

 

Io auspico l’implementazione di una politica di difesa comune e di un esercito europeo, tanto per essere chiari.  

 

PS Io sono contro le adozioni gay e considero sbagliato chiamare matrimonio unioni solidaristico/affettive che riguardano la sfera privata delle persone e, in quanto tali, dal diritto privato dovrebbero essere regolamentate, non avendo alcun carattere di utilità sociale. 

Eppure mi ritengo un liberale. 

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2 ore fa, takkino ha scritto:

da dove nasce questo discorso sulle qualità dei militari? dall'affermazione che, secondo un certo qual senso di "responsabilità" ,  ai militari interesserebbe soprattutto il buon funzionamento dell'esercito , il che avrebbe domostrato che questi 30 miliardi + 3 annui (per dare un'idea , spese-sprechi per i migranti in italia: 3.5-4.5 mld annui) siano una decisione unilaterale dell'eliseo , a cui lo stato maggiore si sarebbe dovuto suo malgrado adeguare.

un inciso, casomai gli eventi non fossero noti a tutti. cinque mesi fa vi fu una polemica fra macron e villiers sul tema del bilancio dell'esercito. villiers criticò pubblicamente macron, macron rispose con una presa di posizione ufficiale : "J'ai pris des engagements. Je suis votre chef. Les engagements que je prends devant nos concitoyens et devant les armées, je sais les tenir et je n'ai à cet égard besoin de nulle pression et de nul commentaire."
a distanza di 5 mesi macron se ne esce con sta legge, costosissima e a detta di tutti inutile. a riguardo , non ho letto proteste dal mondo militare, né di tipo tecnico né di ordine generale.

tornando alla questione "responsabilità". il ragionamento di sol invictus vale , sempre parzialmente , per persone o isitituti dotati di una credibilità, che può essere morale o intellettuale. per la seconda, dico che esiste un amor proprio , o un amore per la disciplina , se la disciplina ha un valore intellettuale, che di solito impedisce bassezze. è difficile che alla nasa o istituti simili si trucchino i risultati di una ricerca scientifica al fine di ottenere finanziamenti. può anche capitare, ma è raro.


ora, questo è il curriculum di villiers, ma potrebbe essere uno qualsiasi dei suoi predecessori o successori:

 

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Admis  à  l’Ecole  Spéciale  Militaire  de  Saint  Cyr  en 1975,  il  choisit  à  l’issue  de  sa  scolarité  de  servir  dans l’Arme  Blindée  Cavalerie  et  rejoint  l’école d’application  de  son  arme  à  Saumur. Entre  1978  et  2003,  il  alterne  les  responsabilités  en régiment  :  chef  de  peloton  de  chars  AMX30  au  2ème Régiment  de  dragons  à  Haguenau  dans  le  Bas-Rhin, capitaine  commandant  l’escadron  d’éclairage  de  la 7ème    Division  blindée  à  Valdahon  dans  le  Doubs,  chef de  corps  du  501ème-503ème  Régiment  de  chars  de combat  à  Mourmelon-le-Grand  dans  la  Marne. En  juin  1999,  il  commande  pendant  5  mois  le  bataillon d’infanterie  mécanisée  de  la  Brigade  Leclerc,  entrée  en premier  au  Kosovo  (dans  le  cadre  de  la  KFOR). A  trois  reprises,  il  est  instructeur  des  sous-officiers  et des  lieutenants  à  Saumur  dans  le  Maine-et-Loire. Enfin,  il  sert  une  douzaine  d’années  (en  deux  séjours) à  Paris  à  l’état-major  de  l’armée  de  Terre,  à l’inspection  de  l’armée  de  Terre,  mais  aussi  à  la direction  des  affaires  financières  du  ministère  de  la Défense.   De  septembre  2003  à  juin  2004,  il  est  retenu  comme auditeur  à  la  53ème    session  du  Centre  des  Hautes Etudes  Militaires  (CHEM)  /  56ème    session  de  l’Institut des  Hautes  Etudes  de  Défense  Nationale  (IHEDN). 1977 1978 1982 1988 1992 2008 2010 1976 1991 2004 Adjoint  au  chef  de  cabinet  militaire  du  Premier ministre  le  1er  juillet  2004,  il  est  promu  général  de brigade  le  1er  décembre  2005.  Il  est  nommé commandant  de  la  2ème  Brigade  blindée  et commandant  d’armes  de  la  Place  d’Orléans  le  1er  août 2006. Entre  décembre  2006  et  avril  2007,  il  commande  le Regional  Command  Capital  en  Afghanistan,  une  des cinq  zones  d’action  de  l’OTAN  dans  le  cadre  de  la force  internationale  d’assistance  et  de  sécurité  (FIAS). Il  commande  2500  soldats  provenant  de  15  pays. Il  est  nommé  chef  du  cabinet  militaire  du  Premier ministre  à  compter  du  15  septembre  2008.  Il  occupe cette  fonction  de  conseiller  du  chef  du  gouvernement en  matière  de  défense  jusqu’au  11  mars  2010,  date  à laquelle  il  est  nommé  major  général  des  Armées. Le  général  Pierre  de  VILLIERS  est  grand  officier  de l’Ordre  de  la  Légion  d’Honneur  et  officier  de  l’Ordre National  du  Mérite.  Il  est  titulaire  de  la  croix  de  la Valeur  Militaire  avec  une  citation. Il  est  marié  et  père  de  six  enfants.  Passionné  par  le football,  il  a  pratiqué  ce  sport  dans  toutes  ses affectations  précédentes.


che figura professionale esce da sto curriculum? di un (mai esistito) kasparov della guerra , o di uno che si è sbattuto (a suo modo, nel suo campo) , ha "fatto gavetta" , come dicono, e conosce naturalmente i ferri del mestiere?
è un uomo di cui si possa dire , a priori : "fidiamoci, tanto è responsabile" ?

 

poi ok, io ci ho messo il carico da novanta, esprimendo la mia opinione sui militari. c'è chi crede che i camerieri e i netturbini abbiano statisticamente meno talento di altri professionisti , io lo credo dei soldati (salvo eccezioni). non mi sembra niente di scandaloso o storicamente infondato.

Non conosco la realtà dei rapporti tra governo ed esercito francese; mi interessa il giusto, forse anche meno, e Macron mi sta profondamente sui co.glioni (anche se le sue alternative probabilmente erano peggio). 

 

Non sono in grado di affermare se la fesseria di cui stiamo parlando abbia carattere di propaganda populista o di prebenda ai militari in vista di un tornaconto di non saprei che natura. 

 

Quello di cui sono certo è che trattasi di put.tanata dal punto di vista strategico militare, con l’aggiunta di un insopportabile carattere di illiberalità. 

