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Partirei da Biden. Nei primi mesi di guerra sembrava che l'amministrazione Biden fosse incerta sul da farsi in Ucraina. Sostegno sì, ma limitato, circoscritto, quanto bastava all'Ucraina per sopravvivere ed arrivare al tavolo dei negoziati. Ora pare proprio che Biden stia alimentando con forza la missione occidentale di salvare l'Ucraina di Zelensky. Senza voler citare il salto di qualità nelle forniture militari americane, oltre alle pressioni esercitate da Washington sugli alleati per ottenere un loro significativo contributo, mi pare chiaro che l'obiettivo di una Nato sempre più estesa e salda in Occidente sia più vivo che mai. I più maliziosi potrebbero dire che lo scenario attuale dimostri che i timori di Putin fossero ben fondati, e parzialmente avrebbe ragione nel sostenerlo. Come si sono rivelati tragicamente fondati i timori occidentali sull'invasione, già mesi prima del fatidico Febbraio 2022. Di certo la visita di Biden porta un messaggio forte, non solo a Zelensky ma al resto del mondo. Gli Stati Uniti hanno seriamente a cuore il destino di Kiev, Mosca non può sperare in una resa comoda della Nato, né la Cina può sperare in un accordo di pace che somigli ad una resa ucraina. Questo significa che la guerra continuerà ancora per mesi, se non anni, finché il risultato sul campo non costringerà una delle due parti ad accettare condizioni ad oggi inaccettabili. Credo però che questo sia un segnale molto forte anche nei confronti dei paesi europei orientali. Mi riferisco ai paesi baltici, alla Polonia ed alla Romania in particolare. Parliamo di paesi che, visto quanto sta accadendo oggi (e quanto accadde in Georgia non troppi anni fa), temono seriamente di essere i prossimi sulla lista di Mosca. Specialmente se l'armata rossa dovesse vincere questo conflitto, dimostrandosi più forte di Washington nell'esercitare la propria forza brutale in questa area di mondo. Ricordiamoci che alcuni di questi paesi sono già stati direttamente minacciati da Mosca non facendo parte della Nato (quindi niente art.5). Per quanto riguarda la conferenza sulla sicurezza, personalmente, si è visto poco di nuovo. Ucraina e Russia si dimostrano ad oggi su posizioni inconciliabili. Kiev è più interessata ad ottenere maggiori rifornimenti e aiuti che ad ottenere un accordo per la pace. Mosca allo stesso modo è più concentrata sull'ottenere l'appoggio dai suoi partner e sul contenere gli aiuti avversari. La Francia di Macron si è arresa all'evidenza di non avere alcun potere negoziale nella vicenda, nonostante gli sforzi, nessuno vuole trattare al momento. La Germania di Scholz, pur riluttante anche alla luce di quanto accaduto a NS2, non può che assecondare la volontà americana. La Cina da mesi sbandiera l'intenzione di voler trovare un accordo di pace, ma per ora i suoi sforzi si ravvisano solo sui fogli di giornale. In pieno stile cinese ora si sono dati una deadline per esporre al mondo la propria proposta di pace. Maliziosamente, m'è sembrato più una deadline per Mosca che non per l'occidente. Bisognerà aspettare i termini dell'accordo proposto per svelare le carte cinesi. Noi, curiosamente, siamo forse l'unico paese ad aver sostenuto negli ultimi giorno posizioni interessanti, a tratti persino sorprendenti. Dopo le accuse aperte della nostra Premier a Macron e Scholz, l'isolamento politico di Berlusconi a causa delle sue "simpatie", ora a sorpresa sono arrivate la visita in Polonia e la visita in Ucraina, con tanto di parole al miele per le due parti. L'impressione è che il nostro paese punti a diventare un futuro paese cardine dell'alleanza, anche a costo di sganciarsi dalle linee guida di Francia, Germania e Bruxelles. Non a caso Washington si è dimostrata estremamente soddisfatta dell'Italia nelle ultime settimane, mentre il gelo con Francia e Germania continua.
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Sentiti libero di taggarmi, ci mancherebbe Un'idea me la sono fatta, ma voglio aspettare quello che dirà Meloni oggi. Mi viene da dire sin da ora, però, che siamo davanti ad un cambio di traiettoria notevole della nostra politica estera. Oserei dire storico. Già iniziato dal governo Draghi, in verità, ma ufficializzato dalle visite di Meloni di questi giorni. Anche la visita in Polonia, e quanto detto, stanno passando ingenuamente in secondo piano.
