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Intanto grazie. Domanda da un milione di dollari, la tua. Sicuramente questo non è un momento positivo per Kiev. Come ho sostenuto già molti mesi fa, la piena riconquista dei territori è pura utopia, concordo pienamente. Escludo in toto un intervento diretto (e ufficiale...) delle forze armate occidentali. Per me l'unica via d'uscita da questo disastro era e rimane di tipo diplomatico, ma questa temo dovrà aspettare la stanchezza di entrambe le parti. Personalmente credo che Kiev debba cominciare a consolidare realmente quanto consolidabile, esattamente come fatto da Mosca. La prima controffensiva ha illuso i vertici ucraini, Mosca sa difendersi molto bene ed ha superiori capacità di assorbimento. Quando Kiev riuscirà a costruire una linea difensiva sufficientemente efficace da inchiodare le forze russe, esattamente come fatto dai russi con la fallimentare confroffensiva ucraina, allora credo si potrà parlare di pace. Così ad occhio servirà ancora tempo. Mosca gode di un buon vantaggio ora, anche se non sta affondando il colpo nonostante la debolezza ucraina. La sensazione è che l'Europa dovrà compensare le perdite territoriali ucraine promettendo fondi e integrando nell'unione l'Ucraina che resterà, riconoscendo come effettivamente russi i territori annessi da Mosca. Personalmente non vedo molte altre vie d'uscita, ma i tempi non mi paiono ancora maturi...
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L'occidente non è un gruppo coeso di paesi filo americani, entusiasti e ciecamente obbedienti. Così come l'oriente non è un gruppo coeso di paesi filo russi, entusiasti e ciecamente obbedienti. Partiamo da qui. Il messaggio che questo biennio sta dando al mondo è evidente, non è un caso che analisti occidentali e non concordino in tal senso. Il mondo è diventato plurale, il modello economico-finanziario liberista e global è in discussione e forse cadrà. L'impero dominante, quello americano, è in difficoltà. Quello russo non è da meno, però, impantanato da due anni in un conflitto che doveva somigliare ad una sfilata piuttosto che ad una guerra. Viviamo in un mondo dove sono le super potenze ad essere messe in discussione. Piccole realtà riescono a mettere in crisi potenze decisamente maggiori. Non solo l'Ucraina con la Russia. Pensiamo a quanto sia difficile per Israele tenere sotto controllo 2 milioni di persone in una regione grande come la Val d'Aosta, con un PIL procapite da quarto mondo. Pensiamo a che danni enormi riescano ad infliggere gli Houthi, un modesto gruppo politico militare yemenita, grazie a qualche drone da quattro soldi. Si sta scoprendo che le grandi potenze tutto questo controllo non ce l'hanno, né a Est né a Ovest. Se ideologicamente può sembrare una buona notizia, ciò spinge inevitabilmente ad una considerazione. Se cade la deterrenza militare americana in europa, cade la protezione dei paesi europei. Magari si ottiene maggiore libertà di movimento, ma allo stesso tempo si rimane maggiormente esposti agli eventi. L'Europa si sta scoprendo nuda di fronte ad un'America che ha poco a cuore la nostra sicurezza e i nostri interessi, sul continente e nelle zone di interesse. L'integrazione europea in ambito di politica estera e difesa, tanto chiacchierata, sta ancora ferma ai blocchi di partenza. Ora che ce ne sarebbe un gran bisogno, è probabilmente già troppo tardi. Da qui viene il riarmo europeo, non dalla pianificazione di un'invasione della Russia. Nessun paese europeo pianifica di attaccare Mosca, solo qualche paranoico dopo troppa Vodka potrebbe pensarlo. Chi se lo può permettere sta semplicemente ricostituendo le forze armate che si teme tornaranno ad essere utili nelle prossime decadi. Perché sì, un settore produttivo, tecnologico in grado di sostenere un conflitto non si crea dall'oggi al domani. Così come non si crea una forza armata andando a fare la spesa di sistemi sul mercato degli armamenti. Vale in particolare per tutti i paesi dell'Est Europa, ma non solo. Vale per tutti quei paesi che le forze armate le hanno smantellate in questi decenni di pace, puntando comprensibilmente alla crescita economica e della qualità della vita piuttosto che alla costituzione di divisioni corazzate e missili balistici. Quel poco che