Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Rhyme

Occhio allo schermo!

Post in rilievo

1 minuto fa, POLARMAN ha scritto:

guarda, seconod me e' piu' difficile far ridere che piangere, quindi per me e' intrinseco

mi riallaccio ad un discorso musicale in ambito rock

spesso, coloro che han fatto rock puro e duro, sono coloro che ha scritto le piu' belle ballate romantiche di tutti i tempi

se uno ha la capacita' di estremizzare da un lato, significa che e' anche capace di andare sull'estremo opposto imho

 

p.s. anche l'attore di x men che ha fatto Split, sti cavoli eh

Si, Mac Avoy è davvero bravo, anche se in quelle parti, diciamo eccessive, si fa meno fatica.

Io credo che un vero comico, debba essere fenomenale nel capire la cattiveria, perchè quello che fa ridere spesso viene da un gesto, una parola o una situazione potenzialmente drammatiche.

Chaplin o Totò, per fare un paio di esempi nobili, sono stati fenomenali nelle interpretazioni "serie".

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
2 ore fa, unfabio ha scritto:

Vorrei spendere due parole per Carrel, che sta sempre più diventando un attore di rara bravura.

Sono d'accordo, lo dicevo anche nel messaggio precedente.

Questo curioso cambiamento non ha interessato solo McKay ma anche lo stesso Carell.

Ha iniziato 5 anni fa con Foxcatcher (che non ho visto ma vorrei recuperare) e ha proseguito appunto seguendo McKay in questi 2 film

 

2 ore fa, POLARMAN ha scritto:

al momento l'ho visto solo in star wars, ed aldila' del suo personaggio nel film, ho da subito notato una capacita' espressiva notevole, capace di passare in un secondo da un espressione dolce (ma veramente dolce tendente al tenero), ad espressioni maligne e furenti

in parte mi ricorda, a livello di pura somiglianza, Keanu Reevs

Paterson, Silence, La truffa dei Logan, L'uomo che uccise Don Chisciotte, BlacKkKlansman...tutte ottime interpretazioni, per me.

Sempre ben calato nel ruolo con le giuste sfumature.

Non vedo l'ora di vederlo nei nuovi film di Jarmusch e Carax.

  • Mi Piace 2

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
28 minuti fa, Rhyme ha scritto:

Sono d'accordo, lo dicevo anche nel messaggio precedente.

Questo curioso cambiamento non ha interessato solo McKay ma anche lo stesso Carell.

Ha iniziato 5 anni fa con Foxcatcher (che non ho visto ma vorrei recuperare) e ha proseguito appunto seguendo McKay in questi 2 film

 

Paterson, Silence, La truffa dei Logan, L'uomo che uccise Don Chisciotte, BlacKkKlansman...tutte ottime interpretazioni, per me.

Sempre ben calato nel ruolo con le giuste sfumature.

Non vedo l'ora di vederlo nei nuovi film di Jarmusch e Carax.

Oltre a questi, ma ancora devo vedere La truffa dei Logan di cui ne parlano benissimo, io ci aggiungerei anche Giovani si diventa e lo stesso Star Wars eh.

Tra l'altro lui ha un notevole tono di voce. Nel doppiaggio italiano gli hanno messo delle voci di doppiatori (che cmq in generale mi piacciono, soprattutto il doppiatore Andrea Mete in Don Chisciotte) meno "profonde" diciamo...

 

Su Carrell (nome originario Caroselli 😄 ) son d'accordo con voi, inoltre trovare attori "comici" o da commedia sapersi riciclare ottimamente anni dopo anche in ruoli drammatici è merce rara.

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
5 ore fa, POLARMAN ha scritto:

al momento l'ho visto solo in star wars

Recupera silence, per me film che merita molte visioni, anche li se la cava egregiamente  

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Europa 51, Roberto Rossellini, 1952.

