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Nepali Me

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  1. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Ecco, questa sì che sarebbe una pessima idea per i russi. Anche se si riuscisse a mantenere il conflitto sul livello convenzionale sarebbe sconfitta certa per loro. Se c'è uno scenario, tra tutti, in cui la Nato è preparata da decenni a rispondere in modo rapido, veloce e tremendo è proprio l'invasione della Scandinavia.
  2. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Non ce la faccio a considerare Putin un moderato, ma capisco il senso del tuo messaggio e condivido le preoccupazioni. Per me è fondamentale superare la fase putiniana della Russia in modo indolore, perché (magari sbaglio) la Russia fra un paio di decenni dovrà per forza avvicinarsi ad ovest, e non parlo di espansione territoriale ovviamente. Il gas russo finirà, l'importanza di controllare qualche km in più anche, mentre l'amicizia col dragone sarà sempre più scomoda ed invadente. Le vere minacce all'integrità russa, nel lungo periodo, non vengono certo da repubbliche baltiche o dai governi ucraini, lo sanno benissimo anche loro. La vera conquista che l'occidente può sperare di ottenere, in futuro, è una placida relazione tra Russia e Nato, in contrasto moderato del modello pericoloso e distruttivo proposto dal vero futuro nemico comune. Ma non vedo visione né coraggio, né da parte di Putin né da parte americana, leadership settantenni che guardano al mondo come se fossimo ancora nel dopoguerra, periodo che non a caso non perdono occasione di citare come esempio di status quo funzionale. Per quanto non lo si possa definire un fine stratega, l'unico leader che provò a cucire questo legame fu Bush. Sono da sempre un Europeista convinto, e per Europeista intendo proprio gli Stati Uniti d'Europa. Ma mi rendo conto si tratterebbe di un'utopia, mi accontenterei però di una sorta di Commonwealth in salsa europea continentale. Draghi ha manifestato chiaramente l'esigenza di un'Europa unita e coesa in termini di debito, difesa, energia e politica estera. Una federazione, in sostanza. Fosse per i cittadini europei, quantomeno quelli occidentali, sarebbe più che fattibile. La lingua comune, vero ostacolo del dopoguerra, non è più un problema. La religione comune ormai non è più una componente necessaria per la formazione di una nazione europea, dato che i praticanti in Europa occidentale si contano sulle dita di una mano. Le sfide e le necessità delle cittadinanze, invece, si somigliano molto. Lavoro, disoccupazione, debito, crescita, stabilità, benessere, diritti civili. Questo vuole la gente, e un USE non farebbe altro che aiutare l'ottenimento di tali obiettivi. Ma da quello che mi dicono amici ben più esperti di me, il primo vero passo sarà passare dal voto con veto attualmente in vigore al voto per maggioranza. Se non sarà più possibile porre veti il progetto europeo subirà un'accelerata esponenziale nei prossimi anni, anche perché i leader dei principali paesi europei sono sostanzialmente a favore del progetto, pur con dei distinguo non da poco. Per conto mio, lo spero, ma ci credo poco. Essendo da cellulare, ed in giornate un po' problematiche, tra trasferte estere e lavoro, mi scuso se non ti linko un articolo con l'estratto delle parole di Draghi, ma da telefono mi viene complicato. Sono convinto sia facile reperirle con Google, in ogni caso Molto interessanti.
