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Rhyme

Occhio allo schermo!

Post in rilievo

29 minuti fa, LadyJay ha scritto:

Ho letto che questa sera su Iris va in onda Boyhood, film che non ho visto. Ne ho sentito parlare bene. Mi confermate che merita?

Assolutamente sì

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Il cielo sopra Berlino. 

Brevemente, ma ci sarebbe moltissimo da dire. Una mancanza gravissima che mi pento di aver colmato così tardi. Il film di Wenders è qualcosa di veramente prezioso: c'è quest'uso della cinepresa che vuole imitare il volo degli angeli e la loro rapidità che è qualcosa di magico. E poi il sapiente missaggio di bianconero e colore. Wenders ci parla dell'infanzia del mondo, un'età di pace e vita piena per l'uomo, che è andata ormai perduta in una società di uomini che non sanno guardare oltre l'apparenza, ciò che è realmente vero. Un angelo è in particolare colui che seguiamo per scoprire questo mondo fatto di persone spesso affannate ma anche da esempi di uomini, o sopratutto bambini, che non sono ancora piegati dal falso. Il film ha inoltre delle importanti sequenze musicali, con Nick Cave che non solo presta la sua voce ma compare in lunghe scene in cui interpreta se stesso in concerto. Ma ancor più  belle sono le sequenze aree di una ragazza, una circense, che inscenando un angelo compie i suoi numeri al trapezio in un leggero volo che sfida la gravità. Ed è la gravità, il senso del limite e tutto ciò che di bello contiene la vita che il nostro angelo vuole conoscere e finalmente vivere, dopo un'eternità passata a guardare cercando di consolare l'animo di chi è solo. Il nostro angelo vuole conoscere questa ragazza bellissima che gli dà finalmente la prova che esista ancora quell'infanzia del mondo ormai data per persa.

 

Il seguito del film, Così lontano così vicino, riprende la stessa storia a poca distanza di tempo. Riprende anche gli stessi stilemi di regia e missaggio di bianconero e colore, anche se qui predomina il secondo invece che il primo. E purtroppo si potrebbe anche aggiungere, non perché io apprezzi il bianconero - non solo per questioni di tifo - ma bisogna dire che del film le parti che meritano sono soltanto quelle. Le parti a colori, che sono in teoria quelle dove il punto di vista nasce dal mondo caduto, il nostro, e non dal punto di vista di un angelo, sono incredibilmente distanti dalle atmosfere del primo film. In questo secondo tempo a rovinare il film non è nient'altro che la trama, cioè la necessità di voler dare al film una dimensione narrativa sullo stile di un film di svago, disimpegnato. Così ci troviamo con pagine di pregevole riflessione che non stonano minimamente con la prima parte, e il grosso del film che prende via via sempre più le fattezze di un thrilleraccio del peggior Eastwood, del film di genere anni '80. Un vero peccato.

 

Sicuramente influenzato da Wenders e da Il cielo sopra Berlino, forse anche volutamente omaggiato in un paio di scene ma non ne ho la certezza, è Simon magus, un film del 1999 di Ildiko Enyedi - la regista di Corpo e anima di cui troppo spesso parlo.

Si capiscono in questo film quali siano i temi ricorrenti nella filmografia della regista: la presenza del mistero e del magico che entrano nella vita comune influenzandola, la difficoltà nel comunicare col proprio amato o amata. Per il resto il film si lascia guardare più che bene, anche se manca di vette e certamente sfigura rispetto all'altro film.

 

Ultimo film, anche se di molti altri non scrivo e un po' mi spiace, è Cameriera bella presenza offresi..., di Giorgio Pastina, 1951. Il titolo potrebbe far pensare a un porno anni '70, invece si tratta di una commedia che fa il suo sporco lavoro. Impressiona leggere la schiera di sceneggiatori che collaborano: Pinelli, Age, Scarpelli, Fellini... Il film è in pratica composto da tre episodi e una trama che li lega. Cioè la protagonista è una ragazza che presta lavoro come cameriera, cambiando datore di lavoro cambia anche l'episodio e a legare il tutto è il tira e molla tra lei il fidanzato che promette sempre di sposarla e poi sempre rinvia. Il primo episodio, dove lei lavora per un regista teatrale, è il più riuscito; mentre il secondo ambientato in un caldo appartamento romano con un Aldo Fabrizi esposto in tutta la imponente fisicità è il più divertente; debole il terzo e la trama che fa da pretesto. In ogni caso per una piacevole commedia italiana si consideri anche questo titolo.

