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Rhyme

Occhio allo schermo!

Post in rilievo

Segnalo agli amanti della musica in generale (del jazz nello specifico) un bellissimo documentario su un pionere della chitarra jazz italiana, che prima di questo doc mi era sconosciuto

Franco Cerri - Una vita in bemolle

In questi doc, quello che mi attira e' comprendere gli stili ed i gusti in auge in quel periodo, rapportati allo stile di vita

In questo doc c'e' tutto questo, una parte importante e' chiaramente legata alla vita dell'artista, il quale pero' cresce man mano fino a diventare ed essere considerato IL guru del jazz italiano

Bellissimo vederlo suonare da giovane con un Dalla agli albori, un Pupi Avati e sopratutto sentire Ennio Morricone parlare di Cerri in maniera splendida

Questo personaggio arrivo' ad avere una trasmissione tutta sua verso le 21.15 sulla rai, dove invitava artisti da tutto il mondo, per citarne uno su tutto Dizzy Gillespie (nel vedere gonfiare le guancie di dizzy, si rimane basiti ahah )

Tra l'altro personaggio molto educato, calmo e forbito

 

A chi piace il genere, doveroso guardarlo

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Ho guardato molti film ma faccio fatica a trovare il tempo per scrivere qua. Intanto chiudo, forse per ora, il discorso Sjostrom, ma ne avrei altri film di cui parlarvi.

 

Il carretto fantasma, Victor Sjostrom, 1921.

 

La leggenda narra che chi muore sul' scoccare della mezzanotte di capodanno sarà costretto a condurre il carro che raccatta la anime dei dannati. Il nostro protagonista, un uomo dalla vita ormai persa dietro il vino, sembra il candidato alla conduzione del carro. Intanto, nella stessa notte, è destinata a spegnersi una ragazza che invece ha tentato per tutta la vita di aiutare gli altri, specialmente il nostro di cui si diceva. Cosa succederà lo lascio scoprire.

 

Il film ha la sua pregevolezza sia nella tecnica cinematografica, con un lavoro all'avanguardia sulla sovrimpressione utilizzato specialmente per il carretto eponimo.

Ma il suo valore è anche nel racconto di questa storia a dir poco drammatica. Un racconto reso certo più vivo dagli sguardi degli attori in alcune scene decisamente ispirate. 

Il difetto è forse in 10, 15 minuti di troppo della parte centrale che appesantiscono la visione. Altre cose da notare sono il fatto che Sjostrom utilizzi nel film degli espedienti narrativi, come la prigione e il mancare da casa, che utilizza già in altri film precedenti per far funzionare la trama, e sopratutto da notare la scena che ispirerà, o copierà, Kubrick per la celeberrima scena di Shining.

Gran film, tra l'altro ottima la versione restaurata.

 

He who gets slapped (L'uomo che prendeva gli schiaffi), V. Sjostrom, 1924.

 

Un uomo, ormai schiaffeggiato dalla vita sia professionale che sentimentale, diviene clown. E come numero ha proprio la sua specialità: prendere gli schiaffi, questa volta davanti a un pubblico pagante che si sbellica nel vederlo sbeffeggiato da tutti. Ma anche nel circo, in questa sua nuova vita, non riesce mai ad uscire dal personaggio e continuare a prendere schiaffi su schiaffi.

Nel finale, tra i più belli e patetici del cinema, morirà da eroe tra le risate del pubblico.

 

Sjostrom dopo i successi scandinavi va negli Usa come capita ad altri suoi colleghi europei che si può dire abbiano in parte insegnato il mestiere da quelle parti, là viene chiamato Seastrom, ma non perde la sua drammaticità. Il film mantiene la sua firma stilistica non solo nel tipo di storia ma anche per le sovrimpressioni utilizzate.

 

E' un film bellissimo quanto triste, posso solo consigliare di vederlo.

 

The scarlet letter (La lettera scarlatta), V. Sjostrom, 1926.

 

Boston in epoca puritana, in sostanza non si può far nulla senza che qualcuno non se ne accorga e per questo ti faccia condannare per un qualsiasi peccato. La più peccatrice della cittadina pare essere una ragazza, Hester, che entra però nelle grazie del giovane pastore ben visto da tutti. E ovviamente, nascendo una relazione fra loro, nasceranno sempre più problemi.

 

Del film è pregevole come mostri quanto il fanatismo, più che dal vertice, spesso nasca dal basso, dalla massa. Poi c'è, come al solito, questa storia drammaticissima che racconta benissimo. C'è in particolare una scena con Esther sul patibolo che per intensità drammatica quasi eguaglia la Giovanna d'Arco di Dreyer, anche se dell'amor profano e non sacro.

 

Da notare, per chi lo vedrà, un intertitolo strabiliante.

 

The wind (Il vento), V. Sjostrom, 1928.

 

Siamo nel West, una ragazza arriva in questa terra desertica e sempre battuta da un'inarrestabile vento. La forestiera non è ben vista dalla padrona di casa dove è ospitata che teme gli rubi il marito, già amico della forestiera. Perciò la ragazza dovrà andarsene e nel farlo sposando un uomo che però non ama. La vita nel West e il vento incessante non le piacciono proprio, vorrebbe solo tornare a casa. Come finirà lo lascio a voi.