  3. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Talvolta, opinione personale, si sopravvaluta la capacità dei media di influenzare l'opinione pubblica. Gli italiani la guerra non la vogliono e non la vorranno fare, nemmeno se venissero bombardati mediaticamente per anni. Lo stesso lo si potrebbe dire di molti altri popoli europei, tra i quali i tedeschi. Detto questo, nemmeno i media vogliono la guerra, ne sono convinto. Soffiano sulla brace, questo sì, ma lo scoppio di un conflitto allargato non conviene a nessuno. Se si vorrà davvero andare fino in fondo, l'opinione pubblica verrà ribaltata con gli espedienti più classici, vedasi false flags. Lì sì, ci sarebbe da aver fifa. Per quanto riguarda i politici, a volte ci si dimentica che occupano un ruolo istituzionale, e che non possono mettere in discussione le fondamenta del sistema che sono chiamati a servire. Se voglio fare il presidente (o il cancelliere) di una potenza Nato membro fondatore dell'UE, l'idea di mettere in discussione o scavalcare tali strutture la devo valutare per bene. Perché è naturale che in tal caso mi si scagli contro mezzo mondo. Scholz fin qui si sta facendo schiaffeggiare mica male, sia da est che da ovest... non tutti sono la sottovalutatissima Merkel. Comunque ho trovato estremamente interessanti le parole di Mario Draghi Non mi trovi d'accordo nella sostanza, pur trovando plausibile quanto da te descritto. Parliamo di proiezioni, di opinioni, è bello e legittimo avere percezioni differenti. La sconfitta i russi non la ammetteranno mai, concordo, ma la Russia è un impero con strutture, sistemi e mentalità da impero. Putin potrebbe rivendicare come vittoria qualcosa che non lo è, per esempio limitandosi dopo 3 mesi di guerra e 20k morti ad annettere il Donbass. L'opinione pubblica, a mio modesto avviso, potrebbe persino essere l'ultimo dei problemi. La propaganda, l'assenza di informazione libera e l'idealismo di cui è stato travestito questo intervento militare potrebbero persino reggere (sottolineo il condizionale). La voglia di pace del popolo ed il rifiuto dell'umiliazione, vedasi rifiuto collettivo americano della presa di coscienza delle sconfitte in Vietnam e A-stan, potrebbero fare il resto. Quel che è certo, invece, è che Putin stesso, l'oligarchia russa, la Duma, le forze armate e tutte le struttre statali-parastatali e lobbistiche russe saprebbero perfettamente che sconfitta trattasi, a livello tattico ma soprattutto strategico. Specialmete di fronte ad un mondo che, dichiarazioni di facciata a parte, sarebbe altrettanto consapevole dell'umiliazione subita. Ne uscirebbe una Russia isolata, irrimediabilmente dipendente dalla Cina (vero nemico del futuro per la Russia, sparate a parte), impoverita, detronizzata, indebolita. Questo sì, sarebbe insostenibile. Putin, che si è costruito a tutti gli effetti lo stato intorno a sé, sarebbe messo inevitabilmente messo in discussione. Ma un dittatore non è un presidente, abdicato il dittatore abdica anche la dittatura, o quantomeno si trasforma, non c'è praticamente mai continuità direttai. Un colpo di stato militare, una rivoluzione popolare, persino la presa del potere da parte della Duma stessa. Difficile prevederlo. Ma quasi sicuramente non sarebbe un discepolo di Putin a prendere il suo posto, dovesse cadere. Uno qualsiasi di questi scenari implicherebbe la rifondazione assoluta dello stato, in modo magari meno rocambolesco del 1991, questo sì. Dopotutto questa, a livello di sistema, è la vera forza delle democrazie. Se un dittatore cade, cade il suo sistema. Lo stesso avveniva spesso con la caduta di un Re. Se cade un presidente, il tempo di organizzare i seggi elettorali e se ne trova uno nuovo. Persino se viene ammazzato, difficile scoppi una guerra civile per questo. Putin non verrà mai sostituito da un suo figlioccio, a meno che non muoia di morte naturale da Leader amato e rispettato, come accaduto ai vari dittatori cinesi o da Castro. Questo genere di scenari, secondo me, portano Putin a spingere fino in fondo affinché non si possa parlare di fallimento. Né all'estero, né tra i cittadini russi, ma soprattutto di fronte ai poteri russi. Lobby e Forze armate che stranamente, in questi ultimi tre mesi, stanno registrando un curioso picco di mortalità tra i loro leader. Questa è anche la ragione principale, secondo me, per il quale USA e UK insistono tanto nel far perdurare il conflitto. La Cina nel frattempo gongola, nel vedere finti amici e reali competitor battibecchare, ingarbugliare le loro economie e scambarsi colpi di cannone sotto forma di sanzioni, il tutto da privilegiata distanza di sicurezza. E' chiaro che finché lo status-quo sul campo resta inaccettabile per Putin, e finché farà comodo che la guerra continui per gli altri, questo renderà impossibile o quasi trovare un accordo per la pace. Più passa il tempo, più lo sforzo diventa impegnativo, più i russi saranno tentati di usare le maniere forti. E qui comincia il circolo vizioso. E' difficile capire cosa accadrà, perché nessuno ha la reale percezione della stabilità e delle energie russe. Potrebbero non reggere due mesi come potrebbero reggere anni, da quello che sappiamo. Percezione personale, visto il linguaggio diplomatico speso da Putin e Lavrov, sono già spalle al muro. E non è affatto una buona notizia. L'ideale sarebbe che Putin domani mattina cadesse dalle scale, si facesse tanto male, si ritirasse, ed al suo posto salisse un oligarca alla Abramovich. Uno che porti una ventata di liberalismo economico e sociale, abbandonando le mire imperialiste e rinsaldando il legame con l'ovest, accettando un ruolo di prima potenza regionale, abdicando dal ruolo di super potenza mondiale. Ma non credo che questo sia accettabile per i russi, cittadini inclusi, che continuano a sentirsi come un paese che deve stare al centro delgi equilibri mondiali. La decrescita non sarà mai un'opzione per loro.