 

PS A proposito dello Stato liberale, avrei da fare qualche puntualizzazione sugli esempi (di violazione della libertà individuale) che hai portato nel post precedente, ma andremmo molto ot. Mi limito ad affermare, da liberare quale ritengo di essere, che l’assolutizzazione del pensiero liberale e dell’individualismo, come ogni assolutizzazione, conduce all’ideologia, cioè a ciò che il liberalismo più ha combattuto nella sua storia. 

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Invece della leva vadano a fare una dose massiccia di educazione civica con 12 mesi a lavorare così magari gli passa un po’ di maleducazione, l’inciviltà di tanti adolescenti di ora è imbarazzante




veni vidi Visa

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1 ora fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Non conosco la realtà dei rapporti tra governo ed esercito francese; mi interessa il giusto, forse anche meno, e Macron mi sta profondamente sui co.glioni (anche se le sue alternative probabilmente erano peggio). 

 

Non sono in grado di affermare se la fesseria di cui stiamo parlando abbia carattere di propaganda populista o di prebenda ai militari in vista di un tornaconto di non saprei che natura. 

 

Quello di cui sono certo è che trattasi di put.tanata dal punto di vista strategico militare, con l’aggiunta di un insopportabile carattere di illiberalità. 

 

PS A proposito dello Stato liberale, avrei da fare qualche puntualizzazione sugli esempi (di violazione della libertà individuale) che hai portato nel post precedente, ma andremmo molto ot. 

il "tornaconto" di macron è quello di ricomporre la frattura che si era creata con le forze armate, che non era vantaggiosa né dal punto di vista amministrativo né elettorale.

 

 

sullo stato liberale, io penso che tu ti riferisca alle adozioni gay. semplifico....

 


ci sono 20 bambini da adottare e 100 coppie disponibili , di varie estrazioni sociali e orientamento sessuale. le cento coppie vanno disposte in graduatoria in rapporto alle esigenze del bambino. può darsi che tutte le coppie gay si posizionino nell'ultimo segmento della classifica, oppure può darsi che questo segmento sia occupato dalle più anziane o dalle più povere. le due domande sono : chi stabilisce quali sono le esigenze del bambino? chi stabilisce quali sono le coppie più qualificate? io credo che i più indicati siano i numerosi consulenti  del tribunale (psichiatri, avvocati, psicologi, ecc) che già adesso sono chiamati decidere. poi magari sarà effettivamente vero che le coppie gay siano meno adeguate all'adozione, ma a deciderlo non può essere un cardiologo, uno storico o un party planner. legalizzare l'adozione gay non significa assegnare i bambini alle coppie gay, ma lasciare ai professionisti la possibilità di fare la scelta migliore, in scienza e coscienza (e in assenza di studi che dimostrino che i bambini adottati da coppie omosessuali crescano con più problemi degli altri, nel qual caso una legge che vieti loro di adottare figli sarebbe più che doverosa).

 

 

tu probabilmente sei contro le adozioni gay perché pensi che danneggino i figli. ma questa è una domanda che non dovresti neanche porti. o meglio, puoi portela ma con la consapevolezza che stai preventivamente invadendo il campo delle vite altrui.

 

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11 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Sol, tu citi me per rispondere a takkino (e dire che spessissimo il vostro pensiero è sovrapponibile) e viceversa; avrò anche l’animo (demo)cristiano :d ma forse è meglio se ve la vedete direttamente tra voi. 

 

Nel merito, un solo inciso: 

 

io NON metto in dubbio la legittimità GIURIDICA, sancita anche costituzionalmente, della coscrizione obbligatoria; questo è evidente; lo Stato si arroga questo potere, stop. 

Dico un’altra cosa: che - e l’hai detto e spiegato tu meglio di me - nel 2018 la forza di un’esercito si basa sulla specializzazione, la tecnologia e l’ammontare di investimenti, NON più sul numero di soldati (ieri ho scritto manodopera non qualificata) a disposizione. 

Ciò rende la coscrizione universale non più necessaria, ma inutile se non addirittura controproducente (ripeto: l’hai scritto tu). 

 

Ora, se lo Stato nel 2018 mi obbliga a dedicare sei mesi (o più, o meno) della mia vita ad una cosa NON più strettamente necessaria alla “difesa della Patria”, anzi: inutile se non dannosa, per me questo esercizio di potere legittimo è profondamente ILLIBERALE, che è diverso da illegittimo. 

 

Io lo trovo GRAVE e inaccettabile, e non un inutile sofisma come l’hai definito tu. E non venirmi a sbandierare davanti la Costituzione come i nipotini di Stalin falsi partigiani, che nemmeno la conoscono ma la tirano fuori come un mantra ogni tre per due; pura strumentalizzazione. La nostra fantastica Carta Costituzionale in più punti mostra il segno dei tempi, e il dogmatismo di taluni (non tuo, sia chiaro) riguardo l’immodificabilità degli assiomi (è così perché è così) in essa sanciti mi pare ridicolo. 

 

E preciso che ti parla uno che ritiene l’investimento in spesa militare ancora necessario; casomai si potrebbe discutere sul suo ammontare, ma non ho le competenze per parlarne. 

 

Io auspico l’implementazione di una politica di difesa comune e di un esercito europeo, tanto per essere chiari.  

 

PS Io sono contro le adozioni gay e considero sbagliato chiamare matrimonio unioni solidaristico/affettive che riguardano la sfera privata delle persone e, in quanto tali, dal diritto privato dovrebbero essere regolamentate, non avendo alcun carattere di utilità sociale. 

Eppure mi ritengo un liberale. 

La tua obiezione, mi pare di capire, è situazionale (chiamiamola realista) -si basa cioè su fatti oggettivi- ed in questi termini la posso certamente accettare: in altre parole, fermo restando il diritto di base dello Stato ad imporla (principio di legalità), la coscrizione in quanto oramai superflua alle necessità dello Stato, diventa automaticamente vessatoria e quindi illiberale; in pratica qualcosa di simile ad un capriccio. Mi sta bene.

 

In altre parti della discussione tuttavia, la coscrizione era stata contestata per ragioni assolute, dogmatiche se non addirittura etiche (chiamiamole idealistiche): la leva "come violazione del principio di libertà"; in altre parole la coscrizione deve essere respinta di principio in quanto vista come intollerabile intromissione nella sfera privata del cittadino, indipendentemente dalle necessità dello Stato cosa che, messa in questi termini,  ne presuppone addirittura l'illegalità de facto (se non esattamente de jure). Stando così le cose, per me che sono un convinto assessore della Ragion di Stato, l'obiezione diventa ovviamente inaccettabile, soprattutto se infarcita da luoghi comuni e generalizzazioni decisamente becere. 

