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				Vlahovic post Cremonese: "Dovevamo trovare più gol, perché poi ci siamo abbassati senza motivo e sono abitudini che dobbiamo cambiare"
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Dusan Vlahovic ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della gara contro la Cremonese: Avete riaperto una partita che sembrava chiusa? "Non direi un approccio sbagliato, ma direi che abbiamo alcune abitudini che credo che dobbiamo cambiare perché ci siamo abbassati senza un motivo. La Cremonese ha giocato bene però penso che noi dovevamo continuare a pressarli e a giocare la nostra partita. Poi abbiamo anche avuto alcune occasioni dove potevamo chiudere sul due a zero o sul tre a zero, ma non l'abbiamo fatto e alla fine siamo entrati in un problema da soli. Dobbiamo fare i complimenti alla Cremonese è stata una partita tostissima per noi. Però la cosa più importante è che abbiamo vinto e già da domani correggeremo e guarderemo dove abbiamo sbagliato e guardiamo avanti che giochiamo già martedì". Ti trovi meglio giocare con un altro attaccante a fianco? "Dipende dal mister, io mi sento bene comunque. Sono disposto a dare tutto per la squadra poi come si giocherà a decidere il mister". - 
	Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: La sorpresa è stata la posizione Koopmeiners... "Dopo due minuti lo sapevano tutti dove giocava, per cui io mi aspettavo che fosse messo in condizioni di far male di più. Perché nel fare questo giro palla sulla linea difensiva una volta arrivati a destra, difficilmente siamo riusciti poi ad andare a sinistra. Una volta arrivati a sinistra, difficilmente siamo riusciti a andare a destra. Perché anche Kalulu sa entrare per cui l'intenzione era che Thuram si alzasse un po' e entrasse e si avesse un uomo in più a metà campo. Loro poi di fatto hanno una punta sola, Bonazzoli di fatto sta lì però è quello più pericoloso per cui pensavo questo. Koopmeiners ha fatto una grande partita sull'aspetto dell'attenzione e sull'aspetto della comunicazione con i compagni perché è stato più difensore di tutti da un punto di vista di sistemare quelli davanti e da un punto di vista di essere sempre coordinati sulle ripartenze avversarie, perché loro sono bravissimi a fare questo. La velocità che ha Vardy e il campione che lo dice il goal che ci ha fatto". Quale aspetto si aspetta di migliorare: personalità, tecnica o fisicamente? "Un pochino da tutte e tre. Bisogna crescere velocemente, ci sono potenzialità che si intravedono in alcuni calciatori e io mi fido di questi calciatori, però poi lo spessore, il livello Juventus li mette in condizione di sentire la pesantezza di quello che c'è dietro. Parlando ieri con la proprietà dicevo che a vederla da fuori sembra una bella cosa la Juventus, poi ci entri dentro e ti sembra di non aver visto niente, perché c'è molto di più. Ad essere a quel livello lì non è facile da sopportare, questa vittoria ci fa bene perché ci fa lavorare con tranquillità". Cosa significa questo ritorno in panchina per lei? "Ho sempre fatto questo e funziona così: noi che siamo sempre stati dentro abbiamo bisogno di questo contatto, c'è bisogno di far le cose per bene per dare piacere a chi ti vuole bene. Ci si impegna e provo a instaurare rapporti coi calciatori, spero stavolta mi riesca perché in Nazionale non ci sono riuscito tantissimo. Attraverso questo si può crescere tutti". Luciano Spalletti ha commentato la vittoria della sua Juvntus a Cremona ai microfoni di Dazn. Le sue considerazioni: Ieri ha detto che chiedeva ai suoi applicazione e l'intenzione di tornare nel giro Scudetto. Stasera ha visto entrambe le cose? E ha intuito su cosa andare a lavorare? "Sono già con le spalle al muro, sono già prigioniero. L'ho detto perchè bisogna dirlo, la strada è lunghissima per fare questo e sicuramente bisogna migliorare, anche se abbiamo fatto una buonissima partita, perchè ci siamo creati tante occasioni. Però crearle poi e sciuparle come le abbiamo sciupate, quello lì, va bene da un lato, poi bisogna lavorare dall'altro, però siamo contenti". Buonasera mister... "Devo stare calmo perchè sono già nervoso, sono già cotto come un fegatello". Ci hai fatto diventare matti quando hai messo già la formazione e non sapevamo come metterla in campo. Nessuno poteva immaginare che Koopmeiners potesse fare il braccetto. "Lo può fare, l'ha già fatto in Nazionale. Poi le intenzioni debbono essere queste, più che altro è servito ai ragazzi come messaggio, che noi non andiamo a difendere una partita, noi dobbiamo voler giocare. Questo atteggiamento di lui mi è piaciuto più della partita che ha fatto, perchè poi ha comandato di continuo quelli davanti, ha detto come mettersi, è stato aggressivo, è stato difensivo, e se noi lo avessimo usato di più nel giro-palla, nel perimetrale basso quando si costruiva dal portiere, lui sarebbe entrato di più a centrocampo per fare superiorità. l'intenzione era quella lì, di vederlo entrare a giocare, far allungare un po' Khephren e avere l'uomo in più a metà campo. Invece questo l'abbiamo fatto poco. E lui si è fatto apprezzare forse di più per quelle che non sono le sue qualità, che sarebbe stato facile invece usare quelle che ha". Tra tutte le cose problematiche, forse la classifica era la meno problematica? "Io trovato una squadra in condizione perchè Tudor si vede, anche in panchina, che è uno che stimola la corsa, che la squadra l'ha allenata. Poi si subisce un po' di questa pressione, di questo livello che ha la Juventus da un punto di vista storico, da un punto di vista di quello che può essere il futuro, perchè la Juventus ha potenzialità da tutte le parti e probabilmente qualcuno deve ancora raggiungere quel livello, quello spessore lì per poterci stare comodo dentro questa tuta. Ma oggi secondo me abbiamo fatto una buona partita, io sono molto contento. Ci sono state delle situazioni dove la palla ha girato davanti la porta per 4-5 volte, non c'è stato uno che la buttasse dentro. Ma intanto lì ci siamo arrivati, all'ultimo abbiamo pressato, siamo saliti, siamo stati in partita, delle volte abbiamo sofferto, sono contento della squadra".