  4. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Ma speriamo. Sappiamo però che basta poco per svoltare l'opinione pubblica, pensiamo ad esempio a Pearl Harbor. La mia speranza è che, dovesse avvenire il fattaccio, venga consentita una interpretazione dell'articolo 5 piuttosto blanda.
  5. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    In realtà... no. E' materia complessa, ma va fatto un bilancio tra abitanti, aree produttive, densità abitativa, distribuzione delle popolazione sul territorio, area coperta, numero di batterie, portata dei missili, testate, etc. La Cina ad oggi è probabilmente il paese al mondo che più uscirebbe devastato da un confronto nucleare diretto. Si trasformerebbe in una sottospecie di Mongolia allargata nel giro di poche ore.
  6. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Mettiamola così, do per scontato che siano non-interventiste. Il mio timore è che il ruolo che esse potrebbero assumere sarà molto poco rilevante...
  7. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Buongiorno a tutti. Concordo con @lou 65. Salvo avvenimenti stravolgenti entro il 09 Maggio, è facile prevedere che il conflitto assuma nuova dimensione e nuovo vigore. Continuo ad essere estremamente preoccupato per la Moldavia, che come discutevamo già diverse settimane fa, corre un rischio enorme. Le notizie che giungono dalla Transnistria non sono affatto incoraggianti in questo senso. L'unica buona notizia di questi tremendi due mesi, ad oggi, è che la Bielorussa sia riuscita ad astenersi da un intervento diretto. La cosa è, per certi versi, sorprendente. Non è detto duri, Putin potrebbe pretendere con successo il suo intervento se si rivelasse necessario. Le cattive notizie, ahinoi, molte di più. L'Ucraina resiste, ma il prezzo in termini di vite umane è ormai altissimo. Civili, militari e paramilitari, da ambo i lati. I danni infrastrutturali subiti dal paese, a prescindere dall'esito del conflitto, avranno una ricaduta devastante sulla loro economia per decenni e decenni. Se il conflitto dovesse perdure con tale asprezza non so cosa resterà dell'Ucraina, che già prima di questa guerra era un cantiere aperto. Altra pessima notizia il reiterato atteggiamento aizzatore di Commonwealth e USA. Che nutrissero interesse specifico nell'inasprirsi del conflitto lo si era capito sin dalle prime battute, ne parlavamo anche qui. Si sperava però che tale interesse si sarebbe fermato davanti al rischio di un conflitto allargato. Non pare purtroppo essere così e questa, tra tutte, è probabilmente la notizia peggiore in assoluto. Il completo disinteresse americano per gli interessi europei dà ulteriormente dimostrazione di quale sia la natura del rapporto che intercorre tra paesi europei della Nato e Stati Uniti. Prendere nota per il futuro. E' altrettanto evidente, ma questo lo si sapeva già, che una sconfitta per i russi sia oramai inammissibile. Si sono esposti troppo a livello politico, militare, finanziario, economico, produttivo. Non esiste via di ritorno, non esiste ritirata, né composta né scomposta. Esisterebbe solo una sconfitta umiliante, sulla quale le potenze occidentali infierirebbero sbriciolando lo stato russo stesso. Ben consci di questo rischio, i russi saranno disposti all'utilizzo di qualunque mezzo pur di risultare vincitori. La russofobia e l'isolamento della Russia dal sistema occidentale è spronato e spinto proprio da quei paesi che la Russia, quantomeno a parole, si prefiggeva di riavvicinare o di de-occidentalizzare. Ampiamente prevedibile sin dal principio, ma se l'occidentalizzazione dell'Oriente Europeo ha portato all'irritazione russa, questa nuova ondata atlantista non farà altro che accendere ulteriormente gli animi. Polonia e Romania non torneranno mai più paesi neutrali o filo-russi, così come le Repubbliche Baltiche. Non dopo quanto accaduto in Ucraina, è impensabile. Prevedibile e comprensibile, dunque, che paesi come Finlandia e Svezia, pur se ben armati, ora vogliano entrare nella Nato. Tale candidatura, e conseguente apertura americana alla loro candidatura, rischia di essere la causa dello scoppio di un conflitto su scala decisamente maggiore. Desolante l'impotenza deli stati europei, pur membri della Nato, pur ricchi e discretamente armati. Non solo l'Italia, ma persino Francia e Germania hanno ormai un ruolo del tutto marginale in questi accadimenti, per quanto si sforzino di far sembrare l'opposto. Quello che deve terrorizzare noi europei è la nostra totale impotenza di fronte ad un rischio così grande. Non contiamo nulla, non influenziamo la descalation tanto quanto l'escalation, ma ne subiermo enormemente le conseguenze. Ultimo ma non ultimo, il crescente livello di tensioni nel Pacifico, che a volte dimentichiamo essere anche mare russo, non viene certo incontro ai tentativi, sempre più disperati, di un dialogo costruttivo tra le parti. La speranza è che si prenda tempo, senza voler accelerare uno schema provocatorio che, per miscalculation o follia di qualcuno, possa portare al disastro. Due immagini interessanti raccolte questa settimana, sul web, che mi va di condividere. Questa ci riguarda da vicino, e dovrebbe rappresentare l'attuale situazione navale (sommergibili esclusi...) nel Mediterraneo. Questa, invece, è un'utile Gif che mostra l'evoluzione del conflitto. Dal fallito tentativo di far capitolare Kiev, alla ritirata settentrionale fino alla presa di Mariupol.
