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Nepali Me

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  1. Nepali Me

    FT Norimberga-Juventus 3-0 | commenti post partita

    Poi ci si chiede come mai non si aspettano i giovani... Già si tirano le conclusioni su un allenatore ed un progetto in un'amichevole di Luglio. Siamo irrecuperabili da questo punto di vista.
  2. Nepali Me

    Guerra Israele-Hamas

    Ma guarda che io non nutro alcuna simpatia particolare per le potenze occidentali, eh. Molti dei problemi del mondo sono figli di quanto fatto dalle potenze occidentali in quelle aree, tra guerre, spartizioni e confini disegnati ad cazzum. Semplicemente non credo nemmeno nella buona fede dell'altra parte. Non credo nella buona fede di nessuno, in verità. Né di Hamas, né di Netanyahu, né degli americani né degli iraniani. Lo stesso vale per il conflitto ucraino, dove l'una e l'altra parta ne han fatte di cotte e di crude ben infischiandosene del diritto internazionale. Ognuno porta avanti i propri interessi fregandosene bellamente, mi pare, gli esempi sono molteplici. Se per te una parte è eticamente migliore dell'altra è un'opinione che rispetto, ma in questo genere di valutazioni non mi ci metto proprio. Potrai elencarmi tutte le malefatte protratte da sionisti e anglosassini nella regione, ciò non toglierà ai miei occhi quanto fatto da Hamas e da altre organizzazioni terroristiche, e viceversa. Non credo nella polarizzazione della questione, semplicemente, io non intendo scivolarci dentro. Se questo mi farà passare per occidentalista, sionista, atlantista, eurocentrico o chessò io, pazienza. Quando questi discorsi mi capita di farli con qualche americano, stranamente, mi sento dare dell'islamista o del comunista. A me basterebbe la pace in quella zona di mondo, ma non dipende da me. L'unica cosa che mi vien da dire è che l'Onu è da diverse decadi che s'è capito essere una scatola vuota. Quanto avvenuto in Bosnia negli anni '90 credo sia sufficiente a chiarire definitivamente la questione. Un'organizzazione autoreferenziale senza alcun potere effettivo strumentalizzata da sempre dai suoi membri per attaccare o difendere secondo convenienza. Ribadisco che a me se la Palestina avesse ottenuto lo status di Stato, personalmente, non avrebbe dato alcun fastidio, anzi. Ma non sarà il diritto internazionale, la corte dell'Aia o l'Onu a cambiare il corso della storia di quella regione. Ma la violenza, tanta violenza, la forza dell'una e dell'altra parte. Così come il conflitto ucraino non si risolverà in base alla volontà delle popolazioni locali, ad una valutazione equa delle comunità presenti e della storia di quella regione. No, si deciderà sul campo di battaglia, né più, né meno. E la guerra ha la caratteristica di non essere poi così controllabile una volta scatenata. Tant'è che in medioriente continua da decenni, in Afghanistan è durata vent'anni ed in Ucraina ancora non se ne vede la fine. Così va il mondo, ahinoi.
  3. Nepali Me