 

Irene, cioè Ingrid Bergman, appartiene a una famiglia agiata della Roma post bellica, una città in cui confluiscono idee comuniste, pacifiste assieme alla povertà e all'indifferenza. Irene non è esente dall'indifferenza, ma a farle cambiare atteggiamento è la tragedia, ammantata da un dubbio pressoché insostenibile, che coinvolgerà suo figlio. Si apre così per Irene la porta di casa e inizia il nostro viaggio con lei nella realtà più scarnificata della capitale. Ingrid sembra accogliere le idee politiche che vogliono il paradiso in terra fatto dagli uomini per gli uomini, idee progressiste e comuniste; ma proseguendo nel film capiamo che a muoverla non è una convinzione politica, potrebbe forse essere una fede.

 

Una fede come quella raccontataci sempre da Rossellini nel 1950 con Francesco giullare di Dio. Il film in questione, ispirato dai Fioretti di san Francesco, racconta per quadri gli avvenimenti del frate e della suo compagnia che si andava formando. Tutti in qualche modo distanti e inspiegabili dalle logiche del mondo, vivono affidati totalmente alla provvidenza. E Rossellini, come unico orpello a questa vita, a questa storia che già di per sé ha da narrare, si rende servo del racconto andando a impreziosirlo costruendo scene splendide, come quella dell'incontro in una notte stellata tra Francesco e un lebbroso, oppure non limitando il comico che può di certo esser presente nelle vita di tutti, compresa quella di dei frati, lasciando ricchi spazi ai racconti anche più frivoli ma significativi della cesura nel vivere secondo la regola di Francesco o secondo la società.

 

Ma non è questa, non è la fede in Dio, a spingere Irene a fare ciò che fa per gli altri. Il motivo ce lo viene detto nel finale, dove il film, che fin a quel punto aveva giusto regalato qualche ottimo squarcio di regia su vasti interni o panorami urbani, oltre alla tragedia detta in apertura, nel finale ecco che erutta, complice una regia ancor più capace nella sua apparente semplicità, tutta la drammaticità dei sentimenti e del vivere di Irene, della sua assoluta inclassificabilità in ogni forma di sistema costituito, di ogni sua distanza dal pensiero sia cattolico che comunista che la costringeranno a una fine speculare a quella di Francesco d'Assisi. Se lui compie la sua missione andando nel mondo a predicare, un mondo che non è certo pronto ad accoglierlo ma che lui combatte avendo dalla sua un alleato più grande; per lei, altrettanto distante da tutti, nel suo mondo, nel mondo di oggi, non può essere una santa ma soltanto una reclusa, una da dimenticare affinché nessuno prenda il suo esempio. In un mondo che sembrava aperto a tutte le nuove idee e possibilità dopo la guerra, Ingrid è paria, per lei non c'è posto. Troppo pericolosa. 

 

Il mulino del Po, di Alberto Lattuada, 1949.

 

Nell'Italia post unitaria vediamo la vita di una famiglia di mugnai che abitano nel loro mulino sul Po. Vita agreste, una figlia promessa sposa, e una serie di difficoltà sempre maggiori dovute da due movimenti contrari ma convergenti nell'abbattersi sul mulino. Parlo della lega dei lavoratori, una lega nata sulle idee socialiste che tanto stavano prendendo piede nell'europa di allora, che spingeva per la collettivizzazione delle terre e quindi anche contro mugnai che detenevano i mezzi di produzione. Dall'altra lo stato unitario, visto come entità distante e avversa, è il principale nemico per via delle tasse sul macinato e le eventuali sanzioni in caso di elusione. 

 

In breve, le cose per il mulino vanno male, come allegoria di ciò abbiamo una scena riccamente costruita di un incendio notturno che porterà alla distruzione del mulino e da questo alla sfaldarsi della famiglia. Il film, sempre capace nel raccontare le istanze e i sentimenti del popolo e delle altri parti, trova il suo punto d'onore nel finale, per niente accomodante, dove si trovano nella regia come i germogli di qualche celebre film che farà la storia del cinema qualche anno più in là. Ma è soltanto un'impressione, ed il finale ha comunque valore di per sé. 

Sceneggiatura di Fellini e Pinelli, ma se non lo avessi letto nei titoli non l'avrei mai detto.

 

Sarà che avevo un po' di fretta mentre lo guardavo, ma 15-20 minuti in meno non avrebbero fatto male.

 

Roma città aperta, R. Rossellini, 1945.

