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Comolli: "Ho chiesto a Trezeguet quale fosse il DNA Juve, dedico tempo alla cultura del club senza la quale non si vince. I dati guidano ogni scelta"
Sergione ha aggiunto una discussione in Juventus forum
Il nuovo amministratore delegato della Juventus, Damien Comolli, è stato ospite principale a Hudl Performance Insights 2025, prestigiosa conferenza londinese dedicata all’analisi dei dati nello sport. Intervenendo sul palco – come riportato da La Gazzetta dello Sport – ha affrontato i temi centrali della sua filosofia gestionale: cultura, metodo e uso avanzato dei dati. Comolli ha spiegato come la trasparenza iniziale sia fondamentale nel rapporto con un nuovo tecnico: «Durante i colloqui, tutti gli allenatori presentano il loro progetto come ideale, salvo cambiare idea una volta iniziato a lavorare. Per questo oggi inserisco nel contratto ciò che dichiarano in fase di colloquio, così se lo ricordano. Io dico subito: questo è il nostro modo di lavorare, i processi sono chiari, i dati guidano mercato, calci piazzati, prevenzione degli infortuni e molto altro. Se va bene, bene; altrimenti ci stringiamo la mano e ci salutiamo. Il coach deve abbracciare questa filosofia». Il dirigente francese ha insistito sul peso della cultura come leva per i risultati: «Dedico il 30% del mio tempo a pensare alla cultura del club, perché senza cultura non si vince. Ho chiesto a ex calciatori come Matuidi e Trezeguet quale sia il DNA della Juve, e tutti hanno risposto: vincere. Ma la cultura è un’altra cosa: non arriva dall’alto, si costruisce dal basso. Nel meeting di questa mattina ho detto a tutti: siamo noi a decidere chi siamo; io posso solo dare delle linee guida, ma i valori vengono dal gruppo. La cultura è l’insieme dei valori che condividiamo». Parlando del suo metodo, Comolli ha ricordato l’esperienza al Tolosa sotto la proprietà RedBird: «Mi scelsero per guidare il club attraverso i dati. La Juventus sapeva perfettamente quale fosse il mio approccio. Per usare i dati in modo efficace serve allineamento dall’amministratore delegato in giù. Il vero punto critico è spesso la relazione tra management e allenatore: serve un ponte, una figura che conosca i dati ma sappia parlare il linguaggio del coach. Se l’allenatore è aperto, tutto funziona; altrimenti no». Ha raccontato inoltre pratiche innovative adottate in Francia: «Al Tolosa misuravamo quotidianamente lo stato mentale dello staff: stress, motivazione, voglia di lavorare. Ci ha permesso di non assumere persone non motivate. In campo, avevamo vietato cross e tiri da lontano». Comolli ha sottolineato quanto sia importante l’esempio quotidiano: «Se entri in ufficio con un atteggiamento negativo, lo trasmetti. Voglio persone che mi correggano. Dicevo sempre al mio staff: se esco dalla cultura del club, ditemelo; se compro un giocatore che la tradisce, ditemelo. La coerenza è fondamentale». Il dirigente ha anche parlato del suo metodo di studio e di lavoro su di sé: «Non sono un grande scrittore, forse per un trauma passato. Ho persone che cercano innovazioni per me, e io studio costantemente: ho paura di perdere un’evoluzione dell’industria. Non leggo di calcio, è noioso; leggo articoli scientifici sui dati, sul recupero dagli infortuni, libri sulla leadership o sulla negoziazione. Imparo dagli altri sport, non dal calcio. In una riunione voglio essere il meno intelligente nella stanza: se sono io quello con le idee migliori, c’è un problema. Non sopporto l’arroganza: ho visto tante persone fallire perché talentuose ma prive di umiltà». -
Luciano Spalletti porta a Torino la stessa filosofia di lavoro che lo ha accompagnato a Napoli: vivere immerso nel proprio ambiente professionale, vicino al centro sportivo, per concentrarsi al massimo sulla squadra e sugli obiettivi. La scelta del J|Hotel: concentrazione e vicinanza al lavoro A soli quindici giorni dalla firma del contratto con la Juventus, Spalletti ha deciso di stabilirsi al J|Hotel, struttura direttamente collegata al centro sportivo della Continassa. Una scelta che ricorda la sua esperienza a Napoli, dove la cameretta di Castel Volturno era diventata il quartier generale della sua quotidianità di allenatore: «Vivere vicino al campo ti permette di respirare il lavoro in ogni momento. Per me è una necessità, non un lusso». Contratto breve, ma dedizione totale La permanenza dell’allenatore di Certaldo al J|Hotel è legata anche alla durata iniziale del suo contratto: 8 mesi fino a giugno 2026, rinnovabili in caso di qualificazione alla Champions League. Questa vicinanza al centro sportivo consente a Spalletti di gestire al meglio allenamenti, riunioni tattiche e osservazione dei giocatori, in vista di un calendario fitto e impegnativo. Prossimità al centro sportivo, immersione totale nel lavoro e massima concentrazione. È così che l’allenatore prepara le imprese e cerca di portare la Juventus ai vertici in tutte le competizioni, con l’obiettivo di lasciare un’impronta indelebile già dal primo capitolo torinese. GdS
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«Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla». Fabio Paratici torna a parlare e lo fa ai microfoni di Sky Sport. L’ex dirigente della Juventus lo scorso luglio ha finito di scontare i 30 mesi di inibizione per il caso plusvalenze ed è stato reintegrato dal Tottenham nel ruolo di direttore sportivo. Un nuovo inizio che però non cancella quello che è successo. «È stata una vicenda molto lunga, ti devi confrontare con argomenti mai affrontati, con situazioni che non avresti mai pensato di dover affrontare. Alla fine, ti senti quasi migliorato come persona. Ma nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione “artificiale” o distorta dei calciatori, ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima. E neanche dopo». Paratici, in particolare, ha ribadito che «ci sono decine di criteri per cui la valutazione dei giocatori cambi. Altrimenti non staremmo a parlare di occasioni di mercato. Esistono dei range per valutare un giocatore? Certo, un range logico ci deve essere per gli operatori di mercato. Ma poi si entra in una situazione di soggettività assoluta». La scelta di patteggiare è stata «responsabile: questa vicenda è durata 4 anni e mezzo, la squalifica sportiva era già stata scontata e il processo penale era solo all’udienza