 

Il film recupera le sovrimpressioni à la Sjostrom, in questo caso un maestoso cavallo che personifica il grande vento del nord. Ma per il resto il film non ha quasi mai forza, recupera soltanto negli ultimissimi minuti con qualche bella scena. Eppure la protagonista è interpretata da Lilian Gish, meravigliosa donna e attrice, già protagonista ne La lettera scarlatta e musa di Griffith. 

Certamente il più debole dei film di Sjostrom visti.

 

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Domani parto per New York e starò via 8 giorni, quindi ne approfitto per parlare di qualcosa che ho visto ultimamente.

 

Tra le nuove uscite al cinema ho visto il secondo capitolo di Animali Fantastici. Rispetto al primo capitolo almeno racconta una storia e non il niente, ma si conferma una saga completamente differente per atmosfera, dettagli, sensibilità rispetto a quella di Harry Potter. Per il resto gli effetti visivi sono più curati e ambiziosi, ma sono 134 minuti di caos, un guazzabuglio di azioni, di personaggi...entrambi poco curati e mal scritti.

L'unico motivo per cui continuo a guardarli è perché sono cresciuto con Harry Potter e speravo almeno di ritrovarci quelle sensazioni e atmosfere, invece no. Se parlassimo poi della continuità narrativa rispetto alla vecchia storia ce ne sarebbero di cose da dire...pura operazione commerciale senza anima e ideata a caso.

Stasera vorrei andare a vedere Window di McQueen.

 

Per quanto riguarda visioni non contemporanee, ho continuato il mio viaggio italiano...dopo Rossellini e De Sica è toccato a Germi e Fellini.

Di Pietro Germi ho visto In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Il ferroviere (1956), Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964).

Germi è conosciuto soprattutto per la sua seconda fase di carriera, in cui si è dedicato alla commedia...è proprio il suo film "Divorzio all'italiana" che ha dato il nome alla commedia italiana di quel periodo.

Da una parte è anche giusto, perché "Divorzio all'italiana" è un film che trovo semplicemente maestoso, perfetto.

Chiaramente non è un film che scopro io ed è piuttosto inutile parlarne, ma veramente mi ha sorpreso enormemente. E' uno di quei massimi film che mi ha incantato immensamente minuto dopo minuto, per arrivare al finale che ho trovato talmente perfetto, una ricapitolazione così eccezionale, che mi sono venuti letteralmente i brividi.

Sedotta e abbandonata è una sorta di sequel/remake ideologico...ottimo film, ma lontano dallo splendore di Divorzio.

Come dicevo Germi è conosciuto soprattutto per questa fase, ma anche il suo cinema precedente è pregevole e meritevole di elogi.

Germi (insieme a Lattuada) è il regista che si è mosso nell'ambito del neorealismo ma che ha anche anticipato il cinema di genere italiano successivo.

In nome della legge, ad esempio, è un film di struttura western; parla di un giovane magistrato che viene mandato in un piccolo paese siciliano come pretore e deve scontrarsi con la mafia locale. E' uno dei primi film a trattare questo argomento ma è anche un film che prende molto dal cinema di John Ford e dagli stereotopi del genere western, dalle ambientazioni, all'eroe che arriva nel paesino e si scontra col criminale nemico eccetera. Ma ha anche sfumature noir e visivamente è molto curato. E' il suo primo film che ho visto e si vede un po' tutto il cinema di Germi; innanzitutto la Sicilia, perché pur essendo genovese, Germi ha ritratto in quasi tutti i suoi film la Sicilia in un modo incredibile, ma anche la forte componente realistica (riguardante i ceti bassi nella sua prima fase di carriera, riguardante la borghesia nella fase della commedia). Ma l'aspetto che più mi ha colpito è il suo forte sguardo popolare, in tutti i suoi film che ho visto ci sono splendide panoramiche sui volti popolari, la gente vera, genuina...e questo aspetto Germi lo sa veramente cogliere in modo incredibile. Questo aspetto popolare viene esaltato anche dall'utilizzo in diversi film di canzoni popolari di varie tradizioni. "In nome della legge" ha però il difetto di avere una visione eccessivamente ingenua nella sua narrazione, soprattutto nella scena finale che risulta estranea al film, alla realtà...altrimenti sarebbe stato un grandissimo film. Ottimi film sono anche "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere". Il primo parla di un gruppo di siciliani che per trovare fortuna decide di partire per la Francia, ne segue un'Odissea con mille vicissitudini. Il ferroviere è il miglior film di questa prima fase e parla di un ferroviere e della sua famiglia. Con questo film Germi decide di cimentarsi anche come attore, infatti ne è il protagonista. Film veramente bellissimo, oltre ai forti collegamenti sociali, ovviamente, ha una visione e un'analisi della famiglia e delle problematiche dei rapporti che per me è straordinaria e attualissima anche oggi. Con "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere" Germi ha anticipato il filone dei film sociali degli anni '60-'70.

Credo che sia veramente un grandissimo autore, purtroppo il suo nome non viene sempre fuori, i più nominati sono altri...ma per me davvero è alla pari dei più grandi maestri italiani. Divorzio all'italiana è sicuramente va a rientrare tra i miei film preferiti. Trovo che Germi sia stato anche un grande direttore di attori, riusciva ad esaltare il lavoro delle persone che aveva a disposizione, sia i protagonisti come Mastroianni in Divorzio o Urzì in Sedotta e abbandonata, sia i numerosi caratteristi e personaggi secondari come lo stesso Urzì (attore che ha recitato quasi in tutti i film di Germi) o come Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca per finire con tutta la schiera di volti e personaggi popolari.