restava nei magazzini ad ammuffire, ereditato dalla guerra fredda, spesso è stato regalato alla causa ucraina. La Germania in particolare è il paese che soffre di più di questa situazione, ma ha quantomeno i mezzi produttivi e finanziari per recuperare. L'Italia non è messa affatto bene in tal senso. Affacciati su un Mediterraneo sempre più instabile, a due passi da Balcani sempre più pericolanti, con fonti di approvvigionamento energetico in mano a stati canaglia e merci che passano da colli di bottiglia esposti e minacciati. Il pericolo reale non è l'essere invasi dalla Libia o dalla Tunisia, evidentemente. Ma di pericoli in grado di metterci in ginocchio ce ne sono molti. Un'ondata di droni potrebbe ad esempio mettere KO i nostri porti o il passaggio delle nostre navi mercantili. Se sembra fantascienza basti chiedere agli Houthi o qunato accade da anni ai pozzi petroliferi in certi paesi dell'area. Un sabotaggio sottomarino potrebbe privarci del gas dalla sera alla mattina, fermando il paese. Se sembra fantascienza, chiedere opinione ai tedeschi che qualcosa ne sanno dopo il sabotaggio di NS2. Nessuno verrà in nostro soccorso nei prossimi anni se dovessero accadere situazioni simili a nostre spese, così come nessuno è andato in soccorso della Germania o della nave Greca qualche giorno fa. Questo senza contare che per mantenere l'ombrello nucleare sul nostro paese, dato che non possiediamo un arsenale proprio né strumenti di difesa reali da un attacco non convenzionale, dobbiamo mantenere gli obblighi NATO. Obblighi che non abbiamo mai mantenuto, al pari della quasi totalità dell'alleanza, ma che gli Stati Uniti cominciano a pretendere serimente. Questo implicherà raggiungere (o avvicinarsi) alla famigerata quota 2%, mantenendo le FAA ad uno standard quantitativo e qualitativo sufficiente dal rispettare gli accordi. Questo a prescindere da Russia, Ucraina, Israle, Palestina, Yemen, Taiwan, etc. etc. Si prevedono insomma anni di instabilità internazionale, molto duri, con economie fragili e paesi sempre più disinibiti nel perseguire i propri interessi con la forza. Questo ci dovrebbe preoccupare, molto più degli avanzamenti su Avdivka e sui paragoni con l'impero romano.
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Probabilmente qualcosa sapevano, ma temo abbiano completamente sottovalutato la portata dell'operazione. Non credo alla tesi dell'autoattacco, se non altro perché una debacle del genere porterà a forti cambiamenti all'interno della difesa israeliana. Non mi stupirebbe se i vertici dei servizi saltassero tutti uno dopo l'altro dopo una svista del genere. A sensazione, per quel che vale, credo se mai che Israele abbia enormemente sottovalutato le capacità della striscia di Gaza di organizzare un attacco su una così larga scala. Dubito avrebbero commesso lo stesso errore se si fosse parlato di Cisgiordania o Libano. Un attacco del genere è stato sicuramente organizzato in mesi se non anni, con la collaborazione di servizi di prim'ordine ed uno o più finanziatori esterni come quello iraniano. Sul coinvolgimento diretto di quelli russi sarei più prudente, anche se non mi stupirebbe affatto.
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Una tragedia immane, un'altra. Difficile se non impossibile credere all'estraneità dell'Iran. La sensazione è che uno dei moventi possa essere far saltare gli accordi di Abramo. Di certo c'è che un attacco di proporzioni simili non conosce precedenti nella storia recente. Per portata, cruenza e profondità.
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Il pre-partita di VecchiaSignora: Atalanta-Juventus
Nepali Me ha risposto a giusardegna Discussione Amarcord
La vedrò con la mia atalantinissima compagna, derby domestico per me. Speriamo bene!- 79 risposte
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Mettiamola così: spero che con il cessate il fuoco, che descritto così parrebbe più una resa incondizionata, vengano garantiti quantomeno corridoi umanitari per l'espatrio. Non vorrei certo essere nei panni di un civile in quell'area, comunque.
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Corre voce che sia vicino un accordo per il cessate il fuoco. Da verificare, ma pare che le condizioni proposte siano molto pesante per il Nagorno Karabakh.
