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La Nato sull’Ucraina: «Se Putin usa armi atomiche, la Russia pagherà» «Conseguenze serie per la Russia» se Vladimir Putin «ricorrerà in qualsiasi modo alle armi nucleari». Il Segretario della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista trasmessa ieri dalla tv americana «Nbc», fa sapere di aver avvisato direttamente il Cremlino. «Il presidente Putin usa una retorica sul nucleare pericolosa e imprudente. È vero la stiamo sentendo da diverso tempo, ma ciò non toglie che resti estremamente pericolosa. Per questo gli abbiamo comunicato quanto sarebbero gravi le conseguenze per la Russia: cambierebbe la natura del conflitto». Stoltenberg, però, non ha chiarito se la guerra «cambierebbe» al punto da indurre l’Alleanza atlantica a intervenire direttamente in Ucraina: «Questo è un conflitto iniziato dal presidente Putin. La Nato non ne fa parte. Quello che facciamo è fornire sostegno all’Ucraina, una nazione indipendente e sovrana in Europa che ha il diritto di difendersi da un’aggressione». E ancora: «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta, questo è il messaggio che gli alleati della Nato mandano alla Russia». Petraeus (ex capo Cia): «Se uso nucleare? Elimineremo forze russe» Gli Stati Uniti, insieme agli alleati della Nato, «eliminerebbero» le forze russe in Ucraina se il presidente russo Vladimir Putin decidesse di usare armi nucleari in Ucraina. Ad affermarlo intervenendo ad Abc è il generale in pensione ed ex capo della Cia, David Petraeus. Per Petraeus le potenze occidentali devono prendere sul serio le minacce alle armi nucleari della Russia. «Solo per darvi un’ipotesi» nel caso «penso che risponderemmo eliminando ogni forza convenzionale russa che possiamo vedere e identificare sul campo di battaglia in Ucraina e anche in Crimea e ogni nave nel Mar Nero», ha spiegato Petraeus. Un attacco nucleare «non potrebbe rimanere senza risposta. Ma non deve essere per forza una risposta maggiore: non è nucleare per il nucleare. Non si vuole, di nuovo, entrare in un’escalation nucleare ma devi dimostrare che questo non può essere accettato in alcun modo».
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Le bollette dell’energia elettrica hanno raggiunto un importo complessiva di circa 500 mila euro, solo nel mese di agosto. Questo è il motivo che ha spinto Caroli Hotels, una catena pugliese composta da quattro alberghi tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, a chiudere la propria attività. «Si spegne, a causa degli alti costi dell’energia elettrica, la nostra storica catena alberghiera dopo quasi sessanta anni di attività ininterrotta», ha annunciato Attilio Caputo, il direttore generale. Costi insostenibili La catena ha una storia e una tradizione che porta avanti da quasi 60 anni, impiega 275 dipendenti e opera in diverse altre attività nel settore dell’accoglienza. «Pur rammaricati del disservizio che creeremo a ospiti, partner e fornitori - ha spiegato Caputo -, gli spropositati e insostenibili costi, che hanno eroso totalmente i margini di profitto, rendono impossibile garantire il prosieguo dell’attività, pur ricorrendo alle opportunità offerte dal sistema creditizio e all’implementazione di impianti fotovoltaici, la cui installazione non è stata ancora autorizzata». La decisione di interrompere tutti i servizi alberghieri e di ristorazione per i nuovi clienti, onorando fino a scadenza solo i contratti in essere e quelli già stipulati, è stata già inoltrata alla prefettura di Lecce. i dipendenti licenziati andranno a carico di Putin,biden e Unione Europea?
