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Nepali Me

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Tutti i contenuti di Nepali Me

  1. Per Diego vi erano grandi aspettative, senza dubbio. Ma ero uno dei pochi a non ritenerlo un campione sin dal principio. Potenziali fuoriclasse non diventati tali, con la nostra maglia, non ne ricordo. Ricordo però tanti giocatori che mi delusero molto. Miccoli e Di Vaio, tornando un po' indietro, fanno sicuramente parte di quel gruppo di delusioni. Stravedevo per entrambi. Krasic ebbe un impatto importante, mi piaceva molto, ma non si fece nemmeno in tempo ad affezionarcisi che si sgonfiò immediatamente. Pur non avendo le qualità del fuoriclasse, mi sorprese in negativo anche la carriera decisamente mediocre di Giovinco, uno che nelle giovanili faceva quello che voleva. Tornando al calcio attuale, ho creduto tantissimo in Cancelo, in parte ancora ci credo molto. Al City è sembrato potesse diventare quello che immaginavo, ma la sua ascesa ha subito una brusca frenata nell'ultimo periodo. Discorso simile rischia di farlo anche Kulusevski, giovane per il quale stravedevo e che ho seguito sin dalle giovanili dell'Atalanta. Ciò nonostante, li riprenderei entrambi molto volentieri.
  2. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    edit
  3. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Tranquillo, non avevo intento inquisitorio Chiedevo per curiosità, magari mi ero perso qualcosa. Più o meno tutti siamo caduti in qualche "fake news" nell'ultimo anno, magari anche solo per qualche minuto. Stamattina YouTube mi ha suggerito un video titolante "Finland is at war now!", figuriamoci.
  4. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Mettiamola così, aspetto fonti un pochino più autorevoli prima di giudicare. Che abbia promesso aiuti in termini di armamento, anche pesanti, è cosa pubblica. Da lì a inviare cacciabombardieri (come se la Finlandia potesse permetterselo) ce ne passa. Al momento mi risulta che nessuna testata di rilievo riporti tali voci.
  5. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Perdonami la curiosità, è un mio difetto. Capra per cosa, esattamente?
  6. Nepali Me

    Le nostre serie tv preferite

    Non sono un gran consumatore di serie tv. Devo dire che ad oggi quella che più mi ha colpito è stata probabilmente Mr Robot. Eccezionale. Per il resto, tanto per proporre qualcosa di meno scontato, ho apprezzato moltissimo "Le Bureau" e "Homeland", anche se quest'ultima ancora non l'ho terminata. Consigliatissime entrambe a chi ama il genere "spy". La prima di taglio più europeo, più intelligente e raffinata, con personaggi più verosimili, meno effetti speciali e con intrecci più complessi. La seconda inevitabilmente più holliwoodiana, con una protagonista investita dal destino e sempre tutelata dalla provvidenza. Nonostante la poca credibilità delle vicende che la circondano, specialmente andando avanti di stagione in stagione, il contesto internazionale ed il sentimento delle parti in causa, americane o straniere, è riprodotto in modo magistrale. Cosa assai insolita per una produzione americana, devo dire, lo sforzo empatico è notevole.
  7. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Quello è dato di fatto dal 1945. Ma da allora ad oggi, il nostro paese ha attraversato diverse fasi, anche molto turbolente. Oggi credo siamo all'inizio di una nuova fase politica, specialmente se la guardiamo verso l'esterno. E questa credo cambierà le fondamenta stesse dei rapporti con gli altri paesi europei e del Mediterraneo, non solo quelli con l'oriente. Già oggi la natura delle relazioni con Francia, Germania, Svezia, Polonia, Ucraina, Grecia e Turchia è mutata notevolmente. Sarà che seguendo certi settori certe cose si capiscono in anteprima, ma mi pare abbastanza evidente. Al famoso triangolo, tanto desiderato dagli europeisti (Berlino-Parigi-Roma), pare non credere ormai più nessuno.
  8. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Comunque fa impressione notare quanto sia cambiata la nostra postura internazionale negli ultimi 12 mesi. Non so voi, ma la nostra direttrice sembra abbia subito una brusca virata da quel maledetto Febbraio 2022.
  9. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Mettiamola in altri termini. Se esiste un potenziale avversario egemonico degli Stati Uniti, nei prossimi 30 anni, questo può essere solo ed esclusivamente la Cina. La Russia, lo hai detto benissimo tu, non è più una superpotenza di quel calibro ormai da 40 anni. E' invece una formidabile potenza regionale (così la definì anche Obama, offendendo più o meno involontariamente i vertici russi). Formidabile per export energetico, risorse minerarie, arsenale nucleare. Non per penetrazione economica, né tecnologica, né culturale: tavoli dove Pechino e Washington si statto giocando la loro partita (avendone le risorse). Le armi ed i ricatti sul gas restano l'unico modo in cui Mosca può proiettare la propria visione del mondo, e lo fa, perché si sente legittimata dal suo status a farlo. E' per definizione la rinuncia al dialogo, al confronto, il rinnegamento del diritto all'esistenza del prossimo. Mosca ha queste carte in mano, l'alternativa è la rinuncia allo status di potenza, e giusto o sbagliato che sia i russi non sono pronti a questo passo. E' proprio una questione di mentalità, di pensiero, hai assolutamente ragione quando lo dici. Io la Russia ho avuto modo di girarla un po', ed ogni volta che si parlava con un russo la domanda più frequente era "che ne pensi di Putin? che ne pensi della Russia?". Sono ossessionati da come il mondo li vede, e desiderano essere visti come una potenza. Ora Mosca, delle sue tre carte (tagli sul gas, uso delle forze armate e armi nucleari) ne ha già giocate due. La prima quasi a vuoto, la seconda si sta dimostrando molto meno temibile del previsto, accrescendo ulteriormente la frustrazione russa. Io spero le si offra una via d'uscita. A nessuno conviene che la russa imploda, così come a nessuno conviene che la guerra si estenda, ancor meno che si arrivi ad un conflitto nucleare. Non lo dico per empatia per Putin che, anzi, lo trovo un leader estremamente sopravvalutato. Ma per il popolo russo, così come per il bene di questo disgraziato mondo. Va trovato un accordo, per forza, ma i tempi purtroppo non sembrano maturi. E finché non si inizieranno a parlare sul serio, continueranno a spararsi. Ed ora che hanno avuto mesi di tempo per prepararsi, si prevede ci si sparerà molto di più. E' la tragedia della guerra. E' una pessima idea cominciarne una, figuriamoci perderla.