preliminare. Per gli anni a venire non avremmo avuto nessuna certezza di come si sarebbe conclusa. Anche dal punto di vista lavorativo, va a inficiare delle possibilità. E quindi si decide in maniera responsabile di fare questa richiesta di applicazione della pena e abbiamo chiuso la vicenda». A questo proposito, Paratici ha confermato che la scorsa estate è stato molto vicino al Milan ma «se non si è concluso il matrimonio non sto qui a chiedermi perché». E allora ecco il ritorno al Tottenham, «perché loro mi hanno fatto veramente sentire a casa. Qui non mi hanno mai giudicato ma sempre sopportato e aiutato. Non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito dubbi su di me». Fra i dirigenti italiani che hanno vinto di più, Paratici ammette che «quando vinci, ti sembra tutto quasi normale. Penso alla Juve: il ripeterci per 9 anni di fila è difficile. Se fai 365 per 9 è un calcolo pazzesco: vuol dire che più o meno per 3500 giorni siamo stati primi in classifica». Si parla poi del rapporto con i tecnici («ho sempre discusso molto di calcio con i miei allenatori e ho imparato moltissimo da loro: sono preparatissimi. I dirigenti devono supportarli e sopportarli in quello che pensano sia la cosa giusta per loro. Siamo lì per aiutarli, non per metterli in discussione») e della differenza fra la Premier e tutto il resto: «L’approccio è totalmente differente, è un’istituzione, un brand globale pazzesco pari all’NBA. È vista in tutto il mondo, i diritti sono venduti ovunque tranne in quattro paesi. Questo fa sì che ci sia tutta una serie di cose che si possa prendere come esempio. Cose diverse da quelle che facciamo noi in Italia. Come si può migliorare il prodotto del calcio italiano? Come prima cosa bisogna lavorare sulle infrastrutture: gli stadi e i centri sportivi sono fondamentali. Partiamo da questo e poi vediamo cosa succede». Calcio e Finanza
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L'ex terzino e difensore della Juventus Danilo, oggi è protagonista in Brasile con la maglia del Flamengo, ma concedendo un'intervista ai microfoni del portale brasiliano Globo è tornato a parlare dell'addio ai colori bianconeri, di come la società sia stata una parte fondamentale della sua carriera, ma che sia finita male per colpa, a suo dire, delle persone e non del club. Ecco le sue parole. "JUVE CLUB PIÙ IMPORTANTE DELLA MIA VITA" "Per ovvie ragioni, da professionista ti affezioni ad altri mondi e ad altre maglie. Certamente, il club più importante della mia vita è la Juventus, non l'ho mai nascosto. Per tutto quello che ho vissuto lì, per il club, la città e la storia. La passione per il Flamengo è rimasta lontana, ma pensavo che non sarebbe più successo (giocando lì)" "PENSAVO DI CHIUDERE LA CARRIERA ALLA JUVE" "Pensavo che la mia carriera fosse destinata a trascorrere i miei ultimi anni alla Juventus, e la vita è folle, le cose hanno preso una piega diversa. Vale la pena ricordare che se si ripensa alla mia infanzia e giovinezza al Flamengo, le cose sono cambiate molto nel calcio brasiliano. È molto più strutturato in generale, e il Flamengo non fa eccezione. È un club che si è strutturato in modo molto importante per accogliere giocatori come Jorginho, Arrascaeta, Bruno, Pedro, Alex Sandro, Filipe...". "AL FLAMENGO SI È RIACCESA LA FIAMMA" "Combinando il momento della mia vita alla Juventus, quando ho preso la decisione di trasferirmi, con la ristrutturazione del Flamengo, si è riaccesa quella fiamma. La mia famiglia diceva: "Dai, vieni al Flamengo". A un certo punto, ho chiamato uno dei miei fratelli e gli ho detto: "Ho questo, questo, questo e il Flamengo". Lui ha risposto: "Amico, sai già cosa vuoi. Mi chiami, ma sai già dove vuoi andare". L'INFLUENZA DI AGNELLI "Chi mi ha influenzato? Andrea Agnelli, della Juventus, l'ex presidente, mi ha insegnato molto su come si può essere professionisti, vivere per il proprio club, la propria azienda, ma con amore, passione, dedizione e sentimento. Lui ha vissuto così per la Juventus. E un atleta che considero il mio idolo è Buffon. Quando sono arrivato alla Juventus, lui era già in una fase diversa, era andato al PSG ed era tornato, ma non ha smesso di essere se stesso. Spesso, quando lasciamo il calcio, ci trasformano in stelle più grandi, ma lui, nel suo umile stile di vita, nel suo approccio alla vita, ignorava le cose che ho menzionato: dove lavoravi, dove giocavi, quale università frequentavi. Ti guardava come persona, come energia. Era un grande maestro. Ogni volta che ho bisogno di una parola, di qualcosa sul calcio, e ho bisogno di ascoltare qualcuno, lo ascolto. Lo chiamo o mi manda un messaggio audio". L'ULTIMA COPPA VINTA CON ALLEGRI "Nell'ultima finale di Coppa Italia che abbiamo vinto, venivamo da brutti risultati e dovevo dare qualcosa al gruppo. Avremmo affrontato l'Atalanta, che stava giocando incredibilmente bene, e dovevo ottenere qualcosa in più dal gruppo. Abbiamo avuto una riunione il giorno prima, ma non è bastata. Ho mandato messaggi a Del Piero e Gigi, e lui mi ha mandato un messaggio audio. Quando l'ho sentito per un minuto o giù di lì, era tutto ciò di cui avevo bisogno, mi ha fatto venire la pelle d'oca. La sua voce, il suo timbro, è il mio grande idolo calcistico e uno dei più grandi della vita". L'ADDIO ALLA JUVE "Prima ho pianto quando Alex Sandro se n'è andato. Dico a tutti che Alex Sandro è la mia controparte. Spesso sono più comunicativo, espansivo; quando sono più arrabbiato nello spogliatoio, inizio a parlare. E Alex dice: 'Amico, calmati. E se la pensassi così?' Quando se n'è andato, ho pensato a come avrei vissuto senza Alex. Ma sì, la Juventus è una questione di famiglia. È dove sono cresciuti i miei figli, il club in cui mi sono ritrovato come persona e come atleta. Ho abbracciato la causa e ho creato un legame incredibile. Sono sempre stato una specie di figura paterna per i ragazzi, per tutto il gruppo. Molte volte penso di spendere molte energie per aiutare, ma è così che so come farlo. Quando ho lasciato la Juventus, il modo in cui me ne sono andato è stato molto difficile. Ma stiamo parlando di persone, non dell'istituzione. Quando ho rivisto i miei compagni di squadra quando ero negli Stati Uniti con il Flamengo, sentivo ancora la pressione di essermene andato e tutto il resto, ma il mio cuore si è confortato. Mi ha detto che avevo fatto un buon lavoro."