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				Cambiaso post Cremonese: "Felice di tornare al gol, vittoria importante. Spalletti ci può dare una grandissima mano"
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Andrea Cambiaso ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: Dopo il tuo goal, sembrava una partita in discesa poi invece... "Invece abbiamo preso quel goal lì, goal che si può e si deve evitare. 1 contro 1 a tuttocampo, è una responsabilità nostra, perché non si può lasciare Gattone da solo 1 contro 1 a 50 m dalla porta. Niente, dispiace perché abbiamo riaperto la partita che era chiusa, ma l'importante è aver vinto". Ti chiedo se ci sono state delle difficoltà a inizio anno, cosa può cambiare con Spalletti? "No è difficile perché poi quando si gioca nella Juventus, quando non vinci le partite si tende a vedere tutto negativo. Ma è giusto così, nel senso che il risultato condiziona troppo i giudizi delle varie persone. Io sono sereno, sono tranquillo. Si può dire che adesso dopo il goal sono tranquillo, ma io lo ero anche prima. Però il calcio è così e spesso si danno dei giudizi un po' affrettati in base al fatto, se la palla entro non entra. Il goal è la cosa più bella del calcio e quando vedi la palla entrare è sicuramente la cosa più bella". Forse l'averti spostato a destra ti ha aiutato? "Giocando a destra, entrando dentro il campo, mi viene più facile e questo oggi ha giovato. Ho trovato buone tracce centralmente e anche il goal è venuto così, mi viene più facile partire da destra". Andrea Cambiaso è intervenuto ai microfoni di Dazn dopo Cremonese-Juventus. Ecco l'analisi dell'esterno juventino: Hai dato un calcio liberatorio al cartellone dopo il tuo gol. Partiamo dal lato emotivo. "Il calcio... niente... il gol è la cosa più bella del gioco del calcio, quindi quando si segna, in una partita così, 2-0, è stato un gol importante. Mi sono sfogato, ma non era niente di liberatorio, solo la felicità di segnare un gol". Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato quando hai saputo che Spalletti sarebbe stato l'allenatore della Juventus? "Ero felice, è un allenatore che non devo di certo io dire quanto sia stato bravo nella sua carriera, ha fatto bene ovunque. Vi racconto una piccola cosa del mister Spalletti: quando ci siamo visti la prima volta alla Continassa, mi ha detto che era ancora dispiaciuto per la Nazionale, quindi questo la dice lunga sulla passione che ha per questo sport, per il gioco del calcio. Sono contento di rivederlo, io sono convinto che possa darci una grossissima mano". Spalletti ti ha definito un giocatore tridimensionale in passato. Cosa voleva dire? "E' difficile, sono sincero, è difficile decifrare questa cosa, penso sia una cosa positiva, quindi sono contento. Abbiamo avuto poco tempo con lui, ci ha dato giusto due indicazioni, ma è andata bene". Anche in Nazionale hai spesso giocato a destra con Spalletti. Il gol è arrivato da destra. Avete affrontato anche questo argomento? "Ripeto, è arrivato proprio all'ultimo, quindi no, non abbiamo affrontato questo argomento. Penso abbia visto bene la partita precedente e abbia confermato questa cosa. Sicuramente del ruolo e del modulo potremmo parlare in futuro, però ha avuto talmente poco tempo in questi giorni... tra interviste e cose, ha dovuto pensare a mille cose. Non abbiamo parlato di questo". - 
	
	
				Kostic post Cremonese: "Ho attraversato periodi difficili, i compagni mi hanno sempre aiutato. Oggi un bel momento, sono soddisfatto"
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Filip Kostic ha parlato ai microfoni di Sky Sport dopo la gara contro la Cremonese: Bella soddisfazione... "Sono molto contento, ma l'importante era la vittoria di squadra, sono soddisfatto per il goal". Che sensazioni hai avuto in queste due partite, visto che prima non eri stato molto utilizzato? "Per me è stato un periodo molto difficile. Ho sempre lavorato duramente ci ho creduto sempre, i compagni mi hanno sempre aiutato. Oggi è il mio compleanno e del compleanno anche della Juventus ed è un bel momento".- 41 risposte
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				Brambilla post Udinese: "Giocatori forti ed esperti, oggi hanno meritato la vittoria con una grande partita. Yildiz va lasciato libero"