  8. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Appena saprai condividi, taggami pure, sono assolutamente interessato. Sul resto concordo. La disparità tra le due forze rimane, ma dopo quasi due mesi possiamo dirlo. Le perdite russe sono enormi, in termini di immagine, mezzi, economici, per non parlare delle vite umane. La paura di tutti, come dici tu, ma come sostengono anche molti analisti atlantici, è che i russi possano essere esasperati da queste perdite. L'affondamento dell'incrociatore a livello simbolico vuol dire moltissimo. Non dobbiamo sottovalutare l'orgoglio nazionalista che caratterizza da sempre gli imperi. Presto saranno necessarie vittorie nette ed inequivocabili per i russi, questo a prescindere dai mezzi usati. Di settimana in settimana abbiamo visto quanto in là si stiano già spingendo, rispetto ai primi 20 giorni di guerra. Speriamo bene.
  9. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Nemmeno io, e non sarei nemmeno sicuro che siano stati usati solo TB2... Ma anche avessero sacrificato decine di droni resterebbe una vittoria formidabile per gli ucraini, ed una sconfitta umiliante per i russi. I droni comunque, persino come bersagli volanti, si stanno dimostrando un vero game changer anche nei conflitti simmetrici tra potenze, persino negli scontri navali. Rendiamoci conto che con una singola batteria di missili e qualche drone dal peso di una Fiat Panda anni '90 sono bastati per colare a picco un'ammiraglia della marina russa da 10.000 tonnellate e 500 uomini di equipaggio.
  10. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Interessante rappresentazione grafica dell'accaduto. Soprattutto per i meno avvezzi a questo genere di argomenti. Ovviamente ricostruzione da verificare, ma la trovo piuttosto plausibile.
  11. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Proprio qui, qualche settimana fa, si era parlato della folle esposizione di assetti navali di prim'ordine a pochi km dalle coste ucraine. La perdita del Moskva ha dell'incredibile. Essendo nave ammiraglia è plausibile immaginare fosse centro nevralgico delle manovre (non solo navali) russe. Un colpo durissimo per i russi, da ogni punto di vista.
  12. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Me ne ha parlato un amico in EI... Mi fido. 4-4-3 sarebbe il desiderio di EI, ma poi bisogna fare i conti col bilancio. Realisticamente non si andrà oltre le 10 brigate, quindi facile ai vada per un 4-3-3 o un 4-4-2, con 2/3 pesanti, 3/4 medie e 4 leggere. Vediamo come andrà il programma AICS, credo ci dirà molto...
