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Juventus_addicted

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  1. Innanzitutto scusate il ritardo nella risposta. Personalmente non mi sento di biasimarlo; dobbiamo sempre ricordare che per i giocatori le vittorie di trofei arricchiscono il palmares ed il portafoglio. Inoltre Chiellini, a parte un europeo under 19, non aveva mai vinto nessuna competizione internazionale. Dulcis in fundo, agli occhi del popolino antijuventino la vittoria della competizione lo ha affrancato in quel periodo dal "grave reato" di essere un gobbo. E se vuoi rimanere in quel mondo, se non vuoi essere emarginato, devi essere persino ipocrita e cercare di non urtare gli animi, da una parte e dall'altra. Per cui penso che per un calciatore i sentimenti non debbano essere come quelli di noi poveri mortali. Io della nazionale me ne frego, esiste solo la Juve, ma da loro non posso pretendere la stessa cosa. Un saluto
  2. purtroppo ce ne siamo accorti anche noi, anche prima dell'ultimo anno. Io spero comunque che Giorgio, persona istruita e profondo conoscitore del mondo del calcio, abbia in futuro un ruolo più importante del semplice "ambasciatore". A patto che le scelte sul modo di giocare vengano lasciate all'allenatore. 10 campionati (conto anche quello revocato dall'in-giustizia sportiva), 5 coppe italia, 3 supercoppe italiane: Giorgio è indiscutibilmente un'icona della Juventus
  3. Un altro che si professa Juventino, ma che non ha mai speso 2 parole per prendere le difese dei vecchi dirigenti. Scrittore, regista, opinionista: l'importante è avere visibilità senza sapere davvero cosa significhi lavorare (detto da uno che politicamente è del suo stesso schieramento). Curioso di sapere se in questo libro sui numeri 10 parlerà più di Del Piero o di Totti, di Platini o di Maradona, di Baggio o Mancini. Per non correre rischi di farmi venire l'orticaria, i miei euro li spenderò altrove
  4. Invece di "non mi pento" sarebbe stato meglio se avesse detto "sono orgoglioso". Va bene lo stesso. Grazie ancora, a te ed a coloro che scelsero di rimanere
  5. Bravo Marcello. Peccato non abbia detto che la Juventus è l'unica cosa che conta. E che tutti quelli che chiedevano che gli juventini non partissero per la Germania, sono stati quelli che poi ipocritamente godevano come ricci dopo la Vittoria.
  6. Azz. sono talmente ammanicati che fanno gli intrallazzi persino con la NATO
  7. Juventus_addicted

    Ricordiamo Umberto Agnelli

    Sono passati vent’anni. Il 27 maggio 2004 apprendemmo la notizia della scomparsa di Umberto Agnelli, e questa data divenne da allora un giorno di tristezza per tutti i tifosi della Juventus. Raccontare Umberto Agnelli è ripercorrere la nostra storia, di cui lui fu figura centrale. Un legame iniziato nella seconda metà degli anni '50, e proseguito fino al 1962: anni in cui, con lui come Presidente, la Juventus conquistò tre Scudetti (e la prima Stella) e due Coppe Italia. Un amore grande, grandissimo, quello del Dottore, che lo riportò a seguire attivamente il Club negli anni ’90. E furono, nuovamente, con lui come Presidente Onorario, anni straordinari, che ci portarono in cima al mondo, con cinque Scudetti, una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa Intertoto, una Supercoppa europea, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. L’eredità di Umberto Agnelli è viva, ovviamente, ogni giorno: il Dottore non era solo un leader, ma una fonte di ispirazione e un esempio di dedizione e passione per i colori bianconeri. Per questo, ogni giorno, Umberto Agnelli è sempre con noi. Juventus.com
  8. Juventus_addicted

    Ricordiamo Umberto Agnelli

    Più che ad un diluvio, penso agli sciacalli che si avventarono su una preda senza più forza e protezione. Gli andò bene per qualche anno, poi tornò il dominio del più forte (guarda caso, con Andrea figlio di Umberto). La storia si è ripetuta l'anno scorso, speriamo di tornare presto a fare mangiare solo * ai nostri avversari. Un saluto
  9. Juventus_addicted

    Giraudo presente in tribuna per Juve - Monza

    Lui ed il direttore hanno subito un linciaggio mediatico che dovrebbe far vergognare di essere italiani. Spero solo possa a vivere a lungo, e che si tolga la soddisfazione di spaccare qualche * a coloro che li dipinsero come criminali, mentre i veri delinquenti ancora adesso fanno le verginelle. Grande Dottor Giraudo, Grande Moggi, Grande Bobbygol. Una Juve fantastica
  10. Juventus_addicted