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ister Massimo Brambilla, allenatore ad interim della prima squadra bianconera, è stato intervistato da dazn dopo la gara vinta contro l'Udinese. Le sue parole: Su cosa ha lavorato in questi pochi giorni? Oggi dopo il gol del pari dell'Udinese la squadra ha reagito con orgoglio. E' questo su cui ha lavorato? "Io ho fatto un allenamento, sono stato due giorni con la squadra, lunedì mattina avevo allenamento con l'Under 23, al pomeriggio poi sono venuto di qua. io ho cercato di trasmettere fiducia, ho cercato di tranquillizzare i ragazzi, ma sono giocatori forti, esperti, sanno quello che devono fare e penso che oggi abbiano meritato la vittoria con una grande partita. poi quel gol a primo tempo poteva rovinare questa serata, perchè poi prendere gol a tempo scaduto può anche complicare le cose, invece poi siamo entrati nel secondo tempo con fiducia, con coraggio e penso non ci sia niente da dire sulla vittoria". Si parla tanto della posizione di Yildiz. Lei come lo vede? Che libertà gli ha dato oggi? "Kenan è un giocatore di talento e tutti i giocatori di talento bisogna lasciarli liberi di trovare lo spazio che loro credono. Io l'ho avuto per un periodo con l'Under 23 e penso che la sua posizione congeniale sia quella da sinistra, che rientra, va a giocare sotto la punta, poi lo spazio se lo trova lui, le giocate se le trova lui, è un ragazzo formidabile, un giocatore veramente di livello alto". Come ha trovato questo gruppo? "E' normale che quando c'è un cambio di allenatore - questa squadra stava vivendo comunque un periodo difficile, dove i risultati non venivano -, il morale sicuramente non era buono, però ripeto, sono ragazzi forti, hanno anche esperienza, quello che gli ho detto è di concentrarsi sulla partita, di far le cose bene in campo, perchè poi la qualità ce l'hanno, devono solo tirarla fuori. Così stasera è stato". C'è spazio per un po' di emozioni per l'allenatore e uomo Brambilla? Comunque oggi ha condotto la Juventus alla vittoria. "Sicuramente c'è grande soddisfazione nello spogliatoio, poi leggere negli occhi dei ragazzi questa contentezza... è anche la mia. Abbiamo preparato la partita in due giorni, poi il lavoro fatto è più o meno quello che facciamo nella Next Gen, quello che cambia è tutto il contesto che abbiamo vissuto stasera, in un'atmosfera che non era di entusiasmo per il periodo un po' difficile, ma il pubblico poi quando si è scaldato è stata una bella emozione per me viverlo da dentro". Su che cosa ha costruito la formazione? C'è stato un confronto con i giocatori? "Abbiamo avuto la rifinitura per preparare la gara, la prima cosa da capire erano le condizioni fisiche dei ragazzi, poi sono confrontato con tutto lo staff che era rimasto e abbiamo scelto questa formazione. Abbiamo messo la strategia che dovevamo adottare, poi il gol fatto all'inizio sicuramente ci ha agevolato, la forza di questa squadra per aver vinto stasera è stata l'aver reagito dopo aver preso quel gol che poteva diventare per noi pericoloso". - 
	
	
				GdS - Confusione tattica, poca identità e continua ricerca di alibi: ecco come si è arrivati all'esonero di Tudor
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L'avventura di Igor Tudor sulla panchina bianconera si chiude poche ore dopo la sconfitta dell'Olimpico. Il croato paga quella che si è trasformata in una confusione tattica e di ruoli sempre più evidente. Ma l'allenatore di Spalato ha visto precipitare la sua posizione per colpa di una lunga serie di riflessioni che hanno avuto, agli occhi della società, l'effetto della ricerca continua di alibi. Stile assente di pari passo alla mancanza di risultati che hanno riportato l'orologio indietro ai tempi della gestione Maifredi. Verona come Como, come Madrid: arbitri nel mirino, calendari sotto accusa, troppe gare difficili una dopo l'altra. E una volta in campo, dito puntato su giocatori - ultimo Cambiaso - non più determinanti. E, la squadra? A parole tutta dalla parte del tecnico, nei fatti non così: Tudor non ha mai buttato la palla in tribuna, ma, allo stesso tempo, non hai usato quell'arte della diplomazia che poteva alleggerirne le uscite. Sullo sfondo, l'etichetta da "traghettatore" sempre rifiutata, ma mai cancellata del tutto nella quotidianità di un lavoro che gli ha presentato il conto. Il risveglio dalla notte romana ha messo d'accordo la dirigenza bianconera con l'entrata in scena di John Elkann: aspettare ancora avrebbe fatto correre alla Juve il rischio di allontanarsi dalla parte nobile della classifica senza cancellare il problema. Troppa confusione tattica significa zero identità: il fantasma di Thiago Motta si è materializzato. Da qui, svolta e fine dei sei mesi, poco più, a firma Tudor. Gazzetta - 
	
	
				Buffon: "Dispiace per Tudor e per il momento buio della Juve. Spalletti? Può essere l'allenatore giusto per i bianconeri"
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				Sarri: “Ho pochi ricordi alla Juve, fu un anno strano ma con la soddisfazione di aver vinto uno scudetto con un gruppo a fine ciclo”