Anche (e soprattutto) per questo ho tirato in ballo la Costituzione, non perché io sia un convinto assertore dell'intangibilità della Carta ma per ricordare che la leva militare non è stato un capriccio fine a sé stesso bensì una necessità concreta, ritenuta indispensabile (cosa che in effetti era) fino a qualche tempo fa, nonché un eccellente esempio di applicazione della democrazia visto che tutti, senza distinzioni di colore o di classe erano chiamati a rispondere.

Da qui anche il mio riferimento ai sofismi, perché quando si arriva addirittura, per questioni evidentemente dogmatiche, a mettere in dubbio il diritto dello Stato a richiedere, in ragione del suo stesso funzionamento (in questo caso la difesa comune), prestazioni onerose ai propri cittadini (in questo caso la leva) vagheggiando l'intangibilità della libertà personale, allora ci si arrampica in un sofisma bello e buono, che si potrebbe applicare anche a molti altri campi: ad esempio le tasse,  perché il pagare le tasse non rientra certo nello stato di natura eppure volenti o nolenti ci si adegua e casomai si discute sul peso delle medesime ma non sulla loro essenza. E lo stesso si potrebbe dire per la residenza: per quale ragione,  da uomini liberi quali siamo, dobbiamo essere costretti a fornire una residenza allo Stato (in senso lato) quando potremmo vivere tranquillamente allo stato brado come nomadi? E l'obbligo scolastico? Per quale * di motivo debbo sorbirmi 10 anni di menate,  quando dovrei essere libero di crogiolarmi in una beata ignoranza?

 

Il punto è, che ogni volta che si parla di armi, di eserciti, di difesa, saltano immancabilmente fuori dogmi, etica, questioni morali, coscienza... quando invece l'argomento dovrebbe essere trattato con razionalità, esattamente come tutti gli altri e non considerato sterco del demonio.

Anche perché (ed è una provocazione, ma fino ad un certo punto), per quale ragione dovremmo considerare più utile allo sviluppo dell'umanità il colonnato del Bernini, o la cupola di Brunelleschi rispetto ad esempio, allo sbarco in Normandia di Eisenhower?

 

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come ha scritto ronnie, è abbastanza infantile quotare lui per rispondere a me. 

il punto è che continui a fare errori prettamente logici. qui stiamo parlando del servizio militare di leva. tu ti rifersici a un'altra cosa, cioè la coscrizione di guerra.
sono due cose concettualmente , ripeto CONCETTUALMENTE, diverse. nel primo caso si configura una condizione tendente al totalitarismo, per cui lo stato si intrude senza che sia necessario nella vita dei cittadini (e non è una questione di tecnologia).
nel secondo caso la sussitenza stessa dello stato è messa in pericolo, la coscrizione rinetra perciò nella categoria dello "stato minimo". parlare di totalitarismo in questo caso sarebbe come parlare ingordigia per un uomo che ,a digiuno da tre giorni , raddoppi la porzione di spaghetti (benché normalmente un uomo che mangi due porzioni di spaghetti a pasto sia effettivamente un ingordo).
questo è chiaro agli occhi di tutti, e infatti la minaccia astratta e il terrorismo psicologico sono sempre stati il grimaldello che ha spinto i liberi cittadini a confluire nello stato assoluto. non è che da un giorno all'altro la germania si svegliata nazista e militarista, o l'iran si tramutato nell'odierna dittatura komehinista.

riscuotere le tasse non è da stato assolutista perché le tasse servono a garantire i servizi minimi che tutelano la libertà dei cittadini. continui a confondere liberalismo e anarchia. il liberalismo è , spiegato in termini elementari: lo stato deve rompere i * ai privati IL MENO POSSIBILE. e infatti uno stato può essere tranquillamente liberale senza avere alcun servizio di istruzione pubblica, che rientra nel campo del welfare. io ad esempio non sono certo un fautore della pubblica istruzione.

quanto alla chiosa, il paragone fra un * di soldato e un antico maestro... meglio lasciare perdere, è proprio la mentalità secondo cui lo scopo dello stato sia lo stato stesso, anziché essere mero contratto fra individui. per cui va bene qualsiasi Stato , purché sia Stato. e soprattutto lo sbarco in normandia non è di eisenhower, ma degli USA. al posto di esisenhower poteva esserci qualsiasi altro, e il risultato sarebbe stato identico.

ronnie, sulle adozioni gay puoi anche rispondere in privato o in un altro topic. mi interessa sapere come coniughi il tuo liberalismo alla tua religione (entrambe cose molto belle).

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56 minuti fa, sol invictus ha scritto:

La tua obiezione, mi pare di capire, è situazionale (chiamiamola realista) -si basa cioè su fatti oggettivi- ed in questi termini la posso certamente accettare: in altre parole, fermo restando il diritto di base dello Stato ad imporla (principio di legalità), la coscrizione in quanto oramai superflua alle necessità dello Stato, diventa automaticamente vessatoria e quindi illiberale; in pratica qualcosa di simile ad un capriccio. Mi sta bene.

Sì, questo volevo dire. Ai tempi della prima guerra mondiale, la coscrizione obbligatoria era una necessità per la sopravvivenza dello Stato; una drammatica necessità, visto che già nel 1917 l'avanzamento della tecnologia era divenuto tale da creare una sproporzione tra difesa e offesa, a favore della prima, il che causava immani massacri di soldati ad ogni assalto chiamato dal generale fine stratega di turno per uscire dalla situazione di stallo, in classico armiamoci e partite (ma questo è un altro discorso). 

 

Le tasse sono una necessità, ma anche qui bisogna sempre contestualizzare; se il rapporto tasse versate/welfare offerto ai cittadini è palesemente deficitario come in Italia, è chiaro che l'imposizione fiscale diventa vessatoria e quindi illiberale e liberticida. 

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5 ore fa, takkino ha scritto:

ronnie, sulle adozioni gay puoi anche rispondere in privato o in un altro topic. mi interessa sapere come coniughi il tuo liberalismo alla tua religione (entrambe cose molto belle).

Mi limito a dire che

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il concetto di laicità nasce dal cristianesimo (date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio); Rosmini, uno dei più grandi e sottovalutati pensatori cristiani e liberali della storia del cattolicesimo, ha chiarissima la distinzione tra peccato e reato. Non tutto ciò che è peccato (cioè ciò che per me è moralmente o eticamente sbagliato), è reato (se non lede la libertà altrui non lo è); ma il concetto è anche reversibile: spesso ciò che è peccato è anche reato, cioè sancito dal diritto come umanamente inaccettabile.

 

Dirò di più: trovo abbastanza naturale conciliare cattolicesimo e liberalismo perché per larga parte sono in simbiosi; il primo ha elevato a valore supremo il concetto di Persona; il secondo il concetto di individuo; non sono pienamente sovrapponibili, mancando al secondo la dimensione ontologica, ma nella sostanza non siamo lontani. Se mi vuoi dire che - storicamente e anche nel presente - vi sono stati molti cattolici - illustri o sconosciuti - illiberali, ti do ragione; ma nella sua essenza il cattolicesimo non può non essere liberale; Dio ci ha fatti talmente liberi da poterlo rifiutare e da poter scegliere l'inferno (passami le iperboli, lo faccio per spiegarmi in soldoni). 

