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Secondo me la Russia non userà le armi nucleari in questo conflitto, per diverse ragioni. Prima di tutto per una questione di mera sopravvivenza. Nessuno sa come reagirebbero le altre superpotenze, nemmeno i russi. Il rischio che alcune di esse possano reagire con lo stesso strumento esiste. Ad oggi l'integrità territoriale russa non è in discussione, non lo è la Crimea figuriamoci se lo sono Mosca e San Pietroburgo. L'esistenza della federazione potrebbe però essere messa eccome in pericolo in uno scenario atomico. Questo discorso vale per qualsiasi potenza, anche per gli stessi americani ovviamente. La prima esigenza di uno stato, figuriamoci di un impero, è la propria sopravvivenza. Non credo la metterebbero in discussione per l'Ucraina, per quanto possa essere considerata importante da Putin o dagli attuali vertici dello stato. Mettiamo che i russi abbiano in mano le garanzie che questo non possa assolutamente accadere (decisamente improbabile). Anche se nessuno attuasse ritorsioni di quel livello, resterebbe da spiegare ai cittadini russi perché si sia deciso di sterminare centinaia di migliaia di civili ucraini. Fino ad un anno fa questi erano definiti cugini, fratelli, se non addirittura russi. E questa operazione militare speciale è stata definita come un'operazione in soccorso della popolazione, a difesa dei cittadini governati da un regime neonazista. Ricordiamo che Putin non ha nemmeno ammesso al suo popolo che sia in corso una guerra, tanto da non poter ricorrere alla mobilitazione generale per risolvere velocemente la questione. Sarebbe quantomeno complicato spiegare come si sia passati da un'operazione militare speciale ad un bombardamento nucleare. Aggiungo un altro fattore non esattamente secondario: di russi con parenti in Ucraina ce n'è a milioni, non solo nel Donbass. E' come se gli americani usassero l'atomica in Irlanda: non saranno esattamente americani, ma una grossa fetta di americani è di origine irlandese, ha parenti là, parla la stessa lingua e si sente molto vicino ai destini di quel paese. Gli ucraini non sono come ceceni o talebani agli occhi dei russi, sono molto di più, sono parenti. Altra ragione, in più diplomatica, è che l'utilizzo di tale arma comporterebbe un deterioramento senza precedenti dei rapporti col resto del globo. La Cina si è già espressa in merito in modo molto chiaro ad esempio, pur rimanendo al momento empaticamente vicina al Cremlino. Il superamento di quella linea rimetterebbe in discussione qualsiasi rapporto diplomatico con qualsiasi paese, anche quelli al momento neutrali o amichevoli. Pensiamo a tutti quei paesi che con l'uso della deterrenza hanno raggiunto un faticoso equilibrio. Cina e India, India e Pakistan, Israele ed Iran, le due coree. Difficilmente questi paesi sarebbero contenti se qualcuno iniziasse ad usarle veramente... O pensiamo a quei paesi amici che non possono permettersi di rimanere isolati dal resto del mondo, su tutti la Cina. Vi è un altro motivo, infine, più tecnico. L'esercito russo non è tecnicamente pronto a combattere in uno scenario contaminato. La dottrina russa non prevedeva l'utilizzo di eserciti convenzionali nel momento in cui si fosse arrivati all'uso di armi atomiche. Molto diversa in questo senso era la dottrina Nato. In caso di offensiva russa in Europa la Nato puntava proprio all'uso del nucleare tattico sin dai primi giorni, anche a costo di sganciare le bomba direttamente sulla Germania. Sfruttando le sue truppe meccanizzate, diffusamente garantite con standard di protezione NBC, avrebbe contrattaccato continuando a combattere fino a penetrare in profondità nell'URSS. Per tornare all'Ucraina: i soldati russi sarebbero inevitabilmente esposti sia alla radiazioni che alle polveri, dato che T72 e BMP vari non offrono mediamente alcuna protezione a questi agenti. Dato che i russi hanno ben impresso il ricordo dei danni dell'ultimo disastro nucleare ucraino, dubito marcerebbero volentieri in un contesto persino peggiore. Concludendo, se nessuno dopo Nagasaki ha più utilizzato l'atomica qualche motivo c'è. Non l'hanno usata gli americani in Corea, in Vietnam, in Iraq, in Afghanistan. Hanno preferito perderne due e pareggiarne una, piuttosto. Anche i russi non l'hanno usata in Afghanistan, né contro i cinesi nel 69. Non l'hanno mai usata nemmeno i francesi nelle loro ultime guerre coloniali, pur avendole perse tutte. Non l'hanno usata gli inglesi contro l'Argentina, anche se qui trovarono brillantemente il modo di vincere ugualmente la guerra. Non l'hanno usata gli Indiani, né contro la Cina né contro il Pakistan. Nonostante ciò, si continua a sparare, senza che nessuno la nomini mai. Al pari di India e Russia, anche la Cina non ha mai usato l'arma contro di loro, pur avendoci combattuto. Non la usò nemmeno contro gli americani nella guerra di Corea. Infine non l'ha mai usata nemmeno la Corea del Nord contro il Sud, così come non l'ha usata Israele contro nessuno degli stati confinanti, pur avendoci combattuto numerose volte. Non si capisce perché i russi debbano ricorrere all'arma nucleare in una situazione del genere.