    Guerra Israele-Hamas

    Anche Israele rinunciò alle rivendicazioni su alcuni territori, tant'è che la Cisgiordania che citi non fa parte dell'attuale stato di Israele. O no? Dei rappresentanti israeliani potrebbero sostenere esattamente la medesima cosa. No, quelle di cui parlo io sono i confini definiti messi nero su bianco dalle due parti. Nessuna delle due parti ha mai trovato accordo su di questi, nemmeno a Oslo, proprio perché entrambe hanno rivendicazioni praticamente sovrapponibili ed incompatibili, allora come oggi, nessuna delle due parti è mai riuscita ad andare oltre a questo scoglio. La cosa sconcertante è che in realtà nessuna delle due parti non ha nemmeno ancora deciso fin dove rivendicare i propri confini, non è uno scherzo. Nemmeno Israele che ha raggiunto lo status di Stato non ha ancora confini ben definiti, e si dibatte tutt'ora su quali essi siano. Rispedisco al mittente l'allusione, se mi è concesso. Ho scritto poco sopra che l'esistenza della Palestina andrebbe garantita dalle potenze straniere con la forza, se è sionismo questo... L'autodeterminazione dei popoli non è un diritto acquisito, così come i referendum e le autodichiarazioni d'indipendenza non sono strumenti riconosciuti internazionalmente. Piaccia o non piaccia è così, le regole non le ho stabilite io, non è una questione di opinione, è come funziona il diritto internazionale. Fosse per me forse sarebbe diverso, ma che importa? Storicamente comunque i nuovi stati si creano sulle macerie degli imperi o col sangue, non certo per concessione del proprio nemico storico. Sottolineo nuovamente, non è la mia opinione quella che descrivo, è come va il mondo. Paesi nati per disgregrazione di un impero, appunto, creati a tavolino da altri imperi, in modo completamente raffazzonato, dando i natali a guerre senza soluzione di continuità. Di certo non sono paesi nati sullo slancio di movimenti nazionali o grazie all'autodichiarazione d'indipendenza. Già che li chiami sionisti, e non ebrei, fa capire molto. Voglio sperare che ti sfugga il significato della parola sionista e che l'abbia magari utilizzata in modo improprio. Gli ebrei si trasferirono in quelle aree, alcuni di loro si possono certo descrivere come sionisti, non la totalità, probabilmente nemmeno la maggioranza di questi. Sul fatto che i palestinesi abitiassero quelle terre nulla da obiettare, sul fatto che abbiano diritto di viverci altrettanto, mai affermato il contrario personalmente. No, qui non concordo affatto. La naturale reazione alla creazione dello stato di Israele non è certo una guerra mossa con l'esplicita volontà di annientarlo. Volontà che molti dei movimenti indipendentisti palestinesi, tra i quali sicuramente Hamas che ricordiamolo, è stato eletto dal popolo palestinese come guida del paese, non faticano certo a nasconderla. Non capisco perché tu ivece ti affanni tanto a negare questa cosa. Io non nego che Israele desideri che la Palestina non esista, non mi costa alcuna fatica farlo. Perché negare che per Hamas ed i suoi predecessori vale lo stesso per Israele, quando essi stessi lo affermano pubblicamente? Allora, invece di spendere queste migliaia di caratteri, possiamo riassumere il tuo pensiero in queste due righe. Prima c'erano i palestinesi, gli ebrei sono arrivati dopo, essendo arrivati dopo sono colonizzatori, i palestinesi hanno reagito in modo normale. Io non ignoro affatto la "base". Non parteggio per nessuno, non sono ebreo, non sono palestinese. Sto bene qui dove sto e se fosse per me i confini tra stati manco esisterebbero, pensa un po', come sognava ad alta voce Gagarin guardando la Terra da lassù. Proprio non si riesce a parlare della questione senza che si finisca per parteggiare per una delle parti. Il solo affermare che la pace è impossibile ha suscitato questa tua reazione animata per difendere la Palestina, quando nessuno qui l'ha attaccata. Se gli animi si scaldano così facilmente parlandone da questa distanza, figuriamoci laggiù ora come ora quanto si possa essere lontani da un dialogo.
  4. Nepali Me