    Miglior attaccante della Serie A: Vlahovic

    Preferirei lasciare i riconoscimenti individuali agli altri. E vincere lo scudetto per altri 9 anni di fila, in faccia a tutte le avversarie. Detto questo, bravo Dusan. In ogni intervista che sento, lascia sempre trasparire la grande voglia di vincere, e l'orgoglio di essere alla Juventus. I believe in you
  11. Juventus_addicted

    16 maggio 1984, la Coppa delle Coppe è bianconera

    Care amiche e cari amici, pensando di fare cosa gradita e senza attinenza con quanto accaduto ieri sera ed in questa stagione in generale, apro questa discussione per ricordare uno dei momenti più felici della gloriosa Storia Juventina. Proprio oggi ricorre il quarantennale di quella grande Vittoria: un periodo di tempo lunghissimo, molti di voi non erano nemmeno nati, altri erano molto giovani, altri ancora sono diventati degli arzilli anzianotti. In questo periodo, molte cose sono capitate alla nostra amata Juve e a chi, come me non più giovanissimo, ha visto il mondo e la propria vita cambiare (*rimando a fine messaggio per alcuni cenni storici). Nel 1984 ero un teenager, la Juventus era il grande Amore che mio papà mi aveva trasmesso sin dai primi vagiti, ben sapendo che questo “imprinting” sarebbe durato tutta la vita. L’anno precedente, la prima grande delusione: perdemmo inopinatamente la finale di Coppa dei Campioni, ad Atene contro l’Amburgo. Come se non bastasse, il campionato (quello successivo al Trionfo degli Azzurri ai Mondiali di calcio di Spagna) venne vinto dai giallorossi di Roma. A noi non rimase che “accontentarci” della Coppa Italia, che allora era comunque una competizione lunga e difficile, con gironi preliminari ed eliminazioni dirette dagli ottavi di finale. Sconfitti all’andata da un ottimo Verona (che da lì ad un paio d’anni avrebbe vinto uno storico scudetto) riuscimmo nel ritorno a ribaltare il risultato con un perentorio 3 a 0. Fu la settima vittoria del trofeo per la Juventus, e ciò diede la possibilità di partecipare l’anno successivo alla Coppa delle Coppe La competizione, che per ogni Paese vedeva partecipare le vincitrici delle rispettive coppe nazionali, aveva un formato ad eliminazione diretta. Non c’era la necessità di giocare decine di partite inutili alla ricerca continua di soldi, il business non la faceva ancora da padrone. Se il sorteggio fosse stato fortunato, avresti potuto beccare squadre abbordabili. Se ti fosse andato male, avresti corso il rischio di uscire molto presto. Questo il cammino della Juventus: Sedicesimi di finale Andata Ritorno Juventus Lechia Danzica 7-0 3-2 Ottavi di finale Andata Ritorno Paris Saint-Germain Juventus 2-2 0-0 Quarti di finale Andata Ritorno Valkeakoski Haka Juventus 0-1 0-1 Semifinali Andata Ritorno Manchester United Juventus 1-1 1-2 La finale si disputò a Basilea, Svizzera, nel vetusto stadio St. Jakob (oggi, ristrutturato, è un gioiellino). Ebbi modo di frequentarlo quattro anni più tardi in occasione di un concerto, e rimasi colpito dal fatto che dietro gli spalti si vedessero passare i treni…. forse qualcuno, tra di voi, era presente; sarebbe bello se ci potesse raccontare l’atmosfera. La formazione dei bianconeri, per l’occasione con la bellissima maglietta gialla e pantaloncini blu, era la seguente: Tacconi - Gentile - Cabrini - Bonini - Brio - Scirea - Vignola - Tardelli -Rossi - Platini - Boniek UNO SQUADRONE FORMIDABILE, che se non avesse perso l’anno prima ad Atene avrebbe potuto portare a casa la “maledetta” per 3 o 4 anni di fila. Ma che nel frattempo aveva, qualche giorno prima, vinto il suo 21° scudetto. C’è chi si vanta di aver raggiunto un traguardo (per altro farlocco) di 20 scudetti nel 2024, noi l’abbiamo superato 40 anni fa…… La partita fu comunque combattuta, qui di seguito filmato trovato in rete: Ho scelto un video con voce di Gianfranco De Laurentiis (mi risulta fosse juventino, eppure non lo lasciava trasparire Qui di seguito, invece, un resoconto tratto da Hurrà Juventus a firma di Angelo Caroli: Un colpo di spugna ad Atene. È il verdetto di Basilea, la deliziosa città nel nord della Svizzera, dove la Juventus conquista, il 16 maggio del 1984, la Coppa delle Coppe. Soltanto il Milan (due volte) e la Fiorentina hanno iscritto il proprio nome nell’albo d’oro italiano della manifestazione. La Juventus insegue un altro sogno internazionale dopo quello coronato nel 1977 a Bilbao, in Coppa Uefa. Basilea è straordinariamente