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Concordo su Kiev, su Odessa invece non ci scommetterei. Ma parliamo di impressioni, di sensazioni, ci sta il tuo punto di vista Sull'offensiva invece mi trovo meno d'accordo. Secondo me i russi non disperderanno le risorse su più direttrici stavolta, non contemporaneamente quantomeno. Potrebbero attaccare i fronti 1) e 2), per esempio, attestandosi su posizioni più difensive nelle altre aree. Il Donbass secondo me è una zona ideale da difendere, perché è l'unica dove i residenti offrono un minimo di sostegno alle forze russe, non è dettaglio da poco. Parliamo di residenti che spesso combattono come volontari al fronte, e che conoscono la guerra già da prima dello scorso anno. Non avrei fretta di lasciarmela alle spalle insomma, in fin dei conti non è necessario occupare fisicamente Zhaporizhzhia se la si può colpire ed inabilitare in ogni momento. Mentre il sud, per valore strategico (in ottica negoziale e di dominio del Mar Nero) potrebbe essere più difficile da conquistare, ma più pagante. Bloccare il mare, controllare il flusso di merci anche civili, circoscrivere il conflitto sul "solo" terreno potrebbe rivelarsi un notevole vantaggio per Mosca. Ma siamo nel campo delle ipotesi. Ad oggi a stupirmi maggiormente è l'arresto delle ostilità nel nord del paese. Come hai detto tu, vien quasi da pensare che ci sia un accordo di fondo. Siamo alle speculazioni, intendiamoci.
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Grazie a te per il commento. La tua è un'ottima domanda, in quanto tale, difficile risponderti. Si può tentare di indovinare. Si partirebbe, innanzitutto, da questa situazione: In rosa le zone occupate dai russi, in azzurro quelle recuperate dagli ucraini. Ammettiamo che i russi, grazie alle risorse e agli uomini accumulati in questi mesi, riescano effettivamente ad organizzare un'offensiva su larga scala (molti analisti sono di questa opinione). Bisogna capire dove e come attaccheranno, prima di tutto. Personalmente non credo commetteranno gli stessi errori del febbraio scorso. Non sparpaglieranno le loro risorse su un fronte eccessivamente vasto, prima di tutto, e non esagereranno nell'avanzare troppo velocemente senza costituire alle proprie spalle una rete logistica solida e ben difesa. Sono stati questi, forse, i due principali problemi patiti dalle forze russe nelle prime settimane. Con i risultati noti a tutti: gli assalti ad aeroporti inizialmente vincenti respinti dopo pochi giorni, Kiev accerchiata ma mai conquistata, mezzi e uomini abbandonati a migliaia senza carburante, né munizoni, né viveri. Tradotto: salvo attacchi chirurgici ad obiettivi strategicamente paganti, non credo vedremo penetrazioni di centinaia di km in pochi giorni, men che meno tramite spettacolari eliassalti tanto cari alla vecchia dottrina sovietica. Piuttosto mi aspetto avanzate progressive ma costanti, con frequente ricambio di personale e mezzi tra prima linea e retrovie, anticipati da massicci bombardamenti di artiglieria e coperti da una superiorità aerea che dovrà giocoforza essere conquistata definitivamente. Penso potranno avere un ruolo chiave anche gli attacchi missilistici sulle sedi governative e sulle infrastrutture ucraine, magari lanciati dalla Bielorussia, così da proteggersi da eventuali ritorsioni. Nei punti che invece si deciderà di difendere, credo si procederà ad una politica del consolidamento. Costruzione di strutture difensive, organizzazione di più linee per ammortizzare l'urto ed esporre l'aggressore sui fianchi, unità meccanizzate e aviotrasportate pronte ad essere mosse velocemente da un lato all'altro del fronte per ingrossare le fila dove sarà ritenuto necessario, schieramento di nuove reclute ben addestrate (questavolta) in questi mesi invernali. I Russi dovranno necessariamente fare un notevole salto qualitativo in avanti anche in termini di ricognizione e raccolta delle informazioni: la debacle del fronte settentrionale è in larga parte dovuto alle scarsissime capacità di lettura del campo di battaglia russe (non tutti hanno droni, satelliti, ricognitori e AWACS stratificati ad ogni livello col non plus ultra della tecnologia mondiale a disposizione su gentile concessione della Nato). Da quel che si apprende però pare che i russi si stiano sforzando molto nel reperire droni da qualunque mercato disponibile a vendergliene, ricorrendo persino a dei catorci iraniani. In ogni caso dovranno localizzare le loro offensive in base alle esigenze di campo stavolta, mettendo da parte per qualche tempo quelle politiche e propagandistiche. E' davvero difficile prevedere dove avverrà l'offensiva per noi spettatori esterni, di certo sarà molto più