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Rhyme

Occhio allo schermo!

Post in rilievo

8 ore fa, Rhyme ha scritto:

Esatto. E questo per me fa perdere un po' la magia di tutta la vicenda che per me è bellissima.

Il finale mi è suonato un po' come la classica frase "Non fatelo a casa", come un po' a voler rientrare in ambiti più convenzionali.

Secondo me non ce n'era bisogno o poteva essere ideato in modo più efficace.

Ma oltre a ciò che racconta è anche il cambio di ritmo rispetto a tutto il resto del film a stonare e rendere quella parte estranea al resto. Uno dei pregi del film è quello di accompagnarci nella vita sui generis di questa famiglia facendoci conoscere pian piano le loro abitudini e scoprire i loro segreti, nell'ultima parte si perde tutto ciò. E' come se la necessità di dare narrazione rovinasse il lato forte del film che è la descrizione. 

 

 

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La più bella serata della mia vita, Ettore Scola, 1972. Alberto Sordi interpreta Alfredo Rossi, un cafone arricchito in viaggio nella Svizzera francese per depositare una valigetta piena di denaro in una banca. Ad un tratto vede una misteriosa donna in moto, con il volto coperto dal casco, ne sente un'attrazione immediata e decide di inseguirla per stradine sperdute, fino a che la sua macchina non rimedia un guasto, ed egli si trova costretto, ormai persa di vista la donna, a chiedere ospitalità in un antico castello. Ad accoglierlo troverà quattro vecchi, tutti ormai in pensione, un ex giudice, un ex avvocato, un ex pubblico ministero ed anche un ex cancelliere. Questi 4 vecchietti, così, per gioco, insceneranno un processo a suo danno, perché si sa, tutti nella nostra vita abbiamo almeno un cadavere da nascondere. Ovviamente non sto qui a spoilerarvi il film, né a dirvi quale sia il delitto del quale i 4 uomini di legge, ormai in pensione, ma ancora vispi ed arzilli, accuseranno il povero Sordi.

Posso dirvi che il film è tratto da un romanzo, che si intitola "La panne. Una storia ancora possibile" di Friedrich Durrenmatt, ma che a me ha ricordato molto, sotto vari aspetti, le tematiche di "Dieci piccoli indiani" della Christie. C'è il tema dei delitti che non possono essere perseguiti dalla giustizia, da quella terrena, dei tribunali e dei codici; ci sono questi 4 personaggi che assumono il ruolo di giustizieri, non si capisce bene se per gioco oppure no (nessuno spoiler, questa è un'ambiguità che vi guiderà per tutto il film), proprio come avveniva, con un personaggio, nel meraviglioso capolavoro della giallista inglese.

A mio parere si tratta di una delle massime vette di quell'artista immenso che era Ettore Scola, lo metto subito dopo quel terzetto di capolavori composto da "C'eravamo tanto amati", "Brutti, sporchi e cattivi" e "Una giornata particolare". Praticamente, però, non viene ricordato mai. L'interpretazione di Sordi è superba. Si tratta di un Sordi ormai pienamente maturo, che incredibilmente riesce a non uscire dal suo personaggio, rimanendo su un tenore comico, ma inserendosi perfettamente in un film dai toni drammatici, surreali, quasi kafkiani. Ottima proprio la contraddizione tra il personaggio e l'interpretazione, divertente e divertita di Sordi, e il tenore del film. Ruolo praticamente cucito addosso a lui. Il resto del cast è praticamente tutto francese, e i 4 vecchietti sono uno meglio dell'altro, tutti attori francesi di altissimo livello. 

Lo consiglio a chi vuole riscoprire un vero gioiello del cinema italiano; agli amanti di Sordi (non potete perdervelo); e a chi apprezza molto i film concentrati in un unico ambiente: il film, ad eccezione di poche scene, è ambientato quasi tutto in questo castello, con una grandissima cura per le scenografie e i dettagli.

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Il 17/9/2018 Alle 17:19, Juve stile di vita ha scritto:

Salve a tutti ragazzi. Quando ero a mare scrissi che tempo una settimana e sarei tornata a scrivere sul topic, e invece, come al solito, mi sono presa una vacanza più sostanziosa :d Devo dire che non ho visto tantissimo questa estate, né avevo particolarmente voglia di scrivere, ma vi ho abbastanza leggiucchiato. Comunque, nonostante la mia non sia stata un'estate molto all'insegna delle cinefilia, ho comunque parecchie visioni in arretrato di cui parlare e quindi non mi perdo in chiacchiere. Cominciamo da qualche film a caso.

 

Allora, 7 psicopatici. Ricorderete forse che io ero tra i meno entusiasti su questo topic riguardo a "tre manifesti". Non che non mi fosse piaciuto, ma non mi sono lanciata in lodi sperticate come molti qui dentro e fuori. Che volete, datemi pure della becera, ma a me questo film è piaciuto non 1, ma dieci volte in più dell'ultimo lavoro di McDonagh. Questo sì che è un film cazzuto, divertente, metacinematografico, pulp, enormemente stupido eppure riflessivo in alcuni momenti. Film davvero riuscitissimo a mio parere. Narra la storia di uno sceneggiatore, interpretato da Colin Farrel, in crisi creativa (uno dei tanti omaggi a (8 1/2 di Fellini), il quale si è prefissato di dover scrivere una sceneggiatura dal titolo "7 psicopatici", ma il problema è che lui non ha nessuna voglia di scrivere di gente psicopatica, di violenza e di vendetta. Vorrebbe scrivere di pace, di personaggi positivi e blablabla. Ma allora perché ha intitolato la sua sceneggiatura "7 psicopatici"? Vabbè, fatto sta che a dargli una mano sarà il suo migliore amico (Sam Rockwell), il quale insieme ad un suo socio più anziano (un magnifico, MAGNIFICO Christopher Walken) ha messo su un sistema di truffe incentrato su rapimenti di cani per poi riscuotere le ricompense. Le cose precipiteranno quando Rocwell e Walken rapiranno il cagnolino di un boss mafioso, interpretato, anche qui magnificamente, da Woody Harrelson. Casini a non finire, metacinema a gogò, e finirà che tutto questo materiale e questi pazzi psicopatici che scateneranno una vera e propria guerra per un cagnolino rapito, sarà ovviamente di aiuto a Farrell per scrivere la sua sceneggiatura. Film veramente delizioso, adrenalinico, divertentissimo, non stupido come potrebbe sembrare. Uno dei pochi film chiaramente di impronta tarantiniana (nella ricerca di personaggi totalmente sopra le righe, di situazioni al limite, di dialoghi no-sense, di quel tipo di violenza stilizzata) che non mi hanno irritato, ma anzi, mi hanno fatto ridere come una scema. Sceneggiatura perfetta, regia brillante, attori tutti in parte, con una nota di merito davvero all'eterno Walken, e anche a Tom Waits in una particina memorabile.