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Se i russi dovessero usare l'atomica nessuno sa cosa potrebbe accadere. Nessuno. Resta solo da sperare che i russi non siano così pazzi da farlo. Di certo c'è che non ne verrebbe nulla di buono per nessuno.
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Non ho capito cosa c'entri col mio messaggio, sinceramente.
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La guerra sarà ancora lunga. L'intento era realizzare una fornitura comune così da spalmare eventuali ritorsioni. Non è un caso che oltre ai Leopard tanto chiacchierati verranno forniti carri anche da GB e USA. Ci vorranno comunque mesi prima che questi vedano il campo di battaglia, essendo necessarie diverse settimane per addestrare gli equipaggi e costituire una linea logistica funzionale a tali sistemi. Vale in particolare modo per gli M1 americani, particolarmente complessi e onerosi da mantenere. Per quanto riguarda noi, Biden ha svelato il segreto di pulcinella italiano. Ha infatti confermando le voci (e le prove fotografiche) che testimoniano da settimane la presenza di pezzi di artiglieria italiani sul fronte ucraino.
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Se i russi dovessero invadere la Polonia, essendo questa uno dei paesi più importanti della Nato, sarebbe automaticamente terza guerra mondiale. A prescindere dall'invio o meno dei carri tedeschi al fronte.
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Aspettiamoci novità anche da parte nostra... anche se non è detto riusciremo a sapere qualcosa in merito. Restiamo, ad oggi, l'unico paese dell'alleanza a secretare gli aiuti all'Ucraina.
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Vorrei condividere con voi una riflessione personale. Mi sembra pacifico affermare che la questione armamenti stia diventando il centro del dibattito pubblico in Europa. Dopo mesi di discussioni incentrate su questioni energetiche e finanziarie, se ci si è fatto caso, ora il mondo politico ed istituzionale europeo sta concentrandosi su questioni apparentemente più tecniche che politiche. Sta avendo molta esposizione mediatica l'eventuale fornitura di carri Leopard, per esempio. Sorvolando un momento sulle questioni tecniche del mezzo, è impressionante quanto certi temi siano tornati di interesse pubblico dopo decenni. Complice l'inverno, entrambi gli schieramenti stanno pensando a mente fredda come riorganizzarsi in vista della primavera. Dal lato russo la strategia sembra chiara. Dal lato occidentale, invece, manca per ora unità di intenti. Ad oggi, salvo poche eccezioni (vedasi Ungheria e Turchia), tutti i paesi membri dell'Alleanza si sono schierati più o meno convintamente al fianco di Kiev e Washington. Sicuramente è stato facile per molti di questi paesi sfruttare l'occasione per riversare i propri armamenti più obsoleti in Ucraina. Svuotare magazzini fatiscenti da roba impolverata è stato facile e poco dispendioso per molti. Questo genere di scorte però sta finendo, si pone quindi il problema a cui ora tutti si stanno interessando. E' giusto privarsi dei propri strumenti di difesa più pregiati? Anche a costo di rimanere temporaneamente scoperti? Come fare per sistemi oramai non più in produzione? Con quali finanze questi paesi potranno sostituire questi sistemi? Tradotto: chi paga da adesso in avanti? A Ramstein si stanno cercando risposte, ma la sensazione è che ognuno farà di testa propria, perseguendo il proprio interesse. Il timore è che sarà necessario rifinanziare le forze armate occidentali per coprire le generose cessioni verso l'Ucraina. In un momento finanziariamente delicato come questo non sarà facile giustificare pubblicamente programmi di decine di miliardi in sistemi d'arma. Specialmente se questi non avranno pesanti ricadute industriale sull'indotto di quel paese (da qui molte delle grandi difficoltà nel trovare un accordo comune europeo). L'Italia, come spessissimo accade in questi casi, non ha assunto una posizione pubblica chiara.
