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Juve stile di vita

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  1. 1 ora fa, Alessandro29 ha scritto:

    Mi appunto anche io quelli da te segnalati:)

    Magari potrebbe piacergli anche A qualcuno piace caldo, però dopo la bocciatura de L' appartamento non so sefz 

     

    Mentre sul film che citi alla fine è uno di quelli che avevo pensato di citare tra i grandi film che però non ho apprezzato quanto avrei dovuto. L'ho visto una volta e lo rivedrò, perfetto Robert Mitchum, però boh, non so rimasto così soddisfatto come avrei pensato.

    Fai bene, sono filmoni. In realtà come ha detto Rhyme di Wilder andrebbero visti tutti. Io ormai ho quasi completato la filmografia, complice anche l'acquisto del suo librone-biografia, "Conversazioni con Billy Wilder", che ho divorato, e ho visto i film che mi mancavano mano mano, mi manca solo l'ultimo e i primissimi.

    Secondo me "A qualcuno piace caldo" potrebbe piacergli, perché si tratta comunque di un tipo di commedia molto diversa da "L'appartamento", molto meno malinconica e più frizzante.

     

    Ma ci sta che anche un capolavoro come "La morte corre sul fiume" non colpisca proprio al cuore alla prima visione, ma l'importante è riconoscerne l'obiettiva grandezza, e indubbiamente questo è un film di una perfezione spaventosa, per me, veramente avanti di 100 anni pure per i temi trattati, e infatti dopo quello a Laughton film non gliene hanno fatti dirigere più :) Certe sequenze secondo me da pelle d'oca, e con un cattivo indimenticabile.

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  2. Il 7/4/2019 Alle 20:55, POLARMAN ha scritto:

    Ragazzi, sono finalmente fiero di dirvi che ho incominciato a guardare film "vecchi" (o "esperti" per essere gentili ahah ), nel senso che mi sto' appassionando, chiaramente partendo da cose leggere

     

    L'altra sera, dopo averlo registrato perche' di zapping ne guardai un pezzo e fui colpito dai dialoghi, mi son visto

    Testimone d'accusa di Billy Wilder

    Che filmone ragazzi, ritmi gentili come piacciono a me, dialoghi stupendi ma sopratutto espressivita' degli attori

    Forse proprio il fatto che non vi sia azione, ma che l'azione stia nella guerra verbale in aula, rendono questo film incredibilmente dinamico, difatti le uniche due scene dove ti rendi conto che siamo negli anni 50, sono le uniche due in movimento, durante una rissa in un bar di soldati, e durante il finale concitato

    Bellissimo imho, tanto che di conseguenza mi son scaricato da sky un paio di film dello stesso regista, tra cui l'Appartamento che vedro' a breve, ed un altro degli anni 50 sul tema giudiziario anch'esso famoso, La Parola ai giurati di Sydney Lumet, Lumet di cui ho stima infinita anche solo per aver visto un suo unico film, Quinto Potere che per me rimane una pietra

     

    La Parola ai giurati di Sidney Lumet

    Meno interessante dal punto di vista dei dialoghi imho rispetto a Testimone d'accusa, invece molto piu' inserito nel tussuto sociale, utilizzando i giurati come differenti stereotipi di cittadini messi al confronto, differenze di casta, differenze di pensiero dettate dall'eta' dei giurati etc., il tutto portando lo spettatore a ragionare sui vari punti di vista. Molto bello lo svolgimento del dibattito fino ad arrivare alla sentenza.

     

     

    La cosa che maggiormente mi piace di questi film, tolto i dialoghi e fascino intrinseco, e' il cercare di comprendere gli usi ed i costumi dell'poca attraverso il pensiero comune dell'epoca

    Per esempio, in trstimone d'accusa, si evince che all'epoca, la donna sopra i 30 che si tingeva i capelli, era chiaramente single e di facili costumi ahah, una donnaccia mangia uomini ahah , emntre la madre brava e buona chiaramente a 40 anni aveva i capelli tutti grigi di conseguenza

    Ecco io impazzisco per queste cose, lo so' son strano

     

    Comunque poi andando a spulciare i titoli indicati sopra, ho scoperto essere considerati tra i 100 film da vedere assolutamente, e ne sono contento

     

    Lo so, sono assente di lunga data, ma appena rimetto piede sul topic si parla di Wilder e non posso non inserirmi. Mi fa piacere Polar che tu abbia apprezzato così tanto "Testimone d'accusa", è tra i miei film preferiti in assoluto, secondo me una delle vette di Wilder (nella mia cinquina di registi del cuore), e lo consiglio sempre un po' a tutti. Non so se lo sai, ma è tratto da un racconto di Agatha Christie.

    Ti faccio al volo qualche consiglio su Wilder. Hai già visto L'appartamento e non ti è piaciuto tanto (.grr), secondo me potresti vedere e potrebbero piacerti sia "Viale del tramonto", che mi sembra sia su sky, ed è il suo capolavoro assoluto, che "Vita privata di Sherlock Holmes", anche questo su sky (almeno c'era fino a un mesetto fa). Quest'ultimo non è tra i suoi più citati, ma te lo consiglio perché è l'altro "giallo" di Wilder, oltre a "Testimone d'accusa", questo ovviamente di ambientazione storica, ed è una delle migliori trasposizioni di Holmes, secondo me, e mantiene, oltre al giallo, quella buona dose di ironia e humor che Wilder inserisce quasi in ogni suo film.

     

    Ah, se puoi recupera un altro film, non di Wilder, ma diretto dall'attore che in "Testimone d'accusa" faceva la parte dell'avvocato, ossia Charles Laughton. Il film è "La morte corre sul fiume", e secondo me quello è un film che non può non piacere a chiunque, uno dei più grandi capolavori di sempre.

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  3. 9 ore fa, Rhyme ha scritto:

    Sì, lo vidi due volte tra anteprima e uscita al cinema e l'ho rivisto anche a novembre scorso, anche se non in condizioni ottimali visto che ero in aereo :d

    Comunque chiaramente anche a me piace di più, ma è anche normale. Dopo più visioni, parlando poi di un regista che apprezzo e apprezziamo in particolare, cresce anche l'affetto ed entra maggiormente nel cuore.

    Continuo a trovare il suo cinema del passato più caloroso, più "accogliente", più intimo. Poi ci sta che possa essere una sensazione preconcetta ma spesso nel cinema autoriale è un passaggio ricorrente e comune.

     

    Su La favorita concordo in pieno...fa parte di quei film che non si esaurisce dopo la visione ma che continua a crescerti e modificartisi dentro.

    Io quando l'ho visto uscii dal cinema stranito...estasiato ma anche un po' "incompleto", con qualcosa che non mi tornava molto.

    Tant'è che la sera dopo sono tornato a vederlo.

    Se ne scriverai qui magari se ne parla.

