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Shinji Ikari

Perché Allegri e la Juventus sono fatti l’uno per l’altra

Post in rilievo

il calcio è come il gioco degli scacchi.

è semplicissimo cosa volete che sia, il pedone può solo far questo, il cavallo quello, la regina ha libertà

più semplice di così si muore.

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1 minuto fa, Gennardinho ha scritto:

Mi sembra tutta una forzatura.

Basta fermarsi a: "Lo scopo del gioco è passare la palla ai compagni, privilegiando la soluzione più semplice" e citando una frase scritta nel profilo dell'autore del topic, nella vita la teoria non conta nulla. Visto che la frase di allegri è solo, appunto teoria, nella pratica non c'è mai un uomo alla quale passare la palla con semplicità. 

Diceva bene un altro utente che abbiamo 11 mummie che giocano da ferme a 25 metri di distanza gli uni dagli altri, e pretendono la palla sui piedi.

Se non le deve correggere Allegri ste cose chi deve. Il Papa?

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1 minuto fa, L.O.V.E. ha scritto:

Per me stai  sminuendo Dybala ed è incompresibile considerando che è stato uno dei migliori fino allo scorso anno. Qual è il punto? Non fa il fenomeno in champions? Non è un fenomeno.

Trovo inoltre paradossale questo accanimento nei suoi confronti considerando che ora la stella è un'altra. C'è chi pensa che se Dybala avesse fatto vedere di meglio non avremmo preso CR7. Si è perso la testa per seguire una pretesa eccessiva di resa. 

Vedi? Questa clemenza verso altri giocatori io non l'ho mai vista, anzi si trasforma puntualmente in veleno quando a giocare male sono i Mandzukic, i Khedira e i Matuidi. E la cosa bella è che costoro sono davvero solo giocatori utili e nessuno viene spacciato per fuoriclasse con talento cristallino. Eppure verso di loro ne ho lette sempre di cotte e di crude, ma Dybala è intoccabile. Uno che quest'anno son stati più gli agganci sbagliati e gli stop non riusciti che quelli andati a buon fine. Per carità, lo si venda finché siamo in tempo e si compri qualcuno degno.

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2 minuti fa, Palaxius85 ha scritto:

Lo metteva per fare il Matuidi.

"E allora Matuidi che ci sta a fare"

Chiedilo a chi lo ha comprato a 30 anni compiuti ormai semi-bollito.

È riuscito a dire che il gol di Ronaldo con l atletico è riuscito a farlo xche manzo occupava 2 difensori

Ho pensato "ma prendiamo pavoletti allora no?" 

 

Io vorrei sottolineare questa cosa

ABBIAMO GIOCATO IN 10 NN SO QUANTE PARTITE 

xche x  stessa ammissione del mister, manzo Nn stava bene

 

Sarebbe da licenziare solo x questo

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Adesso, al1980 ha scritto:

Questo è vero purtroppo è questa la mentalità , Di Francesco come molti altri a cui piace essere propositivi sono scommesse e l’azienda Juve vuole solide certezze di risultato minimo

Non è vero. La fase di difensiva di Allegri è "tutti bassi davanti alla difesa e gli attaccanti si prendono palla a centrocampo, che se lasciamo le pertiche dietro da sole vanno in bambola". Puro genio.

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2 minuti fa, Amici Luccicanti ha scritto:

Abbiamo Cr7 e una rosa più vecchia di due anni in ruoli chiave....zero programmazione..All- in su questa stagione...è andata malissimo...sono deluso....la colpa principale è per 50% della Società,25%allenatore e 25%giocatori...Costa e Dybala in primis...Douglas in 4 mesi ha fatto uno scatto di 50metri e si è stirato....non fa' vita da atleta..andrebbe appeso al muro e forse qualcuno lo ha pure fatto...

Se il patrimonio si disperde qualcosa non va. Occorre capire che non si può ricorrere al mercato sempre se ogni volta si rischia di svalutate ciò che si compra.

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Cmq sto cacchio di liverpool lo guardi ad agosto e corrono, a dicembre e corrono, ad aprile e corrono

Boh incomprensibile 

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sono noioso lo so.
la Champions è un altro sport. Allegri può farci vincere il campionato fino al giorno del giudizio, ma se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, non è con le Allegrate che porteremo a casa l’orecchiona. La velocità del giro palla dai quarti di champions in avanti presuppone:
1. una condizione fisica che dal primo Conte a Torino non hanno più avuto ma neanche lontanamente.
2. automatismi perfetti frutto di una programmazione perfetta, la squadra come una orchestra sinfonica.

Ha ben donde Acciuga a dire che quando succede un imprevisto andiamo nel pallone. Nessuno sa precisamente cosa fare. Ne’ quando le cose vanno bene, ne quando vanno male.
Lo dico senza il minimo astio, per me tifare Juve è come respirare: è quello che ho fatto negli ultimi 50 anni e continuerò a farlo qualunque cosa succeda e chiunque mettano in panchina. Ci ho visto Maifredi...cosa volete che mi spaventi!
Però se vogliamo la Champions dovremo metterci un allenatore per quello sport, e sarà un rischio. Oppure andrà bene anche Allegri se faranno un team di all stars. Ma per quello non abbiamo i soldi. Solo Barcellona e Real possono. Mettere un integralista in panchina è un rischio, perche’ il calcio è strano e avere gamba e tecnica e schemi è condizione necessaria ma non sufficiente serve il fattore C quello di Mou nell’anno del triplete.
E Elkann i soldi non li mette sul tavolo della roulette. Li spende in Ferrari piuttosto.


