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Sergione

Osvaldo: "Alla Juve tutti soldatini? E' normale che ti chiedano di rispettare certe regole, se non lo capisci è un problema tuo. Buffon e Conte mi hanno insegnato tanto"

Post in rilievo


24 GENNAIO 2019 - MILANO
La sua partita si è spostata dalle aree di rigore a un palco due metri per quattro. L’intervallo rimane di 15’ e le tre sostituzioni sono quelle per il bicchiere di whisky che distilla durante il concerto con i ragazzi del Barrio Viejo. Pablo Daniel Osvaldo in fondo è sempre stato rock, ci ha solo messo un po’ a capirlo. Ha scelto la musica e l’attaccante tutta rabbia ("Puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo") si è trasformato in un frontman timido e sorridente. "In campo era tutto più facile, qui siete solo un centinaio ma vicini, vedo i vostri occhi. Mi fate paura" fa al microfono tra una canzone e l’altra della tappa di Udine, una delle tante sold out nella prima tournée lontano dall’Argentina. Il pub Black Stuff è piccolo e pieno ("Questa è la dimensione che vogliamo, se no saremmo andati a fare quelle pagliacciate in discoteca, ma lì non mi vedrete mai..."), c’è anche Felipe, il difensore della Spal che in Friuli ha lasciato un pezzo di cuore. Osvaldo non fa il sound check e arriva per ultimo. Jeans bordeaux, maglietta nera, giacchetta da dannato che dura appena due canzoni, bandana sul polso destro, orecchini, collane, anelli e tatuaggi a profusione, cappello a tesa larga e occhiali scuri ("Contro la timidezza. Non mi sento ancora sicuro, non è una cosa naturale come il calcio") e si parte. Pubblico in larga maggioranza maschile, sorpresa, energia positiva e alla fine tutti contenti. Anche perché tra una sigaretta e l’altra (una gli ha creato dei bei casini al Boca) il nostro si ferma per una foto e due battute con chiunque glielo chieda. 