    Tra l'altro ho letto anche il tuo articolo in merito :d

     

    No, ma davvero? Allora ho dei seguaci ahahhahah no scherzi a parte mi fa piacere che tu l'abbia letto, quello è un articolo che ho scritto di getto subito dopo la visione del film, perché come hai detto anche tu è un film che mi è cresciuto parecchio dentro dopo la visione, e ciò ho continuato a ripensare per giorni. Ma in particolare dopo la visione avevo molta voglia di scrivere, e per una volta, essendo andata a vedere il film al secondo giorno di uscita, nessuno mi ha rubato il pezzo 😂

    Per il resto su "L'isola dei cani" concordo ancora con te, ossia è un film molto meno "caldo" di Fantastic Mr Fox e altri suoi, ma ha scene di una potenza visiva talmente alta e una sceneggiatura così brillante (nella sua semplicità) che non posso fare a meno di considerarlo tra i film più belli dello scorso anno a mani basse. Chi lo ha apprezzato più di Fantastic mr fox a mio avviso ne ha apprezzato le sue maggiore ambizioni (molti più personaggi, più ambientazioni, una storia a più ampio respiro), a me invece di Fantastic piaceva proprio quella dimensione familiare della storia, pochi personaggi a cui ti affezionavi tantissimo. Per me rimane superiore e rimane tra i due migliori film di Anderson. 

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  4. Il 3/2/2019 Alle 23:48, Rhyme ha scritto:

    Sì, ho visto. Cast davvero pazzesco...e pensare che molti di loro sicuramente avranno parti piccolissime, come già accaduto in altri suoi film per altri grandi attori.

    Il fascino che esercita Wes in questo momento non ha pari sefz

    Su Chalamet la penso come te.

    Tra l'altro spulciando proprio ora su IMDB ho visto che è segnata un'altra sua sceneggiatura in pre-produzione :o

    Con voci su Johnny Depp come protagonista.

    Non mi sembra di aver mai letto niente in merito, non so che roba sia.

    No, dai, non ne sapevo niente. Ci ha fatto aspettare 4 anni tra Grand Budapest Hotel e L'isola dei cani, e ora è un treno in corsa 😄 

    Comunque a tale proposito, ti ricordi quando parlammo de l'isola dei cani e dicemmo entrambi che ci era piaciuto ma non ai massimi livelli? Io poi l'ho rivisto un mesetto fa e devo dire che mi è salito parecchio nel giudizio. Lo trovo ancora inferiore a fantastic mr fox, eh (ma quello credo che siamo solo io e te, perché il resto del mondo lo ha trovato superiore). Non so se tu hai avuto modo di rivederlo. Da quello che mi ricordo lo vedesti due volte nel giro di pochissimo tempo.

    Comunque secondo me sì, il cast all star sarà sfruttato un po' nella stessa maniera di Grand Budapest Hotel, ossia con molti attori impiegati anche in cameo (vedi Murray, Owen Wilson e Jason Schwartzman in Grand Budapest). Però spero che Kate abbia una bella parte.

    Ah, ragazzi, parlando di film a cinema in questo periodo, se è ancora da voi, andate a vedere "La favorita", merita tantissimo. Film più bello visto negli ultimi mesi, per me.

    Magari tra qualche giorno torno a scrivere qualcosa proprio sulla visione di questo film.

     

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  5. 16 ore fa, Rhyme ha scritto:

    Mi è tornato in mente questo tuo messaggio perché casualmente in questo periodo sto studiando per un esame e uno degli argomenti è un gruppo di animatori indipendenti italiani tra cui c'è probabilmente l'animatrice che hai incontrato e soprattutto Simone Massi, che è il responsabile dell'animazione di questo documentario.

    A questo punto dovrò cercare di recuperarlo, anche se non so se uscirà in dvd o in tv.

    Comunque ero totalmente ignorante sull'animazione indipendente italiana, anche perché in Italia trova pochissimi sbocchi ed è praticamente sconosciuta. Ma mi si è aperto un mondo fantastico, di puro senso artigianale, artistico, umano, puro...c'è più arte in uno solo di quei brevi cortometraggi di tutto quello che si vede oggi in Italia intera.

    Sono autori degni del miglior cinema italiano del secolo scorso.

     

    Spero che i problemi personali possano risolversi e spero anche io di rivederti qui a scrivere regolarmente, anche perché le chiacchierate che si facevano qui tra tutti mi mancano :d

    Grazie per l'interessante video, appena ho tempo lo guardo.

    Grazie Rhyme, anche a me mancano un sacco. Hai visto il cast del nuovo film di Wes? Castone... Ciliegina sulla torta Kate Winslet, ma tanti altri, oltre ai suoi attori feticcio. Mi scoccia solo che ci sia quel bimbetto di Chalamet, che non sopporto 

    😄

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  6. Il 23/1/2019 Alle 00:19, perfX ha scritto:

    Non certo facile per quel tempo, forse anche per l'oggi, però nel senso che magari lo si girerebbe senza troppi problemi ma al contempo privandolo della carica emozionale che inevitabilmente dovrebbe provocare un simile fatto.

     

    Ma per la verità non inedita, lo avevo fatto già Rossellini stesso, nel 1948, con Germania anno zero. Il film, strutturalmente basato sugli assiomi del neorealismo, tanto che potrebbe esserne un perfetto manuale, racconta la Berlino post guerra. Totalmente distrutta e affamata, sia la popolazione che la città, ne conosciamo i bassifondi dal punto di vista di un bambino. E' un film che nel suo proseguire diventa sempre più aspro nel racconto, dandoci sempre elementi in più per dubitare di un'uscita dalla situazione in cui si trovano i berlinesi. E, sempre nel proseguire, il film per certi versi si libera dal manierismo neorealista - comunque pregevole -, per donarci un paio di sequenze di un'acuta poeticità, sopratutto nel finale dove si spiega la dedica iniziale del film al figlio di Rossellini morto bambino.

     

    Stromboli - Terra di Dio, 1950.

     

    E' il primo film girato da Rossellini con la Bergman, e da lì non solo nacque una straordinaria unione artistica ma anche una sentimentale.

    La Bergman è una nordeuropea in un campo accoglienza post guerra; là incontra un soldato che decide di sposarla e portarla con se nella sua Stromboli. E lì, nell'isola, iniziano i problemi…

    Il film, inframmezzato da bellissime sequenze di racconto della vita dell'isola tra cui una truce e splendida pesca dei tonni, è un grande racconto di quello che potrebbe essere la lotta tra se e il mondo, il voler piegare la realtà al proprio sistema di idee e quindi il non riuscire a vivere lontano dai propri modi. Ma è anche una grande ricerca della Fede, su come sia impossibile ma necessaria accogliere l'idea di Dio, l'affidarsi a quel Dio proprio per via della propria incapacità di fare i conti con un mondo inospitale fino allo sconforto più totale. E per certi versi sono temi che quasi anticipano quelli tipici di Bergman, Ingmar. Un film eccezionale, da vedere e rivedere. Tra l'altro con una Bergman neppure doppiata.