  13. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    No, senz'altro. Fa comunque comodo conservare almeno un paio di brigate pesanti per una lunga serie di ragioni, compresa quella più banale, cioè il mantenimento della capacità. Una volta dismesse non è facile ricostituirle, qualora servissero. Senza contare che proprio nelle missioni di "peace-keeping", vere o presunte, spesso la presenza di qualche carro può fare la differenza, vedasi la battaglia del pastificio in Somalia. I cingoli sono sempre i cingoli, ed i carri armati gira che ti rigira sono un fattore in certo scenari. L'esercito, nei suoi piani, vorrebbe 3 brigate pesanti da quel che so, il che significherebbe qualcosa come 2/300 carri. Parliamo del futuro prossimo, non del domani, credo che per ora si speri quantomeno di gestire due brigate su Ariete, aggiornandolo per quanto si può, per tirare avanti il più possibile. Qualcuno qualche tempo fa mi aveva parlato di 256 carri, in futuro, come requisito. Le brigate l'EI vorrebbe distribuirle in 3 pesanti, 4 medie e 4 leggere (o specialistiche, come le anfibie e le aviotrasportate). Mi sembrano numeri del tutto ragionevoli. Su Marina e aeronautica nulla da aggiungere. Fortunatamente in quei campi stiamo facendo scelte giuste e commisurate, con ampissimi ritorni industriali ed occupazionali, specialmente in Marina. Manca ancora, pesantemente, una capacità radaristica e di monitoraggio di alto livello, oltre che missilistica antiaerea ed antinave, ma più di qualcosa si sta muovendo in questo senso, fortunatamente. Camm-Er, Teseo 2, G.550, P-72, C-27J, satelliti e droni vari sono lì a testimoniarlo. Notare, tutte acquisizioni da aziende nazionali o con accordi G2G.
  14. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    E' da qualche giorno che volevo scrivere del "riarmo italiano", che segue nelle intenzioni quello tedesco. In termini assoluti, secondo IlSole24Ore, il 2% del Pil significherebbe una spesa di circa 35-38 miliardi di euro annui. 26 miliardi sono stati quelli spesi nell'ultimo esercizio, corrispondenti a circa all'1.6% del nostro Pil. E' importante riportare il valore assoluto oltre che quello in percentuale, viste le sensibili variazioni di Pil (in positivo ed in negativo) degli ultimi anni. Le spese militari, già prima delle crisi ucraina, erano già in crescita costante. Basti pensare che nel 2019, quindi giusto un paio di anni fa, spendevamo circa l'1.4%. Per dare un termine di paragone col nostro passato, nel 1981, nel 1991 e nel 2001 abbiamo speso tra il 2.0 ed il 2.1% del Pil per la difesa. Fondamentalmente l'obiettivo sarebbe quello di tornare a spendere quanto si spendeva fino a 10-15 anni fa. Cioé tornando a quando, complice la crisi finanziaria, molti governi europei (giustamente) hanno attinto preziose risorse tagliando i programmi di difesa nazionali. Da qui, secondo me, possiamo capire che il 2% del Pil non è una cifra spaventosa, ma anzi, una cifra comparabile ai livelli pre crisi. C'è da dire poi che l'Italia, per struttura e per esposizione geografica e geopolitica è "costretta" a spendere un pochino di più rispetto ad altri paesi europei. Perché? Partiamo da come è strutturata in Italia la spesa per la difesa. Cosa è incluso nella spesa per la Difesa. Ognuno nello scontrino della difesa ci piazza un pochino quello che gli pare. L'Italia, per abitudine, è probabilmente il paese occidentale che ci infila più cose, forse anche per sovrastimare il proprio budget di difesa. Ad esempio, dei 26 miliardi di euro anni spesi lo scorso anno, ben 8 miliardi, cioé il 30% della spesa complessiva nel bilancio difesa, è costituito dall'Arma dei Carabinieri. Arma dei Carabinieri che, tra l'altro, include pure la Guardia Forestale. Quindi sì, persino gli elicotteri verdi da soccorso alpino, i guardiacaccia, gli alcol test del sabato sera e le volanti di pattuglia dei CC rientrano nelle spese della difesa. Già basta questo per capire che i numeri in sé, se non si capisce esattamente di cosa si sta parlando, non danno grandi indicazioni sulla reale proporzione della spesa. Cosa si vuol finanziare con questo aumento. Aggiungere aumentare di 10-15 miliardi annui entro un biennio, e continuare a farlo, resta un impegno non indifferente. Andrà sicuramente capito come vorranno investire questi denari, prima di tutto, ad oggi di ufficiale c'è poco. Una grossa fetta servirà probabilmente a finanziare i programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi e strutture, spesso bloccati dalla cronica mancanza di fondi. Particolarmente afflitto da queste mancanze di fondi è l'Esercito, che più di tutti ha patito la difficile transizione dalla leva obbligatoria e dalla guerra fredda (con strutture e personale sovradimensionato), non potendo nemmeno contare su strumenti come le leggi navali che consentono ad altre forze armate maggiori investimenti. Per intenderci, ad oggi è stimato che l'EI abbia meno di 100 carri armati