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La Juventus parteciperà alla Legends Cup il prossimo 18 gennaio 2026 a Monaco di Baviera con una formazione di icone bianconere
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Una sfida tra leggende. Un roster di altissimo livello. Juventus, Bayern Monaco, Real Madrid, Celtic e Eintracht Francoforte sono pronte a scendere in campo. Quello che andrà in scena al SAP Garden di Monaco di Baviera domenica 18 gennaio 2026 sarà un evento straordinario, un vero e proprio viaggio nella memoria calcistica, dove le glorie del passato si ritroveranno per scrivere un nuovo e affascinante capitolo. Stiamo parlando della "Legends Cup" e a confrontarsi saranno icone del calcio mondiale del passato che hanno fatto sognare intere generazioni di appassionati. Questa competizione promette di regalare spettacolo e, soprattutto, emozioni e ricordi fortissimi, riportando in auge la magia del calcio indoor. La partecipazione del nostro Club a questo esclusivo appuntamento testimonia la volontà di onorare e tramandare la nostra ricca storia, permettendo ai tifosi di rivedere in azione alcuni dei grandi calciatori che hanno inciso il loro nome nei libri di storia bianconera. Ulteriori dettagli sulle modalità di acquisto dei biglietti e sui protagonisti che scenderanno in campo per la Juventus saranno annunciati nelle prossime settimane. Juventus.com -
Elkann: "La Juve deve tornare a vincere, Spalletti allenatore giusto per farlo"
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"Oggi è importante che la Juventus vinca e un allenatore come Spalletti, con la sua esperienza, deve portarla a vincere. Che è quello che tutti i tifosi si aspettano". Così John Elkann, presidente di Stellantis e di Exor, a margine della presentazione della partnerhip del gruppo auto con Milano Cortina, parla della Juventus e del suo rapporto familiare con la società bianconera: "Il rapporto della mia famiglia con la Juve è il più duraturo che esiste nel mondo. Nasce dal mio bisnonno, è stato un rapporto forte. La mia generazione con Andrea Agnelli ha dato tanto, gli sono riconoscente e anche le nuove generazioni sono molto coinvolte." SkySport- 320 risposte
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La Juventus è il primo club in Italia conforme alla Corporate Sustainability Reporting Directive
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Juventus.com -
Ufficiale: Damien Comolli nominato nuovo AD della Juventus
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Torino, 11 novembre 2025 – Il Consiglio di Amministrazione di Juventus Football Club S.p.A. (“Juventus” o la “Società”), riunitosi oggi sotto la Presidenza di Gianluca Ferrero, ha deliberato, inter alia, in ordine alla nomina delle cariche sociali e al conferimento dei poteri agli Amministratori, nonché alla costituzione dei comitati endoconsiliari e alla nomina dei relativi membri. Il Consiglio di Amministrazione ha nominato Damien Comolli quale Amministratore Delegato, con contestuale cessazione del precedente incarico di Direttore Generale, conferendogli poteri di amministrazione sostanzialmente in continuità con l’assetto precedente. Juventus.com -
Spalletti post Sporting: "Bella prestazione, dobbiamo migliorare nella qualità delle giocate ma con questo spirito ne vinceremo di partite"
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Luciano Spalletti ha commentato il pareggio di stasera contro lo Sporting Lisbona ai microfoni di Sky Sport. Le sue considerazioni: Sicuramente non era il risultato che ti aspettavi, ma forse prevale più la soddisfazione per la reazione dopo il quarto d'ora iniziale e per aver poi tenuto in mano la partita. La delusione poi per non essere durati fino al novantesimo. "E' vero, è così, loro sono una buonissima squadra, perchè se si va a vedere le partite loro giocano un calcio offensivo, un calcio importante da un punto di vista di fase di possesso, hanno queste riaggrresioni feroci. Noi abbiamo avuto un inizio complicato, poi c'è stata questa bellissima reazione, avevamo la partita in mano, poi meritavamo di andare anche in vantaggio. Ci sono state 2-3 situazioni create in maniera corretta. Abbiamo perso troppi palloni quando li abbiamo presi, siamo stati un po' sporchi nella qualità delle giocate, all'inizio quando ci hanno aggredito non siamo riusciti a far partire bene l'azione, però poi in generale la squadra ha fatto una grande prestazione. Quello che mi dà soddisfazione e mi fa essere fiducioso è che noi abbiamo roba nelle mani, perchè ci sono dei calciatori che sono forti e hanno fatto vedere le qualità che poi sono quelle che fanno la differenza dentro la partita, questi uno contro uno, questa qualità di saltare l'uomo, questa forza che ha messo Dusan durante tutta la partita. Poi dobbiamo migiorare sotto l'aspetto della manovra, della velocità della palla, nel farla circolare quando siamo in fase di possesso. Però laggiù abbiamo soluzioni, abbiamo qualità". Come sei riuscito ad entrare nella testa dei tre attaccanti? Che sono rientrati, hanno lottato. E' quello che volevi? "Che poi c'è il rischio di essere troppo offensivi contro di loro, perchè loro poi quando hanno palla ti mettono nella tua metà campo, portano tutta questa densità nella trequarti, sono bravissimi a giocare nello stretto. E' proprio la scuola portoghese quella qualità di giocare nello stretto. Poi però noi siamo stati bravi, nel senso che gli