  10. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Il discorso è lungo, complesso, meriterebbe pagine e pagine di discussione a parte. Mettiamola così, sull'Europa Orientale le volontà e le percezioni sono diverse, tra le nostre, quelle di Mosca e quelle degli stessi paesi coinvolti. Mosca si era costruita l'idea che nonostante il crollo del muro, la presenza di milioni di cittadini russi in quelle regioni avrebbe col tempo aiutato a mantenere buoni rapporti con quei paesi. E, fino a non troppo tempo fa, era anche abbastanza vero in molti di questi paesi. Era chiaro che Mosca non potesse più competere con l'Occidente in termini di permeabilità finanziaria, industriale e persino culturale. Ma quantomeno dal lato finanziario, grazie alla spalla cinese, molti di questi stati mantenevano stretti rapporti diplomatici e finanziari con l'Oriente. Pensiamo ai discorsi ed ai progetti sulla via della seta, sui gasdotti, ma anche al tentativo di unificare la "guerra al terrorismo" ai tempi di Bush Jr. L'Europa continentale, invece, dalla caduta del muro in avanti si è preoccupata più del benessere economico che altro. Per decenni le questioni meramente politiche dell'est Europa, specialmente quelle inerenti la difesa, non interessavano praticamente a nessuno. Lo dimostra il crollo dei budget europei dedicati alla difesa, alla produzione di armi e la crescita esponenziale dei movimenti anti-Nato. Per questo si parla di post storicismo europeo, ci si era convinti che quel tipo di tensioni fossero finite dopo la guerra fredda, nonostante vari episodi non esattamente secondari dimostrassero il contrario. Gli Stati Uniti, da impero vincitore, hanno invece massimizzato la vittoria negli anni, andando a corteggiare le parti rimaste "sole" dopo il crollo dell'URSS. Nella stragrande maggioranza dei casi con le buone, talvolta con le cattive, come accaduto in Jugoslavia. Grande verità della geopolitica, non esistono i vuoti potenza, se una potenza lascia terreno, immediatamente un'altra verrà a sostituirla. Ed è esattamente quel che accaduto fino a poco tempo fa, grazie anche al completo disinteresse europeo sulla questione. Anzi, potremmo pure dire che l'UE ha finanziato di tasca sua la crescita di questi paesi, concedendo pero agli Stati Uniti il privilegio di controllarne di fatto la difesa e la politica estera (questo la dice lunga sull'effettiva autonomia dell'UE). Un idillio americano, ma anche un ottimo affare per i paesi sottratti al controllo comunista, fosse questo russo o di Tito. Mosca per lungo tempo non ha potuto che fare buon viso a cattivo gioco, essendo impegnata al compattamento del fronte interno, tra minoranze ostili, terrorismo ed una crescita economica necessaria per la sopravvivenza dello stato russo. Ma quello era 10, 20 anni fa. Un anno fa Mosca si era convinta di avere la forza militare e tecnica di prendersi Kiev nel giro di pochi giorni, di essere accolto da liberatore, di mettere l'occidente davanti al fatto compiuto, di ottenere ascolto dall'occidente davanti ad una dimostrazione di forza di quel tipo. Aveva le sue ragioni per crederlo. Fino a pochi anni prima in Ucraina il partito di maggioranza era filo russo, il russo era lingua diffusissima nel paese e nessuno aveva dimostrato particolare attenzione a quanto accaduto in Crimea. Noi europei da veri sprovveduti ci eravamo illusi che Mosca mai avrebbe attaccato, nonostante quanto stesse accadendo dal 2014, quanto accaduto in Crimea ed in Georgia. Gli americani invece, già mesi prima, ci avrebbero scommesso, tanto da esporsi pubblicamente subendo le ironie europee. Ora abbiamo Mosca incastrata in qualcosa che non voleva, frustrata e ferita, ma proprio per questo ancor più incattivita. Abbiamo un'Europa occidentale sotto shock, un'Europa orientale convinta di essere sull'orlo della terza guerra mondiale ed un paese europeo raso al suolo dopo 1 anno di guerra e 8 di guerra civile, armato fino ai denti, dal futuro incerto e inquietante. L'Ucraina più armata avrebbe probabilmente portato ad uno scoppio ancor più anticipato del conflitto, più che il contrario. L'Ucraina col nucleare, invece, non la rimpiangerei nemmeno se Putin arrivasse ad annettere il paese per intero. Uno dei paesi più poveri d'Europa, con frazioni interne del genere, tra guerre civili e golpe, mai può essere positivo abbia l'atomica. Se l'occidente avesse prestato maggior attenzione al destino ucraino, oltre che alle posizioni russe, si sarebbe potuto evitare questo disastro. Così come se Mosca avesse evitato di trasformare un'operazione tattica speciale in un'invasione in piena regola. Così come se Kiev avesse gestito politicamnete, anziché militarmente, la questione Donbass. Come anche detto da Kissinger, uno che di politica estera qualcosa sa, la Russia rimarrà una grande opportunità persa per l'occidente. Il vero avversario, ideologico, tecnico, culturare, economico e militare non è Mosca, ma Pechino. E Mosca sotto sotto la teme quanto e più di noi, ed è un vero peccato spingere Mosca nelle spire del dragone, quando potrebbe stare dalla nostra parte.
  11. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Sulla prima parte potrei anche concordare, anche se l'occidentalizzazione dell'est Europa era cosa desiderata e finanziata da tempo. Diciamo che quanto accaduto ha accelerato gli eventi, questo sicuramente. Sulla seconda parte, non posso concordare. Si fece la cosa giusta secondo me, quanto avvenuto negli ultimi 10 anni non fa altro che convincermi ulteriormente di questo.
