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Dalia91

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  1. Si, ma io non mi riferivo alle tempistiche o alla logistica del mercato. Il mio discorso era di natura diversa: riguardava la coerenza e la responsabilità personale di un allenatore, non le circostanze pratiche. Se davvero un tecnico crede in un progetto e vuole essere credibile agli occhi dei giocatori, della società e dei tifosi, deve porsi con chiarezza prima, non dopo. Può anche accettare dei compromessi, succede a tutti, ma se poi il progetto cambia radicalmente e non lo rappresenta più, allora il gesto coerente è farsi da parte, non restare e poi prendere le distanze in corso d' opera. Non sto dicendo che Tudor dovesse dimettersi il giorno dopo il mercato; sto dicendo che, nel momento in cui ha accettato di restare, ha anche implicitamente condiviso le scelte della società. E a quel punto, se i risultati non arrivano, non può spostare la responsabilità altrove. Non è una questione di tattica o di mercato: è una questione di credibilità umana e professionale. Mi servono due quinti e un centrocampista forte e tu mi prendi un terzino e 27 alternative a Vlahovic? Me ne vado! Soprattutto perchè eri stato avvisato a giugno. Oppure se decido di restare, abbandono le mie convinzioni e, soprattutto, non cerco alibi. E lui non sta facendo nessuna delle due.
  2. Quando Igor Tudor è stato convocato in sede per discutere della sua permanenza alla Juventus, avrebbe dovuto presentarsi con un’impostazione chiara e professionale: delineare innanzitutto la propria valutazione dell’organico a disposizione, illustrare gli obiettivi tecnico-tattici che intendeva realizzare e, soprattutto, indicare con precisione i profili funzionali necessari per raggiungerli. A quel punto, avrebbe dovuto porre una condizione altrettanto netta: “Avete la mia piena fiducia, ma se al termine del mercato non dovessi ritrovare in rosa i profili richiesti, procederemo con una risoluzione consensuale del contratto, con relativa buonuscita per il sottoscritto. Prendere o lasciare.” Invece, Tudor ha accettato in toto la squadra che la società gli ha messo a disposizione, avallando di fatto le scelte della dirigenza. Oggi, però, attraverso una serie di dichiarazioni ambigue e allusioni più o meno velate, sembra voler prendere le distanze da un progetto tecnico che lui stesso ha implicitamente condiviso. Un atteggiamento che appare più finalizzato a salvaguardare la propria immagine agli occhi di tifosi e media, piuttosto che ad assumersi fino in fondo la responsabilità del lavoro svolto sul campo. Tudor mi sembra più preoccupato di tutelare se stesso che di difendere la propria idea di calcio o la propria dignità. Ha accettato compromessi, restando in panchina anche quando la società ha palesemente ignorato il suo progetto, e poi ,a risultati deludenti, si sta affrettando a prendere le distanze. Il problema è che, così facendo, perde credibilità: perché se davvero non condividi un progetto, lo lasci. Punto. Il fatto è che il calcio moderno, con i suoi contratti milionari e la continua esposizione mediatica, ha reso quasi “normale” vivere di alibi e di rendita, più che di responsabilità. E da qui nasce proprio quella sensazione che molti tifosi come me percepiscono così bene: quella che li fa sembrare parassiti del sistema, figure che si aggrappano al posto più per convenienza che per convinzione. E da un ex bianconero non me lo aspettavo. Perchè prima del professionista viene l' uomo.
  3. Il silenzio della società e le sue stilettate in conferenza ci dicono chiaramente che a metà ottobre si è già agli alibi e al "si salvi chi può"
  4. Purtroppo la rosa è asimmetrica e “ibrida", perchè di fatto questa Juve non è costruita per nessun modulo preciso. È una rosa da transizione tra due cicli: ha difensori da difesa bassa (Gatti, Rugani, Kalulu), centrocampisti verticali ma non pensanti, e punte molto diverse tra loro che impongono registri tattici opposti. Perciò ogni sistema “puro” (3-4-2-1, 4-3-3, 4-1-4-1) finisce per sacrificare metà squadra. Io non dico che il lavoro per Tudor sia facile, ma lui lo ha ulteriormente complicato e dopo diversi mesi sembra ancora lontano da un valido compromesso tecnico/tattico.