 

Uno di quei titoli che non si può non vedere e elogiare per la loro grandiosità.

E' forse I promessi sposi del cinema italiano, in questo sua racconto corale di un resistenza morale - esemplare una delle battute finali: non è difficile morire bene, difficile è vivere bene - prima che politica nell'Italia occupata e ancora incerta sulla sua fine; dà la possibilità di scorgere una propria via a tutta il cinema italiano che necessitava, al pari della popolazione, il modo per ripartire. Una via che forse ha perduto, ma è meglio non andare oltre. In ogni caso, il film, complici due attori come la Magnani e Fabrizi a dir poco dominanti nei propri ruoli, restituisce più che una memoria una panoramica al pubblico di allora. E' quasi un cinegiornale per lo spettatore di allora, ed è forse questa sua capacità di sintetizzare il reale in una storia così capace di emozionare a rendere il film ancor oggi di indiscutibile presa.

 

Double vies (Il gioco delle coppie), di Olivier Assays, 2018.

 

E' il racconto del ceto intellettuale, più o meno benestante, della Francia odierna. Coppie di mezza età con lavori che gravitano sopratutto attorno all'editoria, chi è scrittore, chi è editore, chi non legge più, e chi invece lo fa solo su tablet…

L'attenzione del film è tutta posta sullo stato delle vite di oggi, così apparentemente vicine a una svolta, facilmente dettata e legata alla tecnologia e all'informatica, ma che, come nella battuta citata de Il Gattopardo: sembra che tutto debba cambiare perché nulla cambi. 

 

Il film, che all'inizio, nei suoi serrati dialoghi sulla condizione della vita di oggi, mi ricordava quasi uno dei Moretti prima maniera, è un abile lavoro di scrittura. Per il resto, mi sembra non ci sia molto da notare. In questa scrittura il film sembra però sempre apparecchiare la tavola in attesa di una portata che non arriva mai. Ma se appare per questo deludente, è forse in questo suo tratto, nel suo sottrarsi, che si trova il valore dell'opera. Come se questo mai compiersi, in questo pervadere dell'implicito che mai si palesa, vi sia lo stesso destino delle vite che racconta il film. Certo il film appare più di facile godimento se si ha un minimo interesse per la sfera libraria, ma lo prenderei in ogni caso in considerazione.

  • Mi Piace 3

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
59 minuti fa, perfX ha scritto:

Double vies (Il gioco delle coppie), di Olivier Assays, 2018.

 

E' il racconto del ceto intellettuale, più o meno benestante, della Francia odierna. Coppie di mezza età con lavori che gravitano sopratutto attorno all'editoria, chi è scrittore, chi è editore, chi non legge più, e chi invece lo fa solo su tablet…

L'attenzione del film è tutta posta sullo stato delle vite di oggi, così apparentemente vicine a una svolta, facilmente dettata e legata alla tecnologia e all'informatica, ma che, come nella battuta citata de Il Gattopardo: sembra che tutto debba cambiare perché nulla cambi. 

 

Il film, che all'inizio, nei suoi serrati dialoghi sulla condizione della vita di oggi, mi ricordava quasi uno dei Moretti prima maniera, è un abile lavoro di scrittura. Per il resto, mi sembra non ci sia molto da notare. In questa scrittura il film sembra però sempre apparecchiare la tavola in attesa di una portata che non arriva mai. Ma se appare per questo deludente, è forse in questo suo tratto, nel suo sottrarsi, che si trova il valore dell'opera. Come se questo mai compiersi, in questo pervadere dell'implicito che mai si palesa, vi sia lo stesso destino delle vite che racconta il film. Certo il film appare più di facile godimento se si ha un minimo interesse per la sfera libraria, ma lo prenderei in ogni caso in considerazione.

Molti lo hanno criticato perché l'hanno visto come un crogiolarsi nell'intellettualismo ma secondo me è l'esatto opposto, perché dopo la prima parte Assayas va a smascherare i personaggi andando proprio a criticare quell'aspetto, mostrando personaggi molto fragili e poco limpidi.

E va a colpire anche un certo ambiente artistico, perché alla fine l'unico personaggio "positivo" o almeno sincero è l'unico che non ha a che fare con quella parte.