     

    Viaggio in Italia, 1954.

     

    Coniugi inglesi a Napoli per vendere una villa ereditata, si capisce subito che il rapporto è agli sgoccioli, lei sembra quasi infatuata di un suo ex corteggiatore poeta e già morto, in ogni caso l'opposto del marito. Il film procede bene, seppure un po' schematico e appesantito dalla trama e dai toni letterari dettati dalla sua origine libresca che non riesce a tradire. Pregevole una scena in cui la Bergman entra a far parte di un gruppo di statue e sembra reciti con loro.

    Il finale, lontano dal tragico rosseliniano, giustamente fa gridare al miracolo - vedere per capire.

     

    Prova d'orchestra, F. Fellini, 1979.

     

    Un'orchestra, in un prestigioso e antico oratorio - straordinariamente disegnato nella sua austerità da Dante Ferretti -, viene ripresa dalla televisione che vuole realizzare un documentario sulla musica. Perciò si intervistano i componenti, ognuno legato a suo modo al proprio strumento, e ognuno più pazzo o particolare dell'altro. Tra tutti, ovviamente, spicca il direttore.

     

    Il film, piuttosto breve, è girato in tre ambienti, stanze, e il racconto è quello di una giornata di prove. Soltanto che le cose non andranno proprio bene…

    Il film, già allora ma anche oggi, è stato letto in relazione al clima politico dell'Italia degli anni '70, e in effetti si fatica a non uscire da una tale lettura. Ma non pensandoci del film resta una riuscita galleria di tipi e maschere che danno vanto alla capacità immaginifica del regista, se ancora servisse. in più, per come è strutturato il finale, il film lascia una plurima scelta di interpretazioni che eleva il film dalla commedia - comunque riuscita - alla riflessione di ampio raggio sulla condizione della società, forse legata ad un eterno ritorno. Non tra i suoi film più celebri, ma da recuperare e vedere con gioia.

    Sì, esatto, non era la prima volta per Rossellini. Ma è un tema che francamente vedo inconcepibile nel cinema di oggi, per non parlare di quello italiano. È ancora fortemente un tabù la morte dei bambini in genere, figuriamoci in quel modo. 

    Probabilmente molto influì anche l'esperienza personale dello stesso regista, a cui morì un figlio all'età di soli 9 anni. 

    Scusami per la risposta con grande ritardo ma ultimamente per problemi miei personali sto entrando pochissimo nel forum, non solo nel topic. Spero di riprendermi e di ritornate a scrivere. 

     

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  7. Il 10/1/2019 Alle 01:00, perfX ha scritto:

    Europa 51, Roberto Rossellini, 1952.

     

    Irene, cioè Ingrid Bergman, appartiene a una famiglia agiata della Roma post bellica, una città in cui confluiscono idee comuniste, pacifiste assieme alla povertà e all'indifferenza. Irene non è esente dall'indifferenza, ma a farle cambiare atteggiamento è la tragedia, ammantata da un dubbio pressoché insostenibile, che coinvolgerà suo figlio. Si apre così per Irene la porta di casa e inizia il nostro viaggio con lei nella realtà più scarnificata della capitale. Ingrid sembra accogliere le idee politiche che vogliono il paradiso in terra fatto dagli uomini per gli uomini, idee progressiste e comuniste; ma proseguendo nel film capiamo che a muoverla non è una convinzione politica, potrebbe forse essere una fede.

     

    Una fede come quella raccontataci sempre da Rossellini nel 1950 con Francesco giullare di Dio. Il film in questione, ispirato dai Fioretti di san Francesco, racconta per quadri gli avvenimenti del frate e della suo compagnia che si andava formando. Tutti in qualche modo distanti e inspiegabili dalle logiche del mondo, vivono affidati totalmente alla provvidenza. E Rossellini, come unico orpello a questa vita, a questa storia che già di per sé ha da narrare, si rende servo del racconto andando a impreziosirlo costruendo scene splendide, come quella dell'incontro in una notte stellata tra Francesco e un lebbroso, oppure non limitando il comico che può di certo esser presente nelle vita di tutti, compresa quella di dei frati, lasciando ricchi spazi ai racconti anche più frivoli ma significativi della cesura nel vivere secondo la regola di Francesco o secondo la società.

     

    Ma non è questa, non è la fede in Dio, a spingere Irene a fare ciò che fa per gli altri. Il motivo ce lo viene detto nel finale, dove il film, che fin a quel punto aveva giusto regalato qualche ottimo squarcio di regia su vasti interni o panorami urbani, oltre alla tragedia detta in apertura, nel finale ecco che erutta, complice una regia ancor più capace nella sua apparente semplicità, tutta la drammaticità dei sentimenti e del vivere di Irene, della sua assoluta inclassificabilità in ogni forma di sistema costituito, di ogni sua distanza dal pensiero sia cattolico che comunista che la costringeranno a una fine speculare a quella di Francesco d'Assisi. Se lui compie la sua missione andando nel mondo a predicare, un mondo che non è certo pronto ad accoglierlo ma che lui combatte avendo dalla sua un alleato più grande; per lei, altrettanto distante da tutti, nel suo mondo, nel mondo di oggi, non può essere una santa ma soltanto una reclusa, una da dimenticare affinché nessuno prenda il suo esempio. In un mondo che sembrava aperto a tutte le nuove idee e possibilità dopo la guerra, Ingrid è paria, per lei non c'è posto. Troppo pericolosa. 

     

    Il mulino del Po, di Alberto Lattuada, 1949.

     

    Nell'Italia post unitaria vediamo la vita di una famiglia di mugnai che abitano nel loro mulino sul Po. Vita agreste, una figlia promessa sposa, e una serie di difficoltà sempre maggiori dovute da due movimenti contrari ma convergenti nell'abbattersi sul mulino. Parlo della lega dei lavoratori, una lega nata sulle idee socialiste che tanto stavano prendendo piede nell'europa di allora, che spingeva per la collettivizzazione delle terre e quindi anche contro mugnai che detenevano i mezzi di produzione. Dall'altra lo stato unitario, visto come entità distante e avversa, è il principale nemico per via delle tasse sul macinato e le eventuali sanzioni in caso di elusione. 

     

    In breve, le cose per il mulino vanno male, come allegoria di ciò abbiamo una scena riccamente costruita di un incendio notturno che porterà alla distruzione del mulino e da questo alla sfaldarsi della famiglia. Il film, sempre capace nel raccontare le istanze e i sentimenti del popolo e delle altri parti, trova il suo punto d'onore nel finale, per niente accomodante, dove si trovano nella regia come i germogli di qualche celebre film che farà la storia del cinema qualche anno più in là. Ma è soltanto un'impressione, ed il finale ha comunque valore di per sé. 