Da vedere. Film che non si prende sul serio e per questo l'ho apprezzato moltissimo a differenza di "Tre, manifesti". O meglio, questo "7 psicopatici" in alcuni frangenti si prende anche sul serio, ma proprio in quelle situazioni fa ridere ancora di più. Assolutamente da vedere.

 

Piccolo grande uomo e Il Laureato. Questi film li ho visti una vita fa, credo almeno un paio di mesetti, perché se ricordate ne avevamo parlato qui sul topic, e "piccolo grande uomo" in particolar modo lo aveva consigliato Rhyme. Aveva consigliato anche "Il laureato", ma vabbè, quello era già nella mia lista.

Partiamo da Piccolo grande uomo. Questo film l'ho letteralmente adorato. E ringrazio veramente Rhyme per averlo citato e averne parlato bene, perché altrimenti non so quando lo avrei recuperato. Ora non ho la memoria freschissima, perché come ho detto l'ho visto diverso tempo fa, ma posso dire con tranquillità che questo film ha conquistato di diritto un posticino nei miei film preferiti di tutti i tempi. E' un lungo racconto, dai toni picareschi, in cui si narra la storia di Jack Grabb, allevato fin da bambino dagli indiani, dopo che tutta la sua famiglia (ad eccezione di una sorella) era stata sterminata dai Pawnees, un'altra tribù indiana, meno amichevole di quella che si prenderà cura del piccolo Jack. Da qui partiranno una serie di avventure, che vedranno Jack abbandonare la tribù che lo ha salvato e cresciuto, per avviarsi nel mondo dei bianchi, salvo ritornare ogni volta, ciclicamente, proprio alla tribù, dove ad ogni suo ritorno, il suo "nonno adottivo", Cotenna di Bisonte (Chief Dan George, bravissimo), sarà li ad aspettarlo, accogliendolo sempre con la stessa, bellissima frase, "il mio cuore vola in alto come un falco".

Che dire di questo film? Che è stato un puro godimento per gli occhi e per il cuore guardarlo, in realtà mi aspettavo un film di tutt'altro tipo, molto più drammatico e serio nei toni. E invece gran parte del film è una splendida commedia come ho detto dai toni picareschi, in cui un "piccolo grande uomo" si avventura da solo in un mondo enorme, sconfinato, dove fa la conoscenza di personaggi tra i più strani che si possano trovare, e si imbatte praticamente in tutte le figure "simbolo" del west: dal venditore truffaldino, al pastore che cerca di conventirlo ma che ha una moglie erotomane (grandissima Faye Dunaway in una parte piccola ma memorabile), a Wild Bill Hicock, fino ad arrivare al generale Custer. I momenti spassosi, che sono la maggioranza (fantastiche tantissime scene, ma mi viene da citare su tutte quella di Hoffman nella tenda con le sorelle della moglie, vergognosamente censurata nella versione italiana) si alternano a momenti di alta drammaticità, che riportano alla storia vera della tragedia del popolo indiano. Il finale è uno dei più commoventi e poetici che abbia mai visto. Un Hoffman mostruoso, e proprio a Hoffman mi riallaccio per parlare de Il laureato. Anche "Il laureato" mi ha sorpreso, perché anche qui mi aspettavo un film diverso nei toni, e invece ancora una volta mi son ritrovato di fronte quella che è quasi una commedia, seppure atipica. Il personaggio di Ben, in un certo senso, è anch'esso un piccolo uomo alle prese con un affare, seppur di dimensioni ridotte, più grande di lui. Un uomo allo sbando, insicuro, fragile, insoddisfatto della sua vita, alle prese con tutti i problemi che affliggono noi ragazzi di quella età, la paura del futuro incombente, di una strada che non è stata ancora tracciata, le pressioni dei genitori, della società, del mondo. In questo senso possiamo definire Jack Grabb, secondo me, un vero anti-eroe. Un uomo privo di eroismo, la cui unica azione eroica che compie, quando nel finale, 

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irrompe nella chiesa e poi blocca l'uscita a tutti bloccando la porta con il crocifisso

è così comica da sfociare nel ridicolo, stemperando tutto l'eroismo appunto, e la sacralità del gesto.

Quando l'ho visto ho avuto l'impressione di ritrovarmi di fronte a un film molto meno di facile lettura di quello che potrebbe sembrare. Un film in cui i caratteri non sono così netti e definiti come molti ritengono. Non ci ho visto, almeno non totalmente, la vittoria dei buoni (i giovani puri) che sconfiggono finalmente i cattivi (gli adulti corrotti) e si avviano verso un futuro felice e libero. Non ci ho visto questo, perché in questo film i giovani non sono già più puri, e se gli adulti sono corrotti, la colpa non è tutta loro. Quindi sì un film generazionale, ma io non l'ho trovato un inno cieco alla nuova generazione che stava nascendo, e che veniva dipinta senza macchie, a differenza di quella precedente. Molti vedono in ciò il messaggio del film, ma secondo me il film è molto ma molto più profondo e sfaccettato. Alcuni mettono Mrs Robinson addirittura nelle liste dei cattivi migliori della storia del cinema. Mi viene da ridere, il suo personaggio non è certo peggiore di quello di Ben.

Film molto ma molto interessante, e con sequenza che da sole valgono la visione.