    Guerra Israele-Hamas

    Perdonami, ma questa frase è priva di fondamento dal mio punto di vista. Ammesso che tale trattato dimostri la volontà di ottenere la pace da parte palestinese, non si capisce perché non dovrebbe dimostrare a sua volta la stessa medesima cosa per Israle, dato che lo firmarono entrambe. Secondariamente quel trattato fu tutt'altro che risolutivo è lasciò in sospeso molteplici questioni, tra quali piccolezze quali il riconoscimento reciproco dei due stati ed i confini di questi. Non capisco quindi in che modo un trattato tanto fragile dovrebbe dimostrare la volontà palestinese di una pace stabile e duratura. Cos'era loro, perdonami, fino a pochi decenni prima? La Palestina non ha mai goduto dello status di stato indipendente nella storia moderna, a differenza di Israele. Prima ottomana, poi britannica, poi divisa tra Giordania, Egitto e Israele. Facendo un riassunto molto, molto approssimativo. La Palestina stessa non si è proclamata stato indipendente fino a pochi anni prima del trattato da te citato. Non lo fece nel dopoguerra, né durante la guerra dei sei giorni. Considerato che poi da quella autodichiarazione non seguì questo gran riconoscimento a livello internazionale, direi che parlare di territori in loro pieno possesso nel '900 già rappresenta un falso storico. Israele non ha mai nascosto di non volere la creazione dello stato palestinese, non prendiamoci in giro. Lo stesso si può dire dello stato palestinese, che non appena Israele si dichiarò stato indipendente non ci pensò un secondo ad attaccarlo militarmente con l'esplicito motivo di farlo sparire dalle cartine geografiche (con l'aiuto di qualche vicino, ovviamente). Questo ben prima del '67, eh. Sarà forse anche per questo che Israele non muore dalla voglia di riconoscere uno stato che non ne riconosce il diritto all'esistenza? Questo, insieme al tentativo di invasione al primo giorno di dichiarazione d'indipendenza, ai decenni di terrorismo, la guerra dei sei giorni, del kippur, la proclamazione di Hamas e l'attacco dello scorso anno? Come vedi tutto dipende da quale punto della storia decidiamo di prendere come anno zero, non se ne esce. Israele e Palestina, reciprocamente, si sono fatti l'uno verso l'altro le peggiori porcate possibili. Guerre, crimini di guerra, genocidi, terrorismo, rapimenti... non manca proprio nulla. L'unica pace sostenibile è quella che crea reciproca soddisfazione. Significa uno stato Israeliano ben definito e che soddisfa il popolo israeliano, uno stato palestinese ben defnito che soddisfa il suo popolo, reciproco riconoscimento. A questo non ci si è mai andati nemmeno vicini nel 900 come negli anni 2000. Mai. C'è stato qualche accordo sulle amministrazioni locali, sulla cisgiordania, niente più. Stare a qui a stabilire chi come dove e quando ci ha provato di più per davvero è uno sport che personalmente trovo poco edificante. Di certo c'è che abbiamo due popolazioni che non solo non si sopportano, ma che se potessero si annienterebbero letteralmente. Ed hanno entrambe eccellenti ragioni storiche per diffidare l'uno dell'altro. Rimango persuaso che una solzuione realistica, lo sottolineo, può solo venire dall'esterno. Imponendola con un certo grado di coercizione e compattezza della comunità internazionale. Compattezza che ora manca più che mai, rendendo anche una soluzione internazionale impraticabile. Non che questo tipo di soluzioni abbia portato chissà qualche giustizia e benessere nei balcani, per esempio, ma quantomeno consentì di arrestare i genocidi e garantire un periodo di pace relativamente lungo. Il resto dei discorsi rasenta l'ucronia, la storia della fantasia e dei rimpianti. Se nel '47 Israele non avesse, se nel '67 avessero accettato, se nell'88 l'avessero riconosciuta,... Se Sharon, se Arafat, se Bush, se Clinton, se Hamas, se l'Iran, se l'Egitto, ... Tanti se, tanti ma, ma l'unica costante sono l'odio e la violenza.
  5. Nepali Me

    Guerra Israele-Hamas

    Il problema israelo-palestinese è apparentemente senza soluzione. Israele non riconoscerà mai la Palestina. I palestinesi non accetteranno mai una pacificazione permanente con Israele. Un conflitto di questo tipo non sposta granché a livello geopolitico. Chi era filo palestinese lo rimane, chi era filoisraeliano lo resta, salvo un certo "imbarazzo". Finisce lì. A nessuno interessa abbastanza da esporsi per costringere le parti ad una soluzione. Una soluzione generata autonomamente dalle due parti pare allo stesso tempo impensabile, visto che da decenni non si trova un punto di incontro credibile. Viene ormai da rimpiangere l'avvicinamento ai tempi di Arafat e Sharon, due militari, riuscirono quasi a normalizzare le relazioni tra i due popoli. A noi resta l'antipatico giochetto del piccolo archeologo, andando a cercare nel passato chi era lì per primo, chi ha attaccato chi, chi ha ammazzato chi, come se fare la somma delle colpe potesse influire in qualche modo sul futuro di quella disgraziata regione. Chissà ad una famiglia palestinese, in questo momento, quanto gliene possa fregare delle nostre analisi, quando piovono bombe e si fa fatica a trovare un tetto ed un pasto. Chissà ad una famiglia israeliana, a cui hanno rapito una figlia e che ha il figlio in guerra, quanto si possa parlare di creazione di uno stato palestinese capeggiato da Hamas. Purtroppo tutti hanno un grande interesse a dibattere della questione, a strumentalizzare la cosa per sostenere uno o l'altro blocco, come se trovare la ragione e il torto fosse possibile o utile. La retorica dopotutto è gratis, fa molto comodo, anche ai governi che ottengono sostegno popolare prendendo le parti dell'una o dell'altra parte. Piangendo i morti con lacrime di coccodrillo, magari continuando a fare affari con Israele e rifiutando di accogliere i profughi da quella regione.
  6. Davvero non ci sono più parole.
  7. Nepali Me