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Conferenza stampa di Maurizio Sarri prima di Lazio-Juventus con l'allenatore biancoceleste che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni alla vigilia del match dell'Olimpico "Mi aspetto una partita difficile, affrontiamo una squadra che tre giorni fa ha giocato alla pari col Real Madrid. Ho pochi ricordi alla Juventus, sono stato una sola stagione tra l'altro particolare perché da marzo si giocava a porte chiuse. Soddisfazione per aver vinto uno Scudetto con un gruppo a fine ciclo". - 
	
	
				Nedved: "Ci vuole tempo per tornare ad essere la vera Juve, è difficile vestire quei colori"
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Pavel Nedved è arrivato a Roma per seguire da dt delle nazionali ceche la sfida del Viktoria Plzen ai giallorossi. Ma ha anche parlato della "sua "Juve. "Credo che con il Real ci sia stata una prestazione d'orgoglio, so quanto è difficile vestire quei colori, bisogna essere al 100% sempre altrimenti non si può sopravvivere, hanno bisogno di tempo per tornare la Juve vera", ha detto a Sky - 
	
	
				Zoff: "Dare già la fascia ad Yildiz un errore, lo carica di pressioni eccessive"
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Affidare la fascia di capitano (in assenza di Locatelli, come per esempio successo a Madrid) al giovane talento Kenan Yildiz non ha trovato il favore di un'icona della Juventus e del calcio italiano come Dino Zoff. L'ex portiere, Campione del Mondo e leggenda della Vecchia Signora, ha espresso forti perplessità sulla decisione, definendola un errore che potrebbe appesantire il percorso di crescita del calciatore. L'analisi di Zoff sulla scelta del capitano Zoff ha espresso chiaramente il suo disaccordo, sollevando un interrogativo preciso sulla strategia adottata dal club nel conferire un ruolo di tale responsabilità a un calciatore giovanissimo. "Perché la fascia a Yildiz? Non l'ho capito" La critica mossa da Dino Zoff parte da una domanda secca: "Questa cosa non l’ho affatto capita. Perché gli hanno dato la fascia a capitano?". Secondo l'ex numero uno della Juventus, la scelta di investire un ragazzo così giovane di un onere così grande è sbagliata in linea di principio. "Per me è un errore dare la fascia da capitano a un ragazzo così giovane, caricandolo di responsabilità e pressioni esagerate" ha detto Zoff a Tuttosport. Responsabilità e pressioni eccessive per la crescita Il punto centrale del pensiero di Zoff riguarda l'eccessivo carico di responsabilità che il ruolo di capitano impone, rischiando di rallentare o condizionare il normale percorso di crescita di Yildiz. Zoff suggerisce che la rosa bianconera disponga di profili più adatti: "Oltretutto in rosa ci sono sicuramente elementi più esperti che possono ricoprire il ruolo senza appesantire il percorso di crescita di Yildiz". La critica è dunque sia tattica che psicologica, mirata a tutelare il futuro del talentuoso giocatore turco. Sportmediaset - 
	
	
				Yildiz: "Indossare la 10 della Juve è una grande responsabilità, cerco sempre di fare del mio meglio per la squadra, per brillare e divertirmi"
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“Che cosa rappresenta per me vestire la maglia numero dieci della Juve? All’inizio ho pensato: “Oh mio Dio, sarò in grado di farcela con il numero dieci?” Ma dopo, non gli ho dato troppo peso. Semplicemente, volevo quel numero, per brillare e divertirmi. E se devo essere sincero, il numero non gioca, sono io che lo faccio. Perciò voglio sempre dare tutto e mostrare ciò di cui sono capace. Spero che finora sia andata bene e voglio continuare così”. Sono le parole di Kenan Yildiz in un’intervista concessa al sito della Uefa alla vigilia della sfida tra Real Madrid e Juve valida per il terzo turno della fase campionato della Champions League 2025-26. “Uno stimolo essere considerato tra migliori talenti in Europa? Certo, è una grande motivazione, ma io mi concentro sempre su me stesso. Non amo molto i paragoni. Io sono io, non sono simile a nessuno. Ecco perché guardo solo a me stesso. Mi entusiasma l’idea di potermi confrontare con i più grandi nomi del calcio mondiale? Assolutamente sì. Mi entusiasma perché da bambino sognavo di essere lì e ora c'è anche il mio nome tra quello dei protagonisti. Quindi, sì, è un grande orgoglio e un’enorme emozione” ha aggiunto il talento turco dei bianconeri. Sulla sfida al Real Madrid e sulla sua prima volta al Santiago Bernabeu contro i blancos: “Ogni bambino sogna di giocare in quello stadio. Credo sia uno dei più belli del mondo e poterci giocare ora è come un sogno che si avvera. E affrontare un club del genere in Champions League è semplicemente incredibile. Spero che andrà tutto al meglio e mi auguro di giocare una grande partita”. Infine, il paragone con Del Piero, che proprio al Santiago Bernabeu realizzò una fantastica doppietta il 5 novembre 