Ci sono davvero delle scene splendide in questo film, come quella magnifica della piscina, anzi LE scene della piscina (sia quella famosa in cui Ben è sul materassino e si sente "the sound of silence", sia quella dell'immersione, stupenda e simbolica), o quella in cui Ben porta Elaine al night, il finale ovviamente, ma più di tutte probabilmente la lunga scena della seduzione, ossia i primi 15 minuti del film. Roba da manuale del cinema.

Inutile parlare degli attori, Hoffman, anche qui, è mostruoso. Ovviamente conoscevo Hoffman, e lo apprezzavo molto, ma dopo aver visto queste due interpretazioni è inutile dire che il mio giudizio su di lui è salito tantissimo. Perfetto per questo tipo di ruoli, ha quella bravura tale da riuscire ad apparire persino bello in alcuni frangenti, lui che certo un adone non è :d Non so cosa avete capito cosa intendo. Veramente splendida anche Anne Bancroft, che crea, a mio parere, e lo dico da donna, uno dei personaggi femminili più seducenti, oltre che iconici, che si siano mai visti su schermo. Curioso come lei e Dustin Hoffman avessero solo 6 anni di differenza. E infatti si vede che lei è ancora giovane (non aveva neanche 40 anni), ma nonostante questo Dustin sembra proprio un ragazzetto alle prime armi di fronte a lei. E questo è merito proprio nella straordinaria bravura degli attori nell'entrare nei rispettivi ruoli.

Ah, ho letto che l'anno scorso l'autore de "Il laureato" (perché il film è tratto da un romanzo di successo) ha fatto uscire, dopo più di 50 anni, il seguito della storia, che si intitola "Bentornata, Mrs Robinson". Quasi quasi ci faccio un pensierino, perché da un lato mi sa molto di commercialata, dall'altro mi intriga. Credo che se avesse voluto farci i soldoni veri avrebbe scritto questo seguito qualche decennio fa :d

Comunque, grazie ancora Rhyme per i consigli di questi due capolavori, e finalmente è tornata questa cavolo di stagione autunnale in cui posso rompere le palle con le mie recensioni chilometriche .ghgh 

7 psicopatici e' geniale e lo segnalai a piu' riprese perche' quelli sono i miei film...ossia tra la follia ed il genio

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Il 18/9/2018 Alle 23:31, Juve stile di vita ha scritto:

Non sapevo questo fatto del film di Bergman. Quale?

Beh, forse sì, però... Sean Sean .@@

una delle miei preferite per distacco....ti porta via, ti manda in uno stato di spensieretazza assoluta...fantastico pezzo

  • Grazie 1

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8 ore fa, Juve stile di vita ha scritto:

La più bella serata della mia vita, Ettore Scola, 1972. Alberto Sordi interpreta Alfredo Rossi, un cafone arricchito in viaggio nella Svizzera francese per depositare una valigetta piena di denaro in una banca. Ad un tratto vede una misteriosa donna in moto, con il volto coperto dal casco, ne sente un'attrazione immediata e decide di inseguirla per stradine sperdute, fino a che la sua macchina non rimedia un guasto, ed egli si trova costretto, ormai persa di vista la donna, a chiedere ospitalità in un antico castello. Ad accoglierlo troverà quattro vecchi, tutti ormai in pensione, un ex giudice, un ex avvocato, un ex pubblico ministero ed anche un ex cancelliere. Questi 4 vecchietti, così, per gioco, insceneranno un processo a suo danno, perché si sa, tutti nella nostra vita abbiamo almeno un cadavere da nascondere. Ovviamente non sto qui a spoilerarvi il film, né a dirvi quale sia il delitto del quale i 4 uomini di legge, ormai in pensione, ma ancora vispi ed arzilli, accuseranno il povero Sordi.

Posso dirvi che il film è tratto da un romanzo, che si intitola "La panne. Una storia ancora possibile" di Friedrich Durrenmatt, ma che a me ha ricordato molto, sotto vari aspetti, le tematiche di "Dieci piccoli indiani" della Christie. C'è il tema dei delitti che non possono essere perseguiti dalla giustizia, da quella terrena, dei tribunali e dei codici; ci sono questi 4 personaggi che assumono il ruolo di giustizieri, non si capisce bene se per gioco oppure no (nessuno spoiler, questa è un'ambiguità che vi guiderà per tutto il film), proprio come avveniva, con un personaggio, nel meraviglioso capolavoro della giallista inglese.

A mio parere si tratta di una delle massime vette di quell'artista immenso che era Ettore Scola, lo metto subito dopo quel terzetto di capolavori composto da "C'eravamo tanto amati", "Brutti, sporchi e cattivi" e "Una giornata particolare". Praticamente, però, non viene ricordato mai. L'interpretazione di Sordi è superba. Si tratta di un Sordi ormai pienamente maturo, che incredibilmente riesce a non uscire dal suo personaggio, rimanendo su un tenore comico, ma inserendosi perfettamente in un film dai toni drammatici, surreali, quasi kafkiani. Ottima proprio la contraddizione tra il personaggio e l'interpretazione, divertente e divertita di Sordi, e il tenore del film. Ruolo praticamente cucito addosso a lui. Il resto del cast è praticamente tutto francese, e i 4 vecchietti sono uno meglio dell'altro, tutti attori francesi di altissimo livello. 

Lo consiglio a chi vuole riscoprire un vero gioiello del cinema italiano; agli amanti di Sordi (non potete perdervelo); e a chi apprezza molto i film concentrati in un unico ambiente: il film, ad eccezione di poche scene, è ambientato quasi tutto in questo castello, con una grandissima cura per le scenografie e i dettagli.

Di Sordi li ho visti tutti....e ne ha fatti di film:d....ma questo mi manca, anzi forse ne ho visto un pezzetto....me lo ricordo con la giacca da caccia.....ma poi buio totale, devo vederlo

Riguardo Scola, un grandissimo, se devo scegliere un suo film, nessun dubbio, Brutti, sporchi e cattivi, un capolavoro assoluto della degradazione dell'uomo, il titolo dice tutto.

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1 ora fa, Wallaby ha scritto:

Di Sordi li ho visti tutti....e ne ha fatti di film:d....ma questo mi manca, anzi forse ne ho visto un pezzetto....me lo ricordo con la giacca da caccia.....ma poi buio totale, devo vederlo

Riguardo Scola, un grandissimo, se devo scegliere un suo film, nessun dubbio, Brutti, sporchi e cattivi, un capolavoro assoluto della degradazione dell'uomo, il titolo dice tutto.