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2 ore fa, Amici Luccicanti ha scritto:

Tutti esprimono giudizi e sostengono le loro prese di posizione con Allegri... allenatore capace di giocare con più moduli e che cerca di amalgamare una rosa stravolta per interpreti in modo profondo negli ultimi anni.... ci è girata male con l'Ajax per assenze importanti in ruoli cardine.. E COLPA SUA??? la Società doveva essere più lungimirante!!!! E lasciamo perdere Benatia.. Mercenario che ha spinto per la cessione in maniera indegna per prendersi i soldi degli Emiri.. 

Le assenze? Mancavano due titolari. DUE. A meno che tu per assenze non intenda di quelli che erano in campo. In una rosa che faceva della profondità il suo fiore all'occhiello.

 

L'articolo descrive cose vere alternate ad altre discutibili. Su tutte il discorso della rivalutazione degli asset aziendali. Vorrei capire, a parte Kean, quale giocatore vale più di quando fu acquistato. Una struttura di gioco forte non solo sorregge i singoli nei momenti di difficoltà psicologica (i crolli dopo i gol presi) ma esalta le qualità dei singoli. 

 

Altro sintomo di grave mancanza: e' concepibile arrivare ad aprile senza sapere quale è l'undici base e addirittura il modulo di riferimento? 4-3-3, 4-4-2, 3-5-2, 4-3-1-2? Questa non è flessibilità nel saper trasformarsi. É insicurezza sul sapere cosa si è. Punto

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23 minuti fa, Wolfman45 ha scritto:

Io la penso cosi

Ha ragione

 

E' un peccato perché a inizio stagione sembrava una Juve diversa. Meno timorosa di prendere gol anche in Italia ma più rampante e sciolta di testa anche in Europa.

 

L'inizio della fine è stato quel famoso secondo tempo di Juventus-Manchester United. Da lì in poi siamo regrediti mentalmente e tutta una serie di infortuni e di gestione sbagliata dei giocatori ha fatto il resto. E' inaccettabile il fatto di essere arrivati a marzo/aprile in queste condizioni.

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1 minuto fa, luka66 ha scritto:

Cmq sto cacchio di liverpool lo guardi ad agosto e corrono, a dicembre e corrono, ad aprile e corrono

Boh incomprensibile 

E giocano sempre gli stessi, da noi pur ruotando sono o infortunati o cotti

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2 minuti fa, Palaxius85 ha scritto:

Pjanic non lo so neanche io dove potresti metterlo. Ripeto: è il Dybala della mediana, nel senso che sai dove va collocato (trequartista che fa pressing alto) ma non ha le qualità per farlo, quindi ti tocca tenerlo altrove.

Pjanic in un calcio diverso gioca alla grande

Deve avere una squadra che pressa nella metà campo avversaria e allora vedi che lui fa quello che riesce a fare meglio, cioè il direttore d'orchestra 

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Adesso, provv ha scritto:

Vedi? Questa clemenza verso altri giocatori io non l'ho mai vista, anzi si trasforma puntualmente in veleno quando a giocare male sono i Mandzukic, i Khedira e i Matuidi. E la cosa bella è che costoro sono davvero solo giocatori utili e nessuno viene spacciato per fuoriclasse con talento cristallino. Eppure verso di loro ne ho lette sempre di cotte e di crude, ma Dybala è intoccabile. Uno che quest'anno son stati più gli agganci sbagliati e gli stop non riusciti che quelli andati a buon fine. Per carità, lo si venda finché siamo in tempo e si compri qualcuno degno.

Io la ho avuta per tutti tranne che per Higuain e Benatia ( ma per antipatia) e Bernardeschi da cui mi aspettavo molto di più.

L'ultima frase è priva di senso. Il mondo finisce e va ceduto a breve per questo? Non ci sono altri in rosa su cui puntare? Ad entrambe le domande si risponde di no. 

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16 minuti fa, Nate Fisher ha scritto:

Come si sviluppano le diverse aree (tecnica, tattica, atletica, psicologica) al variare della sua età? Si allenano separatamente?

 

Stefano Baldini: «Qui alla Juventus abbiamo una visione integrata, le parti non possono essere scisse — quindi allenate — in momenti diversi della crescita. Distinguiamo da subito tre macro-aree: la conoscenza del gioco; l’abilità tecnica, ovvero ciò che mi permette di poter fare quel determinato gioco; la parte fisica, cioè la possibilità di sostenere il gioco nel tempo. In tutte le fasce d’età lavoriamo su questi tre aspetti, sempre contemporaneamente. Al massimo, in età differenti lavoriamo con percentuali maggiori o minori su un aspetto piuttosto che sull’altro.