Sull'altro piano fornisce spunti interessanti sull'arte, sulla comunicazione, sul cambiamento che internet ha portato, sui media e sul futuro della cultura ma anche qui cambia registro nella seconda parte, quando è come se Assayas voglia dirci che è inutile affannarsi, discutere all'infinito, dannarsi su un futuro e su temi che sono più grandi di noi e che non possiamo controllare quando invece molto spesso non abbiamo nemmeno sotto controllo la nostra vita personale e la nostra quotidianità...la nostra felicità, la nostra compiutezza passano attraverso quello, come accade ad una delle due coppie nel finale.

Questo almeno è come l'ho percepito io.

Fino a metà film anche io lo consideravo un esercizio di stile di scrittura ma un po' impantanato e incappato in un vicolo cieco, ma da metà circa, ho percepito questo graduale cambiamento di sfumatura che, per me, ha rovesciato il suo senso globale...e soprattutto dopo il finale ho percepito una visione chiara e forte e una sceneggiatura veramente brillante.

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Certo che vedendo i film in gara per gli Oscar(ok, non sono ancora uscite le nomination, ma più o meno saranno questi, non credo ci siano chissà quali new entry) fa ancora più dispiacere non vedere Dogman, e non solo per il film in lingua straniera. Mi pare siano necessari un tot di settimane di programmazione negli Usa per rendere il film selezionabile anche nella categoria principale dove, vedendo i nomi, ci stava senza problemi.

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 8/1/2019 Alle 22:59, alexanderv1986 ha scritto:

Recupera silence, per me film che merita molte visioni, anche li se la cava egregiamente  

lascia stare va'...non hai idea da quanto aspetto sto film...sicuramente e' stato passato su premium perche' su sky mai passato

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 10/1/2019 Alle 01:00, perfX ha scritto:

Una fede come quella raccontataci sempre da Rossellini nel 1950 con Francesco giullare di Dio. Il film in questione, ispirato dai Fioretti di san Francesco, racconta per quadri gli avvenimenti del frate e della suo compagnia che si andava formando. Tutti in qualche modo distanti e inspiegabili dalle logiche del mondo, vivono affidati totalmente alla provvidenza. E Rossellini, come unico orpello a questa vita, a questa storia che già di per sé ha da narrare, si rende servo del racconto andando a impreziosirlo costruendo scene splendide, come quella dell'incontro in una notte stellata tra Francesco e un lebbroso, oppure non limitando il comico che può di certo esser presente nelle vita di tutti, compresa quella di dei frati, lasciando ricchi spazi ai racconti anche più frivoli ma significativi della cesura nel vivere secondo la regola di Francesco o secondo la società.

Film meraviglioso visto trent'anni fa a scuola. 

L'altro di cui parli, Europa 51, mi manca. Lo dovrò in qualche modo recuperare. La visione di Roma città aperta dovrebbe essere resa obbligatoria nelle scuole superiori, parte integrante del programma di storia e letteratura.  Rossellini è stato un maniacale genio. 

 

Mi permetto di suggerire, a tal proposito, La presa di potere di Luis XIV, una ricostruzione semplicemente perfetta; migliore di un libro di storia. 

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ieri sera ho terminato la visione degli episodi de La ballata di Buster Scruggs. 

 

Che dire, è una DELIZIOSA antologia; c'è tutto il mondo dei Coen; ovviamente per cogliere le tante piccole perle di cui è cosparso il film occorre conoscere tutto il loro background, che in sintesi si palesa nei vari episodi; la fedele ricostruzione storica; la maniacale cura nelle riprese; i costumi, la scenografia, la fotografia; e poi, ovviamente, il loro "pensiero": l'umorismo noir, le contraddizioni, la commistione spiazzante tra bene e male, la banalità di quest'ultimo,  il senso di morte che si può contrastare solo con un'accettazione della realtà da vivere, se possibile, con un filo di leggerezza; il pessimismo di fondo che non impedisce di cogliere risvolti meravigliosi, commoventi e struggenti dell'esistenza, purtroppo fugaci;  la psicologia contorta, nevrotica, talvolta folle di alcuni personaggi, in genere logorroici, in genere, o cinici, o ipocriti; le poche parole di altri, che - consci della pazzia che li circonda - mantengono un briciolo di lucidità nel loro intimo e nel loro riserbo. E tanto altro ovviamente, che in parte ho colto e in parte mi sarà sfuggito. 

