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Report - Stadio San Siro e bilanci - Mentre noi eravamo penalizzati ed esclusi dalla CL
Juventus_addicted ha risposto a Fogueres Discussione Juventus forum
Aho Garry, sei sempre un gran furbacchione.. Partiamo dal fatto che non conosci approfonditamente il progetto, ma finiamo subito a parlare di Report come se fosse un talent show tra testate giornalistiche... un bel cambio di marcia, devo ammetterlo. Capisco la preferenza per un giornalismo “asciutto e obiettivo”, peccato che la realtà spesso sia un po’ più complessa e che dietro “le tesi” ci siano dati, indagini e testimonianze. Non è una fiction, ma una questione concreta che riguarda un’intera comunità. Poi, se il problema è “fondamentalmente di costi e difficoltà di intervenire sulla struttura vecchia”, mi chiedo: perché allora non si considera il progetto alternativo già esistente che modernizzava lo stadio senza demolirlo? Forse costava troppo poco, e questo non torna troppo con la logica del “fare le cose per bene e con cervello”. Sul fatto che Milano e Roma debbano avere stadi moderni sono completamente d’accordo — ma proprio per questo servono scelte ponderate e non operazioni che rischiano solo di fare danni, speculando pure, come sottolineato nel servizio. Quanto ai vincoli architettonici, concordo che debbano avere senso (e con questo rispondo anche all'amico @Tarmako78) e non essere un ostacolo fine a sé stesso, o peggio. Però, se impediscono il caos e salvaguardano il patrimonio che rende l’Italia unica, allora ben vengano, anche se a volte qualcuno si innervosisce. Insomma, il tema è serio e merita più attenzione e meno “fretta da tifoso”. Magari alla prossima partita al nuovo stadio, potremo tifare non solo per la squadra, ma anche per un progetto fatto davvero bene. Buona serata a tutti -
Report - Stadio San Siro e bilanci - Mentre noi eravamo penalizzati ed esclusi dalla CL
Juventus_addicted ha risposto a Fogueres Discussione Juventus forum
Ti consiglio di guardare il servizio sul sito di Report. L’idea è quella di demolire lo stadio per costruirne uno nuovo… a 50 metri di distanza. Un’operazione che, oltre a ignorare un progetto già esistente (e poi misteriosamente scomparso, forse perché troppo economico), non porterebbe alcun vantaggio in termini di affluenza di pubblico — che resterebbe identica. Al contrario, come sottolineato nel servizio, il nuovo cantiere genererebbe enormi problemi di inquinamento atmosferico e impatti pesanti sul quartiere. Prova a immaginare cosa significherebbe viverci accanto ogni giorno. Io abito nella zona sud, giusto per chiarire: non faccio parte di nessun comitato contro l’abbattimento, ma conosco bene le conseguenze. E poi, a Madrid non hanno saputo modernizzare lo stadio esistente? Citi Wembley: personalmente lo trovavo discutibile, una vera schifezza con quella pista d’atletica che lo snaturava, ma almeno lì hanno avuto il buon senso di ricostruirlo nello stesso punto. Come è successo con il Delle Alpi, trasformato nello Stadium E infine, sui vincoli architettonici in Italia: meno male che esistono. Senza di essi, la “grande bellezza” che il mondo ci invidia sarebbe già stata sacrificata sull’altare del profitto. -
Report - Stadio San Siro e bilanci - Mentre noi eravamo penalizzati ed esclusi dalla CL
Juventus_addicted ha risposto a Fogueres Discussione Juventus forum
Ragazzi, nella puntata di Report non si è parlato affatto del "fallimento dell'Inter", come qualcuno magari sperava o pensava, ma nemmeno va fatta passare nel dimenticatoio dai perculatori di professione, qui dentro sempre presenti, che "indicano il dito e non vedono la luna". Si è parlato invece di una questione molto più seria, che dovrebbe far riflettere tutti noi, juventini, milanisti, interisti o semplici cittadini: la speculazione edilizia che ruota attorno all'abbattimento di San Siro. Facciamo un attimo il punto, un riassunto. San Siro è un impianto pubblico da oltre 70 anni, e per legge qualunque struttura con più di 70 anni diventa bene culturale. Questo comporta un vincolo paesaggistico che, almeno in teoria, lo dovrebbe proteggere. I 70 anni partono dal completamento del secondo anello, indicato come il novembre 1955. Peccato però che foto e documenti mostrino che il secondo anello era già operativo prima, addirittura da settembre '55, e utilizzato già in precedenza durante i lavori. Ma la chicca? I documenti progettuali originali di San Siro non sono presenti nell'archivio di Stato. Strano, eh? Si è parlato del progetto di ristrutturazione: 300 milioni, uno stadio rinnovato, più introiti per i club, e nessun bisogno di demolire nulla. Ma Milan e Inter hanno detto no, paventando l’idea di costruire altrove. E puff, progetto scomparso. Il Comune allora che fa? Inserisce l’intera area dello stadio in un piano di alienazione, come se fosse un bene non più utile. Ma lo stesso Comune indica San Siro come sede della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali del 2026 e come struttura attiva nel piano urbanistico fino al 2030. Dov'è la coerenza? Poi arriva la valutazione dell'Agenzia delle Entrate: 197 milioni in tutto (73 per lo stadio, 124 per le aree limitrofe). Tradotto: 440 €/mq, quando le case lì vicino si vendono a 8.000 €/mq! Per giustificare questa cifra ridicola, il Comune interpella due professori della Bocconi e del Politecnico, che confermano la valutazione. Peccato che abbiano rapporti con l’Agenzia delle Entrate. Conflitto di interessi? Sicuro. Altro numero inquietante: in 25 anni Milan e Inter hanno pagato 260 milioni di affitto, circa 10 milioni l’anno. Acquistare lo stadio a 73 milioni equivale a 7 anni d'affitto. Un affare? Per loro sì. Per noi cittadini, no. Capitolo demolizione: 80 milioni per abbatterlo, più di quanto verrebbe pagato. Ovviamente le società non vogliono sostenere la spesa. Infine, anche la scusa del "non è possibile mantenere San Siro solo per concerti" viene smontata. Il promoter Trotta ha dimostrato che il Comune guadagna più d'estate con concerti che tutto l'anno con le partite. Il nuovo progetto da 1,2 miliardi è insostenibile per due club indebitati per oltre 1 miliardo. Quindi la domanda sorge spontanea: chi c’è davvero dietro questa operazione? E' solo un un regalo per mantenere in vita le 2 società moribonde? Conclusione: Possiamo tifare Juve, Milan, Inter... ma davanti a queste operazioni, che puzzano di speculazione e svendita del patrimonio pubblico, dovremmo essere prima di tutto cittadini. Informati, consapevoli e indignati.- 89 risposte
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Report - Analista finanziario rivela: "A Londra tutti sapevano dei ricavi farlocchi dell'Inter. Anche Figc e Covisoc avevano documento. Agli Zhang ritirato passaporto"
Juventus_addicted ha risposto a Uchy Discussione Serie A e Campionati Esteri