 

Negli anni abbiamo reso preponderante la conoscenza del gioco, perché è l’unica fase che migliora le altre. Se gioco, miglioro la tecnica e la parte atletica. Se lavoro solo sulla tecnica, difficilmente potrò migliorare la comprensione del gioco. Se alleno solo la parte atletica, sicuramente non migliorerò in nessuno degli altri due aspetti».

 

Giovanni Valenti: «L’ambizione di sviluppare abilità diverse in tempi diversi è sicuramente legittima, ma un po’ accademica. Anche i più piccoli, da subito, devono saper giocare con i compagni rispondendo a quello che fanno gli avversari.

 

Poi, per stimolare le diverse aree, cerchiamo di coinvolgerli in situazioni differenti. Ad esempio qui accade che gli stessi bambini, di settimana in settimana, si trovino a giocare a calcio a cinque, a sette, a otto o a undici.

 

Il tipo di lavoro che facciamo è sempre integrato. In fondo, l’affinamento della tecnica di un calciatore non finisce mai, neanche da adulto, neanche da professionista».

 

Si parte con l’insegnamento della tattica da subito?

 

G.V.: «Bisogna intendersi su cosa si intende per tattica. Se si parla di meccanismi — difesa che scappa, uscite sull’uomo — è chiaro che non è un tipo di lavoro che si può fare con dei bambini. Ma se la parola “tattica” è usata come un sinonimo di “scelta”, un bambino in campo, insieme ai suoi compagni e di fronte agli avversari, effettua una scelta ogni volta che gioca il pallone. Quella per me è la tattica».

 

S.B.: «Penso sia un cortocircuito tutto italiano, quello per cui quando si parla di tattica spesso s’intende la strategia di non possesso. Un portiere che ha davanti a sé due compagni e un avversario in pressione, deve scegliere se giocare la palla o condurla, su quale compagno scaricare il pallone, il tutto in dipendenza di un obiettivo: la conquista del campo alle spalle degli avversari. La scelta crea sempre uno stimolo, che io giochi a calcio a cinque, a sette, a otto o a undici. E vale sempre, che il calciatore abbia sei, nove, tredici o diciotto anni».

 

Quindi crei ai bambini dei problemi da risolvere, attraverso le esercitazioni o le partite, per stimolare la loro propria capacità di risolverli. Giusto?

 

S.B.: «Esatto. Noi apparecchiamo situazioni nelle quali i bambini decidono cosa fare, in funzione della realtà che imparano a riconoscere».

 

G.V.: «L’organizzazione della fase di possesso spesso è confusa con l’esecuzione di una serie di automatismi, di schemi. Invece è un esercizio che esalta la fantasia dei bambini. È all’interno di questo contesto che alleniamo la tecnica, che diventa uno strumento per risolvere la particolare situazione».

 

Secondo molti, una delle ragioni che ha influito sul calo della produzione di talenti tecnici in Italia è il fatto che i bambini non giocano più in strada. Che ne pensate?

 

S.B.: «Alla Juve i protagonisti sono il gioco e la palla. Posso garantirti che la qualità del lavoro, svolto sempre con la palla, non vale dieci ore di cortile al giorno. Se poi in altre realtà l’interesse principale non è il gioco, anche inteso in senso ludico, e l’aspetto tattico, stavolta nel senso più gretto, diventa preponderante, e se il pallone è assente dalle esercitazioni, o se addirittura il risultato diventa la sola cosa importante, allora non avere più i cortili diventa un problema.

 

La varietà e la ricchezza di stimoli che i bambini ricevono durante i nostri allenamenti è insostituibile. Poi c’è da tenere in conto un altro aspetto: in strada giocavano tutti, qui ci sono solo quelli bravi. Il tempo speso in allenamento, per esempio, nell’uno contro uno con avversari di livello pari o superiore, ha tutto un altro valore».

 

G.V.: «Ho l’impressione che sia diventato un alibi: “Non ci sono più i cortili, non è colpa mia”. Oggi non posso avere la pretesa di allenare allo stesso modo di prima, come allenavo i ragazzi che giocavano in strada. La responsabilità di rendere ricco il tempo che i ragazzi passano qui è mia. È un po’ quello che diceva Velasco: “Uno schiacciatore non può incolpare l’alzatore per un suo errore, se la palla è stata alzata male è lo schiacciatore che deve trovare il modo di far punto lo stesso”. Insomma qui alla Juventus abbiamo ribaltato la prospettiva del problema».

 

Qual è la caratteristica più importante per te per capire che un bambino ha talento?

 

S.B.: «L’abilità tecnica, la qualità del primo controllo, la capacità di scelta veloce, l’assunzione della responsabilità delle giocate che contano. Sono cose che ti fanno capire che, a prescindere dal contesto, un bambino sa fare determinate cose perchè si sente padrone dei propri mezzi. Se non ti senti sicuro dal punto di vista tecnico, non ti assumi il rischio di certe giocate. È il tipo di contesto che incentiviamo».

 

G.V.: «Per me sono due le caratteristiche principali: la confidenza con la palla e la comprensione del gioco. Cercare di non penalizzare giocatori tardivi dal punto di vista fisico, è una mia premura. Se c’è del talento, bisogna avere coraggio e premiare il ragazzo con un minutaggio consistente».