abbiamo tolto questo palleggio, siamo ripartiti, a volte siamo stati troppo frenetici, non abbiamo scelto molto, abbiamo ridato molti dei palloni conquistati. Loro a noi ce ne hanno ridati pochi, li abbiamo dovuti riprendere con le unghie e con i denti, noi a loro gliene abbiamo restituiti troppi e non c'erano il problema di doverla perdere. Sotto questo aspetto dobbiamo migliorare, poi abbiamo tirato tante volte in porta, abbiamo sbagliato diverse volte l'ultimo passaggio, però secondo me ho una squadra forte, sono convinto che se continua con questo spirito di partite ne vinceremo tante". La tendenza nel calcio italiano di giocare lenti col passaggi orizzontali pensi che porti a soffrire quando si incontrano quadre europee che giocano un calcio più veloce? E gli arbitri che fischiano tutto... "E' chiaro che la velocità di trasmissione palla, il rumore della palla che viaggia a ritmo altissimo sul campo, è quello che fa la differenza, poi però ci sono tante fasi di gioco. C'è la fase in cui bisogna farla girare, mettere gli avversari bassi, aspettare il momento di fare l'uno contro uno, di fare l'imbucata. C'è il momento che riconquisti nella loro metà campo e allora bisogna andare a finire l'azione il prima possibile. Quando si riconquista fi là l'azione va fatta immediatamente e finita il prima possibile, quando si riconquista di qua, prima va consolidata e poi vedere quello che è possibile fare, perchè ormai questo blocco squadra lo sanno fare tutti, ti vengono a pressare forte o si abbassano tutti e difendono in 10, quindi bisogna saper scegliere i momenti della partita e poi essere più veloci perchè nell'idea, nell'usare quello che c'è a disposizione e prendere il meglio bisogna essere più veloci". L'immagine che ti porterai dentro? "E' stata una cornice bellissima, lo stadio tutto pieno, poi questo stadio qui tutto addosso ti crea un'atmosfera bellissima e l'hanno percepita anche i calciatori, perchè poi abbiamo fatto meglio, le abbiamo fatte ad alta velocità, abbiamo fatto delle buone cose. Poi è chiaro che si può sempre migliorare, però tutti insieme, secondo me riusciremo a toglierci delle soddisfazioni". -
Vlahovic post Sporting: "Meritavamo di vincere, ci è mancato il secondo gol. Il cambio l'ho chiesto io perché ho sentito un dolorino"
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Dusan Vlahovic ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro lo Sporting Lisbona. Hai gli stessi numeri in Champions League con la maglia della Juventus nelle prime 20 partite di Ronaldo e Higuaín... "È bel dato, sicuramente mi fa piacere ma io vorrei parlare della partita di oggi. Noi non siamo contenti del risultato perché penso che potevamo fare di più. Abbiamo fatto una bella partita, una partita tosta dove credo che abbiamo giocato meglio di loro, loro sono una grande squadra, che palleggia bene e mette gli avversari sotto. Però credo che abbiamo risposto bene e ci è mancato il secondo goal. Però posso fare solo i complimenti ai compagni e al mister per la partita di oggi. Speriamo di continuare così, vincendo però" Nella seconda parte vi serviranno almeno otto punti, quindi significa dover cambiare rotta... "Sì, noi pensiamo a vincere tutte e quattro le prossime partite". Spalletti ha detto che tu saresti felicissimo di rimanere alla Juventus, cosa vogliamo dire... "Sì, abbiamo parlato ma io sono concentrato, come ho già detto, sul presente e il mio unico obiettivo e la mia unica concentrazione è la partita di sabato che è molto importante per noi, che cercheremo di vincere anche perché è il derby ed è una partita molto sentita. Non sarà una partita facile ma comunque daremo tutto per vincere. Questa è l'unica cosa che ho in testa io". Pensi che potrete tenere questo ritmo anche nel finale di partita O è un momento in cui avete bisogno anche di respirare un po', soprattutto dopo tutte le partite che giocate? "Buona sera, leggenda (si riferisce a Del Piero ndr). La cosa è che io ho sentito un dolorino sul flessore e ho chiesto il cambio io. Non so se poi il mister mi voleva far uscire, ho sentito questo fastidio e mi dispiace, però, io parlo per me nella preparazione non ha giocato tanto e poi giocavo e non giocavo e sicuramente mi manca ancora qualcosina per avere i 90 minuti. Però sto dando tutto me stesso, al 100% e mi dispiace perché non ho potuto aiutare la squadra fino all'ultimo minuto e provare a vincere questa partita. Mi dispiace però spero che già da sabato sarà diverso". Nel secondo tempo hai tirato in porta quando c'era Cambiaso libero e, sulla sua protesta, l'hai mandato a quel paese. "Me ne sono accorto subito, so che non è stato un gesto bellissimo. Se la passavo a lui e continuavo, facevo gol io. Lui lo sa come tutti i miei compagni che non ho nessuna mala intenzione". -
Vlahovic post Cremonese: "Dovevamo trovare più gol, perché poi ci siamo abbassati senza motivo e sono abitudini che dobbiamo cambiare"