    Il pre-partita di VecchiaSignora: Juventus-Salernitana

    Speriamo bene, oggi partita fondamentale a dir poco.
  8. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Spesso certe cose non le capiamo perché non sono destinate a noi, ci sfugge il contesto. Secondo me quando Macron si espone così, più che a Putin, sta parlando agli Stati Uniti e ad una certa parte di Europa in particolare...
  9. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    La Francia non è pronta ad un confronto con la Russia, come non lo è nessun esercito europeo ora come ora. Non oggi, nell'immediato. Nessuno sta cercando il confronto diretto, direi che certe dichiarazioni andrebbero lette in un certo modo...
  10. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Se gli Stati Uniti hanno promesso alla Russia di non espandersi a Est, cosa piuttosto probabile, ha poca importanza. Non credo assolutamente alla favola della Russia che crede alla buona parola americana. Così come non credo alla verginità di Mosca, sorpresa dall'avvicinamento a ovest di Kiev, come se non influenzasse da decenni le politiche di quel paese conoscendone ogni aspetto e movimento. E' una narrazione, sicuramente molto efficace, ma è propaganda. Gli Stati Uniti non rispettano deliberatamente nemmeno trattati internazionali sottoscritti e firmati. Invadono paesi senza nemmeno il consenso dell'Onu e della Nato. Evacuano l'A-Stan senza nemmeno avvertire gli alleati lì presenti, ne spiano i presidenti, ammazzano gente in giro per il globo senza nemmeno sforzarsi di nasconderlo. Figurarsi se si premurano di mantenere promesse fatte ad un paese avversario trent'anni fa. Non penso nemmeno che la Russia, paese altrettanto scaltro e abituato alle logiche di potenza, possa aver fondato la sua politica internazionale su una promessa verbale fatta da un paese avversario. La Russia sta comprensibilmente giustificando le numerose infrazioni commesse puntando il dito su chi, nel tempo, ne ha infrante altrettante. Parliamo del nulla, sono discorsi utili solo a spostare l'opinione pubblica. Stiamo parlando di paesi che spendono milioni di vite senza battere ciglio, spesso contravvenendo alle più elementari leggi di diritto internazionale, che si danno del "bugiardo" puntandosi il ditino, come se una delle due parti potesse veramente porsi come emblemba della giustizia. Russia e USA si muovono secondo i propri interessi, senza guardare in faccia a nessuno, ed è così da decadi. Altro che promesse verbali. Dai, su.
  11. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Le previsioni sono un esercizio pericoloso, specie in tempi mutevoli come questi... Diciamo che qualcuno un po' di paura ce l'ha e si sta preparando all'evenienza. A me sembra che molte cancellerie europee debbano ancora assorbire lo shock. Due anni fa avrebbero scommesso che non sarebbe mai potuto accadere nulla di simile, ora invece temono possa accadere di nuovo. Personalmente, eccezion fatta per alcune aree di tensione già note da decenni (come la Transnistria), non credo si sia in vista di ulteriori invasioni. Comunque vada questo conflitto ha messo a dura prova le forze russe, nonostante le immense riserve e disponibilità. Sicuramente la Russia sarà in grado di rimpolpare le scorte col tempo, ma ci vorranno anni. Credo che come minimo dovrà finire questa guerra, in un modo o nell'altro, prima che Mosca si senta ragionevolmente sicura di affrontare un altro sfrozo simile. Fossi polacco, lituano o finlandese, emotività a parte, non temerei un imminente attacco diretto. Ciò nonostante mi preparerei all'eventualità, senza dubbio. Tornando a quell'affermazione al momento per me di vero c'è poco, se si parla dell'oggi o del domani. Anche perché ora la Russia ha gli occhi del mondo addosso, se stesse pianificando un'altra invasione lo si scoprirebbe nel giro di poche ore...
