Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Rhyme

Moderatori
  • Numero contenuti

    6.696
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni con più "mi piace"

    6

Tutti i contenuti di Rhyme

  1. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Indubbiamente. Non è facile da rendersene conto perché spesso americano e globale tendono ad assere sinonimi in molte cose nella cultura occidentale e vale pure per il cinema. Pure io davo molta più importanza agli Oscar alcuni anni fa...poi se uno va a vedersi la storia del cinema e ad aumentare le proprie visioni si rende conto di quanto poco importino e di quanto siano limitati. Appunto sono un loro premio...e di una certa cinematografia, nemmeno tutta. Però, come dicevo prima, secondo me più passano gli anni e più si sente la necessità di un cambiamento in quest'ottica. Se negli anni e decenni passati c'era gran quantità e qualità di pellicole americane di grande livello, adesso non è più così. Servirebbe veramente una maggior apertura, per tanti motivi. Da quel poco visto è sembrata veramente una persona squisita...disponibile e ha dato sempre risposte anche interessanti. Non ha voluto dare molte spiegazioni sul senso del film perché giustamente dice che ognuno deve ritrovarci un senso proprio e svilupparci un proprio pensiero, se un regista spiega il film limita il punto di vista e lo spazio di pensiero dello spettatore. Ma ha parlato, come dicevo, della nascita produttiva del film, della scelta del bianco e nero, del senso del ricordo che il film ha per lui, dell'esperienza con Netflix che per lui è stata positiva per via della distribuzione in sala e di altro. Sì, comunque la permanenza nei cinema è stata prolungata fino al 12 dicembre...credo negli stessi cinema, non so se se ne sono aggiunti altri. In home video spero proprio che venga rilasciato...ma è uno dei miei dubbi legati alla distribuzione di Netflix. Ad esempio Okja, di Bong Joon-ho, non è uscito in home video e Annihilation è uscito solo negli Stati Uniti.
  2. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Infatti ai Golden Globe non è rientrato nella categoria del miglior film drammatico per una regola della Hollywood Foreign Press Association. Ma per gli Oscar non dovrebbero esserci problemi...non ci sono limitazioni per la categoria del miglior film, che io sappia. Possono rientrarci liberamente film di ogni lingua e paese di produzione e pure film d'animazione. Anche il criterio della distribuzione è facilmente aggirabile, da quanto so basta che rimanga per almeno 7 giorni in almeno un cinema della California o comunque di quella zona...sono stati nominati all'Oscar film fatti uscire sulle piattaforme che hanno aggirato la cosa in questo modo, Roma ha avuto una distribuzione maggiore. Ma è possibile che ci siano dei cavilli e degli intoppi vari, possibilissimo. Ad esempio ricordo che "Elle" non potè essere candidato all'Oscar come film straniero per non ricordo quali motivi, ma invece la protagonista Isabelle Huppert potè essere candidata come attrice. Vedremo come andrà anche con le altre categorie, per adesso sia l'attrice che la fotografia sono inserite nelle predizioni di varie fonti ma lo scopriremo meglio con l'avvicinarci alle nomination e con gli altri premi. Per adesso, oltre alle nomination dei GG, c'è stato davvero poco, ma in quel poco però Roma sta comparendo. La mia speranza è che con il tempo gli Oscar si aprano sempre più al cinema mondiale, perché è ridicolo veder lasciati fuori da alcune categorie o addirittura da tutto dei film che surclassano quelli americani. Un tempo la cosa passava più in cavalleria e si notava meno...ma adesso non è più così.
  3. Mannaggia, c'ero una settimana fa in quel palazzetto
  4. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Infatti sto già pensando di tornarci No, purtroppo alla panchina non ci sono stato...a dire il vero non ero nemmeno sicuro che ci fosse realmente e in quale zona fosse. Adesso ho capito dov'è ed è un motivo in più per tornarci
  5. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Ho visto anche io Roma. Ero alla proiezione in una città vicina, Pietrasanta, ed ha partecipato e presentato il film proprio Cuaron che abita proprio lì, dove ha anche lavorato al montaggio di Roma. Il film è bellissimo, anche se purtroppo non sono riuscito a godermelo al massimo causa condizioni di salute non proprio idilliache. E' un film di un'eleganza, di un'intimità, di una completezza veramente elevate. Ogni inquadratura ed ogni scena è costruita con cura, passione e qualità, complice anche un bellissimo bianco e nero e una fotografia stupenda. Le numerose e lente panoramiche della camera vanno continuamente a scoprire dettagli o personaggi in scena...viene, in sostanza, pienamente rappresentato l'effetto della memoria. E' ancor più sorprendente se pensiamo che Cuaron ha compiuto la quasi totalità del lavoro...l'ha prodotto, ha scritto il soggetto, la sceneggiatura, l'ha diretto e ha curato fotografia e montaggio. Dopo la visione Cuaron ha risposto a domande sul film, parlando ad esempio del perché ha scelto il bianco e nero e soprattutto perché ha scelto un bianco e nero digitale (perché la memoria collega al passato ma nasce dal presente, perciò ha ritenuto opportuno l'utilizzo di un bianco e nero moderno), parlando di Netflix in relazione alle sale, parlando del Messico di quegli anni, parlando di com'è nata l'idea e la produzione di questo film e di molto altro ancora. Per quel poco che ho visto ha dimostrato di essere una persona splendida, disponibilissimo fino all'ultimo per domande, contatto con le persone e foto. Per quanto mi riguarda, Roma è il miglior film della stagione fino ad adesso e spero che il suo valore venga riconosciuto.