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Dusan Vlahovic ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della gara contro la Cremonese: Avete riaperto una partita che sembrava chiusa? "Non direi un approccio sbagliato, ma direi che abbiamo alcune abitudini che credo che dobbiamo cambiare perché ci siamo abbassati senza un motivo. La Cremonese ha giocato bene però penso che noi dovevamo continuare a pressarli e a giocare la nostra partita. Poi abbiamo anche avuto alcune occasioni dove potevamo chiudere sul due a zero o sul tre a zero, ma non l'abbiamo fatto e alla fine siamo entrati in un problema da soli. Dobbiamo fare i complimenti alla Cremonese è stata una partita tostissima per noi. Però la cosa più importante è che abbiamo vinto e già da domani correggeremo e guarderemo dove abbiamo sbagliato e guardiamo avanti che giochiamo già martedì". Ti trovi meglio giocare con un altro attaccante a fianco? "Dipende dal mister, io mi sento bene comunque. Sono disposto a dare tutto per la squadra poi come si giocherà a decidere il mister". -
Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: La sorpresa è stata la posizione Koopmeiners... "Dopo due minuti lo sapevano tutti dove giocava, per cui io mi aspettavo che fosse messo in condizioni di far male di più. Perché nel fare questo giro palla sulla linea difensiva una volta arrivati a destra, difficilmente siamo riusciti poi ad andare a sinistra. Una volta arrivati a sinistra, difficilmente siamo riusciti a andare a destra. Perché anche Kalulu sa entrare per cui l'intenzione era che Thuram si alzasse un po' e entrasse e si avesse un uomo in più a metà campo. Loro poi di fatto hanno una punta sola, Bonazzoli di fatto sta lì però è quello più pericoloso per cui pensavo questo. Koopmeiners ha fatto una grande partita sull'aspetto dell'attenzione e sull'aspetto della comunicazione con i compagni perché è stato più difensore di tutti da un punto di vista di sistemare quelli davanti e da un punto di vista di essere sempre coordinati sulle ripartenze avversarie, perché loro sono bravissimi a fare questo. La velocità che ha Vardy e il campione che lo dice il goal che ci ha fatto". Quale aspetto si aspetta di migliorare: personalità, tecnica o fisicamente? "Un pochino da tutte e tre. Bisogna crescere velocemente, ci sono potenzialità che si intravedono in alcuni calciatori e io mi fido di questi calciatori, però poi lo spessore, il livello Juventus li mette in condizione di sentire la pesantezza di quello che c'è dietro. Parlando ieri con la proprietà dicevo che a vederla da fuori sembra una bella cosa la Juventus, poi ci entri dentro e ti sembra di non aver visto niente, perché c'è molto di più. Ad essere a quel livello lì non è facile da sopportare, questa vittoria ci fa bene perché ci fa lavorare con tranquillità". Cosa significa questo ritorno in panchina per lei? "Ho sempre fatto questo e funziona così: noi che siamo sempre stati dentro abbiamo bisogno di questo contatto, c'è bisogno di far le cose per bene per dare piacere a chi ti vuole bene. Ci si impegna e provo a instaurare rapporti coi calciatori, spero stavolta mi riesca perché in Nazionale non ci sono riuscito tantissimo. Attraverso questo si può crescere tutti". Luciano Spalletti ha commentato la vittoria della sua Juvntus a Cremona ai microfoni di Dazn. Le sue considerazioni: Ieri ha detto che chiedeva ai suoi applicazione e l'intenzione di tornare nel giro Scudetto. Stasera ha visto entrambe le cose? E ha intuito su cosa andare a lavorare? "Sono già con le spalle al muro, sono già prigioniero. L'ho detto perchè bisogna dirlo, la strada è lunghissima per fare questo e sicuramente bisogna migliorare, anche se abbiamo fatto una buonissima partita, perchè ci siamo creati tante occasioni. Però crearle poi e sciuparle come le abbiamo sciupate, quello lì, va bene da un lato, poi bisogna lavorare dall'altro, però siamo contenti". Buonasera mister... "Devo stare calmo perchè sono già nervoso, sono già cotto come un fegatello". Ci hai fatto diventare matti quando hai messo già la formazione e non sapevamo come metterla in campo. Nessuno poteva immaginare che Koopmeiners potesse fare il braccetto. "Lo può fare, l'ha già fatto in Nazionale. Poi le intenzioni debbono essere queste, più che altro è servito ai ragazzi come messaggio, che noi non andiamo a difendere una partita, noi dobbiamo voler giocare. Questo atteggiamento di lui mi è piaciuto più della partita che ha fatto, perchè poi ha comandato di continuo quelli davanti, ha detto come mettersi, è stato aggressivo, è stato difensivo, e se noi lo avessimo usato di più nel giro-palla, nel perimetrale basso quando si costruiva dal portiere, lui sarebbe entrato di più a centrocampo per fare superiorità. l'intenzione era quella lì, di vederlo entrare a giocare, far allungare un po' Khephren e avere l'uomo in più a metà campo. Invece questo l'abbiamo fatto poco. E lui si è fatto apprezzare forse di più per quelle che non sono le sue qualità, che sarebbe stato facile invece usare quelle che ha". Tra tutte le cose problematiche, forse la classifica era la meno problematica? "Io trovato una squadra in condizione perchè Tudor si vede, anche in panchina, che è uno che stimola la corsa, che la squadra l'ha allenata. Poi si subisce un po' di questa pressione, di questo livello che ha la Juventus da un punto di vista storico, da un punto di vista di quello che può essere il futuro, perchè la Juventus ha potenzialità da tutte le parti e probabilmente qualcuno deve ancora raggiungere quel livello, quello spessore lì per poterci stare comodo dentro questa tuta. Ma oggi secondo me abbiamo fatto una buona partita, io sono molto contento. Ci sono state delle situazioni dove la palla ha girato davanti la porta per 4-5 volte, non c'è stato uno che la buttasse dentro. Ma intanto lì ci siamo arrivati, all'ultimo abbiamo pressato, siamo saliti, siamo stati in partita, delle volte abbiamo sofferto, sono contento della squadra".
