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non dire Gatti

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Tutti i contenuti di non dire Gatti

  1. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Che ci fa il capo della Fifa al vertice? Chiede una tregua (per i mondiali) Di Samuele finetti Forse, prima di prendere la parola davanti ai leader del G20, il presidente della Fifa Gianni Infantino (primo a partecipare a un vertice dei Grandi) ha pensato all’episodio passato alla storia come «la tregua di Natale», che fermò i proiettili della Prima guerra mondiale il 25 dicembre del 1914 (quel giorno i soldati improvvisarono partite di calcio tra le trincee). E, forse, ha pensato di poterla replicare in occasione del mondiale in Qatar, il primo programmato in inverno da che la prima edizione andò in scena nel 1930. Così ha avanzato la sua proposta: «Il mio appello a tutti voi è di pensare a un cessate il fuoco temporaneo per un mese, per la durata della Coppa del Mondo, o almeno alla realizzazione di alcuni corridoi umanitari o a qualsiasi cosa che possa portare alla ripresa del dialogo come primo passo verso la pace». Un appello, dunque, limitato al mese scarso (dal 20 novembre al 18 dicembre) in cui si svolgeranno le partite. Mondiale sulla cui organizzazione, tra l’altro, restano diverse ombre, raccolte anche nel recente documentario di Netflix FIFA: tutte le rivelazioni: dall’assegnazione al Paese arabo (e relative, presunte, mazzette), alle polemiche per il mancato rispetto dei diritti umani alle migliaia di immigrati morti durante i lavori per la costruzione gli stadi nel deserto in cui si svolgeranno gli incontri.
  2. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

  3. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    La 101esima divisione aerotrasportata Usa è stata dispiegata in Europa per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, rende noto l’emittente tv Cbs. I 4.700 soldati della divisione sono in Romania, a pochi chilometri dall’Ucraina. «Siamo pronti a difendere ogni centimetro del territorio della Nato. Portiamo una capacità unica. Siamo una forza di fanteria leggera ma portiamo con noi la mobilità, con i nostri aerei e assalti aerei», ha affermato il vice comandante della divisione, il generale John Lubas. Il colonnello Edwin Matthaidess, comandante della Seconda brigata di combattimento della divisione, ha sottolineato che le sue truppe sono le forze americane più vicine ai combattimenti in Ucraina. «Seguiamo da vicino le forze russe», ha aggiunto.
  4.   «È cicciottello, non può giocare»: i genitori attaccano la società di calcio Livorno, la replica dei dirigenti: «Indietro tecnicamente, mai stato discriminato». noi almeno in questo siamo avanti,siamo una società inclusiva.
  5. non dire Gatti

    Il topic della pallavolo

    Era finita già dopo questo articolo di Veltroni del 9 ottobre Si può vincere sorridendo. Ecco la lezione del volley Walter Veltroni
  6. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Un alto ufficiale decorato per la guerra condotta in Siria, un currriculum che presenta esperienze anche nelle forze aerospaziali, un nome già inserito nella «black list» dei personaggi sottoposti a sanzioni da parte dell’Occidente. Ecco in sintesi il profilo del generale Sergey Surovkin, l’uomo a cui Putin ha oggi affidato il comando dell’«operazione speciale» in Ucraina che vede la Russia arretrare tanto nel Donbass quanto nella regione di Kherson e che oggi ha dovuto subire lo smacco del bombardamento del ponte in Crimea. La notizia del cambio è stata confermata su Telegram dal ministero della difesa. Il cambio di comando è stato repentino ma non inatteso e il Cremlino spera che il nuovo generale possa rovesciare le sorti di un conflitto ormai lontanissimo dalle aspettative iniziali di Mosca. Surovkin, 56 anni, siberiano, vanta un «cursus honorum» molto variegato. Dopo una iniziale esperienza in Afghanistan con i gradi di capitano, l’alto ufficiale rischiò di avere la carriera spezzata nel 1991 quando fu arrestato (e incarcerato per sette mesi) per la sua partecipazione al golpe di agosto che intendeva destituire Michail Gorbaciov: se la cavò con un provvedimento di grazia da parte di Boris Eltsin, convinto che si fosse limitato ad eseguire degli ordini superiori. Nel 2004 comanda un battaglione di fanteria di stanza in Cecenia.claudio del frate.
