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bidescu

Silvio Longobucco

Post in rilievo

Longobucco nasce a Scalea, provincia di Cosenza il 5 giugno del 1951. Viene prelevato dalla Ternana, dove ha giocato ottime partite; schierato da terzino o da stopper, è implacabile a marcare l’attaccante di turno. Un arrivo, ovviamente, in sordina il suo, ventenne, in una squadra di ventenni già ben più famosi di lui.

È appena stata costituita la squadra che promette sfracelli, ci sono già i Bettega ed i Furino, i Causio ed i Morini, i Cuccureddu ed i Capello. Non c’è ancora Zoff, ma sarà questione di poco. Longobucco deve fare anticamera ma non ci sono problemi; Vycpalek si accorge subito che c’è del talento in questo ragazzo dal cognome scorbutico come il suo destro, essendo, nel piede mancino, riposte tutte le velleità di successo. Carmignani portiere, Spinosi e Marchetti terzini, Morini stopper. Non c’è spazio, chiaramente, nell’undici di partenza, per Longobucco, soprannominato da Haller “ossobuco”, ma a Silvio la pazienza non manca. La Juventus va avanti per la sua strada, inanellando partite capolavoro e risultati da primato. Il campionato si gioca in volata e, nella volata, entra in scena anche Silvio Longobucco.

Fatalità, un pizzico di fortuna, che quasi sempre è unita ad un po’ di sfortuna altrui. Marchetti e Furino, dopo la vittoriosa partita con il Cagliari, vengono squalificati; alla vigilia della delicatissima trasferta di Firenze, penultima giornata del torneo, Vycpalek si affida al ragazzo calabrese, che ha saputo attendere in silenzio, preparandosi con scrupolo in ogni allenamento come se fosse la finale di Coppa dei Campioni. È il 21 maggio 1972, data fatidica. La Fiorentina prima vince per un goal di Merlo e poi viene raggiunta nella ripresa. Pareggio risicato, ma un punto d’oro. Longobucco non delude le attese; ci mette una grinta decisamente fuori del comune, conquista un po’ tutti, a cominciare dal mister più pacioso ed ottimista che mai. Si merita la conferma, nella giornata di grande festa che si va preparando.

28 maggio 1972, Juventus-Vicenza. Longobucco esordisce di fronte al pubblico torinese, che è folla come da tempo non si vedeva. Migliaia di bandiere per lo scudetto numero quattordici; il Vicenza è liquidato e Longobucco ancora tra i migliori.

Longobucco è confermato nella Juventus, che tenta la grandiosa accappiata campionato e Coppa dei Campioni. Parte alla pari con gli altri titolari della difesa e, dunque, l’attesa sarà più breve e meno sofferta. Dodici presenze al tirar delle somme, un discreto bottino. Ma c’è di più, c’è la Coppa dei Campioni, con le sue serate magiche. Ed il 7 marzo 1973, anche Silvio da Scalea trova un posticino, nella gara interna con l’Ujpest Dosza. Altro esame superato a pieni voti, a conferma del talento e del temperamento del ragazzo. A Derby e nella finalissima di Belgrado contro l’Ajax ci sarà di nuovo spazio per lui.

Purtroppo, per il buon Silvio, la sua immagine tramandata ai posteri è la tristemente famosa capocciata di Rep che, dopo pochi minuti dall’inizio della finale di Coppa dei Campioni, lo sovrastò, inventandosi una specie di pallonetto che beffò Zoff; Silvio saltò, ma fu letteralmente travolto dall'olandese. L'errore, molto grave per un marcatore, fu quello di aver permesso a Rep di prendere la rincorsa; Longobucco, in pratica, guardò il pallone e non l'avversario. Qualche anno fa in un’intervista, Silvio disse che si rendeva perfettamente conto che con quei campioni aveva poco o nulla da spartire, ma tuttavia, altrettanto giustamente, ritiene quella finale un bellissimo ricordo, memorabile per il solo fatto di averla disputata. Una dichiarazione intelligente di una persona matura che si rende conto di essere riuscito a giocare partite al di sopra delle proprie capacità; il rendersene conto ne testimonia le qualità morali ed intellettuali.

Dopo la grande delusione, inizia la stagione 1973-74, sempre più difficile per la Juventus, incontrastata protagonista degli ultimi due scudetti e quindi osservata speciale dalla concorrenza. Longobucco trova spazio addirittura dalla prima giornata, che coincide con una stentata vittoria a spese del Foggia. Ormai, è pedina fondamentale nella retroguardia che ha in Zoff e nel tandem Morini e Salvadore i suoi cardini di classe ed esperienza. Giocando accanto a simili campioni, anche Longobucco migliora il suo bagaglio tecnico ed affina il proprio senso tattico, rivelandosi difensore irriducibile nella marcatura stretta, ma anche capace di inventare divagazioni offensive, magari rifinite con il suo efficacissimo sinistro.

In una stagione meno prodiga di entusiasmi e soddisfazioni per l’ambiente bianconero, Longobucco raggiunge ben 24 presenze in campionato, mentre il suo ruolino di marcia internazionale subisce forzatamente uno stop, per l’eliminazione patita dalla Juventus nel turno iniziale di Cappa dei Campioni.

E arriviamo al 1974-75, nuovamente trionfante per la squadra affidata a Parola. Con l’arrivo di Gentile e Scirea, la retroguardia juventina aumenta il numero e la consistenza dei suoi uomini di talento e la concorrenza per il posto diventa agguerritissima. Longobucco non riesce, anche per questo motivo, a ripetere l’exploit della stagione precedente e deve accontentarsi di una decina di apparizioni. Quanto basta, comunque, per confermare appieno il suo valore, ormai confortato da un mestiere rifinito, occupando tutti i ruoli di marcatore, sia centrale che di fascia.

La non breve vicenda bianconera di Silvio Longobucco si esaurisce qui. Oltre una sessantina di presenze in campionato, una manciata di gettoni in campa internazionale, E, soprattutto, tre scudetti. Un ritratto tutt’altro che sbiadito.

 

 

longobucco.jpg

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come si intitola?casa editrice?

 

 

nessuna casa editrice ... lo puoi trovare al link della mia firma ...

 

Credo che sia rimasto tifoso juventino, mi pare che sia anche iscritto ai forum.

 

P.S. Comprate il libro di Bidescu, è bellissimo.

 

grazie mille per la pubblicità ... mi sa che ti devo mandare un nuovo pacco !!! ... :d

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