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Cambiaso post Cremonese: "Felice di tornare al gol, vittoria importante. Spalletti ci può dare una grandissima mano"
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Andrea Cambiaso ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: Dopo il tuo goal, sembrava una partita in discesa poi invece... "Invece abbiamo preso quel goal lì, goal che si può e si deve evitare. 1 contro 1 a tuttocampo, è una responsabilità nostra, perché non si può lasciare Gattone da solo 1 contro 1 a 50 m dalla porta. Niente, dispiace perché abbiamo riaperto la partita che era chiusa, ma l'importante è aver vinto". Ti chiedo se ci sono state delle difficoltà a inizio anno, cosa può cambiare con Spalletti? "No è difficile perché poi quando si gioca nella Juventus, quando non vinci le partite si tende a vedere tutto negativo. Ma è giusto così, nel senso che il risultato condiziona troppo i giudizi delle varie persone. Io sono sereno, sono tranquillo. Si può dire che adesso dopo il goal sono tranquillo, ma io lo ero anche prima. Però il calcio è così e spesso si danno dei giudizi un po' affrettati in base al fatto, se la palla entro non entra. Il goal è la cosa più bella del calcio e quando vedi la palla entrare è sicuramente la cosa più bella". Forse l'averti spostato a destra ti ha aiutato? "Giocando a destra, entrando dentro il campo, mi viene più facile e questo oggi ha giovato. Ho trovato buone tracce centralmente e anche il goal è venuto così, mi viene più facile partire da destra". Andrea Cambiaso è intervenuto ai microfoni di Dazn dopo Cremonese-Juventus. Ecco l'analisi dell'esterno juventino: Hai dato un calcio liberatorio al cartellone dopo il tuo gol. Partiamo dal lato emotivo. "Il calcio... niente... il gol è la cosa più bella del gioco del calcio, quindi quando si segna, in una partita così, 2-0, è stato un gol importante. Mi sono sfogato, ma non era niente di liberatorio, solo la felicità di segnare un gol". Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato quando hai saputo che Spalletti sarebbe stato l'allenatore della Juventus? "Ero felice, è un allenatore che non devo di certo io dire quanto sia stato bravo nella sua carriera, ha fatto bene ovunque. Vi racconto una piccola cosa del mister Spalletti: quando ci siamo visti la prima volta alla Continassa, mi ha detto che era ancora dispiaciuto per la Nazionale, quindi questo la dice lunga sulla passione che ha per questo sport, per il gioco del calcio. Sono contento di rivederlo, io sono convinto che possa darci una grossissima mano". Spalletti ti ha definito un giocatore tridimensionale in passato. Cosa voleva dire? "E' difficile, sono sincero, è difficile decifrare questa cosa, penso sia una cosa positiva, quindi sono contento. Abbiamo avuto poco tempo con lui, ci ha dato giusto due indicazioni, ma è andata bene". Anche in Nazionale hai spesso giocato a destra con Spalletti. Il gol è arrivato da destra. Avete affrontato anche questo argomento? "Ripeto, è arrivato proprio all'ultimo, quindi no, non abbiamo affrontato questo argomento. Penso abbia visto bene la partita precedente e abbia confermato questa cosa. Sicuramente del ruolo e del modulo potremmo parlare in futuro, però ha avuto talmente poco tempo in questi giorni... tra interviste e cose, ha dovuto pensare a mille cose. Non abbiamo parlato di questo". -
Kostic post Cremonese: "Ho attraversato periodi difficili, i compagni mi hanno sempre aiutato. Oggi un bel momento, sono soddisfatto"
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Filip Kostic ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: Bella soddisfazione... "Sono molto contento, ma l'importante era la vittoria di squadra, sono soddisfatto per il goal". Che sensazioni hai avuto in queste due partite, visto che prima non eri stato molto utilizzato? "Per me è stato un periodo molto difficile. Ho sempre lavorato duramente ci ho creduto sempre, i compagni mi hanno sempre aiutato. Oggi è il mio compleanno e del compleanno anche della Juventus ed è un bel momento".- 41 risposte
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Brambilla post Udinese: "Giocatori forti ed esperti, oggi hanno meritato la vittoria con una grande partita. Yildiz va lasciato libero"
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ister Massimo Brambilla, allenatore ad interim della prima squadra bianconera, è stato intervistato da dazn dopo la gara vinta contro l'Udinese. Le sue parole: Su cosa ha lavorato in questi pochi giorni? Oggi dopo il gol del pari dell'Udinese la squadra ha reagito con orgoglio. E' questo su cui ha lavorato? "Io ho fatto un allenamento, sono stato due giorni con la squadra, lunedì mattina avevo allenamento con l'Under 23, al pomeriggio poi sono venuto di qua. io ho cercato di trasmettere fiducia, ho cercato di tranquillizzare i ragazzi, ma sono giocatori forti, esperti, sanno quello che devono fare e penso che oggi abbiano meritato la vittoria con una grande partita. poi quel gol a primo tempo poteva rovinare questa serata, perchè poi prendere gol a tempo scaduto può anche complicare le cose, invece poi siamo entrati nel secondo tempo con fiducia, con coraggio e penso non ci sia niente da dire sulla vittoria". Si parla tanto della posizione di Yildiz. Lei come lo vede? Che libertà gli ha dato oggi? "Kenan è un giocatore di talento e tutti i giocatori di talento bisogna lasciarli liberi di trovare lo spazio che loro credono. Io l'ho avuto per un periodo con l'Under 23 e penso che la sua posizione congeniale sia quella da sinistra, che rientra, va a giocare sotto la punta, poi lo spazio se lo trova lui, le giocate se le trova lui, è un ragazzo formidabile, un giocatore veramente di livello alto". Come ha trovato questo gruppo? "E' normale che quando c'è un cambio di allenatore - questa squadra stava vivendo comunque un periodo difficile, dove i risultati non venivano -, il morale sicuramente non era buono, però ripeto, sono ragazzi forti, hanno anche esperienza, quello che gli ho detto è di concentrarsi sulla partita, di far le cose bene in campo, perchè poi la qualità ce l'hanno, devono solo tirarla fuori. Così stasera è stato". C'è spazio per un po' di emozioni per l'allenatore e uomo Brambilla? Comunque oggi ha condotto la Juventus alla vittoria. "Sicuramente c'è