in grado di muoversi, comunque spaventosamente obsoleti. Una buona parte di questi fondi, oltre che per riassestare la funzionalità di caserme, basi e mezzi, verrà spesa per costituire una difesa informatica seria. Ad oggi lo stato, le amministrazioni locali e le grandi imprese italiane sono fondamentalmente indifese rispetto ai quotidiani attacchi che subiamo. Questo mi sembra particolarmente importante, dato che molti dei paesi strategicamente avversi al nostro investono risorse ingenti proprio in questo tipo di attacchi. Aggiungiamoci che si vuole sicuramente investire molto in ricerca spaziale, settore dal ritorno economico enorme e non propriamente bellico per un paese, come il nostro, di certo non può montare testate nucleari o non convenzionali su missili balistici travestiti da razzi per astronauti. Perché l'Italia deve spendere tanto, rispetto ad altri paesi, nella propria difesa. L'Italia non ha la fortuna geografica della Francia, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, del Belgio, dell'Olanda. I paesi mitteleuropei condividono confini terrestri con paesi alleati, nel peggiore dei casi neutrali e praticamente disarmati, e confini marini che ben li distanziano da qualsiasi minaccia concreta, sempre ammesso che abbiano confini marini (così da risparmiarsi le spese per la Marina, ad esempio). Noi abbiamo un confine marino sottilissimo che ci separa, per poche centinaia se non decine di km, da Slovenia, Bosnia, Albania, Croazia, Kosovo, Montenegro. Non esattamente paesi che promettono stabilità nei prossimi decenni. Questo a Est. A Sud siamo a due passi dal Nord Africa, come solo la Spagna ed il Portogallo sono in tutto occidente. Ma confiniamo con paesi dilaniati da guerre civili e a rischio di radicalizzazione islamica continua. Tunisia e Libia sono a poche decine di km dalle nostre isole, ed oltre a minacce militari (già avvenute nei decenni scorsi) concrete, costituiscono un bacino di controversie internazionali e di flussi migratori che non possono essere né ignorati né subiti passivamente, tanto più che paesi rivali come Turchia e Russia stanno cercando di assumerne il controllo proprio in funzione anti-occidentale. Se poi allarghiamo l'orizzonte ai pesi dove l'Italia ha investito, ed investe tutt'oggi, in termini politi ed economici, la situazione non migliora. Libano ed Egitto, per citarne due, ma potremmo parlare anche di Corno d'Africa, delle (sciagurate) missioni in A-Stan e Iraq, e dei difficilissimi rapporti con una sempre più imperialista Turchia e dei pessimi rapporti con la Russia. Tutte queste sfide ci costringono ad essere un paese con una importante estroflessione marina, per dissuadere se non difendere le nostre rotte commerciali e i nostri rifornimenti energetici. Ci costringono ad essere un paese impegnato in prima linea nella Nato, con quel che ne consegue. In termini politici, di missioni, di basi, di uomini, di mezzi. Ci costringono ad essere un paese con una forza aerea reale, seppur non votata all'assalto com'era negli anni '80. Ma quantomeno sufficiente a monitorare in autonomia il proprio spazio aereo, a saperlo difendere da minacce verosimili. Ci costringe ad essere informati h24 sui mari, sulle rotte commerciali, sulle flotte, sui flussi migratori, sulle emergenze umanitarie, sulle crisi di governo dei paesi limitrofi. Per via diplomatica, via economica, via politica, via aerea, via marittima, via spaziale persino. L'unica cosa che dobbiamo fare non è tanto discutere su quanto si spende, ma sul come, per quali fini, per farci cosa. Qui la risposta è squisitamente politica, non mi ci addentro. Mi limito solo a dire che è evidente che però queste spese vadano fatte in un'ottica di ritorno industriale, tecnologico, occupazionale e di indotto il più possibile interno al suolo nazionale, cosa che devo dire si sta facendo già da anni con buoni-ottimi risultati.
  15. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    L'errore che fanno in molti è quello di mettere in correlazione la propaganda con la libertà di parola. Sono due cose molto, molto diverse. La propaganda c'è ovunque, la libertà di opposizione no.
  16. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Dici di no? Lungi da me farmi passare per esperto di esplosivi, non lo sono. Devo dire però che da quelle foto mi pare molto simile al Fosforo usato da russi e americani in Siria e Iraq.
  17. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Il fosforo bianco, ad oggi, non è considerato arma chimica. Non può essere considerato un'arma non convenzionale. Il suo utilizzo credo sia consentito solo come arma anti-materiale, come illuminatore e come generatore di cortine fumogene, in modo paragonabile a molti ordigni incendiari. Tecnicamente è vietato utilizzarlo contro persone, in particolari civili. Discutibile, me ne rendo conto.
  18. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Sembrerebbero entrambe due classe Ropucha...