  5. "Locatelli in ritardo, postura sbagliata, Chico che perde palloni" Tutto corretto, ma chiediamoci perché questi errori si ripetono sistematicamente. Quando la squadra è lunga, i reparti slegati e la copertura preventiva inesistente, non è più un errore individuale, diventa un effetto di sistema. Locatelli “fermo” non è (solo) un problema di concentrazione, ma il sintomo di un piano collettivo che non lo protegge: Nessuno accorcia su Paz. Le distanze tra linee sono di 25-30 metri. Lui è solo in una terra di mezzo, e quando prova a scalare è sempre “fuori tempo”. L’allenatore, in queste situazioni, non è innocente, anzi. Se la squadra ha posture e distanze sbagliate sempre uguali, vuol dire che l’esercitazione quotidiana, cioè il modo in cui si prepara la fase difensiva, non funziona. Non basta urlare “stringi!” o “copri!” dalla panchina, servono automatismi. Quanto a Chico, sì, 8 palloni persi sono una colpa sua, ma anche lì il contesto pesa. Gli errori episodici sono colpa dei singoli, ma la ripetitività degli stessi errori è responsabilità del tecnico.
  6. Ai tempi di Platini e Maradona l' allenatore era soprattutto un gestore e motivatore. I sistemi erano più rigidi, i ruoli più definiti, e i giocatori si adattavano. Il talento individuale poteva emergere anche nonostante l’allenatore, perchè bastava una struttura chiara, due, tre principi base e qualità tecnica. Gli schemi contavano, ma il peso specifico del singolo campione era spesso sufficiente per “rompere” il piano avversario. Ora il gioco è sistemico: pressing organizzato, distanze di 15-20 metri, meccanismi di uscita palla precisi, rotazioni automatizzate. Ogni dettaglio , dove ricevi, come ruota la catena, dove attacca il quinto, chi fa la copertura preventiva è determinante. Qui l’allenatore diventa un ingegnere del tempo e dello spazio: decide le altezze di pressione, struttura la costruzione, definisce i “trigger” di movimento, e crea contesti funzionali per ogni giocatore. Quando questo manca (come alla Juve oggi), l’intera squadra perde senso collettivo e i singoli sembrano peggiorare.
  7. Mi rifiuto di credere che nel 2025 possano esistere tifosi convinti del fatto che il tecnico conti poco. Oggi l’allenatore non è più solo un selezionatore o un motivatore. È un progettista di comportamenti collettivi. E quando il progetto è sbagliato, anche i buoni giocatori smettono di sembrare tali. Quando leggo:" eh ma cosa può farci l' allenatore se i calciatori non sanno stoppare un pallone?" beh mi sanguinano gli occhi...
  8. Non è fanatismo: è una lettura funzionale alle sue caratteristiche. Leao può giocare punta perché attacca la profondità; Yildiz rende meglio partendo largo perché crea e rifinisce. Due interpretazioni diverse dello stesso ruolo nominale. Certo che può essere accentrato, ma con quali risultati? 👍Nel calcio moderno, l’efficacia di un giocatore dipende dal concetto di zone di comfort funzionali, cioè le aree di campo dove può ricevere palla, girarsi e agire in modo proattivo. Alla Juve di Tudor oggi mancano proprio queste: il sistema non crea “zone di ricezione pulite”, quindi tutti i giocatori agiscono in condizioni di svantaggio posizionale. Quando un sistema non ti accompagna, come accadeva con Del Neri, anche i migliori sembrano limitati. Il talento non scompare: viene semplicemente isolato.