 

E invece è possibile riconoscere i diversi casi di sviluppo? Ad esempio Jesse Lingard a 25 anni sta avendo quest’anno la sua migliore stagione agonistica al Manchester United, e ai tempi delle giovanili era indicato come il miglior talento della sua generazione, anche più forte di Pogba. Recentemente ha detto che invece Alex Ferguson gli avevapredetto una crescita “lenta”. E che questo lo ha aiutato a non rinunciare all’idea di poter giocare in un club di prima fascia.

 

S.B.: «Sì, c’è questa sensibilità da parte nostra, soprattutto verso i ragazzi Under 16. Dai 16 anni in su vanno fatte delle considerazioni differenti, perché il fisico inizia a strutturarsi. Nel caso specifico, bisogna comprendere il contesto inglese: probabilmente Lingard ha avuto una chance perchè lì ci sono le seconde squadre, ha potuto giocare in contesti sfidanti, in un percorso formativo guidato e controllato, fino ai 22-23 anni. Poi è diventato un calciatore pronto per la prima squadra a 24-25 anni. Qui in Italia, i giocatori devono essere pronti dopto la Primavera all’età di 19 anni, in un caso limite del genere probabilmente il giocatore non sarebbe emerso».

 

Sulle squadre B ci vorrei tornare, intanto però potresti dirmi come si fa a ridurre il rischio di perdere un talento tecnico per limiti fisici?

 

S.B.: «Dipende tutto dagli obiettivi di ogni singolo club. Credo di coordinare le squadre più piccole fisicamente che ho visto negli ultimi tre anni, ad ogni età. Questo perché la Juventus ha fatto la scelta “filosofica” di andare nella direzione della tecnica. Ovviamente possono esserci differenze di altezza, in alcuni ruoli. Ma la media dei giocatori dell’attività di base in questo momento prevede una struttura fisica minuta e una prevalenza di talenti tecnici. Il che significa che può anche capitare di perdere alcune partite per via della differenza di fisicità, ma per noi non è un problema. La Juventus in questo momento vuole allenare giocatori tecnici».

 

G.V.: «Come dicevo, da allenatore sento la responsabilità del mancato sviluppo di un talento, trascurato a causa di una maturazione fisica tardiva. Ho la fortuna di essere in un club che organizza la formazione dei propri tecnici, attraverso diversi momenti d’incontro. Durante la formazione, due giocatori della prima squadra hanno raccontato degli anni passati in panchina, semplicemente perché rispetto ai coetanei non avevano la barba. Sono diventati comunque due giocatori importanti, ma se non fossero stati penalizzati nel minutaggio, sarebbero diventati anche più bravi di così?

 

Io voglio cercare di premiare le qualità tecniche, però bisogna creare un contesto favorevole. Cioè, non sarà una squadra con uno stile prettamente difensivo a esaltare un talento fisicamente minuto. Siamo noi a dover preferire uno stile di possesso, che permette ai giocatori di toccare la palla tante volte, giocando insieme tra le linee o nei mezzi spazi, dove non possono subire contrasti. Stiamo nascondendo le lacune fisiche nel gioco per portare avanti il talento tecnico, finché Madre Natura e gli allenamenti specifici dai 16 anni in su permetteranno loro di recuperare il gap atletico.

 

Come prima, siamo noi obbligati a ribaltare la prospettiva: è mia responsabilità creare il contesto adatto per permettere ad un calciatore minuto di giocare ed esaltarsi».

 

S.B.: «È difficile che io chieda ad un mio allenatore il risultato di un match. Di solito chiedo: quel ragazzo, quel talento che abbiamo individuato e che stiamo formando, quanti palloni ha giocato? Preferisco pareggiare una partita, piuttosto che vincerla, se il contesto è più favorevole alla crescita del ragazzo».

 

Appunto, pensate che l’attenzione al risultato può essere controproducente per la crescita di bambini molto piccoli? Ho notato che i profili social di quasi tutte le squadre pubblicano regolarmente i risultati di tutte le loro squadre giovanili.

 

S.B.: «In 25 anni che faccio questo mestiere non ho conosciuto un solo ragazzino che andasse in campo per perdere. Qui alla Juventus abbiamo anche il supporto di psicologi e uno di loro mi ha fatto riflettere sulla frase: “Bisogna imparare a perdere”. È un concetto sbagliato, se lo si interpreta come abitudine alla sconfitta. Bisogna invece trarne insegnamento, che è un approccio didattico completamente diverso. Non ti insegno a perdere, ma a vincere. Soprattutto ti insegno a riconoscere il valore della sconfitta e a capire da essa le tue opportunità di miglioramento.

 

È un cambio di paradigma, che fa sì che la cultura del risultato alla Juventus vada in due direzioni: una porta al miglioramento continuo; l’altra ci impone di arrivare alla vittoria conseguendo gli obiettivi formativi che il club ha stabilito. Perché al centro del progetto c’è la crescita individuale di ogni talento, il risultato che arriva perseguendo altre strade, ottenendo altri obiettivi, è la vera sconfitta».