Osvaldo, come nasce la passione per la musica? 
"Mi è sempre piaciuta, mio padre Raul suonava ma l’ho saputo quando ero già ragazzo. Se me lo diceva prima mi sarei dedicato fin da piccolo alla chitarra e non al pallone. Mi ha risposto che dal calcio ho anche ricevuto cose belle. Quando giocavo all’Espanyol ho conosciuto i tre ragazzi della band che al tempo suonavano blues acustico. Abbiamo formato un gruppo e ora ci siamo lanciati in questa avventura". 
Prime sensazioni? 
"All’inizio me la facevo sotto. Ma questa vita da * mi piace da morire, tra trasferimenti in pulmino e orari un po’ sballati. E spero che la gente venga a vederci per la musica e non perché sono un ex calciatore. Sto imparando, cerco di abituarmi a questo ruolo di frontman e preferirei suonare la chitarra invece che stare in prima linea. Ma Agustin (ci sono anche Taisen al basso e Sergio alla batteria) è più bravo di me e in fondo anche i testi del nostro secondo album li ho scritti io". 
L’interazione con il pubblico è importante quanto lo era nel calcio? 
"A chi viene a sentirti bisogna dare qualcosa. La grande differenza è che se uno viene al tuo concerto e non gli piace come suoni e canti non torna, ma è chiusa lì. Nel calcio si è persa la misura. Conta la squadra e se sbagli un gol ti crocifiggono. Non è che perché un calciatore guadagna bene ed è un personaggio pubblico gli puoi dire di tutto. Se mi incontri per strada e mi insulti, io ti meno". 
Appunto. Peccato che a furia di litigare lei abbia avuto una carriera meno brillante rispetto alle sue potenzialità. Rimpianti? 
"Nessuno. Il pallone mi ha dato tanto e ne sono ogoglioso, anche se poi ho capito che quella del calciatore non è una vita reale. Ho comunque giocato per tanti top club, con grandi campioni, ho indossato anche la maglia azzurra. E malgrado i 9 gol nelle qualificazioni non sono andato al Mondiale 2010 per ragioni che forse nemmeno Prandelli, allora c.t., vi saprebbe spiegare. E poi si è visto che figuraccia abbiamo fatto...". 
La vediamo in forma, gioca ancora a calcio e lo segue? 
Ride "Non faccio più un ca... Gioco di rado con gli amici. In tv guardo ogni tanto solo il Boca". 
Ma rifarebbe anche alcune scenate in campo? 
"Sì, fanno parte di me. E poi chi giudica non è certo una persona migliore. Solo che nessuno se lo fila e allora fa il professore. Ma nel privato vorrei vedere se è così irreprensibile". 
Rifarebbe anche quella sceneggiata a Icardi nel famoso match contro la Juve e la successiva lite con Mancini nello spogliatoio? 
"Troppo facile dire no adesso. Se non ci fosse stato Guarin a fermarmi probabilmente a Mauro davo un cazzotto in mondovisione. In quel momento ci stava. Poi Mancini fu costretto a chiedere la mia cessione, altrimenti avrebbe perso il controllo del gruppo". 
Ha detto che nel calcio ci sono troppi vincoli ed etichette, che non si sentiva più libero. Come Cassano, che non sarebbe mai andato alla Juve perché dice che lì sono tutti soldatini? 
"No, sono due cose diverse. Alla Juve sono stato bene, è normale che ti venga richiesto di rispettare certe regole anche per una questione d’immagine del club. Se non lo capisci, il problema sei tu. Quello che mi nausea è che il calcio non ha più un’anima, ormai è solo business. Troppa gente che vuole guadagnarci e che se ne frega della passione della gente e dei giocatori stessi. Ci sono i soldi anche dietro la decisione di spostare la finale Libertadores a Madrid. Così i tifosi hanno dovuto pagare di più". 
Come ha fatto a resistere così a lungo in un mondo che disapprova? 
"Al calcio sarò sempre riconoscente. Ma le cose col tempo sono cambiate. In Argentina poi pressioni e pettegolezzi sono esasperati. A Buenos Aires non avevo nemmeno più voglia di uscire di casa. Allora a 30 anni ho detto basta, malgrado in Cina fossero pronti a coprirmi d’oro". 
Cristiano Ronaldo da solo fattura come un’azienda. Una macchina anche di professionalità. Lei ha mai avuto la palestra in casa? 
Ride come un matto. "Proprio no! E se è per questo anche quando giocavo non andavo a casa a rivedermi la partita. Meglio un concerto. Ma non è per questo che viene meno la mia stima verso CR7 o per chi vive solo per il calcio. Semplicemente siamo diversi e ognuno fa la sua strada. Da certi campioni però ho imparato tanto, li credi fuori dal mondo e invece sono umili e con tanta umanità. Se mi chiede i momenti più belli della mia carriera da calciatore infatti non le rispondo il tal gol o la tale vittoria, ma la vita nello spogliatoio". 
Quali calciatori ha ammirato di più? 
"Vieri è un fenomeno. Totti, Buffon, De Rossi e Messi mi hanno insegnato tanto. Anche perché quando a 20 anni ti ritrovi pieno di soldi la testa può girarti". 
È vero che ai tempi della Roma sceglieva lei la musica da diffondere all’Olimpico durante il riscaldamento? 
"Sì, facevo mettere canzoni degli AC/DC, dei Rolling Stones, anche de La 25, una band argentina che amo. Mettevo io la musica anche nello spogliatoio". 
Quali sono gli allenatori cui è più legato? 
"Zeman, Pochettino e Conte. Antonio è il più grande, non solo a livello tecnico-tattico. Uno che ti dice le cose in faccia, ma che sa anche ascoltare. Se hai le palle, gli dici che non sei d’accordo con lui, ti manda a quel paese ma poi elabora e nel caso ti dà ragione". 
Non è assurdo che il più bravo sia senza panchina? 
"Una sua scelta. Aspetta l’occasione giusta. Sarebbe stupendo se diventasse l’allenatore dell’Argentina. Almeno con lui torneremmo a vincere il Mondiale!"