 

L'importante è - come accennavo - non assolutizzare, altrimenti si cade nell'ideologia e nel dogmatismo, mali sempre avversati dal liberalismo. Faccio un paio di esempi: i diritti indisponibili; io non posso auto-ridurmi, anche in pieno possesso delle mie facoltà mentali (sic!) in schiavitù, perché - paradossalmente solo all'apparenza - la mia libertà è irrinunciabile anche da parte mia proprio per salvaguardare un principio fondante del pensiero liberale: il valore supremo e la pari dignità di ogni individuo che abiti questo pianeta. 

Altro esempio: la dicotomia tra due diritti fondamentali; tipico caso concreto, l'aborto: diritto di libertà e autodeterminazione della donna vs diritto alla vita dell'individuo concepito. Dicotomia insanabile, occorre essere pragmatici e concreti; affrontare dal punto di vista ideologico la questione è assurdo, ma è stato fatto, sia da un lato, che dall'altro. Io sono contro le legalizzazione dell'aborto, ma considero la sua depenalizzazione probabilmente un male inevitabile; da qui a far passare la soppressione di una vita umana come un qualcosa di moralmente e antropologicamente accettabile, quasi routinario, giocando con la semantica e l'uso delle parole - interruzione volontaria di gravidanza - per mistificare la realtò, lo trovo di inaudita gravità; l'aborto è sempre una tragedia, sempre; lo è antropologicamente, non dal punto di vista confessionale, e io disprezzo profondamente (e considero degli stupidi) chi mi dice "tanto tu sei un cattolico, è chiaro che la pensi in quel modo perché...e bla bla bla"; immane fesseria. Che poi sia consentito per ragioni, ripeto, di realismo, lo posso capire. Ma non è un bene; e spesso ciò che è lecito (licet, consentito) viene scambiato per buono.   

 

Per passare alla sfera politico-economica del pensiero liberale: il capitalismo e il liberismo; anche qui, io sono un convinto liberista, quasi un ultra liberista, però assolutizzare il mercato significa parimenti diventare dogmatici e ideologici; un assurdo, un controsenso. 

Esistono casi di fallimento del mercato, perfettamente trattati dalla teoria, in cui l'intervento di un organo super partes (es. lo Stato) è necessario: 1) beni pubblici (l'uomo verso ciò che non è solo suo tende al comportamento del free rider; ne beneficio ma non pagouso l'autostrada senza pagarne il pedaggio, indi il mercato non offrirà più l'autostrada perché antieconomico); 2) esternalità negative (il mercato non contempla nella struttura dei costi le conseguenze verso l'esterno dell'agire economico degli operatori; esempio classico: l'inquinamento); 3) economie di scala (vi sono settori economici in cui le economie di scala sono talmente convenienti che risulta inevitabile la tendenza all'oligopolio o al monopolio, il che significa la morte stessa del mercato di concorrenza). 

 

PS Sono antropologicamente contrario alle adozioni gay per ragioni che non hanno a che fare con la sfera religiosa; c'è la fila di coppie in attesa di adozione, e l'esperienza e la natura ci insegnano che un bambino ha bisogno di una figura paterna e di una figura materna; lo dice anche la psicologia, lo dice l'antropologia culturale. Esiste il diritto ad essere gay avendo pari dignità, ma non esiste un diritto ad avere un figlio (per questo sono completamente contrario anche a pratiche per me ignobili e illiberali come la filiazione attraverso madre surrogata, la nuova tratta delle schiave, e vale anche per le coppie etero).  

Ma è una mia semplice opinione e non voglio imporla agli altri; pretendo, però, che chi desidera parlarne con me lo faccia laicamente; quando, non avendo più nulla di logico da contrapporre alle mie argomentazioni, mi delegittimano dicendomi più o meno implicitamente "tu la pensi così perché da ateo ti sei convertito al cattolicesimo" io mi incazzo e penso che il mio interlocutore sia uno stupido. Se invece mi si chiede ragione del mio credo, delle mie convinzioni, delle mie opinioni, anche facendomi notare che non sono condivisibili, io dialogo molto volentieri. 

 

Ad esempio, io non concordo con te che il pensiero paolino sia una distorsione platonica del cristianesimo originale, ma rispetto la tua idea, perché è argomentata; non ti do dell'anticlericale per delegittimare la tua opinione (in questo i maestri assoluti sono i comunisti, per cui se non la pensi come loro in una fattispecie - e ci mancherebbe altro - sei un fascista e un nemico del popolo); e pretenderei reciprocità. 

 

 

Mi scuso con i mod. per l'OT; ma tanto ti dovevo.   

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5 ore fa, takkino ha scritto:

come ha scritto ronnie, è abbastanza infantile quotare lui per rispondere a me. 


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il punto è che continui a fare errori prettamente logici. qui stiamo parlando del servizio militare di leva. tu ti rifersici a un'altra cosa, cioè la coscrizione di guerra.
sono due cose concettualmente , ripeto CONCETTUALMENTE, diverse. nel primo caso si configura una condizione tendente al totalitarismo, per cui lo stato si intrude senza che sia necessario nella vita dei cittadini (e non è una questione di tecnologia).

 

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nel secondo caso la sussitenza stessa dello stato è messa in pericolo, la coscrizione rinetra perciò nella categoria dello "stato minimo". parlare di totalitarismo in questo caso sarebbe come parlare ingordigia per un uomo che ,a digiuno da tre giorni , raddoppi la porzione di spaghetti (benché normalmente un uomo che mangi due porzioni di spaghetti a pasto sia effettivamente un ingordo).
questo è chiaro agli occhi di tutti, e infatti la minaccia astratta e il terrorismo psicologico sono sempre stati il grimaldello che ha spinto i liberi cittadini a confluire nello stato assoluto. non è che da un giorno all'altro la germania si svegliata nazista e militarista, o l'iran si tramutato nell'odierna dittatura komehinista.


3
riscuotere le tasse non è da stato assolutista perché le tasse servono a garantire i servizi minimi che tutelano la libertà dei cittadini. continui a confondere liberalismo e anarchia. il liberalismo è , spiegato in termini elementari: lo stato deve rompere i * ai privati IL MENO POSSIBILE. e infatti uno stato può essere tranquillamente liberale senza avere alcun servizio di istruzione pubblica, che rientra nel campo del welfare. io ad esempio non sono certo un fautore della pubblica istruzione.