Tra l'altro sotto Germi si sono formati Monicelli e Fellini, sceneggiatori dei puoi primi film.

Fellini e Germi rimasero grandissimi amici negli anni a seguire, Fellini chiedeva il parere di Germi su tutti i suoi film e glieli mostrava in precedenza....e si dice che fu la scelta di Germi di comparire come protagonista in alcuni propri film che abbia spinto Fellini a cercare la figura di un attore feticcio, che trovò poi in Mastroianni.

Grandissimo autore e personaggio del nostro cinema...temo che possa via via sparire nel dimenticatoio e bisogna far di tutto per tenere il suo nome vivo.

 

Di Fellini ho visto Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960), 8 1/2 (1963) e Giulietta degli spiriti (1965).

Anche di Fellini ahimè non avevo visto nulla, ma era tempo di rimediare :d

Ancor più rispetto al caso di Germi, è insensato che parli dei vari film...insomma, Fellini è tra i più grandi e conosciuti registi della storia.

Ci tengo, però, a parlare del film che ho preferito che, a sorpresa mia in primis, non è La dolce vita o 8 1/2, ma Le notti di Cabiria.

E' un film che mi ha stregato. Narrativamente è tipicamente felliniano e se entriamo in questo argomento credo sia difficile da separare un film dall'altro, si entra in un mondo ben preciso che credo sia unico in tutta la storia...anche se chiaramente tra film e film ci sono differenze, cambiamenti, fasi distinte ed evoluzioni.

La discriminante per quanto riguarda il mio giudizio credo l'abbia fatta Giulietta Masina.

Personalmente è la più bella interpretazione femminile che abbia visto...forse anche in generale, ma chiaramente tra quelle che mi hanno suscitato emozioni più forti.

La trovo davvero incredibile, non ho mai visto trasmettere così tanta "vita", genuinità, spensieratezza...il modo in cui mi ha trasmesso emozioni sia drammatiche che più leggere non mi era mai capitato. A memoria credo sia un unicum nell'ambito cinematografico. Ci sono vari tipologie di attrice e sono tutte più o meno rappresentate in maniera varia, ma del suo tipo non me ne vengono in mente altre.

E chiaramente se il personaggio principale ha questo effetto, tutto il film e tutte le vicende brillano di luce ancora più intensa. Il film è una sinfonia di diversi episodi orchestrati, narrati e mostrati in modo assolutamente armonioso ed equilibrati in modo incredibile. L'amarezza beffarda che comunica questo film è indelebile e, se vogliamo, emerge il pessimistico sentore negativo che Fellini ha nei confronti del concretizzarsi del sogno, del suo incontro con la realtà e con la sua realizzazione, come era emerso anche ne Lo sceicco bianco e pure ne I vitelloni (anche se più in piccolo)...altri due film che ho apprezzato molto, ovviamente.

Per quanto riguarda il suo cinema in generale, si riconosce chiaramente il suo valore narrativo, onirico e visivo...8 1/2, in particolare, visivamente è favoloso.

E' impossibile non accorgersi dell'immenso valore artistico de La dolce vita e 8 1/2, sono film di una complessità narrativa e visiva che difficilmente viene raggiunta. Proprio questa densità li rende più unici tra i suoi film che ho visto e, pur appunto riconoscendone l'immenso valore, sono due film che hanno avuto un impatto più freddo su di me, mi sono sentito meno trasportato all'interno della storia e meno toccato emotivamente...e sinceramente sono il primo ad esserne rimasto stupito.

 

Infine un caso isolato, Il cappotto (1952) di Lattuada.

In questo film, tratto dall'omonimo racconto di Gogol, vediamo le vicende di un impiegato comunale (un maestoso Renato Rascel) poverissimo e del "cappotto" che più che singolo oggetto diventa un po' la metafore di quello che si possiede, quasi dell'onore della persona stessa, del suo ruolo nel mondo, della sua essenza, un po' come la bicicletta di Ladri di biciclette di De Sica o della divisa di L'ultima risata di Murnau.

Il protagonista sostanzialmente non ha niente, il bene di maggior valore è proprio il suo cappotto, che lo ripara dal freddo rigidissimo...ma è un cappotto logoro, vecchio, rattoppato fino all'estremo e decide di usare i suoi ultimi risparmi per comprarsi un cappotto nuovo, che lo rigenerano come persona fino al triste epilogo.

Il personaggio è un semplice impiegato comunale, timido, deriso, "debole"...una sorta di Fantozzi ante litteram così come il tono del film, tra il comico e il dramma.

Il film è chiaramente debitore del neorealismo, ma unisce in modo perfetto il dramma, la commedia (anche comica) e un senso di grottesco e di fantastico (soprattutto nel finale)...questa unione è ricollegabile anche a certe commedie americane di autori come Frank Capra.

Film veramente molto bello, con una grandissima interpretazione di Renato Rascel.