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Direi che c'è tensione sul da farsi all'interno della Nato, per prima cosa. Come seconda cosa temo sia meglio prepararsi ad un inasprimento del conflitto in primavera.
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Credo che gli incontri di questi giorni, sul lato occidentale, si riveleranno decisivi (in un senso o nell'altro) per il prosieguo del conflitto. La nostra posizione in particolare rimane incerta.
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Perdona il ritardo nella risposta. Non lo conosco benissimo, ma ha una certa fama, diciamo così. Per quel poco che può valere la mia opinione, mi è sempre sembrato un personaggio molto "costruito", un finto intellettuale della guerra. In realtà (e non lo dico solo io) ha fatto proprie idee già vecchie se non addirittura antiche. Si è spacciato ideatore del concetto di conflitto allargato su più piani oltre a quello strettamente militare (ma va?), roba che si fa già da decenni, se non da secoli. Sicuramente è uno con pochi peli sullo stomaco, dato che maschera alcune pratiche per definizione terroristiche come atti di dissuasione della popolazione nemica. Dovesse dare seguito a questo genere di idee potremmo vedere un incremento delle violenze verso i civili ed i simboli del popolo ucraino. Oltre che ad un inasprimento delle pressioni, con vari mezzi (cyber-attacchi, sanzioni, sabotaggi, etc.), sui paesi alleati o amichevoli con l'Ucraina. Questo sulla carta. Poi, nella pratica, si vedrà.
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Sembra davvero così. Non è un caso che da molti punti di vista, quantomeno in certe aree, questo conflitto somigli più al primo conflitto mondiale che non al secondo.
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Si parla di Soledar come di una città conquistata o difesa. Vedendo immagini come queste vien proprio da chiedersi cosa sia rimasto da conquistare o difendere ormai.
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Se n'è andato Gianluca Vialli, aveva 58 anni
Nepali Me ha risposto a todienomore Discussione Juventus forum
Ti ringrazio tanto per averlo postato. Vialli mi mancherà davvero tanto. Grazie di cuore. -
Per me si sta già parlando, anche se si spara ancora. I russi annunciano e effettuano una ritirata ordinata senza ritorsioni da una delle città più strategiche del teatro. I maliziosi, sia ad est che ad ovest, insinuano sia stata una ritirata concordata col nemico. I russi hanno avuto parole al miele per la gestione americana della vicenda del missile. Sono le prime da febbraio. Senza contare il ritiro progressivo della marina russa dai mari italiani e la rinuncia alla partecipazione al conflitto nel mar Nero. Gli stessi polacchi, fin qui pesantissimi nei confronti di Mosca, hanno addirittura assunto le difese del Cremlino sulla vicenda del missile. Il popolo americano ha manifestato preoccupazione per le minacce russe. Ora la guerra ha un forte peso sulle dinamiche interne americane. I cinesi hanno tirato le orecchie ai russi sull'uso dell'arma nucleare come minaccia all'occidente. E' la prima volta che la repubblica prende così fortemente le distanze dalle diplomazie russe. Insomma, a me sembra che tutti, ma proprio tutti (persino polacchi e bielorussi) stiano tirando il freno a mano ultimamente. Non a caso si parla diffusamente di possibili compromessi, ed è un ottimo segnale. Tutti concordi tranne l'Ucraina, ovviamente. Le loro priorità al momento non sono affatto cambiate: mantenere l'occidente coinvolto, ottenere il massimo degli aiuti e massimizzare sul campo il sorprendente vantaggio sui russi in ritirata.
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La posta in gioco per le due superpotenze non vale un conflitto totale. Lo hai detto tu. L'Ucraina è importante, ma non fino a questo punto.