Vedi, allora ho fatto bene a consigliarlo :D non ho capito bene il perché, ma questo film è praticamente ignorato. Vedilo, vedilo se ami Albertone, assolutamente. "Brutti, sporchi e cattivi" è il mio secondo, lo amo così tanto che lo metto anche sopra a quell'altro capolavoro che è "Una giornata particolare". Mentre "C'eravamo tanto amati" per me è ineguagliabile. 

Visto che hai detto di averli visti praticamente tutti di Sordi, hai per caso visto "piccola posta", film in bianco e nero di Steno con Franca Valeri, Peppino De Filippo e appunto Sordi, che ho trovato letteralmente geniale, anche lì con un Sordi ai massimi livelli ahahah

4 ore fa, POLARMAN ha scritto:

una delle miei preferite per distacco....ti porta via, ti manda in uno stato di spensieretazza assoluta...fantastico pezzo

È vero, è uno dei pezzi di Morricone che amo di più, forse insieme al tema di c'era una volta il West, a quello di mission, di nuovo cinema paradiso... Eh, è difficile, ce ne sono talmente tanti di meravigliosi. 

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20 minuti fa, Juve stile di vita ha scritto:

Vedi, allora ho fatto bene a consigliarlo 😄 non ho capito bene il perché, ma questo film è praticamente ignorato. Vedilo, vedilo se ami Albertone, assolutamente. "Brutti, sporchi e cattivi" è il mio secondo, lo amo così tanto che lo metto anche sopra a quell'altro capolavoro che è "Una giornata particolare". Mentre "C'eravamo tanto amati" per me è ineguagliabile. 

Visto che hai detto di averli visti praticamente tutti di Sordi, hai per caso visto "piccola posta", film in bianco e nero di Steno con Franca Valeri, Peppino De Filippo e appunto Sordi, che ho trovato letteralmente geniale, anche lì con un Sordi ai massimi livelli ahahah

È vero, è uno dei pezzi di Morricone che amo di più, forse insieme al tema di c'era una volta il West, a quello di mission, di nuovo cinema paradiso... Eh, è difficile, ce ne sono talmente tanti di meravigliosi. 

Piccola posta? Si...tanto tempo fa.bel film....una commedia direi.....graffiante.😅

Ma e' impossibile dire i migliori film di albertone....i peggiori, facile....gli ultimi.😕

 

 

Ne cito solo uno, fuori dai soliti canoni di Albertone, un borghese piccolo piccolo, un film talmento bello, duro , crudo...che non si trovano aggettivi.capolavoro con un sordi stratosferico, direi la sua miglior interpretazione.ha preso diversi premi per questo film, ma avrebbe meritato un oscar.

 

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Revenge (2017), action/thriller adrenalinico a tema vendetta, violento e splatteroso il giusto.
Ha un pochino di b-movie in certe parti con musica elettronica anni 70/80 con delle chicche registiche e di sceneggiatura che in certi casi possono essere abbastanza inverosimili, ma va bene così perchè vuole esser così.
Insomma quando si può e si sa fare un film godibile con 4 attori contati (la giovane e bella protagonista è italiana)...

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11 ore fa, Wallaby ha scritto:

Piccola posta? Si...tanto tempo fa.bel film....una commedia direi.....graffiante.😅

Ma e' impossibile dire i migliori film di albertone....i peggiori, facile....gli ultimi.😕

 

 

Ne cito solo uno, fuori dai soliti canoni di Albertone, un borghese piccolo piccolo, un film talmento bello, duro , crudo...che non si trovano aggettivi.capolavoro con un sordi stratosferico, direi la sua miglior interpretazione.ha preso diversi premi per questo film, ma avrebbe meritato un oscar.

 

Te l'ho nominato perché l'ho visto pochissimo tempo fa, e ci sono delle chicche assolute. Tipo questa scena totalmente folle, il grottesco allo stato puro :d

https://youtu.be/nmn9iiB-gqM

 

"Un borghese piccolo piccolo" anch'io lo considero tra le sue migliori interpetazioni e tra i migliori film in assoluto che abbia interpretato, lo affiancherei a la grande guerra, il vedovo, una vita difficile, tutti a casa...

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Adesso, Juve stile di vita ha scritto:

Te l'ho nominato perché l'ho visto pochissimo tempo fa, e ci sono delle chicche assolute. Tipo questa scena totalmente folle, il grottesco allo stato puro :d

https://youtu.be/nmn9iiB-gqM

 

"Un borghese piccolo piccolo" anch'io lo considero tra le sue migliori interpetazioni e tra i migliori film in assoluto che abbia interpretato, lo affiancherei a la grande guerra, il vedovo, una vita difficile, tutti a casa...

Albertone un mito:d

 

la lista sarebbe lunghissima.............aggiungi il vigile, detenuto in attesa di giudizio, i complessi(film attualissimo), un giorno in pretura, un americano a roma.................

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Grazie all'ultimo week end di Fuori Orario ho avuto modo di vedere per la prima volta dei film di questi grandi autori del Risorgimento autoriale europeo anni '60-'70.

 

Viaggio a Citera (1984) di Theo Angelopoulos.

Il regista greco attinge argomenti e temi dalla mitologia e letteratura classica greca, riutilizzandoli per commentare la recente storia greca. E' un regista che ama i lunghi piani sequenza e i lunghi movimenti di macchina e che si ispira al cinema di durata di Antonioni. Questo film (sceneggiato anche da Tonino Guerra) parla di un anziano signore che torna in Grecia; da giovane aveva combattuto nella resistenza greca e successivamente era stato in esilio per 32 anni in Russia, dove si era fatto una nuova famiglia. Tornato in Grecia torna dalla moglie e dai due figli ormai adulti, ma è come un'ombra, un fantasma. Insieme alla famiglia torna in un paesino in cui aveva vissuto, tra le colline dove aveva combattuto, ritrovando un suo vecchio amico ma trovandosi fuori luogo...tutti gli abitanti di quella zona si stanno accordando per cedere i terreni ad un'impresa di costruzioni edili, lui è l'unico in disaccordo impedendo così la realizzazione dell'accordo e scatenando la furia degli abitanti. A quel punto, visto che non ha più la cittadinanza greca e che ha causato problemi in quel paesino, il governo ne decide l'espulsione dal paese. E' come una sorta di ritorno di Ulisse in patria, ma quello che torna non è più Ulisse e il luogo in cui torna non è più la sua patria. E' un'ombra in cerca di una casa per la sua anima. Si distinguono appunto i lunghissimi movimenti di macchina e la durata estenuante di molte scene. Un film che rimane molto nebuloso. Molto probabilmente non è tra i suoi film migliori o più famosi. Cercherò di recuperarne altri.