  19. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Una classe Alligator (nella foto) pare sia esplosa ed affondata nel porto di Berdyansk. Si tratta di navi militari russe da sbarco da 3/4.000 tonnellate. Coinvolto nel disastro ci sarebbe anche un'altra nave, una classe Ropucha (nella foto qui sotto). Secondo alcune fonti sarebbe coinvolta anche una terza nave. Ancora da ricostruire la dinamica dell'incidente/attacco.
  20. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Anche ottenessero la vittoria militare, e sono nelle condizioni di ottenerla, dubito ne sarà valsa la pena. Comunque vada ho la sensazione che qualsiasi scenario futuro all'orizzonte veda una Russia indebolita da questo conflitto, per un motivo o per l'altro.
  21. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Ti sei spiegato eccome, altroché. Questa sarà la guerra più studiata dagli analisti per molti anni a venire proprio per questo.
  22. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Numero del tutto verosimile anche secondo me.
  23. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    E' quasi finito il primo mese di conflitto. Cercherò di farlo nel modo più diretto possibile, nascondendo l'angoscia e la pena dietro a numeri che mai dovrebbero limitarsi ad essere tali. Purtroppo, però, i primi bilanci vanno fatti. Parliamo di vittime russe. Le fonti qui divergono, ma nemmeno di molto. Mi limiterò per ora alle vittime russe, il cui conteggio è paradossalmente più accessibile di quello ucraino. Il nostro Capo di Stato Maggiore ha parlato di 15.000 perdite tra le forze russe, fin qui. Non è chiaro se per perdite si intendano solo i decessi, se vengano inclusi i dispersi o addirittura i prigionieri. Sulla Komsomolskaya Pravda, quindi da fonte russa diretta, si parlava di 9.861 vittime già qualche giorno fa (notizia poi rimossa). In quel caso si parlava di decessi. E' quindi attendibile pensare che le vittime russe abbiano ormai tragicamente superato quota 10.000. Sono tanti, davvero tanti. Nella più ottimistica delle ipotesi, 1.000 morti ogni tre giorni. Nella peggiore, 500 morti al giorno. Un altro dato impressionante è quello relativo ai feriti. Premessa, contare i feriti è questione difficilmente stimabile. C'è chi conta anche contusioni e piccoli traumi, c'è chi include nel conteggio praticamente solo i ricoverati o i feriti gravi. Sempre da Komsomolskaya Pravda si è saputo che i feriti dovrebbero essere 16.153. Anche questa notizia è stata rimossa. Per dovere di cronaca, la stessa fonte russa dichiara che la pagina era stata hakerata, e che i numeri riportati fossero fake. Tornando ai numeri, fossero confermati, significherebbe un rapporto di 1 morto ogni 1.6 feriti. Un dato davvero impressionante, in negativo. Porto dei dati a paragone di quelli sopra riportati. Vittime americane in Afghanistan. 2.325 decessi, circa 20.000 feriti. 1 morto ogni 3 giorni, un decesso ogni 9 feriti. Considerazioni, prudenza alla mano, se ne possono trarre. La prima, la più scontata. Le perdite russe sono davvero notevoli. Parliamo di un conflitto simmetrico in piena regola, con un rateo di vittime nell'ordine delle migliaia a settimana. Non è paragonabile al Donbass, non è paragonabile all'A-stan, all'Iraq, o ad altri conflitti occidentali o russi degli ultimi 30 anni. E' un ritmo francamente insostenibile, persino per le enormi risorse russe. E' un ritmo di perdite persino superiore a quello registrato dagli americani in Vietnam. Di questo passo raggiungerebbero le vittime americane in Vietnam entro settembre, se non prima. Ciò testimonia che la resistenza ucraina è tutt'altro che simbolica. La seconda considerazione la voglio fare sui feriti, qualcosa francamente non torna nei numeri dichiarati da Komsomolskaya Pravda. Come anticipato, il numero di feriti è incredibilmente influenzato dal contesto tattico, ambientale, dalla natura del conflitto, dalle tecniche e dalle armi dell'avversario. Ma molto dipende anche dalla logistica, dalla qualità degli aiuti, dal controllo dello spazio aereo, dalla presenza diffusa di medici e dalla presenza di ospedali da campo. 1 decesso ogni 1.6 feriti è una media altissima, superiore persino alle medie terribili che si osservavano nella prima guerra mondiale. Persino in Vietnam, zona di difficilissima operatività, in un clima inclemente, in un conflitto sanguinosissimo, gli americani hanno registrato un decesso ogni 5 feriti. Ciò potrebbe indiciare che: 1) Il numero dei feriti è inverosimile, falso, il numero reale dovrebbe essere decisamente superiore, non dichiarato per evidenti ragioni. Se il rapporto deceduti/feriti fosse simile nelle proporzioni a quello americano in vietnam (cioé il più pesante del dopoguerra insieme alla guerra di Corea per gli USA), partendo dai 10/15.000 soldati deceduti, parleremmo come minimo di 50/75.000 feriti, in luogo dei 16.000 riportati. 2) Il numero dei feriti è reale, magari parzialmente sottostimato, ma verosimile. Visti i comprovati problemi logistici, l'altissimo numero di vittime e di mezzi perduti, il difficile controllo dello spazio aereo e la miscalculation generale sugli sviluppi del conflitto, l'assistenza medico sanitaria potrebbe essere stata precaria o quasi del tutto assente. Ora che i numeri li ho messi, due considerazioni più umane. Ci vuole del coraggio a definire questa tragedia "un'operazione militare speciale". Muore un russo ogni 4 minuti, almeno. Da un mese. Spero che i russi un giorno non troppo lontano avranno occasione di chiedere conto al signor Putin di questo enorme sacrificio di sangue, nascosto oltre che preteso.