bella, le costruzioni sono carezze al verde smeraldo dei prati e dei campi. Il Medio Evo si respira negli angoli delle strade, nei selciati dei viali, nelle piazzette che spuntano come incantesimi improvvisi, nelle torri con gli orologi, nelle colonne e nelle fontane che rappresentano allegorie campestri, guerresche e religiose. La Juventus vi approda in un giorno di primavera. Il cielo ha il colore dei pastelli e sfuma all’ora del tramonto in un rosa struggente. La vigilia è scandita da un’eccitazione strana: c’è bagarre per i biglietti che scarseggiano e che puntualmente ricompaiono, nelle mani dei bagarini, il giorno della finale. Il ricordo della sconfitta di Atene in Coppa Campioni, le immagini dei bianconeri più simili a fantasmi che a calciatori, il pianto di tifosi vinti dal disinganno sono fotogrammi da cancellare. È l’imperativo categorico e Trapattoni fa leva su questi elementi psicologici per preparare il match con il Porto. La Juventus conta ancora su cinque Campioni del Mondo (Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Paolo Rossi; non c’è più Zoff, che ha scelto la strada del pensionamento per raggiunti limiti d’età). Tacconi, Bonini, Brio, e Vignola completano la truppa italiana, gli stranieri sono Platini e Boniek, due assi di Coppa. Trapattoni conosce i portoghesi per averli osservati attraverso i videotapes. Li studia con ossessione. La zona, il pressing, il rischioso espediente del fuori gioco. Tutto è mandato a memoria, con puntiglioso scrupolo. Trapattoni è come un elefante, non dimentica i rilievi che gli vennero mossi all’indomani della sconfitta con l’Amburgo, ad Atene nel 1983. E sono diventati, con il tempo, scheletri scomodi dentro l’armadio delle sue ambizioni. Perciò nella vigilia di Basilea, il Trap convince Platini ad una posizione prudente, a rinunciare a licenze stilistiche per mettersi al servizio del collettivo. Un sacrificio tattico val bene una Coppa! L’arbitro è il terribile Prokop della Germania democratica, un dirigente industriale che ha partecipato ai Mondiali di Argentina e di Spagna. Le dichiarazioni degli strateghi, Trapattoni da una parte ed Antonio Morais dall’altra, si sviluppano secondo temi diversi: il Trap è sicuro di essere il più forte e dispone di uomini goal come Platini, Boniek e Paolo Rossi; Morais si sente più debole, ma ricorda la finale di Atene, quando i super favoriti bianconeri chinarono il capo davanti al sinistro infido di Magath. Inoltre, il trainer portoghese sa di contare più sul complesso che sulle individualità. L’aspetto scenografico si annuncia stupefacente. La Svizzera assiste, in quei giorni, al più colorito e massiccio trasferimento di tifosi. Quelli bianconeri sono 50.000 ed arrivano con ogni mezzo, percorrendo strade perfino impossibili, e sono pacificamente chiassosi. Il serpente di macchine di fan juventini sembra che raggiunga i 200 chilometri di lunghezza. Inaudito! Ma non tanto, se si pensa che la “Vecchia Signora” è la squadra che vanta il maggior numero di sostenitori in Europa. Nel giorno della finale, alle 18:30 della sera, lo stadio St.Jakob è un’esplosione di pacifica ebbrezza. I 10.000 portoghesi, paganti per la verità, oppongono una resistenza un po’ sbiadita nell’innocente gioco di colori. Il tramonto è dolcissimo anche se nell’aria c’è un vago annuncio di pioggia. All’improvviso, un treno dipinto in bianco e nero sbuca da un filare di alberi fioriti. E sembra sfiorare i muri di cinta dello stadio. È una tradotta con un carico di tifosi juventini. Quando passa davanti al St.Jakob, il macchinista mette in funzione il segnale festoso, è un fischio che attira l’attenzione del pubblico che affolla lo stadio. Ma già s’intravvede, più indietro, un secondo convoglio con un carico di bandiere bianconere. Sono attimi di commozione. La partita è stupenda. La Juventus ha appena vinto lo scudetto e tenta il bis in Coppa, come nel 1977, quando aggiunse al titolo italiano una prestigiosa Coppa Uefa. È definita, quella di Basilea, una battaglia di stili e di uomini. Spunti di notevole intensità tecnica da una parte, compattezza strategica dall’altra. Fiammate bianconere illuminano il cielo di Basilea, che si fa sempre più triste e piovigginoso; un gioco consorziale è quello dei portoghesi che sono organizzatissimi. Vignola, piccolo centrocampista dal sinistro preciso come un cecchino, fa esplodere di gioia lo stadio dopo 13 minuti. L’illusione che il match