grande soddisfazione nello spogliatoio, poi leggere negli occhi dei ragazzi questa contentezza... è anche la mia. Abbiamo preparato la partita in due giorni, poi il lavoro fatto è più o meno quello che facciamo nella Next Gen, quello che cambia è tutto il contesto che abbiamo vissuto stasera, in un'atmosfera che non era di entusiasmo per il periodo un po' difficile, ma il pubblico poi quando si è scaldato è stata una bella emozione per me viverlo da dentro". Su che cosa ha costruito la formazione? C'è stato un confronto con i giocatori? "Abbiamo avuto la rifinitura per preparare la gara, la prima cosa da capire erano le condizioni fisiche dei ragazzi, poi sono confrontato con tutto lo staff che era rimasto e abbiamo scelto questa formazione. Abbiamo messo la strategia che dovevamo adottare, poi il gol fatto all'inizio sicuramente ci ha agevolato, la forza di questa squadra per aver vinto stasera è stata l'aver reagito dopo aver preso quel gol che poteva diventare per noi pericoloso". -
GdS - Confusione tattica, poca identità e continua ricerca di alibi: ecco come si è arrivati all'esonero di Tudor
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L'avventura di Igor Tudor sulla panchina bianconera si chiude poche ore dopo la sconfitta dell'Olimpico. Il croato paga quella che si è trasformata in una confusione tattica e di ruoli sempre più evidente. Ma l'allenatore di Spalato ha visto precipitare la sua posizione per colpa di una lunga serie di riflessioni che hanno avuto, agli occhi della società, l'effetto della ricerca continua di alibi. Stile assente di pari passo alla mancanza di risultati che hanno riportato l'orologio indietro ai tempi della gestione Maifredi. Verona come Como, come Madrid: arbitri nel mirino, calendari sotto accusa, troppe gare difficili una dopo l'altra. E una volta in campo, dito puntato su giocatori - ultimo Cambiaso - non più determinanti. E, la squadra? A parole tutta dalla parte del tecnico, nei fatti non così: Tudor non ha mai buttato la palla in tribuna, ma, allo stesso tempo, non hai usato quell'arte della diplomazia che poteva alleggerirne le uscite. Sullo sfondo, l'etichetta da "traghettatore" sempre rifiutata, ma mai cancellata del tutto nella quotidianità di un lavoro che gli ha presentato il conto. Il risveglio dalla notte romana ha messo d'accordo la dirigenza bianconera con l'entrata in scena di John Elkann: aspettare ancora avrebbe fatto correre alla Juve il rischio di allontanarsi dalla parte nobile della classifica senza cancellare il problema. Troppa confusione tattica significa zero identità: il fantasma di Thiago Motta si è materializzato. Da qui, svolta e fine dei sei mesi, poco più, a firma Tudor. Gazzetta -
Buffon: "Dispiace per Tudor e per il momento buio della Juve. Spalletti? Può essere l'allenatore giusto per i bianconeri"
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Sarri: “Ho pochi ricordi alla Juve, fu un anno strano ma con la soddisfazione di aver vinto uno scudetto con un gruppo a fine ciclo”
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Conferenza stampa di Maurizio Sarri prima di Lazio-Juventus con l'allenatore biancoceleste che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni alla vigilia del match dell'Olimpico "Mi aspetto una partita difficile, affrontiamo una squadra che tre giorni fa ha giocato alla pari col Real Madrid. Ho pochi ricordi alla Juventus, sono stato una sola stagione tra l'altro particolare perché da marzo si giocava a porte chiuse. Soddisfazione per aver vinto uno Scudetto con un gruppo a fine ciclo". -
Nedved: "Ci vuole tempo per tornare ad essere la vera Juve, è difficile vestire quei colori"
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Pavel Nedved è arrivato a Roma per seguire da dt delle nazionali ceche la sfida del Viktoria Plzen ai giallorossi. Ma ha anche parlato della "sua "Juve. "Credo che con il Real ci sia stata una prestazione d'orgoglio, so quanto è difficile vestire quei colori, bisogna essere al 100% sempre altrimenti non si può sopravvivere, hanno bisogno di tempo per tornare la Juve vera", ha detto a Sky -
Zoff: "Dare già la fascia ad Yildiz un errore, lo carica di pressioni eccessive"
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Affidare la fascia di capitano (in assenza di Locatelli, come per esempio successo a Madrid) al giovane talento Kenan Yildiz non ha trovato il favore di un'icona della Juventus e del calcio italiano come Dino Zoff. L'ex portiere, Campione del Mondo e leggenda della Vecchia Signora, ha espresso forti perplessità sulla decisione, definendola un errore che potrebbe appesantire il percorso di crescita del calciatore. L'analisi di Zoff sulla scelta del capitano Zoff ha espresso chiaramente il suo disaccordo, sollevando un interrogativo preciso sulla strategia adottata dal club nel conferire un ruolo di tale responsabilità a un calciatore giovanissimo. "Perché la fascia a Yildiz? Non l'ho capito" La critica mossa da Dino Zoff parte da una domanda secca: "Questa cosa non l’ho affatto capita. Perché gli hanno dato la fascia a capitano?". Secondo l'ex numero uno della Juventus, la scelta di investire un ragazzo così giovane di un onere così grande è sbagliata in linea di principio. "Per me è un errore dare la fascia da capitano a un ragazzo così giovane, caricandolo di responsabilità e pressioni esagerate" ha detto Zoff a Tuttosport. Responsabilità e pressioni eccessive per la crescita Il punto centrale del pensiero di Zoff riguarda l'eccessivo carico di responsabilità che il ruolo di capitano impone, rischiando di rallentare o condizionare il normale percorso di crescita di Yildiz. Zoff suggerisce che la rosa bianconera disponga di profili più adatti: "Oltretutto in rosa ci sono sicuramente elementi più esperti che possono ricoprire il ruolo senza appesantire il percorso di crescita di Yildiz". La critica è dunque sia tattica che psicologica, mirata a tutelare il futuro del talentuoso giocatore turco. Sportmediaset -
Yildiz: "Indossare la 10 della Juve è una grande responsabilità, cerco sempre di fare del mio meglio per la squadra, per brillare e divertirmi"