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comunque poter vedere tuti i film che si vogliono, ormai e' diventato un lavoro....alcuni su mediaset, altri sky, ora netflix...peccato, non trovo il tempo per poter cercare e non sono piu' emule dipendente ahah

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L’ultimo film di Lars von Trier, La Casa di Jack, che esce in Italia, grazie a Videa, il 28 febbraio 2019, avrà due versioni. Una italiana “depurata” dalle scene più violente e un’altra in lingua originale che rispetterà i voleri del regista danese (due ore e trenta di durata). Entrambe le versioni, come forse non è mai storicamente capitato, sono vietate ai minori di 18 anni.

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La casa di Jack

 

Il film più che una storia è una sorta di autoanalisi del regista, è un film totalmente autoreferenziale che nasce dall'esigenza di riflettere sulle proprie manie e sul modo in cui von Trier le ha affrontate. D'altronde l'ha detto lui stesso che il protagonista è il proprio alter ego, e quello che nel film lui sublima nell'efferatezza von Trier lo sublima nel cinema. Così abbiamo il primo significato della violenza nel film: questa è una metafora della propria arte, e il fatto che l'arte trovi metafora in una tale serie di delitti è significativo del rapporto che si ha con questa. Il secondo significato della violenza è invece una particolare concezione che von Trier ha della perversione, dalla brutalità e della putrefazione: ovvero queste sono forme d'arte al pari di una cattedrale: il medesimo valore ha l'ideazione di un dipinto perfetto e l'ideazione di un metodo di sterminio di massa. Non è una mia iperbole, per quanto discutibile è la sua idea. La muffa nobile. Ora del film si è molto detto della sua brutalità, e anche se ho potuto vedere solo la versione ridotta, perché l'altra non si trova, debbo dire che non c'è nulla di nuovo per chi abbia una minima dimestichezza con lo splatter o con Lars, e si può intuire che per quanto possano aver tagliato non si sarebbe andato in chissà quali vette. Forse è anche un modo furbo per venderlo, non so. In ogni caso la brutalità del film è data dalla perversione psicologica, e straordinario è il modo in cui da forma al disturbo ossessivo compulsivo. In questa catabasi psichica, o psicologica, paradossalmente il capitolo più debole è proprio quello denominato catabasi, in cui von Trier forse si concede troppa cgi e lo sviluppo appare meno efficace.

 

In ogni caso, l'aspetto forse più alto del film, assieme alle considerazioni sull'arte di von Trier che per quanto respingenti sono indubbiamente affascinanti, è la forma del film. Il film ha sì una parte classica, da cinema narrativo, ma è spesso inframmezzata da sequenze di immagini e video terzi che possono appartenere alla pittura, al frammenti di video, film etc. E questo è forse l'esempio del genio di von Trier che nel succedersi dei decenni è riuscito ad intuire quale sia la forma cinematografica propria di un determinato periodo, non dico che inventi un'estetica ma che intuisca quale sia l'estetica del periodo e la riesca a portare nel cinema. Così negli '80 recepisce quell'immaginario punk e dalle forme degradanti, così con Dogma intuisce quale sia la potenzialità della videocamera a basso costo, ed oggi che abbiamo immagini e video che ci vengono somministrati in ogni dove senza neppure una separazione tra loro, che quasi si sovrappongono, ecco che il regista danese le riesce ad utilizzare come materiale cinematografico, ed uso materiale non a caso considerando il film dove si parla anche del valore di questo.

 

Quindi La casa di Jack, titolo che in italiano non vuol dire nulla, in realtà nell'originale è una citazione di una filastrocca omonima simile a Alla fiera dell'est già sentita nell'Elemento del crimine,  è uno straordinario esempio, direi riuscito e non semplice esercizio, di quale possa essere la forma di un cinema contemporaneo alla nostra epoca, o una delle forme.