  12. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Sugli altri punti ti ha risposto SuperTalismano, in modo molto simile a come ti avrei risposto io. Rimarrei sul punto 4) se per te va bene. Anche io do per scontato che alla fine la Crimea resti russa e, aggiungo, sono convinto che anche una parte del Donbass verrà annessa. Non a caso penso che Macron abbia le sue ragioni nel sostenere una linea più morbida, in ottica negoziale. Sono anche ragionevolmente persuaso del fatto che per molti paesi occidentali un compromesso del genere sarebbe più che accettabile. Il punto è che Russia ed Ucraina, ad oggi, non si sono dimostrate affatto pronte ad un negoziato serio. L'Ucraina chiede di fatto la resa ed il ritiro russo, la Russia non solo pretende la resa Ucraina ma pretende anche di avere voce in capitolo sui destini di paesi come Moldavia, Svezia e Finlandia. Il tutto senza risparmiarsi retoriche su crimini di guerra, minacce nucleari, genocidi, nazifscismi, deportazioni, rinfacciando pure all'altra parte di non voler dialogare. La guerra ora come ora non può che continuare, purtroppo. Vediamo in primavera se i risultati sul campo saranno capaci di costringere una delle parti a scendere a compromessi, al costo di decine di migliaia di morti. Non è da escludersi che la cosa si allarghi anche alla Transnistria, affatto, qui infatti ne parliamo da tempo. Non solo come rappresaglia o per questioni tattiche/strategiche. Quando la guerra finirà è inevitabile che il destino della Moldavia e di quella regione andrà normalizzato. Moldavia e Transnistria, Serbia e Kosovo, lo status del Donbass, della Crimea, l'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, etc. etc. Sono davvero estesi i temi su cui Putin cerca un tavolo di discussione con l'occidente, già da molti anni, credo che stavolta bisognerà giocoforza prestarvi attenzione. La speranza è che entrambe le parti capiscano il più presto possibile che è autodistruttivo continuare a lungo questa guerra. Ad oggi la ricostruzione ucraina è già stimata in 400 miliardi di dollari. Senza contare le vittime, lo spopolamento, il ridimensionamento del territorio ed il problema energetico (dubito esisteranno centrali nucleari nel futuro dell'Ucraina, così come sarà complicato importare gas russo). Lo stesso vale per Putin. Sta letteralmente mandando al macero due decadi di lavoro, capaci portare la Russia fuori dall'oblio della caduta del muro. I russi vorranno presto tornare alla crescita economica, parlare di modernizzazione e sentirsi di nuovo al centro della comunità internazionale. Purtroppo ad oggi il governo di Kiev si sente forte del sostengo degli Sati Uniti e della Nato. Non mollerà proprio ora. Putin al contempo si sente messo spalle al muro, dopo il clamoroso flop del blitz su Kiev e la clamorosa ritirata dal fronte Nord, solo minimamente compensati dai piccoli avanzamenti invernali. E non è mai sicuro mettere spalle al muro una potenza con 6000 testate nucleari, specie se ha già dimostrato una certa emotività nel gestire la situazione. Su questo non ci piove.
  13. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Io veramente di Transnistria e Moldavia ho scritto già a marzo dello scorso anno, in questo topic. Nessuna sorpresa. Come è impossibile essere sorpresi dall'aiuto occidentale all'Ucraina, era prevedibilissimo accadesse, è già successo decine di volte nel passato, da una parte e dall'altra. L'URSS aiutò il Vietnam, gli Stati Uniti aiutarono l'Afghanistan, ed entrambe le volte oltre alla disfatta dell'invasore non è che sia successo granché. Il problema s'è posto piuttosto perché la Russia non ha avuto la forza di rovesciare nelle prime fasi il governo di Kiev. Mosca pensava di far cadere il governo prima che la Nato potesse muoversi seriamente, ma per varie ragioni contro molti pronostici ha fallito. A quel punto era ovvio che la Nato sarebbe entrata a piedi uniti, Putin lo sa benissimo, non è certo uno sprovveduto. Oggi è difficile trovare un senso a quanto Mosca stia facendo sul campo, anche perché la sensazione è che Mosca stessa non abbia ben chiaro quale obiettivo perseguire in questa fase. Uno dei tanti interrogativi che giustamente ci si pone è: qual è ora l'obiettivo russo? Il problema reale è questo, il resto è stata una quasi inevitabile serie di conseguenze dovute al fallito attacco russo della prima fase. Ora Kiev evidentemente non può accettare di veder perso quasi il 20% del proprio territorio nazionale, proprio ora che gode del sostegno dei più ricchi paesi del pianeta. Mosca allo stesso tempo non può pensare di aver sacrificato tanto per ottenere, se gli va di lusso, la Crimea e l'indipendenza di una parte del Donbass. Gli Stati Uniti gongolano, così come i paesi più Nato-entusiasti, perché l'alleanza si è riscoperta importante e centrale nei destini dei paesi che ne fanno parte, e per questo devono solo ringraziare il governo russo e la loro iniziativa. Proprio nel suo momento di maggior fragilità dalla sua nascita, dopo la figuraccia rimediata dal ritiro in Afghanistan e la voglia di molti paesi di staccare la spina alla Nato. Per la Nato la situazione va tutto sommato bene così com'è, almeno fino a quando rimarrà circoscritta nei confini ucraini. In un colpo solo può ora tenere al muro la Russia, mettere in imbarazzo la Cina, tagliare il cordone ombelicale euroasiatico ed ottenere quegli investimenti che molti paesi si rifutavano di produrre, nonostante gli accordi. Gongolano meno quei paesi occidentali che con l'Oriente avrebbero voluto allacciare rapporti di collaborazione, come la Germania e l'Ungheria per esempio. Ma non hanno certo la forza di opporsi, visto il momento, tanto da dover persino far buon viso a cattivo gioco dopo quanto accaduto a NS2. Sicuramente l'inasprimento che tu ti aspetti avverrà questa primavera, quando il ghiacco, il fango ed il freddo smetteranno di essere un'impedimento fisico determinante. Ma i bombardieri strategici russi, la metà dei quali fermi agli anni 70-80, non sono esattamente così facile da impiegare sull'Ucraina di oggi. I russi ne hanno poco più di un centinaio, probabilmente molti dei quali operativi, anche se è difficile dire in quali condizioni. Sono pochi, pochissimi, rapportati al ruolo centrale che hanno nel coprire come deterrente un territorio vasto come quello russo. Sicuramente Mosca potrebbe impiegarne una trentina. Esageriamo, diciamo 40 (quindi più di 1/3 di quelli disponibili). La Nato scoprirebbe del loro decollo già durante la fase di rullaggio in pista. Considerando la lentezza di tali sistemi, e l'enorme traccia radar, la Nato riuscirebbe ad individuarli e a seguirli passo dopo passo nelle ore di avvicinamento al territorio ucraino. Sottolineo, si parla di ore, non di minuti. Un tempo sufficiente ad attivare i sistemi di difesa ucraini, specialmente ora che sta ricevendo sistemi di primo livello, anche da parte nostra. Il rischio di perdere molti di questi sistemi sarebbe molto molto alto, non è un caso che gli americani stessi ne abbiano persi molti in Vietnam, e li abbiano usati da allora solo in territori la cui superiorità numerica era indiscussa. In una