  24. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Sulla questione mediatica, sociale, comunicativa, sul cambio di valori e di percezione del mondo, sull'economicismo, l'individualismo, il post storicismo e se vogliamo anche la diffusione del laicismo e dell'ateismo ci sarebbe da parlare per ore e ore, la questione meriterebbe un topic a parte. Così come sui problemi interni americani, sui movimenti metoo, blacklivesmatter, su QAnon, sulle milizie, sulla cancel culture. Sicuramente l'influenza americana sulle culture occidentali è stata enorme, enorme. Ma, forse sbaglio io, credo che l'Europa (media a parte, soprattutto quelli americani come Fb e Sky) stia segnalando una specie di reazione allergica a queste tematiche ed un allontanamento al mondo America da quello Europa, quantomeno negli ultimi anni. Giusto o sbagliato che sia, eh, è una mia impressione. Secondo me la prossima generazione di europei, i millennials per intenderci, sarà estremamente diversa dai '70-'80. Non sono cresciuti negli anni 80-90, nemmeno nei primi 00. Parlando con un giovane allievo MM AMI, qualche mese fa, me ne sono subito reso conto. Non era ancora nato l'11/11/200, è nato dopo l'inizio della guerra in A-Stan, la Jugoslavia e l'URSS esistono solo nei libri di storia, non ha Facebook, non ha mai guardato i Simpson, non conosce Pamela Anderson, non ha visto la Lira, non ricorda il governo Monti e la crisi finanziaria, era troppo piccolo. Per loro, neo-adulti, il mondo è fatto da un occidente in crisi finanziaria da sempre, da un'America tesa e a tratti trasandata, iniqua e frastagliata, hanno poca attrazione verso i nazionalismi, sono estremamente individualisti, pensano che la Cina sia una super potenza e di Russia non avevano mai sentito parlare fino ad un mese fa. E' difficile prevedere tra 15-30 anni, quando saranno loro la dirigenza d'Europa, come affronteranno e percepiranno certe dinamiche. Con quali presupposti ideologici, con quali riferimenti culturali, rifacendosi a chissà quali esempi umani e storici. Per quanto riguarda le istituzioni e gli apparati, sicuramente è così. Sono centri di interesse, a volte legittimi e a volte meno, perseguiti nei modi e coi mezzi a disposizione, legittimamente o meno. Le vite ucraine, in questo senso, sono un problema strettamente ucraino, che non lede alcun interesse delle altre parti. Fa male, ma è evidente. Il mondo è quello che è, fa abbastanza schifo, sì. Un saluto
  25. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Articolo 5 Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'ari. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali. Articolo 6 Agli effetti dell'art. 5, per attacco armato contro una o più delle parti si intende un attacco armato: contro il territorio di una di esse in Europa o nell'America settentrionale, contro i Dipartimenti francesi d'Algeria (NB: decaduto), contro il territorio della Turchia o contro le isole poste sotto la giurisdizione di una delle parti nella regione dell'Atlanlico settentrionale a nord del Tropico del *; contro le forze, le navi o gli aeromobili di una delle parti, che si trovino su questi territori o in qualsiasi altra regione d'Europa nella quale, alla data di entrata in vigore del presente Trattato, siano stazionate forze di occupazione di una delle parti, o che si trovino nel Mare Mediterraneo o nella regione dell'Atlanlico settentrionale a nord del Tropico del *, o al di sopra di essi.
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