 

Quindi la vostra ricetta è perseguire la vittoria, ma restando nel solco del progetto formativo.

 

G.V.: «Una volta che abbiamo stabilito qual è lo stile di gioco più formativo, in funzione degli obiettivi della società, rispettando quello stile, vogliamo vincere tutte le partite».

 

S.B.: «Noi cerchiamo di tenere di più il pallone, non per un esercizio di stile, ma perchè è uno strumento funzionale al raggiungimento dei nostri obiettivi. Il risultato sportivo comunque ci sta dando ragione, perché mediamente vinciamo. Negli ultimi 3 anni, abbiamo partecipato a circa 700 tornei in 10 categorie diverse, e mediamente siamo tra il quarto e il primo classificato, contro le squadre più importanti d’Europa. Portando sempre in partita il modo con cui vogliamo arrivare tra i primi».

 

Come si fa a trasmettere questo cambio di paradigma ad un bambino?

 

G.V.: «Per esempio, per aiutare i ragazzi nella valutazione della prestazione al di là del risultato numerico, propongo 3 obiettivi specifici per ogni gara. Al ritorno negli spogliatoi chiedo ai ragazzi una propria autovalutazione su quanto vicini siamo andati agli obiettivi prefissati.

 

Ti faccio degli esempi dall’ultima partita: come abbiamo reagito alla palla persa? Come abbiamo occupato il campo con riferimento all’ampiezza? Dal punto di vista emotivo, ci sono riuscite le cose che proviamo in allenamento? Sono obiettivi misurabili che vanno al di là del punteggio. Possiamo vincere e intanto i nostri giocatori non stanno migliorando. Dopo l’autovalutazione, rafforzo il messaggio chiedendo loro: “Se il risultato fosse stato diverso, i voti sarebbero stati più alti o più bassi?”».

 

S.B.: «È la parte più complessa del nostro lavoro: rendere i ragazzi consapevoli di quello che portano in campo. Però, quando ci riusciamo, il giocatore diventa protagonista del suo stesso processo di apprendimento. In campo agiscono in base a ciò che sentono. La nostra idea sta funzionando, perchè io vedo che in tutte le categorie i ragazzi portano in campo gli stessi valori, e questo dà un senso di completezza, in particolare al mio lavoro di coordinatore. Per l’esito, però, dovremo aspettare altri 10 anni».

 

Giovanni, qual è il tipo di lavoro che effettui con i ragazzi? Nel 2018 quante volte a settimana si allena un ragazzo che vuole fare il professionista da grande?

 

G.V.: «Facciamo quattro allenamenti da 100 minuti ogni settimana e cerchiamo di portare ogni ragazzo in partita una volta a settimana. Visto che il gruppo è abbastanza grande, per dare tempo-partita a tutti, il club organizza due partite nei weekend. Abbiamo l’opportunità di fare tornei in Italia e all’estero, per tutte le categorie dell’attività di base. Quando siamo all’estero ci appoggiamo alle strutture dei grandi club, ad esempio tra poco saremo a casa del PSG e del Gladbach per i prossimi impegni in Francia e in Germania».

 

Permettimi una domanda maliziosa: i tuoi obiettivi di allenatore, di breve termine, potrebbero essere molto diversi da quelli del tuo coordinatore, solitamente di lungo termine.

 

G.V.: «Se lavorerò nella consapevolezza di essere parte di un processo pluriennale, condiviso con gli allenatori che mi hanno preceduto e con quelli che mi seguiranno, i miei obiettivi coincideranno con i suoi. È ovvio che io cerchi di massimizzare la “redditività” dell’anno che i ragazzi passano con me, per aiutarli in questa scalata decennale. Però, come ci ripetiamo spesso, non posso neanche pensare che i frutti del mio lavoro si vedano tutti oggi. Ho la consapevolezza che chi mi ha preceduto ha già lavorato nella stessa direzione; e che chi mi seguirà, svilupperà il mio lavoro ulteriormente».

 

S.B.: «Alla Juventus stiamo passando dal “Io” al “Noi”. Nella filiera dei primi dieci anni, l’allenatore porta in campo le sue competenze attraverso le sue modalità, ma trasferisce un’idea comune. La riconoscibilità del processo è la nostra forza. Il compito dell’allenatore, in questo contesto, semmai diventa ancora più difficile, perché deve andare a lavorare sui dettagli».

 

G.V.: «La direzione sportiva e il coordinamento tecnico giudica il mio lavoro sulla base dello sviluppo del processo pluriennale, e non sui risultati di breve termine. Ciò fa sì che sia molto più facile che i nostri obiettivi coincidano. Se invece gli allenatori hanno la sensazione di essere giudicati dall’oggi, allora sarà più facile che gli obiettivi contrastino. Ti faccio un esempio: valuto che un mio giocatore ha un gran potenziale nel suo ruolo, ma che per completare il suo bagaglio, per far sì che accumuli altre informazioni imparando ad orientarsi in zone di campo differenti, abbia bisogno di giocare in un altro ruolo per un certo periodo. È chiaro che nell’immediato renderà di meno, ma a lungo termine svilupperà meglio le sue potenzialità. Se penso di essere giudicato sull’oggi, non sono incentivato a correre un rischio del genere».