sola missione negli ultimi mesi di guerra, gli States persero almeno una trentina di B-52, sommando velivoli abbattuti e danneggiati irrimediabilmente. Non è un caso se oggi l'aeronautica li usi più come piattaforme di lancio di missili da crociera da zone oltre confine, come la Bielorussia, guardandosi bene dallo sconfinare sui cieli ucraini, impedendo a Kiev la possibilità di colpirli. Mosca ora ha bisogno di ottenere una vittoria terrestre convincente, senza la possibilità di essere supportata su larga scala dall'aviazione, consolidando le posizione ottenute e capendo cosa vuole davvero ottenere sui tavoli diplomatici. Così come Kiev ha bisogno di capire a cosa è disposta a rinunciare per ottenere quella pace che le permetterebbe di pensare a ricostruire. Ad oggi Kiev vuole la liberazione totale e i danni di guerra, non accettando compromessi, nemmeno sulla Crimea. Mosca invece vuole scegliere il prossimo governo, annettersi 1/3 dello stato Ucraino, impedire l'ingresso nella Nato a Ucraina, Svezia e Finlandia. Evidente che la pace non si possa fare, tanto che persino Macron e XiJinping (i due maggiori sostenitori mondiali della linea diplomatica) hanno dovuto rinviare le loro proposte di pace. I prossimi tre mesi credo potranno essere decisivi per capire come andrà a finire, in base a quanto avverrà sul campo, in un senso o nell'altro.
  14. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Questo sicuramente è un punto da tenere sotto enorme attenzione. Va detto che quel trattato includeva accordi di più ampio respiro su molti temi, non solo sull'indipendenza moldava, ma è indubbio che la sua revoca possa sulla carta rimettere in discussione anche l'indipendenza stessa della Moldavia. Alla faccia di chi ancora sosteneva che Putin è quello che i trattati li rispetta. Solo questa settimana ha annullato quello dell'indipendeza moldava e quello sulla non-proliferazione nucleare. E' proprio vero che in geopolitica i trattati valgono quel che valgono...
  15. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Tutti se lo chiedono di tutti, possiamo dire così. Quanto potrà essere sopportabile per la Russia uno scontro del genere? Decine di migliaia di morti, migliaia di mezzi distrutti, milioni ci colpi consumati, centinaia di missili, senza contare gli effetti delle sanzioni. La Nato? In un momento di difficoltà economica generale, per quanto lo sforzo sia distribuito su molti paesi, la cosa potrebbe diventare difficilmente sostenibile per qualcuno. Senza contare i conflitti di interesse di alcuni paesi che, tutto sommato, con la Russia avrebbero pure avuto voglia di andare d'accordo. Poi l'Ucraina stessa, ovviamente, che secondo me si tende a sottovalutare. Nessuno può sostenere questo conflitto sul lungo periodo, forse soltanto gli Stati Uniti, per capacità produttiva e per distanza dal conflitto. Forse dimentichiamo quanta resistenza seppero opporre paesi come Afghanistan e Vietnam, per anni ed anni, davanti a nemici altrettanto preparati e con molti meno aiuti stranieri di quanti ne ricevano gli ucraini oggi. In ogni caso ogni paese ha un punto di rottura, e tutti stanno scommettendo che il punto di rottura nemico sia più vicino del proprio. Non a caso si parla ormai da tempo di guerra di attrito...
  16. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Partirei da Biden. Nei primi mesi di guerra sembrava che l'amministrazione Biden fosse incerta sul da farsi in Ucraina. Sostegno sì, ma limitato, circoscritto, quanto bastava all'Ucraina per sopravvivere ed arrivare al tavolo dei negoziati. Ora pare proprio che Biden stia alimentando con forza la missione occidentale di salvare l'Ucraina di Zelensky. Senza voler citare il salto di qualità nelle forniture militari americane, oltre alle pressioni esercitate da Washington sugli alleati per ottenere un loro significativo contributo, mi pare chiaro che l'obiettivo di una Nato sempre più estesa e salda in Occidente sia più vivo che mai. I più maliziosi potrebbero dire che lo scenario attuale dimostri che i timori di Putin fossero ben fondati, e parzialmente avrebbe ragione nel sostenerlo. Come si sono rivelati tragicamente fondati i timori occidentali sull'invasione, già mesi prima del fatidico Febbraio 2022. Di certo la visita di Biden porta un messaggio forte, non solo a Zelensky ma al resto del mondo. Gli Stati Uniti hanno seriamente a cuore il destino di Kiev, Mosca non può sperare in una resa comoda della Nato, né la Cina può sperare in un accordo di pace che somigli ad una resa ucraina. Questo significa che la guerra continuerà ancora per mesi, se non anni, finché il risultato sul campo non costringerà una delle due parti ad accettare condizioni ad oggi inaccettabili. Credo però che questo sia un segnale molto forte anche nei confronti dei paesi europei orientali. Mi riferisco ai paesi baltici, alla Polonia ed alla Romania in particolare. Parliamo di paesi che, visto quanto sta accadendo oggi (e quanto accadde in Georgia non troppi anni fa), temono seriamente di essere i prossimi sulla lista di Mosca. Specialmente se l'armata rossa dovesse vincere questo conflitto, dimostrandosi più forte di Washington nell'esercitare la propria forza brutale in questa area di mondo. Ricordiamoci che alcuni di questi paesi sono già stati direttamente minacciati da Mosca non facendo parte della Nato (quindi niente art.5). Per quanto riguarda la conferenza sulla sicurezza, personalmente, si è visto poco di nuovo. Ucraina e Russia si dimostrano ad oggi su posizioni inconciliabili. Kiev è più interessata ad ottenere maggiori rifornimenti e aiuti che ad ottenere un accordo per la pace. Mosca allo stesso modo è più concentrata sull'ottenere l'appoggio dai suoi partner e sul contenere gli aiuti avversari. La Francia di Macron si è arresa all'evidenza di non avere alcun potere negoziale nella vicenda, nonostante gli sforzi, nessuno vuole trattare al momento. La Germania di Scholz, pur riluttante anche alla luce di quanto accaduto a NS2, non può che assecondare la volontà americana. La Cina da mesi sbandiera l'intenzione di voler trovare un accordo di pace, ma per ora i suoi sforzi si ravvisano solo sui fogli di giornale. In pieno stile cinese ora si sono dati una deadline per esporre al mondo la propria proposta di pace. Maliziosamente, m'è sembrato più una deadline per Mosca che non per l'occidente. Bisognerà aspettare i termini dell'accordo proposto per svelare le carte cinesi. Noi, curiosamente, siamo forse l'unico paese ad aver sostenuto negli ultimi giorno posizioni interessanti, a tratti persino sorprendenti. Dopo le accuse aperte della nostra Premier a Macron e Scholz, l'isolamento politico di Berlusconi a causa delle sue "simpatie", ora a sorpresa sono arrivate la visita in Polonia e la visita in Ucraina, con tanto di parole al miele per le due parti. L'impressione è che il nostro paese punti a diventare un futuro paese cardine dell'alleanza, anche a costo di sganciarsi dalle linee guida di Francia, Germania e Bruxelles. Non a caso Washington si è dimostrata estremamente soddisfatta dell'Italia nelle ultime settimane, mentre il gelo con Francia e Germania continua.