2008 in Champions: “Una sensazione fantastica. La maglia numero dieci è il sogno di ogni bambino e ora la indosso sulle mie spalle, in un club del genere. Dico sempre che non mi piacciono i paragoni tra me e Del Piero, perché lui è una leggenda, ha finito la sua carriera, mentre io sono appena all'inizio. Voglio costruire la mia storia. Però sì, lui è uno di quelli che ho sempre ammirato, e ora sono orgoglioso di poter indossare la sua maglia in questo club”. Kenan Yildiz, attaccante della Juventus e della Nazionale turca, ha ricevuto oggi a Roma il Premio Internazionale 'Eccellenza del Mediterraneo' 2025, riconoscimento ormai noto come il vero e proprio Oscar del Mediterraneo. Considerato uno dei più promettenti talenti del calcio europeo, Yildiz è stato premiato non solo per le sue qualità sportive, ma anche per il suo ruolo simbolico nel promuovere inclusione, dialogo interculturale e identità mediterranea. “È un grande onore per me ricevere questo premio. Mi dispiace non essere lì con voi di persona, ma tra due giorni affronteremo il Real Madrid in Champions League”, ha dichiarato il calciatore in un videomessaggio. "Giocare per la Juventus e indossare la maglia numero 10, seguendo le orme di Alessandro Del Piero, è una grande responsabilità. Farò del mio meglio per onorarla e contribuire al successo della squadra", ha aggiunto. Nato in Germania da una famiglia turca e cresciuto nel cuore dell’Europa calcistica, oggi Kenan Yildiz rappresenta un ponte tra culture. Con le maglie della Juventus e della Nazionale turca ha già conquistato l’attenzione internazionale per tecnica, visione di gioco e maturità, nonostante la giovane età. "Il mio sogno è partecipare al prossimo Mondiale e rappresentare la Turchia al massimo livello. Ogni volta che scendo in campo provo un grande senso di responsabilità. Ringrazio i miei compagni, l’allenatore e tutti coloro che credono in me. Lavorerò sodo per dare il massimo, sia in Serie A che in Champions League", ha aggiunto. Il premio è stato conferito a Yildiz per "l’eccellenza sportiva e il contributo positivo al Mediterraneo", riconoscendone il valore non solo come atleta, ma anche come esempio per le nuove generazioni. La cerimonia si è svolta sotto l’alto patrocinio del Ministero della Cultura, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Coni, di Aips Europa, Ussi Nazionale e di altre istituzioni italiane e internazionali, con il coinvolgimento di numerose rappresentanze diplomatiche dei Paesi del Mediterraneo. Tuttosport - 
	
	
				VIDEO Siparietto Del Piero-Elkann: "Torna? Non ha mai lasciato la Juve", Alex: "Chiellini lo sento ma non abbiamo mai parlato di presidenza"
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Siparietto tra Del Piero e John Elkann. In occasione della serata di gala della National Italian American Foundation, si sono trovati insieme l'amministratore delegato di Exor e numero uno della Juventus John Elkann e Alessandro Del Piero che hanno rilasciato delle breve dichiarazioni. Uno scambio di battute tra i due sul possibile ritorno di Del Piero in società come riportato da Class CNBC LE PAROLE DI ELKANN "Del Piero non ha mai lasciato la Juventus", così il numero uno del club bianconero ha risposto alla domanda sulla possibilità che la leggenda bianconera possa tornare in società. DEL PIERO: "MI SENTO CON CHIELLINI" "Il rapporto con la Juventus come ho sempre citato anche io, e non parlo solo dei fans ma di tutto l'ambiente è che siamo sempre stati vicini. Chiellini lo sento ma non abbiamo mai parlato di presidenza". - 
	Dall’Ajax alla Juventus, dal Bayern Monaco al Manchester United, la carriera di Matthijs de Ligt procede spedita e conta solo grandi club. Se però le premesse sembravano entusiasmanti, negli ultimi anni l’olandese si è un po’ perso. Invischiato nelle pessime stagioni dei Red Devils, De Ligt non si è sottratto alle tante critiche che gli sono piovute addosso. In un’intervista a The Telegraph, ha ripercorso le sue esperienze precedenti e, in particolare, quella in bianconero. Ecco le sue parole: "Quando vai alla Juventus per 75 milioni di euro, con tutte quelle aspettative, è finita: non puoi commettere errori. È normale diventare più ansioso. Sei giovane e a volte è difficile perché non sei abituato a quella pressione. È sempre facile giudicare dall'esterno, tipo 'Oh, non sta facendo quello che dovrebbe'. Ma alla fine siamo tutti esseri umani. Quando hai 19 anni e raggiungi i traguardi che ho ottenuto io all'Ajax, vincendo il Golden Boy, il trofeo Kopa ed entrando nella squadra dell'anno, la gente pensa che continuerai sempre solo a crescere. A quell'età ti affidi all'intuito e a me andava bene. Poi in Italia ho capito di dover ragionare di più e all'inizio ho avuto tanti problemi".