 

 

 

 

 

 

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Il Friday, November 23, 2018 Alle 17:46, Rhyme ha scritto:

Domani parto per New York e starò via 8 giorni, quindi ne approfitto per parlare di qualcosa che ho visto ultimamente.

 

Goditela. Quanto vorrei tornarci...

Puoi approfittarne anche per qualche tappa cinefila

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Il 23/11/2018 Alle 17:46, Rhyme ha scritto:

Domani parto per New York e starò via 8 giorni, quindi ne approfitto per parlare di qualcosa che ho visto ultimamente.

 

Tra le nuove uscite al cinema ho visto il secondo capitolo di Animali Fantastici. Rispetto al primo capitolo almeno racconta una storia e non il niente, ma si conferma una saga completamente differente per atmosfera, dettagli, sensibilità rispetto a quella di Harry Potter. Per il resto gli effetti visivi sono più curati e ambiziosi, ma sono 134 minuti di caos, un guazzabuglio di azioni, di personaggi...entrambi poco curati e mal scritti.

L'unico motivo per cui continuo a guardarli è perché sono cresciuto con Harry Potter e speravo almeno di ritrovarci quelle sensazioni e atmosfere, invece no. Se parlassimo poi della continuità narrativa rispetto alla vecchia storia ce ne sarebbero di cose da dire...pura operazione commerciale senza anima e ideata a caso.

Stasera vorrei andare a vedere Window di McQueen.

 

Per quanto riguarda visioni non contemporanee, ho continuato il mio viaggio italiano...dopo Rossellini e De Sica è toccato a Germi e Fellini.

Di Pietro Germi ho visto In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Il ferroviere (1956), Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964).

Germi è conosciuto soprattutto per la sua seconda fase di carriera, in cui si è dedicato alla commedia...è proprio il suo film "Divorzio all'italiana" che ha dato il nome alla commedia italiana di quel periodo.

Da una parte è anche giusto, perché "Divorzio all'italiana" è un film che trovo semplicemente maestoso, perfetto.

Chiaramente non è un film che scopro io ed è piuttosto inutile parlarne, ma veramente mi ha sorpreso enormemente. E' uno di quei massimi film che mi ha incantato immensamente minuto dopo minuto, per arrivare al finale che ho trovato talmente perfetto, una ricapitolazione così eccezionale, che mi sono venuti letteralmente i brividi.

Sedotta e abbandonata è una sorta di sequel/remake ideologico...ottimo film, ma lontano dallo splendore di Divorzio.

Come dicevo Germi è conosciuto soprattutto per questa fase, ma anche il suo cinema precedente è pregevole e meritevole di elogi.

Germi (insieme a Lattuada) è il regista che si è mosso nell'ambito del neorealismo ma che ha anche anticipato il cinema di genere italiano successivo.

In nome della legge, ad esempio, è un film di struttura western; parla di un giovane magistrato che viene mandato in un piccolo paese siciliano come pretore e deve scontrarsi con la mafia locale. E' uno dei primi film a trattare questo argomento ma è anche un film che prende molto dal cinema di John Ford e dagli stereotopi del genere western, dalle ambientazioni, all'eroe che arriva nel paesino e si scontra col criminale nemico eccetera. Ma ha anche sfumature noir e visivamente è molto curato. E' il suo primo film che ho visto e si vede un po' tutto il cinema di Germi; innanzitutto la Sicilia, perché pur essendo genovese, Germi ha ritratto in quasi tutti i suoi film la Sicilia in un modo incredibile, ma anche la forte componente realistica (riguardante i ceti bassi nella sua prima fase di carriera, riguardante la borghesia nella fase della commedia). Ma l'aspetto che più mi ha colpito è il suo forte sguardo popolare, in tutti i suoi film che ho visto ci sono splendide panoramiche sui volti popolari, la gente vera, genuina...e questo aspetto Germi lo sa veramente cogliere in modo incredibile. Questo aspetto popolare viene esaltato anche dall'utilizzo in diversi film di canzoni popolari di varie tradizioni. "In nome della legge" ha però il difetto di avere una visione eccessivamente ingenua nella sua narrazione, soprattutto nella scena finale che risulta estranea al film, alla realtà...altrimenti sarebbe stato un grandissimo film. Ottimi film sono anche "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere". Il primo parla di un gruppo di siciliani che per trovare fortuna decide di partire per la Francia, ne segue un'Odissea con mille vicissitudini. Il ferroviere è il miglior film di questa prima fase e parla di un ferroviere e della sua famiglia. Con questo film Germi decide di cimentarsi anche come attore, infatti ne è il protagonista. Film veramente bellissimo, oltre ai forti collegamenti sociali, ovviamente, ha una visione e un'analisi della famiglia e delle problematiche dei rapporti che per me è straordinaria e attualissima anche oggi. Con "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere" Germi ha anticipato il filone dei film sociali degli anni '60-'70.

Credo che sia veramente un grandissimo autore, purtroppo il suo nome non viene sempre fuori, i più nominati sono altri...ma per me davvero è alla pari dei più grandi maestri italiani. Divorzio all'italiana è sicuramente va a rientrare tra i miei film preferiti. Trovo che Germi sia stato anche un grande direttore di attori, riusciva ad esaltare il lavoro delle persone che aveva a disposizione, sia i protagonisti come Mastroianni in Divorzio o Urzì in Sedotta e abbandonata, sia i numerosi caratteristi e personaggi secondari come lo stesso Urzì (attore che ha recitato quasi in tutti i film di Germi) o come Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca per finire con tutta la schiera di volti e personaggi popolari.

