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Ok. Il soggetto?
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Chi è che non avrebbe difese e/o armamenti?
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Molto improbabile.
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Anche non ci fossero state le "provocazioni" (ho letto il post in cui ne parli, e almeno qualcuna non la definirei come tale, ma vabbe..), la volontà di entrare nella NATO palesata dagli Stati est-europei resta comprensibile a priori, per mere considerazioni strategiche, per di più vitali. Ma, com'era chiaro e prevedibilissimo (e infatti previsto), dai e dai, anche la Russia ha finito per percepire come lesi i suoi interessi nazionali vitali (interessi, per l'appunto, non diritti o quant'altro). Si vedano le dichiarazioni di Lavrov, identiche a quelle del 2014. Tutto ciò rileva, e non può essere minimizzato, se si vuole produrre una considerazione seria dell'intero quadro. Beninteso, se gli interessi nazionali baltici o ucraini hanno a che fare con la percezione di sopravvivenza, i confliggenti interessi nazionali russi sono quelli percepiti come necessari al mantenimento dello status di, almeno, media potenza. Onde chi credesse possibile ridurre la Russia a junior partner, o qualche cosa del genere, magari una volta rimosso l'autocratismo putiniano, potrebbe ritenere sostenibile e fruttuosa una strategia di rollback aggressivo, da esplicare sotto varie forme (sanzioni e isolamento, inglobamento più o meno lasco degli Stati limitrofi nell'orbita "occidentale", etc.). E tuttavia io credo che la Russia, anche nella sua versione dimidiata post-89, continui a detenere certi caratteri implicanti un grado oggettivo di potenza, che troverebbe espressione indipendentemente dal regime al potere. Motivo per cui ritengo più conveniente una strategia di segno diverso.
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Eh, quello lo derubrico a rumore di fondo e cerco di tenermene fuori.
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Non è produttivo ragionare in termini di "colpa".
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Ci sono intervenuti.
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Non si tratta di una "favoletta", ma di un abbozzo di analisi, benché suscettibile di appunti critici, smussamenti e riconsiderazioni più accorte e/o, banalmente, confutazioni che muovessero da tesi strategiche di fondo diverse. Certo è un approfondimento maggiore delle due righette sarcastiche che hai scritto.
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(theguardian.com)
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In realtà è stata una tragedia, partita dal riconoscimento unilaterale di staterelli separatisti, con tanto di pulizia etnica e tentativi di genocidio (veri). In Europa. Poco più di vent'anni fa. Sempre nel quadro dello scongelamento post-89 di certi rapporti precedentemente cristallizzati. Onde le mie perplessità a fronte delle espressioni di incredulità rispetto all'attuale guerra, quasi si trattasse di un fulmine a ciel sereno, laddove in realtà si vanno manifestando, da un trentennio, episodi simili, in un costante stato di tensione. E sempre ritroviamo coinvolti quei più o meno piccoli nazionalismi che avevano trovato un'occasione di rinascita e revanscismo nella sistematizzazione nazista dell'Osteuropa (tema spesso sottaciuto, ma a mio avviso di estrema rilevanza, da cogliere in tutta la sua complessità): lo slovacco, il croato, l'ungherese, il romeno, l'ucraino. Ma al cui sentire non sono estranei pure il polacco o il ceco, e ovviamente il redivivo autocratismo russo.
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In discussione non è l'esistenza della NATO (anche perché sarebbe una discussione puramente oziosa), ma la sua sovra-estensione a oriente. Il "1989" (nei suoi strascichi politico-militari e politico-economici) è stata un'occasione storica mancata per ri-accogliere la Russia entro il consesso delle nazioni europee, pre-condizione inderogabile al fine di pacificare l'intera Europa orientale. Beninteso, sono ovvie le ragioni che hanno spinto gli USA a cogliere un vantaggio strategico incolmabile, e gli ex-satelliti sovietici a cercare l'assicurazione sulla vita a stelle e strisce. Tuttavia qualcosa sfugge, dall'equazione, e cioè il persistere dell'isolamento russo, che determina necessariamente delle controspinte, come quella cui assistiamo oggi, e con buona frequenza da almeno vent'anni (ossia da quando lo Stato russo è tornato a dotarsi di una colonna vertebrale, più o meno fragile). Prezzo pressoché insignificante, per l'egemone, ma alcuni popoli ne pagano le conseguenze, ché la faglia europea del Rimland resta incomposta (ma senza più reale giustificazione..), pertanto foriera di attriti e, talvolta, rotture vere e proprie.