    Sceneggiatura di Fellini e Pinelli, ma se non lo avessi letto nei titoli non l'avrei mai detto.

     

    Sarà che avevo un po' di fretta mentre lo guardavo, ma 15-20 minuti in meno non avrebbero fatto male.

     

    Roma città aperta, R. Rossellini, 1945.

     

    Uno di quei titoli che non si può non vedere e elogiare per la loro grandiosità.

    E' forse I promessi sposi del cinema italiano, in questo sua racconto corale di un resistenza morale - esemplare una delle battute finali: non è difficile morire bene, difficile è vivere bene - prima che politica nell'Italia occupata e ancora incerta sulla sua fine; dà la possibilità di scorgere una propria via a tutta il cinema italiano che necessitava, al pari della popolazione, il modo per ripartire. Una via che forse ha perduto, ma è meglio non andare oltre. In ogni caso, il film, complici due attori come la Magnani e Fabrizi a dir poco dominanti nei propri ruoli, restituisce più che una memoria una panoramica al pubblico di allora. E' quasi un cinegiornale per lo spettatore di allora, ed è forse questa sua capacità di sintetizzare il reale in una storia così capace di emozionare a rendere il film ancor oggi di indiscutibile presa.

     

    Double vies (Il gioco delle coppie), di Olivier Assays, 2018.

     

    E' il racconto del ceto intellettuale, più o meno benestante, della Francia odierna. Coppie di mezza età con lavori che gravitano sopratutto attorno all'editoria, chi è scrittore, chi è editore, chi non legge più, e chi invece lo fa solo su tablet…

    L'attenzione del film è tutta posta sullo stato delle vite di oggi, così apparentemente vicine a una svolta, facilmente dettata e legata alla tecnologia e all'informatica, ma che, come nella battuta citata de Il Gattopardo: sembra che tutto debba cambiare perché nulla cambi. 

     

    Il film, che all'inizio, nei suoi serrati dialoghi sulla condizione della vita di oggi, mi ricordava quasi uno dei Moretti prima maniera, è un abile lavoro di scrittura. Per il resto, mi sembra non ci sia molto da notare. In questa scrittura il film sembra però sempre apparecchiare la tavola in attesa di una portata che non arriva mai. Ma se appare per questo deludente, è forse in questo suo tratto, nel suo sottrarsi, che si trova il valore dell'opera. Come se questo mai compiersi, in questo pervadere dell'implicito che mai si palesa, vi sia lo stesso destino delle vite che racconta il film. Certo il film appare più di facile godimento se si ha un minimo interesse per la sfera libraria, ma lo prenderei in ogni caso in considerazione.

    Il film di Lattuada non l'ho visto. I film di Rossellini, vabbè, due capolavori. Europa '51 secondo me una delle migliori interpretazioni della Bergman, in un ruolo coraggiosissimo. E un film coraggiosissimo tout court, parlare del 

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    suicidio di un bambino

    in quell'epoca credo fosse quasi impensabile.

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  8. Il 11/12/2018 Alle 15:51, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

    Premetto che non ho visto Bohemian Rhapsody (e a questo punto non so nemmeno se lo vedrò, visto che ascolto i Queen dal 1980 per eredità materna). 

     

    Non vorrei essere frainteso: il cinema racconta la vita; la vita non è a compartimenti, e non esiste aspetto della vita che non possa essere raccontato o trasposto; sicuramente la qualità della produzione di un film fa la differenza; converrai con me che ci sono sceneggiature più o meno difficili da realizzare; un film su Freddie Mercury per me, è MOLTO difficile da sceneggiare, e per questo serve una sceneggiatura capolavoro per ricavarne un buon film; siccome le sceneggiature capolavoro sono poche, statisticamente questo genere di produzioni cinematografiche non sono gran che, pur esistendo lodevolissime eccezioni; Amadeus, ad esempio, per me è un film eccezionale; ma ne ricordo molti di più di mediocri, che di entusiasmanti. Molti si avventurano in opere che sono superiori alle loro forze, o qualità. Allora finisce che chi è a corto di idee basa tutto sul toccare le corde emotive dello spettatore, in specie sulla voce di Freddie, il più grande animale da palcoscenico della storia del rock, o sul sound astronomico della chitarra di Brian May, l'astrofisico phd. Ma la complessità psicologica dei personaggi? 

    Infatti hai centrato il punto. Il film si basa proprio interamente sulla musica dei Queen, lascia pochissimo all'introspezione psicologica dei personaggi, o meglio... Più o meno le questioni salienti della vita di Mercury vengono pure affrontate, sono gli altri 3 che emergono come macchiette senza un briciolo di profondità. Però alla fine è un blockbusterone e ci sta pure, non mi aspettavo un film di Bergman :D


  9. Il 8/12/2018 Alle 11:58, POLARMAN ha scritto:

    la storia della Harding io l'ho visssuta in prima persona e ne rimasi scioccato, della mia eta' solo chi a memoria corta non ricorda cosiì' come in pochi ricordano l'aggressione alla Monica Seles direttamnte in campo durante un match

     

    ma suppongo sia normale, sono fatti brutti del mondo dello sport, e solitamente lo tacciano perche' fa' brutta pubblicita'...l'agressione della Seles per me fu' ancora piu' scioccante perche' esterna dal pubblico

     

    rimandendo in topic....allora consiglio Bleed - Piu forte del destino....bellissima storia sportiva pugilistica con colonna sonora eccezionale

    Io non ne sapevo nulla perché è un fatto successo prima che io nascessi e in Italia credo se ne sia parlato solo allora. 


  10. Il 5/12/2018 Alle 19:35, POLARMAN ha scritto:

    ho citato i primi due esempi che mi sono venuti in mente

    in merito ai personaggi legati alle guerre, non amo perche' io penso sempre che la storia la scrivano i vincitori

    sportivi solitamente mistificano, cosi' anche quelli su personaggi artistici

     

    i doc film sono piu' interessanti imho

    Se fatti bene io amo soprattutto quelli sugli artisti, ma anche sugli sportivi. Alla "Toro scatenato", pero', non alla "Pelè" :d

    "Tonya" tu l'hai visto? Quello è un bel biopic sportivo con personalità, su un personaggio peraltro poco conosciuto dal grande pubblico. 


  11. Il 6/12/2018 Alle 01:26, Rhyme ha scritto:

    Sono d'accordo.

    Non esistono generi meno interessanti o con meno potenziale o con meno valore...semplicemente perché, come ben dici, il cinema racconta storie e le storie possono essere di ogni tipo.

    Ed è per questo, ad esempio, che a me non frega nulla se la vita di un tizio realmente esistito viene modificata.

    Comunque esistono generi spesso sfruttati male o che affrontano periodi di alti e bassi. Questo può essere vero anche per il genere biopic e sono d'accordo...l'ho detto spesso anche io.