  12. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Intanto grazie. Domanda da un milione di dollari, la tua. Sicuramente questo non è un momento positivo per Kiev. Come ho sostenuto già molti mesi fa, la piena riconquista dei territori è pura utopia, concordo pienamente. Escludo in toto un intervento diretto (e ufficiale...) delle forze armate occidentali. Per me l'unica via d'uscita da questo disastro era e rimane di tipo diplomatico, ma questa temo dovrà aspettare la stanchezza di entrambe le parti. Personalmente credo che Kiev debba cominciare a consolidare realmente quanto consolidabile, esattamente come fatto da Mosca. La prima controffensiva ha illuso i vertici ucraini, Mosca sa difendersi molto bene ed ha superiori capacità di assorbimento. Quando Kiev riuscirà a costruire una linea difensiva sufficientemente efficace da inchiodare le forze russe, esattamente come fatto dai russi con la fallimentare confroffensiva ucraina, allora credo si potrà parlare di pace. Così ad occhio servirà ancora tempo. Mosca gode di un buon vantaggio ora, anche se non sta affondando il colpo nonostante la debolezza ucraina. La sensazione è che l'Europa dovrà compensare le perdite territoriali ucraine promettendo fondi e integrando nell'unione l'Ucraina che resterà, riconoscendo come effettivamente russi i territori annessi da Mosca. Personalmente non vedo molte altre vie d'uscita, ma i tempi non mi paiono ancora maturi...
  13. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    L'occidente non è un gruppo coeso di paesi filo americani, entusiasti e ciecamente obbedienti. Così come l'oriente non è un gruppo coeso di paesi filo russi, entusiasti e ciecamente obbedienti. Partiamo da qui. Il messaggio che questo biennio sta dando al mondo è evidente, non è un caso che analisti occidentali e non concordino in tal senso. Il mondo è diventato plurale, il modello economico-finanziario liberista e global è in discussione e forse cadrà. L'impero dominante, quello americano, è in difficoltà. Quello russo non è da meno, però, impantanato da due anni in un conflitto che doveva somigliare ad una sfilata piuttosto che ad una guerra. Viviamo in un mondo dove sono le super potenze ad essere messe in discussione. Piccole realtà riescono a mettere in crisi potenze decisamente maggiori. Non solo l'Ucraina con la Russia. Pensiamo a quanto sia difficile per Israele tenere sotto controllo 2 milioni di persone in una regione grande come la Val d'Aosta, con un PIL procapite da quarto mondo. Pensiamo a che danni enormi riescano ad infliggere gli Houthi, un modesto gruppo politico militare yemenita, grazie a qualche drone da quattro soldi. Si sta scoprendo che le grandi potenze tutto questo controllo non ce l'hanno, né a Est né a Ovest. Se ideologicamente può sembrare una buona notizia, ciò spinge inevitabilmente ad una considerazione. Se cade la deterrenza militare americana in europa, cade la protezione dei paesi europei. Magari si ottiene maggiore libertà di movimento, ma allo stesso tempo si rimane maggiormente esposti agli eventi. L'Europa si sta scoprendo nuda di fronte ad un'America che ha poco a cuore la nostra sicurezza e i nostri interessi, sul continente e nelle zone di interesse. L'integrazione europea in ambito di politica estera e difesa, tanto chiacchierata, sta ancora ferma ai blocchi di partenza. Ora che ce ne sarebbe un gran bisogno, è probabilmente già troppo tardi. Da qui viene il riarmo europeo, non dalla pianificazione di un'invasione della Russia. Nessun paese europeo pianifica di attaccare Mosca, solo qualche paranoico dopo troppa Vodka potrebbe pensarlo. Chi se lo può permettere sta semplicemente ricostituendo le forze armate che si teme tornaranno ad essere