Molto sommariamente, un piccolo riassunto della puntata di Report di ieri sera, giusto per chi se la fosse persa. Ancora una volta, un pugno nello stomaco per chi crede nella legalità e nella correttezza. L’ennesima dimostrazione che in questo Paese non esistono più regole, né morale, né onestà. Parte della puntata si è concentrata sulla vicenda della vendita dello stadio di San Siro, che già di per sé è un’assurdità. Parliamo di una struttura con oltre 70 anni di storia, che dovrebbe essere tutelata come bene architettonico e culturale, non svenduta come un vecchio capannone. Sono emerse presunte irregolarità legate a un’operazione che appare come una semplice vendita diretta a Inter e Milan, senza alcuna gara pubblica. Inoltre, è stato sollevato un potenziale conflitto di interessi: il Politecnico, che insieme alla Bocconi ha stimato in 197 milioni il valore corretto dell’impianto, in passato ha collaborato come advisor proprio con Inter e Milan per il progetto del nuovo stadio. Il sindaco Sala è stato messo alle strette quando si è parlato della possibilità di mantenere San Siro in piedi per ospitare eventi e concerti. A sbugiardarlo ci ha pensato Claudio Trotta, promoter musicale, che ha mostrato dati chiari: i ricavi estivi per il Comune di Milano dall’affitto dello stadio per concerti sono superiori a quelli ricevutii da Milan e Inter durante tutto l’anno. Altro che stadio in perdita. E poi il terreno: stimato in 800 euro al metro quadro. Una cifra ridicola, da insulto all’intelligenza di chiunque viva a Milano. Un vero regalo fatto a chi dovrebbe invece rendere conto di debiti per oltre un miliardo di euro. Lo ha ricordato anche l’ottimo Bellavia, esperto di diritto penale dell’economia: in un paese serio, operazioni di questo tipo sarebbero vietate fino al saldo dei debiti. Insomma, amici bianconeri… viene solo la nausea. E intanto noi siamo sempre quelli "da punire". Che schifo. -
I 70 anni di Michel Platini
Juventus_addicted ha risposto a Roger Keith Barret Discussione Juventus forum
Grazie Michel per aver contribuito a rendere la mia adolescenza un tempo indimenticabile. Buon Compleanno. Per i più giovani: Tratto da "storiedicalcio": Dalle strade di Joeuf ai tre sandwich di Boniperti lungo la «vie en rose» di Nancy e Saint Etienne, i «coups francs», un cane più bravo di Zoff, il nonno piemontese, la cugina di Novara SAINT ETIENNE. In principio, nella vita di Michel Platini, «Le platine» come dicono i francesi, «il platino», c’è un cane. Poi c’è la saracinesca di un garage. E quindi, c’è un palo della linea telegrafica Nancy-Metz. «Il cane si chiamava Fufi ed era il cane di mia cugina Stefanina che sta in Italia», ricorda Michel. Passeggiamo sulla «pelouse» dello stadio «Geoffroy Guichard», che è il campo di calcio di Saint Etienne, tettoie in lamiera, seggiolini multicolori, la ciminiera fumante di una fabbrica di bottiglie da un lato. Vetri e bottiglie, e il carbone, sono la ricchezza di Saint Etienne. «Fufi è stato il mio primo portiere». Michel è di buon’umore. «E la saracinesca del garage vicino alla casa in cui abitavo, a Joeuf, è stata la mia prima porta di calcio». Ha buoni e simpatici ricordi, Michel, e la mattina a Saint Etienne è piena di sole. «Il palo del telegrafo, poi, mi serviva per prendere la mira. Naturalmente, sto parlando di tiri col pallone. E di quando avevo sette anni». JOEUF E IL NONNO Joeuf, cinquanta chilometri da Nancy, è un paese di minatori, case grigie, strade bitumate, e alla Rue Saint-Exupery, numero sette, un giorno di giugno nasce Michel, è l’anno 1955. «Mio nonno era italiano, piemontese di un posto di collina vicino Novara, faceva il muratore e venne a cercar fortuna in Francia. Vennero lui, due fratelli e due sorelle, e si sistemarono a Joeuf. Mio nonno si chiamava Francesco ed era veramente un grand’uomo. A Joeuf è nato mio padre e sono nato io, ed è nata mia sorella Martina. Questo è stato l’inizio». Michel racconta con un certo gusto. Dei Platini solo nonno Francesco ebbe la forza di restare a Joeuf. Gli altri suoi fratelli tornarono sotto il cielo più benevolo delle colline novaresi. Mettendo su mattoni, Francesco Platini (ancora senza accento sulla «i») fa un gruzzolo di vecchi, benedetti franchi e si compra un bar. E’ «le Café des Sports» di Joeuf. «Mio nonno era patito di calcio, non poteva comprare che quel caffè, il bar degli sportivi di Joeuf» UN «GAMIN» «Nella mia vita c’è stato subito il pallone. Mio padre è un vero intenditore di calcio. Sarebbe diventato un grande giocatore – dice il figlio. – Giocava a centrocampo, milieu de terrain, ma volle rimanere un amateur, un dilettante del calcio. Finì col fare l’allenatore nel tempo libero. Quando smisi di centrare il palo del telegrafo ed ebbi undici anni e firmai il primo cartellino per il Jovicienne di Joeuf, lui è stato il mio maestro. Se sbagliavo uno stop, mi faceva fare venti giri di campo. Era meglio tirare il pallone a Fufi il cane». A proposito di Fufi, un giornale parigino ha scritto che «il grande portiere italiano Dino Zoff avrebbe fatto bene a conoscere Fufi, il cane dei Platini, perchè Fufi era capace di prendere quei palloni che Zoff non è riuscito a prendere». Dunque, Platini. Nato col pallone, un disastro a scuola. È un vero «gamin», un monello. C’è un abate Pieron di un collegio di Briey che se lo ricorda ancora. E un monsieur Deremble, direttore del collegio, ha dichiarato a un giornale di Nancy, nel coro dei commenti alla partenza di Michel Platini «pour l’Italia», che star dietro allo scolaro Platini «era una faccenda scioccante». «Beh, insomma, non stavo fermo un minuto», dice Michel. INSUFFICIENZA CARDIACA La verità è che Michel Platini era un discolo. La sua giovane insegnante di inglese e l’autista dell’autobus sul quale Michele saliva per andare a scuola, un certo Parachini, ne sapevano qualcosa. Parachini però era un duro. E se Michel sull’autobus esagerava, Parachini frenava brusco e diceva a Michel di scendere. Più volte il «petit Platini» si fece a piedi da casa a scuola, sei chilometri. Quasi Gian Burrasca. Agli insegnanti che lo rimproveravano, lui replicava: «Vous verrez quand je serai champion». È stato di parola. «A quattordici anni – mi racconta Michel – vado a Parigi, finale del concorso per i migliori giovani calciatori di Francia. Allo stadio di Colombes c’era un vento cane. Non riuscii a toccare e a giocare un solo pallone buono. Mi offrirono un biglietto per andare sulla Senna in battello e uno per andare a vedere la Torre Eiffel. Gli altri ragazzi rimasero allo stadio a giocare al calcio, a me consigliarono di fare il turista». Era il maggio del 1969. Non andò meglio a Metz. «Diciassette anni, andai a fare un provino. Visite mediche. Mi misero davanti ad uno spirometro. Un tipo mi dà un tubo e mi dice: soffiaci dentro. Soffiai, ma cautamente. Il tipo mi dice: soffia più forte. Io riprovo. Quello fa: ancora più forte. Non so come, forse l’emozione, io soffiai forte e persi i sensi. Mi dissero che l’ago rivelatore aveva segnato tre litri d’aria, che era una capacità polmonare fiacca e mi liquidarono con una bella sentenza: insuffisance cardiaque». NANCY, LA SUA CITTÀ E, poi, Nancy. Comincia la «vie en rose» per Michel Platini. Egli è un giovane promettente calciatore che ha soltanto una palese incomprensione con gli spirometri. Bocciato a Metz, lo richiedono il Sochaux e il Sedan, persino il Charleroi dal Belgio. Ma Aldo Platini ha amici a Nancy, per esempio Hervé Collot, ex «capitano» della squadra lorenese. È un buon passepartout. Michel è del Nancy. Metz, la squadra di Nestor Combin, non è più una nostalgia. «E a Nancy conosco Claude Cuny». Sembra uno qualunque. Invece, Cuny è il presidente del Nancy e, quel che più conta, è l’uomo che inventa per Michel le famose quattro sagome azzurre di plastica con le quali il figlio del professore di matematica e intenditore di calcio Aldo Platini perfeziona il suo «coup frane», il suo calcio di punizione, quello che il cane Fufi riusciva a parare e che risulta essere una «chance» di famiglia perché già il calcio di punizione di Aldo Platini, il padre, era una grossa cosa. Quando parla dei suoi anni a Nancy, Michel Platini fa gli occhi dolci e la voce sentimentale. «Nancy est ma ville et elle le resterà encore après le football. I’y reviendrai, c’est sur». La neve a Nancy, le inferriate rosse di Nancy, la Place Stanislas di Nancy, il pubblico dello stadio «Marcel Picot» di Nancy, gli amici, Olivier Rouyer «la freccia del Nancy» e Francisco «Paco» Rubio, e la pizzeria «Capri». Che tempi, a Nancy! UN NANO Una delle cose più buffe che mi ha raccontato Platini è quando per guardare nonno Francesco e i suoi fratelli doveva «alzare gli occhi