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quanto alla chiosa, il paragone fra un * di soldato e un antico maestro... meglio lasciare perdere, è proprio la mentalità secondo cui lo scopo dello stato sia lo stato stesso, anziché essere mero contratto fra individui. per cui va bene qualsiasi Stato , purché sia Stato. e soprattutto lo sbarco in normandia non è di eisenhower, ma degli USA. al posto di esisenhower poteva esserci qualsiasi altro, e il risultato sarebbe stato identico.

ronnie, sulle adozioni gay puoi anche rispondere in privato o in un altro topic. mi interessa sapere come coniughi il tuo liberalismo alla tua religione (entrambe cose molto belle).

1) quindi dal 1946 al 2005 periodo in cui era in vigore  la leva della Repubblica e non la coscrizione di guerra, eravamo immersi in uno stato totalitario? No, perché non me ero accorto.

 

2) A volte le minacce cosiddette astratte diventano maledettamente concrete. Ed è preferibile gridare la lupo una volta di più ed avere tutte le pecore, che una volta di meno e perderne una, o magari tutte. E come principio, personalmente preferisco rinunciare ad un brandello di libertà individuale in più che mettere a rischio tutto il baraccone facendo finta di nulla. O credi forse che se per 40 anni non si fosse fatto a testate con l'Urss e ce ne fossimo rimasti a contemplare il tramonto (o la cupola di Brunelleschi), a quest'ora saremmo qui a discuterne? O se al contrario lo zio Adolf si fosse provato a fermarlo prima di Monaco avrebbe fatto i danni che ha fatto? La paura di agire a volte provoca più danni dell'azione.

E attenzione: nonostante il famoso "terrorismo psicologico" che ci sarebbe stato somministrato dal 1946 in avanti (me li ricordo i fighetti radical-chic strapparsi le vesti contro gli euromissili) non abbiamo distrutto il mondo né siamo scaduti nel totalitarismo.

 

 

3) E la leva fino a 12 anni fa (non 1.200) serviva a garantire quel servizio minimo che si chiama difesa collettiva dello Stato. Anche questo si chiama stato minimo. La minaccia da est era vera, presunta o falsa? Non ha la minima importanza (e al limite se ne può discutere): è il concetto quello che conta, quello che allora riteneva la totalità dei cittadini abili "sacralmente" necessaria alla difesa dell Patria tramite la leva. Adesso le cose sono tecnicamente cambiate, ma il concetto base rimane invariato, tanto è vero che la  legge che ha abolito la coscrizione prevede la possibilità di reintrodurla in caso di grave crisi o imminenza di guerra.

 

4) E dove avrei scritto che a me va bene "qualsiasi stato"? Ho scritto invece che lo Stato ha il diritto di difendere sé stesso ed i suoi cittadini, e se per ottenere questo occorre sacrificare qualcosa,  a me sta benissimo. Se per impedire ad un Jihadista di fare il suo sporco lavoro a me mi impongono di arrivare quattro ore prima in aeroporto anziché due, a me sta benissimo. E se attraverso l'ascolto delle mie telefonate e di milioni di altre si intercetta un fanatico pronto all'azione a me sta benissimo. E se con un drone si spara un missile nel * ad un gruppo di esaltati nascosti in una cantina, a me sta benissimo, anzi lo, farei io stesso.

E affanculo i diritti civili.

Ike, quel * di soldato, era il leader di un gruppo di lavoro (lo SHAEF) che ha studiato le carte, analizzato i rapporti di intelligence, valutato l'equilibrio delle forze, progettato tecnicamente il piano, scelto il luogo, diretto operativamente l'azione e sfruttato strategicamente la fase post-sbarco. Quindi ho menzionato lui come figura di riferimento, perché se avessi detto Tedder o Leigh-Mallory ben pochi avrebbero capito. Dire Stati Uniti, invece non significa nulla, perché sul campo c'era gente in carne ed ossa che ordinava e gente che obbediva. Non ti piace la personificazione? OK, allora dico SHAEF senza che cambi una virgola e quindi ridomando: è servito più all'umanità il colonnato del Bernini (che di sicuro non impastava personalmente la malta né trasportava i materiali) oppure lo Sbarco in Normandia progettato dallo SHAEF?

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Mi piace leggervi, perché seppur con posizioni diverse, mostrate nelle principali discussioni di OT una cultura, una passione e delle argomentazioni che, a prescindere da come la pensi io, mi arricchiscono.

 

Detto questo, lasciando perdere cosa vogliono o faranno i francesi, son sempre stato a favore della leva obbligatoria.

La reintrodurrei istantaneamente se fossi io a scegliere, non l’ho considerato un anno buttato, anzi, a 20 anni, una volta tornato a casa, sono andato a vivere da solo.

É stato un anno formativo, con coetanei di tutta Italia, dal “povero” al ricco, dal ragazzo che lavorava da quando aveva 12 anni al laureato.

Mi é servito per imparare una certa disciplina, per conoscere realtà che non avrei mai conosciuto, per imparare a lavorare in gruppo.

 

Farebbe “svegliare” gran parte di una generazione di tardo adolescenti che a 18/19 anni si comportano come se ne avessero 8 con l’aggiunta del poco rispetto per il prossimo e il bene pubblico che li circonda.

 

Certo dovrebbero essere i genitori ad insegnar loro a stare al mondo, non il servizio di leva, ma chi, gli adulti che trollano su internet, che si fotografano pure al wc sui social, che sembrano loro dei perfetti allocchi?

 

Ecco, forse qualche giorno di guardia in altana, una ronda cittadina, una guardia di piantone a -10, la farei fare pure a loro...

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Io in Italia la rimetterei la leva di 1anno solo invece di farla a 18anni la farei 19 prima dell'università o del lavoro.

Metterei però a scelta tra il servizio civile e la leva militare.

Molti non sono daccordo ma io trovo utile un anno dove ti prendono a calci nel *. Magari tante a tante fighette spunterebbe qualche pelo.

Poi avere una preparazione minima è utile in caso di disastri naturali.

Meglio coordinare dei volontari a caso o gente che ha fatto un addestramento e sa cosa vuol dire rispettare un ordine?

 

Onestamente lo mettero in Italia non ci vedo niente di male.

MA drovrebbe essere di almeno un anno.

Come rito di passaggio post liceo prima dell'università

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18 minuti fa, The Tasmanian Devil ha scritto:

Mi piace leggervi, perché seppur con posizioni diverse, mostrate nelle principali discussioni di OT una cultura, una passione e delle argomentazioni che, a prescindere da come la pensi io, mi arricchiscono.

 

Detto questo, lasciando perdere cosa vogliono o faranno i francesi, son sempre stato a favore della leva obbligatoria.

La reintrodurrei istantaneamente se fossi io a scegliere, non l’ho considerato un anno buttato, anzi, a 20 anni, una volta tornato a casa, sono andato a vivere da solo.

É stato un anno formativo, con coetanei di tutta Italia, dal “povero” al ricco, dal ragazzo che lavorava da quando aveva 12 anni al laureato.