utili nelle prossime decadi. Perché sì, un settore produttivo, tecnologico in grado di sostenere un conflitto non si crea dall'oggi al domani. Così come non si crea una forza armata andando a fare la spesa di sistemi sul mercato degli armamenti. Vale in particolare per tutti i paesi dell'Est Europa, ma non solo. Vale per tutti quei paesi che le forze armate le hanno smantellate in questi decenni di pace, puntando comprensibilmente alla crescita economica e della qualità della vita piuttosto che alla costituzione di divisioni corazzate e missili balistici. Quel poco che restava nei magazzini ad ammuffire, ereditato dalla guerra fredda, spesso è stato regalato alla causa ucraina. La Germania in particolare è il paese che soffre di più di questa situazione, ma ha quantomeno i mezzi produttivi e finanziari per recuperare. L'Italia non è messa affatto bene in tal senso. Affacciati su un Mediterraneo sempre più instabile, a due passi da Balcani sempre più pericolanti, con fonti di approvvigionamento energetico in mano a stati canaglia e merci che passano da colli di bottiglia esposti e minacciati. Il pericolo reale non è l'essere invasi dalla Libia o dalla Tunisia, evidentemente. Ma di pericoli in grado di metterci in ginocchio ce ne sono molti. Un'ondata di droni potrebbe ad esempio mettere KO i nostri porti o il passaggio delle nostre navi mercantili. Se sembra fantascienza basti chiedere agli Houthi o qunato accade da anni ai pozzi petroliferi in certi paesi dell'area. Un sabotaggio sottomarino potrebbe privarci del gas dalla sera alla mattina, fermando il paese. Se sembra fantascienza, chiedere opinione ai tedeschi che qualcosa ne sanno dopo il sabotaggio di NS2. Nessuno verrà in nostro soccorso nei prossimi anni se dovessero accadere situazioni simili a nostre spese, così come nessuno è andato in soccorso della Germania o della nave Greca qualche giorno fa. Questo senza contare che per mantenere l'ombrello nucleare sul nostro paese, dato che non possiediamo un arsenale proprio né strumenti di difesa reali da un attacco non convenzionale, dobbiamo mantenere gli obblighi NATO. Obblighi che non abbiamo mai mantenuto, al pari della quasi totalità dell'alleanza, ma che gli Stati Uniti cominciano a pretendere serimente. Questo implicherà raggiungere (o avvicinarsi) alla famigerata quota 2%, mantenendo le FAA ad uno standard quantitativo e qualitativo sufficiente dal rispettare gli accordi. Questo a prescindere da Russia, Ucraina, Israle, Palestina, Yemen, Taiwan, etc. etc. Si prevedono insomma anni di instabilità internazionale, molto duri, con economie fragili e paesi sempre più disinibiti nel perseguire i propri interessi con la forza. Questo ci dovrebbe preoccupare, molto più degli avanzamenti su Avdivka e sui paragoni con l'impero romano.
  14. Nepali Me

    Guerra Israele-Hamas

    Probabilmente qualcosa sapevano, ma temo abbiano completamente sottovalutato la portata dell'operazione. Non credo alla tesi dell'autoattacco, se non altro perché una debacle del genere porterà a forti cambiamenti all'interno della difesa israeliana. Non mi stupirebbe se i vertici dei servizi saltassero tutti uno dopo l'altro dopo una svista del genere. A sensazione, per quel che vale, credo se mai che Israele abbia enormemente sottovalutato le capacità della striscia di Gaza di organizzare un attacco su una così larga scala. Dubito avrebbero commesso lo stesso errore se si fosse parlato di Cisgiordania o Libano. Un attacco del genere è stato sicuramente organizzato in mesi se non anni, con la collaborazione di servizi di prim'ordine ed uno o più finanziatori esterni come quello iraniano. Sul coinvolgimento diretto di quelli russi sarei più prudente, anche se non mi stupirebbe affatto.
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