parecchio». «Loro erano dei giganti ed erano buoni per giocare a basket-ball, ma io proprio non crescevo mai, e in casa mi chiamavano “le nain”. Je devais toujours lever la tire pour les regarder. Ma per fortuna, un anno, venni su di colpo di dieci centimetri». Indubbiamente, deve essere stato uno dei migliori anni di Platini. Ma, poi, questo Platini «nanin» (oggi un metro e 78) era ugualmente un fenomeno sportivo. Dai ricordi del padre: «A dodici anni lo metto in un kavak sulle onde lunghe dell’Atlantico in Bretagna, a Perros Guirec, bella stagione balneare. Comme par enchantement, il trouve immédiatement le style du spécialiste». Alla pallavolo, alla pallamano, al basket, al tennis Michel Platini di primo acchito ha sempre lo stile dello specialista. Diciamo che, in ogni sport dove c’è una palla, Michel non è mai in difficoltà. E sulle piste ghiacciate del pattinaggio? Anche là, un fenomeno. Aldo Platini non si entusiasma facilmente per il figlio: dice le cose come stanno. E quando dalla barca lo buttò per la prima volta in mare? «Un poisson dans l’eau!», un pesce. Ecco che cos’è Platini. Sulla spiaggia di Perros Guirec, nella dolce Bretagna, Michel palleggia a piedi nudi come i brasiliani. E’ uno degli esercizi in cui lo allenava particolarmente il padre. Non hanno prodotto caviglie infrangibili: quella sinistra di Michel ha fatto due volte trac (è scritto nella «sèrie noir» degli infortuni, sei, di Platini). TREMARELLA Da giocatore professionista il nostro Michel debutta a Nancy un giorno di maggio, contro il Nimes. Gli danno la maglia numero undici, Kuzowski il titolare è infortunato, e gli dicono di stare avanti. Stagione 1972, Michel ha 17 anni. «Quel trac!», dice. Che tremarella! Per venti minuti non tocca palla. «Non vedevo niente, mi si era appannata la vista. Per me fu un giorno di nebbia. Eppure c’era un gran sole». Passata l’emozione del debutto (Platini si diventa dopo), Michel fa due gol nelle successive due partite, contro il Sedan e contro il Lyon. Le cose si mettono bene, la tremarella non ci sarà più. Comincia «la leggenda». Devono però saperne poco a Bastia, dove notoriamente vive gente cattiva, perché, là, la leggenda-Platini viene presa a sputi e a insulti. Qualche fischio ci sarà a Saint Etienne anche dopo che Platini è diventato un idolo da queste parti, ma – si sa – anche gli idoli vengono fischiati qualche volta. Mentre con la maglia verde – «Les verts» – del Saint Etienne vola verso una finale europea, sfonda anche in nazionale, chiamatovi da Hidalgo, e «France Football» lo definisce «la locomotiva che conduce i francesi ai mondiali». Con Hidalgo ha un piccolo scontro di opinioni: quello vuole farlo giocare centravanti, Michel si sente un «milieu de terrain», un centrocampista. Vince Michel, il match è chiuso. «Sono pazzo di gol – mi dice Platini – ma non sono un centravanti. Io parto da lontano, mi inserisco. Ho sempre ammirato i registi. Da ragazzino, i miei idoli erano Rivera e Mazzola. Poi, ho ammirato Guillou. E ci ho giocato insieme, con soddisfazione». NAPOLI Il giorno che gioca a Fuorigrotta con la nazionale, prima dei «mondiali» in Argentina, Michel Platini aggira Zoff con due dei suoi «coups francs», punizioni, e scopre nel tiepido pomeriggio napoletano di febbraio che cos’è il tifo in Italia. Egli però ha modo di dichiarare: «Sono francese e mi sento tale. Stimo l’Italia, ma io non sono italiano». Ora, dopo aver firmato per la Juventus, rifiutando una eccitante contemporanea offerta del Paris Saint Germain, Michele Platini corregge il tiro e declama: «Parigi è Parigi, ma la Juve è la Juve». D’altra parte, suo nonno non era piemontese? E la cugina Stefanina non vive ad Agrate Conturbia, su una collina a trenta chilometri da Novara, e non lo chiama forse «Michelino», «il mio cugino Michelino, francese sì, ma il nonno era di qua»? Lascia la Francia perché il calcio francese non gli dice più nulla. L’ho visto intervenire molto regalmente la sera dell’ultima giornata di campionato qui, a Saint Etienne, quando tutti «les verts» correvano come matti e segnavano gol a gettoni nel vago-sognato-impossibile-inutile tentativo di sorpasso al Monaco per il titolo e lui, Michel Platini, toccava di grazia ma senza scomporsi essendo proprio di un altro pianeta, non un postino del pallone, ma un artista. Nel dramma della serata per un titolo già perduto, segna due gol da re e un terzo pallone mette dentro la gruviera del portiere di Metz Ettori (mai nome glorioso è stato tanto mortificato: nove gol nella sera di Saint Etienne) con un delicato colpettino di mano, annullato, da gran giocoliere del Circo di Mosca. MICHELINO E PABLITO Certo, sarà una bella coppia quella di «Michelino» e «Pablito» per una Juve di tutte stelle. Saint Etienne non ha fatto cose folli per l’ultima partita di Platini con la maglia biancoverde, e c’erano solo 17 mila spettatori sotto le tettoie in lamiera del «Geoffry Guichard» la sera degli ultimi due gol di Michel. Mi ha spiegato Gerard Simonian, chef du sport de «La Tribune» mangiando una pizza napoletana al ristorante di Mario D’Angelo, siciliano trapiantato qui da venticinque anni, amico di tutti i giocatori del Saint Etienne: «Il fatto è che nel Saint Etienne ci sono, oggi, un sacco di casini e nessuno ha voglia di organizzare feste, neanche per uno che si chiama Platini». Però Mario D’Angelo, «chez Mario», che ne sa una più del diavolo, mi confida: «Non c’è più grande entusiasmo per il Saint Etienne. Questa non è una grande squadra. Io mi ricordo quella di Larqué, di Bathenay, di Synaeghel. E, qui, una sola festa si è fatta: per Piazza l’argentino. Una favola era quell’uomo, veniva a giocare a bocce sul marciapiede del ristorante, e tiravamo le tre di notte, giocandoci la birra. Poi, era sempre il migliore in campo». La festa a Platini si farà in settembre: la Juve verrà a giocare in amichevole e mostrerà Michel in maglia bianconera per i rimpianti e i sospiri dei «platinois» di questo delizioso posto della Lorena neanche sporcato dal gran carbone che produce. TESTA A TESTA C’è un infortunio nel vostro futuro. Sembrò lo slogan di Platini fra gli anni ’72 e ’76. Due volte gli saltò la caviglia sinistra; una volta si ruppe una mano e una volta un braccio; gli hanno tirato fuori, inutile e fastidioso, un menisco. Ma storica è rimasta la grande capocciata con Tresor, un kappaò spettacolare, lo stadio ammutolito. «Mi hanno chiesto spesso dei miei infortuni – mi dice Platini – Ma non preoccupatevi, in Italia. Sono solido. Dopo l’operazione al menisco, guarii in diciannove giorni. Le mie ossa non si sbriciolano». Pessimista, invece, è Johnny Rep, l’olandese che gioca nel Saint Etienne e che mi chiede di Krol, e poi fa: «Non sarà facile per Platini da voi, con i difensori che avete». Ho chiesto a Platini, che nell’ultimo campionato francese ha segnato ventidue gol in trentotto partite, quante ne segnerà in Italia in trenta. Mi ha detto: «Dieci gol sicuri. E vengo a rendere un po’ più offensivo il gioco italiano». IL PASTORE TEDESCO Viene in Italia, e alla Juventus, convinto che non c’è posto migliore per giocare al calcio. «Siete unici, nel football create un ambiente pazzesco», ha dichiarato a un giornalista torinese. Lascia una villa con giardino e altalene per le sue bambine, Laurent di tre anni e Marina di 16 mesi, nel quartiere residenziale che è L’Etrat di Saint Etienne, ma la Juve gliene ha trovata una altrettanto confortevole sulla collina di Torino, press’a poco dove abita Tardelli. A Torino verrà con la bellissima moglie Christele, capelli biondi, bocca irresistibile e origini bergamasche, il padre (monsieur Bigoni, costruttore edile) ha grossi affari e una gran villa bianca a Plombières-les-Bains, piscina e campo da tennis. Verrà con le due figlie e con Mitty, il