Mi é servito per imparare una certa disciplina, per conoscere realtà che non avrei mai conosciuto, per imparare a lavorare in gruppo.

 

Farebbe “svegliare” gran parte di una generazione di tardo adolescenti che a 18/19 anni si comportano come se ne avessero 8 con l’aggiunta del poco rispetto per il prossimo e il bene pubblico che li circonda.

 

Certo dovrebbero essere i genitori ad insegnar loro a stare al mondo, non il servizio di leva, ma chi, gli adulti che trollano su internet, che si fotografano pure al wc sui social, che sembrano loro dei perfetti allocchi?

 

Ecco, forse qualche giorno di guardia in altana, una ronda cittadina, una guardia di piantone a -10, la farei fare pure a loro...

Guardiamo i lati pratici :d

Spesso ti insegnano a guidare mezzi pesanti e quindi esci che hai delle patenti oltre quella B.

Formano dei ragazzi in caso di necessità che non vuol dire "guerra" ma anche disastri naturali.

Mettiamo l'alternativa come servizio civile a quello militare per chi non vuole imparare a maneggiare armi.

Crei mano d'opera che per un anno è al servizio dello stato per varie necessità

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25 minuti fa, ValerioBncnr ha scritto:

Guardiamo i lati pratici :d

Spesso ti insegnano a guidare mezzi pesanti e quindi esci che hai delle patenti oltre quella B.

Formano dei ragazzi in caso di necessità che non vuol dire "guerra" ma anche disastri naturali.

Mettiamo l'alternativa come servizio civile a quello militare per chi non vuole imparare a maneggiare armi.

Crei mano d'opera che per un anno è al servizio dello stato per varie necessità

Certamente, concordo.

A mio padre prolungarono il servizio di leva per l’emergenza del terremoto in Friuli, a me chiesero 2 mesi extra da volontario perché parte del personale di firma della mia base fu mandato in Kosovo ed ex-Jugoslavia.

 

Purtroppo non viviamo in tempi di alti ideali, perciò se per inculcare un po’ di amor patrio e senso civile, devo addestrare i giovani a collaborare per rendersi utili in caso di calamità naturali o far loro la possibilità di fare corsi che gli possono servire anche nel mondo del lavoro, ben venga.

 

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Mah, in linea di principio il discorso di Tasmanian Devil può essere anche condivisibile ma sul piano pratico sono stradaccordo con sol. La re-introduzione della leva obbligatoria significherebbe solo o quasi uno spreco di soldi immane a fronte di vantaggi ben miseri se non inesistenti. E sono anche convinto che quella di Macron sia sostanzialmente una "sparata" che non avrà seguito. Poi chiaramente in caso di guerra o di grave crisi, lo Stato ha il diritto-dovere-necessità di reintrodurla ma stiamo parlando di situazioni limite che, speriamo, non si verifichino mai.

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3 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Mi limito a dire che il concetto di laicità nasce dal cristianesimo (date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio); Rosmini, uno dei più grandi e sottovalutati pensatori cristiani e liberali della storia del cattolicesimo, ha chiarissima la distinzione tra peccato e reato. Non tutto ciò che è peccato (cioè ciò che per me è moralmente o eticamente sbagliato), è reato (se non lede la libertà altrui non lo è); ma il concetto è anche reversibile: spesso ciò che è peccato è anche reato, cioè sancito dal diritto come umanamente inaccettabile.

 

Dirò di più: trovo abbastanza naturale conciliare cattolicesimo e liberalismo perché per larga parte sono in simbiosi; il primo ha elevato a valore supremo il concetto di Persona; il secondo il concetto di individuo; non sono pienamente sovrapponibili, mancando al secondo la dimensione ontologica, ma nella sostanza non siamo lontani. Se mi vuoi dire che - storicamente e anche nel presente - vi sono stati molti cattolici - illustri o sconosciuti - illiberali, ti do ragione; ma nella sua essenza il cattolicesimo non può non essere liberale; Dio ci ha fatti talmente liberi da poterlo rifiutare e da poter scegliere l'inferno (passami le iperboli, lo faccio per spiegarmi in soldoni). 

 

L'importante è - come accennavo - non assolutizzare, altrimenti si cade nell'ideologia e nel dogmatismo, mali sempre avversati dal liberalismo. Faccio un paio di esempi: i diritti indisponibili; io non posso auto-ridurmi, anche in pieno possesso delle mie facoltà mentali (sic!) in schiavitù, perché - paradossalmente solo all'apparenza - la mia libertà è irrinunciabile anche da parte mia proprio per salvaguardare un principio fondante del pensiero liberale: il valore supremo e la pari dignità di ogni individuo che abiti questo pianeta. 

Altro esempio: la dicotomia tra due diritti fondamentali; tipico caso concreto, l'aborto: diritto di libertà e autodeterminazione della donna vs diritto alla vita dell'individuo concepito. Dicotomia insanabile, occorre essere pragmatici e concreti; affrontare dal punto di vista ideologico la questione è assurdo, ma è stato fatto, sia da un lato, che dall'altro. Io sono contro le legalizzazione dell'aborto, ma considero la sua depenalizzazione probabilmente un male inevitabile; da qui a far passare la soppressione di una vita umana come un qualcosa di moralmente e antropologicamente accettabile, quasi routinario, giocando con la semantica e l'uso delle parole - interruzione volontaria di gravidanza - per mistificare la realtò, lo trovo di inaudita gravità; l'aborto è sempre una tragedia, sempre; lo è antropologicamente, non dal punto di vista confessionale, e io disprezzo profondamente (e considero degli stupidi) chi mi dice "tanto tu sei un cattolico, è chiaro che la pensi in quel modo perché...e bla bla bla"; immane fesseria. Che poi sia consentito per ragioni, ripeto, di realismo, lo posso capire. Ma non è un bene; e spesso ciò che è lecito (licet, consentito) viene scambiato per buono.   

 

Per passare alla sfera politico-economica del pensiero liberale: il capitalismo e il liberismo; anche qui, io sono un convinto liberista, quasi un ultra liberista, però assolutizzare il mercato significa parimenti diventare dogmatici e ideologici; un assurdo, un controsenso. 

Esistono casi di fallimento del mercato, perfettamente trattati dalla teoria, in cui l'intervento di un organo super partes (es. lo Stato) è necessario: 1) beni pubblici (l'uomo verso ciò che non è solo suo tende al comportamento del free rider; ne beneficio ma non pagouso l'autostrada senza pagarne il pedaggio, indi il mercato non offrirà più l'autostrada perché antieconomico); 2) esternalità negative (il mercato non contempla nella struttura dei costi le conseguenze verso l'esterno dell'agire economico degli operatori; esempio classico: l'inquinamento); 3) economie di scala (vi sono settori economici in cui le economie di scala sono talmente convenienti che risulta inevitabile la tendenza all'oligopolio o al monopolio, il che significa la morte stessa del mercato di concorrenza). 