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Anche se venisse provato essere un missile russo non cambierebbe molto, se non da un punto di vista di immagine. Qualsiasi cosa sia stata, per ora pare sia un missile terra aria S-300 a fine corsa, russo o meno che fosse, non implicherà granché. Come detto da garrison i russi non hanno attaccato la Polonia, è evidente già ora, questo conta. Incidenti di questo tipo ne sono capitati a decine, tra Nato e URSS prima, tra Nato e Russia poi. E' chiaro poi che ogni parte in causa strumentalizzi l'accaduto per tirare acqua al proprio mulino. Per oggi la terza guerra mondiale non s'ha da fare, grazie al cielo.
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Lo spero anch'io, ma in fondo ne sono abbastanza certo. Nulla meriterebbe il sacrificio dei giovani, partiamo da questo presupposto. Ma sono stra-convinto che nessun popolo occidentale oggi sacrificherebbe la propria gioventù sull'altare dell'indipendenza ucraina. Ne sono certo. E' già difficile pensare che un francese sia disposto a morire per un italiano, figuriamoci un italiano per un ucraino. L'eventuale coinvolgimento italiano sarebbe plausibile solo se il conflitto si estendesse drammaticamente ai confini vicini, cioé se il conflitto si diramasse per un qualche gravissimo errore di calcolo. Fortunatamente quel che è accaduto in queste ore ci può tranquillizzare. Se si fosse stati in cerca di un pretesto, come paventavano alcuni funzionari russi, questa sarebbe stata un'occasione ghiotta. Invece le posizioni assunte da americani e polacchi fanno intendere che l'intenzione sia ancora quella di contenere il conflitto all'interno dei confini ucraini. Non vuol dire che il rischio di un allargamento della guerra sia stato azzerato, questo no. Ma la postura della Nato sulla vicenda l'ho trovata rassicurante, anche oltre le mie aspettative. Così come ho trovato rassicurante la posizione cinese sulla questione nucleare.
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Certamente l'Ucraina ha tutto l'interesse ad estendere il conflitto, ma la Nato non è capeggiata da idioti. Quel che chiede l'Ucraina è una cosa, quel che concede la Nato (nei suoi interessi) è spesso tutt'altra. E la Nato, nonostante foraggi e mantenga in vita l'Ucraina bellica, ha detto già molti no a Zelensky. Ha respinto la richiesta di ingresso nell'alleanza, tanto per cominciare, direttamente sul nascere. Ha respinto qualsiasi idea di intervento diretto dell'alleanza. Ha respinto la richiesta di una no-fly-zone. Ora ovviamente raffredda le accuse ucraine, ridimensionando il tutto. Alla Nato l'escalation non conviene, così come non conviene ai russi e ai cinesi. Non basta un missile che sconfina in Polonia di qualche km, foss'anche russo, foss'anche fatto di proposito. La terza guerra mondiale non vuole farla proprio nessuno in questo momento, ad eccezione di qualche esaltato. Se vogliamo guardare il bicchiedere mezzo pieno di questa vicenda è proprio questo. La Nato, in una situazione di potenziale tensione aggravata, non solo non ha colto la palla al balzo per alimentare l'escalation, ma ha addirittura minimizzato l'accaduto. Buon segnale secondo me.
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Pare stia accadendo veramente, da capire quanto ordinata e tattica sia la retromarcia innestata.
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La ritorsione credo se l'aspettassero, in una qualche misura. Certo il prezzo pagato è stato caro.
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Ci vorrà tempo, probabilmente. Oggi entrambe le parti sono troppo agitate, tra l'ebrezza della riconquista ucraina e l'umiliazione subita sul campo dai russi sembra impossibile poter imporre un alt. Il rischio è che la situazione non si risani proprio, ma che vada semplicemente de-intensificandosi negli anni similarmente a come accaduto sul confine Pakistano-Indiano, Azero-Armeno, Israelo-palestinese, etc. Ora tutti sono troppo concentrati su come posizionarsi in vista dell'autunno, quando per questioni ambientali rallenteranno le avanzate terrestri da entrambe le parti. Questo inverno russi e ucraini avranno tempo e modo per prepararsi sulla prossima primavera, forse in quella fase ci sarà maggior spazio per la diplomazia.