facile capirlo per la Nato, dato che ha completa copertura satellitare del fronte. Niente effetto sorpresa. Obiettivi validi per l'offensiva ce ne sono tanti, forse troppi. Avanzare per riprendere Zaporizhzhia, riprendere Kherson puntando Odessa, riprendere l'oblast di Kharkiv, etc. Potrebbero persino riaprire il fronte nord dalle zone limitrofe con la Bielorussia, come fatto inizialmente, puntando direttamente Kiev. A sensazione, per tornare alla tua domanda, credo che finché il conflitto si intensificherà su quel teatro cambierà poco per la Nato. Se si resterà a debita distanza dai membri UE e Nato, senza utilizzare armi non convenzionali (cioé chimiche, batteriologiche o nucleari), circoscrivendo la guerra nelle aree attuali (Donbass, Crimea, e il sud del paese) la Nato non cambierà particolarmente postura. Credo continuerebbe a mandare aiuti e proporre nuove sanzioni, evitando sempre il coinvolgimento diretto (prendendo intanto tempo preparandosi per il peggio). Credo lo farebbe anche a costo di perdere importanti porzioni di territorio ucraino, come in realtà già accaduto nei primi mesi della guerra. 'Ucraina per la Nato resta uno stato cuscinetto, amichevole ma non amico, alleato di circostanza, assolutamente sacrificabile per il "bene" superiore. Questo ad oggi, a prescindere dai successi dell'una o dell'altra parte mi pare lo scenario più probabile. Da Kiev in avanti la cosa, invece, cambierebbe drammaticamente. Lì si rischierebbe di ritrovarsi nella stessa posizione dei cinesi durante la guerra di corea. Ovvero: una superpotenza che, pur non formalmente in guerra con te, avanza di decine di km al giorno armata di tutto punto verso il tuo confine, minacciandoti direttamente e annichilendo il tuo alleato cuscinetto giorno dopo giorno. Lì sarebbe molto, molto complicato convincere partner come Polonia, Moldavia, Romania e Cechia a starsene buoni e fermi limitandosi a sperare per il meglio, l'isteria potrebbe spingerli ad agire di propria iniziativa, senza il conenso di UE, Nato, Onu o chi per loro. Se per Moldavia, Romania e Cechia il rischio resta contenuto, per la Polonia non credo possa dirsi altrettanto. Non è detto che intervengano, ma non è da escludere. Specie se si riaprisse il fronte nord dalla Bielorussia. Specie se dovesse entrare in conflitto la Transnistria. Accadesse una cosa del genere (ad oggi però è uno scenario relativamente remoto) passerebbe un battito di ciglio prima che russi e polacchi inizino a spararsi a vicenda, estendendo immediatamente il conflitto anche a Bielorussia e Kaliningrad. Quella sì sarebbe una escalation. A quel punto la Nato sarebbe posta dinanzi ad un bivio esistenziale: assistere la Polonia in modo diretto dando inizio alla terza guerra mondiale, o assistere la Polonia in modo indiretto, come sta facendo oggi con l'Ucraina, rimarcando che la Polonia stia agendo di propria iniziativa sia in Bielorussia che in Ucraina, trasformando il conflitto in un'alleanza (Polonia-Ucraina, sostenuti dalla Nato) contro un'altra (Russia e Bielorussia, sostenuti forse dalla Cina). Mi sembrano però scenari al momento lontanissimi. Lo scenario più probabile è che la guerra peggiori nelle proporzioni, ma rimanga geograficamente circoscritta a dov'è ora. Secondo me, per mettere fine a questa guerra, senza guardare il giusto e lo sbagliato ma esclusivamente concentrandosi sul compromesso possibile, bisogna mettere in conto che. L'Ucraina, intesa come lo stato internazionalmente riconosciuto prima del febbraio scorso, non esisterà mai più. Andrà ricostruita dalle fondamenta, fisicamente, demograficamente, economicamente ed anche burocraticamente. Zelensky e l'attuale struttura, una volta firmato l'armistizio, dovranno fare un passo indietro. Sono un governo di guerra, non di pace. Spazio a nuove elezioni per normalizzare la vita degli ucraini e le relazioni con l'est. La Crimea non verrà mai recuperata, non con una guerra convenzionale, non dagli ucraini. E' persa. Tanto vale che l'Ucraina e l'occidente la riconoscano come russa, insieme alle sue acque, in cambio del riconoscimento reciproco. Il Donbass resterà una regione divisiva e ai limiti dell'ingovernabile se non sceglierà il proprio destino in modo libero. Vale per le regioni separatiste, vale per quelle che non hanno accolto poi così volentieri Putin. Chiunque assoggetterà queste regioni con la forza finirà per rigenerare questo conflitto all'infinito. Forse è il caso, quindi, che esse decidano il proprio destino con dei referendum. Referendum veri, però, sotto l'occhio della comunità internazionale, tutelati dai caschi blu. Non la farsa a cui si è assistito l'anno scorso. Approvo l'idea della scelta della cittadinanza: chi si sente