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(Sergio Romano) Dopo lo scambio di battute con Vladimir Putin sul ricorso al nucleare nell’ultima crisi, il tema è diventato nuovamente attuale. Per molto tempo era sembrato impossibile che un uomo politico autorevole e responsabile prendesse in considerazione l’uso dell’arma atomica. Quasi tutti sembravano sapere che avrebbe provocato una rappresaglia non meno disastrosa e una sequenza di eventi incontrollabili. Oggi la situazione sembra essere cambiata per almeno due motivi. Il primo motivo è lo stesso Putin: troppo ambizioso, egotista e spregiudicato per credere nelle regole dell’alternanza; ed è personalmente convinto che qualsiasi cedimento renderebbe le sue pretese e la sua persona meno credibili. Il secondo fattore è la parte del discorso in cui Putin ha parlato di armi nucleari tattiche. Sono armi che non si propongono l’intera distruzione di una città o di un Paese. Vengono costruite per colpire un obiettivo specifico: una diga, un aeroporto, un nodo ferroviario, una particolare zona con importanza strategica o una nave carica di armi e viveri di prima necessità per un corpo combattente. Non vengono usate per infliggere al nemico un colpo definitivo e mortale. Vengono usate per azzopparlo, per intimidirlo, per privarlo di ciò che in quel momento gli è maggiormente necessario. Il Paese che decida di farne uso spera soprattutto di costringere la potenza nemica a cercare una intesa o chiedere un armistizio. Ma questa potrebbe anche essere la fase iniziale di un processo destinato a concludersi soltanto quando chi dispone di un’arma nucleare strategica finirà probabilmente per usarla. Una vera distinzione fra armi tattiche e strategiche, quindi, non esiste. Siamo ormai in un mondo in cui qualsiasi guerra, se combattuta fra Paesi che dispongono di cognizione ed esperienze atomiche, potrebbe diventare totalmente nucleare.
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- Cremlino: «Legittimo arruolamento partecipanti a proteste» La consegna di cartoline per l’arruolamento nell’esercito a manifestanti che partecipano a proteste contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina «non è contro la legge». Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che alcuni siti, tra i quali la Bbc in russo, hanno denunciato tale pratica. Lo riferisce la Tass.
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E tante grazie agli «impresentabili». Perché ci sono l’Arabia Saudita di Mbs, Mohammed bin Salman, e soprattutto la Turchia di Erdogan dietro il sorprendente, ingente scambio di prigionieri fra Ucraina e Russia, celebrato mercoledì notte. Nell’ora più drammatica, nella mobilitazione generale dei 300mila russi, nella fuga da Mosca degli arruolabili, Vladimir Putin ha aperto a sorpresa uno spiraglio. E nell’ora più buia, dopo sette mesi di «niet» su tutto, ecco la prima concessione negoziale sui prigionieri di guerra: la liberazione di centinaia di uomini del Battaglione Azov, i nazistoidi che dovevano essere processati per crimini di guerra, assieme a una decina di foreign fighters avviati a sicura condanna a morte. Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino filorusso che Zelensky fece arrestare La clamorosa notizia su Azov l’ha data Suspline, la radio ufficiale ucraina. Il capostaff della presidenza, Andrii Yermak, ha parlato subito d’un accordo per rilasciare 215 «pow» (prisoners of war) ucraini in cambio di 55 russi, e specialmente l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk: l’amico fedelissimo di Putin, l’editore che Zelensky fece arrestare con l’accusa d’intelligenza col nemico e di propaganda pro-Cremlino sulle sue tv. I dieci mercenari filoucraini (inglesi, americani, europei, un marocchino) sono già in Arabia Saudita, accolti dalla casa reale che ha mediato per la loro liberazione. I 55 russi sarebbero già tornati in patria. Medvedchuk, arrestato prima dell’estate, non si sa dove sia. Mentre le centinaia di soldati di Azov stanno per essere portati, tutti quanti, in Turchia: dovranno rimanervi fino alla fine della guerra, dice l’accordo, con la possibilità d’essere raggiunti dai familiari. Lo scambio è un indubbio successo di Erdogan, che già nelle scorse settimane aveva sbloccato la trattativa sulle tonnellate di grano ferme nei porti sul Mar Nero. Il ruolo del Sultano, specie dopo il raffreddamento dei rapporti di mosca con la Cina e l’India, appare sempre più determinante. Anche se lo scambio di prigionieri è sempre stato l’unico punto, in otto anni di guerra del Donbass, su cui russi e ucraini si sono regolarmente trovati. Il prossimo passo sarebbe un cessate il fuoco almeno temporaneo, utile a entrambe le parti per rifiatare, in vista della campagna d’inverno. Ma domani ci sono già i referendum nei territori occupati. E il piccolo spiraglio di luce sembra già chiudersi.Corriere della sera
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#Putin: convocata riunione straordinaria ministri Esteri #Ue
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E vabbè allora tutto bene basta un referendum lo faranno anche in Italia per la secessione essendo il nord a maggioranza padano.