  7. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Ore 09:27 - Ponte di Kerch: erano mesi che a Kiev si pensava di bombardarlo (Lorenzo Cremonesi, inviato a Kherson ) Il ponte di Kerch rappresenta una via di collegamento vitale tra la Russia e la penisola di Crimea. La presenza di un acquedotto ne aumenta l’importanza, specie adesso che gli ucraini stanno progressivamente riprendendo le aree a nord della penisola conquistata a marzo dai russi e dove scorre il canale che originariamente convogliava l’acqua del Dnepr in Crimea. Erano mesi che a Kiev si pensava di bombardarlo. Il tema però è tabù: Putin potrebbe considerarlo come il casus belli che legittima il ricorso ad «ogni mezzo» (compreso il nucleare) per difendere la madrepatria in pericolo. Per ora da Mosca si parla di «incidente» e, come già nel recente passato, la formula potrebbe servire ad entrambi per evitare l’escalation della crisi. Certo è che l’incendio di Kersh ripropone il tema Crimea al centro della guerra. Ore 09:16 - Kiev, ponte Crimea è solo l'inizio «Crimea, il ponte, l'inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve tornare all'Ucraina». Lo ha scritto su twitter Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensy, postando una foto del ponte della Crimea incendiato. Ore 08:28 - Mosca: incendio ponte Kerch provocato da esplosione camion Esplosione sul ponte di Kerch che collega Russia e Crimea. A provocarla sarebbe stato un camion fatto saltare in aria. L'esplosione ha provocato l'incendio di alcuni serbatoi di carburante di un treno ferroviario. Secondo quanto riporta la stampa russa per il capo del parlamento locale Vladimir Konstantinov l'incendio è stato provocato da «vandali ucraini».
  8. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Biden: «Putin non scherza, si rischia davvero l’Armageddon nucleare» di Il presidente degli Stati Uniti evoca la crisi dei missili di Cuba: «Per la prima volta da allora dobbiamo fronteggiare la minaccia dell’uso di bombe atomiche. Conosco bene Putin, non scherza» Finora la Casa Bianca e il Pentagono avevano mantenuto una linea di prudenza, non escludendo che Putin possa ricorrere alle armi tattiche nucleari ma comunicando che finora non ci sono segnali concreti di allarme. Biden, invece, è stato netto: «Per la prima volta dalla crisi dei missili Cubani (1962 ndr), dobbiamo fronteggiare la minaccia di un’atomica, specie se le cose proseguiranno nella direzione in cui stiamo andando». E ancora: «Stiamo cercando di capire che cosa ha in serbo Putin? Se troverà una via d’uscita? Come reagirà quando capirà di aver perso non solo la faccia, ma anche il potere? Abbiamo a che fare con un tizio che conosco decisamente bene. Non scherza quando parla di un potenziale uso delle armi tattiche nucleari o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito si sta comportando molto male. E non che penso che ci sia la capacità di usare un’arma tattica atomica, senza finire nell’Armageddon». Il presidente evoca il duello finale tra il «bene e il male» il giorno prima del Giudizio, descritto nel Nuovo Testamento. Il suo discorso viene diffuso a tarda sera a Washington. Oggi vedremo se i portavoce della Casa Bianca proveranno, come è accaduto spesso dall’inizio della guerra, a stemperare, a «contestualizzare» le frasi del presidente.
  9. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Washington) Joe Biden ha reagito con grande irritazione alla decisione del gruppo Opec+ di tagliare la produzione di petroli di due milioni di barili al giorno. La strategia dichiarata dei 24 Paesi, tra i quali ci sono Arabia Saudita e Russia, è quella di «stabilizzare i prezzi». Una mossa, però, che darà beneficio solo ai produttori. La quotazione del greggio potrebbe ora superare di slancio i 100 dollari al barile, aggiungendo un altro peso all’economia mondiale già aggravata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
  10. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    «#Scramble, nuovo decollo immediato per gli #Eurofighter italiani impegnati in attività di Air Policing in Polonia per intercettare 4 caccia russi che avevano interessato gli spazi aerei polacco e svedese prima di essere costretti a rientrare nello spazio aereo di Kaliningrad». Così su Twitter l'account dell'Aeronautica Militare.