 

Indubbiamente lo voglio rivedere, magari anche in v.o., perché ricchissimo di aspetti da cogliere o su cui riflettere.

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48 minuti fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Edit

Stima immeritata, e non sono così esperto, anzi. In realtà sono io che ho una particolare stima per quello che ti conosco qui sul forum.

 

Capisco anche la tua opinione sul regista, non penso serva neppure argomentare oltre perché lo conosci ed anch'io ho i miei registi no. Poi nel caso in questione ce sarebbero a iosa di motivi per non sopportarlo.

 

Mi incuriosirebbe solo sapere quali film ti hanno fatto lasciare la sala.

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34 minuti fa, perfX ha scritto:

Stima immeritata, e non sono così esperto, anzi. In realtà sono io che ho una particolare stima per quello che ti conosco qui sul forum.

 

Capisco anche la tua opinione sul regista, non penso serva neppure argomentare oltre perché lo conosci ed anch'io ho i miei registi no. Poi nel caso in questione ce sarebbero a iosa di motivi per non sopportarlo.

 

Mi incuriosirebbe solo sapere quali film ti hanno fatto lasciare la sala.

Ripeto le scuse, non mi piace Von Trier, aborro la sua concezione di arte, ma non posso definirlo un im.be.cil.le. Di lui ho visto (senza uscire prima della fine) due film quando frequentavo il Pindemonte: Le onde del destino, e Dancer in the dark; poi l'ho perso di vista. 

Non posso dire di apprezzarlo, ma nemmeno di "odiarlo". 

 

In verità ho abbandonato due film di Refn…(e ora si incazzerà Rhyme :d). 

 

ps dato il mio colossale granchio, ti pregherei di editare la mia citazione per evitarmi una figura di mer.da, grazie :d

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Gosford Park (2001) di Robert Altman.

E' un film che cercavo di vedere da un po' di tempo ma in dvd è fuori catalogo (come tanti suoi film, purtroppo), l'ho beccato in questi giorni su Iris.

Ha la tipica struttura di Altman, ovvero un film corale con un'incredibile alternanza di personaggi, voci e dialoghi. Inizia come un classico giallo alla Agatha Christie ma si rivela solo un pretesto, sostanzialmente quello che interessa all'autore è raccontare storie, raccontare l'intreccio e le vicende della marea di personaggi dell'aristocrazia inglese degli anni '30 (con rispettiva servitù) che affolla una villa della campagna inglese per un week end all'insegna della caccia. Sguardo particolare va anche ai rapporti tra le classi, tra l'aristocrazia e la servitù.

Quindi Altman anche in questo film opera la destrutturazione del genere, in questo caso il giallo (con tanto di "giochi" alla Hitchcock come ad esempio le due inquadrature in momenti diversi della boccetta di veleno) ma soprattutto è più che evidente il rimando a La regola del gioco di Jean Renoir.

E' un film pazzesco, sceneggiatura e regia vanno di pari passo, come l'opera incessante di un ragno che tesse la sua tela, collegando la marea di personaggi che si susseguono (credo siano 25-26). E' scritto davvero in modo impeccabile, un mosaico compiuto di vite e per molti personaggi riesce a costruire delle caratterizzazioni ben precise e indelebili. La regia è sontuosa, la macchina si aggira tra le stanze e i corridoi della villa in modo incessante, un vero e proprio sguardo che penetra luoghi e vite...le inquadrature non sono mai fisse, la macchina si muove sempre, anche in modo impercettibile, aspetto tipico del cinema di Altman. Ma soprattutto opera come un vero e proprio coreografo scandendo in modo estremamente preciso i movimenti dei personaggi, le loro entrate e le loro uscite dall'inquadratura, personaggi che affollano la villa anche come fantasmi, uscendo dalle ombre e dai meandri. Lo spazio scenico della villa è organizzato in modo fantastico, con le innumerevoli sale, i corridoi e i piani dedicati alla nobiltà o alla servitù.

Sugli attori niente da dire, c'è un cast pazzesco che comprende alcuni dei migliori attori britannici come Maggie Smith, Michael Gambon, Hellen Mirren e numerose altre conoscenze.