pastore tedesco che dovrà tenere lontano i fotografi («ne ho orrore») dalla sua privacy. Verrà per concedere interviste a pagamento e per conservare gli sponsor da mezzo miliardo l’anno: un succo di frutta, scarpe per bambini, calze sportive, maglie da gioco. Con la Juve ha un contratto per due anni. Potranno diventare tre, poi Michel potrebbe finire negli Stati Uniti («ci vanno tutti, si vedono bei posti, si guadagnano dollari»). GLI HOBBY Non ne ha uno, non va neanche al cinema, preferisce la televisione. Ama la poesia? Lamartine? Ha risposto sinceramente: «Lamartine e io siamo due cose diverse». E Jacques Laffite? «Non mi interesso molto di automobilismo. Mi piace il rugby». I giocatori che ammira di più sono due. «Beckenbauer e Cruijff». Poi aggiunge: «E Gerd Muller, perché sapeva fare dei gran gol». È a favore della pena di morte ed è per la parità fra uomo e donna. I giornalisti? «Bons. Ma sono troppo appiccicosi». Paragonato spesso a Raymond Kopa, ecco quello che ne pensa Albert Batteux uno dei più prestigiosi allenatori di Francia: «Platini fa più gol, è altruista, Kopa non mollava una palla che era una, ma Platini è meno rapido ed ha meno temperamento». Pare che Michel sia un solitario. «Solo all’apparenza», corregge. Trentaquattro partite in nazionale, venti gol. «In Italia si gioca solo alla domenica, avrò più tempo per la mia famiglia. E avrò sempre tempo per la nazionale francese. Je suis fier de la servir». Le vacanze che preferisce: Brasile, Martinica, Thailandia. Il giocatore che gli è più antipatico? Il nizzardo Huck che gli disse una volta «ma chi ti credi di essere», Michel disse di essere Platini, poi lo giocò sei volte facendo quattro reti e due passaggi-gol. Gli avversari coi quali non l’ha mai spuntata facilmente? Laposte del Paris Saint Germain e Kabyle del Nimes. LA CUGINA DI NOVARA Bernard Persia di «Foot 2» è partito alla scoperta dei parenti italiani di Platini e ha trovato una cugina ad Agrate Conturbia, in Piemonte: Stefanina, con suo marito Piero Santi. Sono loro che hanno tirato fuori la storia del cane Fufi. Quand’era piccolo, Michel Platini partiva dalla Francia con la famiglia e andava a far le vacanze da Stefanina. La cugina ricorda: «Aveva un caratterino. Non gli andava mai di perdere. Giocavamo a carte e, se era lui a perdere, non voleva proprio starci». La cugina, che non aveva più notizie di Michel, un giorno lo vide in una trasmissione di una tv privata. Fu un gran colpo. Era diventato il miglior calciatore di Francia. Ha detto Stefanina, tanto per stabilire che quella di Michel è una faccia italiana: «Ha le stesse fossette, la stessa fronte, lo stesso sorriso, lo stesso naso dei Platini». E, giustamente, non ha accettato l’ultima «i». Un poster di Michel fa bella mostra nella casa della cugina a Conturbia. Ma il paese, ora, pretende che Michel vada sulla collina in carne e ossa. Loro, poi, andranno a vederlo giocare nella Juve. IL VIAGGIO IN ITALIA Quando è partito per firmare per la Juventus, Platini ha preso in contropiede tutti i giornalisti. Non se ne sarebbe saputo niente se non avesse funzionato il «telefono rosso» di Europe 1, la più popolare emittente radiofonica francese. I particolari me li racconta Eugène Saccomano, amico di Platini e voce notissima di Europe 1. «Il telefono rosso è un numero particolare della nostra emittente che tutti possono chiamare per darci la migliore informazione della settimana. Quella che poi utilizziamo viene premiata con cinquecento franchi. Bene, venerdì squilla il telefono rosso e una voce ci dice: Platini sta partendo per l’Italia, chiamo dall’aeroporto di Lyon. L’informatore, per il quale sono pronti i cinquecento franchi, è ancora anonimo. Ma solo un tecnico dell’aeroporto di Lyon poteva darci una soffiata del genere, uno cioè al corrente dei piani di volo predisposti dallo scalo di Lyon. Così noi di Europe 1 siamo stati gli unici a sapere del viaggio di Platini a Torino a bordo di un petit Cessna quattro posti. Quando abbiamo rilanciato la notizia in Italia, nessuno voleva crederci. Per convincere un giornale di Milano, poiché nel frattempo avevamo raggiunto telefonicamente Platini a Torino nello studio di Boniperti, abbiamo dovuto fare ascoltare la registrazione delle voci di Platini e di Boniperti. Il giornalista milanese che non voleva crederci mi è sembrato addirittura addolorato perché continuava a dire: impossibile, impossibile, Platini è dell’Inter». Sul viaggio segreto di Michel a Torino e sul suo ingaggio da parte della Juve la Francia conosce ormai tutti i dettagli che sono stati rivelati in esclusiva da «Paris Match» in un servizio di 318 righe, con una foto di Platini nella rilassante vasca da bagnomassaggi dello stadio di Saint Etienne, e il titolo «Le sette ore che hanno cambiato la mia vita». Di queste sette ore, tre sono state durissime. «Sono state le tre ore di discussione con Boniperti», mi ha confermato Platini ammirato dallo stile del presidente juventino ma anche scosso dalla sua abile fermezza. UNA PARKER TUTTA D’ORO I dettagli che più hanno impressionato i lettori di «Paris Match» sono i seguenti: 1) appena il giorno prima del «voyage en Italie» di Platini, quattro molto simpatici dirigenti dell’Arsenal, incontratisi col campione francese in un albergo di Saint Etienne, erano rimasti con la convinzione di avere le stesse chances della Juve, fifty-fifty; 2) il Paris Saint Germain non ha ancora capito, avendo offerto quasi il doppio della Juve (ma annunciava una colletta tra i suoi tifosi), perché Platini abbia preferito l’Italia; 3) Michel Platini è volato in Italia con Bernard Genestar, suo consigliere di affari, che sedeva accanto a lui sul Cessna a quattro posti, e con Philippe Piat, consigliere dei giocatori professionisti francesi, che invece sedeva dietro; 4) mentre l’aereo atterrava all’aeroporto di Caselle, la testa di Platini era vuota, egli non aveva preso alcuna decisione però pensava a nonno Francesco e guardando il cielo azzurro di Torino prometteva al nonno di «diventare una vedette nel suo paese»; 5) all’aeroporto di Caselle c’era la limousine grigia di monsieur Agnelli, la limousine era blindata, Boniperti era alla guida e lo chaffeur sedeva dietro; 6) lo chaffeur era armato; 7) alla fine di una discussione a sei – Michel Platini, Genestar, Piat, Boniperti, Giuliano d.s. della Juve e un avvocato italiano amico di Genestar – Michel si aspettava una colazione con vitello tonnato, o una scaloppe all’albese, e una bottiglia di barolo, gli venivano offerti invece due sandwichs (e un terzo riusciva a soffiarlo a Boniperti); 😎 al colmo del deludente spuntino, Michel Platini si è sentito chiedere da Boniperti se preferiva un succo di frutta al naturale o un succo di frutta con la soda; 9) Michel Platini ha replicato con trasporto: «Non, président, champagne!», ed è giunta una bottiglia di Asti; 10) Boniperti gli ha detto: Adesso che siete dei nostri, dovete tagliarvi i capelli» e Michel Platini.con un «coup frane» di lingua ha chiesto: «Avete forse paura che mi possano cadere?» ; 11 ) Michel Platini ha sottoscritto il contratto che lo lega alla Juve per due anni con una «Parker» d’oro prestatagli da Bernard Genestar; 12) il ritorno è stato tranquillo, mentre all’andata Michel, attardandosi a bere un caffè, aveva costretto il pilota del Cessna a cambiare il piano di volo. UNA COCA Il viaggio-lampo di Michel Platini si è concluso con una Coca Cola offertagli dalla moglie Christèle al suo ritorno a casa. Lui ha detto: «On a gagné!». Lei si è compiaciuta e poi ha azionato il videoregistratore assistendo con Michel al film «La guerra dei bottoni». Anche questo ha scritto «Paris Match». Alla Juve, in tanti anni, è arrivata tanta gente: Luisito Monti con i suoi 92 chili, Mumo Orsi con la più bella brillantina nei capelli, Renato Cesarini col violino e la sua celebre «zona», Felice Borel col soprannome di Farfallino, Omar Sivori col suo fantastico piede mancino. Ora c’è Michel Platini con l’accento sulla «i» ma proprio con le fossette, la fronte, il sorriso e il naso dei Platini che non hanno mai avuto la «i» accentata, sono nati sulle colline novaresi e gli piaceva il calcio. Ma questo, a Saint Etienne e nella Lorena, non risulta. Qui, Michel ha una tipica faccia francese che andrebbe benissimo sull’etichetta di uno champagne «très brut». -