    Ma il discorso non può essere esteso all'intero genere, perché appunto hai citato film di livello altissimo e ce ne sono tanti altri come Lawrence d'Arabia, Schindler's List, Il pianista, Truman Capote, Donnie Brasco ma anche altri di Scorsese come The Aviator, Casinò, The Walf of Wall Street e potremmo continuare fino alle 8 di mattina di domani, volendo.

    Il problema sta nel fare ottimo cinema o cinema mediocre, non nel fare un biopic o meno.

    E vale per tutte le tipologie di film, perché il genere non conta nulla.

    Un altro genere che può sembrare di minor valore è l'horror, in quel caso questo discorso diventa ancor più grande.

    Ma anche in questo caso è un problema di intenti, è un problema di rappresentazione, di qualità non del genere in sè.

    È tutto lì il discorso, non esistono generi che in partenza siano di minor valore. Mi ero scordata di citare tutti gli altri film che hai citato tu, quindi alla fine anche qui i capolavori non mancano. 

    A tale proposito l'altro ieri ho visto "Bohemian Rapsody" e non mi vergogno a dire che mi è piaciucchiato. 

    Credo abbia influito molto il fatto che io non sia una fan dei Queen, spiego meglio. Fin da bambina ho ascoltato tante loro canzoni e mi piacciono tutte molto, li apprezzo e tutto, ma non posso definirmi una loro fan, conosco la loro storia e quella di Mercury per sommi capi. Quindi non ho notato tutte queste incongruenze che hanno inserito, e lì per lì non mi ha dato fastidio. Poi c'è da dire che avevo anche aspettative molto basse. Insomma, alla fine me lo sono goduto. Secondo me è un filmettino commerciale che non ha niente di particolare o innovativo e non si addentra con profondità nella psicologia di Mercury, però ha il pregio di mettere la musica in primo piano e per 2 ore mi ha gasato, tanto che quasi quasi tornerei a vederlo.

    Voi direte: ma a sto punto rivediti il Live AID senza regalargli altri soldi. In effetti :d


  12. 22 ore fa, Rhyme ha scritto:

    Sono appena tornato e mi manca già moltissimo.

    Praticamente ogni angolo rimanda al cinema...in particolare non potevo non andare a vedere la vista del ponte di Brooklyn presente in C'era una volta in America.

    Poi per puro caso ho incontrato e fatto una foto con Bryan Cranston che era lì a Broadway.

    Però se ci fossi andato solo una settimana dopo avrei beccato l'evento della Juventus a Brooklyn il 7 e la rassegna su Ugo Tognazzi che sarà al MoMA dal 5 al 10.

    Rispondo solo adesso, ieri praticamente ho dormito tutto il giorno :d

    "Signore & signori" mi manca e vorrei vederlo, anche perché appunto va a completare il filone iniziato con "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata".

    Così come un altro film di Germi che vorrei vedere è "Un maledetto imbroglio".

    Per quanto riguarda Fellini, "La strada" non l'ho saltato intenzionalmente...ho visto quelli che avevo a disposizione tra dvd e registrazioni.

    Ma chiaramente vorrei recuperare anche gli altri (e rivedere Amarcord che ho visto diversi anni fa e non ricordo molto bene). "La strada" è proprio uno di quelli che sono più curioso di vedere.

    E in quell'occasione mi prometto di riguardare anche "La dolce vita" e "8 1/2".

    "Giulietta degli spiriti" secondo me è più debole degli altri dal punto di vista narrativo...ho avuto la sensazione di caos.

    Questa volta sposta l'attenzione da se stesso alla moglie e probabilmente gli riesce più difficile comunicare l'essenza e il suo inconscio rispetto alle opere precedenti.

    Ma visivamente lo ritengo meraviglioso, è il primo film a colori di Fellini e si vede che la novità lo porta a sperimentare, ad esagerare e a divertirsi...e con lui si è divertito anche il mio occhio e non poco.

    E al di là della struttura generale mi è piaciuta anche la storia e la costruzione di alcune scene...sin dalla prima, quella con la Masina che si prepara attendendo gli ospiti, di fronte agli specchi, eppure il suo volto non viene mostrato per i primi minuti.

    Generalmente mi è piaciuto.

     

    A proposito di Fellini, segnalo l'uscita di un cofanetto con 9 suoi film in blu ray su Amazon Germania, attualmente prevista per il 14 febbraio...occasione abbastanza ghiotta.

     

    Diciamo che da quel film in poi si va in quella direzione. Te ne accorgerai quando vedrai i film seguenti, "Satyricon" sopra tutti, ma anche altri. Però sono opere magnifiche per la loro potenza visiva, deliranti in quel senso...

    Ho dato un'occhiata al cofanetto tedesco, peccato che ne abbia già 4 su 9 in dvd, altrimenti forse lo avrei preso.

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  13. 21 ore fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

    Non ho tanto da dirvi, a parte che mi sono regalato un nuovo tv e mi sembra di essere al cinema (quasi...). Basterebbe avere un po' di tempo per vederci qualcosa....E' da due mesi che sono fuori quasi tutte le sere, e fino a Natale il trend sarà questo. 

     

    Ho rivisto C'era una volta il West (acquistato su Chili, bitrate non eccezionale) per chiudere in bellezza con i western leoniani; pargoli estasiati (e il padre più di loro al rivedere una Cardinale di bellezza e sex appeal senza paragoni). 

     

    PS Planet Earth in 4k fa cadere la mascella.... 

     

    PS2 Per @Rhyme e @Juve stile di vita: forse ve l'ho già detto, ma i film i migliori film di Fellini sono quelli marchiati dalla sceneggiatura di Ennio Flaiano; dalla loro separazione artistica, Fellini non è più stato...Fellini. Questo, senza nulla togliere al Maestro, è oggettivo. 

    Detto ciò, anch'io preferisco La strada e Le notti di Cabiria (e anche Giulietta degli spiriti per certi versi) a La dolce vita e Otto e mezzo. 

     

    PS3 Un paio di sabati fa - a tarda ora - ho visto un bellissimo documentario su Ingmar Bergman; mamma mia che uomo terribile che era...perfino più umorale, irascibile, narcisista e scorbutico di me .ghgh

    Sisi mi ricordo, facemmo una bella discussione un po' di mesi fa.


  14. 19 ore fa, POLARMAN ha scritto:

    prendiamo i Doors di Stone....si nulla da dire perche' Val Kilmer era perfetto e dava quel tocco, ma comunque lontano da cosa erano veramente loro

    cosi' in molti altri casi...vidi Pele', si carino ma e' privo di personalita'

     

    i doc film invece mi piacciono un sacco, anche perche' scopri tanti particolari

    Vabbè ma Pelè è un filmetto. Io invece prima parlavo di grandi film "biografici", che pure sono stati fatti nel corso degli anni...