  6. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Onestamente di documentari cinematografici ne ho visti pochi. Bellissimo è Grizzly Man di Herzog e ancor di più, per me, lo è La memoria dell'acqua che è un qualcosa di spettacolare. Poi ne parlai qui, mi sono piaciuti anche i documentari artistici prodotti da Sky, soprattutto quello su Raffaello
  7. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Sono d'accordo. Non esistono generi meno interessanti o con meno potenziale o con meno valore...semplicemente perché, come ben dici, il cinema racconta storie e le storie possono essere di ogni tipo. Ed è per questo, ad esempio, che a me non frega nulla se la vita di un tizio realmente esistito viene modificata. Comunque esistono generi spesso sfruttati male o che affrontano periodi di alti e bassi. Questo può essere vero anche per il genere biopic e sono d'accordo...l'ho detto spesso anche io. Ma il discorso non può essere esteso all'intero genere, perché appunto hai citato film di livello altissimo e ce ne sono tanti altri come Lawrence d'Arabia, Schindler's List, Il pianista, Truman Capote, Donnie Brasco ma anche altri di Scorsese come The Aviator, Casinò, The Walf of Wall Street e potremmo continuare fino alle 8 di mattina di domani, volendo. Il problema sta nel fare ottimo cinema o cinema mediocre, non nel fare un biopic o meno. E vale per tutte le tipologie di film, perché il genere non conta nulla. Un altro genere che può sembrare di minor valore è l'horror, in quel caso questo discorso diventa ancor più grande. Ma anche in questo caso è un problema di intenti, è un problema di rappresentazione, di qualità non del genere in sè.
  8. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Sì, ricordo anche io...e adesso avendoli visti alcuni posso ricollegare a quel discorso, anche se purtroppo quei messaggi erano nel topic vecchio. Quelli del periodo successivo non li ho visti, ma effettivamente la maggior parte dei più noti e celebrati sono nella prima parte. Con l'eccezione di Amarcord.
  9. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Grazie, adesso lo cerco. Non ho avuto il piacere Tra l'altro io Breaking Bad nemmeno l'ho visto Sicuramente. Molti hanno criticato l'uso del colore in Giulietta degli spiriti e anche la costruzione visiva, ritenendola eccessiva e fine a se stessa. A me, come dicevo, da quel punto di vista è piaciuto tantissimo e l'ho trovato di grandissimo valore.
  10. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Sono appena tornato e mi manca già moltissimo. Praticamente ogni angolo rimanda al cinema...in particolare non potevo non andare a vedere la vista del ponte di Brooklyn presente in C'era una volta in America. Poi per puro caso ho incontrato e fatto una foto con Bryan Cranston che era lì a Broadway. Però se ci fossi andato solo una settimana dopo avrei beccato l'evento della Juventus a Brooklyn il 7 e la rassegna su Ugo Tognazzi che sarà al MoMA dal 5 al 10. Rispondo solo adesso, ieri praticamente ho dormito tutto il giorno "Signore & signori" mi manca e vorrei vederlo, anche perché appunto va a completare il filone iniziato con "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata". Così come un altro film di Germi che vorrei vedere è "Un maledetto imbroglio". Per quanto riguarda Fellini, "La strada" non l'ho saltato intenzionalmente...ho visto quelli che avevo a disposizione tra dvd e registrazioni. Ma chiaramente vorrei recuperare anche gli altri (e rivedere Amarcord che ho visto diversi anni fa e non ricordo molto bene). "La strada" è proprio uno di quelli che sono più curioso di vedere. E in quell'occasione mi prometto di riguardare anche "La dolce vita" e "8 1/2". "Giulietta degli spiriti" secondo me è più debole degli altri dal punto di vista narrativo...ho avuto la sensazione di caos. Questa volta sposta l'attenzione da se stesso alla moglie e probabilmente gli riesce più difficile comunicare l'essenza e il suo inconscio rispetto alle opere precedenti. Ma visivamente lo ritengo meraviglioso, è il primo film a colori di Fellini e si vede che la novità lo porta a sperimentare, ad esagerare e a divertirsi...e con lui si è divertito anche il mio occhio e non poco. E al di là della struttura generale mi è piaciuta anche la storia e la costruzione di alcune scene...sin dalla prima, quella con la Masina che si prepara attendendo gli ospiti, di fronte agli specchi, eppure il suo volto non viene mostrato per i primi minuti. Generalmente mi è piaciuto. A proposito di Fellini, segnalo l'uscita di un cofanetto con 9 suoi film in blu ray su Amazon Germania, attualmente prevista per il 14 febbraio...occasione abbastanza ghiotta.