Acerbi a muso duro con un tifoso del PSG: "Non mi piace essere preso per il c**o, sono matto e ti sfondo di botte"
Juventus_addicted ha risposto a Stino91 Discussione Serie A e Campionati Esteri
impossibile sia accaduto. Lui è una brava persona, mica come Juan Jesus che lo ha irriso per il colore della pelle. ps: non mi stupirei qualcuno prima o poi sfondi lui, di legnate- 195 risposte
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Ufficiale, Gattuso è il nuovo CT della Nazionale: "Spero di essere all'altezza di questo sogno. L'obiettivo è ricreare una famiglia e portare l'Italia ai mondiali"
Juventus_addicted ha risposto a Tudor Discussione Serie A e Campionati Esteri
si nun curriti, vi ‘mpijju l’nduja ‘ndo culu! -
Report - Analista finanziario rivela: "A Londra tutti sapevano dei ricavi farlocchi dell'Inter. Anche Figc e Covisoc avevano documento. Agli Zhang ritirato passaporto"
Juventus_addicted ha risposto a Uchy Discussione Serie A e Campionati Esteri
Quindi: si indebitano di nuovo per coprire un debito vecchio. Un classico gioco delle tre carte, ma con l’applauso generale di alcuni media, il silenzio di altri. Perché questa manovra adesso? Perché da febbraio 2026 quel bond avrebbe avuto un impatto negativo sugli indici finanziari per l’iscrizione alla Serie A 2026/27. E proprio in quella stagione entra in funzione un nuovo organismo di controllo, che sostituirà quei nullafacenti di Covisoc. Si dice sarà più indipendente, più severo. Noi incrociamo le dita… ma non ci illudiamo. Perché quando si tratta dell’inter, la storia è sempre la stessa: Proprietà cinese (Suning) evaporata, passaggi societari ambigui, indebitamento costante, eppure mai una penalizzazione, mai una domanda scomoda, mai un titolo in prima pagina che metta in discussione la loro “gestione”. L'inchiesta di Report come se non fosse mai esistita. Nel 2006 bastò qualche telefonata per distruggere la Juve. Con la vicenda plusvalenze e la manovra stipendi cercarono pure "la carta che non doveva esistere". Da sempre l’inter fa acrobazie finanziarie e nessuno si scandalizza. Due pesi, due misure. Sempre. E intanto continuano a competere sul campo senza rispettare davvero le stesse regole di tutti gli altri. Vedremo nel 2026 se il vento cambierà. O se continueranno a galleggiare… sulle coperture degli altri. Non mi illudo. Sono schifato -
Ricambio ed Appartenenza Juventina
Juventus_addicted ha risposto a Anastasi65 Discussione Juventus forum
Condivido pienamente il pensiero dell'autore del topic; anch'io vivo lo stesso smarrimento. Ho solo qualche anno in meno di te, e ricordo bene quando il binomio Juventus/Agnelli rappresentava per noi tifosi un simbolo di classe, eccellenza, leadership. Anche nei periodi senza vittorie, ci dava comunque un senso di appartenenza, una comunione di intenti tra società, proprietà e tifosi. Abbiamo affrontato Calciopoli, una ferita profonda che ha oltraggiato il nostro amore per la Juve. Non sapevamo quando e come saremmo tornati a vincere. Fu Andrea Agnelli a ridarci quelle emozioni. Ricordo ancora con un misto di commozione, ammirazione e orgoglio le sue parole all'inaugurazione del nuovo stadio: “Benvenuti a casa. Siamo decine di milioni nel mondo, milioni in Italia e centinaia di migliaia in questa città. Sappiamo gioire, soffrire, stringere i denti, noi siamo la gente della Juve. Siamo gente che si riconosce, che sa accettare i risultati ottenuti su un campo verde come questo, con linee che non mentono perché il campo dice sempre la verità” . Oggi, dopo la sua rimozione con metodi che sembrano più da golpe che da normale transizione societaria, quell' accettare i risultati del campo verde è decisamente più difficile, specie considerando che altre realtà sembrano intoccabili, pur avendo anch'esse i loro scheletri nell'armadio; ed inoltre sembra difficile che all'orizzonte emerga una figura carismatica e capace. E questo è un altro motivo di frustrazione: la Juve è una realtà mondiale, ben superiore per appeal e introiti alle contendenti italiane. Dovrebbe sopravvivere a tutto e tutti, mantenendo un elevato standard qualitativo indipendentemente dalle persone che la guidano, così come fanno le squadre europee di pari lignaggio. Perché dobbiamo invece attraversare periodi di così modesto valore? È solo un ciclo che si apre e si chiude? Sarò anche un complottista, ma il mio timore è che la Juventus sia diventata merce di scambio per altri accordi che nulla hanno a che fare con il calcio. E questo vorrebbe dire che, se un giorno dovessimo tornare a vincere, dovrei avere dubbi sulla liceità anche delle nostre vittorie. Un grande conflitto interno, quindi. Per questo dico sempre che andrebbe scoperchiato tutto il marciume di questo bellissimo sport; solo così, nel mio caso almeno, potrei tornare al romanticismo di quei meravigliosi anni in cui il calcio era sport e sana competizione. Un saluto, viva la Juve! -
Inter: Triplete, Biplete o Monoplete?
Juventus_addicted ha risposto a PlatiniMichel Discussione Serie A e Campionati Esteri
Nel frattempo si attaccassero ar_cazzo! Scusate il francesismo. Bonjour a tout le monde! -
Inter: Triplete, Biplete o Monoplete?
Juventus_addicted ha risposto a PlatiniMichel Discussione Serie A e Campionati Esteri
Stasera mi riconcilio con il signore: Nuntio vobis gaudium magnum "Audite, audite, populi omnes! Nuntio vobis gaudium magnum et hilaritatem infinitam: in die tenebrosa et plena calamitate, Inter Mediolanensis, superbia falsa et vana, fuit humiliter contrita sub pedibus hostium! Clades magna! Desperatio nerazzurra! Et nunc, cum silentio porcinorum, recedunt ab Europa, more ignavo et lacrimoso!" --- Traduzione: Ascoltate, ascoltate, o popoli! Vi annuncio una grande gioia e infinita allegria: in un giorno oscuro e pieno di calamità, l’Inter di Milano, superbia falsa e vana, è stata umilmente schiacciata sotto i piedi dei nemici! Grande disfatta! Disperazione nerazzurra! E ora, nel silenzio dei porcelli, abbandonano l’Europa, in modo codardo e piagnucolante! -
(Cds) "Per la panchina della Juventus occhio a Bruno Genesio del Lilla, a Torino seguono anche gli sviluppi del rapporto Simone Inzaghi-Inter"
Juventus_addicted ha risposto a Vs News Discussione Juventus forum
La Juve che prende Genesio, il protagonista della canzone di Van De Sfroos: un po’ tütt puèta, spazzèn, astronauta e magütt, in cerca di senso tra curtèll in una man e nell’oltra un màzz de fiuur. Dopo Motta che pareva un boomerang ciùcch , arriva Genesio col suo nome da personaggio uscito da una poesia comasca e la faccia da uomo che "cun qualsiasi vestii, suta … sun biùtt…" La Juve, in fondo, è una trottùla mata sempre in gir senza sosta, tra rivoluzioni e ritorni, zìngher e sciuur del calcio italiano. E Genesio, nel suo piccolo, pare uno di quei personaggi da sacòcia cun scià el paradisi insèma al rusètt, sperando che sappia più di fiuur che di curtèll. Ma occhio: a Torino vogliono i benìì, non solo el surìis. Che dire? Se arriva Genesio, si parte per un’altra stagione cumè el mercurio nel termometro: su e giù, tra fortuna e scarogna. Sperando almeno che se el diàvul el pìca el ciàpa la mira. -
29 maggio 1985 - 29 maggio 2025: 40 anni dalla strage dell'Heysel, 40 anni senza i nostri 39 angeli!