 

Che autonomia hai? Mi fai un esempio?

 

G.V.: «La politica di convocazione per ogni torneo è stabilita dalla direzione sportiva. Di volta in volta decide se portare in partita i giocatori tecnicamente più pronti, oppure se dare spazio a chi ha avuto meno minuti nelle settimane precedenti. La mia autonomia sta nella programmazione settimanale: io scelgo i principi di gioco e il lavoro attraverso il quale renderli concreti.

 

Avere una figura di coordinamento trasversale ha effetti positivi non solo dall’alto verso il basso, ma anche dal basso verso l’alto. Se penso ad un esercizio nuovo, ad esempio per sviluppare un certo tipo di possesso, mi confronto con il mio coordinatore. Insieme possiamo chiedere al club di rendere disponibile il team di video analisti, in modo da registrare l’allenamento e studiare gli effetti delle nuove esercitazioni».

 

S.B.: «Come coordinatore tecnico, se ritengo valida la nuova esercitazione, la propongo agli altri allenatori che, se vorranno, potranno introdurla nei loro programmi. Anche se l’esercitazione è stata sviluppata pensando agli Under 13, come nel caso di Giovanni, posso renderla adatta ai calciatori più piccoli, ad esempio riducendo gli spazi di campo o diminuendo il numero di avversari. Il razionale dell’esercitazione resta, così come la sua efficacia».

 

Ogni quanto tempo effettuate degli step di valutazione? Avete degli strumenti analitici che vi aiutino?

 

S.B.: «Abbiamo delle schede di valutazione, che i tecnici compilano tre volte in tre diversi momenti della stagione. Abbiamo individuato una serie di parametri rispetto ai modelli che abbiamo idealizzato, i nostri riferimenti sono i grandi giocatori, i grandi interpreti di ogni ruolo. Nelle schede sono presenti parametri di tipo comportamentale, caratteriale; ovviamente abbiamo parametri tecnici e di comprensione del gioco. Ogni bambino è valutato per come svolge il suo ruolo primario e almeno un altro, secondario. La scheda viene passata da allenatore ad allenatore, quindi c’è una valutazione in itinere nell’anno e nelle stagioni. Le schede sono inserite in un software gestionale che raccoglie i dati di tutte le nostre squadre».

 

Immagino che a un certo punto abbiate uno o più momenti di selezione. Qual è la percentuale di ragazzi che ce la fa?

 

S.B.: «Abbiamo tre step di selezione nel percorso formativo dell’attività di base. Un bambino che entra alla Juventus può restarci per un periodo variabile dai tre ai sette anni. L’obiettivo dell’attività di base è portare il maggior numero di giocatori nell’agonistica. Oggi, nelle nostre Under 15 — vincitori dell’ultimo titolo italiano — e Under 16, abbiamo 15-16 elementi della rosa che provengono dall’attività di base; 7-8 di questi sono titolari in pianta stabile. Quanti di loro arriveranno allo step successivo, gli allievi nazionali (U17), è ancora da vedere. L’obiettivo della società a tendere è avere, nelle due annate che abbracciano la Primavera, 7-8 elementi nell’undici titolare, o 12-13 componenti della rosa, provenienti dall’attività di base. Questo è l’esito che auspichiamo per il nostro lavoro, e sarà verificabile solo tra un po’ di anni».

 

.ok

 

Mi perdonasse quest'esimio filosofo, ma ip calcio ha dimostrato che se ip giocatore ogni volta che prende palla deve guardare agli avversari e pensare alla scelta più giusta, perde 50 tempi di gioco. 

È giusto che lo facciano i bambini per impatare cos è il calcio. 

Ma i professionisti ai massimi livelli devono fare le robe più velocemente dell'avversario.

Prendere la palla, alzare la testa e pensare..... Neres intanto sta davanti a Szczesny. 

Il calcio, mi dispiace per voi, non è semplice e non può essere affidato solo alla scelta del singolo. 

Non lo dico io, ma la storia del calcio.

Mi spiace per chi si beve le frottole in salsa livornese, mi dispiace veramente. 

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Adesso, luka66 ha scritto:

Cmq sto cacchio di liverpool lo guardi ad agosto e corrono, a dicembre e corrono, ad aprile e corrono

Boh incomprensibile 

Infatti, ma non sono i soli. Il City, ma pure l'Ajax, corrono per 90'. Ma in generale tutte le squadre italiane sembrano sempre "passeggiare" in confronto alle inglesi o alle spagnole

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18 minuti fa, dimas87 ha scritto:

Cancelo non è e non sarà mai Dani Alves, Bonucci piaccia o non piaccia ha due anni in più e uno lo ha trascorso altrove, Alex Sandro involuto, Khedira e Cuadrado sempre assenti, Mandzukic dopo l'infortunio nel 2019 non si è mai ripreso, Dybala il fantasma dei suoi giorni migliori. Anche con Ronaldo la rosa titolare non è più forte di quella di Cardiff, anzi. Mancano temperamento, esperienza e fisicità, ci sono troppi pulcini bagnati adesso. Continuate a criticare i veri Khedira, i vari Mandzukic e quelli che hanno esperienza internazionale, poi stranamente si esce malamente solo quando non ci sono o non stanno bene. Sarà stato un caso...