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Mi permetto di rispondere a @Gidan73 Senza alcun dubbio. Sicuramente senza gli aiuti occidentali non avrebbe modo di ottenere alcun risultato. Sul fatto che l'unica cosa che possa ottenere con tali aiuti sia un prolungamento del conflitto, invece, dissento. Ad oggi la fatidica "controffensiva" ha sicuramente ottenuto risultati modesti in cambio di sacrifici importanti. Ma è altrettanto vero che dall'inizio del conlflitto l'Ucraina ha riottenuto ampie porzioni di territorio, alcune delle quali strategiche per la sua futura sopravvivenza. Sono convinto che alcuni obiettivi siano alla portata, ma sono altrettanto convinto che la completa riconquista sia infattibile. Questa è un'ottima domanda. Sicuramente agli USA questo conflitto fa gioco sotto molti aspetti. In ordine sparso: Ha guadagnato 2 nuovi ingressi nella Nato portandosi alle porte di S.Pietroburgo e conquistando la supremazia nel mar Baltico, ha dissanguato le loro riserve militari, compromettendone pure la capacità di deterrenza e di assorbimento di futuri conflitti (ci vorranno decenni per riempire i magazzini) li ha isolati economicamente e finanziariamente dall'ovest, godendo nel dettaglio della distruzione di NS2 a cui si sono da sempre opposti veemente, ha riavvicinato a sé i paesi Nato europei meno entusiasti, risvegliando dal coma un'alleanza che sembrava ormai inutile da decenni, ha ottenuto da molti paesi alleati un aumento nelle spese militari, richieste sia da Trump che da Biden ha consolidato la propria presenza militare nei paesi europei, discussa e mal sopportata prima del conflitto, apprezzata se non richiesta oggi (vedasi Polonia) Insomma, sta ottenendo molto considerato che non sta nemmeno mettendo nemmeno uno stivale sul campo. Mi sento di escluderlo, anche perché la Libia (così come i paesi africani soggetti dei flussi migratori verso l'Europa) non è affatto sotto controllo americano. Quelle sono aree di mondo spesso contese da Turchi e Russi, la Libia in particolare subisce un forte controllo turco. Il nostro ascendente verso quelle terre è ormai morto con Gheddafi che sì, controllava quei flussi. Sono se mai la Turchia e la Russia ad usare i flussi migratori del Mediterraneo come arma di ricatto (i turchi) o di ritorsione (i russi) nei nostri confronti. Lo dico non in difesa degli americani, che se avessero un qualunque interesse in questione farebbero sicuramente il loro gioco. E' che agli americani del nord Africa, così come del Saehl e dei flussi migratori, non frega assolutamente nulla già da decenni. In futuro noi e la Francia saremo chiamati ad interessarci di queste questioni, poco ma sicuro, ma per nostro mero interesse. Se intendi che ognuno stia facendo i suoi interessi, sia da una parte che dall'altra, questo è certo. Non è certo l'amore per la causa ucraina a spingere l'occidente ad aiutarli, così come non è la vecchia amicizia ai tempi dell'URSS a spingere i cinesi ad aiutare i russi. Ognuno segue i propri e ne corregge il tiro a seconda di come si evolvono le cose di anno in anno. Si può dire che per molti paesi (non il nostro) la tentazione di ridimensionare notevolmente la minaccia russa è ghiotta, indebolirne il potere militare consumandone scorte e forze a spese umane altrui è fin troppo comodo e funzionale alle proprie ambizioni. Questo vale sicuramente per gli Stati Uniti, ma anche per entusiasti supporters come i paesi baltici e la Polonia. Anche la Turchia, che non nutre alcuna simpatia particolare per l'Ucraina, non disdegna insidiare e limitare l'espansione russa in una regione di importanza vitale per sé stessa. Noi siamo parte di un'alleanza che ha preso una posizione chiara. Siamo sicuramente più prudenti di altri a riguardo, aggiungerei "giustamente". La nostra influenza sugli esiti del conflitto, in un senso o nell'altro, sarebbe comunque limitata. Le nostre priorità ora sono altre, i flussi migratori sono una di queste e non a caso ultimamente se ne parla molto.
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Belli, bellissimi Chicco e Dusan.
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Per gli appassionati di geopolitica, imperdibili le dirette di oggi e domani sul canale YT di Limes.
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Ecco, questi sono segnali non esattamente incoraggianti.