  11. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Intanto l’amico di Putin … Giappone, missile dalla Corea del Nord: allarme aereo su Tokyo. Kim minaccia il «primo colpo» nucleare Sovrastato dal rumore della guerra in Ucraina, Kim Jong-un cerca di richiamare l’attenzione che crede di meritare e che Joe Biden non sembra intenzionato a concedergli. Nel 2017, dopo che un missile nordista aveva sorvolato il Giappone, Donald Trump aveva reagito con un discorso dalla tribuna dell’Assemblea generale Onu, avvisando «l’uomo razzo» che gli Stati Uniti avrebbero «cancellato dalla faccia della terra il suo regime» se non si fosse fermato. Dopo settimane di tensione, Kim a inizio 2018 sorprese Trump e il resto del mondo dichiarando una moratoria nei test missilistici e aprendo una fase di dialogo. Il negoziato fallì durante il vertice Kim-Trump del febbraio 2019 a Hanoi, quando gli americani si resero conto che il Maresciallo non avrebbe mai rinunciato al suo arsenale nucleare.
  12. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    La Nato sull’Ucraina: «Se Putin usa armi atomiche, la Russia pagherà» «Conseguenze serie per la Russia» se Vladimir Putin «ricorrerà in qualsiasi modo alle armi nucleari». Il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista trasmessa ieri dalla tv americana «Nbc», fa sapere di aver avvisato direttamente il Cremlino. «Il presidente Putin usa una retorica sul nucleare pericolosa e imprudente. È vero la stiamo sentendo da diverso tempo, ma ciò non toglie che resti estremamente pericolosa. Per questo gli abbiamo comunicato quanto sarebbero gravi le conseguenze per la Russia: cambierebbe la natura del conflitto». Stoltenberg, però, non ha chiarito se la guerra «cambierebbe» al punto da indurre l’Alleanza atlantica a intervenire direttamente in Ucraina: «Questo è un conflitto iniziato dal presidente Putin. La Nato non ne fa parte. Quello che facciamo è fornire sostegno all’Ucraina, una nazione indipendente e sovrana in Europa che ha il diritto di difendersi da un’aggressione». E ancora: «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta, questo è il messaggio che gli alleati della Nato mandano alla Russia». Petraeus (ex capo Cia): «Se uso nucleare? Elimineremo forze russe» Gli Stati Uniti, insieme agli alleati della Nato, «eliminerebbero» le forze russe in Ucraina se il presidente russo Vladimir Putin decidesse di usare armi nucleari in Ucraina. Ad affermarlo intervenendo ad Abc è il generale in pensione ed ex capo della Cia, David Petraeus. Per Petraeus le potenze occidentali devono prendere sul serio le minacce alle armi nucleari della Russia. «Solo per darvi un’ipotesi» nel caso «penso che risponderemmo eliminando ogni forza convenzionale russa che possiamo vedere e identificare sul campo di battaglia in Ucraina e anche in Crimea e ogni nave nel Mar Nero», ha spiegato Petraeus. Un attacco nucleare «non potrebbe rimanere senza risposta. Ma non deve essere per forza una risposta maggiore: non è nucleare per il nucleare. Non si vuole, di nuovo, entrare in un’escalation nucleare ma devi dimostrare che questo non può essere accettato in alcun modo».