Juventus_addicted ha risposto a Leevancleef Discussione Juventus forum
Heysel, 29 maggio 1985 – Il giorno che non possiamo e non dobbiamo dimenticare Oggi, come ogni anno, il 29 maggio torna a farsi sentire. Non è una data come le altre per noi juventini. È una cicatrice profonda, un dolore muto che il tempo non è riuscito a cancellare. È il giorno in cui il calcio smise di essere solo passione e divenne tragedia. È il giorno in cui 39 vite furono spezzate all’Heysel di Bruxelles. Rocco Acerra (28) Bruno Balli (50) Alfons Bos (35) Giancarlo Bruschera (35) Andrea Casula (10) Giovanni Casula (43) Nino Cerullo (24) Willy Chielens (41) Giuseppina Conti (17) Dirk Daeneckx (27) Dionisio Fabbro (51) Jaques François (45) Eugenio Gagliano (35) Francesco Galli (24) Giancarlo Gonnelli (45) Alberto Guarini (21) Giovacchino Landini (49) Roberto Lorentini (31) Barbara Lusci (58) Franco Martelli (22) Loris Messore (28) Gianni Mastroiaco (20) Sergio Bastino Mazzino (37) Luciano Rocco Papaluca (37) Luigi Pidone (31) Benito Pistolato (50) Patrick Radcliffe (38) Domenico Ragazzi (44) Antonio Ragnanese (29) Claude Robert (30) Mario Ronchi (42) Domenico Russo (26) Tarcisio Salvi (49) Gianfranco Sarto (46) Amedeo Giuseppe Spolaore (54) Mario Spanu (41) Tarcisio Venturin (23) Jean Michel Walla (32) Claudio Zavaroni (28) A ognuno di loro è stata strappata la vita, i sogni, gli abbracci, il futuro. Alle loro famiglie è stata lasciata solo l’assenza, un vuoto che non si colma. Quella sera del 1985, io ero adolescente, davanti alla tivù. E quando Platini segnò, esultai. Come un ragazzo, ingenuamente, troppo preso dalla partita e senza capire appieno l’abisso che avevo davanti agli occhi. Mio padre, talmente scosso da ciò che aveva visto, non disse nulla. Non ebbe nemmeno la forza di rimproverarmi. Spense il televisore alla fine della partita. In quel gesto muto c’era tutto: il rispetto, il dolore, l’inadeguatezza delle parole. Perché quella Coppa, anche se alzata, non potrà mai pesare quanto le vite perdute. Non potrà mai brillare più del ricordo delle 39 vittime. E noi, oggi, abbiamo un solo dovere: ricordarle. Sempre. E c’è un’altra cosa che dobbiamo dire con forza. A chi, ancora oggi, infanga la memoria delle vittime dell’Heysel con cori ignobili, con insulti vigliacchi e con l’odio cieco del tifo più becero: vergognatevi. Quelle 39 persone non erano un “numero”, non erano “nemici”. Erano uomini, donne, ragazzi, bambini. Erano esseri umani. Erano tifosi, come lo siete voi. E chi si prende gioco della morte non solo mostra di non avere rispetto per la Juventus, ma di non avere rispetto per la vita stessa. Ogni volta che diciamo “Fino alla Fine”, sappiamo che quelle parole portano dentro anche loro. Le nostre 39 stelle. La nostra memoria, il nostro lutto, il nostro impegno a non dimenticare. Che il vostro ricordo sia eterno. Che la vostra assenza pesi più dell’oro. Che la Juventus non dimentichi mai chi ha perso tutto per amore dei suoi colori. 🖤🤍 Per sempre con voi.- 143 risposte
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40° Anniversario della strage dello Stadio Heysel: Eventi a cui partecipare
Juventus_addicted ha risposto a andreasv Discussione Juventus forum
@andreasv Buongiorno, mi rivolgo a te in quanto membro del team di VecchiaSignora. Domani ricorre l’anniversario della tragedia, un momento sempre molto delicato per tutti noi. Credo sarebbe significativo che foste voi ad aprire un topic dedicato, così da raccogliere in modo ordinato i pensieri e i ricordi di chi vorrà lasciare un contributo, evitando che si disperdano tra i vari messaggi. Avete già pensato a qualche iniziativa o gesto collettivo per commemorare insieme?- 64 risposte
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- jofc bassano del grappa
- comitato reggio emilia
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(Gds) "Conte si avvicina alla Juventus grazie a Chiellini, De Laurentiis accelera per Allegri per anticipare le milanesi"
Juventus_addicted ha risposto a Vs News Discussione Cestino
Quando il Napoli vinse lo scudetto con Spalletti, dissi – con la sicumera tipica del bar sport – che non avrebbero più vinto nulla per almeno dieci anni. E invece… hanno rivinto quest’anno. Nel frattempo cos’è successo? Beh, intanto ho scoperto che anch’io posso fregiarmi del titolo di fenomeno da tastiera (specializzazione in gufate boomerang). E poi è successo che il Napoli ha chiamato l’unico essere umano capace di motivare pure i soprammobili, cavare sangue dalle rape e trasformare l’acqua in Barolo: Antonio Conte. Ecco, lo dico senza vergogna: un suo ritorno alla Juve lo accetterei. Eccome. Certo, con un misto di speranza e terrore, perché negli ultimi anni la nostra panchina è diventata un tritacarne per le illusioni: – "Con Pirlo giocheremo champagne football!" – "Con Allegri questa la portiamo a casa anche dormendo!" – "Con Motta vedremo finalmente il bel gioco!" Risultato? Un documentario horror in più stagioni, stile Juveflix. Quindi sì, ridatemi pure Conte... ma magari portategli anche un esorcista. -
Inchiesta Ultras, Inter e Milan patteggiano: 1 turno di squalifica a Inzaghi e Calhanoglu. Calabria invece non patteggia e sarà ascoltato nei prossimi giorni da Chinè
Juventus_addicted ha risposto a Sylar 87 Discussione Serie A e Campionati Esteri
Per chi non ha la pazienza di leggere tutto il malloppone, un piccolo riassunto: L’inchiesta giornalistica andata in onda su Rai3 il 19 maggio ha svelato inquietanti legami tra dirigenti dell’Inter, in particolare Javier Zanetti, e ambienti malavitosi legati alla Curva Nord, tra cui Antonio Bellocco e Davide Scarfone, coinvolti in reati gravissimi (estorsioni, usura, minacce). Le intercettazioni e le testimonianze confermano un rapporto confidenziale, altro che “un solo incontro fuori dal ristorante”. Eppure, la giustizia sportiva ha chiuso tutto con un ridicolo patteggiamento: 14.500 euro per Zanetti, 70.000 per l’Inter, zero per Marotta. Una farsa. La Procura Federale, insieme agli altri organi competenti, ha dato l’ok a sanzioni simboliche, ignorando il clamoroso disvalore dei fatti e la portata dell’indagine. Gli stessi organi che nel 2017 avevano massacrato la Juventus per rapporti con gli ultras ben meno gravi, oggi tacciono e si nascondono dietro un garantismo a corrente alternata. A me, ogni volta, sale il crimine. Ma come si fa a parlare ancora di calcio giocato? E, a tal proposito, che fa la proprietà bianconera? Silenzio assoluto. Non una presa di posizione, non una richiesta di equità. È solo codardia o c’è complicità? Elkann & Co. dove sono?. I tifosi juventini, ancora una volta, vengono trattati come sudditi da spremere solo quando c’è da vendere magliette. Se non si alza la voce ora, quando? Questo è un attacco alla credibilità dello sport. E il silenzio della Juventus è un tradimento. -
Serie A • 38ª Giornata: Napoli-Cagliari, Como-Inter, Bologna-Genoa, Milan-Monza, Atalanta-Parma, Empoli-Verona, Lazio-Lecce, Torino-Roma, Udinese-Fiorentina
Juventus_addicted ha risposto a Sylar 87 Discussione Serie A e Campionati Esteri
Apprezzo sempre i tuoi contenuti, civili e rispettosi del forum che ti ospita, ben diversi da quelli dei tuoi compagni di tifo nel mondo reale, sempre pronti a rovesciarci addosso tonnellate di guano, ma vorrei metterti in guardia. Che vincesse il Napoli o l’Inter, francamente, mi scivola addosso come una buccia di banana sotto gli scarpini di un arbitro in gita premio a San Siro. A livello di disprezzo sportivo, per me pari e patta: stessa monnezza, colori diversi. Però se fossi un napoletano – popolo che, va detto, in quanto a furbizia, scaltrezza e “creatività amministrativa” sta anni luce avanti a tutti – qualche domandina inizierei a farmela. Perché, diciamolo: il potere della cupola nerazzurra è ancora fortissimo. Altro che malafede arbitrale, qui siamo al livello “consiglio dei saggi dell’ombra”, con tanto di toga e compasso. Se i cartonati dovessero toppare la Champions, occhio, perché il teatrino potrebbe spostarsi su altri palcoscenici. E a quel punto, guarda caso, tornerebbe a galla “l'affare Osimhen”: operazione da manuale del contrabbando calcistico internazionale. Lì ci sono più ombre che in un thriller balcanico, e se servisse un diversivo, quale miglior occasione per far partire una bella inchiesta “casualmente” a stagione conclusa? Insomma, amici partenopei, occhio: il vento può cambiare in fretta, e quando succede, non guarda in faccia nessuno. E se davvero dovesse piovere una penalizzazione a Napoli… altro che fuochi d’artificio. Qui si rischia una guerra aperta, di quelle con striscioni, carte bollate e assalti a colpi di dichiarazioni infuocate. Preparate i pop corn, ma pure l’elmetto. -