 

PS Sono antropologicamente contrario alle adozioni gay per ragioni che non hanno a che fare con la sfera religiosa; c'è la fila di coppie in attesa di adozione, e l'esperienza e la natura ci insegnano che un bambino ha bisogno di una figura paterna e di una figura materna; lo dice anche la psicologia, lo dice l'antropologia culturale. Esiste il diritto ad essere gay avendo pari dignità, ma non esiste un diritto ad avere un figlio (per questo sono completamente contrario anche a pratiche per me ignobili e illiberali come la filiazione attraverso madre surrogata, la nuova tratta delle schiave, e vale anche per le coppie etero).  

Ma è una mia semplice opinione e non voglio imporla agli altri; pretendo, però, che chi desidera parlarne con me lo faccia laicamente; quando, non avendo più nulla di logico da contrapporre alle mie argomentazioni, mi delegittimano dicendomi più o meno implicitamente "tu la pensi così perché da ateo ti sei convertito al cattolicesimo" io mi incazzo e penso che il mio interlocutore sia uno stupido. Se invece mi si chiede ragione del mio credo, delle mie convinzioni, delle mie opinioni, anche facendomi notare che non sono condivisibili, io dialogo molto volentieri. 

 

Ad esempio, io non concordo con te che il pensiero paolino sia una distorsione platonica del cristianesimo originale, ma rispetto la tua idea, perché è argomentata; non ti do dell'anticlericale per delegittimare la tua opinione (in questo i maestri assoluti sono i comunisti, per cui se non la pensi come loro in una fattispecie - e ci mancherebbe altro - sei un fascista e un nemico del popolo); e pretenderei reciprocità. 

 

Mi scuso con i mod. per l'OT; ma tanto ti dovevo.   

ot

 

 


non intendevo affatto dirti che ragioni per dogmi o che la fede escluda la razionalità. penso anzi che in nessuno di noi razionalità e sensibilità siano separate. in alcuni la sensibilità si chiama "religione" , con tutte le sue sfumature da caso a caso. ad esempio a te viene automatico affermare che l'aborto sia un'interruzione di una vita umana, perché dai per scontato che la vita umana cominci con la fecondazione dell'oocita. per me, sottolineo per me, la vita umana comincia quando appare la capacità di pensare, di percepire, di interagire , che non sappiamo datare ma che non precede di sicuro la 22-24ma settimana di gestazione, età in cui si formano le vie spino-talamiche e cortico-spinali. la legge prevede che fino alla 12ma settiamana si possa interrompere la gravidanza, perché secondo la legge un feto di 12 settimane è tutt'altra cosa che un essere umano. una cosa simile , un po' più complessa, avviene per la diagnosi di morte (che in ambito legale è sempre morte cerebrale). 

anche in relazione all'argomento "adozioni gay" razionalità e sensibilità si mescolano , in chiunque di noi. scientificamente non è dimostrato che l'incidenza di patologie pediatriche o psichiatriche sia maggiore nei soggetti cresciuti presso coppie omosessuali. questo è il punto da tenere sempre presente. il tema in questo caso riguarda principlamemte ciò che chiami "la natura e l'esperienza". sotto questa prospettiva , positivista, il lavoro dei periti che si occupano del caso specifico, il lavoro del mondo scientifico , e SOPRATTUTTO  il benessere del bambino passano in secondo piano rispetto a un assunto a priori, imposto dalla società in quanto società. supponiamo idealmente che tutti i periti del tribunale giudicassero una coppia gay la migliore tra le disponibili per un caso di adozione. quale diritto avrebbe lo stato di decidere che no, il bambino deve essere assegbato a una coppia peggiore ma eterosessuale? è liberale una legge simile? la risposta è no, ma anche in questo caso esiste una dicotomia che afferisce alla sensibilità di ognuno: fra scienza e, diciamo, "senso di natura". 

 

riguardo al cristianesimo, so bene che la figura della persona è centrale , ad esempio in pensatori luminosi come berdjaev , chateaubriand o tertulliano. la realtà è che il cristianesimo è una corrente che nei secoli ha trascinato con sé molti talenti diversi, molte idee diverse. contiene tanto il cupio dissolvi , quanto port royal, tanto dante alighieri quanto il missionariato , tanto il 529 dc quanto il 25 dicembre dell'800dc.

poi, forse ci siamo fraintesi su paolo : per me è il primo artefice dell'ideologia del castigo, della colpa, del livore per la vita terrena, concepita come carcere o transito senza importanza, il primo predicatore dell'umilliazione del corpo e del  libero pensiero. l'esatto opposto di Crìsto, che invece considero un grande platonico.
 

 

fine ot

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Da medico (e qui rischio perché vengo a giocare in trasferta) mi pare che tu possa convenire che la vita sia un uniqum e - soprattutto - un continuum dall'ovocita al letto di morte a 107 anni; non siamo nel campo del discreto, ma del continuo, per usare una metafora matematica; il fatto che vi sia una evoluzione è lapalissiano; la vita è vita dall'inizio alla fine; quanto all'essere vita umana, avere dignità di essere umano, mi pare una forzatura - proprio per il continuo biologico di cui sopra - stabilire un confine, anche soltanto convenzionale: 12 settimane, 18, 27....E dico questo omettendo che vi sono abortisti favorevoli all'interruzione della gravidanza in qualsiasi stadio di sviluppo del feto; chiedere alla gentile signora Clinton e ai suoi finanziatori a tal proposito. A mio parere restringere il valore di vita umana alla sola dimensione neurologica, al pensiero, all'auto conscienza di se stessi, è riduttivo e si rischiano pericolose derive; possiamo dire che un malato di Alzheimer non è più un uomo? Io non me la sento; penso che la sua sia esistenza terribile, purtroppo per lui e per i suoi famigliari, ma non me la sento di dire che non è più vita umana. I nazisti sopprimevano i malati psichiatrici per pietismo. Passami la forzatura, so benissimo che è lungi da te. A me il concetto di qualità della vita fa piuttosto ribrezzo. Preferisco rimanere neutro e attenermi a ciò che dice la biologia. 