sia deciso da quella prodezza non contagia nessuno, anche se il più delle volte il successo in Coppa va alla squadra capace di passare in vantaggio. Trascorrono infatti sedici minuti e Sousa rimette tutto in gioco con un pallone molto tagliato. Il Porto mostra la miglior immagine di sé, perfino inedita, la Juventus non indulge a raffinatezze tecniche e leziosismi stilistici e pensa soltanto a dare concretezza agli schemi. La vecchia guardia, da Tardelli a Gentile (partita superlativa, la sua), da Cabrini a Brio e Bonini, si rimbocca le maniche ed estrae la scimitarra dal fodero. I fendenti della difesa tengono a distanza il pericoloso Frasco, il cannoniere Gomes, ex scarpa d’oro, ed il vitale Vermelhinho. L’umiltà e la determinazione della Juventus hanno il sopravvento. Dall’esperienza di Atene trae utilissimi insegnamenti. Platini si sacrifica in un gioco oscuro ma utile e tiene impegnato Pacheco che lo marca da vicino, alla faccia della zona. Boniek cresce con il trascorrere dei minuti e diventa per il Porto una mina vagante. Il pubblico è rapito da quel gioco senza pause, senza risparmi di risorse fisiche e mentali. Quattro minuti prima che i giocatori imbocchino il boccaporto che conduce negli spogliatoi per la sosta, la dama in bianco e nero passa di nuovo in vantaggio. L’iniziativa a percussione è del polacco Boniek. Zibi è attorniato da tre avversari, compreso il portiere Zé Beto, e la sua straordinaria potenza muscolare gli permette di sfondare quel muro. Lo stadio ha un sussulto. Ma non è fatta. Manca ancora un tempo da consumare. Il tema non cambia, nella ripresa: il Porto non si rassegna, attacca con manovre ad ampio respiro e porta le offensive per linee esterne. Il cuore della “Signora” è robusto, la vecchia guardia si esalta, Gentile diventa il protagonista di una difesa insuperabile. La partita a scacchi tra Antonio Morais e Giovanni Trapattoni è vinta dal tecnico lombardo, Vignola e Boniek sono gli alfieri che danno “matto” al Porto. La Juventus conquista la seconda coppa internazionale, aspetta quella dei Campioni, al cui assalto si dedicherà a partire dal settembre successivo. Negli spogliatoi c’è l’aroma inebriante della felicità. Soltanto per Boniek e Gentile l’aria è di smobilitazione. L’Avvocato ha parole di elogio per il polacco, ma con una eloquente riserva: «È stato molto bravo, ma un giocatore non si deve giudicare per una sola partita. Del futuro non mi piace parlare». Trapattoni sospira: «Atene è vendicata ed i tifosi che quella volta rimasero delusi possono rifarsi oggi». Boniperti esulta, madido di tensione, sudore e spumante. Aveva promesso di restare legato 90 minuti alla sedia della tribuna d’onore. Non ha resistito ed ha aspettato il termine delle operazioni nel chiuso dello spogliatoio. Sofferenza o scaramanzia? Un dilemma al quale il presidente non saprà mai dare una risposta. Nemmeno per se stesso. Ricordo ancora oggi la tensione che mi accompagnava, l’incredulità nel vedere Paolo Rossi che nel finale di partita si mangiava gol praticamente già fatti. E tutte quelle bandiere bianconere che sventolavano: sembrava che fossimo un “corpo unico”, sugli spalti ed a casa, il Popolo Juventino! Alla fine, che goduria! E voi? Qualcuno ha dei ricordi che vuole condividere? Grazie anticipatamente a chi vorrà partecipare Un caro saluto (*): quante cose sono cambiate; ricordi personali e fatti accaduti: nel 1984 la Apple metteva in commercio il primo PC della serie Macintosh Veniva inventato il videogioco Tetris Presidente della Repubblica era ancora Sandro Pertini, al Governo Bettino Craxi. Moriva Luigi Berlinguer Negli Stati Uniti il Presidente è Ronald Reagan Strage del Rapido 904 Carlo Rubbia vince il Nobel per la fisica Esce C’era una volta in America, capolavoro di Sergio Leone Esce Non ci resta che piangere, con Benigni e Troisi Springsteen pubblica Born in the USA Prince pubblica Purple Rain De André pubblica Creuza de mä A Sanremo vincono Al Bano e Romina con “Ci sarà” Le Olimpiadi si svolgono a Los Angeles, con la consacrazione del “figlio del vento” Carl Lewis; quelle invernali a Sarajevo (la guerra in Bosnia -Erzegovina era ancora lontana) La Roma perde in casa la finale di Coppa dei Campioni (chi c’era, non può aver dimenticato Bruce Grobbelaar!) Moser vince il Giro d’Italia, Fignon il Tour de France Niki Lauda su McLaren vince mondiale Formula 1 L’auto più venduta in Italia è la Fita Uno
  12. Juventus_addicted