  9. Approfitto del tema sollevato dal tuo intervento per dire la mia su Yildiz: che per caratteristiche “nude”, possa essere impiegato anche da seconda punta, è un fatto, tuttavia, per me, il punto centrale è cosa rende Yildiz realmente efficace oggi, e le evidenze di campo; heatmap, posizione media, tipo di palloni giocati e rendimento, mostrano che funziona meglio come esterno moderno a piede invertito e non come seconda punta pura. Vero, con Allegri, Yildiz agiva formalmente da seconda punta, ma riceveva palla molto defilato sulla sinistra, quasi da mezz’ala avanzata; toccava molti palloni lontano dalla porta, costretto a venire incontro per ricevere e dipendeva troppo dal partner d’attacco per avere spazi, con risultati poco interessanti. Poche ricezioni in area, poca profondità, molto lavoro spalle alla porta. La sua qualità tecnica emergeva, ma senza tradursi in pericolosità costante. Infatti, in quel ruolo, i suoi Expected Goals e Key Passes erano inferiori rispetto a quando ha libertà di muoversi più largo. C' è da dire che le heatmap e i posizionamenti medi (Juve vs Turchia) mostrano che con la Turchia riceve più alto, spesso fronte alla porta e con campo da attaccare. Quindi non è una seconda punta “alla Dybala” (che gioca tra le linee), ma un esterno associativo che parte da sinistra per accentrarsi, come fa un piede invertito. Gli serve campo davanti, non compagni troppo vicini. Hai perfettamente ragione nel dire che non è un esterno classico da fascia, non è un’ala “di corsia” che sta larga o che deve fare copertura difensiva. Ma l’esterno moderno (quello che è oggi Yildiz) non è quello: parte largo, ma per poi stringere dentro; non è chiamato a coprire fino al fondo, ma a difendere di posizione, come fanno KKvaratskhelia e altri..ma deve avere un terzino dietro che gli garantisca ampiezza (cosa che nella Juve attuale manca). Quando lo costringi a fare la seconda punta, gli togli la zona di ricezione naturale, quella dove può creare superiorità numerica col primo tocco e poi concludere o rifinire. Certo, il 4-4-2 è sempre stato visto come il sistema più semplice per costruire e mantenere equilibrio, ma negli passati, perchè il 4-4-2 moderno, quello fluido, non “a blocco” , vive sulle rotazioni tra esterno, mezzala e seconda punta; meccanismi di gioco tutt’altro che immediati da trovare. Per me Yldiz non è penalizzato dal modulo, ma dalla mancanza di un sistema coerente che gli permetta di muoversi nei suoi corridoi preferiti.
  10. Ad oggi, Tudor non ha apportato alcun contributo significativo alla Juventus, né sul piano del gioco collettivo né sotto il profilo della cattiveria agonistica. La maggior parte dei calciatori sta esprimendo prestazioni al di sotto delle proprie potenzialità, evidenziando una chiara underperformance individuale e collettiva. Il problema però non è esclusivamente tecnico eh. La società, attraverso scelte dirigenziali discutibili, ha creato le condizioni per un progetto tattico già morto in partenza: un mercato incongruente, reparti incompleti e mancanza di elementi di spessore adeguato hanno condannato il sistema a fallire ancor prima di essere applicato. La dirigenza, incapace di pianificare e supportare un percorso coerente, ha delegato al tecnico un compito impossibile, che lui avrebbe dovuto rifiutare di portare avanti, rassegnando le dimissioni.
  11. Corretto e condivisibile. Quando mancano i meccanismi collettivi, ogni modulo diventa teorico: sicché anche il 3-5-2 “perfetto” non chiuderebbe le falle. Gli attaccanti si ritrovano isolati, i centrocampisti disconnessi, i terzini esposti. Risultato: gol subiti a gara, poca fluidità offensiva e calciatori mentalmente e fisicamente “scarichi”. Il rischio concreto è che a fine stagione ci troviamo con un allenatore da cambiare e davvero molti giocatori demotivati o tecnicamente penalizzati da una gestione sbagliata, con talento sprecato. Fiducia? Qui il problema è metodologico e tecnico. La squadra ha un capitale tecnico enorme: giovani talenti e giocatori esperti che non stanno esprimendo il loro massimo. Serve un tecnico capace di costruire automatismi, inserire i giovani progressivamente e leggere le partite, altrimenti ogni cambiamento di modulo rimarrà lettera morta. Purtroppo Tudor non ha mostrato capacità di costruzione collettiva, gestione della rete difensiva né valorizzazione dei singoli, e il rischio di compromettere sia risultati che crescita dei giocatori è concreto. Per me va esonerato, ma non accadrà perché questa società non è capace di agire e nemmeno di scegliere.