  15. Il 2/12/2018 Alle 21:03, Tifoso Juventus ha scritto:

    Bentrovati.
    Oggi pomeriggio ho visto Bohemian Rhapsody al cinema. Se cercate un film veramente biografico, girate altrove. Si tratta infatti di un grande omaggio ai Queen con tante licenze romanzate e condensate della loro storia. Infatti non va nel profondo dei protagonisti "limitandosi", per carità lo fa bene, a intrattenere. Possiamo dire, visto che dietro ci sono i membri rimanenti della band, che il tutto sia confenzionato principalmente per vendere e aumentare, se ce ne fosse bisogno, la notorietà del gruppo. Probabilmente Freddie Mercury stesso, se fosse vivo, sarebbe il primo a spingere per fare soldi il più possibile con un film su sé stesso, non hanno mai fatto segreto di questo. Resto tuttavia dell'idea che si potesse fare di meglio. Gli attori sono molto bravi peccato che, appunto, si limitino a fare parti di contorno tolto Rami Malek.

    Bentornato Tifoso 😊

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  16. 6 ore fa, L.O.V.E. ha scritto:

    Tutti i film biografici ti irritano?

    A me hanno spesso deluso, tranne alcuni casi. Tipo L'ora più buia mi è piaciuto.

    Son curiosa comunque di guardare questo Bohemian rhapsody

    Tendenzialmente irritano anche me quando sono privi di ogni personalità cinematografica, e non hanno niente in più delle miniserie in due puntate della Rai con Bebbe Fiorello su santi, scienziati e eroi nostrani. Invece se uno torna con la mente indietro nel tempo, a mio parere di film biografici ne sono stati prodotti di molto belli. Forse sono film talmente belli e particolari che uno nemmeno li ricollega subito al genere "biopic", però quello sono... "The elephant man", "Amadeus", "Toro scatenato", "Ed Wood", "Il divo", "The social network", "Il Casanova di Fellini" 😍

    Sempre di biopic si tratta. Se il regista riesce a dare una sua personale visione sulla storia, possono diventare veri e propri capolavori. In fondo, sono storie come altre, l'unica differenza è che si tratta di personaggi veri, e non di finzione.

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  17. Il 23/11/2018 Alle 17:46, Rhyme ha scritto:

    Domani parto per New York e starò via 8 giorni, quindi ne approfitto per parlare di qualcosa che ho visto ultimamente.

     

    Tra le nuove uscite al cinema ho visto il secondo capitolo di Animali Fantastici. Rispetto al primo capitolo almeno racconta una storia e non il niente, ma si conferma una saga completamente differente per atmosfera, dettagli, sensibilità rispetto a quella di Harry Potter. Per il resto gli effetti visivi sono più curati e ambiziosi, ma sono 134 minuti di caos, un guazzabuglio di azioni, di personaggi...entrambi poco curati e mal scritti.

    L'unico motivo per cui continuo a guardarli è perché sono cresciuto con Harry Potter e speravo almeno di ritrovarci quelle sensazioni e atmosfere, invece no. Se parlassimo poi della continuità narrativa rispetto alla vecchia storia ce ne sarebbero di cose da dire...pura operazione commerciale senza anima e ideata a caso.

    Stasera vorrei andare a vedere Window di McQueen.

     

    Per quanto riguarda visioni non contemporanee, ho continuato il mio viaggio italiano...dopo Rossellini e De Sica è toccato a Germi e Fellini.

    Di Pietro Germi ho visto In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Il ferroviere (1956), Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964).

    Germi è conosciuto soprattutto per la sua seconda fase di carriera, in cui si è dedicato alla commedia...è proprio il suo film "Divorzio all'italiana" che ha dato il nome alla commedia italiana di quel periodo.

    Da una parte è anche giusto, perché "Divorzio all'italiana" è un film che trovo semplicemente maestoso, perfetto.

    Chiaramente non è un film che scopro io ed è piuttosto inutile parlarne, ma veramente mi ha sorpreso enormemente. E' uno di quei massimi film che mi ha incantato immensamente minuto dopo minuto, per arrivare al finale che ho trovato talmente perfetto, una ricapitolazione così eccezionale, che mi sono venuti letteralmente i brividi.

    Sedotta e abbandonata è una sorta di sequel/remake ideologico...ottimo film, ma lontano dallo splendore di Divorzio.

    Come dicevo Germi è conosciuto soprattutto per questa fase, ma anche il suo cinema precedente è pregevole e meritevole di elogi.

    Germi (insieme a Lattuada) è il regista che si è mosso nell'ambito del neorealismo ma che ha anche anticipato il cinema di genere italiano successivo.

    In nome della legge, ad esempio, è un film di struttura western; parla di un giovane magistrato che viene mandato in un piccolo paese siciliano come pretore e deve scontrarsi con la mafia locale. E' uno dei primi film a trattare questo argomento ma è anche un film che prende molto dal cinema di John Ford e dagli stereotopi del genere western, dalle ambientazioni, all'eroe che arriva nel paesino e si scontra col criminale nemico eccetera. Ma ha anche sfumature noir e visivamente è molto curato. E' il suo primo film che ho visto e si vede un po' tutto il cinema di Germi; innanzitutto la Sicilia, perché pur essendo genovese, Germi ha ritratto in quasi tutti i suoi film la Sicilia in un modo incredibile, ma anche la forte componente realistica (riguardante i ceti bassi nella sua prima fase di carriera, riguardante la borghesia nella fase della commedia). Ma l'aspetto che più mi ha colpito è il suo forte sguardo popolare, in tutti i suoi film che ho visto ci sono splendide panoramiche sui volti popolari, la gente vera, genuina...e questo aspetto Germi lo sa veramente cogliere in modo incredibile. Questo aspetto popolare viene esaltato anche dall'utilizzo in diversi film di canzoni popolari di varie tradizioni. "In nome della legge" ha però il difetto di avere una visione eccessivamente ingenua nella sua narrazione, soprattutto nella scena finale che risulta estranea al film, alla realtà...altrimenti sarebbe stato un grandissimo film. Ottimi film sono anche "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere". Il primo parla di un gruppo di siciliani che per trovare fortuna decide di partire per la Francia, ne segue un'Odissea con mille vicissitudini. Il ferroviere è il miglior film di questa prima fase e parla di un ferroviere e della sua famiglia. Con questo film Germi decide di cimentarsi anche come attore, infatti ne è il protagonista. Film veramente bellissimo, oltre ai forti collegamenti sociali, ovviamente, ha una visione e un'analisi della famiglia e delle problematiche dei rapporti che per me è straordinaria e attualissima anche oggi. Con "Il cammino della speranza" e "Il ferroviere" Germi ha anticipato il filone dei film sociali degli anni '60-'70.