  17. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Sentiti libero di taggarmi, ci mancherebbe Un'idea me la sono fatta, ma voglio aspettare quello che dirà Meloni oggi. Mi viene da dire sin da ora, però, che siamo davanti ad un cambio di traiettoria notevole della nostra politica estera. Oserei dire storico. Già iniziato dal governo Draghi, in verità, ma ufficializzato dalle visite di Meloni di questi giorni. Anche la visita in Polonia, e quanto detto, stanno passando ingenuamente in secondo piano.
  18. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Concordo su Kiev, su Odessa invece non ci scommetterei. Ma parliamo di impressioni, di sensazioni, ci sta il tuo punto di vista Sull'offensiva invece mi trovo meno d'accordo. Secondo me i russi non disperderanno le risorse su più direttrici stavolta, non contemporaneamente quantomeno. Potrebbero attaccare i fronti 1) e 2), per esempio, attestandosi su posizioni più difensive nelle altre aree. Il Donbass secondo me è una zona ideale da difendere, perché è l'unica dove i residenti offrono un minimo di sostegno alle forze russe, non è dettaglio da poco. Parliamo di residenti che spesso combattono come volontari al fronte, e che conoscono la guerra già da prima dello scorso anno. Non avrei fretta di lasciarmela alle spalle insomma, in fin dei conti non è necessario occupare fisicamente Zhaporizhzhia se la si può colpire ed inabilitare in ogni momento. Mentre il sud, per valore strategico (in ottica negoziale e di dominio del Mar Nero) potrebbe essere più difficile da conquistare, ma più pagante. Bloccare il mare, controllare il flusso di merci anche civili, circoscrivere il conflitto sul "solo" terreno potrebbe rivelarsi un notevole vantaggio per Mosca. Ma siamo nel campo delle ipotesi. Ad oggi a stupirmi maggiormente è l'arresto delle ostilità nel nord del paese. Come hai detto tu, vien quasi da pensare che ci sia un accordo di fondo. Siamo alle speculazioni, intendiamoci.
  19. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Grazie a te per il commento. La tua è un'ottima domanda, in quanto tale, difficile risponderti. Si può tentare di indovinare. Si partirebbe, innanzitutto, da questa situazione: In rosa le zone occupate dai russi, in azzurro quelle recuperate dagli ucraini. Ammettiamo che i russi, grazie alle risorse e agli uomini accumulati in questi mesi, riescano effettivamente ad organizzare un'offensiva su larga scala (molti analisti sono di questa opinione). Bisogna capire dove e come attaccheranno, prima di tutto. Personalmente non credo commetteranno gli stessi errori del febbraio scorso. Non sparpaglieranno le loro risorse su un fronte eccessivamente vasto, prima di tutto, e non esagereranno nell'avanzare troppo velocemente senza costituire alle proprie spalle una rete logistica solida e ben difesa. Sono stati questi, forse, i due principali problemi patiti dalle forze russe nelle prime settimane. Con i risultati noti a tutti: gli assalti ad aeroporti inizialmente vincenti respinti dopo pochi giorni, Kiev accerchiata ma mai conquistata, mezzi e uomini abbandonati a migliaia senza carburante, né munizoni, né viveri. Tradotto: salvo attacchi chirurgici ad obiettivi strategicamente paganti, non credo vedremo penetrazioni di centinaia di km in pochi giorni, men che meno tramite spettacolari eliassalti tanto cari alla vecchia dottrina sovietica. Piuttosto mi aspetto avanzate progressive ma costanti, con frequente ricambio di personale e mezzi tra prima linea e retrovie, anticipati da massicci bombardamenti di artiglieria e coperti da una superiorità aerea che dovrà giocoforza essere conquistata definitivamente. Penso potranno avere un ruolo chiave anche gli attacchi missilistici sulle sedi governative e sulle infrastrutture ucraine, magari lanciati dalla Bielorussia, così da proteggersi da eventuali ritorsioni. Nei punti che invece si deciderà di difendere, credo si procederà ad una politica del consolidamento. Costruzione di strutture difensive, organizzazione di più linee per ammortizzare l'urto ed esporre l'aggressore sui fianchi, unità meccanizzate e aviotrasportate pronte ad essere mosse velocemente da un lato all'altro del fronte per ingrossare le fila dove sarà ritenuto necessario, schieramento di nuove reclute ben addestrate (questavolta) in questi mesi invernali. I Russi dovranno necessariamente fare un notevole salto qualitativo in avanti anche in termini di ricognizione e raccolta delle informazioni: la debacle del fronte settentrionale è in larga parte dovuto alle scarsissime capacità di lettura del campo di battaglia russe (non tutti hanno droni, satelliti, ricognitori e AWACS stratificati ad ogni livello col non plus ultra della tecnologia mondiale a disposizione su gentile concessione della Nato). Da quel che si apprende però pare che i russi si stiano sforzando molto nel reperire droni da qualunque mercato disponibile a vendergliene, ricorrendo persino a dei catorci iraniani. In ogni caso dovranno localizzare le loro offensive in base alle esigenze di campo stavolta, mettendo da parte per qualche tempo quelle politiche e propagandistiche. E' davvero difficile prevedere dove avverrà l'offensiva per noi spettatori esterni, di certo sarà molto più facile capirlo per la Nato, dato che ha completa copertura satellitare del fronte. Niente effetto sorpresa. Obiettivi validi per l'offensiva ce ne sono tanti, forse troppi. Avanzare per riprendere Zaporizhzhia, riprendere Kherson puntando Odessa, riprendere l'oblast di Kharkiv, etc. Potrebbero persino riaprire il fronte nord dalle zone limitrofe con la Bielorussia, come fatto inizialmente, puntando direttamente Kiev. A sensazione, per tornare alla tua domanda, credo che finché il conflitto si intensificherà su quel teatro cambierà poco per la Nato. Se si resterà a debita distanza dai membri UE e Nato, senza utilizzare armi non convenzionali (cioé chimiche, batteriologiche o nucleari), circoscrivendo la guerra nelle aree attuali (Donbass, Crimea, e il sud del paese) la Nato non cambierà particolarmente postura. Credo continuerebbe a mandare aiuti e proporre nuove sanzioni, evitando sempre il coinvolgimento diretto (prendendo intanto tempo preparandosi per il peggio). Credo lo farebbe anche a costo di perdere importanti porzioni di territorio ucraino, come in realtà già accaduto nei primi mesi della guerra. 