Espulsioni a favore, ormai una rarità per la Juventus
Juventus_addicted ha risposto a Bob Kelso Discussione Juventus forum
Grazie per le statistiche. Eppure, secondo la vulgata popolare, siamo sempre noi quelli sistematicamente favoriti dagli arbitri. Ho voluto vederci chiaro, stilando una mia statistica personale sui rigori assegnati alle sei squadre che hanno vinto lo Scudetto dal 1994-95 fino alla scorsa stagione. Non solo ho considerato la quantità complessiva, ma anche quanti di quei rigori sono risultati decisivi per ottenere punti e in quali circostanze sono stati concessi (a punteggio di parità o in svantaggio). Ebbene, i dati parlano chiaro: NON SOLO le accuse risultano ridicole e infondate, MA i numeri raccontano una storia molto diversa. Una storia che, guarda caso, nessuno si prende la briga di raccontare. Curioso notare come, in tutte le medie, il Milan ci preceda. Che l’Inter sia inferiore solo nei rigori concessi quando siamo noi a vincere il campionato. E che persino le romane vantino quasi sempre medie superiori alla nostra. La narrazione popolare, però, continua a descrivere una Juventus "favorita". Perché, si sa, quando un marchio d’infamia viene appiccicato, è difficile toglierlo. Personalmente trovo ormai insopportabile essere ancora accusati. Viviamo in un’epoca in cui i dati sono accessibili a tutti: la vera battaglia andava (e va) combattuta contro chi da sempre controlla la narrazione. "Io sono un'autorità su come far pensare la gente." (Cit. Quarto Potere) -
Del Piero diventa allenatore: "Da oggi potete anche chiamarmi Mister..."
Juventus_addicted ha risposto a Sylar 87 Discussione Juventus forum
Metà del forum lo vorrebbe presidente, lui intanto si diploma allenatore: in tempi di austerity, Del Piero potrebbe fare tutto — presidente, mister, team manager, magazziniere… e già che c'è, rimettersi la 10 e battere le punizioni, ché almeno da fermo qualcuno la mette ancora sotto l'incrocio. Alla Juve dei plenipotenziari, Alex sarebbe il candidato perfetto: manca solo che apra anche lo Juventus Store nel tempo libero. -
Roma, suggestione Klopp ma l'agente e lo stesso allenatore tedesco smentiscono
Juventus_addicted ha risposto a Sylar 87 Discussione Serie A e Campionati Esteri
Jürgen Klopp, sì, proprio quel Klopp, il santone del gegenpressing, l’apostolo del carisma col cappellino, ha detto “sì” alla Roma? Applausi, trombette, caroselli preventivi e panini con la porchetta. La notizia ha mandato in tilt più gente qua dentro che nei social giallorossi. Ma fermiamoci un attimo, che qui serve una riflessione seria. Klopp è un signor allenatore, mica lo neghiamo. A Liverpool ha vinto tutto: Premier, Champions, FA Cup, Community Shield e, probabilmente, pure il torneo di briscola del Merseyside. Ma sapete dopo quanto? Dopo quattro anni di costruzione, sacrifici, mercato mirato e fiducia cieca da parte del club. Quattro anni. Non quattro giornate, quattro anni. A Roma, dopo quattro partite storte, ti aspettano all’uscita di Trigoria con l’olio bollente e la lista dei sostituti. Klopp è uno che lavora sul lungo periodo, che ha bisogno di tempo per costruire, sbagliare, riprovare. A Roma, dopo due pareggi e una sconfitta in casa col Frosinone, parte la contestazione “perché con Spalletti si giocava meglio”. I Friedkin potranno anche avere pazienza, ma l’ambiente? I tifosi? La stampa che ogni lunedì mattina sforna editoriali sulla “crisi giallorossa”? E poi diciamolo: Klopp è un tipo passionale, ma pure lui ha i suoi limiti. Non so voi, ma io me lo immagino già alla conferenza post-partita dopo un derby perso: occhiaie, barba incolta, e un “This is too much for me” o un "'gna faccio" detto in mezzo a una nube di sarcasmo e rimpianti. Ma sapete qual è la parte migliore? Che in tutto questo, noi juventini possiamo sederci comodi, popcorn alla mano, e goderci lo spettacolo. Perché mentre loro sognano il Liverpool de Trastevere, noi – pur con le nostre magagne – sappiamo bene che certi processi richiedono stabilità. E la stabilità, a Roma, è una leggenda metropolitana, come la metro C o il fair play finanziario rispettato. Insomma, nel caso auguri a Klopp. Ne avrà bisogno. Perché vincere a Liverpool è difficile. Ma vincere a Roma, e restarci più di due stagioni senza uscirne pazzo, è roba da supereroi. E neanche la Marvel è pronta per questo film. Forza Juve, sempre. E che il prossimo “Klopp day” arrivi tra… diciamo, 18 mesi. Giusto in tempo per l’ennesimo “nuovo progetto tecnico”. -
[Topic Unico] Serie B 2024/2025
Juventus_addicted ha risposto a Montero non fa prigionieri Discussione Serie A e Campionati Esteri
La notizia è la disparità di trattamento, chi è sacrificabile e chi non lo è, chi è una piccola realtà e chi regala "emozioni". Comunque, ecco una ricostruzione.Fonte: repubblica.it Serie B, Brescia verso il -4 per mancati pagamenti: la Samp adesso può salvarsi La procura federale, ricevuti gli atti dalla Covisoc, ha riscontrato delle irregolarità nel bilancio presentato il 28 febbraio dal club di Cellino. Sospeso il play-out di lunedì tra i ciociari e la Salernitana in attesa della sentenza di primo grado del processo sportivo, attesa in 12-15 giorni ROMA – Il fondo della classifica di serie B rischia di essere riscritto. Il Brescia potrebbe essere penalizzato di 4 punti per illecito amministrativo. La procura federale ha chiuso in queste ore l’indagine e tra i 12-15 giorni si arriverà al processo sportivo di primo grado. La serie B ha immediatamente sospeso il play-out in programma lunedì: se accertate le irregolarità la classifica finale del campionato sarebbe da riscrivere. Il Brescia retrocederebbe quindi direttamente in serie C. Ma la vera notizia è che la Sampdoria, oggi retrocessa in serie C, si troverebbe a giocare i play-out con la Salernitana, mentre il Frosinone sarebbe salvo. Tutto è iniziato il 28 febbraio, quando la Covisoc – la commissione che verifica la regolarità dei conti delle società professionistiche – ha inviato una pec all’Agenzia delle Entrate per verificare i crediti di imposta iscritti dal Brescia nella relazione di bilancio per estinguere debiti fiscali e previdenziali della società. Venerdì scorso, a distanza di due mesi e mezzo, è arrivata la risposta: quelle dichiarazioni, secondo le Entrate, non sarebbero veritiere. Quindi, per la Covisoc, il club di Cellino non avrebbe assolto all’obbligo di versare le ritenute Irpef e e i contributi Inps relativi alle mensilità di novembre, dicembre, gennaio e febbraio, entro il termine del 17 febbraio scorso, per quasi un milione e mezzo (1.439.676 euro). Immediatamente dunque la Covisoc ha inviato gli atti alla procura federale che, in 24 ore, li ha analizzati e ha disposto la chiusura indagini, contestando la slealtà sportiva, la violazione dell’articolo 31 (illecito amministrativo) per la dichiarazione falsa e dell’articolo 33 (infrazioni sugli emolumenti)_ il Brescia quindi potrebbe essere penalizzato di 4 punti. Ora il procuratore Giuseppe Chinè invierà gli atti alle difese per le memorie e entro 12-15 giorni si dovrebbe arrivare al processo sportivo di primo grado. Il problema è la regolarità del campionato: la serie B ha subito sospeso il play-out in programma lunedì tra Frosinone e Salernitana. L’idea è quella di disputarlo solo dopo il processo di primo grado. -
Moratti, botta e risposta: l'intervista surreale che non avete mai letto, visto e ascoltato...
