Narayama

Tasso di natalità rasente lo zero (si va verso l'estinzione), bambini lobotomizzati dai telefoni, genitori assenti che fanno 3 lavori per portare il pane a casa, strutture (quando ci sono) fetiscenti degne delle periferie Urss, parchetti attrezzati invasi da tossici e clochard, settori giovanili inesistenti, corrotti e arrivisti, impoverimento della massime serie che non dà più stimoli e fascino alle nuove generazioni, media attenti più alla moviola e allo scandalo che al calcio giocato, odio, razzismo, insulti, sputi negli stadi, risse tra tifosi con tanto di morti, costi piattaforme streaming tra le più care in europa (Italia con reddito pro capite tra i più bassi in Europa occidentale). Potrei andare oltre ma quanto citato basta per intendere che il problema l'intero sistema calcio. Dall'inizio alla fine. Ci voglio riforme strutturali a tutti i livelli. Per chi pensa invece che il problema sia solo il calcio sappia che l'Italia non ha una squadra pro nel ciclismo. Sport che assieme ai francesi l'abbiamo praticamente creato.

Solo alla Juventus certe cose.

Ma se ti hanno fatto 3 ricapitalizzazioni da 100mln l'una. Noi stavamo crescendo alla grandissima ma dopo quella genialata di Agnelli c'è rimasto il baratro. Dirigenti incompetenti, acquisti sbagliati, allenatori novizi, anima dispersa e soprattutto una grandissima enorme sfortuna, il COVID che ci ha ostruito proprio nel momento sbagliato, quello dell'arrivo ci CR7. Stavamo crescendo al pari delle altre big e la differenza si poteva quantificare in 100/200mln. Gli sponsor stavano arrivando uno dopo l'altro, i progetti crescevano, la continassa, la next gen, lo stadio nuovo, j medical. Andava tutto alla grandissima e questo lo si evinceva prima di tutto dal campo, 9 scudetti di fila.

Ho seguito la live però, evidentemente ho preso un granchio

Ho scelto di non guardarla. Ho fatto bene.

Non so perché, ma comunque andrà la sua esperienza con noi, io gli voglio gia bene.

Possono raccontarla come vogliono. Hanno perso la mia fiducia per quanto mi riguarda.

Apprezzo l'ottimismo ma questa si chiama fede. Sperare nella Juventus è diventato un culto. Ci è rimasto questo.

Visto che il DS deve lavorare a stretto contatto con l'allenatore e il fatto che sarebbe potuto essere preso in organico da mesi mi fa pensare che la panchina di Tudor scottava già da molto prima. Comunque sia Spalletti là dentro è quello che è nel mondo del calcio da più tempo di tutti, lo farei scegliere a lui tra una rosa di candidati.

Vero, ma Como e Lazio non ci sono superiori nella rosa. Così come non è possibile non segnare per 4 partite. Oppure non vincerne nemmeno una su 8. I numeri sono davvero tragici. Anche al di sotto delle potenzialità dei giocatori.

Se bruciano anche Spalletti chiudiamo tutto

Sta cosa che giocatori che si beccano i milioni per giocare a pallone debbano essere incoraggiati, spronati, incentivati, caricati mi manda in bestia. Dopo la classe politica ci sono subito loro a farmi venire il volta stomaco.

Vedremo l'algoritmo che dice

Francamente chi ci sperava era un illuso

Lichtsteiner, Bonucci, Barzagli, Chiellini, Buffon, Marchisio hanno tutti ricevuto offerte poi declinate. Morata si sarebbe incatenato a vita a Torino. C'è anche da dire che molti che sono andati via li abbiamo messi sul mercato noi (Kean) oppure messi alle strette da richieste tattiche non corrette. Coman, Bentancur, Kulusevski e altri. Le bruciature le abbiamo prese da Pogba-Vidal per soldi, Tévez da non si sa cosa.