'Ucraina per la Nato resta uno stato cuscinetto, amichevole ma non amico, alleato di circostanza, assolutamente sacrificabile per il "bene" superiore. Questo ad oggi, a prescindere dai successi dell'una o dell'altra parte mi pare lo scenario più probabile. Da Kiev in avanti la cosa, invece, cambierebbe drammaticamente. Lì si rischierebbe di ritrovarsi nella stessa posizione dei cinesi durante la guerra di corea. Ovvero: una superpotenza che, pur non formalmente in guerra con te, avanza di decine di km al giorno armata di tutto punto verso il tuo confine, minacciandoti direttamente e annichilendo il tuo alleato cuscinetto giorno dopo giorno. Lì sarebbe molto, molto complicato convincere partner come Polonia, Moldavia, Romania e Cechia a starsene buoni e fermi limitandosi a sperare per il meglio, l'isteria potrebbe spingerli ad agire di propria iniziativa, senza il conenso di UE, Nato, Onu o chi per loro. Se per Moldavia, Romania e Cechia il rischio resta contenuto, per la Polonia non credo possa dirsi altrettanto. Non è detto che intervengano, ma non è da escludere. Specie se si riaprisse il fronte nord dalla Bielorussia. Specie se dovesse entrare in conflitto la Transnistria. Accadesse una cosa del genere (ad oggi però è uno scenario relativamente remoto) passerebbe un battito di ciglio prima che russi e polacchi inizino a spararsi a vicenda, estendendo immediatamente il conflitto anche a Bielorussia e Kaliningrad. Quella sì sarebbe una escalation. A quel punto la Nato sarebbe posta dinanzi ad un bivio esistenziale: assistere la Polonia in modo diretto dando inizio alla terza guerra mondiale, o assistere la Polonia in modo indiretto, come sta facendo oggi con l'Ucraina, rimarcando che la Polonia stia agendo di propria iniziativa sia in Bielorussia che in Ucraina, trasformando il conflitto in un'alleanza (Polonia-Ucraina, sostenuti dalla Nato) contro un'altra (Russia e Bielorussia, sostenuti forse dalla Cina). Mi sembrano però scenari al momento lontanissimi. Lo scenario più probabile è che la guerra peggiori nelle proporzioni, ma rimanga geograficamente circoscritta a dov'è ora. Secondo me, per mettere fine a questa guerra, senza guardare il giusto e lo sbagliato ma esclusivamente concentrandosi sul compromesso possibile, bisogna mettere in conto che. L'Ucraina, intesa come lo stato internazionalmente riconosciuto prima del febbraio scorso, non esisterà mai più. Andrà ricostruita dalle fondamenta, fisicamente, demograficamente, economicamente ed anche burocraticamente. Zelensky e l'attuale struttura, una volta firmato l'armistizio, dovranno fare un passo indietro. Sono un governo di guerra, non di pace. Spazio a nuove elezioni per normalizzare la vita degli ucraini e le relazioni con l'est. La Crimea non verrà mai recuperata, non con una guerra convenzionale, non dagli ucraini. E' persa. Tanto vale che l'Ucraina e l'occidente la riconoscano come russa, insieme alle sue acque, in cambio del riconoscimento reciproco. Il Donbass resterà una regione divisiva e ai limiti dell'ingovernabile se non sceglierà il proprio destino in modo libero. Vale per le regioni separatiste, vale per quelle che non hanno accolto poi così volentieri Putin. Chiunque assoggetterà queste regioni con la forza finirà per rigenerare questo conflitto all'infinito. Forse è il caso, quindi, che esse decidano il proprio destino con dei referendum. Referendum veri, però, sotto l'occhio della comunità internazionale, tutelati dai caschi blu. Non la farsa a cui si è assistito l'anno scorso. Approvo l'idea della scelta della cittadinanza: chi si sente russo, sia russo, chi si sente ucraino ed europeo, lo sia. L'Ucraina del futuro, dopo questa guerra, sarà occidentalista. Se non direttamente nella Nato, magari non per un ventennio, entrerà comunque nell'UE, specialmente quando perderà buona parte dei territori filorussi. I russi dovranno farsene una ragione, non possono pretendere che gli ucraini non restino ostili nei loro confronti dopo una guerra e la privazione di alcuni suoi territori. L'Ucraina del futuro, per sopravvivere e riprendersi, avrà bisogno di uno sbocco marittimo. Odessa deve restare Ucraina. L'isolamento dal mare non può essere un'opzione, nemmeno se Odessa venisse conquistata militarmente dai russi. La ricostruzione deve essere responsabilità di tutte le parti. Le parti dovranno farsi carico della costosissima ricostruzione del paese, probabilmente denuclearizzandolo. Ad oggi, l'Ucraina non cede su nessun punto (nemmeno sulla Crimea), la Russia vuole annettere a sé i territori da Kharkiv a Kherson oltre ad impedire all'Ucraina l'ingresso nell'emisfero occidentale, l'Europa è un miscuglio di opinioni contrastanti e mutevoli mentre gli americani non intendono scendere ad alcun compromesso. A sensazione, la pace arriverà quando una delle due parti otterrà tali successi sul campo da ritenersi soddisfatta e da costringere ad accettare condizioni sfavorevoli all'avversario. Vedo un punto di incontro davvero ancora molto, molto lontano. Di quei sei punti, forse, solo il sesto ad oggi trova tutti più o meno d'accordo.