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Permettemi, ma non è con questi assolutismi e col benaltrismo che si può parlare di certe cose. La Russia non vorrebbe fare stragi di civili? Quindi le fa per caso, le capita, ma lo fa apposta in sostanza. Tipo Groznyj? Dici che la pace si raggiunge concedendo Crimea e Donbass ai russi, semplice semplice. Eppure marciavano su Kiev, puntavano Odessa, hanno bloccato mezzo mar Nero. Mi dispiace fartelo notare, ma temo siate rimasti tu e Orsini a credere a questa fantomatica soluzione semplice semplice. Zelensky, se facesse tutto quello che tu descrivi, non farebbe niente di diverso da quello che fa Putin da 20 anni a questa parte. A meno che non si vogliano negare i giornalisti uccisi in Russia e persino in Europa, gli improbabili incidenti occorsi ai suoi oppositori, le stragi in cecenia ed altre chicche che ci ha regalato lo zarino. Poi è chiaro, dev'esser pazzo Zelensky a pensare di rinunciare alle trattative dopo mesi di infruttuosi dialoghi. Dopo che i russi hanno provato ad ucciderlo, dopo che hanno provato a prendere Kiev, dopo che hanno reso una farsa i trattati di pace (chiedendo una resa incondizionata e di scegliere un esecutivo a loro discrezione, altro che Donbass), dopo che hanno promesso che non avrebbero mai e poi mai attaccato fino a poche ore prima dell'attacco, dopo che hanno invaso il suo paese con le bandiere sovietiche al vento, dopo le recenti stragi di civili, le bombe termobariche e dopo la farsa del referendum, ciliegina sulla torta. Ma sicuramente se un russofono come Zelensky tanto si batte contro i russi è per pura russofobia. Uno che è nato russofono e ha come russo la sua prima lingua, tanto da renderlo oggetto di satira per il suo pessimo ucraino, proprio in quel paese di cui è diventato presidente. Sì, è uno di quelli che secondo la logica del "parla russo, allora è russo", dovrebbe essere russo e russofilo nel midollo. Caso vuole sia pure ebreo, giusto per avvalorare ulteriormente il ritratto di un nazista. Ma ehi, il referendum, l'autodeterminazione dei popoli. Quella che vale sempre a seconda dei casi, per esempio non varrebbe certo in Siberia o in Cecenia, come non varrebbe mai a Taiwan, a Hong Kong o nello Xinjiang, ma sono sicuro che per quelle situazioni il diritto internazionale torni improvvisamente prioritario sulle volontà dei popoli. Sbaglio? Poi certo, la partita in realtà è tra USA e Russia, l'Ucraina mica c'entra, c'ha messo giusto il campo ed il pallone, qualche decina di migliaia di morti, niente più. C'ha messo il fantoccio Zelensky, dai, almeno questo concediamoglielo. Certo, ci fosse stato un presidente vero, non un burattino, una "persona per bene" direbbe qualcuno. Uno come Porosenko immagino, uno che tanto piaceva al liberatore di popoli oppressi. Non c'entrano nemmeno Cina, Turchia, Germania e UK in tutto questo, il solo Putin le cita o minaccia per semplice galanteria, per farle sentire importanti, poverine. Non hanno alcun peso sulla questione, sono solo paesi fantoccio. Burattini, come dici tu. La chiosa finale sul campo di battaglia di una guerra nucleare, poi, consentimelo. Un capolavoro. In caso di terza guerra mondiale con 6000 testate nucleari volanti, manco una coinvolgerebbe il territorio americano. No no. SSBN sotto i ghiacci antartici, migliata di ICBM sparsi sul territorio più vasto del mondo, il più grande arsenale di armi nucleari sul pianete i russi lo hanno prodotto e mantenuto a suon di miliardi solo per usarlo contro di noi, e non contro gli americani, perché noi siamo i FESSI. Dai, su. Non avere in simpatia gli americani è un conto, e nemmeno io ne nutro. Si può criticare l'imperialismo americano, anzi si deve, così come quello britannico, ed è giusto preoccuparsi anche di Oriente e non solo di Occidente. Per esempio io idealmente vorrei un'Europa smarcata e autonoma, impermeabile alle ingerenze estere di qualsivoglia natura, capace di guardarsi a Oriente e a Occidente (come nell'amata aquila bicipite slava). Io che ho amato e lavorato un po' ovunque in Cina ed in Russia, e mai negli Stati