  11. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Domani parto per New York e starò via 8 giorni, quindi ne approfitto per parlare di qualcosa che ho visto ultimamente. Tra le nuove uscite al cinema ho visto il secondo capitolo di Animali Fantastici. Rispetto al primo capitolo almeno racconta una storia e non il niente, ma si conferma una saga completamente differente per atmosfera, dettagli, sensibilità rispetto a quella di Harry Potter. Per il resto gli effetti visivi sono più curati e ambiziosi, ma sono 134 minuti di caos, un guazzabuglio di azioni, di personaggi...entrambi poco curati e mal scritti. L'unico motivo per cui continuo a guardarli è perché sono cresciuto con Harry Potter e speravo almeno di ritrovarci quelle sensazioni e atmosfere, invece no. Se parlassimo poi della continuità narrativa rispetto alla vecchia storia ce ne sarebbero di cose da dire...pura operazione commerciale senza anima e ideata a caso. Stasera vorrei andare a vedere Window di McQueen. Per quanto riguarda visioni non contemporanee, ho continuato il mio viaggio italiano...dopo Rossellini e De Sica è toccato a Germi e Fellini. Di Pietro Germi ho visto In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Il ferroviere (1956), Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964). Germi è conosciuto soprattutto per la sua seconda fase di carriera, in cui si è dedicato alla commedia...è proprio il suo film "Divorzio all'italiana" che ha dato il nome alla commedia italiana di quel periodo. Da una parte è anche giusto, perché "Divorzio all'italiana" è un film che trovo semplicemente maestoso, perfetto. Chiaramente non è un film che scopro io ed è piuttosto inutile parlarne, ma veramente mi ha sorpreso enormemente. E' uno di quei massimi film che mi ha incantato immensamente minuto dopo minuto, per arrivare al finale che ho trovato talmente perfetto, una ricapitolazione così eccezionale, che mi sono venuti letteralmente i brividi. Sedotta e abbandonata è una sorta di sequel/remake ideologico...ottimo film, ma lontano dallo splendore di Divorzio. Come dicevo Germi è conosciuto soprattutto per questa fase, ma anche il suo cinema precedente è pregevole e meritevole di elogi. Germi (insieme a Lattuada) è il regista che si è mosso nell'ambito del neorealismo ma che ha anche anticipato il cinema di genere italiano successivo. In nome della legge, ad esempio, è un film di struttura western; parla di un giovane magistrato che viene mandato in un piccolo paese siciliano come pretore e deve scontrarsi con la mafia locale. E' uno dei primi film a trattare questo argomento ma è anche un film che prende molto dal cinema di John Ford e dagli stereotopi del genere western, dalle ambientazioni, all'eroe che arriva nel paesino e si scontra col criminale nemico eccetera. Ma ha anche sfumature noir e visivamente è molto curato. E' il suo primo film che ho visto e si vede un po' tutto il cinema di Germi; innanzitutto la Sicilia, perché pur essendo genovese, Germi ha ritratto in quasi tutti i suoi film la Sicilia in un modo incredibile, ma anche la forte componente realistica (riguardante i ceti bassi nella sua prima fase di carriera, riguardante la borghesia nella fase della commedia). Ma l'aspetto che più mi ha colpito è il suo forte sguardo popolare, in tutti i suoi film che ho visto ci sono splendide panoramiche sui volti popolari, la gente vera, genuina...e questo aspetto Germi lo sa veramente cogliere in modo incredibile. Questo aspetto popolare viene esaltato anche dall'utilizzo in diversi film di canzoni popolari di varie tradizioni. "In nome della legge" ha però il difetto di avere una visione eccessivamente ingenua nella sua narrazione, soprattutto nella scena finale che risulta estranea al film, alla realtà...altrimenti sarebbe stato un grandissimo film. Ottimi film sono anche "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere". Il primo parla di un gruppo di siciliani che per trovare fortuna decide di partire per la Francia, ne segue un'Odissea con mille vicissitudini. Il ferroviere è il miglior film di questa prima fase e parla di un ferroviere e della sua famiglia. Con questo film Germi decide di cimentarsi anche come attore, infatti ne è il protagonista. Film veramente bellissimo, oltre ai forti collegamenti sociali, ovviamente, ha una visione e un'analisi della famiglia e delle problematiche dei rapporti che per me è straordinaria e attualissima anche oggi. Con "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere" Germi ha anticipato il filone dei film sociali degli anni '60-'70. Credo che sia veramente un grandissimo autore, purtroppo il suo nome non viene sempre fuori, i più nominati sono altri...ma per me davvero è alla pari dei più grandi maestri italiani. Divorzio all'italiana è sicuramente va a rientrare tra i miei film preferiti. Trovo che Germi sia stato anche un grande direttore di attori, riusciva ad esaltare il lavoro delle persone che aveva a disposizione, sia i protagonisti come Mastroianni in Divorzio o Urzì in Sedotta e abbandonata, sia i numerosi caratteristi e personaggi secondari come lo stesso Urzì (attore che ha recitato quasi in tutti i film di Germi) o come Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca per finire con tutta la schiera di volti e personaggi popolari. Tra l'altro sotto Germi si sono formati Monicelli e Fellini, sceneggiatori dei puoi primi film. Fellini e Germi rimasero grandissimi amici negli anni a seguire, Fellini chiedeva il parere di Germi su tutti i suoi film e glieli mostrava in precedenza....e si dice che fu la scelta di Germi di comparire come protagonista in alcuni propri film che abbia spinto Fellini a cercare la figura di un attore feticcio, che trovò poi in Mastroianni. Grandissimo autore e personaggio del nostro cinema...temo che possa via via sparire nel dimenticatoio e bisogna far di tutto per tenere il suo nome vivo. Di Fellini ho visto Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960), 8 1/2 (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). Anche di Fellini ahimè non avevo visto nulla, ma era tempo di rimediare Ancor più rispetto al caso di Germi, è insensato che parli dei vari film...insomma, Fellini è tra i più grandi e conosciuti registi della storia. Ci tengo, però, a parlare del film che ho preferito che, a sorpresa mia in primis, non è La dolce vita o 8 1/2, ma Le notti di Cabiria. E' un film che mi ha stregato. Narrativamente è tipicamente felliniano e se entriamo in questo argomento credo sia difficile da separare un film dall'altro, si entra