 

La tragedia di un uomo ridicolo (1981) di Bernardo Bertolucci.

Parla di un uomo, un industriale, a cui rapiscono il figlio. Lui e la moglie, in modi e con sensazioni differenti, si trovano a dover affrontare la faccenda.

Un film con riferimenti politici, tendente alla commedia agrodolce e con sfumature noir...per il protagonista e per la voce over che esprime i suoi pensieri.

Un film piacevole per la fotografia di Carlo De Palma, per le musiche di Morricone, per l'ottima regia di Bertolucci ma soprattutto per il ruolo di un grandissimo Ugo Tognazzi (vinse anche il premio per il miglior attore al Festival di Cannes, per quella che da molti viene definita come una delle sue migliori interpretazioni). Il film ruota tutto attorno alla sua figura, alla sua vita, al suo rapporto con il figlio, alla differenza generazionale, al suo ruolo da borghese italiano. Interpretazione magistrale, la sua presenza vale l'interno film, ma anche il suo personaggio, che sembra calato perfettamente su di lui...o probabilmente è l'inverso, è lui che fa propri in maniera unica i personaggi che interpreta. 

 

Troppo presto, troppo tardi (1982) di Straub e Huillet.

Due autori praticamente sconosciuti al grande pubblico, ma considerati tra i più grandi personaggi della seconda metà del Novecento...sono una coppia, marito e moglie, francesi, che hanno lavorato tanto anche in Germania e Italia.

Di certo sono tra i più sperimentali e anche tra i più difficili da guardare. Il loro cinema è svuotato da ogni elemento cinematografico: scenografie, sceneggiatura, recitazione, movimenti di macchina ricercati, era ritenuto un "ritorno al cinema dei fratelli Lumiere". Perseguivano un totale rifiuto della narrazione e di ogni aspetto commerciale e molti loro film sono letture di parti di romanzi o lettere o opere letterarie, credevano che il miglior adattamento di un libro fosse la lettura di esso. E spesso ci sono voci over che leggono o attori che non recitano e non interpretano, ma ripetono semplicemente dei testi, come se stessero leggendo; con la telecamera che "riprende il mondo". Chiaramente si può capire quanto sia difficile da amare e quanto sia estremo questo tipo di cinema. "Troppo presto, troppo tardi" è di questa tipologia, è un film dedicato a Friedrich Engels e si svolge in due parti. Nella prima ci sono immagini della campagna e di città francesi, semplici immagini fisse o panoramiche, e una voce over che legge una lettera di Engels a Kautsky; nella seconda parte ci sono immagini dell'Egitto e un'altra voce over che legge una parte di "Lotte di classe in Egitto" di Mahmoud Hussein.

Onestamente è quasi impossibile portare a termine la visione, ho visto solo la prima parte. Per adesso trovo il loro cinema una provocazione abbastanza inutile, ma proverò in futuro a riguardare qualcosa.

 

San Michele aveva un gallo (1972) dei fratelli Taviani.

Per ultimo il film che per me è di gran lunga il migliore del lotto.

Un film, ispirato ad un racconto di Tolstoj, che si divide in 3 atti. Siamo in Italia nel 1870 e il protagonista è un anarchico internazionalista che, a capo del suo gruppo, compie un tentativo rivoluzionario armato nel piccolo paesino in cui abita, per far conoscere le intenzioni e le idee del suo gruppo e della corrente che si sta diffondendo in Italia e in Europa. Viene catturato e condannato a morte, ma all'ultimo viene graziato e la pena viene trasformata nell'ergastolo. La seconda parte si svolge quindi in una cella di una prigione, dove rimane per 10 anni. Nell'ultima parte, dopo i 10 anni, viene fatto uscire per essere trasferito in un'altra prigione nella laguna veneziana, quindi, condotto in barca, incontra altri prigionieri politici con i quali si confronta.

E' chiaramente un film storico e politico, quegli sono gli anni in cui si diffuse il socialismo con la Prima Internazionale e si creò la spaccatura tra la visione degli anarchici e la visione di Marx. Nel film appunto viene mostrata questa differenza, i diversi ideali, il diverso modo di intendere la rivoluzione. Il protagonista, Giulio Manieri (interpretato da un immenso Giulio Brogi), è un anarchico e ha l'idea della rivoluzione tramite attacchi armati...mentre i giovani che incontra sulla barca nella terza parte del film sono marxisti, lavorano in giornali, in associazioni, con una visione più politica e di attesa per preparare il terreno per la rivoluzione futura. Tra l'altro sono anche argomenti che, in parte, ho studiato recentemente, perciò ci ho ritrovato quanto studiato.

Comunque detto così può sembrare un polpettone politico indigesto ma non è assolutamente così.