russo, sia russo, chi si sente ucraino ed europeo, lo sia. L'Ucraina del futuro, dopo questa guerra, sarà occidentalista. Se non direttamente nella Nato, magari non per un ventennio, entrerà comunque nell'UE, specialmente quando perderà buona parte dei territori filorussi. I russi dovranno farsene una ragione, non possono pretendere che gli ucraini non restino ostili nei loro confronti dopo una guerra e la privazione di alcuni suoi territori. L'Ucraina del futuro, per sopravvivere e riprendersi, avrà bisogno di uno sbocco marittimo. Odessa deve restare Ucraina. L'isolamento dal mare non può essere un'opzione, nemmeno se Odessa venisse conquistata militarmente dai russi. La ricostruzione deve essere responsabilità di tutte le parti. Le parti dovranno farsi carico della costosissima ricostruzione del paese, probabilmente denuclearizzandolo. Ad oggi, l'Ucraina non cede su nessun punto (nemmeno sulla Crimea), la Russia vuole annettere a sé i territori da Kharkiv a Kherson oltre ad impedire all'Ucraina l'ingresso nell'emisfero occidentale, l'Europa è un miscuglio di opinioni contrastanti e mutevoli mentre gli americani non intendono scendere ad alcun compromesso. A sensazione, la pace arriverà quando una delle due parti otterrà tali successi sul campo da ritenersi soddisfatta e da costringere ad accettare condizioni sfavorevoli all'avversario. Vedo un punto di incontro davvero ancora molto, molto lontano. Di quei sei punti, forse, solo il sesto ad oggi trova tutti più o meno d'accordo.
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Le ragioni vanno trovate nel modo in cui la Russia vede sé stessa (un impero protagonista accerchiato) e gli altri (vicini aggressivi e moralmente degradati). Sicuramente nemmeno i russi sono entusiasti di come stanno andando le cose, lo dimostrano le molte teste cadute e le reazioni sdegnate sui loro stessi media. L'Ucraina per i russi rimane però quello che per il popolo ebraico è Gerusalemme, per fare un paragone. Non sarà così economicamente importante o strategicamente rilevante come altre regioni russe, ma rimane la culla della loro civiltà. E' il luogo da cui ha preso vita la Russia, non è un dettaglio di poco conto. Kiev è stata la prima capitale della Russia, questo si insegna da quelle parti, e non è pure storicamente così sbagliato. Non tollereranno mai facilmente di vederla slegata da sé, tanto che ci volle il crollo dell'URSS per vederla indipendente. E' evidente che questo conflitto affondi le sue radici nel 2014. Sicuramente si sarebbero aspettati che l'operazione militare speciale, che doveva essere un blitz più che un'invasione di larga scala, portasse risultati immediati e con perdite contenute. Magari pianificavano di stabilire col nuovo governo un rapporto di subordinazione in stile bielorusso, riannettendosi nel frattempo la Crimea ed il Donbass. Si aspettavano un'operazione spettacolare, muscolare, vigorosa. Dimostrazione di velocità, forza e determinazione della Russia in faccia al mondo. Mai si sarebbero aspettati di infilarsi in un incubo del genere, secondo me. Ora purtroppo la retromarcia non la si riesce più a innestare, per un'infinita serie di ragioni. Quando assisto ai discorsi di Lavrov, Medvedev, Putin e delle tv nazionali, si capisce bene quanto sia forte il disagio per il trascinamento del conflitto. A partire dalla ormai insostenibile definizione di "operazione militare speciale" e alla polemica interna sulla mobilitazione, per fare due esempi. Probabilmente non si aspettavano una così forte resistenza ucraina, sia a livello governativo che popolare. Non si aspettavano nemmeno un supporto così timido della popolazione del Donbass, al contrario di quanto avvenuto in Crimea. Non si aspettavano nemmeno che l'occidente inviasse così tante armi e forse si sarebbero aspettati maggiore volontà nel trovare un accordo. Sono tutte previsioni "errate" figlie del loro modo di vedere il mondo. Anche le nostre previsioni si sono rivelate errate a causa di come noi vediamo il mondo, specialmente quello slavo. I russi, che hanno un'altissima considerazione di sé, ne hanno una molto più bassa degli ucraini tanto per cominciare. Si erano probabilmente convinti che Zelensky sarebbe fuggito, che lo stato si sarebbe disgregato rapidamente e che le popolazioni dell'Est li avrebbero accolti in trionfo. Si erano convinti che l'occidente, messo davanti al fatto compiuto, si sarebbe ben guardato dall'infilarsi in un altro costoso conflitto, visto l'esito disastroso della guerra in Afghanistan e la difficile situazione economica generale. Perché così vedono l'occidente, un mondo senza legami sentimentali, senza nerbo ed interessato esclusivamente al profitto. Noi stessi, parlo