in un mondo ben preciso che credo sia unico in tutta la storia...anche se chiaramente tra film e film ci sono differenze, cambiamenti, fasi distinte ed evoluzioni. La discriminante per quanto riguarda il mio giudizio credo l'abbia fatta Giulietta Masina. Personalmente è la più bella interpretazione femminile che abbia visto...forse anche in generale, ma chiaramente tra quelle che mi hanno suscitato emozioni più forti. La trovo davvero incredibile, non ho mai visto trasmettere così tanta "vita", genuinità, spensieratezza...il modo in cui mi ha trasmesso emozioni sia drammatiche che più leggere non mi era mai capitato. A memoria credo sia un unicum nell'ambito cinematografico. Ci sono vari tipologie di attrice e sono tutte più o meno rappresentate in maniera varia, ma del suo tipo non me ne vengono in mente altre. E chiaramente se il personaggio principale ha questo effetto, tutto il film e tutte le vicende brillano di luce ancora più intensa. Il film è una sinfonia di diversi episodi orchestrati, narrati e mostrati in modo assolutamente armonioso ed equilibrati in modo incredibile. L'amarezza beffarda che comunica questo film è indelebile e, se vogliamo, emerge il pessimistico sentore negativo che Fellini ha nei confronti del concretizzarsi del sogno, del suo incontro con la realtà e con la sua realizzazione, come era emerso anche ne Lo sceicco bianco e pure ne I vitelloni (anche se più in piccolo)...altri due film che ho apprezzato molto, ovviamente. Per quanto riguarda il suo cinema in generale, si riconosce chiaramente il suo valore narrativo, onirico e visivo...8 1/2, in particolare, visivamente è favoloso. E' impossibile non accorgersi dell'immenso valore artistico de La dolce vita e 8 1/2, sono film di una complessità narrativa e visiva che difficilmente viene raggiunta. Proprio questa densità li rende più unici tra i suoi film che ho visto e, pur appunto riconoscendone l'immenso valore, sono due film che hanno avuto un impatto più freddo su di me, mi sono sentito meno trasportato all'interno della storia e meno toccato emotivamente...e sinceramente sono il primo ad esserne rimasto stupito. Infine un caso isolato, Il cappotto (1952) di Lattuada. In questo film, tratto dall'omonimo racconto di Gogol, vediamo le vicende di un impiegato comunale (un maestoso Renato Rascel) poverissimo e del "cappotto" che più che singolo oggetto diventa un po' la metafore di quello che si possiede, quasi dell'onore della persona stessa, del suo ruolo nel mondo, della sua essenza, un po' come la bicicletta di Ladri di biciclette di De Sica o della divisa di L'ultima risata di Murnau. Il protagonista sostanzialmente non ha niente, il bene di maggior valore è proprio il suo cappotto, che lo ripara dal freddo rigidissimo...ma è un cappotto logoro, vecchio, rattoppato fino all'estremo e decide di usare i suoi ultimi risparmi per comprarsi un cappotto nuovo, che lo rigenerano come persona fino al triste epilogo. Il personaggio è un semplice impiegato comunale, timido, deriso, "debole"...una sorta di Fantozzi ante litteram così come il tono del film, tra il comico e il dramma. Il film è chiaramente debitore del neorealismo, ma unisce in modo perfetto il dramma, la commedia (anche comica) e un senso di grottesco e di fantastico (soprattutto nel finale)...questa unione è ricollegabile anche a certe commedie americane di autori come Frank Capra. Film veramente molto bello, con una grandissima interpretazione di Renato Rascel.
  12. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Io non l'ho ancora visto. Avevo letto di una possibilità di uscita nei cinema anche in Europa e sto aspettando nutrendo ancora qualche speranza. Altrimenti mi arrenderò e lo guarderò lì...tra l'altro mi interesserebbe anche il film incompiuto di Orson Welles. Comunque è ufficiale l'uscita di "Roma" di Cuaron nei cinema, anche in Italia...il 3,4,5 dicembre. E questa è una notizia immensamente grande.
  13. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Sì, infatti. Sembra che voglia inserire una finestra di tempo tra l'uscita di un film in sala e l'uscita di tale film in streaming...in sostanza, quello che è accaduto con "Sulla mia pelle", che è uscito praticamente in contemporanea al cinema e su Netflix, non sarebbe permesso. E infatti è in contrapposizione con quello che dicevamo ma pure con l'idea che c'è a monte di questa proposta, se è realmente così. Sì, era La parola ai giurati...ne avevo parlato. Film splendido.
  14. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Ho letto poco anche io e di certo non ho le competenze per giudicare nel dettaglio. Ma a me, più che presa di posizione troppo forte, sembra proprio una mossa controproducente. Nel senso "Devo aspettare mesi prima che un film uscito in sala possa essere messo sulla mia piattaforma? Allora lo faccio uscire direttamente online, senza il passaggio in sala"...e allora non solo il decreto sarebbe inutile, ma sarebbe proprio dannoso. Perché comunque alcuni giornali hanno messo titoli sbagliati o con fraintendimenti tipo "Bonisoli obbliga i film ad uscire prima in sala e poi su Netflix" ma non è così. Comunque non so se lo hanno veramente firmato o se veramente lo firmeranno, non so se ci sono altri accordi, non so se le cose sono realmente così e non so quali possano essere le conseguenze reali. Comunque una legge del genere c'è anche in Francia, da un po' di tempo. Lì devono passare 3 anni prima che un film è uscito in sala a quando può uscire in streaming.
  15. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Credo sia successo spesso che i film Netflix siano usciti negli Stati Uniti per un periodo limitato e in un numero limitato di sale. Per quanto riguarda Netflix e le sale, la situazione pare che si stia un po' ammorbidendo. Roma di Cuaron uscirà anche in sala tra America ed Europa (anche in Italia) in alcuni cinema selezionati. Lo stesso The Ballad of Buster Scruggs, teoricamente, a inizio novembre è uscito in alcune sale tra Stati Uniti e Londra e pare sia prevista un'ulteriore distribuzione a breve, in Europa. E questo, a quanto pare, vale anche per altri film in uscita prossimamente sulla piattaforma...e fa ben sperare anche per The Irishman di Martin (che tra l'altro compie gli anni oggi). In Italia, a dire il vero, questo aspetto può essere frenato dal drecreto sulle piattaforme streaming e le sale cinematografiche che il governo vuole firmare...non so ancora bene come interpretarlo. Ma una soluzione di accordo tra le parti è la più intelligente e sensata...speriamo che ci si arrivi.