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Tranquillo, non avevo intento inquisitorio Chiedevo per curiosità, magari mi ero perso qualcosa. Più o meno tutti siamo caduti in qualche "fake news" nell'ultimo anno, magari anche solo per qualche minuto. Stamattina YouTube mi ha suggerito un video titolante "Finland is at war now!", figuriamoci.
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Mettiamola così, aspetto fonti un pochino più autorevoli prima di giudicare. Che abbia promesso aiuti in termini di armamento, anche pesanti, è cosa pubblica. Da lì a inviare cacciabombardieri (come se la Finlandia potesse permetterselo) ce ne passa. Al momento mi risulta che nessuna testata di rilievo riporti tali voci.
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Perdonami la curiosità, è un mio difetto. Capra per cosa, esattamente?
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Non sono un gran consumatore di serie tv. Devo dire che ad oggi quella che più mi ha colpito è stata probabilmente Mr Robot. Eccezionale. Per il resto, tanto per proporre qualcosa di meno scontato, ho apprezzato moltissimo "Le Bureau" e "Homeland", anche se quest'ultima ancora non l'ho terminata. Consigliatissime entrambe a chi ama il genere "spy". La prima di taglio più europeo, più intelligente e raffinata, con personaggi più verosimili, meno effetti speciali e con intrecci più complessi. La seconda inevitabilmente più holliwoodiana, con una protagonista investita dal destino e sempre tutelata dalla provvidenza. Nonostante la poca credibilità delle vicende che la circondano, specialmente andando avanti di stagione in stagione, il contesto internazionale ed il sentimento delle parti in causa, americane o straniere, è riprodotto in modo magistrale. Cosa assai insolita per una produzione americana, devo dire, lo sforzo empatico è notevole.
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Quello è dato di fatto dal 1945. Ma da allora ad oggi, il nostro paese ha attraversato diverse fasi, anche molto turbolente. Oggi credo siamo all'inizio di una nuova fase politica, specialmente se la guardiamo verso l'esterno. E questa credo cambierà le fondamenta stesse dei rapporti con gli altri paesi europei e del Mediterraneo, non solo quelli con l'oriente. Già oggi la natura delle relazioni con Francia, Germania, Svezia, Polonia, Ucraina, Grecia e Turchia è mutata notevolmente. Sarà che seguendo certi settori certe cose si capiscono in anteprima, ma mi pare abbastanza evidente. Al famoso triangolo, tanto desiderato dagli europeisti (Berlino-Parigi-Roma), pare non credere ormai più nessuno.
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Comunque fa impressione notare quanto sia cambiata la nostra postura internazionale negli ultimi 12 mesi. Non so voi, ma la nostra direttrice sembra abbia subito una brusca virata da quel maledetto Febbraio 2022.
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Mettiamola in altri termini. Se esiste un potenziale avversario egemonico degli Stati Uniti, nei prossimi 30 anni, questo può essere solo ed esclusivamente la Cina. La Russia, lo hai detto benissimo tu, non è più una superpotenza di quel calibro ormai da 40 anni. E' invece una formidabile potenza regionale (così la definì anche Obama, offendendo più o meno involontariamente i vertici russi). Formidabile per export energetico, risorse minerarie, arsenale nucleare. Non per penetrazione economica, né tecnologica, né culturale: tavoli dove Pechino e Washington si statto giocando la loro partita (avendone le risorse). Le armi ed i ricatti sul gas restano l'unico modo in cui Mosca può proiettare la propria visione del mondo, e lo fa, perché si sente legittimata dal suo status a farlo. E' per definizione la rinuncia al dialogo, al confronto, il rinnegamento del diritto all'esistenza del prossimo. Mosca ha queste carte in mano, l'alternativa è la rinuncia allo status di potenza, e giusto o sbagliato che sia i russi non sono pronti a questo passo. E' proprio una questione di mentalità, di pensiero, hai assolutamente ragione quando lo dici. Io la Russia ho avuto modo di girarla un po', ed ogni volta che si parlava con un russo la domanda più frequente era "che ne pensi di Putin? che ne pensi della Russia?". Sono ossessionati da come il mondo li vede, e desiderano essere visti come una potenza. Ora Mosca, delle sue tre carte (tagli sul gas, uso delle forze armate e armi nucleari) ne ha già giocate due. La prima quasi a vuoto, la seconda si sta dimostrando molto meno temibile del previsto, accrescendo ulteriormente la frustrazione russa. Io spero le si offra una via d'uscita. A nessuno conviene che la russa imploda, così come a nessuno conviene che la guerra si estenda, ancor meno che si arrivi ad un conflitto nucleare. Non lo dico per empatia per Putin che, anzi, lo trovo un leader estremamente sopravvalutato. Ma per il popolo russo, così come per il bene di questo disgraziato mondo. Va trovato un accordo, per forza, ma i tempi purtroppo non sembrano maturi. E finché non si inizieranno a parlare sul serio, continueranno a spararsi. Ed ora che hanno avuto mesi di tempo per prepararsi, si prevede ci si sparerà molto di più. E' la tragedia della guerra. E' una pessima idea cominciarne una, figuriamoci perderla.