 

Sei spassosissimi bijoux.

  • Haha 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
19 ore fa, POLARMAN ha scritto:

lascia stare va'...non hai idea da quanto aspetto sto film...sicuramente e' stato passato su premium perche' su sky mai passato

Penso di non sbagliare nel dire che su premium non è passato. Premium ha, non so ancora per quanto, i film warner e universal. E quello non lo è. Un paio di mesi fa lo davano su rai 3. Mi pare strano che su sky non sia passato

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Ieri sera ho terminato la visione degli episodi de La ballata di Buster Scruggs. 

 

Che dire, è una DELIZIOSA antologia; c'è tutto il mondo dei Coen; ovviamente per cogliere le tante piccole perle di cui è cosparso il film occorre conoscere tutto il loro background, che in sintesi si palesa nei vari episodi; la fedele ricostruzione storica; la maniacale cura nelle riprese; i costumi, la scenografia, la fotografia; e poi, ovviamente, il loro "pensiero": l'umorismo noir, le contraddizioni, la commistione spiazzante tra bene e male, la banalità di quest'ultimo,  il senso di morte che si può contrastare solo con un'accettazione della realtà da vivere, se possibile, con un filo di leggerezza; il pessimismo di fondo che non impedisce di cogliere risvolti meravigliosi, commoventi e struggenti dell'esistenza, purtroppo fugaci;  la psicologia contorta, nevrotica, talvolta folle di alcuni personaggi, in genere logorroici, in genere, o cinici, o ipocriti; le poche parole di altri, che - consci della pazzia che li circonda - mantengono un briciolo di lucidità nel loro intimo e nel loro riserbo. E tanto altro ovviamente, che in parte ho colto e in parte mi sarà sfuggito. 

 

Sei spassosissimi bijoux.

Concordo su tutto.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
3 ore fa, Alessandro29 ha scritto:

Penso di non sbagliare nel dire che su premium non è passato. Premium ha, non so ancora per quanto, i film warner e universal. E quello non lo è. Un paio di mesi fa lo davano su rai 3. Mi pare strano che su sky non sia passato

garantisco che non e' mai passato su Sky

invece giovedi prossimo finalmente su Premium danno Lady Bird che attendo da tempo

7 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Ieri sera ho terminato la visione degli episodi de La ballata di Buster Scruggs. 

 

Che dire, è una DELIZIOSA antologia; c'è tutto il mondo dei Coen; ovviamente per cogliere le tante piccole perle di cui è cosparso il film occorre conoscere tutto il loro background, che in sintesi si palesa nei vari episodi; la fedele ricostruzione storica; la maniacale cura nelle riprese; i costumi, la scenografia, la fotografia; e poi, ovviamente, il loro "pensiero": l'umorismo noir, le contraddizioni, la commistione spiazzante tra bene e male, la banalità di quest'ultimo,  il senso di morte che si può contrastare solo con un'accettazione della realtà da vivere, se possibile, con un filo di leggerezza; il pessimismo di fondo che non impedisce di cogliere risvolti meravigliosi, commoventi e struggenti dell'esistenza, purtroppo fugaci;  la psicologia contorta, nevrotica, talvolta folle di alcuni personaggi, in genere logorroici, in genere, o cinici, o ipocriti; le poche parole di altri, che - consci della pazzia che li circonda - mantengono un briciolo di lucidità nel loro intimo e nel loro riserbo. E tanto altro ovviamente, che in parte ho colto e in parte mi sarà sfuggito. 

 

Sei spassosissimi bijoux.

la societa' moderna quindi... ahah

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Omicidio al Cairo

Film a tinte noire stile anni 70 che si svolge in Cairo durante il periodo caldo del 2011.

Non e' un film spettacolare/action, ma lo si segue in maniera naturale.