Tra l'altro sotto Germi si sono formati Monicelli e Fellini, sceneggiatori dei puoi primi film.

Fellini e Germi rimasero grandissimi amici negli anni a seguire, Fellini chiedeva il parere di Germi su tutti i suoi film e glieli mostrava in precedenza....e si dice che fu la scelta di Germi di comparire come protagonista in alcuni propri film che abbia spinto Fellini a cercare la figura di un attore feticcio, che trovò poi in Mastroianni.

Grandissimo autore e personaggio del nostro cinema...temo che possa via via sparire nel dimenticatoio e bisogna far di tutto per tenere il suo nome vivo.

 

Di Fellini ho visto Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960), 8 1/2 (1963) e Giulietta degli spiriti (1965).

Anche di Fellini ahimè non avevo visto nulla, ma era tempo di rimediare :d

Ancor più rispetto al caso di Germi, è insensato che parli dei vari film...insomma, Fellini è tra i più grandi e conosciuti registi della storia.

Ci tengo, però, a parlare del film che ho preferito che, a sorpresa mia in primis, non è La dolce vita o 8 1/2, ma Le notti di Cabiria.

E' un film che mi ha stregato. Narrativamente è tipicamente felliniano e se entriamo in questo argomento credo sia difficile da separare un film dall'altro, si entra in un mondo ben preciso che credo sia unico in tutta la storia...anche se chiaramente tra film e film ci sono differenze, cambiamenti, fasi distinte ed evoluzioni.

La discriminante per quanto riguarda il mio giudizio credo l'abbia fatta Giulietta Masina.

Personalmente è la più bella interpretazione femminile che abbia visto...forse anche in generale, ma chiaramente tra quelle che mi hanno suscitato emozioni più forti.

La trovo davvero incredibile, non ho mai visto trasmettere così tanta "vita", genuinità, spensieratezza...il modo in cui mi ha trasmesso emozioni sia drammatiche che più leggere non mi era mai capitato. A memoria credo sia un unicum nell'ambito cinematografico. Ci sono vari tipologie di attrice e sono tutte più o meno rappresentate in maniera varia, ma del suo tipo non me ne vengono in mente altre.

E chiaramente se il personaggio principale ha questo effetto, tutto il film e tutte le vicende brillano di luce ancora più intensa. Il film è una sinfonia di diversi episodi orchestrati, narrati e mostrati in modo assolutamente armonioso ed equilibrati in modo incredibile. L'amarezza beffarda che comunica questo film è indelebile e, se vogliamo, emerge il pessimistico sentore negativo che Fellini ha nei confronti del concretizzarsi del sogno, del suo incontro con la realtà e con la sua realizzazione, come era emerso anche ne Lo sceicco bianco e pure ne I vitelloni (anche se più in piccolo)...altri due film che ho apprezzato molto, ovviamente.

Per quanto riguarda il suo cinema in generale, si riconosce chiaramente il suo valore narrativo, onirico e visivo...8 1/2, in particolare, visivamente è favoloso.

E' impossibile non accorgersi dell'immenso valore artistico de La dolce vita e 8 1/2, sono film di una complessità narrativa e visiva che difficilmente viene raggiunta. Proprio questa densità li rende più unici tra i suoi film che ho visto e, pur appunto riconoscendone l'immenso valore, sono due film che hanno avuto un impatto più freddo su di me, mi sono sentito meno trasportato all'interno della storia e meno toccato emotivamente...e sinceramente sono il primo ad esserne rimasto stupito.

 

Infine un caso isolato, Il cappotto (1952) di Lattuada.

In questo film, tratto dall'omonimo racconto di Gogol, vediamo le vicende di un impiegato comunale (un maestoso Renato Rascel) poverissimo e del "cappotto" che più che singolo oggetto diventa un po' la metafore di quello che si possiede, quasi dell'onore della persona stessa, del suo ruolo nel mondo, della sua essenza, un po' come la bicicletta di Ladri di biciclette di De Sica o della divisa di L'ultima risata di Murnau.

Il protagonista sostanzialmente non ha niente, il bene di maggior valore è proprio il suo cappotto, che lo ripara dal freddo rigidissimo...ma è un cappotto logoro, vecchio, rattoppato fino all'estremo e decide di usare i suoi ultimi risparmi per comprarsi un cappotto nuovo, che lo rigenerano come persona fino al triste epilogo.

Il personaggio è un semplice impiegato comunale, timido, deriso, "debole"...una sorta di Fantozzi ante litteram così come il tono del film, tra il comico e il dramma.

Il film è chiaramente debitore del neorealismo, ma unisce in modo perfetto il dramma, la commedia (anche comica) e un senso di grottesco e di fantastico (soprattutto nel finale)...questa unione è ricollegabile anche a certe commedie americane di autori come Frank Capra.

Film veramente molto bello, con una grandissima interpretazione di Renato Rascel.

 

 

 

 

 

 

Hai fatto dei recuperoni @@ Ti rispondo ora, anche se sarai a New York, beato te!