    Credo che sia veramente un grandissimo autore, purtroppo il suo nome non viene sempre fuori, i più nominati sono altri...ma per me davvero è alla pari dei più grandi maestri italiani. Divorzio all'italiana è sicuramente va a rientrare tra i miei film preferiti. Trovo che Germi sia stato anche un grande direttore di attori, riusciva ad esaltare il lavoro delle persone che aveva a disposizione, sia i protagonisti come Mastroianni in Divorzio o Urzì in Sedotta e abbandonata, sia i numerosi caratteristi e personaggi secondari come lo stesso Urzì (attore che ha recitato quasi in tutti i film di Germi) o come Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca per finire con tutta la schiera di volti e personaggi popolari.

    Tra l'altro sotto Germi si sono formati Monicelli e Fellini, sceneggiatori dei puoi primi film.

    Fellini e Germi rimasero grandissimi amici negli anni a seguire, Fellini chiedeva il parere di Germi su tutti i suoi film e glieli mostrava in precedenza....e si dice che fu la scelta di Germi di comparire come protagonista in alcuni propri film che abbia spinto Fellini a cercare la figura di un attore feticcio, che trovò poi in Mastroianni.

    Grandissimo autore e personaggio del nostro cinema...temo che possa via via sparire nel dimenticatoio e bisogna far di tutto per tenere il suo nome vivo.

     

    Di Fellini ho visto Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953), Le notti di Cabiria (1957), La dolce vita (1960), 8 1/2 (1963) e Giulietta degli spiriti (1965).

    Anche di Fellini ahimè non avevo visto nulla, ma era tempo di rimediare :d

    Ancor più rispetto al caso di Germi, è insensato che parli dei vari film...insomma, Fellini è tra i più grandi e conosciuti registi della storia.

    Ci tengo, però, a parlare del film che ho preferito che, a sorpresa mia in primis, non è La dolce vita o 8 1/2, ma Le notti di Cabiria.

    E' un film che mi ha stregato. Narrativamente è tipicamente felliniano e se entriamo in questo argomento credo sia difficile da separare un film dall'altro, si entra in un mondo ben preciso che credo sia unico in tutta la storia...anche se chiaramente tra film e film ci sono differenze, cambiamenti, fasi distinte ed evoluzioni.

    La discriminante per quanto riguarda il mio giudizio credo l'abbia fatta Giulietta Masina.

    Personalmente è la più bella interpretazione femminile che abbia visto...forse anche in generale, ma chiaramente tra quelle che mi hanno suscitato emozioni più forti.

    La trovo davvero incredibile, non ho mai visto trasmettere così tanta "vita", genuinità, spensieratezza...il modo in cui mi ha trasmesso emozioni sia drammatiche che più leggere non mi era mai capitato. A memoria credo sia un unicum nell'ambito cinematografico. Ci sono vari tipologie di attrice e sono tutte più o meno rappresentate in maniera varia, ma del suo tipo non me ne vengono in mente altre.

    E chiaramente se il personaggio principale ha questo effetto, tutto il film e tutte le vicende brillano di luce ancora più intensa. Il film è una sinfonia di diversi episodi orchestrati, narrati e mostrati in modo assolutamente armonioso ed equilibrati in modo incredibile. L'amarezza beffarda che comunica questo film è indelebile e, se vogliamo, emerge il pessimistico sentore negativo che Fellini ha nei confronti del concretizzarsi del sogno, del suo incontro con la realtà e con la sua realizzazione, come era emerso anche ne Lo sceicco bianco e pure ne I vitelloni (anche se più in piccolo)...altri due film che ho apprezzato molto, ovviamente.

    Per quanto riguarda il suo cinema in generale, si riconosce chiaramente il suo valore narrativo, onirico e visivo...8 1/2, in particolare, visivamente è favoloso.

    E' impossibile non accorgersi dell'immenso valore artistico de La dolce vita e 8 1/2, sono film di una complessità narrativa e visiva che difficilmente viene raggiunta. Proprio questa densità li rende più unici tra i suoi film che ho visto e, pur appunto riconoscendone l'immenso valore, sono due film che hanno avuto un impatto più freddo su di me, mi sono sentito meno trasportato all'interno della storia e meno toccato emotivamente...e sinceramente sono il primo ad esserne rimasto stupito.

     

    Infine un caso isolato, Il cappotto (1952) di Lattuada.

    In questo film, tratto dall'omonimo racconto di Gogol, vediamo le vicende di un impiegato comunale (un maestoso Renato Rascel) poverissimo e del "cappotto" che più che singolo oggetto diventa un po' la metafore di quello che si possiede, quasi dell'onore della persona stessa, del suo ruolo nel mondo, della sua essenza, un po' come la bicicletta di Ladri di biciclette di De Sica o della divisa di L'ultima risata di Murnau.

    Il protagonista sostanzialmente non ha niente, il bene di maggior valore è proprio il suo cappotto, che lo ripara dal freddo rigidissimo...ma è un cappotto logoro, vecchio, rattoppato fino all'estremo e decide di usare i suoi ultimi risparmi per comprarsi un cappotto nuovo, che lo rigenerano come persona fino al triste epilogo.

    Il personaggio è un semplice impiegato comunale, timido, deriso, "debole"...una sorta di Fantozzi ante litteram così come il tono del film, tra il comico e il dramma.

    Il film è chiaramente debitore del neorealismo, ma unisce in modo perfetto il dramma, la commedia (anche comica) e un senso di grottesco e di fantastico (soprattutto nel finale)...questa unione è ricollegabile anche a certe commedie americane di autori come Frank Capra.

    Film veramente molto bello, con una grandissima interpretazione di Renato Rascel.

     

     

     

     

     

     

    Hai fatto dei recuperoni @@ Ti rispondo ora, anche se sarai a New York, beato te!

    Su Germi concordo in tutto, anche se devo ammettere che io sono la prima a conoscerlo solo per la sua fase più tarda delle commedie, mentre non ho visto nulla dei suoi primi film, che devo recuperare. Trovo come te che "Divorzio all'italiana" sia un film praticamente perfetto, una commedia pazzesca, ma non solo... un film con sequenze memorabili, come (a proposito di Fellini), tutta la sequenza del meta-cinema con "la dolce vita" e lo stesso mastroianni.

    Non posso fare altro che consigliarti un'altra delle sue incursioni nel genere, che è "Signore e signori", a mio parere di molto superiore a "Sedotta e abbandonata" e giusto un gradino inferiore a "Divorzio all'italiana", seppur trattasi di un film diversissimo, una commedia corale con una struttura quasi episodica, ambientata stavolta nella provincia veneta. Un altro film cattivissimo e brillantissimo.

    Su Fellini che dire, anch'io amo a dismisura "Le notti di Cabiria" e mi ritrovo in tutta la tua considerazione sulla performance della Masina. La scena finale di quel film è pura poesia, un cazzotto allo stomaco e poi un po' di zucchero, come da poetica felliniana. La vita va avanti, e vale la pena viverla fino in fondo... 