Manca esperienza internazionale, ho visto quelli dell'ajax che esperienza avevano, eppure ci hanno asfaltato. Nel calcio moderno di oggi serve tanta corsa, sacrificio, in passato te la potevi cavare con l'esperienza, oggi non più, non possiamo più dipendere da giocatori che non ce la fanno più fisicamente e non hanno tutti questi stimoli, questa fame che inevitabilmente possiede un giovane. Serve freschezza, ringiovanire la rosa con prospetti di qualità, talento, e cedere tutte queste zavorre, perchè con tutto il rispetto che posso dare a giocatori che hanno fatto bene da noi, ora non è più così. Se rinnovi a khedira potevano rinnovare anche a marchisio a questo punto. Cancelo non sarà alves ma è anche giovane, ha tempo per crescere, possibilmente non sotto la guida di allegri. Dybala e sandro idem, sono dei grandi talenti involuti a causa dell'allenatore, un giocatore come sandro che nei primi due anni sembrava un fenomeno non può diventare improvvisamente un giocatore da sufficienza o meno, non esiste, allegri ha le sue grosse colpe sull'involuzione di questi giocatori. Il compito di un allenatore è anche quello di esaltare le caratteristiche dei suoi calciatori, e mi pare che non abbia fatto un gran lavoro sotto questo aspetto. Tu pensi che dybala sia questo? il fantasma di se stesso? non può essere questo, è stato relegato a seconda scelta, il giocatore ne risente e  le colpe non sono tutte sue. Il caso benatia? Da qualunque punto di vista osservi la vicenda c'è sempre un solo comun denominatore, allegri. Non ti sembra arrivato il momento di fare piazza pulita e ringiovanire questa rosa? aprire un nuovo ciclo, dare nuovi stimoli ai giocatori? E qui parliamo ancora di riconferma, pazzesco, solo perchè continua a vincere scudetti? ma per favore, sai meglio di me che negli anni 90 questo allenatore non si sarebbe nemmeno qualificato in champions, figuriamoci vincere lo scudetto...

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1 minuto fa, al1980 ha scritto:

E giocano sempre gli stessi, da noi pur ruotando sono o infortunati o cotti

Si allenano con la palla, si allenano in campo. Da noi si allenano in palestra. Hai mai visto un maratoneta lavorare più sulla pressa che in pista? Ecco.

1 minuto fa, pie 36 ha scritto:

Pjanic in un calcio diverso gioca alla grande

Deve avere una squadra che pressa nella metà campo avversaria e allora vedi che lui fa quello che riesce a fare meglio, cioè il direttore d'orchestra 

Quindi devi solo trovargli il nuovo Vidal e il nuovo Pogba. Bene, siamo fottuti.

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2 ore fa, Alieno Bianconero ha scritto:

E' una rottura filosofica.

"Allena" a livello professionistico peggio del calcio a livello dilettantistico... i pulcini si lasciano liberi di fare, non i professionisti. Allora un allenatore non serve a niente.

Infatti lui non allena, il suo apporto alla qualità del gioco è prossimo allo 0.

Poi quando incontra squadre dove i meccanismi non sono semplici (Ajax), sono figuracce e ti palleggiano in faccia.

Il fallimento parte dal metodo di allenamento.

Nessuno fa niente con uno schiocco di dita.

che poi non si spiega invece come mai chiede tutti quei soldi di stipendio per dire ai giocatori che il calcio è una cosa semplice, e devono solo passarsi la palla 

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4 minutes ago, luka66 said:

Cmq sto cacchio di liverpool lo guardi ad agosto e corrono, a dicembre e corrono, ad aprile e corrono

Boh incomprensibile 

Spaventosi, non si può che rimanere a bocca aperta.

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45 minuti fa, Mormegil ha scritto:

Non la si faccia più grossa di quello che è, spostando sterilmente la discussione sui massimi sistemi. Tra la "filosofia" ajacide-catalana e quella di Allegri ci passano infinite gradazioni di colore.

 

Facciamo i risultatisti: scudetto; quarti di Coppa Italia, con eliminazione indecorosa; quarti di Champions, con eliminazione bruciante e impotenza tecnica avvilente. Risultati mediocri, considerando rosa a disposizione, avversari in ambito nazionale (è il campionato più sbilanciato di sempre, escludendo la farsa del 2006/07) e squadre affrontate in ambito internazionale. Miriadi di allenatori avrebbero potuto ottenere i medesimi risultati, quindi, in questa stagione, Allegri non ha apportato alcun plus-valore particolare: la rosa non ha minimamente over-performato, come negli anni passati, anzi, tutto il contrario.