E' un film per me bellissimo, con una magnifica capacità creativa e di immaginazione dei fratelli Taviani, un film per niente pesante e che si mischia anche con la commedia agrodolce. La scena della prigione è fantastica, per circa 30 minuti si svolge eslusivamente nella piccola cella in cui il protagonista è rinchiuso giorno e notte, senza aver la possibilità di uscire nemmeno per 1 secondo, ma è la forza del suo ideale a permettergli di resistere. Lui, molto semplicemente, si organizza la giornata ora per ora...ginnastica, pasti, riunioni politiche, studio di materie diverse giorno per giorno ed ora d'aria. Tutto si svolge grazia alla sua mente e alla sua fantasia, nelle riunioni politiche mentalmente interpreta 4 personaggi diversi, durante i pasti immagina di mangiare i piatti più lussuosi e golosi possibile, immagina anche di uscire all'aria aperta, immaginando di tornare a vendere gelati ai bambini. Sono tra i 30 minuti cinematografici più belli che abbia visto, i Taviani riescono in modo sbalorditivo e rendere quelle situazioni e a convincere veramente lo spettatore su quello che Giulio sta immaginando; la scena della riunione di lavoro, con il protagonista che grazie al montaggio interpreta 4 persone, è meravigliosa, così com'è grandiosa la scena in cui immagina di tornare a vendere i gelati, con le voci dei bambini, i suoni dell'esterno, l'erba o l'acqua che appare per un momento sulle pareti. L'essenza del cinema concentrata in una stanza di pochi metri quadrati, in circa 30 minuti...un mondo racchiuso in 20 metri quadrati. Tutto ciò è ovviamente esaltato dall'attore, Brogi, che è di una bravura estrema. In quei minuti si racchiudono 10 anni, con il passare delle stagioni e il ripetersi delle sue azioni, i pasti in particolare.

Molto bella è anche la terza parte, nella laguna veneziana. La prima volta che vediamo Giulio all'aperto ci riabituiamo anche noi all'aria e all'esterno e la telecamera vola sul pelo dell'acqua riprendendo la laguna in una lunga carrellata, in una metafora dello sguardo e dello spirito del protagonista che da una stanza chiusa e limitata torna a espandersi nello spazio aperto. Spazio che è libero, ma è anche monotono, ripetitivo come se fosse un'altra prigione. 

Giulio è un personaggio bizzarro e lo era anche prima di andare in prigione, nella cella inoltre ha manifestato segni di squilibrio mentale ma è riuscito a superare i 10 anni grazie alla forza del suo ideale. Quando incontra altri prigionieri politici è contentissimo, vuole sapere a che punto è la rivoluzione, per quali attacchi sono stati catturati, ma quando scopre la verità rimane sconvolto. Sono passati 10 anni da quando era al centro della vita politica e adesso non è al corrente delle novità. La sua felicità e la sua voglia di notizie si infrange contro la consapevolezza che i giovani di quel momento avevano una concezione differente, una visione politica diversa. Come dicevo, lavorano nei giornali, viaggiano in Europa per convegni, fanno parte di associazioni...in poche parole, si sta assestando una visione socialista completamente differente dalla sua. E a Giulio sembra quasi che quei giovani lo sbeffeggino, lo prendano in giro. Ed è questa "scoperta" che lo abbatte, molto più dei 10 anni di prigione.

Un film quindi sulla grande scissione del socialismo, su fatti storici, politici ma anche la rappresentazione di un intellettuale lontano dalla realtà e distante dal popolo...ed è un concetto che può espandersi molto più lontano rispetto al singolo anarchico Brogi.

Da considerare che il film è del periodo successivo al '68, per far capire un po' il periodo...

Ma è limitativo parlare di questo film in chiave esclusivamente politica, a me non frega nulla dell'idea in sè...trovo che sia davvero un film bellissimo per come è ideato, per l'equilibrio che ha, è un film che ha una forza pazzesca in ogni scena, è un film che incarna il cinema, ha una brillantezza enorme ed è interpretato da un attore che è bravissimo.

E' il primo film dei Taviani che guardo e voglio recuperarne il più possibile.

 

Ho visto anche il documentario su Salvador Dalì uscito ieri, il pittore che amo di più, probabilmente.

E ho trovato il documentario un'occasione mancata e sprecata.

Scelte a mio avviso pessime e lavoro sostanzialmente inutile...

 

 

 

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20 ore fa, Juve stile di vita ha scritto:

Anch'io l'ho adorato! 

anche io ho adorato la caratterizzazione dei personaggi....ma come tu hai detto, la prova di Walken sublime, la sua storia fantastica

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45 minuti fa, POLARMAN ha scritto:

anche io ho adorato la caratterizzazione dei personaggi....ma come tu hai detto, la prova di Walken sublime, la sua storia fantastica

Yes. Vabbè che Walken è sublime sempre... fantastici, secondo me, anche Rockwell e Harrelson. Forse chi aveva il personaggio non più debole, ma più "normale", diciamo così, è proprio Farrell. Farrel che invece aveva un personaggio molto più particolare in "In Bruges", dello stesso McDonagh, visto da pochissimo, piaciuto tanto anche quello.

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58 minuti fa, Alessandro29 ha scritto:

Dogman candidato italiano agli Oscar. Chissà se può farcela ad entrare almeno nei 5, o anche solo nella lista più ampia...

Era scontato, ma non mi sarei stupito onestamente nel vedere un'altra scelta...vista la capacità distruttiva che abbiamo.

Sarebbe stato folle ed insensato non scegliere quel grandissimo film che è Dogman che merita, nel suo piccolo, di poter concorrere per gli Oscar.

Poi se riuscirà ad entrare nella cinquina o se non ci riuscirà è un altro conto...speriamo ovviamente che ci riesca.

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3 minuti fa, Rhyme ha scritto:

Era scontato, ma non mi sarei stupito onestamente nel vedere un'altra scelta...vista la capacità distruttiva che abbiamo.

Sarebbe stato folle ed insensato non scegliere quel grandissimo film che è Dogman che merita, nel suo piccolo, di poter concorrere per gli Oscar.

Poi se riuscirà ad entrare nella cinquina o se non ci riuscirà è un altro conto...speriamo ovviamente che ci riesca.

Perchè per una volta hanno avuto coraggio, cosa che spesso e volentieri in passato (non tanto passato) non è successo preferendo portar altra tipologia "scontata" di film che poi alla fine non sono riusciti ad entrare nella cinquina..

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8 minuti fa, Smartengine ha scritto:

Perchè per una volta hanno avuto coraggio, cosa che spesso e volentieri in passato (non tanto passato) non è successo preferendo portar altra tipologia "scontata" di film che poi alla fine non sono riusciti ad entrare nella cinquina..

Verissimo.

Ora non ricordo perfettamente le varie situazioni degli scorsi anni, però c'è anche da dire che quest'anno per me c'è veramente un abisso e Dogman è un film troppo superiore.