  20. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Le ragioni vanno trovate nel modo in cui la Russia vede sé stessa (un impero protagonista accerchiato) e gli altri (vicini aggressivi e moralmente degradati). Sicuramente nemmeno i russi sono entusiasti di come stanno andando le cose, lo dimostrano le molte teste cadute e le reazioni sdegnate sui loro stessi media. L'Ucraina per i russi rimane però quello che per il popolo ebraico è Gerusalemme, per fare un paragone. Non sarà così economicamente importante o strategicamente rilevante come altre regioni russe, ma rimane la culla della loro civiltà. E' il luogo da cui ha preso vita la Russia, non è un dettaglio di poco conto. Kiev è stata la prima capitale della Russia, questo si insegna da quelle parti, e non è pure storicamente così sbagliato. Non tollereranno mai facilmente di vederla slegata da sé, tanto che ci volle il crollo dell'URSS per vederla indipendente. E' evidente che questo conflitto affondi le sue radici nel 2014. Sicuramente si sarebbero aspettati che l'operazione militare speciale, che doveva essere un blitz più che un'invasione di larga scala, portasse risultati immediati e con perdite contenute. Magari pianificavano di stabilire col nuovo governo un rapporto di subordinazione in stile bielorusso, riannettendosi nel frattempo la Crimea ed il Donbass. Si aspettavano un'operazione spettacolare, muscolare, vigorosa. Dimostrazione di velocità, forza e determinazione della Russia in faccia al mondo. Mai si sarebbero aspettati di infilarsi in un incubo del genere, secondo me. Ora purtroppo la retromarcia non la si riesce più a innestare, per un'infinita serie di ragioni. Quando assisto ai discorsi di Lavrov, Medvedev, Putin e delle tv nazionali, si capisce bene quanto sia forte il disagio per il trascinamento del conflitto. A partire dalla ormai insostenibile definizione di "operazione militare speciale" e alla polemica interna sulla mobilitazione, per fare due esempi. Probabilmente non si aspettavano una così forte resistenza ucraina, sia a livello governativo che popolare. Non si aspettavano nemmeno un supporto così timido della popolazione del Donbass, al contrario di quanto avvenuto in Crimea. Non si aspettavano nemmeno che l'occidente inviasse così tante armi e forse si sarebbero aspettati maggiore volontà nel trovare un accordo. Sono tutte previsioni "errate" figlie del loro modo di vedere il mondo. Anche le nostre previsioni si sono rivelate errate a causa di come noi vediamo il mondo, specialmente quello slavo. I russi, che hanno un'altissima considerazione di sé, ne hanno una molto più bassa degli ucraini tanto per cominciare. Si erano probabilmente convinti che Zelensky sarebbe fuggito, che lo stato si sarebbe disgregato rapidamente e che le popolazioni dell'Est li avrebbero accolti in trionfo. Si erano convinti che l'occidente, messo davanti al fatto compiuto, si sarebbe ben guardato dall'infilarsi in un altro costoso conflitto, visto l'esito disastroso della guerra in Afghanistan e la difficile situazione economica generale. Perché così vedono l'occidente, un mondo senza legami sentimentali, senza nerbo ed interessato esclusivamente al profitto. Noi stessi, parlo di noi europei, abbiamo proiettato la nostra visione del mondo sulle previsioni, non capendo l'entità di ciò che stava accadendo. Illudendoci per mesi che Putin non avrebbe mai attaccato, semplicemente perché era impensabile una guerra nel 2023. Come se l'Europa fosse una zona franca, riconosciuta da chi non si sa, troppo matura ed intelligente per ricorrere a soluzioni tanto barbare. Allo stesso modo non riusciamo ancora a capire perché questa guerra non si fermi, dato che non conviene a nessuno dei partecipanti in termini economici. Questo perché continuiamo a ragionare solo su due livelli, quello etico e quello economicistico, essendo convinti che la storia sia finita e cristallizzata dal 1989. Allo stesso modo britannici e americani non hanno mai avuto dubbi che i russi avrebbero attaccato, e mai hanno preso in considerazione di trattare con loro. Perché i russi li vedono così, il nemico di sempre, l'aggressore per antonomasia, l'impero barbaro dell'est. Uno che si ridimensiona e confina solo con le botte, finanziarie e militari. E spingono con forza noi europei ad intervenire, perché ci vedono così, un ammasso di pigri ed arricchiti pecoroni incapaci di seguire una linea con determinazione. Come sempre, il disastro è dietro l'angolo quando popoli e governi smettono per troppo tempo di capirsi, fraintendendosi. Sono convinto che se oggi Putin potesse tornare indietro, forse, non riattaccherebbe l'Ucraina. Sicuramente non la attaccherebbe in questo modo. Sono convinto anche che i governi europei, col senno di poi, avrebbero avuto maggiormente a cuore i destini dell'Ucraina e degli equilibri con la Russia, avrebbero avuto una diversa attenzione per gli allarmi di americani e inglesi (i soliti esagerati guerrafondai), ed avrebbero avuto maggior attenzione ai propri sistemi di difesa e di produzione energetica. Tutti discorsi considerati preistorici, nell'era della crisi del 2008, della guerra al terrorsimo post 2001 e del covid 2019. Ma è andata così, e ora tutti si deve fare i conti con un nuovo Vietnam, a parti invertite, incastrato tra l'occidente e l'oriente. E mentre qui si parla di pace, di gas e di bollette, in Ucraina si parla di missili, medicine e carri armati. In Russia si parla di armi nucleari e terza guerra mondiale, negli Stati Uniti si parla di spese militari, di rinsaldamento della Nato e di nuova guerra fredda. Insomma, per dirla in anglofonia, we are not on the same page. E prima che si risolva in modo sostenibile per tutti, tornando sulla stessa pagina della storia, servirà ancora qualche centinaio di migliaio di morti.