di noi europei, abbiamo proiettato la nostra visione del mondo sulle previsioni, non capendo l'entità di ciò che stava accadendo. Illudendoci per mesi che Putin non avrebbe mai attaccato, semplicemente perché era impensabile una guerra nel 2023. Come se l'Europa fosse una zona franca, riconosciuta da chi non si sa, troppo matura ed intelligente per ricorrere a soluzioni tanto barbare. Allo stesso modo non riusciamo ancora a capire perché questa guerra non si fermi, dato che non conviene a nessuno dei partecipanti in termini economici. Questo perché continuiamo a ragionare solo su due livelli, quello etico e quello economicistico, essendo convinti che la storia sia finita e cristallizzata dal 1989. Allo stesso modo britannici e americani non hanno mai avuto dubbi che i russi avrebbero attaccato, e mai hanno preso in considerazione di trattare con loro. Perché i russi li vedono così, il nemico di sempre, l'aggressore per antonomasia, l'impero barbaro dell'est. Uno che si ridimensiona e confina solo con le botte, finanziarie e militari. E spingono con forza noi europei ad intervenire, perché ci vedono così, un ammasso di pigri ed arricchiti pecoroni incapaci di seguire una linea con determinazione. Come sempre, il disastro è dietro l'angolo quando popoli e governi smettono per troppo tempo di capirsi, fraintendendosi. Sono convinto che se oggi Putin potesse tornare indietro, forse, non riattaccherebbe l'Ucraina. Sicuramente non la attaccherebbe in questo modo. Sono convinto anche che i governi europei, col senno di poi, avrebbero avuto maggiormente a cuore i destini dell'Ucraina e degli equilibri con la Russia, avrebbero avuto una diversa attenzione per gli allarmi di americani e inglesi (i soliti esagerati guerrafondai), ed avrebbero avuto maggior attenzione ai propri sistemi di difesa e di produzione energetica. Tutti discorsi considerati preistorici, nell'era della crisi del 2008, della guerra al terrorsimo post 2001 e del covid 2019. Ma è andata così, e ora tutti si deve fare i conti con un nuovo Vietnam, a parti invertite, incastrato tra l'occidente e l'oriente. E mentre qui si parla di pace, di gas e di bollette, in Ucraina si parla di missili, medicine e carri armati. In Russia si parla di armi nucleari e terza guerra mondiale, negli Stati Uniti si parla di spese militari, di rinsaldamento della Nato e di nuova guerra fredda. Insomma, per dirla in anglofonia, we are not on the same page. E prima che si risolva in modo sostenibile per tutti, tornando sulla stessa pagina della storia, servirà ancora qualche centinaio di migliaio di morti.
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Secondo me la Russia non userà le armi nucleari in questo conflitto, per diverse ragioni. Prima di tutto per una questione di mera sopravvivenza. Nessuno sa come reagirebbero le altre superpotenze, nemmeno i russi. Il rischio che alcune di esse possano reagire con lo stesso strumento esiste. Ad oggi l'integrità territoriale russa non è in discussione, non lo è la Crimea figuriamoci se lo sono Mosca e San Pietroburgo. L'esistenza della federazione potrebbe però essere messa eccome in pericolo in uno scenario atomico. Questo discorso vale per qualsiasi potenza, anche per gli stessi americani ovviamente. La prima esigenza di uno stato, figuriamoci di un impero, è la propria sopravvivenza. Non credo la metterebbero in discussione per l'Ucraina, per quanto possa essere considerata importante da Putin o dagli attuali vertici dello stato. Mettiamo che i russi abbiano in mano le garanzie che questo non possa assolutamente accadere (decisamente improbabile). Anche se nessuno attuasse ritorsioni di quel livello, resterebbe da spiegare ai cittadini russi perché si sia deciso di sterminare centinaia di migliaia di civili ucraini. Fino ad un anno fa questi erano definiti cugini, fratelli, se non addirittura russi. E questa operazione militare speciale è stata definita come un'operazione in soccorso della popolazione, a difesa dei cittadini governati da un regime neonazista. Ricordiamo che Putin non ha nemmeno ammesso al suo popolo che sia in corso una guerra, tanto da non poter ricorrere alla mobilitazione generale per risolvere velocemente la questione. Sarebbe quantomeno complicato spiegare come si sia passati da un'operazione militare speciale ad un bombardamento nucleare. Aggiungo un altro fattore non esattamente secondario: di russi con parenti in Ucraina ce n'è a milioni, non solo nel Donbass. E' come se gli americani usassero l'atomica in Irlanda: non saranno esattamente americani, ma una grossa fetta di americani è di origine irlandese, ha parenti là, parla la stessa lingua e si sente molto vicino ai destini di quel paese. Gli ucraini