  13. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Le bollette dell’energia elettrica hanno raggiunto un importo complessiva di circa 500 mila euro, solo nel mese di agosto. Questo è il motivo che ha spinto Caroli Hotels, una catena pugliese composta da quattro alberghi tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, a chiudere la propria attività. «Si spegne, a causa degli alti costi dell’energia elettrica, la nostra storica catena alberghiera dopo quasi sessanta anni di attività ininterrotta», ha annunciato Attilio Caputo, il direttore generale. Costi insostenibili La catena ha una storia e una tradizione che porta avanti da quasi 60 anni, impiega 275 dipendenti e opera in diverse altre attività nel settore dell’accoglienza. «Pur rammaricati del disservizio che creeremo a ospiti, partner e fornitori - ha spiegato Caputo -, gli spropositati e insostenibili costi, che hanno eroso totalmente i margini di profitto, rendono impossibile garantire il prosieguo dell’attività, pur ricorrendo alle opportunità offerte dal sistema creditizio e all’implementazione di impianti fotovoltaici, la cui installazione non è stata ancora autorizzata». La decisione di interrompere tutti i servizi alberghieri e di ristorazione per i nuovi clienti, onorando fino a scadenza solo i contratti in essere e quelli già stipulati, è stata già inoltrata alla prefettura di Lecce. i dipendenti licenziati andranno a carico di Putin,biden e Unione Europea?
  14. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    (Sergio Romano) Dopo lo scambio di battute con Vladimir Putin sul ricorso al nucleare nell’ultima crisi, il tema è diventato nuovamente attuale. Per molto tempo era sembrato impossibile che un uomo politico autorevole e responsabile prendesse in considerazione l’uso dell’arma atomica. Quasi tutti sembravano sapere che avrebbe provocato una rappresaglia non meno disastrosa e una sequenza di eventi incontrollabili. Oggi la situazione sembra essere cambiata per almeno due motivi. Il primo motivo è lo stesso Putin: troppo ambizioso, egotista e spregiudicato per credere nelle regole dell’alternanza; ed è personalmente convinto che qualsiasi cedimento renderebbe le sue pretese e la sua persona meno credibili. Il secondo fattore è la parte del discorso in cui Putin ha parlato di armi nucleari tattiche. Sono armi che non si propongono l’intera distruzione di una città o di un Paese. Vengono costruite per colpire un obiettivo specifico: una diga, un aeroporto, un nodo ferroviario, una particolare zona con importanza strategica o una nave carica di armi e viveri di prima necessità per un corpo combattente. Non vengono usate per infliggere al nemico un colpo definitivo e mortale. Vengono usate per azzopparlo, per intimidirlo, per privarlo di ciò che in quel momento gli è maggiormente necessario. Il Paese che decida di farne uso spera soprattutto di costringere la potenza nemica a cercare una intesa o chiedere un armistizio. Ma questa potrebbe anche essere la fase iniziale di un processo destinato a concludersi soltanto quando chi dispone di un’arma nucleare strategica finirà probabilmente per usarla. Una vera distinzione fra armi tattiche e strategiche, quindi, non esiste. Siamo ormai in un mondo in cui qualsiasi guerra, se combattuta fra Paesi che dispongono di cognizione ed esperienze atomiche, potrebbe diventare totalmente nucleare.
  15. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    - Cremlino: «Legittimo arruolamento partecipanti a proteste» La consegna di cartoline per l’arruolamento nell’esercito a manifestanti che partecipano a proteste contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina «non è contro la legge». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che alcuni siti, tra i quali la Bbc in russo, hanno denunciato tale pratica. Lo riferisce la Tass.
