Quella fu un’estate magica. Ero piccolo e ancora non capivo molto del gioco. Mi bastava tifare e gridare a squarciagola ad ogni gol. Poi, crescendo, appassionandomi, studiando, ho arricchito quel bagaglio fatto di sole emozioni e teneri ricordi. Ho scoperto le vicende sportive e quelle umane che si nascondevano nelle pieghe di quei giorni, ho compreso al meglio gesti tecnici di immenso valore. E così il Mundial è diventato un’esperienza globale che ha arricchito la mia vita. Ma ogni immagine di quelle giornate spagnole rappresenta per me una piccola Madeleine che mi permette di rivivere intatte le stesse sensazioni, via via più mature e consapevoli nel corso degli (ahimè, molti) anni.
Uno degli argomenti di maggior interesse fu, senza dubbio, la questione del silenzio stampa e di tutte le polemiche, le critiche e le accuse cattive e gratuite verso gli azzurri. In particolare, oltre alla Gazzetta e a Tuttosport, Il Messaggero fu decisamente schierato contro Bearzot, anche a livello personale, specialmente attraverso una delle sue più prestigiose firme dell’epoca come Gianni Melidoni.
Già nel ’78, quello che si autodefinisce “Il giornale di Roma, da sempre”, ci andava giù pesante prima e dopo una brutta amichevole pre-mondiale pareggiata in casa contro la Jugoslavia:
«Ma restiamocene a casa!»; «Bearzot accetta i fischi ma dà i numeri»; «A 15 giorni dal Mundial argentino è d’obbligo chiedersi se è il caso di affrontare l’avventura. Il regolamento internazionale non concede forfait […] ma sarebbe sicuramente più opportuno restarcene a casa» (19/05/1978).
Sappiamo tutti come andò a finire…
Nell’82, alla luce delle opache prove del primo turno, prima del secondo girone in cui avremmo affrontato Brasile e Argentina, si sprecarono i pronostici catastrofici e nei commenti si passò direttamente agli insulti:
«All’Italia il terribile compito di far da pallottoliere ai titani, nel senso che, in caso di pareggio tra i sudamericani, varranno i gol segnati o da segnare e per costoro non ci sarà altra possibilità di sfogo che la porta di Zoff» (Gianni Melidoni, Il Messaggero, 24/06/1982).
«Il gioco italiano è il più brutto al Mundial […], un gioco stracco e sanguisuga fondato sul marcamento a uomo che ha il potere di deprimere perfino la buona volontà degli avversari. Il nulla rappresentato su un campo di calcio» (Gianni Melidoni, Il Messaggero, 25/06/1982).
«La nostra gloria si regge sui “se” di una qualificazione ridicola» (Gianni Melidoni, Il Messaggero, 04/07/1982).
«L’armata Brancazot è ambasciatrice di un calcio comodo e noioso» (Gianni Melidoni, Il Messaggero, 05/07/1982).
«Bearzot sta già predisponendo la ritirata. È un ventriloquo. Fa del proprio ombelico il centro del mondo. Vuole fare il protagonista, gli piace la scena, gli applausi da circhi […]. Tardelli non intende marcare nessuno. Non ce la fa proprio. È in coma atletico. (Lino Cascioli, Il Messaggero, 10/06/1982).
Maurizio Mosca e i suoi colleghi dalle pagine del Corriere della Sera lanciavano i loro strali contro il C.T.:
«Nel vedere l’Inghilterra aumenta la nostra rabbia nei confronti della Nazionale italiana» (Maurizio Mosca, Il Corriere della Sera, 21/06/1982).
«L’Italia già pensa al dopo-Mundial» (Titolo de Il Corriere della Sera, 28/06/1982).
«Siamo al calcio del coitus inerruptus» (Carlo Grandini, Il Corriere della Sera, 28/06/1982).
«Bearzot figurerebbe intorno al ventesimo posto in una classifica ideale dei migliori allenatori italiani […]. I suoi errori tattici sono macroscopici […]. È probabilmente sprofondato in un preoccupante stato confusionale» (Mario Gherarducci, Il Corriere della Sera, 28/06/1982).
«Basterebbe saper perdere. Non c’è tecnico preparato e in buona fede che in partenza non dia l’Italia sconfitta, magari vistosamente» (Titolo de Il Corriere della Sera, 29/06/1982).
«Alcuni dei più brillanti fra i nostri allenatori, quali Pace, De Sisti, Fascetti, Agroppi, Catuzzi e Corso […] considerano Bearzot molto superato […], obsoleto, vecchio, non più competitivo» (Enrico Arcelli, Il Corriere della Sera, 29/06/1982).
Salvo, poi, vedere ciascuno rimangiarsi tutto dopo la notte di Madrid:
«Grazie azzurri […]. Avete fatto una cosa immensa, avete dato agli italiani dei giorni incredibili, emozioni e palpiti che ci hanno unito nel vostro trionfo» (Maurizio Mosca, Il Corriere della Sera, 12/07/1982).
«Enzo Bearzot è il condottiero più brillante della storia azzurra dopo Vittorio Pozzo» (Carlo Grandini, Il Corriere della Sera, 13/07/1982).
«Dopo essersi imposta sulla scuola sudamericana, più spettacolare che pratica, gli azzurri hanno puntato su quella europea e l’hanno egualmente travolta portando nel firmamento l’esclusiva novità del gioco all’italiana» (Gianni Melidoni, Il Messaggero, 13/07/1982).
«Il miglior tecnico dei campionati del mondo: Bearzot» (Lino Cascioli, Il Messaggero, 13/07/1982).