    16 maggio 1984, la Coppa delle Coppe è bianconera

    Siamo in tanti a provare questa sensazione. Vorrei citare una frase di Nelson Mandela: “Il ricordo è il tessuto dell’identità” Come Juventus, dovremmo sempre guardare in avanti, alla prossima partita, al prossimo trionfo. Ma ricordare quei momenti, dove potevi vincere o perdere accettando (normalmente) il verdetto del campo, aiuta a rafforzare il nostro essere, la nostra percezione di appartenenza. C'è chi ha avvelenato i pozzi, reso insalubre l'aria, ucciso la competizione e la sana rivalità sportiva; sta a noi tifosi decidere con che occhi e quale spirito guardare il nostro calcio. Buon pomeriggio
  13. Non sono stelle, sono asterischi. Caro Stefano, grazie ancora per i preziosi aneddoti che ci regali. Un'ora di permesso dal lavoro ben spesa. Buona giornata
  14. Che palle ste frasi fatte. Campionato ormai finito, piuttosto rispondi che nonostante gli sforzi avete fatto una stagione mediocre. Perché sentire ripetere che dovete lavorare, e di miglioramenti se ne vedono assai pochi, finendo per altro regolarmente sotto sul piano fisico, ad una certa sembra che ci prendiate per il *
  15. Juventus_addicted