  16. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Ho visto anche io First Man di Chazelle. Il film appunto mostra da una parte la sfera familiare e privata di Armstrong e dall'altra la sfera lavorativa, che vanno anche a mischiarsi...ma il focus principale del film è sul tormento emotivo di Armstrong, sui demoni, sui pensieri, sugli obiettivi e sui dolori che affollano la sua mente. Inizialmente, nei primi 40 minuti, la mia impressione era che fosse un film ordinato, dritto, controllato ma che non fosse ottimo in niente...poi più avanti ho capito che trova la sua coerenza e il suo valore proprio in questo. Proprio in questa sua struttura controllata, ascetica, a basso profilo, pacata che viene mantenuta anche nei momenti più drammatici come possono essere i lutti o le problematiche durante le missioni...ma proprio per questo questi momenti, che hanno di per sè una carica drammatica, risaltano ma in modo sempre pacato, non caricato, non spettacolarizzato. Mi sono reso conto che il film è collegabile proprio al suo protagonista, Gosling. Nel senso che la sua struttura, la sua modalità narrativa mi ricorda proprio la linea comunicativa di Ryan Gosling. E in questa sensazione sempre intima e rigorosa risaltano anche bei momenti e belle scene, anche ben girate, come alcune scene in famiglia nella casa (soprattutto quando i suoi superiori gli dicono che la missione Gemini 8 era stata un successo, una scintilla quasi malickiana), ma anche le scene delle missioni (soprattutto quella finale sulla Luna, molto bella) e ho apprezzato anche gli inserti reali dell'epoca (non ho ben capito se anche la scena della protesta delle persone di colore lo era). A dispetto della struttura narrativa è girato con una camera a mano molto mobile, quasi frenetica e con una tecnica che rimanda, alle volte, al documentario. Non posso definirlo un grandissimo film perché secondo me in questo genere è difficile ottenere un gran film...ci sarebbe bisogno di osare molto di più. Ma comunque mi è piaciuto e lo ritengo ben riuscito. La La Land non mi era piaciuto, ma con First Man Chazelle torna a convincermi. In questo film è come se si riavvicinasse a Whiplash, con un protagonista essenzialmente solo, nonostante la presenza di familiari e affetti...solo con il suo obiettivo, obiettivo che necessita di tremendi sforzi. La sfumatura che ho trovato non molto azzeccata è il personaggio di Buzz Aldrin, che comunque è assai marginale...magari era ed è stronzo anche nella vita reale ma il suo aspetto caratteriale l'ho trovato eccessivamente calcato, quasi come a voler dare comunque al film una minima figura di antagonista, uno slancio emotivo non necessario.
  17. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Tra i 3 che ho visto è il più asciutto sia visivamente che narrativamente. Ma probabilmente è quello che più mi è piaciuto, forse anche più de Il carretto fantasma, che è ritenuto il suo capolavoro e che sicuramente è molto bello e molto affascinante, visivamente superiore di gran lunga. Ma per il tormento del personaggio di Terje Vigen, reso così bene anche dalla relazione tra il volto umano e il paesaggio, come dicevi, l'ho trovato veramente straordinario.
  18. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Causa influenza ieri sera non sono potuto andare a vedere Il settimo sigillo restaurato e domani non potrò andare a vedere il giapponese Zombie contro Zombie e il documentario su Friedkin, tutti a spettacolo unico...mannaggia Black Panther l'ho visto anche io ieri sera. Dalla sua parte ha sicuramente uno sviluppo differente rispetto ai soliti cinecomics. Prende molto soprattutto dall'action movie, con riferimenti a 007, Indiana Jones, Star Wars. C'è anche un tentativo di sottotrama sociale, a dire il vero assai posticcio. Nello sviluppo si tenta di fare qualcosa di diverso, con riferimento alla figura dell'antagonista...ma via via rimane comunque abbastanza prevedibile e standardizzato. L'ho trovato spesso troppo superficiale e lacunoso nello sviluppo narrativo, soprattutto dei dettagli. A partire per esempio dall'introduzione del film e dalla presentazione del Wakanda che è pressochè assente...ma più in generale non convincono pienamente, per me, anche alcune delle varie motivazioni dei personaggi. Può essere interessante perché tenta qualcosa di nuovo nel filone, ma non mi spiego il clamoroso successo sia di pubblico che di critica che ha avuto. Ho iniziato finalmente l'approfondimento sul cinema italiano che avevo in programma. Partendo da Sciuscià (1946), L'oro di Napoli (1954) e Il giardino dei Finzi-Contini (1970) di De Sica. Tre suoi film molto noti. Mi limito solamente a dire che la mancanza di Zavattini (quindi ne Il giardino dei Finzi-Contini) nel lavoro desichiano si nota tremendamente. E' lui il deus ex machina. Proseguendo poi con Germania anno zero (1948), India: Matri Bhumi (1959) e Il generale Della Rovere (1959) di Rossellini. Germania anno zero è il terzo film della "trilogia della guerra" dopo i capolavori di Roma città aperta e Paisà. Un film quasi in sospeso, interrotto come gli scenari della Berlino distrutta...con uno dei finali più intensi e più forti del cinema. India è un film-documentario sull'India che Rossellini realizzò a metà degli anni '50. In quel periodo intraprese un lungo viaggio nel paese asiatico, un viaggio che lo vide partire con come turista ma come vero e proprio esploratore. Non è un documentario vero e proprio perché la reale intenzione non è quella di documentare e perché c'è una parvenza di narrazione. Un film diviso in episodi che vedono al loro centro la natura e l'ambiente...è un film dalla forte connotazione ambientalista. E' lontanissimo dai suoi film precedenti e segna anche un momento di svolta per la sua carriera, ma ha dei momenti di pura e cristallina poesia come l'episodio della scimmia o quello della tigre. Da quanto ho capito, la sua visione è stata resa possibile grazie ad un restauro nel 2011...prima era praticamente invedibile ed era diventato quasi una leggenda. India è il film che Rossellini ha maggiormente amato tra i suoi lavori e da quel viaggio in India trasse anche una serie tv in 10 episodi, uscita lo stesso anno del film. Curioso è il fatto che anche un altro grandissimo regista sentì il bisogno pochi anni prima di andare nell'India da poco indipendente per girare un film..è il caso di Jean Renoir e del film Il fiume, del '51. E sia per Renoir che per Rossellini, si è trattato del primo film a colori.