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	Riccardo Gaucci, figlio dell'allora patron del Perugia Luciano, è tornato a parlare dell'epilogo del campionato di Serie A 1999/2000, quello che portò allo scudetto della Lazio. Il focus delle sue parole, ovviamente, è su Perugia-Juventus, match che finì 1-0 e che, indirettamente, consegnò la vittoria del titolo ai biancocelesti. Quel pomeriggio del 14 maggio 2000 un nubifragio si riversò sullo stadio Curi costringendo alla sospensione della partita che poi si riprese a giocare su un campo ai limiti dell'impraticabilità dopo oltre un'ora di stop. "Collina (l'arbitro di Perugia-Juve 2000, ndr) ebbe l'ordine di far giocare per forza quella partita, altrimenti il giorno dopo sarebbe successo il finimondo" le parole di Gaucci junior al podcast Pro Football. Il problema sarebbe stato di ordine pubblico: "La Lazio con l'1-1 aveva già vinto il campionato e, se si fosse giocato il giorno dopo, sarebbe stato un caos perché immaginate quanti tifosi biancocelesti sarebbero venuti a Perugia invadendo la città". "Ricordo che Collina cercava disperatamente un pezzo di erba dove la palla potesse rimbalzare" continua Gaucci parlando delle immagini divenute famose, con l'arbitro che, ombrello in mano, durante la sospensione camminava per il campo col pallone in mano per capire se fosse effettivamente praticabile. Lo stop era arrivato sullo 0-0, poi alle 18 si riprese a giocare e al 49' Calori segnò la rete che poi risultò decisiva. "Sembrava un segno del destino: la Juve quel giorno non doveva vincere lo scudetto. Però aveva una squadra talmente forte che, se avesse pensato meno alla pioggia e più a giocare, magari avrebbe segnato due-tre gol" chiude Riccardo Gaucci. Sportmediaset
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				Juventus, Chiellini fuori dal CdA ma vicino a Comolli: si occuperà dei rapporti con le istituzioni e sarà consigliere in FIGC
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L'esclusione di Giorgio Chiellini dai candidati per il nuovo Consiglio di amministrazione della Juventus non è una bocciatura. Anzi. L'ex difensore e oggi Director of Football Strategy, ricoprirà un ruolo sempre più chiave all'interno della squadra dirigenziale bianconera, ma sarà più vicino al campo e soprattutto alle istituzioni. Chiellini, infatti, prenderà il posto di Consigliere federale nella Figc, subentrando a Francesco Calvo, passato da pochi mesi all'Aston Villa. Toccherà a lui, insomma, occuparsi dei rapporti tra la Vecchia Signora e gli enti calcistici. Per lui niente Cda, quindi, soprattutto per evitare di caricarlo di impegni extra sportivi e poterlo affiancare sempre di più al plenipotenziario Damien Comolli nella gestione della squadra. Lui, il dt Modesto e il prossimo ds, infatti, saranno figure chiave per la Juve che verrà. Sportmediaset - 
	Giovanni Bia parla del proprio assistito Andrea Cambiaso. L'agente del nazionale italiano della Juventus ha dichiarato a Stile TV nel corso della trasmissione 'Salite sulla giostra' condotta da Raffaele Auriemma: "Guardiola era molto interessato a lui, poi sono capitate cose e la trattativa non si è trasformata in trasferimento perché il Manchester City ha avuto diversi infortunati ed ha dovuto mettere soldi su altri giocatori". "È un po' come Maldini, Cambiaso è talmente straordinario che si mette a disposizione sempre per la Juventus. Spesso la Juve non lo fa giocare nel proprio ruolo, ma si mette a disposizione ed è giusto che sia così". calciomercato.com
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				Frabotta: "Sarò sempre grato a Pirlo per la fiducia. Ronaldo esemplare, mi è rimasto impresso un suo gesto nei confronti di Sarri"
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Nell'intervista al Corriere della Sera, infatti, Gianluca Frabotta racconta: "Dal giocare sotto il condominio con gli altri bambini mi sono ritrovato a farlo con Cristiano Ronaldo, perché dovrei smettere di crederci?". E a proposito di Ronaldo, Frabotta non ha dimenticato un episodio in particolare che la dice lunga sullo status del calciatore portoghese. Professionista esemplare, Cristiano in allenamento raggiungeva vette di attenzione ai dettagli quasi maniacali. L'esterno ha raccontato di come il campione portoghese non trovava necessarie le indicazioni di mister Sarri: "Ronaldo era un esempio quotidiano. Mi è rimasto impresso un suo gesto. Durante un’esercitazione tattica, Sarri gli mostrava i movimenti che avrebbe dovuto fare nei calci piazzati. Lui era un po’ contrariato. Era diverso, non aveva bisogno di indicazioni, sentiva dentro dove sarebbe finita la palla. Per farlo capire all’allenatore aveva strappato dell’erba e l’aveva masticata e annusata. ‘A me piace capire il campo, capire dove arriverà il pallone’". E quando ripensa alla Juventus, i ricordi si accavallano, come quando si preparava a entrare in campo in un Milan-Juventus. Al suo fianco le stelle bianconere: "Ero nel tunnel, la tensione era forte. Mi si avvicina un compagno: ‘Gianlu, stai tranquillo, sei forte. Oggi fai un partitone, li mangi’. Era Dybala. Mi aveva trasmesso una carica incredibile. Avevo dei campioni al mio fianco: Cristiano Ronaldo, Bonucci, Dybala, Chiellini, Buffon sono solo alcuni". E non può che provare gratitudine Frabotta nei confronti di Andrea Pirlo, che decise di lanciarlo nella mischia alla sua prima da allenatore della Juventus: "Sarò sempre grato