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Mah, quella sarebbe una reazione superficialmente emotiva e sentimentale. Mi sembra più interessante cercare di comprendere.
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Non è rilevante. Quando si parla di relazioni internazionali, non ha nemmeno senso porsi la questione della legittimità. E non lo dico per atteggiarmi a realista da strapazzo, ma lo assumo come ineludibile dato di fatto.
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Anche per me conta molto più il fattore NATO/militare, ma il post che citavo scartava la suddetta opzione ridimensionandola a scusa, e insisteva maggiormente sul fattore UE.
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Hai ragione, dovevo leggere meglio. Ma continuo a non capire l'anacronismo con cui bolli l'invasione, o l'eventuale motivazione della stessa (volontà russa di non far aderire l'Ucraina all'UE, e dunque di raggiungere una presuntiva ricchezza), o entrambe.
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Le azioni militari non hanno bisogno di giustificazione. Perché sarebbe anacronistico?
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I russi sono "slavi".
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Si agisce quando e se si ha la possibilità di farlo.
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Paesi NATO confinanti e volontà di mantenerne fuori l'Ucraina sono due condizioni che possono tranquillamente darsi in contemporanea. Non vedo perché la prima dovrebbe escludere la seconda. Posto che non è strettamente una questione di NATO, ma di più generiche sfere d'influenza.
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Mi pare di ricordare che fosse roba simile. Dopo ci do un'occhiata. Comunque, se piace a @ValerioBncnr, è quella roba lì (ma non so se ho interpretato correttamente la sua faccina triste al mio post)
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Ma non è mica 'na roba tipo Byoblu?
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No, intendo che non si danno attualmente le condizioni geostrategiche oggettive perché l'Ucraina entri nell'UE (chissene delle riforme e delle tabelline tanto care alla tecnocrazia di Bruxelles ).
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Contano le condizioni oggettive, non il fantomatico "diritto".
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Non mi è ancora chiaro se invaderanno tutto o se si limiteranno a consolidare la presa negli oblast orientali. Probabilmente la seconda, ma con anche una manovra su Kiev volta a decapitare il governo e instaurarne uno fantoccio. Qualcuno prospetta pure l'annessione (o il riconoscimento di staterelli di paglia), insieme alle zone orientali, di quelle meridionali (anch'esse con buona presenza russofona), così da togliere lo sbocco al mare a quel che resterebbe dell'Ucraina, definitivamente "bielorussizzata". Al di là degli scenari futuri, che magari saranno molto meno drastici, gli ucraini pagano gli errori commessi da certe frazioni dell'establishment statunitense e da una parte del proprio ceto politico, ché, stante le condizioni attuali, uno Stato ucraino può esistere solo o come tramite tra oriente e occidente, ma incastonato nella sfera d'influenza russa (più o meno larga autonomia interna, dipendenza esterna: con margini da ricalibrare e contrattare di volta in volta, con accortezza e fine lavorio diplomatico: insomma, un neo-atlantismo di senso contrario), o dominato dalla Russia. Tertium non datur. I grossolani e malaccorti abbocchi con l'Occidente, le rivoluzioni colorate, i regime change surrettizzi (nella più globale sovra-estensione a Oriente della NATO - vabbè che si credeva di dialogare con una Russia democratizzata e liberal, ma lasciamo perdere certe sbornie post-89..) non potevano non generare una controspinta.
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UEFA Champions League Quiz 2021/22 - 9a edizione
Mormegil ha risposto a Mormegil Discussione Serie A e Campionati Esteri
Ha iniziato a partecipare in ritardo di qualche giornata, quindi ha conseguito punteggi particolari per gli antepost dei gironi. Vedi il primo post.- 216 risposte
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