  19. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    A quanto pare sì, questo film è un sequel diretto del primo di Carpenter...quindi tutti gli altri non vanno considerati in questo caso. Per quanto riguarda l'altra marea di film usciti tra il '78 e oggi credo sia abbastanza complicato capirci qualcosa, tra sequel, film che hanno solo il nome in comune e reboot. Qualcosina è uscito, ma in effetti non cose memorabili. Mirai, il film d'animazione, mi è piaciuto...così come Girl (altro che Eddie Redmayne e The Danish Girl). Con Johnny Eglinsh colpisce ancora mi sono divertito come non mi capitava da tempo e 7 sconosciuti a El Royale è un film abbastanza interessante. Purtroppo non sono riuscito a vedere A star is born e Soldado. L'anno scorso è uscito qualcosa di meglio, in effetti...non tanto a ottobre ma a settembre.
  20. Rhyme

    Film Horror - Thriller 2.0

    Per dimenticare quel troiaio di The Nun, lunedì 15 ottobre riesce nei cinema Halloween di Carpenter.
  21. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Negli ultimi giorni ho avuto modo di vedere in una rassegna 3 film usciti quest'anno a Venezia, in lingua originale. Ho avuto fortuna perché erano tra i film che ero più curioso di vedere. Tramonto (Napszállta) di László Nemes, 2018. Dopo il successo de "Il figlio di Saul", Nemes è tornato con un altro film storico. In questo caso siamo a Budapest, nell'Austria-Ungheria degli anni '10, prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale; prima del tramonto, appunto, della civiltà. La protagonista, Irisz, dopo tanti anni torna nella capitale con la speranza di essere assunta come modista nell'importante negozio di cappelli che un tempo era appartenuto ai suoi genitori e che ancora porta il nome di famiglia. Da qui ne seguono diverse vicessitudini, la ragazza è determinata ad inserirsi nel contesto in cui era nata e nel quale i genitori avevano vissuto, ma è anche decisa a far luce su alcuni misteri che circondano la sua famiglia. Il film ha lo stesso stile de "Il figlio di Saul", quindi macchina a mano che segue costantemente la protagonista, con continui movimenti e piani sequenza, giocando molto sul fuoco e fuori fuoco, sul campo e contro campo; differisce invece nel formato e nell'inserimento della musica. Anche in questo film il sonoro occupa un ruolo contrale (anche se minore rispetto a Saul) con suoni e voci che arrivano da uno spazio indecifrato, invisibile e che risuonano a diversi volumi come all'interno di una grotta; "Tramonto", a differenza de "Il figlio di Saul", l'ho visto al cinema e l'effetto è veramente diverso. Il film è opprimente, straniante, sferzante ma soprattutto è un film che nega. Nega inquadrature complete e ampie, ci nega la vista chiara ma al tempo stesso ci nega anche una percezione narrativa definita. Gli eventi ci appaiono oscuri, caotici e persino incomprensibili. Siamo costantemente sballottati con Irisz che non sta ferma un secondo, vagando per i vicoli oscuri di Budapest e tornando poi sempre nel negozio di cappelli, uno dei pochi luoghi apparentemente sicuri e civili in una società in tumulto. Si odono decine di domande a cui nessuno risponde, si cercano risposte a domande che nessuno ha posto, più il film va avanti e più veniamo immersi in un ambiente di mistero, di oscurità, di caos. Sembra quasi di essere in un incubo, tutto è sfuocato, nulla è netto e chiaro ma, almeno io, si viene investiti da una costante angoscia, una sensazione di continua apnea, di minaccia. Per certi versi mi ha ricordato Mother! di Aronofsky, per la protagonista seguita come un'ombra, per il suo continuo vagare e per il trovarsi in situazioni sempre più oscure e incomprensibili. A parte della critica "Tramonto" non è piaciuto e molti lo hanno definito noiosissimo, a me invece è piaciuto davvero tantissimo. L'ho preferito a "Il figlio di Saul", per esempio. Credo che Nemes in questo film abbia perfezionato maggiormente la sua regia e abbia fatto un film più strutturato e complesso. "Il figlio di Saul" è un ottimo film, ma non ero riuscito ad entrare in simbiosi ed empatia con il protagonista; il suo personaggio, le sue azioni e la linearità degli eventi non mi avevano conquistato al 100%. In questo caso la sensazione che mi ha comunicato "Tramonto", nel suo incedere crescente, è incredibile; è uno di quei film che dopo la fine mi ha lasciato un macigno e che mi ha spinto a rifletterci a lungo. Un film che per me è pura magia, con una fotografia splendida. La sensazione è che la protagonista, Irisz, rappresenti l'Europa in quel momento, ma anche noi stessi, anche l'Europa attuale. Un'osservatrice che si muove ingenua, turbata, confusa, trattenuta e sballottata dagli eventi; divisa tra la luminosità, il rigore, il lusso ma anche la depravazione celata dell'Impero al massimo dello svilippo e lo strato di oscurità e violenza crescente, pronta a far esplodere tutte le tensioni con impeti distruttivi. Cerca di capire, cerca di conoscere le motivazioni di questi eventi crescenti ma non ottiene risposte, perchè non ci sono motivazioni ("Cos'hai visto? Niente, perchè non c'è niente da vedere"). Assiste così alla crescita del male, un male risvegliato e che è insito nell'Uomo. Una follia insensata, assurda, senza spiegazione: è la guerra del XX secolo. Bellissimo il finale. Per me è veramente un film bellissimo, con una forza incredibile. Non-Fiction (Doubles vies) di Olivier Assayas, 2018. Il suo film precedente, Personal Shopper, mi era piaciuto molto e secondo me con questo film si è confermato. Nello stile è differente, è una commedia borghese parlata, quasi alleniana in questo senso. Protagoniste sono soprattutto due coppie, un editore sposato con un'attrice e uno scrittore sposato con una collaboratrice di un politico, più altre persone che ruotano attorno. E' un film molto parlato, visto che i personaggi si trovano quasi sempre immersi in discussioni sulla tecnologia, su internet, sul futuro dell'editoria, sui libri, sul digitale, quindi è soprattutto la