Uniti. Tutte queste premesse però non bisogna far si che alleggeriscano di un solo grammo le oggettive responsabilità della leadership russa. Preoccupiamoci di pace, dunque. Ma la pace è un qualcosa che senza giustizia è destinata a durare molto, molto poco. La retorica sulla pace di stampo orsiniano che hai fatto evidentemente tua mi ricorda molto quella di Chamberlain. Entrambe persone di cultura, tutt'altro che ignoranti, fermamente convinte che trovare una soluzione di compromesso potesse allora (e possa oggi) placare gli appetiti di una potenza imperialista in fase espansiva. Le analogie sono davvero molte, quasi impressionanti, se riusciamo nello sforzo di sostituire gli Stati Uniti con l'Inghilterra (facile) e la Russia con la Germania (un po' meno facile). Da un lato un impero capitalista, liberale, potente ma che ha superato il suo apice storico, imboccando da poco tempo la discesa verso il ridimensionamento. Un paese che non può che essere garante e partecipe di qualsiasi evento del continente, ergo anche delle guerre tra Germania nazista e vicini. Dall'altro un paese uscito sconfitto, distrutto ed umiliato dal conflitto precedente. Un paese che ha visto il suo territorio ridursi ai minimi termini, la sua economica dissanguata, le sue genti sparse in paesi giovani con confini più che discutibili. Un paese che ha trovato in un ex militare di quel paese sconfitto, un fulgido esempio di voglia di rinascita, se non di rivincita, forse addirittura di vendetta. Un paese che ha promesso la riunificazione del suo popolo sotto un'unica bandiera, avvertendo i paesi vicini di non intervenire. Le analogie mi sembrano parecchie. Come finì è storia, la conosciamo tutti. Chamberlain, dopo aver concesso ai tedeschi i territori richiesti ed ottenuto la promessa di pace, tornò col trattato firmato a Londra, accolto da ovazione, svontolandolo in faccia a chi chiedeva un intervento a difesa di quei paesi, e di quei confini (tra tutti, spiccava quel fenomeno di Churchill). Come andò a finire ce lo ricordiamo tutti, purtroppo.
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La tensione effettivamente c'è tutta, questa volta. Non mi sorprenderebbe se il tabù venisse rotto per gradi. La Russia potrebbe pur pensare di mostrare il muscolo atomico senza usarlo sull'Ucraina, come serio avvertimento. Magari in mare, o nei numerosi siti a disposizione delle federazione. Magari mascherandolo da test di prova dei suoi famigerrimi missili ipersonici.
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Può darsi, ed in un certo senso lo speriamo tutti. Ma quel che mi pare evidente è che gli interessi di Russia e Cina stiano diventano sempre meno convergenti. Questa guerra sta mettendo a rischio lo status quo dell'economia globale, innanzitutto, già questo basta di per sé ad irritare Pechino. Sta allontanando non solo Mosca, ma anche la Cina stessa dalle economie e dalle diplomazie occidentali. I miliardi spesi in occidente negli ultimi decenni, tra porti (come Amburgo e Trieste) e progetti epocali (come la Via della Seta) sono ora messi in discussione dalla polarizzazione dello scontro. Senza contare le enormi risorse che il governo aveva investito proprio sulle infrastrutture ucraine, completamente bruciati dalla guerra iniziata da Putin. Se ora i russi legittimano pure un referendum sull'indipendenza del Donbas, sposando la linea dell'autodeterminazione dei popoli anche contro l'opinione della comunità internazionale, apre un precedente pericolosissimo per Taiwan. Putin ad oggi vuole i cinesi come partner economici, ma pare non aver alcuna accortezza nel non calpestarne gli interessi all'estero. No, proprio per nulla. E potrebbe essere il tipo di ritorsione che, se messo sul tavolo dagli americani, potrebbe convincere i cinesi a prendere definitivamente le distanze dal governo russo sulla questione ucraina.
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Il referendum sarà un boomerang che i russi pagheranno per decenni. A XiJinping è mancato un battito dopo questa trovata di Putin.
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