 

Radio America (2006) di Robert Altman.

Altro film di Altman che come struttura ricalca quella solita, quindi innumerevoli personaggi, accavallamento di voci e dialoghi, andirivieni continuo.

Questa volta invece che in una villa di campagna inglese siamo in un teatro americano che ospita da molti anni una trasmissione radiofonica organizzata da una compagnia, che vede la presenza di un conduttore (reale personaggio radiofonico su cui credo che sia basato il film) e dei soliti cantanti che si alternano. Nel film vediamo quella che può essere l'ultima puntata, perché pare che i proprietari della compagnia abbano deciso di vendere. In questo caso l'inizio rimanda al genere noir, con la presenza di un detective che lavora per la compagnia in veste di addetto alla sicurezza e con il voice over. E' uno svolgimento nello svolgimento perché la quasi totale durata del film raffigura l'intera puntata della trasmissione, senza stacchi temporali. C'è l'alternanza tra i dietro le quinte e i momenti sul palco, con numeri musicali. Mi è piaciuto meno di Gosford Park, soffre un po' troppo di eccessiva ripetitività in alcuni punti, secondo me e ha meno sfaccettature del precedente. Ma è comunque un lavoro egregio...anche qui, sia per sceneggiatura e regia nel destreggiarsi tra i tantissimi personaggi, sia per regia e lavoro sulla scenografia nel creare un ambiente ben preciso e nel saperlo esplorare in modo sapiente.

Più il film si avvia al finale e più ti accorgi di essere completamente, mentalmente e quasi fisicamente entrato nella vicenda e in quel gruppo di personaggi. Nelle ultime scene sembra quasi di conoscerli personalmente, capisci quasi che ti verranno a mancare.

Autore veramente pazzesco.

 

Ma l'amor mio non muore (1913) di Mario Caserini, Assunta Spina (1915) di Francesca Bertini, Sangue blu (1914) e Rapsodia satanica (1917) di Nino Oxilia.

Qui si va parecchio indietro nel tempo nel nostro cinema, nel diva-film che insieme al film storico era quello più diffuso da noi in quel periodo.

Si formarono le figure delle Dive, come Francesca Bertini (Sangue blu e Assunta Spina) e Lyda Borrelli (Ma l'amor mio non muore e Rapsodia satanica).

Sono film basati su drammi d'amore con la figura della protagonista femminile che si trova sempre tascinata in situazioni complesse. A eccezione di Assunta Spina, sono ambientati in contesti artistocratici, perciò sono caratterizzati da una messa in scena oculata e notevole; Oxilia e Caserini sono maestri in questo.

Rapsodia satanica tra questi è il più particolare, per via delle musiche composte appositamente da Pietro Mascagni e per via della colorazione a mano che è arrivata fino a noi...è davvero uno dei rarissimi casi. Sono entrambi elementi decisamente straordinari.

 

Infine ho visto quattro film del comico americano Harold Lloyd: Il castello incantato (1920), Preferisco l'ascensore! (1923), Il re degli scapoli (1924) e A rotta di collo (1928).

In quel periodo divenne famoso quasi quanto Chaplin e Buster Keaton.

Quasi tutti i comici erano caratterizzati da aspetti fisici buffi come volti imbiancati, strabismo, corpi troppo magri o troppo grassi, vestiti troppo stretti o larghi, espressioni, movimenti o dettagli del viso buffi, come appunto Chaplin, Keaton, Stanlio e Ollio, i Fratelli Marx eccetera eccetera.

Lloyd si distinse ed andò controcorrente scegliendo un personaggio assolutamente "normale", chiaramente vestiva sempre allo stesso modo e indossava lo stesso paio di occhiali per essere identificabile, ma era una persona assolutamente nella norma...un giovane alto e distinto.

I suoi film hanno sempre come sfondo i ruggenti anni '20 e il relativo boom economico e le varie storie lo vedono sempre alla ricerca di una scalata sociale, sia in ambito lavorativo che sentimentale. Ovviamente poi gliene succedono di tutti i colori e le gag comiche sono sempre molto divertenti e sempre molto "puntuali"...in film di 100 anni fa e con gag già viste, alcune anche abbastanza "ingenue" è incredibile come mi sia sempre sorpreso e divertito.