al mister. Ha avuto fiducia in me, aiutandomi a gestire la tensione. Nel suo esordio in panchina contro la Sampdoria mi aveva fatto giocare titolare. Ricordo ancora l’allenamento precedente. Ero in autostrada, stavo tornando a casa. Mi aveva chiamato il team manager per dirmi di tornare indietro, Pirlo mi voleva parlare. Ho saputo che sarei partito dall’inizio". Oggi, al Cesena, Gianluca Frabotta può giocare al fianco di un suo amico d'infanzia, Andrea Ciofi. Non ha motivi per non guardare alla sua carriera — tra l'altro condizionata anche dagli infortuni — con positività: "Ciò che conta è mantenere un proprio equilibrio. E ora so apprezzare le piccole cose. Un esempio? L’allenamento di oggi, sotto un bel sole, con il pallone e insieme ad Andrea. Ho giocato alla Juve in Champions League, è vero. Ma anche ritrovarsi a giocare con uno dei tuoi migliori amici è un successo". - 
	
	
				Ufficiale: Maurizio Scanavino lascia la Juventus
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Il prossimo 7 novembre, alla scadenza naturale del suo mandato, l'AD di Juventus Maurizio Scanavino terminerà il suo incarico in Società. Juventus, nella persona del Presidente Gianluca Ferrero e a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione, ringrazia Scanavino per il lavoro svolto con passione e dedizione in questi anni, mettendo basi solide per l'avvio di una nuova fase di crescita. A Maurizio vanno gli auguri di pieno successo per le sue prossime sfide professionali. IL SALUTO DI MAURIZIO SCANAVINO «Tre anni fa ho accettato questo prestigioso incarico in un momento estremamente critico per il Club e non privo di rischi per chi avrebbe avuto la responsabilità di guidarlo. L’obiettivo era chiaro: avviare un percorso fondato sulla sostenibilità economica e sulla competitività sportiva. Col sostegno della proprietà, degli amministratori e di colleghi e colleghe di talento abbiamo affrontato e superato numerose sfide con determinazione, nonostante le difficoltà. Porterò sempre con me il ricordo di emozioni uniche, vissute e condivise con i giocatori e le giocatrici, gli allenatori, i direttori sportivi e tutto lo staff. Momenti che resteranno indelebili. Oggi più che mai, guardo al futuro della Juventus con grande fiducia: sono certo che ci saranno altre pagine importanti da scrivere» Juventus.com - 
	
	
				McKennie: "Tudor mi ha detto che dovevo perdere peso e così ho fatto, mi sono messo a dieta e ho lavorato come al solito. Ora ho uno stile più sano"
Sergione ha aggiunto una discussione in Juventus forum
Ai microfoni di TNT, prima della partita contro l'Australia, McKennie ha raccontato un interessante retroscena sulla sua preparazione estiva e sul rapporto con Igor Tudor, tecnico della Juventus. Le parole riportate da GOAL: "Ho avuto una lunga pre-stagione con il mio allenatore alla Juventus, Igor Tudor, che mi ha messo davvero sotto pressione e mi ha detto: 'Ehi, stai invecchiando e il tuo corpo non sarà in grado di riprendersi dalle partite come facevi prima. Devi perdere un po' di peso. È l'unico modo in cui sarai coinvolto in questa squadra'. Ho abbassato la testa, ho lavorato come al solito, mi sono messa a dieta. Non faccio più tanti spuntini e, se li faccio, sono spuntini sani. E mi alleno più spesso. E corro molto. Quest'estate è la prima estate in cui non mi è dispiaciuto togliermi la maglietta in piscina" - 
	Undici anni dopo, Beppe Bozzo riavvolge il nastro e torna al 2014, quando Alvaro Morata lasciò il Real Madrid per vestire la maglia della Juventus. Intervistato da Tuttosport l'agente di mercato ha raccontato i retroscena di quella trattativa Bozzo ha spiegato che tutto nacque dal suo rapporto con Juanma Lopez, storico procuratore dello spagnolo: "Lo conosco dal 2010, lo considero uno di famiglia. Mi parlava tanto di Alvaro, che allora era n prospetto di campione ma ancora giovanissimo e non troppo inflazionato. Quando iniziai a seguirlo, fu facile innamorarmi di lui: è un ragazzo fantastico, con sani principi, e anche il padre Alfonso gli ha trasmesso molto". La scelta della Juventus, racconta, non fu casuale. Bozzo e Lopez sapevano che il club bianconero, in quel momento storico, poteva offrirgli spazio e continuità. "Siamo andati a colpo sicuro - spiega - e Alvaro è cresciuto in maniera esponenziale" La trattativa non fu semplice: "La Juve era interessata, ma noi la vedevamo come una missione impossibile. Morata aveva appena vinto la Champions, e Florentino Perez stravedeva per lui. La differenza l’ha fatta Alvaro: volle andare via a tutti i costi, cercava un grande club dove poter giocare con continuità". Fu allora che nacque un modello contrattuale destinato a cambiare il mercato italiano: la recompra. "Undici anni fa era una frontiera inedita Senza quella clausola non avremmo mai potuto portarlo a Torino. Fu un’operazione innovativa, di cui beneficiarono tutti: la Juve si godette il giocatore per due anni e poi incassò quando il Real tornò a prenderlo. Da lì in poi, molte società hanno seguito quell’esempio: basti pensare al Como con Nico Paz". Bozzo ha poi svelato un retroscena poco noto: nel 2017, Morata fu a un passo dal Milan. "La proprietà cinese lo voleva fortemente, ma i ritardi nel closing bloccarono tutto. Lui desiderava tornare in Italia, ma non fu possibile" E il futuro? Bozzo conferma che nel 2023 Morata è stato vicino a un terzo ritorno a Torino: "Lo voleva Giuntoli, eravamo d’accordo su tutto. Ma davanti c’era troppo affollamento e non si riuscì a trovare la quadra. Alvaro ci sperava davvero"