scrittura ad essere il tema principale, discusso in ogni suo aspetto, con a margine anche alcune discussioni sulla politica. Quindi comunque sono temi molto attuali e al centro della nostra vita. Assayas però si limita a declinare l'aspetto sotto tutti i punti di vista che ci possono essere, non da giudizi e non indica qual'è la verità, perché una verità non c'è, bensì ci sono visioni differenti. Il film dopo un po' rischia di cadere nell'eccessiva retorica e nella pedanteria, ma molto intelligentemente Assayas cambia registro e sposta l'attenzione sulla vita di queste coppie ed in entrambi i casi ci sono tresche e tradimenti, quasi sempre intuiti dai relativi partner. Questo va un po' a smascherare il teatrino della borghesia intellettuale, va a rendere quasi sciocchi tutti i discorsi sul futuro dell'editoria e dei libri, visto che non sanno tenere saldo il loro di futuro. E infatti l'ulteriore svolta c'è proprio con uno dei personaggi che decide di "metter mano" alla propria relazione abolendo ogni tipo di comportamento scorretto...e questo porta anche a benefici privati. Assayas si dimostra quindi duro con una certa fetta della società ma anche con i personaggi legati ad ambienti culturali o artistici, infatti l'unica che non ha segreti e quella che parla in modo più diretto è la collaboratrice del politico. E' una grandissima sceneggiatura, veramente scritta in modo fine ed egregio, con una sottile ironia costante e con uno schema strutturale che ho trovato bellissimo. Assayas si conferma per me tra i maggiori autori contemporanei. Il messicano Nuestro tiempo di Carlos Reygadas, 2018. Questo film è stato molto apprezzato a Venezia ma a me non è piaciuto particolarmente. Parla di una famiglia che vive nella campagna messicana e lavora in un ranch, allevando tori. E' una coppia aperta e ad un certo punto la moglie si innamora di un americano, a quel punto lei e il marito si troveranno a dover gestire il nuovo momento. E' un film che mi ha detto poco, onestamente, ho sentito molto la durata (3 ore) e i temi non li ho trovati espressi in modo approfondito o coinvolgente. Comunque, in quello che vuole essere e per come è pensato, è un buon film, dal senso molto artigianale narrativamente e visivamente. Ha delle scene di grandissima regia, fuori dal comune. Specialmente la scena iniziale dove ci sono dei bambini e dei ragazzi che stanno facendo il bagno in uno stagno; quella per me è una scena che è fantastica. Già l'ambientazione con questa sorta di terreno fangoso intorno allo stagno anch'esso reso marrone dal fango, ma soprattutto il modo di inquadrare i ragazzi trovo che abbia una sensibilità che raramente si vede. Ma anche altre scene, soprattutto inquadrature degli ampi spazi del ranch o la scena finale con i tori, denotano una grande capacità registica di Reygadas. Ma dai giudizi che avevo letto mi aspettavo di più ed ho preferito di gran lunga i film di Nemes e Assayas. Comunque ogni anno ci sono film non in lingua inglese di ottimo valore, ma quest'anno in particolare, per adesso, il confronto tra film americani e film non americani trovo che sia impietoso. Al di là di qualche buon film sparso, per me le uscite americane non reggono il confronto dei vari Dogman, Un affare di famiglia, Non-Fiction e Tramonto. E anche le prossime settimane sembra che non andranno a capovolgere le cose...non vedo tanti grandi film americani all'orizzonte in questa stagione, mentre sono in uscita i vari Roma di Cuaron, Cold War di Pawlikowski, L'albero dei frutti selvatici di Ceylan più parecchi altri che sembrano interessanti. Questa è un po' anche una sfortuna per noi, perché sarà dura per Dogman rientrare nella cinquina degli Oscar.
  22. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Ho visto BlacKkKlansman di Spike Lee, film che parla di un poliziotto di colore che negli anni '70 si infiltra nel Ku Klux Klan con l'aiuto di un collega ebreo. Buon film, diretto bene e che si muove sapientemente, da tradizione autoriale, tra i generi...regalando momenti divertenti, momenti riflessivi, momenti di suspance e anche momenti drammatici. Non mi ha, comunque, entusiasmato più di tanto perché si muove all'interno di schemi e intenti un po' troppo classici e statici, con l'intento didascalico molto evidente e lineare...e con diversi personaggi realizzati in maniera eccessivamente macchiettistica, cosa sbagliata sia dal punto di vista cinematografico che ideologico. Ma comunque un buon film. Adam Driver è uno degli attori del momento, soprattutto del cinema autoriale...in questo periodo è al cinema con i film di Terry Gilliam e Spike Lee ma di recente ha lavorato anche con Scorsese, Jarmusch, Soderbergh, prima ancora con i Coen e tra i suoi prossimi lavori c'è anche il nuovo film di Leos Carax. E' un attore che mi piace molto e che sta crescendo sempre di più, risultando adatto a molti ruoli diversi in cui lascia comunque la sua impronta precisa. Così come per L'uomo che uccise Don Quijote con Gilliam, ho anticipato la visione di BlacKkKlansman con un altro film di Spike Lee, "La 25° ora". Anche in questo caso non mi dilungo ma è un film per me bellissimo. Michelangelo - Infinito. Su Sky sono presenti tutti i documentari d'arte da loro prodotti, sugli Uffizi, Raffaello, Musei Vaticani ecc., in occasione dell'uscita al cinema di "Michelangelo - Infinito". Me ne sono davvero innamorato. Chiaramente sono molto enfatizzati, ma mi hanno appassionato molto...soprattutto quello su Raffaello che ho trovato bellissimo. "Michelangelo - Infinito" continua su questa scia ed ho apprezzato molto anche questo, anche se però la parte di narrazione fantastica in questo caso l'ho trovata eccessiva e fuori misura. Opera senza autore, di Donnersmarck. Film che mostra uno spaccato di vita di un bambino che poi diventa un pittore, partendo dalla Germania del 1937 arrivando a quella del 1961, mi sembra di ricordare...includendo quindi, ovviamente, il periodo nazista e il dopo guerra, affrontando anche (o forse soprattutto) il tema dell'arte