Sono film con meno livelli di lettura rispetto ai capolavori di Chaplin e Buster Keaton, ma comunque degni di nota e piacevoli.

Il suo film più noto e riuscito è Preferisco l'ascensore! (Safety Last)...l'immagine di lui aggrappato alle lancette del grande orologio sulla facciata di un palazzo è una delle più celebri del periodo del muto.

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23 ore fa, perfX ha scritto:

La casa di Jack

Indubbiamente sono molto curioso di vederlo.

Chiaramente anche io preferirei vedere la versione intera e in v.o.

Già sopporto sempre meno il doppiaggio, poi proporre una versione censurata (seppur di pochi minuti o addirittura secondi) la trovo una cosa davvero aberrante.

Nella rassegna di uno dei "miei" cinema dovrebbe arrivare tra qualche settimana in versione originale, quindi aspetto fiducioso.

Comunque di lui non ho visto praticamente niente, potrei cogliere l'occasione per recuperare qualcosa.

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6 ore fa, Rhyme ha scritto:

di Nino Oxilia.

 Oxilia è un grandissimo del cinema italiano. Mi fa felice che venga conosciuto.

 

6 ore fa, Rhyme ha scritto:

Comunque di lui non ho visto praticamente niente, potrei cogliere l'occasione per recuperare qualcosa.

Recupera, hai di che perderti nel suo cinema.

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8 ore fa, perfX ha scritto:

 Oxilia è un grandissimo del cinema italiano. Mi fa felice che venga conosciuto.

Ricordavo che ne avevi parlato, quando poi ho trovato il bellissimo cofanetto della Cineteca con quei 4 film ne ho approfittato.

E tra l'altro mi è tornato utile anche per il film di Caserini, poi.

E' sempre bellissimo e affascinante andare a scoprire nuovi autori, nuovi personaggi e nuove storie...in particolare poi il periodo del muto italiano spesso viene poco considerato ma c'è tanto da conoscere, da imparare e anche da riportare alla luce.

 

8 ore fa, perfX ha scritto:

Recupera, hai di che perderti nel suo cinema.

Lo farò sicuramente. E l'uscita di questo film è una buona occasione.

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Il ‎02‎/‎03‎/‎2019 Alle 18:11, perfX ha scritto:

Recupera, hai di che perderti nel suo cinema.

 

Il ‎03‎/‎03‎/‎2019 Alle 02:30, Rhyme ha scritto:

Lo farò sicuramente. E l'uscita di questo film è una buona occasione.

I due film che vidi tanto tempo fa al cineforum secondo me sono da vedere; Ninphomanyac 1 l'ho visto (in parte) su Sky e non mi è parso gran che, anzi; ma gli altri due, piacciano o no, secondo me è giusto che un cinefilo li veda. 

 

Sul film in uscita, credo che non lo vedrò; francamente, pur non disdegnando lo splatter (se fatto con un senso), a me certe provocazioni recenti, non solo di Von Trier, in cui si fa passare il desiderio di provocare fino al disgusto lo spettatore spacciando il tutto come alta forma di arte e psicologia, avrebbe anche rotto le palle. 

 

Diciamo che concordo coi concetti generali (non specifici, non avendo visto il film) espressi da questa mini recensione di una persona che stimo; studiare gli aspetti tecnici aiuta a cogliere sfumature dei film che un semplice appassionato come me non potrà mai apprezzare fino in fondo; ma ritengo più importante avere un minimo di cultura generale, aver letto "qualche" libro ti forma a discernere tra vera arte (anche cinematografica) e ciarlataneria (spacciata per arte). 

 

@perfX Bro non averne a male. 