  12. Dalia91

    Como - Juventus 2-0, commenti post partita

    😡Perdere 2-0 a Como dopo anni, senza mai dare la sensazione di voler reagire, fa male. Ma più della sconfitta in sé, fa male vedere una squadra vuota, senza orgoglio, senza identità. Si cambia modulo, si cambia allenatore, ma il risultato è sempre lo stesso: una Juve che non sa chi è. Il 4-3-3 di Tudor doveva dare nuova linfa, invece ha solo mostrato, ancora una volta, quanto siamo confusi. Non c’è gioco, non c’è grinta, non c’è anima. Il secondo tempo di oggi è stato imbarazzante: zero occasioni, zero idee, zero carattere. E a questo punto non si può più far finta di nulla. Il problema non è solo tecnico. Il problema viene dall’alto. Una società che da anni naviga a vista, cambiando progetto ogni stagione, inseguendo mode tattiche e nomi senza una logica. Dirigenti che parlano di “transizione” mentre la Juve perde la sua identità, la sua mentalità vincente, il suo DNA. Non si capisce più cosa vogliamo essere: un club giovane e in crescita o una big pronta a vincere subito? In mezzo a questo limbo, abbiamo perso tutto. La Juve che conoscevamo era orgoglio, fame, appartenenza. Questa invece sembra una squadra spenta, costruita senza amore e senza visione. Eppure, non è troppo tardi. Ma servono scelte vere, non slogan, MORTACCI VOSTRA Serve una società che metta le persone giuste nei ruoli giusti, un progetto chiaro e il coraggio di difenderlo. Serve qualcuno che riporti dentro quello spirito che oggi è sparito dal campo. Perché noi tifosi non chiediamo sempre di vincere. Chiediamo solo di rivedere la Juventus, perchè questa società, questa proprietà, questa squadra sono indegni di rappresentarci. Vergogna
  13. Ti dirò la mia; Probabilmente Tudor ha voluto dare più equilibrio e compattezza alla squadra in quella fase, magari temendo di perdere le distanze o di subire ripartenze. Lui tende spesso a privilegiare l’intensità e l’ordine tattico rispetto all’estro individuale, soprattutto quando sente che la partita può sfuggire di mano. Il problema, però, è che togliendo tutti o quasi i giocatori capaci di saltare l’uomo, ha tolto anche la possibilità di creare qualcosa di diverso davanti. È una scelta che può avere senso “di principio”, ma che in quel momento ha finito per sterilizzare la manovra. Credo sia stato un tentativo di controllo, ma ad altissimo costo in termini di pericolosità offensiva. E, guardandolo da fuori, è sembrato più un segnale di paura che di lucidità tattica.
  14. 😔La Juventus di Tudor è una squadra tatticamente povera, piatta, prevedibile. È come se ogni idea avesse fatto mezzo giro di campo e poi si fosse fermata per mancanza di convinzione. Le intenzioni sembrano solo abbozzate, ma restano tutte a metà, come se la squadra fosse costantemente in fase di caricamento. Il problema è che non si intravede una direzione. Non c’è un principio riconoscibile, una traccia di gioco che permetta di capire chi vuole essere questa Juve. È un insieme di movimenti scollegati, dove i reparti non dialogano, le distanze si allungano e ogni scelta sembra dettata dall’improvvisazione più che da un disegno. Si parla di aggressività, ma spesso è solo disordine travestito da coraggio. In costruzione, la Juve di Tudor è elementare: pochi movimenti senza palla, linee di passaggio sempre ostruite, palleggio orizzontale e sterile. Non c’è un uomo che si muova per creare superiorità, ( a parte Conceicao) né una rotazione che rompa le linee. Tutto è statico, scolastico, quasi pigro. E quando prova ad alzare i ritmi, il pallone diventa subito un corpo estraneo: si perde, si forza, si regala. Dal punto di vista offensivo, la povertà è quasi imbarazzante. Nessuna trama codificata, nessuna ricerca di spazi tra le linee, nessuna occupazione razionale dell’area. Gli attaccanti vivono d' intuizioni personali. Il gioco sembra affidato alla speranza che qualcuno si inventi qualcosa. In pratica, l’improvvisazione elevata a metodo. Difensivamente, la squadra è l’ennesimo paradosso: si chiude male e aggredisce peggio. Pressa a vuoto, si allunga facilmente, e quando decide di abbassarsi, lo fa senza compattezza. Non c’è sincronismo, non c’è gestione degli spazi intermedi. È una difesa che vive di reazioni, non di prevenzioni. Il risultato è una Juventus tatticamente povera e concettualmente confusa, che non sa essere moderna né solida, né estetica né efficace. Una squadra che si racconta come “in costruzione”, ma in realtà non ha ancora neppure gettato le fondamenta. Questa Juve non ha un’identità, non ha un linguaggio tattico, e cosa ancora più grave non sembra cercarlo davvero.🫩
  15. Dalia91

    Tudor inadeguato al livello della Juventus?