non sono come ceceni o talebani agli occhi dei russi, sono molto di più, sono parenti. Altra ragione, in più diplomatica, è che l'utilizzo di tale arma comporterebbe un deterioramento senza precedenti dei rapporti col resto del globo. La Cina si è già espressa in merito in modo molto chiaro ad esempio, pur rimanendo al momento empaticamente vicina al Cremlino. Il superamento di quella linea rimetterebbe in discussione qualsiasi rapporto diplomatico con qualsiasi paese, anche quelli al momento neutrali o amichevoli. Pensiamo a tutti quei paesi che con l'uso della deterrenza hanno raggiunto un faticoso equilibrio. Cina e India, India e Pakistan, Israele ed Iran, le due coree. Difficilmente questi paesi sarebbero contenti se qualcuno iniziasse ad usarle veramente... O pensiamo a quei paesi amici che non possono permettersi di rimanere isolati dal resto del mondo, su tutti la Cina. Vi è un altro motivo, infine, più tecnico. L'esercito russo non è tecnicamente pronto a combattere in uno scenario contaminato. La dottrina russa non prevedeva l'utilizzo di eserciti convenzionali nel momento in cui si fosse arrivati all'uso di armi atomiche. Molto diversa in questo senso era la dottrina Nato. In caso di offensiva russa in Europa la Nato puntava proprio all'uso del nucleare tattico sin dai primi giorni, anche a costo di sganciare le bomba direttamente sulla Germania. Sfruttando le sue truppe meccanizzate, diffusamente garantite con standard di protezione NBC, avrebbe contrattaccato continuando a combattere fino a penetrare in profondità nell'URSS. Per tornare all'Ucraina: i soldati russi sarebbero inevitabilmente esposti sia alla radiazioni che alle polveri, dato che T72 e BMP vari non offrono mediamente alcuna protezione a questi agenti. Dato che i russi hanno ben impresso il ricordo dei danni dell'ultimo disastro nucleare ucraino, dubito marcerebbero volentieri in un contesto persino peggiore. Concludendo, se nessuno dopo Nagasaki ha più utilizzato l'atomica qualche motivo c'è. Non l'hanno usata gli americani in Corea, in Vietnam, in Iraq, in Afghanistan. Hanno preferito perderne due e pareggiarne una, piuttosto. Anche i russi non l'hanno usata in Afghanistan, né contro i cinesi nel 69. Non l'hanno mai usata nemmeno i francesi nelle loro ultime guerre coloniali, pur avendole perse tutte. Non l'hanno usata gli inglesi contro l'Argentina, anche se qui trovarono brillantemente il modo di vincere ugualmente la guerra. Non l'hanno usata gli Indiani, né contro la Cina né contro il Pakistan. Nonostante ciò, si continua a sparare, senza che nessuno la nomini mai. Al pari di India e Russia, anche la Cina non ha mai usato l'arma contro di loro, pur avendoci combattuto. Non la usò nemmeno contro gli americani nella guerra di Corea. Infine non l'ha mai usata nemmeno la Corea del Nord contro il Sud, così come non l'ha usata Israele contro nessuno degli stati confinanti, pur avendoci combattuto numerose volte. Non si capisce perché i russi debbano ricorrere all'arma nucleare in una situazione del genere.
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Se i russi dovessero usare l'atomica nessuno sa cosa potrebbe accadere. Nessuno. Resta solo da sperare che i russi non siano così pazzi da farlo. Di certo c'è che non ne verrebbe nulla di buono per nessuno.
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Non ho capito cosa c'entri col mio messaggio, sinceramente.
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La guerra sarà ancora lunga. L'intento era realizzare una fornitura comune così da spalmare eventuali ritorsioni. Non è un caso che oltre ai Leopard tanto chiacchierati verranno forniti carri anche da GB e USA. Ci vorranno comunque mesi prima che questi vedano il campo di battaglia, essendo necessarie diverse settimane per addestrare gli equipaggi e costituire una linea logistica funzionale a tali sistemi. Vale in particolare modo per gli M1 americani, particolarmente complessi e onerosi da mantenere. Per quanto riguarda noi, Biden ha svelato il segreto di pulcinella italiano. Ha infatti confermando le voci (e le prove fotografiche) che testimoniano da settimane la presenza di pezzi di artiglieria italiani sul fronte ucraino.
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Se i russi dovessero invadere la Polonia, essendo questa uno dei paesi più importanti della Nato, sarebbe automaticamente terza guerra mondiale. A prescindere dall'invio o meno dei carri tedeschi al fronte.
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Aspettiamoci novità anche da parte nostra... anche se non è detto riusciremo a sapere qualcosa in merito. Restiamo, ad oggi, l'unico paese dell'alleanza a secretare gli aiuti all'Ucraina.