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Il discorso è lungo, complesso, meriterebbe pagine e pagine di discussione a parte. Mettiamola così, sull'Europa Orientale le volontà e le percezioni sono diverse, tra le nostre, quelle di Mosca e quelle degli stessi paesi coinvolti. Mosca si era costruita l'idea che nonostante il crollo del muro, la presenza di milioni di cittadini russi in quelle regioni avrebbe col tempo aiutato a mantenere buoni rapporti con quei paesi. E, fino a non troppo tempo fa, era anche abbastanza vero in molti di questi paesi. Era chiaro che Mosca non potesse più competere con l'Occidente in termini di permeabilità finanziaria, industriale e persino culturale. Ma quantomeno dal lato finanziario, grazie alla spalla cinese, molti di questi stati mantenevano stretti rapporti diplomatici e finanziari con l'Oriente. Pensiamo ai discorsi ed ai progetti sulla via della seta, sui gasdotti, ma anche al tentativo di unificare la "guerra al terrorismo" ai tempi di Bush Jr. L'Europa continentale, invece, dalla caduta del muro in avanti si è preoccupata più del benessere economico che altro. Per decenni le questioni meramente politiche dell'est Europa, specialmente quelle inerenti la difesa, non interessavano praticamente a nessuno. Lo dimostra il crollo dei budget europei dedicati alla difesa, alla produzione di armi e la crescita esponenziale dei movimenti anti-Nato. Per questo si parla di post storicismo europeo, ci si era convinti che quel tipo di tensioni fossero finite dopo la guerra fredda, nonostante vari episodi non esattamente secondari dimostrassero il contrario. Gli Stati Uniti, da impero vincitore, hanno invece massimizzato la vittoria negli anni, andando a corteggiare le parti rimaste "sole" dopo il crollo dell'URSS. Nella stragrande maggioranza dei casi con le buone, talvolta con le cattive, come accaduto in Jugoslavia. Grande verità della geopolitica, non esistono i vuoti potenza, se una potenza lascia terreno, immediatamente un'altra verrà a sostituirla. Ed è esattamente quel che accaduto fino a poco tempo fa, grazie anche al completo disinteresse europeo sulla questione. Anzi, potremmo pure dire che l'UE ha finanziato di tasca sua la crescita di questi paesi, concedendo pero agli Stati Uniti il privilegio di controllarne di fatto la difesa e la politica estera (questo la dice lunga sull'effettiva autonomia dell'UE). Un idillio americano, ma anche un ottimo affare per i paesi sottratti al controllo comunista, fosse questo russo o di Tito. Mosca per lungo tempo non ha potuto che fare buon viso a cattivo gioco, essendo impegnata al compattamento del fronte interno, tra minoranze ostili, terrorismo ed una crescita economica necessaria per la sopravvivenza dello stato russo. Ma quello era 10, 20 anni fa. Un anno fa Mosca si era convinta di avere la forza militare e tecnica di prendersi Kiev nel giro di pochi giorni, di essere accolto da liberatore, di mettere l'occidente davanti al fatto compiuto, di ottenere ascolto dall'occidente davanti ad una dimostrazione di forza di quel tipo. Aveva le sue ragioni per crederlo. Fino a pochi anni prima in Ucraina il partito di maggioranza era filo russo, il russo era lingua diffusissima nel paese e nessuno aveva dimostrato particolare attenzione a quanto accaduto in Crimea. Noi europei da veri sprovveduti ci eravamo illusi che Mosca mai avrebbe attaccato, nonostante quanto stesse accadendo dal 2014, quanto accaduto in Crimea ed in Georgia. Gli americani invece, già mesi prima, ci avrebbero scommesso, tanto da esporsi pubblicamente subendo le ironie europee. Ora abbiamo Mosca incastrata in qualcosa che non voleva, frustrata e ferita, ma proprio per questo ancor più incattivita. Abbiamo un'Europa occidentale sotto shock, un'Europa orientale convinta di essere sull'orlo della terza guerra mondiale ed un paese europeo raso al suolo dopo 1 anno di guerra e 8 di guerra civile, armato fino ai denti, dal futuro incerto e inquietante. L'Ucraina più armata avrebbe probabilmente portato ad uno scoppio ancor più anticipato del conflitto, più che il contrario. L'Ucraina col nucleare, invece, non la rimpiangerei nemmeno se Putin arrivasse ad annettere il paese per intero. Uno dei paesi più poveri d'Europa, con frazioni interne del genere, tra guerre