    Desse le dimissioni e salvasse il bel ricordo che abbiamo del Tudor calciatore. Non all' altezza
  16. Dalia91

    Il pre-partita di VecchiaSignora: Juventus-Milan

    Per me si può pareggiare sta partita. Credo prenderemo gol. Molto probabilmente su sviluppi da palla ferma.
  17. Hai perfettamente ragione, e la tua osservazione coglie uno dei punti più critici dell’attuale Juventus. L’impressione, totalmente condivisa, è che negli ultimi mesi non ci sia stata una vera evoluzione tattica, ma piuttosto una gestione di breve periodo, basata su emergenze, adattamenti e soluzioni estemporanee🤔 Sul piano strutturale, la squadra sembra ferma, quasi ibernata in un’idea di calcio che non si è aggiornata né nei principi né nei meccanismi. Non si intravede un percorso di crescita: non c’è un’identità precisa nella fase di costruzione (dove spesso mancano linee di passaggio pulite e un’uscita codificata dal basso), né automatismi chiari nella fase di non possesso, dove il pressing è episodico e la riaggressione disordinata. Anche la fase offensiva risulta discontinua: le catene laterali lavorano in modo meccanico, prevedibile, e manca una gestione del possesso finalizzata a creare superiorità posizionale o situazionale. Tutto appare “a compartimenti stagni”: difesa, centrocampo e attacco si muovono come blocchi separati, senza quella connessione che fa la differenza nelle grandi squadre. Ecco perché la sensazione generale è quella di un vuoto tattico: la Juventus non costruisce, ma reagisce. E questo, in un contesto di alta competizione, è il segnale più allarmante. Oggi il vero tema non è soltanto la qualità dei singoli, ma l’assenza di un principio di gioco riconoscibile, quell’idea che permetta a una squadra di riconoscersi, migliorarsi e crescere, partita dopo partita. Perchè come hai detto giustamente tu, non si sta costruendo nulla, e forse il problema più serio è che non si capisce nemmeno da dove si voglia cominciare a costruire.😔
  18. Buona domenica a tutti e bentrovati. 🫡 Mancano poche ore a una partita per noi fondamentale, che spero i ragazzi affronteranno con la giusta concentrazione, anche se nutro più di qualche dubbio, a cominciare dalla possibile formazione iniziale.🤔 C’è però una certezza, una verità che oggi più che mai accompagna ogni gara della Juventus: la perdita di quella sensazione di impermeabilità difensiva che per anni è stata il suo marchio di fabbrica. Un tempo bastava un gol, spesso sporco, cinico per mettere la partita in cassaforte. Oggi non più. Oggi la certezza è un’altra: prima o poi la Juventus un gol lo subirà. Perché questa Juventus è una squadra ancora in costruzione, ma anche piena di contraddizioni. La solidità difensiva, pilastro delle sue versioni migliori, si è incrinata. Le distanze tra i reparti sono spesso eccessive, la linea difensiva fatica a leggere i movimenti in profondità, e i centrocampisti non riescono a garantire una copertura costante. Il pressing, quando viene attuato, è disordinato e poco coordinato; la transizione difensiva è lenta e macchinosa. E quando il sistema non protegge, anche i singoli, per quanto di buon livello, finiscono per essere esposti. In sostanza, la Juventus di oggi sembra vivere un paradosso tattico: non è abbastanza solida per imporsi come una grande squadra, ma nemmeno abbastanza coraggiosa per essere spregiudicata. Alterna momenti di ordine e compattezza a fasi di smarrimento, dove basta un rimbalzo sfavorevole o una marcatura saltata per mandare in crisi l’intero equilibrio collettivo. Pep Guardiola dice:“Quando hai la palla, devi sapere cosa vuoi farne. Quando non ce l’hai, devi sapere cosa farà l’avversario.” Ed io vedo confusione sia con la palla che senza.
