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  1. A mio modesto avviso, c’è un equivoco di fondo sul “bel gioco”, locuzione di cui, spesso, si abusa oltremodo per definire una realtà che, con la bellezza estetica, c’entra solo relativamente e indirettamente. Cercherò di spiegarmi, provando a non risultare prolisso come mi accade talvolta, nel tentativo di esporre qual è, secondo me, il vero nocciolo della questione. Il calcio moderno si differenzia da quello di qualche anno fa per una sola caratteristica: l’intensità (che, poi, si traduce in velocità e atletismo). Dai tempi di Sacchi o, più recentemente, di Guardiola, non vedo grosse innovazioni tecniche e tattiche. L’intensità di gioco, invece, è aumentata in maniera esponenziale tanto che, oggi, sembra quasi un altro sport rispetto a venti anni fa. Questa evoluzione è stata assorbita dai tecnici di tutto il mondo attraverso un accorgimento tattico piuttosto banale: spostare in avanti il baricentro della squadra. Oggi, chiunque (e, quando dico "chiunque", intendo proprio chiunque. Maccabi compreso) gioca in aggressione sull’avversario e tenta il recupero della palla più alto possibile, e lo fa per un motivo semplice: più alto recuperi il pallone e meno campo avrai da percorrere per portarlo nell’area avversaria. Questo si traduce in un dispendio minore di energie, cosa fondamentale in partite in cui si va a 1000 all’ora per 95 minuti. I tecnici che schierano le loro squadre con il baricentro alto non lo fanno perché gli piace attaccare\non si curano della fase difensiva\sono amanti del bel gioco, come spesso si legge qua dentro. Molto più semplicemente, giocare alti (e occupare gli spazi come si deve – da qui gli schemi che non piacciono a qualcuno -) consente di fare meno sforzi. Ciò significa essere più presenti a sé stessi nell’arco della gara e infortunarsi meno. Che, poi, sia anche un modo più gradevole per lo spettatore è un dettaglio del tutto secondario. Chi crede che, nel 2023, sia possibile aspettare l’avversario nella propria metà campo e poi ripartire, ha già perso. E lo vediamo tutte le volte che Chiesa entra in possesso di palla nella nostra trequarti, è costretto a farsi volate solitarie tra 5 avversari per arrivare ai limiti dell’altra area (il più delle volte fallendo nel proposito, per ovvi motivi) e dopo venti minuti non ne ha più. Per quanto esposto, ritengo che i tecnici incapaci di adeguarsi a una trasformazione ineluttabile siano inadeguati al calcio moderno. A prescindere dagli elementi della rosa, dal bel gioco, dal "prima il risultato" ecc.
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