    Buon 5 maggio

  16. Juventus_addicted

    Guida in stato d'ebbrezza: Rugani a processo

    detto che prima di giudicare bisognerebbe conoscere come sono andate veramente le cose, la parte che ho citato è molto interessante. Dato che i soldi senz'altro non gli mancano, andare a sporcarsi un pò le mani non è certo una pena che molti di quei milionari accetterebbe volentieri. Anzi, la maggior parte avrebbe pagato facendosi pure una bella risata. Caro Daniele, vai a pulire un pò di sederi in qualche gerontocomio, ed avrai la mia massima stima
  17. durante l'era della triade, dal 1994 / 1995 al 2005 / 2006, la Juventus ha vinto 7 scudetti, il Milan 3, Lazio e Roma una volta a testa. Le merdacce nemmeno una. Le merdacce sono arrivate seconde 2 volte (dietro la Juve) Le merdacce, anche nel caso gli avessero regalato altri scudetti arrivando terzi dopo Juve e Milan, non sarebbero mai arrivati a 25. Quindi Moratti, oltre ad essere brutto come la fame, è ignorante come una capra:
  18. Nel forum c'è gente che, sbagliando, sfoga la propria delusione insultando i giocatori. Altri litigano, provocano, deridono le opinioni altrui. È il brutto dei social. Per me sono dei mediocri, i giocatori intendo, dei miracolati che non si capisce come possano indossare la maglia bianconera. Ed in un momento storico come questo, dove siamo tutti sull'orlo di una crisi di nervi, di quello che dice Weah, mi duole dirlo, temo che importi a pochi. Buona serata
  19. Segno dei tempi: Juventus- Milan, e chi viene intervistato? Il figlio di Weah. Che per altro spara minchiate in merito ad una crescita che nessuno ha visto. Giustamente, al momento solo 2 commenti. Belli i tempi quando c'erano grandi giocatori: dicevano banalità anche loro, a volte in un italiano stentato, ma per lo meno in campo si assisteva spesso a belle partite. Non questo oltraggio alla storia di 2 grandi club.
  20. First reaction shock, disse quello che assomiglia a Mr Bean. Se fosse vero, ovvero una sponsorizzazione non troppo distante dalle cifre attuali, sarebbe un gran colpo. Non farei troppo lo schizzinoso sulla provenienza dei dindi, del resto il più grande dirigente/amministratore che abbiamo avuto (Giraudo) fece un accordo con Tamoil, società petrolifera olandese con siti estrattivi in Libia, e ci ritrovammo un Gheddafi in società: Nel 2005 aveva sottoscritto un accordo decennale da 240 milioni di euro per diventare jersey sponsor della Juventus, rendendo all'epoca la squadra torinese la più pagata al mondo per uno sponsor di maglia; l'accordo è stato rinegoziato nel 2006 dopo lo scandalo Calciopoli. fonte: Wikipedia Ho tuttavia forti dubbi sulle capacità degli attuali xxx di poter condurre una trattativa tenendo il coltello dalla parte del manico. E torniamo sempre allo stesso punto: se agli occhi del mondo ti fai trattare come xxx al momento del pagamento non puoi pensare di avere il fascino di un Real Madrid, Bayern, City ecc. Pagheremo per decenni quelle mancate difese
  21. postumo aggettivo e sostantivo maschile 1. aggettivo Che ha luogo o si determina dopo la morte di una persona, con particolare riferimento a un'opera letteraria o musicale ( edizione p. ; opera p. ) e al riconoscimento di un merito ( gloria p. ). Fossi in Allegri mi gratterei in diretta i coglionii
  22. quelli ufficiali avranno sempre un asterisco. L'hanno capito in tanti, solo che fa comodo non ricordare certi argomenti. Liberissimo di accettare il'albo d'oro ufficiale, per me conta veramente poco, come dici tu da parecchio tempo. Detto questo, buona notte a te ed a tutti
  23. Non mi straccio le vesti. Rimarranno sempre dietro, ed il giorno che eventualmente ci raggiungeranno sarò già abbondantemente trapassato. Non farti il sangue amaro, prima o poi pagheranno con gli interessi
  24. Ma quale seconda stella, nemmeno 19 dovrebbero contarne…. Lo scudo di cartone è solo la punta di un iceberg di sterco che contraddistingue la loro storia. Sterco abilmente fatto passare come puro diamante da un mondo (istituzioni, media, vip) ipocrita, falso, cieco all'occorrenza ma dalla vista d'aquila quando si tratta di puntare i fari contro gli altri. Tralascio le nefandenzze del periodo Herrera, mi concentro invece sugli scudi conquistati negli anni successivi alla grande farsa del 2006. Scudetti conquistati grazie all'eliminazione della principale antagonista, costretta a ricostruire dalle macerie di un'ingiusta distruzione, e all'azzoppamento delle altre. Mentre i loro loschi traffici venivano fatti cadere nel dimenticatoio. QUINDI NON VANNO CONTATI NEMMENO GLI ALTRI SCUDETTI. Solo gli interisti, vulcani d'ignoranza e falsità, possono gioire di trofei falsi
  25. Fratello, hai ragione ma è altresì inaccettabile l'appecoramento dei "padroni del vapore". Leggevo su altra discussione che JE, conscio del fatto che in questo paese (rigorosamente in minuscolo) gli viene fatta ostruzione in tutti i campi (non può nemmeno scegliere il nome da dare ad un nuovo modello di automobile), non investirebbe a fondo perso in Juventus come invece ci si aspetterebbe. Io non so se e quando torneremo a vedere la vera Juve, ma mi spaventa pensare che in questo sistema squallido, clientelare e corrotto i nostri padroni possano sguazzarci ben contenti, ottenendo magari agevolazioni in altri campi, e che se dovesse succedere di vincere nuovamente sarà solo per una vergognosa suddivisione di vittorie e derivanti proventi con le altre squadre. Alla faccia dello sport e dei reali valori in campo. Per questo cerco di stare calmo ed il più possibile distaccato, sperando (e probabilmente morendo c.acando) nell'avvento di un condottiero che ci guidi dentro e fuori dal campo, e che faccia emergere tutto lo schifo che ci circonda. Buona giornata
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