Su Germi concordo in tutto, anche se devo ammettere che io sono la prima a conoscerlo solo per la sua fase più tarda delle commedie, mentre non ho visto nulla dei suoi primi film, che devo recuperare. Trovo come te che "Divorzio all'italiana" sia un film praticamente perfetto, una commedia pazzesca, ma non solo... un film con sequenze memorabili, come (a proposito di Fellini), tutta la sequenza del meta-cinema con "la dolce vita" e lo stesso mastroianni.

Non posso fare altro che consigliarti un'altra delle sue incursioni nel genere, che è "Signore e signori", a mio parere di molto superiore a "Sedotta e abbandonata" e giusto un gradino inferiore a "Divorzio all'italiana", seppur trattasi di un film diversissimo, una commedia corale con una struttura quasi episodica, ambientata stavolta nella provincia veneta. Un altro film cattivissimo e brillantissimo.

Su Fellini che dire, anch'io amo a dismisura "Le notti di Cabiria" e mi ritrovo in tutta la tua considerazione sulla performance della Masina. La scena finale di quel film è pura poesia, un cazzotto allo stomaco e poi un po' di zucchero, come da poetica felliniana. La vita va avanti, e vale la pena viverla fino in fondo... 

Vedo che hai saltato "La strada", se hai amato "Le notti di Cabiria" e soprattutto se ami la Masina come attrice, non puoi assolutamente perdertelo, è tra i suoi vertici assoluti, un altro film dove la poesia si mescola alla durezza della vita. Questo è il Fellini della prima fase, quello detto del neorealismo romantico (da non confondere con il neorealismo rosa), che si interromperà con "La dolce vita". Di lì in poi troverai un altro Fellini, come già avrai avuto modo di constatare visti gli ultimi 3 film che hai recuperato. Ci sta che La dolce vita e 8 1/2 non ti abbiano colpito, a livello di pancia, come i film precedenti, sono film molto diversi, anche come intenti. Personalmente io reputo 8 1/2 forse il suo migliore, lo amo di più de "la dolce vita", ma di contraltare poche cose mi emozionano come alcune scene de "la dolce vita". Secondo me, nonostante nell'immaginario collettivo evochi l'opposto (la dolce vita, il lusso, i divi e le dive, i paparazzi, via veneto e tutto il resto), è proprio il suo film più disperato. Il personaggio di Steiner, quel finale sublime in cui lui non sente, non può sentire... Mamma mia, i brividi solo a ripensarci. Quindi ti capisco più per 8 1/2 che per la dolce vita, anche se, come ho detto, amo ancora di più il primo, ma trovo il secondo emotivamente più forte.

Giulietta degli spiriti invece ti è piaciuto?

 

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Non ho mai amato il suo cinema. L'ho sempre ritenuto un sopravvalutato. Ho sempre detto che era un voyeur intellettuale, non mi è piaciuto ciò che ha fatto con la attrice dell' ultimo tango.

Pace all'anima sua. RIP.

Bernardo Bertolucci

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2 ore fa, bradipo74 ha scritto:

Non ho mai amato il suo cinema. L'ho sempre ritenuto un sopravvalutato. Ho sempre detto che era un voyeur intellettuale, non mi è piaciuto ciò che ha fatto con la attrice dell' ultimo tango.

Pace all'anima sua. RIP.

Bernardo Bertolucci

Concordo in tutto .ha distrutto psicologicamente la vita di una giovane attrice con un comportamento vomitevole durante e dopo quella zozzura di film.non ci manchera'.

 

 

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1 ora fa, Wallaby ha scritto:

Concordo in tutto .ha distrutto psicologicamente la vita di una giovane attrice con un comportamento vomitevole durante e dopo quella zozzura di film.non ci manchera'.

 

 

lasciamo perdere va 

se non fosse stato membro di certa intellighenzia alto che grande imperatore del cinema

certe scene di the dreamer e io ballo da sola sono al limite del porno volgare,uno sporcaccione ecco cos'era,proprio come Tinto ma almeno lui lo faceva apposta,faceva film per sporcaccioni mentre il nostro imperatore dicevano che era intelettuale 

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46 minuti fa, bradipo74 ha scritto:

lasciamo perdere va 

se non fosse stato membro di certa intellighenzia alto che grande imperatore del cinema

certe scene di the dreamer e io ballo da sola sono al limite del porno volgare,uno sporcaccione ecco cos'era,proprio come Tinto ma almeno lui lo faceva apposta,faceva film per sporcaccioni mentre il nostro imperatore dicevano che era intelettuale 

Infatti.pure quell'altro film, the dreamers ,al limite dell'incesto.film volgari, anzi oltre, un film puo' essere spinto ma lui e' andato oltre la decenza.

Tinto ha il marchio di sporcaccione e se ne vanta, questo lo fanno passare per intellettuale, e mi fa ridere.

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1 ora fa, Wallaby ha scritto:

Infatti.pure quell'altro film, the dreamers ,al limite dell'incesto.film volgari, anzi oltre, un film puo' essere spinto ma lui e' andato oltre la decenza.

Tinto ha il marchio di sporcaccione e se ne vanta, questo lo fanno passare per intellettuale, e mi fa ridere.

The Dreamers va visto solo per una cosa @@ .... 😄 

Per il resto abbastanza stupidotto...

