Agnelli non ha dimenticato l’aiuto di Antonio Conte per restituire, dopo gli anni bui post-Calciopoli, la Juventus alle proprie tradizioni, però non ha perdonato l’abbandono all’alba della quarta stagione dopo pochi giorni di ritiro e una collana di frecciatine, storica la metafora del ristorante da dieci euro. La reazione scomposta del presidente bianconero, catturata dalle telecamere al termine della semifinale di Coppa Italia con l’Inter, affonda radici in quell’addio burrascoso, non semplicemente nel gestaccio che l’ha innescata: il dito medio sollevato a metà gara dal tecnico nerazzurro. Documentato e ingiustificabile, nonostante a Milano giurino sia stato vittima di una provocazione sistematica, beccato non soltanto all’arrivo del pullman dai tifosi davanti allo Stadium, ma, per tutto il primo tempo, dalla panchina bianconera e dalla tribuna dove Agnelli sedeva. Se così fosse stato, viene da pensare, il quarto uomo sarebbe intervenuto, invece nessun provvedimento è stato adottato e agli atti resta solo l’invito di Bonucci - tra i più accesi, secondo fonti nerazzurre - a rispettare l’arbitro, reazione alle proteste veementi del tecnico per un rigore inesistente su Martinez. Raccontano i difensori di Conte che a far tracimare il vaso, e sollevare il dito, dopo 45’ di offese - «pagliaccio» la più edulcorata - sia stato un ultimo urlo dalla tribuna dei dirigenti juventini: «Co..., pensa ad allenare». Il clima si fa incandescente, nel tunnel scoppia il parapiglia. Secondo la ricostruzione nerazzurra, quando Lele Oriali, definito agitato dall’altra sponda, difende la sua squadra («Non permettetevi di parlare con i nostri in questo modo»), Fabio Paratici lo affronta: «Ti conviene star zitto o è la volta buona che ti picchio. Parli ancora dopo che hai già preso 20 giornate di squalifica?...». Da Torino escludono provocazioni e sostengono, al contrario, che ad accendere gli animi sia stato Conte con il suo gestaccio, e, in assoluto, con il suo nervosismo e la sua agitazione. Fatto sta che la tensione si trascina alla ripresa e alla fine esplode: Agnelli, ingiustificabile a sua volta visto il ruolo che ricopre anche a livello internazionale, scendendo dalla tribuna per accedere attraverso il campo agli spogliatoi - abitualmente non utilizza il passaggio interno - insulta Conte («Parla ora co..»), prima ad voce alta stanato dalla tv e poi coprendosi la bocca: reazione al dito alzato e all’atteggiamento di Conte, spiegano alla Juve, alle quali pare il tecnico reagisca con un: «Su..a». La rissa verbale prosegue nel tunnel, l’allenatore invita il suo vecchio presidente a ripetergli le cose in faccia se ha coraggio e lui non si fa pregare, poi ognuno nel suo spogliatoio, la Juve a festeggiare l’accesso in finale e l’Inter a meditare sull’addio alla Coppa Italia. Il video che inchioda Conte arriva dopo mezzanotte, ma la ricerca di una ragione allo sfogo di Agnelli fa venire a galla ben prima il gestaccio. Il tecnico, in tv, non smentisce, invoca «educazione e rispetto per chi lavora» sottendendo così la provocazione con cui, spalleggiato dalla società, si giustificherà in pubblico e in privato. Oggi sono attese le decisioni del Giudice sportivo, ma pare che l’arbitro nulla abbia annotato nel referto. Non è esclusa, tuttavia, l’apertura di un fascicolo da parte della Procura Federale.   La Stampa