  19. Capisco cosa intendi, ma non basta schierarsi offensivi e con uomini pericolosi per impedire agli avversari di bucarci, perchè lo farebbero comunque in altro modo, proprio perchè il problema è strutturale. Una squadra equilibrata ti concede nulla anche se si abbassa e soffre. Si, è vero che iniziare passivi e rinunciare alla pressione facilita l’avversario, ma anche quando proviamo a essere più propositivi, i gol subiti restano una costante e anche se per qualche motivo non si prende gol, resta l' eccessiva facilità con cui gli avversari chiudono l' azione. Il problema principale non è la mancanza di inserimenti o di esterni proiettati, ma la totale mancanza di equilibrio difensivo e di lettura collettiva. Una squadra può avere esterni aggressivi e inserimenti centrali, ma se la difesa centrale e i mediani non coprono gli spazi in tempo, le transizioni avversarie continueranno a far male. Il problema non è tecnico individuale: è tattico e sistemico. Anche giocatori più offensivi come Conceicao o Zhegrova hanno bisogno di schemi chiari e di compagni che li supportino: senza sincronizzazione, gli inserimenti diventano prevedibili e non creano pericolo reale. Pepè o chiunque altro, se ben inserito in un contesto difensivo organizzato, non metterebbe in difficoltà la squadra. Il fatto che ieri bastasse lui a mandare in affanno la Juve conferma la fragilità collettiva, non l’assenza di qualità individuale. Ma il punto cruciale è: l’essere passivi è il risultato e non la causa della mancanza di identità e struttura tattica. Anche schierando Conceicao e Zhegrova, senza organizzazione difensiva e gestione del gioco a centrocampo, la squadra rischierebbe comunque di subire gol e azioni pericolose. La Juve è come un Boxer con il gancio di Tyson e la guardia di un clochard in terapia intensiva.
  20. Alzi la mano chi, fin dalle prime battute di ieri sera, non aveva già la certezza che la Juventus avrebbe preso gol. E la rialzi chi non aveva già capito che il 2-2 sarebbe arrivato in qualche modo. E la riporti su chi pensa di non prendere gol a Milano. Ragazzi, possiamo anche mandare in campo Zhegrova, Yildiz, Conceicao, Openda, David, Vlahovic e cambiare modulo dal 4-3-3 al 4-3-1-2 o persino al 5-5-5 di Canà, ma se non troviamo solidità difensiva, è tutto inutile. I gol segnati vanno capitalizzati. E gli unici due clean sheet contro Parma e Genoa non sono stati nemmeno convincenti, considerando le occasioni concesse agli avversari.🤐
  21. Davom23 parla di poca qualità come limite della Juventus, ma questo è un alibi parziale. È vero che mancano giocatori in grado di spostare gli equilibri individualmente, e che magari quelli che ci sono non vengono mandati in campo tutti insieme, ma il calcio non si riduce alla somma delle giocate dei singoli. Una squadra può anche non avere dieci campioni, ma se possiede solidità difensiva, compattezza mentale e capacità di stare dentro la partita per 95 minuti, allora i risultati arrivano lo stesso. La vera differenza la fa la personalità collettiva: saper gestire il ritorno dell’avversario, mantenere il controllo emotivo nei momenti di pressione, ridurre al minimo gli errori banali quando il margine è sottile. Sono aspetti che non dipendono dal numero di trequartisti o attaccanti schierati, ma dalla capacità di leggere le fasi del match e di trasmettere sicurezza: in questo senso sono da interpretare le parole di Locatelli. Oggi la Juventus è fragile proprio in queste aree: subisce costantemente nei finali perché arretra troppo, concede spazi centrali elementari, non sa difendere in avanti e fatica a “respirare” con il possesso. Questo non è un problema di qualità offensiva, ma di struttura e mentalità difensiva. Le grandi squadre vincono non solo perché hanno talento, ma perché sanno controllare i momenti delicati del match, non concedono occasioni facili e riescono a portare a casa il risultato massimo. In sostanza: puoi anche schierare più trequartisti, ma se non sai difendere con ordine, se non hai automatismi consolidati e se non reggi psicologicamente la pressione dell’avversario, finirai per buttare via punti in serie. La Juventus, più che di “fantasia” davanti, ha bisogno di costruire una spina dorsale solida e di acquisire la maturità per chiudere le gare senza suicidarsi nei finali. Si son segnati 6 gol vs Villareal e Borussia, non esiste prenderne 6 e portare a casa 2 punti.