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Vorrei condividere con voi una riflessione personale. Mi sembra pacifico affermare che la questione armamenti stia diventando il centro del dibattito pubblico in Europa. Dopo mesi di discussioni incentrate su questioni energetiche e finanziarie, se ci si è fatto caso, ora il mondo politico ed istituzionale europeo sta concentrandosi su questioni apparentemente più tecniche che politiche. Sta avendo molta esposizione mediatica l'eventuale fornitura di carri Leopard, per esempio. Sorvolando un momento sulle questioni tecniche del mezzo, è impressionante quanto certi temi siano tornati di interesse pubblico dopo decenni. Complice l'inverno, entrambi gli schieramenti stanno pensando a mente fredda come riorganizzarsi in vista della primavera. Dal lato russo la strategia sembra chiara. Dal lato occidentale, invece, manca per ora unità di intenti. Ad oggi, salvo poche eccezioni (vedasi Ungheria e Turchia), tutti i paesi membri dell'Alleanza si sono schierati più o meno convintamente al fianco di Kiev e Washington. Sicuramente è stato facile per molti di questi paesi sfruttare l'occasione per riversare i propri armamenti più obsoleti in Ucraina. Svuotare magazzini fatiscenti da roba impolverata è stato facile e poco dispendioso per molti. Questo genere di scorte però sta finendo, si pone quindi il problema a cui ora tutti si stanno interessando. E' giusto privarsi dei propri strumenti di difesa più pregiati? Anche a costo di rimanere temporaneamente scoperti? Come fare per sistemi oramai non più in produzione? Con quali finanze questi paesi potranno sostituire questi sistemi? Tradotto: chi paga da adesso in avanti? A Ramstein si stanno cercando risposte, ma la sensazione è che ognuno farà di testa propria, perseguendo il proprio interesse. Il timore è che sarà necessario rifinanziare le forze armate occidentali per coprire le generose cessioni verso l'Ucraina. In un momento finanziariamente delicato come questo non sarà facile giustificare pubblicamente programmi di decine di miliardi in sistemi d'arma. Specialmente se questi non avranno pesanti ricadute industriale sull'indotto di quel paese (da qui molte delle grandi difficoltà nel trovare un accordo comune europeo). L'Italia, come spessissimo accade in questi casi, non ha assunto una posizione pubblica chiara.
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Direi che c'è tensione sul da farsi all'interno della Nato, per prima cosa. Come seconda cosa temo sia meglio prepararsi ad un inasprimento del conflitto in primavera.
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Credo che gli incontri di questi giorni, sul lato occidentale, si riveleranno decisivi (in un senso o nell'altro) per il prosieguo del conflitto. La nostra posizione in particolare rimane incerta.
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Perdona il ritardo nella risposta. Non lo conosco benissimo, ma ha una certa fama, diciamo così. Per quel poco che può valere la mia opinione, mi è sempre sembrato un personaggio molto "costruito", un finto intellettuale della guerra. In realtà (e non lo dico solo io) ha fatto proprie idee già vecchie se non addirittura antiche. Si è spacciato ideatore del concetto di conflitto allargato su più piani oltre a quello strettamente militare (ma va?), roba che si fa già da decenni, se non da secoli. Sicuramente è uno con pochi peli sullo stomaco, dato che maschera alcune pratiche per definizione terroristiche come atti di dissuasione della popolazione nemica. Dovesse dare seguito a questo genere di idee potremmo vedere un incremento delle violenze verso i civili ed i simboli del popolo ucraino. Oltre che ad un inasprimento delle pressioni, con vari mezzi (cyber-attacchi, sanzioni, sabotaggi, etc.), sui paesi alleati o amichevoli con l'Ucraina. Questo sulla carta. Poi, nella pratica, si vedrà.
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Sembra davvero così. Non è un caso che da molti punti di vista, quantomeno in certe aree, questo conflitto somigli più al primo conflitto mondiale che non al secondo.
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Si parla di Soledar come di una città conquistata o difesa. Vedendo immagini come queste vien proprio da chiedersi cosa sia rimasto da conquistare o difendere ormai.