La cosa che piu' ho apprezzato, e' il senso di reale che crea ed ho trovato bravo il regista a dare un finale contradittorio che apprezzo sempre

Penso che a precchi di voi piacerebbe quindi ve lo consiglio.

  • Mi Piace 3

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Suburbicon

Film di Clooney sullo stile Cohen

Nell'insieme l'ho guardato volentieri perche' continuamente spiazzante, non un film da rimembrare ma comunque interessante per i miei gusti, finale stupendo ahah

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, POLARMAN ha scritto:

Suburbicon

Film di Clooney sullo stile Cohen

Nell'insieme l'ho guardato volentieri perche' continuamente spiazzante, non un film da rimembrare ma comunque interessante per i miei gusti, finale stupendo ahah

D'altronde dietro la sceneggiatura del film ci stanno pure loro 😁

  • Mi Piace 2

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 13/1/2019 Alle 20:10, POLARMAN ha scritto:

Suburbicon

Film di Clooney sullo stile Cohen

Nell'insieme l'ho guardato volentieri perche' continuamente spiazzante, non un film da rimembrare ma comunque interessante per i miei gusti, finale stupendo ahah

Finale abbastanza classico per i Coen. .asd

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Venerdì scorso ho rivisto Collateral coi pargoli; thrillerone, filmone; uno dei più begli action movies degli anni duemila, a mio parere.

Strepitosa l'interconnessione psicologica tra i due protagonisti. Il pavido Max che trova il coraggio di vivere, paradossalmente, dal nichilismo di Vincent. Gran film di Mann. 

 

Ieri sera ci siamo visti Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott, sul rapimento Getty. Bravissimo il vecchio Plummer, ma nel complesso il film non mi ha entusiasmato; personaggi troppo caratterizzati, poco profondi; troppi stereotipi superficiali.

Per carità, è un film che si lascia guardare, ma mi ha un po' deluso. Va detto che sono diventato piuttosto esigente col passare degli anni, fin troppo. Per dire, ai miei figli è piaciuto. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
39 minuti fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Venerdì scorso ho rivisto Collateral coi pargoli; thrillerone, filmone; uno dei più begli action movies degli anni duemila, a mio parere.

Strepitosa l'interconnessione psicologica tra i due protagonisti. Il pavido Max che trova il coraggio di vivere, paradossalmente, dal nichilismo di Vincent. Gran film di Mann. 

 

Ieri sera ci siamo visti Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott, sul rapimento Getty. Bravissimo il vecchio Plummer, ma nel complesso il film non mi ha entusiasmato; personaggi troppo caratterizzati, poco profondi; troppi stereotipi superficiali.

Per carità, è un film che si lascia guardare, ma mi ha un po' deluso. Va detto che sono diventato piuttosto esigente col passare degli anni, fin troppo. Per dire, ai miei figli è piaciuto. 

Collateral gran film.

Tutti i soldi del mondo, impeccabile nella regia, ma nel complesso, così così.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
5 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

 

Ieri sera ci siamo visti Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott, sul rapimento Getty. Bravissimo il vecchio Plummer, ma nel complesso il film non mi ha entusiasmato; personaggi troppo caratterizzati, poco profondi; troppi stereotipi superficiali.

Per carità, è un film che si lascia guardare, ma mi ha un po' deluso. Va detto che sono diventato piuttosto esigente col passare degli anni, fin troppo. Per dire, ai miei figli è piaciuto. 

Visto anch'io l'altra sera. A mia moglie è piaciuto, io mi aspettavo qualcosa di meglio.

 

Se rientra nel tuo genere,  non perderti  l' ultima discesa sempre su Sky. L'ho visto ieri sera e l'ho trovato molto bello. E' la vera storia di Eric LeMarque.

  • Grazie 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

- Tutti i soldi del mondo tra alti e bassi, ottima sicuramente l'interpretazione, a cominciare da Plummer (Christopher, si perchè anche il ragazzo che interpreta il nipote Jetty si chiama Plummer guarda caso, pare non siano parenti..)

 

- L'ultima discesa godibile film survivor, ma di questo genere tratti da storie vere ne ho visti ben di migliori. Alive - Sopravvissuti (l'avrò visto mille volte) attualmente credo rimanga il migliore che abbia mai visto.