Juventus_addicted ha risposto a Sylar 87 Discussione Juventus forum
Amici, vi porto indietro nel tempo, a cavallo tra il '90 e il '91. Era inverno, ero in attesa della chiamata per il militare e, nell’attesa, lavoravo in un negozio in centro a Milano. Lavoro in nero, sottopagato, sfruttato… ma quei quattro spiccioli mi davano l’illusione di non essere totalmente a carico di mamma e papà. All’epoca ero un giovanotto carino (giuro!), educato, rispettoso, di quelli che oggi verrebbero scambiati per uno scout vegano. Per questo quello che sto per raccontarvi non mi provocò il legittimo istinto di tirare un diretto al naso a qualcuno. Ma avrei dovuto. Era sera, quasi orario di chiusura. Io e la collega – che ai miei occhi di ventenne era "anziana" (aveva 30 anni), ma era anche una gran gnocca – stavamo sistemando il negozio. Difetto? Sì, grave: interista sfegatata. Ma uno a vent’anni certe cose le tollera... soprattutto se sono in minigonna. Entra un cliente. Eleganza d’altri tempi, cappotto che sembrava uscito da un film di Visconti. Ma la faccia… mamma mia. Uno di quei visi talmente brutti da provocare, più che schifo, una certa tenerezza. Un contrasto grottesco, surreale. E mentre pensavo “ma dove l’ho già vista sta faccia?”, sento la collega tutta pimpante: “Buonasera, Dottor Moratti!” Ah, ecco. Il quadro si completa. Quattro chiacchiere, lui cortese, la gnocca lo coccola verbalmente. Poi lei spara: “Quand’è che compra l’Inter?” Non ricordo cosa rispose – il mio interesse per l’argomento era pari a quello per il curling nordcoreano – ma poi lei rincara: “Il mio collega non è molto interessato, lui è juventino!” Ragazzi, ve lo giuro: in un attimo il Dottor Jekyll si trasforma in Mr Hyde. La faccia, già penalizzata dalla genetica, si contorse in una smorfia d’odio puro. Il tono gentile si fece acidulo, passivo-aggressivo, quasi minaccioso. Da “cliente signore” a “tifoso invasato in curva”. Io zitto. Lì per lì non dissi niente, ma quella trasformazione mi rimase impressa. A cena raccontai tutto a mio padre, gobbo DOC. Mi disse: “Quel rancore lì se lo portano da bambini. Sono cresciuti odiando la Juve e gli Agnelli. Tutto ciò che loro non saranno mai.” Oggi, dopo anni, lavoro in tutt’altro ambito, ho qualche capello grigio in più (quei pochi rimasti) e molta pazienza in meno. E sì, lo ammetto: sono diventato un livoroso. Farsopoli mi ha rubato la grazia. E confesso che, quando il suddetto soggetto tirerà le cuoia, un pensierino al negozio lo farò: entrerò, saluterò con educazione e, da perfetto juventino, chiuderò il cerchio con classe. Forza Juve, sempre. E per i Moratti di turno… compassione. Nient’altro -
14 Maggio 2000 - 14 Maggio 2025: L'Acqua di Perugia, peccato però che non fu "Acqua Santa" ma bensì "Acqua Marcia"
Juventus_addicted ha risposto a 29 MAGGIO 1985 Discussione Juventus forum
Qualche giorno fa ho aperto una discussione chiedendomi, con un po’ di amaro in bocca, se questi cinque anni di digiuno tricolore fossero il tramonto definitivo di una gloriosa dinastia... oppure, più romanticamente, l'alba di una nuova rinascita. Concludevo dicendo che, al di là dei risultati, una cosa non possiamo accettare: farci mettere i piedi in testa, soprattutto fuori dal campo. Perché è evidente che certe “attenzioni” a noi riservate, quando toccano altre società, spariscono come neve al sole. Non mi fanno paura gli anni senza vittorie, i momenti bui che anch'io ricordo, quelli li abbiamo già superati in passato a testa alta. Quello che mi preoccupa è vedere un proprietario che fa colazione con i potenti della Terra e poi si fa bullizzare — sì, bullizzare — da personaggi come Chiné o Gravina, con il silenzio complice di chi dovrebbe difenderci. I signori che hai mostrato nella foto, quelli che ci hanno insegnato cosa significhino onore e stile, non avrebbero mai permesso che la nostra Juve fosse usata come merce di scambio per giochi di palazzo. E a proposito di stile Juve, lasciatemi ricordare un episodio che mi è rimasto impresso. Era nei minuti finali della partita oggetto di questa discussione, non stavamo creando granché, ma ci stavamo provando con tutto il cuore. Pessotto, il nostro Gianluca, recupera una palla a metà campo: rimessa laterale per noi, pensai, dai, battiamola in fretta! E invece no. Lui si avvicina all’arbitro (quella figura mefistofelica...), e gli dice: “L’ultimo tocco è mio.” Rimessa al Perugia. Avevo trent'anni e avrei voluto urlare, ma in quell’istante capii: quella era la Juventus. Superiore agli altri, anche nella sconfitta. Fiera. Pulita. Diversa. Oggi i tempi sono cambiati. Non voglio giocatori isterici o violenti, sia chiaro, ma serve qualcuno — là fuori, nelle stanze dove si decide — che sappia farsi rispettare. Non solo una figura forte, ma una guida. Perché una cosa è certa: se lo stile è eterno, la rassegnazione non è roba da juventini. Con la consueta stima, buona serata a te ed a tutti voi -
14 Maggio 2000 - 14 Maggio 2025: L'Acqua di Perugia, peccato però che non fu "Acqua Santa" ma bensì "Acqua Marcia"
Juventus_addicted ha risposto a 29 MAGGIO 1985 Discussione Juventus forum
Mi sa che sarebbe stata diversa solo la sua (di Ancelotti): vista la nostra maledizione in Champions, non avrebbe vinto nulla nemmeno lui. In fondo a lui è andata bene. Stefano @29 MAGGIO 1985, amico caro, certo che rivangare certe disgrazie in questo momento storico è come tenere la testa sott'acqua a chi sta affogando. TU QUOQUE... -
Juventus 2024/25: il grande inganno dell'anno zero
Juventus_addicted ha risposto a Dale_Cooper Discussione Juventus forum
C'hanno fatto l'inganno della cadrega. E noi: "mmh, buona questa cadrega". Un solo responsabile: JE, il gran visir di tutti i mali