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Il presidente russo annuncia una «mobilitazione militare parziale» delle forze militari russe: «L’Occidente vuole tenerci sotto un ricatto nucleare: ma anche noi abbiamo quelle armi, e siamo pronti a usare ogni mezzo. Il mio non è un bluff» Il presidente russo Vladimir Putin , in un atteso discorso televisivo, ha indicato una escalation della guerra in Ucraina, annunciato una «mobilitazione militare parziale» nel suo Paese, necessaria — a suo dire — perché l’Occidente vuole «indebolire, dividere e distruggere la Russia». Putin ha anche detto, rivolgendosi all’Occidente: «Abbiamo molte armi per replicare» a quello che ha definito «il ricatto nucleare» dell’Occidente. «Se l’integrità territoriale del nostro Paese sarà minacciata, useremo certamente tutti i mezzi militari a nostra disposizione. Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi. Questo non è un bluff». L’annuncio di Putin segna un cambio di marcia della Russia nei suoi sforzi bellici: finora Mosca aveva sempre definito quella in corso in Ucraina una «operazione militare speciale», e quella ordinata ora è la prima mobilitazione militare russa dalla Seconda guerra mondiale. La mobilitazione parziale riguarderà fino a 300 mila riservisti (la Russia ha una riserva militare di 2 milioni di uomini). Con la mobilitazione militare parziale, saranno richiamati in servizio i militari della riserva. «Per la difesa del nostro popolo, della sovranità della Russia e dell’integrità territoriale, appoggio la decisione del ministero Difesa e dello Stato maggiore di introdurre la mobilitazione parziale», ha detto Putin, spiegando appunto che «la leva riguarderà solo cittadini che al momento sono parte delle riserve, cioè coloro che hanno svolto il servizio militare nelle forze armate, che hanno già esperienza e formazione. Il decreto è già stato firmato» e le «iniziative» in applicazione del decreto per la mobilitazione cominceranno «da oggi». Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, parlando in tv subito dopo Putin, ha definito «difficili», le condizioni sul campo: «Non stiamo combattendo contro l’Ucraina, ma contro l’Occidente». Il Donbass — ha annunciato poi il presidente russo, «è ormai parzialmente liberato»: ma occorre un nuovo passo, e per questo «i territori dell’Ucraina che hanno annunciato il referendum per l’adesione alla Russia hanno il sostegno» di Mosca. L’obiettivo di Mosca in Ucraina rimane «la liberazione di tutto il Donbass», ed è un proposito «irremovibile». I referendum, che si terranno tra il 23 e il 27 settembre, erano stati annunciati nella giornata di ieri dai leader filorussi delle zone di Luhansk, Kherson (ora sotto controllo russo), Donetsk e Zaporizhzhia (aree dove l’Ucraina sta recuperando terreno). Se il voto dovesse andare come largamente atteso, queste aree, che corrispondono a circa il 15 per cento del territorio ucraino (e a un’area vasta all’incirca quanto il Portogallo) diventerebbero, nell’ottica di Mosca, territorio russo, e dunque ogni attacco ucraino contro queste aree sarebbe considerato un attacco diretto contro il territorio di Mosca. L’Occidente ha già chiarito che non intende riconoscere il risultato di questi referendum. Nella giornata di ieri, a esplicitare il no al riconoscimento, sono stati sia il Dipartimento di Stato americano, sia il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mikhailo Podolyak, ha detto che le parole di Putin erano «prevedibili», e indicano come «la guerra non stia andando» secondo i piani di Mosca. Il ministero degli Esteri britannico ha definito la dichiarazione di Putin una «preoccupante escalation»: «le minacce» del presidente russo «vanno prese seriamente perché noi non abbiamo il controllo della situazione — e non sono sicura che Putin stesso lo abbia», ha detto la ministra Gillian Keegan. Anche il vicecancelliere tedesco Robert Habeck ha definito «una escalation» quella annunciata da Putin, parlando di «un passo pessimo, sbagliato»: «Ci consulteremo per vedere come reagire sul piano politico», ha spiegato. È chiaro che l’Ucraina dovrà continuare ad avere «pieno sostegno». Il ministro degli Esteri cinese — con una reazione di notevole importanza — ha chiesto a «tutte le parti in causa» di avviare «un dialogo», e trovare il modo di «rispondere alle preoccupazioni di tutti, riguardo alla sicurezza». La Borsa russa ha reagito con perdite significative al discorso (fino al -9.6 per cento, dopo aver pero l’8.8 per cento nella giornata di ieri); il rublo è sceso ai minimi da due mesi a questa parte.corriere della sera
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L’amministrazione Biden osserva con apprensione le mosse di Mosca: se i territori del Donbass venissero annessi, ogni attacco ucraino potrebbe rientrare nella «dottrina difensiva» della Russia che prevede anche l’uso di armi atomiche. E l’allerta del Dipartimento di Stato sta salendo di livello.