 

https://www.ilfoglio.it/sezioni/241/nuovo-cinema-mancuso

 

PS @Rhyme: quando vi scrissi che è buona norma - avendo le basi linguistiche per farlo - vedere i film in inglese sottotitolati in inglese (l'ideale, se proprio non ci si riesce, in italiano, ma già cambia la percezione del film, è distraente), ricordo qualche piccola "obiezione" nei miei confronti. :d

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50 minuti fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

@Rhyme: quando vi scrissi che è buona norma - avendo le basi linguistiche per farlo - vedere i film in inglese sottotitolati in inglese (l'ideale, se proprio non ci si riesce, in italiano, ma già cambia la percezione del film, è distraente), ricordo qualche piccola "obiezione" nei miei confronti. :d

Su quello no, perché chiaramente se uno conosce alla perfezione la lingua parlata in un film è chiaro che convenga guardarlo in lingua originale.

Se uno la conosce molto molto molto bene ma non proprio alla pura perfezione, chiaramente può aggiungere anche i sottotitoli direttamente in inglese o in altre lingue a seconda del caso. Con l'aggiunta del "avendo le basi linguistiche per farlo" non posso che essere in accordo con te ma lo ero anche quando ne parlammo.

E' negli altri casi che non sono tanto d'accordo ed è di questo che parlavo anche l'altra volta.

E in quei casi anche i sottotitoli in italiano vanno bene allo stesso modo.

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1 ora fa, Rhyme ha scritto:

Con l'aggiunta del "avendo le basi linguistiche per farlo" non posso che essere in accordo con te ma lo ero anche quando ne parlammo.

E' negli altri casi che non sono tanto d'accordo ed è di questo che parlavo anche l'altra volta.

E in quei casi anche i sottotitoli in italiano vanno bene allo stesso modo.

Intendevo dire che, potendo (ovvero avendone le basi), meglio fare un piccolo sforzo in più e leggere i sottotitoli in inglese, piuttosto che in italiano; ma convengo che, piuttosto di perdere il 20% dei dialoghi, meglio i sottotitoli in italiano, anche se qualcosa ovviamente tolgono; io, per dire, Roma l'ho guardato con i sottotitoli in italiano, perché lo spagnolo non lo conosco in misura tale da poter seguire un film coi sottotitoli in lingua, men che meno senza sottotitoli. E già mi giravano le palle quando ho visto che non c'era il doppiaggio… :d

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7 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

 

I due film che vidi tanto tempo fa al cineforum secondo me sono da vedere; Ninphomanyac 1 l'ho visto (in parte) su Sky e non mi è parso gran che, anzi; ma gli altri due, piacciano o no, secondo me è giusto che un cinefilo li veda. 

 

Sul film in uscita, credo che non lo vedrò; francamente, pur non disdegnando lo splatter (se fatto con un senso), a me certe provocazioni recenti, non solo di Von Trier, in cui si fa passare il desiderio di provocare fino al disgusto lo spettatore spacciando il tutto come alta forma di arte e psicologia, avrebbe anche rotto le palle. 

 

Diciamo che concordo coi concetti generali (non specifici, non avendo visto il film) espressi da questa mini recensione di una persona che stimo; studiare gli aspetti tecnici aiuta a cogliere sfumature dei film che un semplice appassionato come me non potrà mai apprezzare fino in fondo; ma ritengo più importante avere un minimo di cultura generale, aver letto "qualche" libro ti forma a discernere tra vera arte (anche cinematografica) e ciarlataneria (spacciata per arte). 

 

@perfX Bro non averne a male. 

 

https://www.ilfoglio.it/sezioni/241/nuovo-cinema-mancuso

 

PS @Rhyme: quando vi scrissi che è buona norma - avendo le basi linguistiche per farlo - vedere i film in inglese sottotitolati in inglese (l'ideale, se proprio non ci si riesce, in italiano, ma già cambia la percezione del film, è distraente), ricordo qualche piccola "obiezione" nei miei confronti. :d

Non ne ho a male proprio per nulla, anzi trovo sempre piacevole il fatto di confrontarsi. Sopratutto con chi ha idee differenti.

 

Comunque la Mancuso è tappa fissa ogni settimana, dice le cose in faccia; e ha un'idea precisa di cinema che la si condivida o meno dà in ogni caso un punto di riferimento con cui confrontarsi. Che è quello che un po' scrivevo anche sopra.

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7 ore fa, Smartengine ha scritto:

L'ultimo film di Tarantino..da noi esce a settembre, non sia mai che possa uscire a luglio come negli USA...