civili e golpe, mai può essere positivo abbia l'atomica. Se l'occidente avesse prestato maggior attenzione al destino ucraino, oltre che alle posizioni russe, si sarebbe potuto evitare questo disastro. Così come se Mosca avesse evitato di trasformare un'operazione tattica speciale in un'invasione in piena regola. Così come se Kiev avesse gestito politicamnete, anziché militarmente, la questione Donbass. Come anche detto da Kissinger, uno che di politica estera qualcosa sa, la Russia rimarrà una grande opportunità persa per l'occidente. Il vero avversario, ideologico, tecnico, culturare, economico e militare non è Mosca, ma Pechino. E Mosca sotto sotto la teme quanto e più di noi, ed è un vero peccato spingere Mosca nelle spire del dragone, quando potrebbe stare dalla nostra parte.
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Sulla prima parte potrei anche concordare, anche se l'occidentalizzazione dell'est Europa era cosa desiderata e finanziata da tempo. Diciamo che quanto accaduto ha accelerato gli eventi, questo sicuramente. Sulla seconda parte, non posso concordare. Si fece la cosa giusta secondo me, quanto avvenuto negli ultimi 10 anni non fa altro che convincermi ulteriormente di questo.
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Sugli altri punti ti ha risposto SuperTalismano, in modo molto simile a come ti avrei risposto io. Rimarrei sul punto 4) se per te va bene. Anche io do per scontato che alla fine la Crimea resti russa e, aggiungo, sono convinto che anche una parte del Donbass verrà annessa. Non a caso penso che Macron abbia le sue ragioni nel sostenere una linea più morbida, in ottica negoziale. Sono anche ragionevolmente persuaso del fatto che per molti paesi occidentali un compromesso del genere sarebbe più che accettabile. Il punto è che Russia ed Ucraina, ad oggi, non si sono dimostrate affatto pronte ad un negoziato serio. L'Ucraina chiede di fatto la resa ed il ritiro russo, la Russia non solo pretende la resa Ucraina ma pretende anche di avere voce in capitolo sui destini di paesi come Moldavia, Svezia e Finlandia. Il tutto senza risparmiarsi retoriche su crimini di guerra, minacce nucleari, genocidi, nazifscismi, deportazioni, rinfacciando pure all'altra parte di non voler dialogare. La guerra ora come ora non può che continuare, purtroppo. Vediamo in primavera se i risultati sul campo saranno capaci di costringere una delle parti a scendere a compromessi, al costo di decine di migliaia di morti. Non è da escludersi che la cosa si allarghi anche alla Transnistria, affatto, qui infatti ne parliamo da tempo. Non solo come rappresaglia o per questioni tattiche/strategiche. Quando la guerra finirà è inevitabile che il destino della Moldavia e di quella regione andrà normalizzato. Moldavia e Transnistria, Serbia e Kosovo, lo status del Donbass, della Crimea, l'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, etc. etc. Sono davvero estesi i temi su cui Putin cerca un tavolo di discussione con l'occidente, già da molti anni, credo che stavolta bisognerà giocoforza prestarvi attenzione. La speranza è che entrambe le parti capiscano il più presto possibile che è autodistruttivo continuare a lungo questa guerra. Ad oggi la ricostruzione ucraina è già stimata in 400 miliardi di dollari. Senza contare le vittime, lo spopolamento, il ridimensionamento del territorio ed il problema energetico (dubito esisteranno centrali nucleari nel futuro dell'Ucraina, così come sarà complicato importare gas russo). Lo stesso vale per Putin. Sta letteralmente mandando al macero due decadi di lavoro, capaci portare la Russia fuori dall'oblio della caduta del muro. I russi vorranno presto tornare alla crescita economica, parlare di modernizzazione e sentirsi di nuovo al centro della comunità internazionale. Purtroppo ad oggi il governo di Kiev si sente forte del sostengo degli Sati Uniti e della Nato. Non mollerà proprio ora. Putin al contempo si sente messo spalle al muro, dopo il clamoroso flop del blitz su Kiev e la clamorosa ritirata dal fronte Nord, solo minimamente compensati dai piccoli avanzamenti invernali. E non è mai sicuro mettere spalle al muro una potenza con 6000 testate nucleari, specie se ha già dimostrato una certa emotività nel gestire la situazione. Su questo non ci piove.