Lei è un sex symbol, ma se fosse stato gay avrebbe fatto coming out in un mondo conservativo come quello del calcio? 
"Non lo so, avrei dovuto trovarmi in quella situazione. Divento matto a pensare che nel 2019 viviamo in una società che fa ancora certe distinzioni. E il calcio è messo anche peggio. La reazione dei tifosi potrebbe essere violenta, ma sarebbe ora di trovare il coraggio per fare questa rivoluzione". 
Ha 4 figli da tre donne diverse. Come gestisce dei rapporti così importanti? 
"Un bel casino, soprattutto con le due bambine che non vivono in Argentina bensì a Firenze, con una madre che ho amato molto. A fine tournée correrò da loro".

 

Gazzetta dello Sport

 

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Un personaggio :d

Mi piace perchè in fin dei conti che pur non apprezzando tutto del calcio (e direi che condivido soprattutto sul passaggio calcio-business) non sputa proprio nel piatto dove ha mangiato.
E poi è stato sincero per prima cosa con se stesso ascoltando quello che il suo "io" gli diceva di fare. E lo ha fatto.

C'è gente che va avanti e indietro, si ritira e non si ritira..facendo figure pietose.


Il passaggio sui soldatini è segnale di intelligenza.  E non solo perchè ha parlato bene della Juve e sel suo modo di essere e "modo di stare nel calcio".
Altri, senza far nomi (tanto non serve), ad analoga domanda rispondono con sbuffi, fanno fatica solo a parlarne...lui no.

Uno che capisce dove si trova e si adegua mostra sale nella zucca.
Ed anche rispetto.
Non è un fatto scontato..

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Persona fuori dagli schemi, le apprezzo molto più di tanti perbenisti con il coltello dietro la schiena ed il sorriso da buoni amici...

ha vuto una carriera inferiore alle capacità ma vive la vita da persona libera. Me gusta.

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7 minuti fa, Gobbum ha scritto:

 

"La beffa delle beffe". 

Poi andò all'inda e naturalmente litigò con Wando. .ghgh

"questo non ha mai segnato, ha segnato oggi" :risata3:godo ancora tantissimo

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32 minuti fa, marcot9788 ha scritto:

Il gol alla Roma all'olimpico....indimenticabile    meraviglioso 

Immortalata da una celebre poesia di Zampini :d 

 

 

 

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Ho visto un video dove canta...molto meglio che abbia fatto il calciatore :d però rispetto molto il suo voler seguire la passione per la musica. 

 

Meno male che quella volta Icardi non gli ha passato la palla allo stadium, sono d'accordo con lui, un pugno in faccia ci stava tutto :d

Ricorderò per sempre quel suo gol a Roma...fu un pomeriggio di pura goduria.

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Comunque quello che emerge dall'intervista è che persino una testa matta come lui ha capito che alla Juventus le regole vanno rispettate e che sono giuste.

E tanti saluti ai Cassano e ai Nainggolan. 

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Mi è piaciuta l’intervista..un animo libero, sincero con se stesso e sembra che abbia trovato il suo equilibrio. 

Avrà anche 4 figli con 3 donne diverse ma sono sicuro che non gli fa mancare niente 

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Adesso, King Kasual ha scritto:

Ho visto un video dove canta...molto meglio che abbia fatto il calciatore :d però rispetto molto il suo voler seguire la passione per la musica. 

 

Meno male che quella volta Icardi non gli ha passato la palla allo stadium, sono d'accordo con lui, un pugno in faccia ci stava tutto :d

Ricorderò per sempre quel suo gol a Roma...fu un pomeriggio di pura goduria.

Se per un mancato passaggio devi menare un tuo compagno, meno male che non gli sia mai toccato di dover giocare con Pippo Inzaghi sefz 

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Adesso, _ForzaJuve_ ha scritto:

Se per un mancato passaggio devi menare un tuo compagno, meno male che non gli sia mai toccato di dover giocare con Pippo Inzaghi sefz 

Barone è ancora lì che aspetta (cit.) sefz

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mi sembra una persona schietta ed onesta pur nella sua lucida follia 

mi piace e come attaccante non era male aveva dei bei colpoli ma evidentemente non basta essere bravi e quindi si è un po' perso con degli atteggiamenti non proprio irreprensibili 

simpatico comunque

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