  16. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    E tante grazie agli «impresentabili». Perché ci sono l’Arabia Saudita di Mbs, Mohammed bin Salman, e soprattutto la Turchia di Erdogan dietro il sorprendente, ingente scambio di prigionieri fra Ucraina e Russia, celebrato mercoledì notte. Nell’ora più drammatica, nella mobilitazione generale dei 300mila russi, nella fuga da Mosca degli arruolabili, Vladimir Putin ha aperto a sorpresa uno spiraglio. E nell’ora più buia, dopo sette mesi di «niet» su tutto, ecco la prima concessione negoziale sui prigionieri di guerra: la liberazione di centinaia di uomini del Battaglione Azov, i nazistoidi che dovevano essere processati per crimini di guerra, assieme a una decina di foreign fighters avviati a sicura condanna a morte. Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino filorusso che Zelensky fece arrestare La clamorosa notizia su Azov l’ha data Suspline, la radio ufficiale ucraina. Il capostaff della presidenza, Andrii Yermak, ha parlato subito d’un accordo per rilasciare 215 «pow» (prisoners of war) ucraini in cambio di 55 russi, e specialmente l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk: l’amico fedelissimo di Putin, l’editore che Zelensky fece arrestare con l’accusa d’intelligenza col nemico e di propaganda pro-Cremlino sulle sue tv. I dieci mercenari filoucraini (inglesi, americani, europei, un marocchino) sono già in Arabia Saudita, accolti dalla casa reale che ha mediato per la loro liberazione. I 55 russi sarebbero già tornati in patria. Medvedchuk, arrestato prima dell’estate, non si sa dove sia. Mentre le centinaia di soldati di Azov stanno per essere portati, tutti quanti, in Turchia: dovranno rimanervi fino alla fine della guerra, dice l’accordo, con la possibilità d’essere raggiunti dai familiari. Lo scambio è un indubbio successo di Erdogan, che già nelle scorse settimane aveva sbloccato la trattativa sulle tonnellate di grano ferme nei porti sul Mar Nero. Il ruolo del Sultano, specie dopo il raffreddamento dei rapporti di mosca con la Cina e l’India, appare sempre più determinante. Anche se lo scambio di prigionieri è sempre stato l’unico punto, in otto anni di guerra del Donbass, su cui russi e ucraini si sono regolarmente trovati. Il prossimo passo sarebbe un cessate il fuoco almeno temporaneo, utile a entrambe le parti per rifiatare, in vista della campagna d’inverno. Ma domani ci sono già i referendum nei territori occupati. E il piccolo spiraglio di luce sembra già chiudersi.Corriere della sera
  17. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    #Putin: convocata riunione straordinaria ministri Esteri #Ue
  18. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    E vabbè allora tutto bene basta un referendum lo faranno anche in Italia per la secessione essendo il nord a maggioranza padano.
  19. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    Il presidente russo annuncia una «mobilitazione militare parziale» delle forze militari russe: «L’Occidente vuole tenerci sotto un ricatto nucleare: ma anche noi abbiamo quelle armi, e siamo pronti a usare ogni mezzo. Il mio non è un bluff» Il presidente russo Vladimir Putin , in un atteso discorso televisivo, ha indicato una escalation della guerra in Ucraina, annunciato una «mobilitazione militare parziale» nel suo Paese, necessaria — a suo dire — perché l’Occidente vuole «indebolire, dividere e distruggere la Russia». Putin ha anche detto, rivolgendosi all’Occidente: «Abbiamo molte armi per replicare» a quello che ha definito «il ricatto nucleare» dell’Occidente. «Se l’integrità territoriale del nostro Paese sarà minacciata, useremo certamente tutti i mezzi militari a nostra disposizione. Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi. Questo non è un bluff». L’annuncio di Putin segna un cambio di marcia della Russia nei suoi sforzi bellici: finora Mosca aveva sempre definito quella in corso in Ucraina una «operazione militare speciale», e quella ordinata ora è la prima mobilitazione militare russa dalla Seconda guerra mondiale. La mobilitazione parziale riguarderà fino a 300 mila riservisti (la Russia ha una riserva militare di 2 milioni di uomini). Con la mobilitazione militare parziale, saranno richiamati in servizio i militari della riserva. «Per la difesa del nostro popolo, della sovranità della Russia e dell’integrità territoriale, appoggio la decisione del ministero Difesa e dello Stato maggiore di introdurre la mobilitazione parziale», ha detto Putin, spiegando appunto che «la leva riguarderà solo cittadini che al momento sono parte delle riserve, cioè coloro che hanno svolto il servizio militare nelle forze armate, che hanno già esperienza e formazione. Il decreto è già stato firmato» e le «iniziative» in applicazione del decreto per la mobilitazione cominceranno «da oggi». Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, parlando in tv subito dopo Putin, ha definito «difficili», le condizioni sul campo: «Non stiamo combattendo contro l’Ucraina, ma contro l’Occidente». Il Donbass — ha annunciato poi il presidente russo, «è ormai parzialmente liberato»: ma occorre un nuovo passo, e per questo «i territori dell’Ucraina che hanno annunciato il referendum per l’adesione alla Russia hanno il sostegno» di Mosca. L’obiettivo di Mosca in Ucraina rimane «la liberazione di tutto il Donbass», ed è un proposito «irremovibile». I referendum, che si terranno tra il 23 e il 27 settembre, erano stati annunciati nella giornata di ieri dai leader filorussi delle zone di Luhansk, Kherson (ora sotto controllo russo), Donetsk e Zaporizhzhia (aree dove l’Ucraina sta recuperando terreno). Se il voto dovesse andare come largamente atteso, queste aree, che corrispondono a circa il 15 per cento del territorio ucraino (e a un’area vasta all’incirca quanto il Portogallo) diventerebbero, nell’ottica di Mosca, territorio russo, e dunque ogni attacco ucraino contro queste aree sarebbe considerato un attacco diretto contro il territorio di Mosca. L’Occidente ha già chiarito che non intende riconoscere il risultato di questi referendum. Nella giornata di ieri, a esplicitare il no al riconoscimento, sono stati sia il Dipartimento di Stato americano, sia il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mikhailo Podolyak, ha detto che le parole di Putin erano «prevedibili», e indicano come «la guerra non stia andando» secondo i piani di Mosca. Il ministero degli Esteri britannico ha definito la dichiarazione di Putin una «preoccupante escalation»: «le minacce» del presidente russo «vanno prese seriamente perché noi non abbiamo il controllo della situazione — e non sono sicura che Putin stesso lo abbia», ha detto la ministra Gillian Keegan. Anche il vicecancelliere tedesco Robert Habeck ha definito «una escalation» quella annunciata da Putin, parlando di «un passo pessimo, sbagliato»: «Ci consulteremo per vedere come reagire sul piano politico», ha spiegato. È chiaro che l’Ucraina dovrà continuare ad avere «pieno sostegno». Il ministro degli Esteri cinese — con una reazione di notevole importanza — ha chiesto a «tutte le parti in causa» di avviare «un dialogo», e trovare il modo di «rispondere alle preoccupazioni di tutti, riguardo alla sicurezza». La Borsa russa ha reagito con perdite significative al discorso (fino al -9.6 per cento, dopo aver pero l’8.8 per cento nella giornata di ieri); il rublo è sceso ai minimi da due mesi a questa parte.corriere della sera
  20. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

    L’amministrazione Biden osserva con apprensione le mosse di Mosca: se i territori del Donbass venissero annessi, ogni attacco ucraino potrebbe rientrare nella «dottrina difensiva» della Russia che prevede anche l’uso di armi atomiche. E l’allerta del Dipartimento di Stato sta salendo di livello.
  21. Le statistiche di anno scorso dicono che rabiot quando era disponibile ha giocato 83% da titolare.quindi aldilà del futuro è chiaramente un pilastro per allegri.
  22. non dire Gatti

    ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile

    SINNER ORA HAI UN PROBLEMA TENNIS: ROLAND GARROS IL GINOCCHIO VA KO UN ALTRO RITIRO «STAGIONE NO» Era già accaduto negli Usa. Il calvario dopo il 1° set: «Troppo dolore». Oggi 59° Rafa-Nole INVIATO A PARIGI ,DI RICCARDO CRIVELLI I n ginocchio. Ancora una volta. E adesso la fragilità del fisico di Jannik Sinner diventa una questione nodale intorno al futuro della giovane stella azzurra. Dopo il ritiro di Indian Wells nei quarti contro Cerundolo per le vesciche (e la settimana prima a Miami non era sceso in campo contro Kyrgios per un virus influenzale) e il guaio di Roma all’anca sinistra che lo ha menomato nel secondo set del quarto contro Tsitsipas, arriva come una pugnalata l’abbandono a Parigi contro