Allegri allena una squadra che ha vinto gli ultimi tre campionati contro il Napoli, cui abbiamo strappato il miglior giocatore, che veniva dal record di goal in Serie A, pagandolo 90 e rotti milioni. Sarri, dopo un tale smacco, ha iper-valorizzato un altro giocatore della rosa (Mertens) per rimpiazzare Higuain, non avendo sostituti, per colpa del doppio infortunio di Milik. Così facendo, ha condotto il club al miglior campionato della sua storia; senza di lui, faranno una ventina di punti in meno, migliorando lievemente le prestazioni europee. E stiamo a giustificare Allegri perché, poverino, non aveva una rosa all'altezza di fronte alla massacrante pressione di vincere almeno in Italia? Siamo usciti per due volte consecutive contro il Real Madrid e gli abbiamo strappato il miglior giocatore della rosa, tra i più forti di sempre, pagandolo 100 milioni, e stiamo ancora a dipingere Allegri come un povero aziendalista in balia degli errori e delle mancanze della società? Ma seriamente?

 

Proviamo ora ad analizzare la stagione in ottica "circense".

1) Disastro tecnico: i giocatori più qualitativi della rosa (Costa, Cancelo, Pjanic, Dybala) stanno in una valle di lacrime, mentre tanti altri hanno sotto-performato. Da Ronaldo, alla peggior stagione da anni, all'involuzione clamorosa di Sandro, alla mala gestione di Benatia, alla reticenza su Spinazzola e Kean. Abbiamo giocato il 70% della stagione da cani, ma veramente da cani, mentre continua a latitare terribilmente qualsiasi parvenza di organizzazione di gioco un filo strutturato, che non consista solo nell'amalgamare i giocatori o nella ricerca di espedienti tattici modellati sulle caratteristiche dell'avversario.

2) Disastro fisico: al netto dei limiti atletici e della propensione all'infortunio di alcuni giocatori, la rosa è arrivata ad aprile in condizioni pietose, sia dal punto di vista della freschezza fisica, che dal punto di vista degli infortuni.

3) Disastro mentale: squadra impaurita, costantemente condotta verso soluzioni difensivistiche e speculative, incapace di reagire, mortificata, privata di qualunque briciola di entusiasmo e di energia positiva. Ronaldo a Napoli (quando catenacciamo in superiorità numerica e in doppio vantaggio di goal) e dopo l'Ajax parla in maniera fin troppo eloquente.

Azz. 

Allora ci sono arrivati proprio tutti. 

Meglio tardi che mai. 

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io sono un fiero Allegriano della prima ora.

orgoglioso di un mister che ha fatto la storia di questo club, piaccia o meno ai signor NESSUNO  che popolano la tifoseria di questo club.

sono però arrivato alla conclusione che sia opportuno chiudere qui il rapporto: dopo 5 anni è difficile trovare stimoli e motivazioni, oltre a quello che è  stato dato....

Sarà ancor più difficle trovare rimedi ad eventuali momenti negativi: la juve ha bisogno di certezze, ha necessità di creare un muro di granito verso il grande obiettivo.

Forse con Allegri non è più possibile

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9 minuti fa, Gennardinho ha scritto:

Mi sembra tutta una forzatura.

Basta fermarsi a: "Lo scopo del gioco è passare la palla ai compagni, privilegiando la soluzione più semplice" e citando una frase scritta nel profilo dell'autore del topic, nella vita la teoria non conta nulla. Visto che la frase di allegri è solo, appunto teoria, nella pratica non c'è mai un uomo alla quale passare la palla con semplicità. 

bibbia!!

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7 minuti fa, SuperTalismano ha scritto:

Su Rugani e Dybala sono d'accordo, gli manca personalità. De Sciglio a me è piaciuto. Bernardeschi ha sbagliato partita, ma è uno di carattere, mentre Kean e Cancelo sono entrati a partita compromessa. Sul fatto che non ci fossero i giocatori più carismatici, beh è il problema che c'è sempre da almeno 3 anni a questa parte, quando a marzo siamo con mezza squadra fuori. Spero un giorno qualcuno mi spiegherà il motivo di questa moria

L ha già spiegato il mister

Le stagioni vanno così.  Nn ci sono ricette vincenti x evitare gli infortuni

Insomma.....tutto al caso

Quello che poi si vede in campo da 2 anni a sta parte 

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6 minuti fa, luka66 ha scritto:

Cmq sto cacchio di liverpool lo guardi ad agosto e corrono, a dicembre e corrono, ad aprile e corrono

Boh incomprensibile 

eh che ci vuoi fare, klopp è un disadattato perché fa il lavoro per cui viene pagato, mica è un passo avanti agli altri che aspettano l'illuminazione del mattino

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10 minuti fa, Gennardinho ha scritto:

Mi sembra tutta una forzatura.

Basta fermarsi a: "Lo scopo del gioco è passare la palla ai compagni, privilegiando la soluzione più semplice" e citando una frase scritta nel profilo dell'autore del topic, nella vita la teoria non conta nulla. Visto che la frase di allegri è solo, appunto teoria, nella pratica non c'è mai un uomo alla quale passare la palla con semplicità. 

Riesci spesso ad essere così conciso da sorprendermi ogni volta. Io prima ho scritto lo stesso in molte più righe. sefz

Non si può non ricorrere alla teoria, comunque. 

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