e la diversa visione che si poteva avere su di essa. E' un film che mette tantissimi argomenti sul fuoco e li dosa, per me, male. Tanti temi sono accennati per poi essere abbandonati in modo brusco oppure accantonati. La stessa storia d'amore centrale è altalenante, l'episodio che si vede ad inizio del film sembra centrale ma poi cade nel dimenticatoio e così via. In generale si fa fatica ad individuare la "strada" di questo film. Ha una sintassi più televisiva e sarebbe stato adatto probabilmente più per una serie tv...ma è un problema soprattutto di sceneggiatura; mi viene in mente "Duello a Berlino", di cui parlai qualche settimana fa che è un altro film che tratta un lungo tratto di tempo e lo ricorda pure per alcuni tratti della storia d'amore, eppure è basato su una sceneggiatura spettacolare che gestisce il tutto in maniera perfetta. Cosa che non si può dire di questo film, ne esce un intreccio ingarbugliato e anche sbagliato, dallo sviluppo molto trattenuto, con anche un montaggio non proprio impeccabile, con diverse scene inserite in modo posticcio e quasi casuale. L'elemento più interessante è probabilmente la parte finale, incentrata sul lavoro artistico. Non è comunque un pessino film, si può guardare e, nonostante la durata di 3 ore e 10 minuti, non appesantisce la visione. In questi giorni ho virato un po' anche sull'animazione. Dopo una parentesi nostalgica con Pinocchio, ho visto Gatta Cenerentola di Alessandro Rak. Non riuscii a vederlo quando uscì lo scorso anno al cinema e l'ho recuperato su Sky. E' la rivisitazione dell'omonima fiaba, ambientato a Napoli in un futuro vicino. Non è male, trovo che sia un'opera coraggiosa e con alcuni punti davvero interessanti. Ha un tono molto dark, quasi noir, con quella serie di ologrammi che rimanda a Blade Runner o probabilmente alla tradizione giapponese. Inizialmente non mi è piaciuto molto il disegno dei personaggi, ma ho apprezzato molto sin da subito la realizzazione e l'animazione degli ambienti e delle scenografie. Non, di certo, impeccabile ma interessante...una luce diversa nel panorama cinematografico italiano. Il cinema d'animazione italiano è molto poco conosciuto o anche del tutto ignorato, ma è presente, seppur in piccolo e rappresentato dai pionieri Pagot e Domeneghini negli anni '40, da Enzo D'Alò soprattutto negli anni '90 e da Alessandro Rak negli anni recenti. Ma il bello del cinema è che non si finisce mai di scoprire nuove storie e nuovi personaggi e mi sono imbattuto in Bruno Bozzetto che va ad inserirsi in questo tema e che si prende anche la vetta. E' famoso per la serie animata del Signor Rossi (di cui ho un vaghissimo ricordo da piccolo, ma non saprei dire), ma in generale è autore di molti cortometraggi e anche di lungometraggi. Alcuni suoi lavori sono andati a Cannes, ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino per i cortometraggi, è stato candidato all'Oscar e ha partecipato ad un progetto Hanna-Barbera. Il suo lavoro ha colpito anche gli animatori americani, la figlia di Walt Disney l'ha definito "una leggenda, come mio padre" e ha influenzato anche l'animatore John Lasseter, direttore della Pixar e poi anche della Walt Disney. Di recente è stato pure invitato negli studi Pixar e Disney in America per tenere degli incontri con gli animatori e mostrare alcuni suoi lavori. Ho visto alcuni dei suoi cortometraggi, quelli premiati, e ho visto West and Soda del 1965, che è stato il suo primo lungometraggio...a distanza di 16 anni dai primi 2 lungometraggi d'animazione italiani. Film parodia western che non ha una grande animazione ma che ha moltissime trovate ironiche, dinamiche e rocambolesche; il western rivisto in chiave ironica e parodistica. Va ad inserirsi nel periodo degli spaghetti-western ma la lavorazione è iniziata nel 1962, prima quindi dell'uscita di "Per un pugno di dollari" o degli altri film di quel filone...quasi un precursore. I film non si sono incrociati o influenzati perché la loro lavorazione si sviluppò in contemporanea, ma è curioso vedere come alcuni elementi siano anche simili...persino dettagli come la risata di un personaggio o un'inquadratura. E' un tipo d'animazione tipico soprattutto di cortometraggi e scenette animate, perché loro facevano quello, anche nel Carosello, ad esempio...non erano ovviamente disegnatori d'animazione sullo stile Disney o simile. Perciò per loro questo film è stato una grande sfida e hanno dovuto imparare strada facendo, anche "semplici" elementi come i dialoghi, o come i campi/controcampi a cui non erano abituati. E' un'opera notevole che vista oggi è meno "travolgente" ma perché molti elementi sono collegati ed ampliati in film o filoni successivi...i successivi spaghetti-western, o addirittura il genere "demenziale" anni '70-'80, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, arrivando persino a "Mucche alla riscossa". Sto aspettando che mi arrivi quello che è considerato l'altro suo capolavoro e ancor maggiore, "Allegro non troppo" del 1976, dichiaratamente ispirato a "Fantasia" della Disney.
  23. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Lo davano spesso in tv durante le feste di Natale, soprattutto nel periodo di Befana, visto che è ambientato in quel periodo. Non so onestamente se lo hanno trasmesso anche negli ultimi anni. Musiche di Paolo Conte, Dario Fo che doppia uno dei protagonisti... E' comunque più leggero rispetto a La gabbianella e il gatto, ma lo ricordo pochissimo.
  24. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Altro autore di cui non ho visto niente e di cui ho in programma l'approfondimento. Questi, Effi Briest, Il matrimonio di Maria Braun... Rileggerò questo post quando li vedrò. Chissà quando sarà...
  25. Rhyme

    Occhio allo schermo!

    Sì, da Sepulveda...che tra l'altro da la voce anche ad un personaggio. Sarei curioso di riguardare anche l'altro film di Enzo d'Alò, La freccia azzurra...anche quello l'ho visto tantissimi anni fa.
×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.