L’Accademia Mohammed VI: il Faro del Calcio Giovanile in Marocco Quando si parla di eccellenza nella formazione calcistica giovanile, pochi progetti nel mondo possono vantare la solidità e i risultati della Mohammed VI Football Academy, situata a Salé, vicino a Rabat. Fondata nel 2007 con l’obiettivo di coltivare giovani talenti marocchini, questa struttura non è solo un’accademia di calcio: è un vero e proprio laboratorio di crescita sportiva e personale. Un progetto unico, che unisce sport e formazione L’Academy Mohammed VI nasce con una missione chiara: scoprire e far crescere ragazzi e ragazze con talento calcistico, indipendentemente dal loro contesto socio-economico, offrendo allo stesso tempo un’istruzione di qualità. I giovani atleti vivono in un ambiente residenziale sicuro, frequentano le lezioni scolastiche e si allenano quotidianamente sotto la guida di allenatori esperti. È il modello perfetto che unisce studio e sport, preparando i ragazzi non solo a diventare grandi calciatori, ma anche persone complete, con disciplina, senso di comunità e mentalità vincente. Infrastrutture di livello internazionale L’Academy dispone di campi all’avanguardia, sia in erba naturale che sintetica, palestre moderne, strutture mediche e di recupero, aule per la formazione scolastica e spazi ricreativi. Ogni dettaglio è studiato per creare un ambiente stimolante, dove l’apprendimento e la crescita personale si intrecciano con lo sviluppo tecnico e atletico. Risultati concreti: talenti che brillano sul palcoscenico internazionale I risultati parlano da soli. Negli ultimi anni, l’Academy ha sfornato giocatori che oggi militano in club europei e in nazionale maggiore. Solo nell’ultimo torneo, la nazionale Under‑20 del Marocco ha vinto la Coppa del Mondo FIFA U‑20 2025, segnando un momento storico per il calcio africano e arabo. Tra i protagonisti della vittoria ci sono diversi ex studenti dell’Academy: Yassir Zabiri – attaccante e autore della doppietta nella finale. Houssam Essadak – centrocampista centrale, fondamentale in semifinale e finale. Omar Sadik – attaccante, già protagonista in campionati europei giovanili. Imran Douieb, Ismaël Baouf, Yanis Benchaouch, Othmane Maamma – tutti cresciuti nell’Academy, hanno contribuito al successo con le loro prestazioni brillanti. Questo non è un caso isolato: i numerosi talenti prodotti dall’Academy dimostrano come un approccio strutturato, serio e integrato possa davvero trasformare ragazzi dotati in campioni completi, capaci di competere ad altissimi livelli. Un modello che funziona Ciò che rende l’Academy Mohammed VI così speciale è proprio la combinazione di tre elementi: talento, istruzione e supporto costante. Non si tratta di una scuola calcio tradizionale, né di un semplice centro sportivo. È un percorso di crescita completo, che permette ai giovani di eccellere nello sport senza sacrificare l’istruzione e i valori personali. I risultati, sul campo e fuori, parlano chiaro: l’Academy non solo funziona, ma è un modello di riferimento per tutto il continente africano e oltre. La Mohammed VI Football Academy è la prova concreta che investire nei giovani, offrendo loro strumenti e opportunità, può portare a risultati straordinari. Dalla scoperta di talenti nascosti nelle province più remote del Marocco, fino alla conquista di trofei mondiali, l’Academy è la dimostrazione che con visione, disciplina e cura, un progetto educativo e sportivo può davvero cambiare il destino di un’intera generazione. Chiunque osservi oggi il successo della nazionale Under‑20 marocchina non può non riconoscere che dietro ogni gol, ogni passaggio vincente e ogni giovane protagonista, c’è l’impronta dell’Academy Mohammed VI: una scuola di vita e di calcio che funziona, e funziona bene.

Oggettivamente? Da Agosto

La questione qui è la parentesi del causa effetto. È vero che molti marocchini nascono calcisticamente in Europa ma l'under 20 nello specifico è prevalentemente frutto dell'Academy. Qui parliamo di una nazionale che faceva fatica a qualificarsi che dal nulla batte tutte le under più forti del mondo. Spagna, Brasile, Francia, Argentina e anche gli Usa contro cui perdemmo 3 a 0. Insomma, non può essere un caso.

Ma roba da matti. Solo nel calcio puoi sentire storie del genere.

Ma guarda un po', per giocare bene a calcio bisogna avere giocatori dai piedi buoni.

Che schifo

Sisi, va bene, bla bla bla. Avanti il prossimo.

In Serie A negli ultimi 10 anni sono passati signori giocatori. È che abbiamo comprato quelli sbagliati.

137 mln Wirtz. 150 mln Isak. Sono soldi per una piccola manovra di bilancio di un paese.

La proprietà transitiva nel calcio mercato non esiste. Ogni trasferimento ha una sua storia, più o meno complessa. Soule voleva una maglia da titolare mentre Motta non lo guardava nemmeno in faccia.