Rublev all’alba del terzo set, per il riacutizzarsi del dolore al ginocchio sinistro che si era manifestato sabato, qualche ora prima del match poi vinto contro l’americano McDonald. Un altro pesante intoppo, che vanifica un primo set giocato alla grande e frustra le ambizioni di entrare tra i migliori otto del Roland Garros per la seconda volta dopo il 2020, in uno spicchio di tabellone che davvero poteva offrirgli il passaporto per i sogni, soprattutto dopo l’eliminazione di Medvedev per mano del redivivo Cilic. Bastonato Il crac che getta nuove ombre su questa stagione martoriata di Jannik piomba sulla partita all’inizio del secondo set: fino a lì, come se il Lenglen fosse il palcoscenico del teatro dell’assurdo, era stato il russo, dominato in lungo e in largo, a lamentarsi delle condizioni fisiche («Non sento le gambe, non sento le spalle»). E invece, su un allungo o forse su un servizio, è Sinner a capire subito che qualcosa non funziona più: «Sapevo che non ero al cento per cento, ma il problema al ginocchio è arrivato inaspettato, in un punto diverso rispetto a sabato e speravo si risolvesse velocemente. Mi avevano detto che non era un problema serio e che non correvo rischi particolari. Così ho deciso di provare a spingere. Però a un certo punto quando saltavo per servire sentivo un nuovo tipo di dolore, molto forte». Lo sguardo cerca subito coach Vagnozzi in tribuna, i gesti di Jannik sono eloquenti come se il ginocchio si fosse girato, mentre dall’angolo gli chiedono se il dolore sia persistente e i due time out medici non risolvono la situazione. Il Rosso prova ad accelerare gli scambi, ma il set scivola via e poi sul 2-0 sotto del terzo, inevitabile, la decisione di lasciare il campo. Si ripresenterà in sala stampa più di un’ora dopo, sguardo basso fin quasi alle lacrime e la postura di un eroe bastonato dalla sorte: «Ora dovrò fare degli esami per capire come sto e quando rientrare, che è la cosa più importante. Purtroppo questa stagione non sta andando come desideravo, non sono ancora riuscito a vincere un torneo, neppure a fare una finale e perdere agli ottavi o ai quarti non serve a niente. Il livello del mio tennis c’è, la testa pure, ma devo risolvere questi problemi fisici e se dovessero richiedere due o tre settimane di lavoro senza giocare lo farei volentieri pur di uscirne. Si va in campo anche con il dolore — ammette — ma a volte ci sono situazioni insostenibili: ogni giocatore ha un punto debole, il mio è il fisico, che devo potenziare. Potevo andare lontano in questo torneo, come potevo andare lontano a Indian Wells: sono i miei due rimpianti più grandi. Ora devo lavorare sul mio corpo, non sarà certo questo infortunio a fermarmi». Novità e tradizione Anche Tsistipas, un paio d’ore prima, esce dal campo con gli occhi velati dal pianto, ma il suo dolore si chiama Rune, il nuovo prodigio danese del 2003 che in due mesi sulla terra si è trasfigurato da promessa a superstar, come del resto era nei voti suoi e di tutti gli esperti: «Ho sempre creduto tanto in me stesso. Quando inizi nel circuito, hai sempre la sensazione di progredire molto lentamente. Invece tutto sta andando tutto molto veloce. Gioco tra i pro da due o tre anni, e sono già a un buon livello. Ma cerco sempre di migliorare, voglio diventare il migliore del mondo, il numero uno. È ciò che mi motiva. Per cui quello che ho fatto finora è molto bello, ma non sono ancora soddisfatto». Con lui e Alcaraz è diventato il Roland Garros della vera Next Gen, ma intanto la sfida più attesa continua a rimanere quella della tradizione leggendaria: stasera alle 20.45 sullo Chatrier va in scena il 59° episodio della saga tra Djokovic e Nadal (con qualche malumore di Rafa che avrebbe preferito giocare al pomeriggio). Una notte da leoni: «Quando il tabellone è uscito — confessa Nole — tutti hanno cominciato a pensare a questo match tra me e Rafa, ma è normale. Io sono contento di aver risparmiato energie preziose nelle altre partite perché mi torneranno utili di fronte a un guerriero come Nadal. Sappiamo che i nostri incontri richiedono un grande impegno e bisogna essere pronti mentalmente e fisicamente. Quella che ho di fronte, se parliamo del Roland Garros, è la sfida più difficile che si possa immaginare». Titani, a voi. TEMPO DI LETTURA 4’12”
  23. non dire Gatti

    Guerra in Ucraina

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