    Vedo che hai saltato "La strada", se hai amato "Le notti di Cabiria" e soprattutto se ami la Masina come attrice, non puoi assolutamente perdertelo, è tra i suoi vertici assoluti, un altro film dove la poesia si mescola alla durezza della vita. Questo è il Fellini della prima fase, quello detto del neorealismo romantico (da non confondere con il neorealismo rosa), che si interromperà con "La dolce vita". Di lì in poi troverai un altro Fellini, come già avrai avuto modo di constatare visti gli ultimi 3 film che hai recuperato. Ci sta che La dolce vita e 8 1/2 non ti abbiano colpito, a livello di pancia, come i film precedenti, sono film molto diversi, anche come intenti. Personalmente io reputo 8 1/2 forse il suo migliore, lo amo di più de "la dolce vita", ma di contraltare poche cose mi emozionano come alcune scene de "la dolce vita". Secondo me, nonostante nell'immaginario collettivo evochi l'opposto (la dolce vita, il lusso, i divi e le dive, i paparazzi, via veneto e tutto il resto), è proprio il suo film più disperato. Il personaggio di Steiner, quel finale sublime in cui lui non sente, non può sentire... Mamma mia, i brividi solo a ripensarci. Quindi ti capisco più per 8 1/2 che per la dolce vita, anche se, come ho detto, amo ancora di più il primo, ma trovo il secondo emotivamente più forte.

    Giulietta degli spiriti invece ti è piaciuto?

     

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  18. 1 ora fa, Rhyme ha scritto:

    Io non l'ho ancora visto.

    Avevo letto di una possibilità di uscita nei cinema anche in Europa e sto aspettando nutrendo ancora qualche speranza.

    Altrimenti mi arrenderò e lo guarderò lì...tra l'altro mi interesserebbe anche il film incompiuto di Orson Welles.

     

    Comunque è ufficiale l'uscita di "Roma" di Cuaron nei cinema, anche in Italia...il 3,4,5 dicembre.

    E questa è una notizia immensamente grande.

    Mi sa che questo non uscirà in Italia, in altri paesi europei non so. Comunque nonostante non mi abbia entusiasmato, come ho detto, mi sarebbe piaciuto lo stesso vederlo a cinema. Un peccato che ci venga negata questa possibilità, quindi son contenta per il film di Cuaron.

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  19. 4 ore fa, Smartengine ha scritto:

    Vitsto pure io, difficile valutare cmq un film diviso in capitoli in cui l'unica cosa che hanno in comune è l'ambientazione e, dal punto di vista di ciò che possono trasmettere, la crudeltà o la beffardaggine della vita(?), e non in tutti cmq...

    Come ovviamente alcuni "episodi" son migliori di altri, certo è un peccato veder alcuni attori di un certo calibro recitar una particina (come minutaggio)..

    Beh sì, quello ha fatto un po' storcere il naso anche a me, anche se non è un problema alla base, perché se un attore ha un personaggio forte, anche 5 minuti e lascia il segno. Qui... nì. Quello che mi ha lasciata un po' più freddina del film è stato più che altro la rappresentazione del West, un po' finto, boh. Non lo so, l'ho trovato un film eccessivamente patinato per gli standard dei Coen.

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  20. Chi non muore si rivede 😂 Avete visto il nuovo dei Coen, ragazzi? Mi rivolgo soprattutto agli amanti dei fratelli. Io finito di vedere da una mezz'oretta e... Non uccidetemi, ma è stata una delusione abbastanza grossa. Per me tra i loro meno riusciti in assoluto. 


  21. 45 minuti fa, POLARMAN ha scritto:

    anche io ho adorato la caratterizzazione dei personaggi....ma come tu hai detto, la prova di Walken sublime, la sua storia fantastica

    Yes. Vabbè che Walken è sublime sempre... fantastici, secondo me, anche Rockwell e Harrelson. Forse chi aveva il personaggio non più debole, ma più "normale", diciamo così, è proprio Farrell. Farrel che invece aveva un personaggio molto più particolare in "In Bruges", dello stesso McDonagh, visto da pochissimo, piaciuto tanto anche quello.

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  22. 11 ore fa, Wallaby ha scritto:

    Piccola posta? Si...tanto tempo fa.bel film....una commedia direi.....graffiante.😅

    Ma e' impossibile dire i migliori film di albertone....i peggiori, facile....gli ultimi.😕

     

     

    Ne cito solo uno, fuori dai soliti canoni di Albertone, un borghese piccolo piccolo, un film talmento bello, duro , crudo...che non si trovano aggettivi.capolavoro con un sordi stratosferico, direi la sua miglior interpretazione.ha preso diversi premi per questo film, ma avrebbe meritato un oscar.

     

    Te l'ho nominato perché l'ho visto pochissimo tempo fa, e ci sono delle chicche assolute. Tipo questa scena totalmente folle, il grottesco allo stato puro :d

    https://youtu.be/nmn9iiB-gqM

     

    "Un borghese piccolo piccolo" anch'io lo considero tra le sue migliori interpetazioni e tra i migliori film in assoluto che abbia interpretato, lo affiancherei a la grande guerra, il vedovo, una vita difficile, tutti a casa...

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  23. 1 ora fa, Wallaby ha scritto:

    Di Sordi li ho visti tutti....e ne ha fatti di film:d....ma questo mi manca, anzi forse ne ho visto un pezzetto....me lo ricordo con la giacca da caccia.....ma poi buio totale, devo vederlo

    Riguardo Scola, un grandissimo, se devo scegliere un suo film, nessun dubbio, Brutti, sporchi e cattivi, un capolavoro assoluto della degradazione dell'uomo, il titolo dice tutto.

    Vedi, allora ho fatto bene a consigliarlo :D non ho capito bene il perché, ma questo film è praticamente ignorato. Vedilo, vedilo se ami Albertone, assolutamente. "Brutti, sporchi e cattivi" è il mio secondo, lo amo così tanto che lo metto anche sopra a quell'altro capolavoro che è "Una giornata particolare". Mentre "C'eravamo tanto amati" per me è ineguagliabile. 

    Visto che hai detto di averli visti praticamente tutti di Sordi, hai per caso visto "piccola posta", film in bianco e nero di Steno con Franca Valeri, Peppino De Filippo e appunto Sordi, che ho trovato letteralmente geniale, anche lì con un Sordi ai massimi livelli ahahah

    4 ore fa, POLARMAN ha scritto:

    una delle miei preferite per distacco....ti porta via, ti manda in uno stato di spensieretazza assoluta...fantastico pezzo

    È vero, è uno dei pezzi di Morricone che amo di più, forse insieme al tema di c'era una volta il West, a quello di mission, di nuovo cinema paradiso... Eh, è difficile, ce ne sono talmente tanti di meravigliosi. 

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