 

Adozioni gay: non mi convince by-passare, anche qui, la biologia; un bambino nasce e cresce da un padre e una madre, un maschio e una femmina; ci sono splendide coppie omosessuali? Nessuno lo mette in dubbio; ma insomma, io rimango molto, ma molto perplesso; e in mancanza di prove scientifiche mi viene da pensare che la mancanza di complementarietà nei genitori sia molto grave per un bambino. Però, ripeto, è solo una mia personalissima opinione, e probabilmente, come dici tu, sentire e ragione si mischiano. Di certo, notare vecchie femministe incallite e incazzosa che non muovono boccia di fronte alla nuova frontiera della tratta delle schiave mi fa capire quanto siano fallite e patetiche: prendo il mio sperma, lo mischio a quello del mio compagno, frullo, così non posso sapere chi sia il padre biologico (a meno di analisi di dna o di evidenti tratti somatici, che spesso, ironia della sorte, poi emergono),  mi scelgo a catalogo un ovocita di una bionda alta e con gli occhi azzurri svedese, che è ben lieta di "donarmi" a pagamento il suo ovulo dall'alto della suo progressismo e della sua emancipazione femminile; poi lo faccio impiantare nell'utero di una donna di colore della periferia di San Francisco, che ha cinque figli da mantenere e il marito alcoolizzato l'ha abbandonata, e che di fronte a 5 mila dollari, non avendo di fatto alternative, "sceglie" di imbarcarsi in una nuova gravidanza, mamma ad orologeria, col proprio sangue che diventa il sangue del bambino che non sarebbe ma  che di fatto le sue cellule fanno crescere; alla nascita, via il prodotto confezionato, l'oggetto dei miei desiderata, e coppia gay felice e contenta. A me, da uomo, questa cosa fa schifo e non mi pare esercizio di libertà, ma arbitraria manifestazione di egoismo prevaricante, per certi versi addirittura violenta. Considerala una semplice digressione en passant. 

 

In generale, considero (già da prima di diventare credente) la corrente radicale (in Italia pannelliana) una deriva estremista e degradante del nobile pensiero liberale. 

 

 

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1 ora fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

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Da medico (e qui rischio perché vengo a giocare in trasferta) mi pare che tu possa convenire che la vita sia un uniqum e - soprattutto - un continuum dall'ovocita al letto di morte a 107 anni; non siamo nel campo del discreto, ma del continuo, per usare una metafora matematica; il fatto che vi sia una evoluzione è lapalissiano; la vita è vita dall'inizio alla fine; quanto all'essere vita umana, avere dignità di essere umano, mi pare una forzatura - proprio per il continuo biologico di cui sopra - stabilire un confine, anche soltanto convenzionale: 12 settimane, 18, 27....E dico questo omettendo che vi sono abortisti favorevoli all'interruzione della gravidanza in qualsiasi stadio di sviluppo del feto; chiedere alla gentile signora Clinton e ai suoi finanziatori a tal proposito. A mio parere restringere il valore di vita umana alla sola dimensione neurologica, al pensiero, all'auto conscienza di se stessi, è riduttivo e si rischiano pericolose derive; possiamo dire che un malato di Alzheimer non è più un uomo? Io non me la sento; penso che la sua sia esistenza terribile, purtroppo per lui e per i suoi famigliari, ma non me la sento di dire che non è più vita umana. I nazisti sopprimevano i malati psichiatrici per pietismo. Passami la forzatura, so benissimo che è lungi da te. A me il concetto di qualità della vita fa piuttosto ribrezzo. Preferisco rimanere neutro e attenermi a ciò che dice la biologia. 

 

Adozioni gay: non mi convince by-passare, anche qui, la biologia; un bambino nasce e cresce da un padre e una madre, un maschio e una femmina; ci sono splendide coppie omosessuali? Nessuno lo mette in dubbio; ma insomma, io rimango molto, ma molto perplesso; e in mancanza di prove scientifiche mi viene da pensare che la mancanza di complementarietà nei genitori sia molto grave per un bambino. Però, ripeto, è solo una mia personalissima opinione, e probabilmente, come dici tu, sentire e ragione si mischiano. Di certo, notare vecchie femministe incallite e incazzosa che non muovono boccia di fronte alla nuova frontiera della tratta delle schiave mi fa capire quanto siano fallite e patetiche: prendo il mio sperma, lo mischio a quello del mio compagno, frullo, così non posso sapere chi sia il padre biologico (a meno di analisi di dna o di evidenti tratti somatici, che spesso, ironia della sorte, poi emergono),  mi scelgo a catalogo un ovocita di una bionda alta e con gli occhi azzurri svedese, che è ben lieta di "donarmi" a pagamento il suo ovulo dall'alto della suo progressismo e della sua emancipazione femminile; poi lo faccio impiantare nell'utero di una donna di colore della periferia di San Francisco, che ha cinque figli da mantenere e il marito alcoolizzato l'ha abbandonata, e che di fronte a 5 mila dollari, non avendo di fatto alternative, "sceglie" di imbarcarsi in una nuova gravidanza, mamma ad orologeria, col proprio sangue che diventa il sangue del bambino che non sarebbe ma  che di fatto le sue cellule fanno crescere; alla nascita, via il prodotto confezionato, l'oggetto dei miei desiderata, e coppia gay felice e contenta. A me, da uomo, questa cosa fa schifo e non mi pare esercizio di libertà, ma arbitraria manifestazione di egoismo prevaricante, per certi versi addirittura violenta. Considerala una semplice digressione en passant. 

 

In generale, considero (già da prima di diventare credente) la corrente radicale (in Italia pannelliana) una deriva estremista e degradante del nobile pensiero liberale. 

 

 

in realtà tutto è un continuum. prima dell'oocita c'è il follicolo, prima del follicolo ci sono lipidi , le proteine,l' acqua, ecc, prima dei lipidi ci sono gli acidi grassi e il glicerolo, prima degli acidi grassi ci sono gli atomi di carbonio, idrogeno, ossigeno, e così via. "vita" , così intesa, è un concetto molto vago. un uomo è vita, un giaguaro è  vita, un cactus è vita, un batterio è vita. un virus è vita? qualcuno pensa di sì, qualcuno pensa di no. un cristallo è vita? e perché un virus sì, mentre un cristallo no?



da quasi-medico: non c'è biologia che tenga, il concetto di "vita umana" è essenzialmente religioso. chiunque usi la parola "persona" lo fa , che lo sappia o meno, in modo religioso. per me , che accetto la convenzione della legge italiana, la vita comincia alla 12ma settimana di gestazione e finisce con la morte cerebrale. tutto ciò che sta in mezzo è sempre vita, il pz affetto da malattia di alzheimer è un uomo, il pz psichiatrico è un uomo. un cadavere decomposto non è un uomo, una morula non è un uomo. 

 

adozioni gay e maternità surrogata: ma infatti tutti sono liberissimi di avere le proprie opinioni, e aggiungo che l'idea della maternità surrogata a me personalmente non piace. ma i gusti e le sensibilità personali vanno tradotti necessariamente in leggi dello stato? a qualcuno l'aborto  fa ribrezzo a qualcun altro no. lo stato deve lasciare a tutti la liberta di scegliere. a me fanno ribrezzo i nazisti di casapound , come mi fa ribrezzo il hijab , ma penso che uno stato debba lasciare ai cittadini la libertà di esprimere le proprie idee politiche (purché non diventino intimidatorie) e di vestirsi come vogliono.

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