 

Probabilmente la scelta è legata al fatto che in estate da noi molta meno gente va al cinema.

Ma al giorno d'oggi, con streaming, piattaforme e cose varie, farlo uscire così tanto dopo è solo controproducente.

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17 ore fa, Rhyme ha scritto:

Probabilmente la scelta è legata al fatto che in estate da noi molta meno gente va al cinema.

Ma al giorno d'oggi, con streaming, piattaforme e cose varie, farlo uscire così tanto dopo è solo controproducente.

Che poi in realtà ho letto quest'anno le cose dovrebbe essere almeno in parte diverse, almeno nei The space han pubblicizzato proprio una estate impostata diversamente dal punto di vista cinematografico, con titoli che usciranno in contemporanea con gli Usa o quasi.

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8 ore fa, Alessandro29 ha scritto:

Che poi in realtà ho letto quest'anno le cose dovrebbe essere almeno in parte diverse, almeno nei The space han pubblicizzato proprio una estate impostata diversamente dal punto di vista cinematografico, con titoli che usciranno in contemporanea con gli Usa o quasi.

Alcuni usciranno quasi in contemporanea, altri no.

Comunque una valutazione che possono aver fatto può essere anche quella...in estate usciranno diversi titoli "ingombranti", mentre settembre è più "tranquillo".

Comunque ho controllato le varie uscite e dovremmo essere l'ultimo paese in cui uscirà al cinema, tra quelli con la data già comunicata.

7 ore fa, Alessandro29 ha scritto:

Lazzaro felice l'ha visto qualcuno?

Segnalo che questo insieme a Dogman son finiti nel catalogo di amazon

Sì, lo vidi al cinema

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8 ore fa, Rhyme ha scritto:

Alcuni usciranno quasi in contemporanea, altri no.

Comunque una valutazione che possono aver fatto può essere anche quella...in estate usciranno diversi titoli "ingombranti", mentre settembre è più "tranquillo".

Comunque ho controllato le varie uscite e dovremmo essere l'ultimo paese in cui uscirà al cinema, tra quelli con la data già comunicata.

Sì, lo vidi al cinema

Tuttavia hai ragione, scelte del genere possono essere anche controproducenti per le ragioni che hai descritto sopra..

 

Intanto altro film italiano netflix, Lo spietato con Scamarcio (non che il titolo in se mi ispiri più di tanto), uscirà in anteprima per 3 giorni al cinema o alcuni selezionati e successivamente, giorni dopo, sulla piattaforma.

 

A proposito di amazon video hanno messo anche Brazil di Terry Gilliam che non ho mai visto, very good.

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Mi dispiace sia un po' dimenticato questo posto, cerco un filo di rimediare.

 

Il primo re.

L'ho recuperato. Di buono, e non è poco, c'è da dire che non è uno di quei filmetti italiani tutti uguali, anzi si distingue chiaramente. Come buonissimo è il lavoro di fotografia di Ciprì. Quello che ho trovato debole è stata la scrittura del film: con scene che prese singolarmente funzionerebbero anche, ma che non risultano ben legate da una trama convincente. Cioè, i vari passaggi da una situazione all'altra appaiono un po' forzati, con un parte centrale non sempre capace di mantenere la presa sullo spettatore. Altro punto critico è l'eccessiva stereotipizzazione dei personaggi secondari e dell'esposizione delle ferite nelle numerose lotte che risultano un poco macchiettistiche. Sicuramente efficace la scelta del latino.

 

The guilty (Il colpevole), di Gustav Moller, 2018.

 

Uscito quasi nel silenzio è un film danese che porta a casa il risultato senza affanni. La storia si svolge interamente nel centralino di una stazione di polizia dove un agente, che scopriremo essere messo lì dopo un "incidente" in servizio in strada, riceve tra le molte telefonate d'aiuto una più particolare delle altre. Non svelo di più, dico solo che il film non è per nulla pretenzioso e questo gli permette di non annoiare mai nella sua giusta durata, meno dei classici 90'. D'altra parte, però, non regala mai la svolta o la trovata che lo rendano indimenticabile o particolare rispetto ad altri lavori simili.

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