 

- Visto ieri sempre su sky Il filo nascosto, bel film che si regge sul "discutibile" e per niente facile rapporto d'amore dei due protagonisti e con un finale molto bello e particolare. Ma non si può far a meno di notare l'ennesima interpretazione maestosa di Daniel Day Lewis, ma che razza di attore è .allah(ti credo che ha vinto 3 oscar ed è stato vicino alla quarta). E' sempre stato molto selettivo nella scelta dei film in cui lavorare, peccato cmq che a quanto pare abbia annunciato il suo ritiro.

 

- The Nun...nulla a che vedere con The Conjuring - Il caso Enfield, abbastanza banale e per niente pauroso, e per dirlo io che sono un tipo abbastanza suscettibile per questo genere...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
11 ore fa, unfabio ha scritto:

Finale abbastanza classico per i Coen. .asd

esatto, a mia moglie lo avevo anticipato...vedrai che alla fine sara' lui a .... ahah

  • Haha 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
9 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Venerdì scorso ho rivisto Collateral coi pargoli; thrillerone, filmone; uno dei più begli action movies degli anni duemila, a mio parere.

Strepitosa l'interconnessione psicologica tra i due protagonisti. Il pavido Max che trova il coraggio di vivere, paradossalmente, dal nichilismo di Vincent. Gran film di Mann. 

 

Ieri sera ci siamo visti Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott, sul rapimento Getty. Bravissimo il vecchio Plummer, ma nel complesso il film non mi ha entusiasmato; personaggi troppo caratterizzati, poco profondi; troppi stereotipi superficiali.

Per carità, è un film che si lascia guardare, ma mi ha un po' deluso. Va detto che sono diventato piuttosto esigente col passare degli anni, fin troppo. Per dire, ai miei figli è piaciuto. 

devo amettere, e non capisco il motivo in quanto il personaggio reale non mi prende, Cruise e' proprio bravo come attore, avra' fatto almeno 3 film che metto negli imperdibili

 

invece in relazione al secondo film, straconsiglio la serie a puntate Trust che tratta proprio del rapimento Getty, ma mooooooolto meglio

 

P.S. Plummer lo adoro...lui e Max Von SYdow son i miei preferiti tra i "vecchi" cattivi ahah

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ieri ero in Francia causa riunione di lavoro, mi stavo guardando su sky go un episodio del mio mito Gigi la Trottola, quando vedo che su un canale francese parte Ritorno al Futuro ahah ...lo so' a memoria in quanto ho cofanetto e da giovine adoravo Martin Mc Fly, me lo son riguardato in francese per curiosita', mentre lo guardavo il mio sub conscio mi diceva "ma perche' non fanno piu' film cosi"....l'action commedy e' il top ragazzi, il top

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Butto lì 2-3 cose sugli attori

Adoro Steve Carell, da fan di The Office. Ma la sua evoluzione un attore drammatico onestamente non funziona. Non ho ancora visto Vice, spero di farlo la prossima settimana, ma altre interpretazioni non mi hanno convinto. Ottimo in Foxcatcher, ma quanto è stato “mascherato dalla maschera”? Terribile il film sui veterani di guerra con Cranston, scialbo nel film di Allen (Café Society). Perfetto nelle commedie semi-demenziali, in cui la sua espressione, dal crudele al dolce, può emergere.

Adam Driver non è più in rampa di lancio da un quinquennio ormai. È un attore straripante. Da solo ha dato un senso a una saga che ha sempre sofferto la tara di attori mediocri...e l’ha fatto con una maschera addosso! Ogni film che ha fatto è reso un capolavoro da lui, anche film minori come Paterson, piccoli capolavori come Frances Ha o What if (va beh, capolavoro è eccessivo).
La truffa dei Logan è perfetto, per quello che deve essere.

Ça va sans dire che vedere un suo film (meglio: ogni film) doppiato è un insulto. La voce è una parte essenziale della sua recitazione. Nei Logan sia lui che gli altri fanno un lavoro pazzesco con la cadenza midwest.

Driver, con Tom Hardy, sono le colonne della recitazione maschile di oggi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.