Avrei potuto capire un "duello" con Loro, anche se a me non è piaciuto e non trovo ci sia paragone, però tratta un argomento che piace molto anche all'estero e l'Academy già in passato ha dimostrato di apprezzare il cinema di Sorrentino, che è un nome conosciuto all'estero...però non essendoci, non c'era scampo.

Altra scelta sarebbe potuta essere Lazzaro felice, ma è meno "forte", meno universale e meno completo di Dogman. Qualsiasi altra scelta non avrebbe avuto senso.

Però appunto non si sa mai e a volte anche la qualità e il merito superiori vengono messi da parte. Perciò bene che abbiano fatto la scelta giusta e in bocca al lupo a Garrone.

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Il 26/9/2018 Alle 18:33, Rhyme ha scritto:

Era scontato, ma non mi sarei stupito onestamente nel vedere un'altra scelta...vista la capacità distruttiva che abbiamo.

Sarebbe stato folle ed insensato non scegliere quel grandissimo film che è Dogman che merita, nel suo piccolo, di poter concorrere per gli Oscar.

Poi se riuscirà ad entrare nella cinquina o se non ci riuscirà è un altro conto...speriamo ovviamente che ci riesca.

non l'ho visto e so' che parla di un fatto realmente accaduto di cui non conosco i dettagli e le sfaccettature...pero' alcuni lo hanno criticato molto pesantemente perche' pare non corrisponda alla realta' dei fatti

 

tu che pensi? io come detto non ho basi per cui chiedo

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58 minuti fa, POLARMAN ha scritto:

non l'ho visto e so' che parla di un fatto realmente accaduto di cui non conosco i dettagli e le sfaccettature...pero' alcuni lo hanno criticato molto pesantemente perche' pare non corrisponda alla realta' dei fatti

 

tu che pensi? io come detto non ho basi per cui chiedo

Onestamente nemmeno io conosco la vicenda. Lessi qualcosa quando uscì il film, ma ne so pochissimo.

Personalmente e generalmente, ho sempre respinto queste diatribe in ambito cinematografico.

Nel caso specifico, ho letto delle proteste della madre della persona che fu uccisa in quella vicenda che tramite il proprio avvocato ha addirittura chiesto 1 milione di euro.

Ma rispose Garrone in persona. Il film è un film di fantasia, è solo ispirato alla vicenda...prende ispirazione dalla storia di base, ma poi prende strade proprie.

Garrone ha detto che in fase di scrittura della sceneggiatura perdeva via via interesse verso quella precisa storia e non era suo interesse replicarla.

Infatti comunque i nomi dei personaggi non sono gli stessi, il nome stesso del film è diverso e la storia è una storia universale, che si allarga molto oltre ad un singolo caso...così come le ambientazioni che sono splendidamente metaforiche.

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23 ore fa, POLARMAN ha scritto:

non l'ho visto e so' che parla di un fatto realmente accaduto di cui non conosco i dettagli e le sfaccettature...pero' alcuni lo hanno criticato molto pesantemente perche' pare non corrisponda alla realta' dei fatti

 

tu che pensi? io come detto non ho basi per cui chiedo

Se posso...ho letto della vicenda reale, ma Garrone stesso ha detto di essersi solo ispirato a quella storia, per poi trattarla come lui credeva fosse giusto. La madre del ragazzo ucciso ha chiesto un risarcimento perchè quello che si è visto sullo schermo, specie il ritratto del figlio, non corrisponde, a suo dire, alla realtà. Le critiche provengono da questo fronte, nella critica non ce ne son state che io sappia, e non c'era neanche motivo(se parliamo di veridicità quello che sostiene questa donna differisce dalle realtà processuali, lei sostiene quelle sue, di una madre).  Garrone non voleva che corrispondesse in tutto e per tutto, è una storia trasposta al cinema che parte da un tragico fatto di cronaca nera. Come detto si avvicina alle realtà emerse dal processo, ma modificando alcune situazioni(e aggiungendone altre per meglio ritrarre i personaggi) a cui, dal punto di vista filmico, non è interessato(e direi giustamente): nella realtà il ragazzo viene seviziato(ti risparmio i dettagli), nel film questo non c'è, si arriva allo stesso punto ma senza nessuna morbosità nel mostrare ciò che non serve.

 

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Dopo esattamente 20 anni ho rivisto La gabbianella e il gatto.

Ma quant'è bello questo film d'animazione?

E' il primo film di cui ho ricordo al cinema, il primo film di cui ho ricordo in generale e rivederlo è stato un piacere grandissimo.

In quest'opera ci sono un cuore, un'anima immense, con un'animazione molto bella e una colonna sonora fantastica...poesia pura.

 

Ho visto al cinema Gli Incredibili 2.

Il primo mi piacque molto e ho apprezzato anche il secondo capitolo.

Non raggiunge, però, il livello del primo...si adagia un po' troppo sulle caratteristiche del film precedente e cerca, in modo troppo forzato, di rendere protagonista la madre.

I personaggi di contorno non sono realizzati in modo ottimale e le motivazioni dell'antagonista non sono strutturate...anche se ad essere strutturato diversamente è proprio lo sviluppo, con l'antagonista che si rivela solo in fondo.

Film comunque piacevole e con supereroi più genuini e affascinanti rispetto a quelli dei film in live action.

Jack-Jack è il personaggio dell'anno, comunque.

 

L'uomo che uccise Don Quijote, di Terry Gilliam...senza spoiler.

Finalmente il suo progetto dei sogni si realizza.

Sono 25 anni che sta lavorando a questo film, che è un po' il suo sogno e che ha trovato continue ed infinite difficoltà. Durante le varie produzioni sono stati scelti e sostituiti tantissimi attori, Johnny Depp ed Ewan Mcgregor per il ruolo di Toby, ad esempio, arrivando infine ad Adam Driver. Alcuni attori scelti inizialmente sono morti prima di poter girare come John Hurt per la parte di Don Quijote... ma finalmente il film è uscito.

La sceneggiatura è stata cambiata centinaia di volte e alla fin fine, forse il film è quasi totalmente proprio su questa Odissea, una sorta di film autobiografico.