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Io veramente di Transnistria e Moldavia ho scritto già a marzo dello scorso anno, in questo topic. Nessuna sorpresa. Come è impossibile essere sorpresi dall'aiuto occidentale all'Ucraina, era prevedibilissimo accadesse, è già successo decine di volte nel passato, da una parte e dall'altra. L'URSS aiutò il Vietnam, gli Stati Uniti aiutarono l'Afghanistan, ed entrambe le volte oltre alla disfatta dell'invasore non è che sia successo granché. Il problema s'è posto piuttosto perché la Russia non ha avuto la forza di rovesciare nelle prime fasi il governo di Kiev. Mosca pensava di far cadere il governo prima che la Nato potesse muoversi seriamente, ma per varie ragioni contro molti pronostici ha fallito. A quel punto era ovvio che la Nato sarebbe entrata a piedi uniti, Putin lo sa benissimo, non è certo uno sprovveduto. Oggi è difficile trovare un senso a quanto Mosca stia facendo sul campo, anche perché la sensazione è che Mosca stessa non abbia ben chiaro quale obiettivo perseguire in questa fase. Uno dei tanti interrogativi che giustamente ci si pone è: qual è ora l'obiettivo russo? Il problema reale è questo, il resto è stata una quasi inevitabile serie di conseguenze dovute al fallito attacco russo della prima fase. Ora Kiev evidentemente non può accettare di veder perso quasi il 20% del proprio territorio nazionale, proprio ora che gode del sostegno dei più ricchi paesi del pianeta. Mosca allo stesso tempo non può pensare di aver sacrificato tanto per ottenere, se gli va di lusso, la Crimea e l'indipendenza di una parte del Donbass. Gli Stati Uniti gongolano, così come i paesi più Nato-entusiasti, perché l'alleanza si è riscoperta importante e centrale nei destini dei paesi che ne fanno parte, e per questo devono solo ringraziare il governo russo e la loro iniziativa. Proprio nel suo momento di maggior fragilità dalla sua nascita, dopo la figuraccia rimediata dal ritiro in Afghanistan e la voglia di molti paesi di staccare la spina alla Nato. Per la Nato la situazione va tutto sommato bene così com'è, almeno fino a quando rimarrà circoscritta nei confini ucraini. In un colpo solo può ora tenere al muro la Russia, mettere in imbarazzo la Cina, tagliare il cordone ombelicale euroasiatico ed ottenere quegli investimenti che molti paesi si rifutavano di produrre, nonostante gli accordi. Gongolano meno quei paesi occidentali che con l'Oriente avrebbero voluto allacciare rapporti di collaborazione, come la Germania e l'Ungheria per esempio. Ma non hanno certo la forza di opporsi, visto il momento, tanto da dover persino far buon viso a cattivo gioco dopo quanto accaduto a NS2. Sicuramente l'inasprimento che tu ti aspetti avverrà questa primavera, quando il ghiacco, il fango ed il freddo smetteranno di essere un'impedimento fisico determinante. Ma i bombardieri strategici russi, la metà dei quali fermi agli anni 70-80, non sono esattamente così facile da impiegare sull'Ucraina di oggi. I russi ne hanno poco più di un centinaio, probabilmente molti dei quali operativi, anche se è difficile dire in quali condizioni. Sono pochi, pochissimi, rapportati al ruolo centrale che hanno nel coprire come deterrente un territorio vasto come quello russo. Sicuramente Mosca potrebbe impiegarne una trentina. Esageriamo, diciamo 40 (quindi più di 1/3 di quelli disponibili). La Nato scoprirebbe del loro decollo già durante la fase di rullaggio in pista. Considerando la lentezza di tali sistemi, e l'enorme traccia radar, la Nato riuscirebbe ad individuarli e a seguirli passo dopo passo nelle ore di avvicinamento al territorio ucraino. Sottolineo, si parla di ore, non di minuti. Un tempo