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	Zinédine Zidane è intervenuto durante la giornata conclusiva de il Festival dello Sport di Trento L’allenatore francese ha esordito raccontando le proprie origini: “Come tutti i bambini ho imparato ad amare il calcio per strada. 45 anni fa a Marsiglia giocavo sempre con il pallone, ero appassionato di questo. Tifavo proprio Marsiglia. I miei genitori sono dell’Algeria, si sono trasferiti in Francia per lavorare ma in quell’epoca era difficile. Io sono contento dei miei figli, perché sono rispettose e questa per me è la cosa più importante”. Zidane ha proseguito parlando delle differenze tra il calcio del passato e quello moderno: “Penso che rispetto al passato oggi mi manca qualcosa. Quando vedo le partite voglio vedere un gioco più offensivo, è vero che mi manca un po’ il calcio del passato”. Il francese ha poi ricordato con felicità il periodo trascorso alla Juventus: “Gli anni lì sono stati bellissimi. Sono arrivato dalla Francia, in cui il calcio era bello ma non come alla Juve. A Torino ho sentito che bisognava solo vincere, sempre. Sia in casa che in trasferta. La cosa che mi è rimasta maggiormente dell’avvocato Agnelli è che quando giocavo bene mi chiamava alle 6 del mattino per farmi i complimenti. Lui era un signore, si vedeva che era un appassionato di calcio. Zidane ha poi proseguito elogiando Alessandro Del Piero: “Era bravissimo, uno dei giocatori più forti in Italia. Ho avuto la fortuna di giocare 4-5 anni con lui e con tanti altri. Avevamo veramente una bella squadra, ma Del Piero aveva qualcosa di particolare”. Sempre sulla Juventus: “La Champions è complicata da vincere. Noi siamo arrivati due volte in finale perdendo, non so a cosa fosse dovuto. Dipende anche dalla società, da quello che si vuole fare: per vincere la Champions ci vuole tanto”. L’ex trequartista è poi tornato sul proprio ritiro dal calcio giocato: “Io lo avevo scelto, era quello che volevo fare. Quello che non mi piaceva più erano le trasferte, gli alberghi e tutto quello che stava attorno. Quando hai 20 anni va bene, ma quando sei grande diventa ingestibile. Avrei potuto giocare altri 2-3 anni”. Zidane ha spiegato anche come è nata la scelta di diventare allenatore: “Quando ho smesso ho cambiato la mia vita. Dopo tre anni non sapevo cosa fare, ho provato tante cose fin quando non mi sono iscritto al corso da allenatore. Tra tutti gli allenatori che ho avuto, quello da cui ho imparato di più è stato Lippi: è stato molto importante, perché quando sono arrivato in Italia all’inizio era difficile per me ma lui ha sempre creduto in me. Ancelotti l’ho prima avuto da mister, poi sono diventato il suo vice: lui è un amico, è stato importante per la mia carriera. Era un bravo allenatore, perché ascoltava noi giocatori”. Ma quali doti deve avere un buon allenatore? Secondo Zidane: “Deve essere appassionato al calcio, in maniera forte. Non solo chi vince è bravo, ci sono bravi allenatori che non possono vincere. La cosa più importante per me è trasmettere qualcosa ai giocatori. Quando sei appassionato, allora trasmetti qualcosa ai giocatori”. Sul proprio futuro, invece, ha dichiarato: “Sicuro tornerò ad allenare. Io alla Juventus? Non so perché non sia successo. Ce l’ho sempre nel cuore, perché mi ha dato tanto. In futuro non lo so, un mio obiettivo è allenare la nazionale francese. Vedremo”. GDM
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				Juve, Yildiz nella shortlist dei 25 finalisti del premio 'Golden Boy'
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Svelati i 25 finalisti per il riconoscimento individuale organizzato da Tuttosport. Il futuro è adesso. Nella Badia di Sant’Andrea – a Genova – è andata in scena la kermesse del Golden Boy organizzato da Tuttosport. Come ogni anno sono stati selezionati i migliori talenti del calcio europeo. C’è anche il numero 10 che veste bianconero: stiamo parlando di Kenan Yildiz. Ecco la lista completa. European Golden Boy, absolute best Mamadou Sarr, Strasburgo Archie Gray, Tottenham Lucas Bergvall, Tottenham Eliesse Ben Seghir, Monaco Victor Froholdt, Porto Nico O’Reilly, Manchester City Senny Mayulu, PSG Leny Yoro, Manchester United Estevao, Chelsea Geovanuy Quenda, Sporting CP Ethan Nwanerim Arsenal, Franco Mastantuono, Real Madrid Jorrel Hato, Chelsea Warren Zaire-Emery, PSG Arda Guler, Real Madrid Myles Lewis-Skelly, Arsenal Desire Doue, PSG Pau Cubarsì, Barcellona Kenan Yildiz, Juventus Dean Huijsen, Real Madrid Ci sono anche cinque wild card che vanno a completare la lista. Due di queste sono italiane: Francesco Pio Esposito, Inter Giovanni Leoni, Liverpool Rodrigo Mora, Porto Aleksandar Stankovic, Club Brugge Jobe Bellingham, Borussia Dortmund - 
	
	
				Balotelli: "Qualche anno fa dovevo andare alla Juventus, ma alla fine ho firmato col Milan"
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Il retroscena di Mario Balotelli sul suo passato: "Qualche anno fa in teoria dovevo andare alla Juventus, ma alla fine ho firmato con il Milan. Nazionale? Non c’è più quella fame, quella voglia di indossare la maglia del tuo paese. Quando ero in Nazionale ero fiero di rappresentare l’Italia. Rapporto con Ibrahimovic? Abbiamo avuto un rapporto di rispetto. Si sa che è un rompipalle, voleva che dessi il meglio di me in tutti gli allenamenti e in tutte le partite" 