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VIDEO Allegri pre-Sampdoria: "Domani Rabiot gioca. Kostic dall'inizio. Infortuni? Alla Juve ogni volta sembra che venga giù tutto...
non dire Gatti ha risposto a Stino91 Discussione Video Juventus, PuntoJ: la zona erogena del tifoso juventino
Le statistiche di anno scorso dicono che rabiot quando era disponibile ha giocato 83% da titolare.quindi aldilà del futuro è chiaramente un pilastro per allegri.- 865 risposte
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VIDEO Allegri pre-Sampdoria: "Domani Rabiot gioca. Kostic dall'inizio. Infortuni? Alla Juve ogni volta sembra che venga giù tutto...
non dire Gatti ha risposto a Stino91 Discussione Video Juventus, PuntoJ: la zona erogena del tifoso juventino
Quindi ruCani- 865 risposte
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ATP e WTA - il topic del TENNIS maschile e femminile
non dire Gatti ha risposto a mercimichel Discussione Altri Sport
SINNER ORA HAI UN PROBLEMA TENNIS: ROLAND GARROS IL GINOCCHIO VA KO UN ALTRO RITIRO «STAGIONE NO» Era già accaduto negli Usa. Il calvario dopo il 1° set: «Troppo dolore». Oggi 59° Rafa-Nole INVIATO A PARIGI ,DI RICCARDO CRIVELLI I n ginocchio. Ancora una volta. E adesso la fragilità del fisico di Jannik Sinner diventa una questione nodale intorno al futuro della giovane stella azzurra. Dopo il ritiro di Indian Wells nei quarti contro Cerundolo per le vesciche (e la settimana prima a Miami non era sceso in campo contro Kyrgios per un virus influenzale) e il guaio di Roma all’anca sinistra che lo ha menomato nel secondo set del quarto contro Tsitsipas, arriva come una pugnalata l’abbandono a Parigi contro Rublev all’alba del terzo set, per il riacutizzarsi del dolore al ginocchio sinistro che si era manifestato sabato, qualche ora prima del match poi vinto contro l’americano McDonald. Un altro pesante intoppo, che vanifica un primo set giocato alla grande e frustra le ambizioni di entrare tra i migliori otto del Roland Garros per la seconda volta dopo il 2020, in uno spicchio di tabellone che davvero poteva offrirgli il passaporto per i sogni, soprattutto dopo l’eliminazione di Medvedev per mano del redivivo Cilic. Bastonato Il crac che getta nuove ombre su questa stagione martoriata di Jannik piomba sulla partita all’inizio del secondo set: fino a lì, come se il Lenglen fosse il palcoscenico del teatro dell’assurdo, era stato il russo, dominato in lungo e in largo, a lamentarsi delle condizioni fisiche («Non sento le gambe, non sento le spalle»). E invece, su un allungo o forse su un servizio, è Sinner a capire subito che qualcosa non funziona più: «Sapevo che non ero al cento per cento, ma il problema al ginocchio è arrivato inaspettato, in un punto diverso rispetto a sabato e speravo si risolvesse velocemente. Mi avevano detto che non era un problema serio e che non correvo rischi particolari. Così ho deciso di provare a spingere. Però a un certo punto quando saltavo per servire sentivo un nuovo tipo di dolore, molto forte». Lo sguardo cerca subito coach Vagnozzi in tribuna, i gesti di Jannik sono eloquenti come se il ginocchio si fosse girato, mentre dall’angolo gli chiedono se il dolore sia persistente e i due time out medici non risolvono la situazione. Il Rosso prova ad accelerare gli scambi, ma il set scivola via e poi sul 2-0 sotto del terzo, inevitabile, la decisione di lasciare il campo. Si ripresenterà in sala stampa più di un’ora dopo, sguardo basso fin quasi alle lacrime e la postura di un eroe bastonato dalla sorte: «Ora dovrò fare degli esami per capire come sto e quando rientrare, che è la cosa più importante. Purtroppo questa stagione non sta andando come desideravo, non sono ancora riuscito a vincere un torneo, neppure a fare una finale e perdere agli ottavi o ai quarti non serve a niente. Il livello del mio tennis c’è, la testa pure, ma devo risolvere questi problemi fisici e se dovessero richiedere due o tre settimane di lavoro senza giocare lo farei volentieri pur di uscirne. Si va in campo anche con il dolore — ammette — ma a volte ci sono situazioni insostenibili: ogni giocatore ha un punto debole, il mio è il fisico, che devo potenziare. Potevo andare lontano in questo torneo, come potevo andare lontano a Indian Wells: sono i miei due rimpianti più grandi. Ora devo lavorare sul mio corpo, non sarà certo questo infortunio a fermarmi». Novità e tradizione Anche Tsistipas, un paio d’ore prima, esce dal campo con