Però Bertolucci certi film interessanti li ha sfornati dai, per me, L'ultimo imperatore, Io ballo da sola, Piccolo Buddha...de Il tè nel deserto forse lo vidi ma non mi ricordo nulla.

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9 minuti fa, Smartengine ha scritto:

The Dreamers va visto solo per una cosa @@ .... 😄 

Per il resto abbastanza stupidotto...

Però Bertolucci certi film interessanti li ha sfornati dai, per me, L'ultimo imperatore, Io ballo da sola, Piccolo Buddha...de Il tè nel deserto forse lo vidi ma non mi ricordo nulla.

😅😆

Gia'...."la cosa"😆😆

 

Per il resto salverei l'ultimo imperatore(la prima parte), poi diventa un polpettone infinito😆

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E purtroppo ci ha lasciato una signora attrice di genere, giuliana calandra, interprete fra gli altri ne profondo rosso e nel cultissimo l'allenatore nel pallone nel ruolo di mara cana'.

Per lei niente, niente film in ricordo.......invece per quell'altro una marea di demagogia........

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13 ore fa, Wallaby ha scritto:

E purtroppo ci ha lasciato una signora attrice di genere, giuliana calandra, interprete fra gli altri ne profondo rosso e nel cultissimo l'allenatore nel pallone nel ruolo di mara cana'.

Per lei niente, niente film in ricordo.......invece per quell'altro una marea di demagogia........

Se Bertolucci non è stato da te apprezzato è legittimo. Ma questo non vuol dire che valga anche per gli altri che invece lo ricordano con stima. 

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1 ora fa, Alessandro29 ha scritto:

Se Bertolucci non è stato da te apprezzato è legittimo. Ma questo non vuol dire che valga anche per gli altri che invece lo ricordano con stima. 

Eh si.chiedilo a maria scheider

Ah no....e' morta.

E questa grande persona "stimata" ha parlato solo dopo che e' morta ......

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10 minuti fa, Wallaby ha scritto:

Eh si.chiedilo a maria scheider

Ah no....e' morta.

E questa grande persona "stimata" ha parlato solo dopo che e' morta ......

Io non ho scritto nulla in merito, perchè non so, quindi evito. Però asserire indirettamente che tutti quelli che lo lodano son para-culi non mi pare corretto. 

Dal punto di vista cinematografico leggo tanti commenti entusiastici su molti film suoi film da normalissime persone, senza che debbano dare un giudizio sulla persona. Son due cose un po' diverse, comunque stiano(e io non lo so). 

Sui film presi di per sè poi ognuno può dir liberamente la propria, non sta scritto da nessuna parte che debbano piacere.

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Sono tornato a scrivere dopo essermi trasferito in pianta stabile a Torino, ora ho sistemato un po' tutti i casini che avevo e posso tornare a leggere in pianta stabile il topic (vedo che si è portati sempre a scrivere di più, bene così...). Queste sono le mie, poche, visioni del mese di novembre.

Air Doll - 2009 - Hirokazu Koreeda



Animali notturni - 2016 - Tom Ford
Biutiful - 2010 - Alejandro González Iñárritu
Boyz n the Hood - Strade violente - 1991 - John Singleton
In the Mood for Love - 2000 - Wong Kar-wai
My Friend Ivan Lapshin - 1985 - Aleksei German
Nella giungla di cemento - 1993 - Albert / Allen Hughes
Lo spaccone - 1961 - Robert Rossen
Waking Life - 2001 - Richard Linklater

 

Ho rivisto In the Mood for Love dopo 3 anni circa, me lo ricordo come lo avevo lasciato, una film con una grandissima cura estetica e molto implicito, e forse è il fatto di tenersi molto "sulle spine" e sospeso, a far mancare il passo definitivo per definirlo capolavoro, ma già così è un ottimo film.

 

Il primo film di Iñárritu che ho visto è stato Birdman, l'ho considerato un esercizio di stile che non mi lasciò nulla al momento della visione, mentre invece Revenant lo abbandonai a mezz'ora dall'inizio, facendomi un'idea di Iñárritu come un regista abbastanza freddo e noioso. In realtà dopo la visione di Babel un anno fa e Biutiful questo mese, sto incominciando un po' a rivalutarlo e penso di guardare anche le sue opere precedenti. Un film forte, diretto e cupo, con un Javier Bardem grandissimo che sforna la sua prestazione migliore, per me anche meglio di Non è un paese per vecchi. Parlando di grandi prestazioni attoriali anche una citazione all'immenso Paul Newman in Lo spaccone, che inizia con mezz'ora a ritmi serratissimi di biliardo e diventa la storia di una relazione e di un mondo corrotto (come lo definirà la protagonista).

 

Poi ho visto praticamente due fotocopie - Boyz n the Hood - Strade violente Nella giungla di cemento, due hood film con praticamente la stessa storia, meglio forse il primo giusto per le interpretazioni di Cuba Gooding Jr. e Laurence Fishburne. Sono film forse anche un po' anacronistici perché diventati dei cliché e abbastanza presi in giro, dal ragazzo nero che vuole uscire dal ghetto alla scorribande delle gang.