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“Che cosa rappresenta per me vestire la maglia numero dieci della Juve? All’inizio ho pensato: “Oh mio Dio, sarò in grado di farcela con il numero dieci?” Ma dopo, non gli ho dato troppo peso. Semplicemente, volevo quel numero, per brillare e divertirmi. E se devo essere sincero, il numero non gioca, sono io che lo faccio. Perciò voglio sempre dare tutto e mostrare ciò di cui sono capace. Spero che finora sia andata bene e voglio continuare così”. Sono le parole di Kenan Yildiz in un’intervista concessa al sito della Uefa alla vigilia della sfida tra Real Madrid e Juve valida per il terzo turno della fase campionato della Champions League 2025-26. “Uno stimolo essere considerato tra migliori talenti in Europa? Certo, è una grande motivazione, ma io mi concentro sempre su me stesso. Non amo molto i paragoni. Io sono io, non sono simile a nessuno. Ecco perché guardo solo a me stesso. Mi entusiasma l’idea di potermi confrontare con i più grandi nomi del calcio mondiale? Assolutamente sì. Mi entusiasma perché da bambino sognavo di essere lì e ora c'è anche il mio nome tra quello dei protagonisti. Quindi, sì, è un grande orgoglio e un’enorme emozione” ha aggiunto il talento turco dei bianconeri. Sulla sfida al Real Madrid e sulla sua prima volta al Santiago Bernabeu contro i blancos: “Ogni bambino sogna di giocare in quello stadio. Credo sia uno dei più belli del mondo e poterci giocare ora è come un sogno che si avvera. E affrontare un club del genere in Champions League è semplicemente incredibile. Spero che andrà tutto al meglio e mi auguro di giocare una grande partita”. Infine, il paragone con Del Piero, che proprio al Santiago Bernabeu realizzò una fantastica doppietta il 5 novembre 2008 in Champions: “Una sensazione fantastica. La maglia numero dieci è il sogno di ogni bambino e ora la indosso sulle mie spalle, in un club del genere. Dico sempre che non mi piacciono i paragoni tra me e Del Piero, perché lui è una leggenda, ha finito la sua carriera, mentre io sono appena all'inizio. Voglio costruire la mia storia. Però sì, lui è uno di quelli che ho sempre ammirato, e ora sono orgoglioso di poter indossare la sua maglia in questo club”. Kenan Yildiz, attaccante della Juventus e della Nazionale turca, ha ricevuto oggi a Roma il Premio Internazionale 'Eccellenza del Mediterraneo' 2025, riconoscimento ormai noto come il vero e proprio Oscar del Mediterraneo. Considerato uno dei più promettenti talenti del calcio europeo, Yildiz è stato premiato non solo per le sue qualità sportive, ma anche per il suo ruolo simbolico nel promuovere inclusione, dialogo interculturale e identità mediterranea. “È un grande onore per me ricevere questo premio. Mi dispiace non essere lì con voi di persona, ma tra due giorni affronteremo il Real Madrid in Champions League”, ha dichiarato il calciatore in un videomessaggio. "Giocare per la Juventus e indossare la maglia numero 10, seguendo le orme di Alessandro Del Piero, è una grande responsabilità. Farò del mio meglio per onorarla e contribuire al successo della squadra", ha aggiunto. Nato in Germania da una famiglia turca e cresciuto nel cuore dell’Europa calcistica, oggi Kenan Yildiz rappresenta un ponte tra culture. Con le maglie della Juventus e della Nazionale turca ha già conquistato l’attenzione internazionale per tecnica, visione di gioco e maturità, nonostante la giovane età. "Il mio sogno è partecipare al prossimo Mondiale e rappresentare la Turchia al massimo livello. Ogni volta che scendo in campo provo un grande senso di responsabilità. Ringrazio i miei compagni, l’allenatore e tutti coloro che credono in me. Lavorerò sodo per dare il massimo, sia in Serie A che in Champions League", ha aggiunto. Il premio è stato conferito a Yildiz per "l’eccellenza sportiva e il contributo positivo al Mediterraneo", riconoscendone il valore non solo come atleta, ma anche come esempio per le nuove generazioni. La cerimonia si è svolta sotto l’alto patrocinio del Ministero della Cultura, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Coni, di Aips Europa, Ussi Nazionale e di altre istituzioni italiane e internazionali, con il coinvolgimento di numerose rappresentanze diplomatiche dei Paesi del Mediterraneo. Tuttosport -
VIDEO Siparietto Del Piero-Elkann: "Torna? Non ha mai lasciato la Juve", Alex: "Chiellini lo sento ma non abbiamo mai parlato di presidenza"
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Siparietto tra Del Piero e John Elkann. In occasione della serata di gala della National Italian American Foundation, si sono trovati insieme l'amministratore delegato di Exor e numero uno della Juventus John Elkann e Alessandro Del Piero che hanno rilasciato delle breve dichiarazioni. Uno scambio di battute tra i due sul possibile ritorno di Del Piero in società come riportato da Class CNBC LE PAROLE DI ELKANN "Del Piero non ha mai lasciato la Juventus", così il numero uno del club bianconero ha risposto alla domanda sulla possibilità che la leggenda bianconera possa tornare in società. DEL PIERO: "MI SENTO CON CHIELLINI" "Il rapporto con la Juventus come ho sempre citato anche io, e non parlo solo dei fans ma di tutto l'ambiente è che siamo sempre stati vicini. Chiellini lo sento ma non abbiamo mai parlato di presidenza". -
Dall’Ajax alla Juventus, dal Bayern Monaco al Manchester United, la carriera di Matthijs de Ligt procede spedita e conta solo grandi club. Se però le premesse sembravano entusiasmanti, negli ultimi anni l’olandese si è un po’ perso. Invischiato nelle pessime stagioni dei Red Devils, De Ligt non si è sottratto alle tante critiche che gli sono piovute addosso. In un’intervista a The Telegraph, ha ripercorso le sue esperienze precedenti e, in particolare, quella in bianconero. Ecco le sue parole: "Quando vai alla Juventus per 75 milioni di euro, con tutte quelle aspettative, è finita: non puoi commettere errori. È normale diventare più ansioso. Sei giovane e a volte è difficile perché non sei abituato a quella pressione. È sempre facile giudicare dall'esterno, tipo 'Oh, non sta facendo quello che dovrebbe'. Ma alla fine siamo tutti esseri umani. Quando hai 19 anni e raggiungi i traguardi che ho ottenuto io all'Ajax, vincendo il Golden Boy, il trofeo Kopa ed entrando nella squadra dell'anno, la gente pensa che continuerai sempre solo a crescere. A quell'età ti affidi all'intuito e a me andava bene. Poi in Italia ho capito di dover ragionare di più e all'inizio ho avuto tanti problemi".