gli occhi velati dal pianto, ma il suo dolore si chiama Rune, il nuovo prodigio danese del 2003 che in due mesi sulla terra si è trasfigurato da promessa a superstar, come del resto era nei voti suoi e di tutti gli esperti: «Ho sempre creduto tanto in me stesso. Quando inizi nel circuito, hai sempre la sensazione di progredire molto lentamente. Invece tutto sta andando tutto molto veloce. Gioco tra i pro da due o tre anni, e sono già a un buon livello. Ma cerco sempre di migliorare, voglio diventare il migliore del mondo, il numero uno. È ciò che mi motiva. Per cui quello che ho fatto finora è molto bello, ma non sono ancora soddisfatto». Con lui e Alcaraz è diventato il Roland Garros della vera Next Gen, ma intanto la sfida più attesa continua a rimanere quella della tradizione leggendaria: stasera alle 20.45 sullo Chatrier va in scena il 59° episodio della saga tra Djokovic e Nadal (con qualche malumore di Rafa che avrebbe preferito giocare al pomeriggio). Una notte da leoni: «Quando il tabellone è uscito — confessa Nole — tutti hanno cominciato a pensare a questo match tra me e Rafa, ma è normale. Io sono contento di aver risparmiato energie preziose nelle altre partite perché mi torneranno utili di fronte a un guerriero come Nadal. Sappiamo che i nostri incontri richiedono un grande impegno e bisogna essere pronti mentalmente e fisicamente. Quella che ho di fronte, se parliamo del Roland Garros, è la sfida più difficile che si possa immaginare». Titani, a voi. TEMPO DI LETTURA 4’12” -
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«Bomba con un missile Satana». È la provocazione della giornalista russa Yuliya Vityazeva che, su Twitter, ha invitato a fare esplodere con un missile il Pala Olympic Arena di Torino, dove si è svolta la finale di Eurovision. Vityazeva, fervente sostenitrice di Putin, conduce un talk-show in onda su Russia-1, la televisione nazionale russa. La 66ª edizione di Eurovision è stata vinta dalla band ucraina Kalush Orchestra con la canzone Stefania, dedicata alla mamma del leader del gruppo, Oleg Psiuk. Il nome di Yuliya Vityazeva è conosciuto anche in Italia: ospite del programma di Paolo Del Debbio Dritto e Rovescio , aveva fatto discutere per le sue affermazioni («È dal 2014 che Kiev uccide le persone pacifiche nel Donbass. Adesso sta richiedendo più armi per che cosa? Per uccidere le persone»). Vitazyeva è stata anche ospite di Giovanni Floris, a DiMartedì e da Lilli Gruber a Otto e Mezzo.fonte corsera
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L’analisi in tv A Sessanta minuti è addirittura andata in onda una confessione vera e propria, fuggita dal senno del colonnello in pensione Mikhail Khodaryonok, un eroe di guerra. «Dobbiamo ammettere che anche la mobilitazione generale non aiuterebbe a uscire da questa situazione, perché mandare ragazzi muniti di armi vecchie come le nostre a combattere una guerra del ventunesimo secolo contro un esercito equipaggiato dalla Nato, non è la cosa giusta da fare».
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La Russia provoca e si candida per gli Europei 2028 e 2032: «Aperti a Uefa e Fifa»
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Ma nel listone dei nemici della Russia il grande dittatore ci ha messo anche l Austria?
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Ho scoperto alla mia veneranda età solo oggi che l Austria 🇦🇹 è neutrale,partecipa solo come osservatore ai vertici della nato
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Gli effetti della guerra Russia-Ucraina nello spazio: ci sono rischi per la Stazione Spaziale? I programmi spaziali producono un indotto e un forte sviluppo economico, preoccupano le possibili ripercussioni delle sanzioni contro Mosca «Nonostante il conflitto in atto, la cooperazione spaziale civile rimane un ponte». Lo ha twittato questa mattina il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, l’austriaco Josef Aschbacher relativamente alla crisi in Ucraina. «L’Agenzia Spaziale Europea, continua a lavorare su tutti i suoi programmi, inclusa la Stazione Spaziale Internazionale e la campagna di lancio della missione ExoMars, al fine di onorare gli impegni con gli Stati membri e i partner.
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come viene raccontata la guerra in venezuela: “Ukrainian nationalists attack residential neighborhoods with Grad multiple launch rocket systems.
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