 

Metto in un unico paragrafo tutti i film che mi sono piaciuti meno: Air Doll di Koreeda, la storia di una bambola gonfiabile che prende vita, quasi un Pinocchio per adulti, con un effetto finale abbastanza squallido. Peccato perché Koreeda ha mostrato di saper fare anche molti film, ne parlai anche qui una volta. My Friend Ivan Lapshin è un film sull'URSS pre-purghe staliniane, ma l'ho trovato abbastanza confusionario e poco incisivo nella rappresentazione del popolo sovietico (poi sarà una fissa mia ma se penso a cinema sovietico penso solo a Tarkovskij). Waking Life di Linklater avrà pure alcuni spunti interessanti, ma certe volte suona veramente come una parodia di certe discussioni filosofiche-intellettuali.

 

L'ultimo che ho visto è stato Animali notturni di Tom Ford: bella contrapposizione tra due mondi, bella riflessione sui personaggi.

(Amy Adams viene giudicata come sua madre e finisce per diventarlo, il protagonista del libro viene definito "weak" e assume quel ruolo, come il Gyllenhaal della vita reale che è "weak" nel non presentarsi all'appuntamento)

Ma credo si fermino qui i pregi, oltre una sufficienza non credo ci si possa spingere, come è lo stile registico di Ford nonostante un'idea ambiziosa.

 

E per finire lascio qui questo spezzone che ho spesso usato negli ultimi mesi per riappacificarmi col mondo senza commentarlo.

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Ovviamente ognuno ha le proprie opinioni su film e registi. È il cinema bellezza. Certo che ciò che fece alla povera Maria va al di là del bisogno di soddisfare la vena artistica. Ricordo che non ne è più venuta fuori. Comunque non mi è mai piaciuto il regista,dell' uomo taccio

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Bentrovati.
Oggi pomeriggio ho visto Bohemian Rhapsody al cinema. Se cercate un film veramente biografico, girate altrove. Si tratta infatti di un grande omaggio ai Queen con tante licenze romanzate e condensate della loro storia. Infatti non va nel profondo dei protagonisti "limitandosi", per carità lo fa bene, a intrattenere. Possiamo dire, visto che dietro ci sono i membri rimanenti della band, che il tutto sia confenzionato principalmente per vendere e aumentare, se ce ne fosse bisogno, la notorietà del gruppo. Probabilmente Freddie Mercury stesso, se fosse vivo, sarebbe il primo a spingere per fare soldi il più possibile con un film su sé stesso, non hanno mai fatto segreto di questo. Resto tuttavia dell'idea che si potesse fare di meglio. Gli attori sono molto bravi peccato che, appunto, si limitino a fare parti di contorno tolto Rami Malek.

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5 ore fa, Tifoso Juventus ha scritto:

Bentrovati.
Oggi pomeriggio ho visto Bohemian Rhapsody al cinema. Se cercate un film veramente biografico, girate altrove. Si tratta infatti di un grande omaggio ai Queen con tante licenze romanzate e condensate della loro storia. Infatti non va nel profondo dei protagonisti "limitandosi", per carità lo fa bene, a intrattenere. Possiamo dire, visto che dietro ci sono i membri rimanenti della band, che il tutto sia confenzionato principalmente per vendere e aumentare, se ce ne fosse bisogno, la notorietà del gruppo. Probabilmente Freddie Mercury stesso, se fosse vivo, sarebbe il primo a spingere per fare soldi il più possibile con un film su sé stesso, non hanno mai fatto segreto di questo. Resto tuttavia dell'idea che si potesse fare di meglio. Gli attori sono molto bravi peccato che, appunto, si limitino a fare parti di contorno tolto Rami Malek.

Ci sono personaggi inimitabili e Freddie e' uno di questi, il film non lo guardero' ne ora ne mai, se voglio vedere i Queen mi guardo i loro vecchi filmati o i loro concerti, col concerto del secolo a Wembley su tutti, sti film mi irritano e non poco.

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10 ore fa, Wallaby ha scritto:

Ci sono personaggi inimitabili e Freddie e' uno di questi, il film non lo guardero' ne ora ne mai, se voglio vedere i Queen mi guardo i loro vecchi filmati o i loro concerti, col concerto del secolo a Wembley su tutti, sti film mi irritano e non poco.

Tutti i film biografici ti irritano?

A me hanno spesso deluso, tranne alcuni casi. Tipo L'ora più buia mi è piaciuto.

Son curiosa comunque di guardare questo Bohemian rhapsody

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24 minuti fa, L.O.V.E. ha scritto:

Tutti i film biografici ti irritano?

A me hanno spesso deluso, tranne alcuni casi. Tipo L'ora più buia mi è piaciuto.

Son curiosa comunque di guardare questo Bohemian rhapsody

Non tutti.😊...ma dipende, diciamo che alcune tipologie come film sportivi o su persone di spettacolo non hanno mai sfornato grandi pellicole....anzi.tranne rare eccezioni.

Ci sono delle icone che vista al cinema non rendono, anzi..😅

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24 minuti fa, Wallaby ha scritto:

Non tutti.😊...ma dipende, diciamo che alcune tipologie come film sportivi o su persone di spettacolo non hanno mai sfornato grandi pellicole....anzi.tranne rare eccezioni.

Ci sono delle icone che vista al cinema non rendono, anzi..😅

Concordo. Tra gli sportivi ti piacque Foxcatcher?

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