  22. Leggo tanti messaggi, anche in altre sezioni del forum e registro commenti di tifosi che insistono sul fatto che la Juventus di Tudor debba schierare più uomini offensivi, come se il problema principale fosse la fase di attacco. In realtà, i numeri e le partite raccontano un’altra verità: questa squadra non sa difendere. Non parliamo solo di singoli errori, ma di una fragilità strutturale e sistemica. Il difetto più evidente è l’organizzazione difensiva: la Juventus concede spazi enormi tra le linee e soprattutto nei mezzi spazi, dove braccetti e centrali non riescono a coordinarsi. La squadra si allunga facilmente, lasciando varchi enormi che gli avversari sfruttano con giocate basilari. A questo si aggiungono letture sbagliate in marcatura preventiva e una transizione difensiva disastrosa: ogni palla persa diventa occasione da gol per chiunque. Il punto è che nel calcio moderno la solidità non nasce dal numero di difensori schierati, ma dal lavoro collettivo: pressing organizzato, scalate tempestive, coperture preventive, equilibrio tra i reparti. Tutto ciò oggi manca, e il risultato è che la Juventus prende gol con una facilità disarmante, anche da azioni elementari. In questo contesto, parlare solo di mettere più uomini offensivi è un falso problema: se la squadra non ha una base difensiva solida, aumentare il peso offensivo significa soltanto scoprirsi ancora di più. È un’illusione tattica che rischia di peggiorare la situazione. La priorità, invece, dovrebbe essere creare un’identità difensiva chiara, lavorare sulle distanze, sulla compattezza e sulla mentalità. Finché non si risolve questa falla, nessun modulo offensivo o inserimento di uomini in avanti potrà cambiare davvero il volto della Juventus.
  23. Assolutamente condivisa la tua frustrazione e molti dei punti che hai sollevato sono centrali. L’errore sul mezzo spazio fra braccetto e centrale è davvero un problema strutturale: quando giochi a tre dietro senza la giusta copertura in mezzo, quella zona diventa la più vulnerabile, e il gol preso oggi lo conferma in pieno. È un difetto tattico ricorrente che richiede o un cambio modulo o un lavoro molto più preciso sulle scalate difensive. Sul tema dei finali, hai assolutamente ragione: difendere basso e rinunciare al pallone non è una strategia, È UN INVITO A MASSACRARCI. Nel calcio moderno, se lasci campo e iniziativa per lunghi tratti, il gol diventa solo questione di tempo. E il fatto che la Juventus continui a cadere sempre nella stessa trappola, da Allegri a Tudor, è sintomo di un problema CULTURALE e non solo tattico. Per quanto riguarda gli errori tecnici, qui emerge un aspetto forse ancora più grave: non è solo questione di qualità individuale, ma di allenamento metodico. Se i giocatori sbagliano costantemente scarichi elementari, tempi di passaggio e finalizzazione, vuol dire che manca un lavoro ossessivo sul dettaglio. Una squadra d’élite deve curare queste cose come ossigeno quotidiano. Ripeto, non funziona nulla. Altro che:"ABBIAMO FATTO QUELLO CHE SI POTEVA FARE"
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