Parla di Toby, un regista talentuoso (Adam Driver) che sta girando uno spot in Spagna, con protagonista Don Quijote. Sul set è venerato, è coccolato, viene trattato come un genio, è una persona costantemente elegante e ordinata. Una sera trova, nel materiale venduto da uno zingaro, una copia del dvd di un suo vecchio film...il suo primo film, che aveva girato 10 anni prima come tesi di laurea, che si intotola proprio "L'uomo che uccise Don Quijote". Rimane immensamente stupito e pensa a quei fantastici periodi, quando era giovane e il suo talento era più puro e sperimentale. Si ricorda delle varie persone che lo affiancarono in quel lavoro, abitanti spagnoli di un piccolo villaggio, tra cui un anziano calzolaio che aveva scelto come Don Quijote (Jonathan Pryce); una persona che inizialmente non riusciva ad entrare nella parte ma in seguito aveva trovato una grande forza recitativa. Il regista decide di tornare in quel paesino per ritrovare l'ispirazione e per ritrovare quelle persone. Scopre che dai tempi di quel film, le cose non sono andate benissimo per alcune di quelle persone. Scopre anche che l'anziano signore è convinto di essere Don Quijote e ha vissuto tutti questi anni con questa convinzione, lavorando in una sorta di freak show, rigorosamente con la sua armatura. Quando i due si incontrano, l'anziano scambia il regista per Sancho Panza e da qui in poi inizia una serie infinita di avventure tra il comico e il fantasioso.

Come da stile di Gilliam, la storia si perde tra realtà ed immaginazione, tra follia e lucidità, concludendo in un finale quasi felliniano.

E' un film che ha dei difetti, in particolare per me nella seconda parte perde un po' di equilibrio in alcuni punti.

Ma è, secondo me, un ottimo film, un film magico, un'avventura trascinante ed immersiva.

Se si vuole guardare questo film si deve tener presente le vicessitudini che Gilliam ha dovuto attraversare in questi 25 anni, con continui problemi, continui rimandi, il serio rischio anche che non uscisse...perché il film è anche questo, è soprattutto questo.

E' un film in cui c'è tutto Gilliam, c'è tutto questo arco di tempo, è anche una dedica a chi non c'è più come John Hurt che avrebbe dovuto interpretare Don Quijote. E' una visione di Gilliam sul cinema, sull'arte con i suoi lati anche negativi. Lui si rivede nel protagonista, nel regista che nelle scene iniziali appare svuotato rispetto alla sua versione giovanile, sembra aver perso la passione per il cinema e per il suo lavoro e che si trova ad affrontare quel viaggio picaresco, visto inizialmente come follia che si trasforma sempre più in realtà, fino a che non si trova a combattere contro quelli che sembrano i suoi demoni.

E' un film che va visto senza schemi mentali, senza ragionare troppo così come trasmette il personaggio di Don Quijote, liberarsi dalle strutture e godere scena dopo scena questo film che ci trascina al confine tra sogno e veglia, tra realtà ed immaginazione. E' un film che sorprende costantemente e dove c'è davvero tutto: c'è il cinema, c'è il teatro, c'è il circo, la proiezione, c'è il fantasy, c'è una riflessione sulla vita, sull'arte. Un film con molte trovate divertenti e visivamente affascinanti.

Visivamente è curato ed è ricchissimo e Adam Driver e Jonathan Pryce, soprattutto, sono fantastici.

Ci sono scene, comunque, che sono già cult, per quanto mi riguarda.

 

In precedenza ho visto anche "L'esercito delle 12 scimmie" sempre di Gilliam, per avvicinarmi a lui visto che lo conoscevo solo per i Monty Python.

Non mi dilungo oltre...ma è un film che mi è piaciuto davvero tanto.

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7 ore fa, Rhyme ha scritto:

L'uomo che uccise Don Quijote, di Terry Gilliam...senza spoiler.

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In precedenza ho visto anche "L'esercito delle 12 scimmie" sempre di Gilliam, per avvicinarmi a lui visto che lo conoscevo solo per i Monty Python.

Non mi dilungo oltre...ma è un film che mi è piaciuto davvero tanto.

Io ancora non l'ho visto e spero di vederlo presto.

L'esercito delle 12 scimmie invece credo sia il film più incasinato di Gilliam (almeno tra quelli che ho visto, saranno stati un 5/6, per i Monty Pyton ho visto solo "Il senso della vita"), seppur in tutti i suoi lavori è prepotente l'impronta visionaria (e in alcuni fiabesca), e questo credo sia il suo miglior pregio, a volte sembrano scritti o girati sotto effetto di qualche allucinogeno 😄 . Vorrei recuperare The Zero Theorem e un paio già visti ma che ricordo poco.

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2 ore fa, Smartengine ha scritto:

Io ancora non l'ho visto e spero di vederlo presto.

L'esercito delle 12 scimmie invece credo sia il film più incasinato di Gilliam (almeno tra quelli che ho visto, saranno stati un 5/6, per i Monty Pyton ho visto solo "Il senso della vita"), seppur in tutti i suoi lavori è prepotente l'impronta visionaria (e in alcuni fiabesca), e questo credo sia il suo miglior pregio, a volte sembrano scritti o girati sotto effetto di qualche allucinogeno 😄 . Vorrei recuperare The Zero Theorem e un paio già visti ma che ricordo poco.

Più incasinato di Parnassus:d Almeno ne Le 12 scimmie alla fine si capisce tutto, c'è il casino derivato dai salti temporali ma più o meno i pezzi vanno al loro posto, mentre Parnassus per me resta un mistero, ma devo ammettere che mi ha lasciato abbastanza indifferente e non credo che lo rivedrei.

Il mio preferito di Gilliam è Brazil (anche qui, come in Don Quijote, c'è Pryce), una vera e propria favola ambientata in un futuro distopico dominato dalla burocrazia, chi non l'ha visto lo recuperi assolutamente.

 

Fra le nuove uscite segnalo BlacKkKlansman di Spike Lee: America post Martin Luther King, black power, Ku Klux Klan e soprattutto un poliziotto decisamente fuori dal "normale". Un film che a dispetto dell'argomento viaggia sull'onda dell'ironia, senza farsi mancare momenti forti ed emozionanti. Consigliato, e se interessa credo che abbia vinto un premio a Cannes.

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