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Se n'è andato Gianluca Vialli, aveva 58 anni
Nepali Me ha risposto a todienomore Discussione Juventus forum
Ti ringrazio tanto per averlo postato. Vialli mi mancherà davvero tanto. Grazie di cuore. -
Per me si sta già parlando, anche se si spara ancora. I russi annunciano e effettuano una ritirata ordinata senza ritorsioni da una delle città più strategiche del teatro. I maliziosi, sia ad est che ad ovest, insinuano sia stata una ritirata concordata col nemico. I russi hanno avuto parole al miele per la gestione americana della vicenda del missile. Sono le prime da febbraio. Senza contare il ritiro progressivo della marina russa dai mari italiani e la rinuncia alla partecipazione al conflitto nel mar Nero. Gli stessi polacchi, fin qui pesantissimi nei confronti di Mosca, hanno addirittura assunto le difese del Cremlino sulla vicenda del missile. Il popolo americano ha manifestato preoccupazione per le minacce russe. Ora la guerra ha un forte peso sulle dinamiche interne americane. I cinesi hanno tirato le orecchie ai russi sull'uso dell'arma nucleare come minaccia all'occidente. E' la prima volta che la repubblica prende così fortemente le distanze dalle diplomazie russe. Insomma, a me sembra che tutti, ma proprio tutti (persino polacchi e bielorussi) stiano tirando il freno a mano ultimamente. Non a caso si parla diffusamente di possibili compromessi, ed è un ottimo segnale. Tutti concordi tranne l'Ucraina, ovviamente. Le loro priorità al momento non sono affatto cambiate: mantenere l'occidente coinvolto, ottenere il massimo degli aiuti e massimizzare sul campo il sorprendente vantaggio sui russi in ritirata.
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La posta in gioco per le due superpotenze non vale un conflitto totale. Lo hai detto tu. L'Ucraina è importante, ma non fino a questo punto.
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Anche se venisse provato essere un missile russo non cambierebbe molto, se non da un punto di vista di immagine. Qualsiasi cosa sia stata, per ora pare sia un missile terra aria S-300 a fine corsa, russo o meno che fosse, non implicherà granché. Come detto da garrison i russi non hanno attaccato la Polonia, è evidente già ora, questo conta. Incidenti di questo tipo ne sono capitati a decine, tra Nato e URSS prima, tra Nato e Russia poi. E' chiaro poi che ogni parte in causa strumentalizzi l'accaduto per tirare acqua al proprio mulino. Per oggi la terza guerra mondiale non s'ha da fare, grazie al cielo.
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Lo spero anch'io, ma in fondo ne sono abbastanza certo. Nulla meriterebbe il sacrificio dei giovani, partiamo da questo presupposto. Ma sono stra-convinto che nessun popolo occidentale oggi sacrificherebbe la propria gioventù sull'altare dell'indipendenza ucraina. Ne sono certo. E' già difficile pensare che un francese sia disposto a morire per un italiano, figuriamoci un italiano per un ucraino. L'eventuale coinvolgimento italiano sarebbe plausibile solo se il conflitto si estendesse drammaticamente ai confini vicini, cioé se il conflitto si diramasse per un qualche gravissimo errore di calcolo. Fortunatamente quel che è accaduto in queste ore ci può tranquillizzare. Se si fosse stati in cerca di un pretesto, come paventavano alcuni funzionari russi, questa sarebbe stata un'occasione ghiotta. Invece le posizioni assunte da americani e polacchi fanno intendere che l'intenzione sia ancora quella di contenere il conflitto all'interno dei confini ucraini. Non vuol dire che il rischio di un allargamento della guerra sia stato azzerato, questo no. Ma la postura della Nato sulla vicenda l'ho trovata rassicurante, anche oltre le mie aspettative. Così come ho trovato rassicurante la posizione cinese sulla questione nucleare.
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Certamente l'Ucraina ha tutto l'interesse ad estendere il conflitto, ma la Nato non è capeggiata da idioti. Quel che chiede l'Ucraina è una cosa, quel che concede la Nato (nei suoi interessi) è spesso tutt'altra. E la Nato, nonostante foraggi e mantenga in vita l'Ucraina bellica, ha detto già molti no a Zelensky. Ha respinto la richiesta di ingresso nell'alleanza, tanto per cominciare, direttamente sul nascere. Ha respinto qualsiasi idea di intervento diretto dell'alleanza. Ha respinto la richiesta di una no-fly-zone. Ora ovviamente raffredda le accuse ucraine, ridimensionando il tutto. Alla Nato l'escalation non conviene, così come non conviene ai russi e ai cinesi. Non basta un missile che sconfina in Polonia di qualche km, foss'anche russo, foss'anche fatto di proposito. La terza guerra mondiale non vuole farla proprio nessuno in questo momento, ad eccezione di qualche esaltato. Se vogliamo guardare il bicchiedere mezzo pieno di questa vicenda è proprio questo. La Nato, in una situazione di potenziale tensione aggravata, non solo non ha colto la palla al balzo per alimentare l'escalation, ma ha addirittura minimizzato l'accaduto. Buon segnale secondo me.
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Pare stia accadendo veramente, da capire quanto ordinata e tattica sia la retromarcia innestata.
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La ritorsione credo se l'aspettassero, in una qualche misura. Certo il prezzo pagato è stato caro.
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