sufficiente ad attivare i sistemi di difesa ucraini, specialmente ora che sta ricevendo sistemi di primo livello, anche da parte nostra. Il rischio di perdere molti di questi sistemi sarebbe molto molto alto, non è un caso che gli americani stessi ne abbiano persi molti in Vietnam, e li abbiano usati da allora solo in territori la cui superiorità numerica era indiscussa. In una sola missione negli ultimi mesi di guerra, gli States persero almeno una trentina di B-52, sommando velivoli abbattuti e danneggiati irrimediabilmente. Non è un caso se oggi l'aeronautica li usi più come piattaforme di lancio di missili da crociera da zone oltre confine, come la Bielorussia, guardandosi bene dallo sconfinare sui cieli ucraini, impedendo a Kiev la possibilità di colpirli. Mosca ora ha bisogno di ottenere una vittoria terrestre convincente, senza la possibilità di essere supportata su larga scala dall'aviazione, consolidando le posizione ottenute e capendo cosa vuole davvero ottenere sui tavoli diplomatici. Così come Kiev ha bisogno di capire a cosa è disposta a rinunciare per ottenere quella pace che le permetterebbe di pensare a ricostruire. Ad oggi Kiev vuole la liberazione totale e i danni di guerra, non accettando compromessi, nemmeno sulla Crimea. Mosca invece vuole scegliere il prossimo governo, annettersi 1/3 dello stato Ucraino, impedire l'ingresso nella Nato a Ucraina, Svezia e Finlandia. Evidente che la pace non si possa fare, tanto che persino Macron e XiJinping (i due maggiori sostenitori mondiali della linea diplomatica) hanno dovuto rinviare le loro proposte di pace. I prossimi tre mesi credo potranno essere decisivi per capire come andrà a finire, in base a quanto avverrà sul campo, in un senso o nell'altro.
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Questo sicuramente è un punto da tenere sotto enorme attenzione. Va detto che quel trattato includeva accordi di più ampio respiro su molti temi, non solo sull'indipendenza moldava, ma è indubbio che la sua revoca possa sulla carta rimettere in discussione anche l'indipendenza stessa della Moldavia. Alla faccia di chi ancora sosteneva che Putin è quello che i trattati li rispetta. Solo questa settimana ha annullato quello dell'indipendeza moldava e quello sulla non-proliferazione nucleare. E' proprio vero che in geopolitica i trattati valgono quel che valgono...
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Tutti se lo chiedono di tutti, possiamo dire così. Quanto potrà essere sopportabile per la Russia uno scontro del genere? Decine di migliaia di morti, migliaia di mezzi distrutti, milioni ci colpi consumati, centinaia di missili, senza contare gli effetti delle sanzioni. La Nato? In un momento di difficoltà economica generale, per quanto lo sforzo sia distribuito su molti paesi, la cosa potrebbe diventare difficilmente sostenibile per qualcuno. Senza contare i conflitti di interesse di alcuni paesi che, tutto sommato, con la Russia avrebbero pure avuto voglia di andare d'accordo. Poi l'Ucraina stessa, ovviamente, che secondo me si tende a sottovalutare. Nessuno può sostenere questo conflitto sul lungo periodo, forse soltanto gli Stati Uniti, per capacità produttiva e per distanza dal conflitto. Forse dimentichiamo quanta resistenza seppero opporre paesi come Afghanistan e Vietnam, per anni ed anni, davanti a nemici altrettanto preparati e con molti meno aiuti stranieri di quanti ne ricevano gli ucraini oggi. In ogni caso ogni paese ha un punto di rottura, e tutti stanno scommettendo che il punto di rottura nemico sia più vicino del proprio. Non a caso si parla ormai da tempo di guerra di attrito...
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