  21. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Secondo me la Russia non userà le armi nucleari in questo conflitto, per diverse ragioni. Prima di tutto per una questione di mera sopravvivenza. Nessuno sa come reagirebbero le altre superpotenze, nemmeno i russi. Il rischio che alcune di esse possano reagire con lo stesso strumento esiste. Ad oggi l'integrità territoriale russa non è in discussione, non lo è la Crimea figuriamoci se lo sono Mosca e San Pietroburgo. L'esistenza della federazione potrebbe però essere messa eccome in pericolo in uno scenario atomico. Questo discorso vale per qualsiasi potenza, anche per gli stessi americani ovviamente. La prima esigenza di uno stato, figuriamoci di un impero, è la propria sopravvivenza. Non credo la metterebbero in discussione per l'Ucraina, per quanto possa essere considerata importante da Putin o dagli attuali vertici dello stato. Mettiamo che i russi abbiano in mano le garanzie che questo non possa assolutamente accadere (decisamente improbabile). Anche se nessuno attuasse ritorsioni di quel livello, resterebbe da spiegare ai cittadini russi perché si sia deciso di sterminare centinaia di migliaia di civili ucraini. Fino ad un anno fa questi erano definiti cugini, fratelli, se non addirittura russi. E questa operazione militare speciale è stata definita come un'operazione in soccorso della popolazione, a difesa dei cittadini governati da un regime neonazista. Ricordiamo che Putin non ha nemmeno ammesso al suo popolo che sia in corso una guerra, tanto da non poter ricorrere alla mobilitazione generale per risolvere velocemente la questione. Sarebbe quantomeno complicato spiegare come si sia passati da un'operazione militare speciale ad un bombardamento nucleare. Aggiungo un altro fattore non esattamente secondario: di russi con parenti in Ucraina ce n'è a milioni, non solo nel Donbass. E' come se gli americani usassero l'atomica in Irlanda: non saranno esattamente americani, ma una grossa fetta di americani è di origine irlandese, ha parenti là, parla la stessa lingua e si sente molto vicino ai destini di quel paese. Gli ucraini non sono come ceceni o talebani agli occhi dei russi, sono molto di più, sono parenti. Altra ragione, in più diplomatica, è che l'utilizzo di tale arma comporterebbe un deterioramento senza precedenti dei rapporti col resto del globo. La Cina si è già espressa in merito in modo molto chiaro ad esempio, pur rimanendo al momento empaticamente vicina al Cremlino. Il superamento di quella linea rimetterebbe in discussione qualsiasi rapporto diplomatico con qualsiasi paese, anche quelli al momento neutrali o amichevoli. Pensiamo a tutti quei paesi che con l'uso della deterrenza hanno raggiunto un faticoso equilibrio. Cina e India, India e Pakistan, Israele ed Iran, le due coree. Difficilmente questi paesi sarebbero contenti se qualcuno iniziasse ad usarle veramente... O pensiamo a quei paesi amici che non possono permettersi di rimanere isolati dal resto del mondo, su tutti la Cina. Vi è un altro motivo, infine, più tecnico. L'esercito russo non è tecnicamente pronto a combattere in uno scenario contaminato. La dottrina russa non prevedeva l'utilizzo di eserciti convenzionali nel momento in cui si fosse arrivati all'uso di armi atomiche. Molto diversa in questo senso era la dottrina Nato. In caso di offensiva russa in Europa la Nato puntava proprio all'uso del nucleare tattico sin dai primi giorni, anche a costo di sganciare le bomba direttamente sulla Germania. Sfruttando le sue truppe meccanizzate, diffusamente garantite con standard di protezione NBC, avrebbe contrattaccato continuando a combattere fino a penetrare in profondità nell'URSS. Per tornare all'Ucraina: i soldati russi sarebbero inevitabilmente esposti sia alla radiazioni che alle polveri, dato che T72 e BMP vari non offrono mediamente alcuna protezione a questi agenti. Dato che i russi hanno ben impresso il ricordo dei danni dell'ultimo disastro nucleare ucraino, dubito marcerebbero volentieri in un contesto persino peggiore. Concludendo, se nessuno dopo Nagasaki ha più utilizzato l'atomica qualche motivo c'è. Non l'hanno usata gli americani in Corea, in Vietnam, in Iraq, in Afghanistan. Hanno preferito perderne due e pareggiarne una, piuttosto. Anche i russi non l'hanno usata in Afghanistan, né contro i cinesi nel 69. Non l'hanno mai usata nemmeno i francesi nelle loro ultime guerre coloniali, pur avendole perse tutte. Non l'hanno usata gli inglesi contro l'Argentina, anche se qui trovarono brillantemente il modo di vincere ugualmente la guerra. Non l'hanno usata gli Indiani, né contro la Cina né contro il Pakistan. Nonostante ciò, si continua a sparare, senza che nessuno la nomini mai. Al pari di India e Russia, anche la Cina non ha mai usato l'arma contro di loro, pur avendoci combattuto. Non la usò nemmeno contro gli americani nella guerra di Corea. Infine non l'ha mai usata nemmeno la Corea del Nord contro il Sud, così come non l'ha usata Israele contro nessuno degli stati confinanti, pur avendoci combattuto numerose volte. Non si capisce perché i russi debbano ricorrere all'arma nucleare in una situazione del genere.
  22. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Se i russi dovessero usare l'atomica nessuno sa cosa potrebbe accadere. Nessuno. Resta solo da sperare che i russi non siano così pazzi da farlo. Di certo c'è che non ne verrebbe nulla di buono per nessuno.
  23. Nepali Me

    Guerra in Ucraina

    Non ho capito cosa c'entri col mio messaggio, sinceramente.
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