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Laura1965

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  1. ciao Simo, credo che erano pensieri comuni, io lo definì un incubo, e mai avrei pensato ad una stagione simile. Non ero a livelli tipo "torneremo in serie B", ma sinceramente pensavo che a stento saremmo arrivati tra le prime 4, e la Champions per me era pura chimera..
  2. anch'io, Liam, certo, tutto sempre forza Juve, Enrico (Ruggeri) quindi tu non ti sei strappato le vesti (in senso metaforico)il 15 luglio, e hai brindato il 16 luglio quando hanno ufficializzato Allegri?
  3. Finalmente qualcuno che ha compreso! Invece di aprire sempre topic ciclici su Conte, dove si dicono sempre le solite cose, per conto mio ormai tediosi e ripetitivi, perché non ci chiediamo tutti insieme il motivo di una topica simile?
  4. ti sei alzato con il piede sbagliato stamattina? ripeto per l'ultima volta, ho letto la prima pag. non so a che pagina fosse il mio post. sempre detto che il giorno dell'arrivo di Allegri mi sarei sparata nei piedi.. se ti senti offeso per così poco non ti comprendo.
  5. non l'ho riesumato io, vai in archivio e leggi. non ci trovo nulla di offensivo invece, dovrebbe essere solo monito di riflessione di tutti noi, o quasi tutti. ho citato i primi post a caso, neanche leggendo gli autori, anche perchè si era tutti allineati sulla medesima direzione.
  6. non l'ho letto, Liam, ho guardato solo la prima pag. essendo in uffico, mi conosci e sai che sono una che non si nasconde, infatti l'ho premesso, 'sottoscritta compresa', grazie per averlo citato tu. era solo per spiegare, ribadisco per l'ennesima volta, sottoscritta compresa, che Allegri era visto come una maledizione, e poi invece... avevo scritto questo? ci feci una malattia il 15 ed il 16 luglio, sempre ammesso !
  7. sono post a caso, sia chiaro, nessuno si senta parte in causa... però, tutto ciò dovrebbe far riflettere, compresa la sottoscritta
  8. Sull'involuzione di Conte hai perfettamente ragione. Quello che mi dà fastidio è chi critica e percula Conte ora sono gli stessi che fino all'anno scorso gli avrebbero baciato il deretano La verità è che il vero vincitore si chiama Max Allegri, è passato in pochi mesi dalle uova marce di Vinovo a scudetto, finalista in Champions e Coppa Italia. La fortuna aiuta gli audaci. Chapeau, Max
  9. Ho letto molti post, non certo 33 pagine. Ricordo bene quest'intervista e credo che ai tempi l'85% del forum la pensasse come Conte. Detto ciò, è giusto che ci si tolga qualche sassolino dalla scarpa, ma senza esagerare. Indubbiamente Conte l'ha fatta fuori dal vaso abbandonando la Juve il 15 luglio. Ma ricordo perfettamente gli umori del forum all'annuncio di Max Allegri, qualcuno profetizzò addirittura la B dopo che perdemmo la sgambata contro il Lucento ! Ora è facile parlare, la sottoscritta compresa, un po' di coerenza in più non guasterebbe Detto ciò, sono contenta che ora ci sia Max Allegri sulla nostra panchina ma ringrazierò sempre Conte. Andro' a riesumare il topic di " Max Allegri nuovo allenatore della Juve " Credo che mi faro' delle grasse risate
  10. Ti abbraccio forte... coraggio. bacio

  11. ti scrivo qui perchè hai la casella piena. scusami per ieri, non avevo letto neppure che l'avevi aperto tu.. ero preso dall'ansia di segnare al Palermo.. Buona domenica... ;( Lau (maleducata)

  12. di solito non sono una che aggira il filtro. sono TOTALMENTE D'ACCORDO sulle bestemmie, che nel live si leggono spesso.. su altri termini un pò meno.
  13. chi è juventino nel midollo come la sottoscritta non può non esimersi dal non amare due simboli come Gigi e Giorgio
  14. 10:40 - Il discorso integrale di Andrea Agnelli, pubblicato da Juventus.com: "Solamente una volta nella sua storia la Juventus ha vissuto un periodo paragonabile a quello che stiamo attraversando. Nel maggio di quest’anno abbiamo conseguito il terzo scudetto consecutivo, un’impresa che i colori bianconeri non vedevano dagli anni ’30 del secolo scorso. Ebbene la Juventus, ancora una volta prima nella storia, ha saputo ripetersi a distanza di quasi 80 anni, segnando un altro crocevia nel calcio italiano. Nessuno che vesta la maglia della Juventus ha voglia di fermarsi; “il successo più importante è il prossimo” ci hanno insegnato. L’area sportiva ha basi solide, costituite, in primis, da Massimiliano Allegri, un tecnico che ha già dimostrato di saper vincere, e che insieme a Fabio Paratici e Pavel Nedved, e ad un gruppo di calciatori in grado di affrontare le nuove sfide, sta lavorando per vincere il quarto scudetto consecutivo. Un’impresa che ci avvicinerebbe alla leggenda. Questi risultati hanno anche e soprattutto fondamenta gestionali, che questo gruppo dirigente ha saputo costruire fin dal 2010, quando per la prima volta ho avuto l’onore di presiedere questa assemblea. La struttura e il livello dei ricavi, frutto del lavoro quotidiano delle donne e degli uomini della Juventus, che qui idealmente ringrazio individualmente, hanno portato la Juventus ad un fatturato di 280,5 milioni di ricavi caratteristici, composti da match day, commerciali e diritti televisivi, che al lordo della “gestione calciatori” porta il fatturato per la prima volta della nostra storia sopra i 300 milioni; esattamente a 315,8 milioni. Il break-even ante imposte, e il ritorno dopo quattro anni all’utile operativo, uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati, completano il quadro di questo turnaround, che in pochi ritenevano possibile. Tutto bene quindi? No. Basta guardare con un minimo di distacco e senza partigianeria la situazione del calcio italiano per riconoscerne il progressivo declino. Qualcuno nell’establishment ha avuto il coraggio di sostenere che, siccome l’Italia nel suo complesso ha perso terreno in ogni comparto, allora la crescita della nostra industry, seppur inferiore a quella di altri Paesi, dovrebbe tranquillizzarci. Non è così poiché si tratta di una crescita legata esclusivamente all'evoluzione del mercato televisivo. Meno di vent’anni fa Inghilterra, Spagna e Germania guardavano all’Italia come ad un esempio: oggi ci hanno sopravanzato in qualsiasi parametro di riferimento: 1) livello di ricavi 2) in termini di sostenibilità del business 3) risultati sportivi 4) valori assoluti e relativi di riempimento degli stadi 5) ranking UEFA. Oggi fatichiamo a difendere la quarta posizione dal Portogallo. Il livello di fatturato che vi presentiamo riconferma la Juventus nelle prime dieci società calcistiche al mondo, ed il ranking Uefa è migliorato. Ma i nostri principali competitor, Real Madrid, Bayern Monaco, Manchester United, Barcelona, ci hanno distanziato nettamente. Nessuna società italiana, è stata in grado di crescere al loro ritmo: segno di un evidente limite strutturale che affligge il nostro calcio. Karl Kraus diceva che una delle malattie più diffuse è la diagnosi. Verissimo, ma in questo paese in troppi hanno pensato che la malattia fosse inesistente. Solamente dieci anni fa dalla gestione “match day” la serie A generava gli stessi ricavi della Bundesliga, poco meno di quelli della Liga spagnola e circa un terzo di quelli della Premier League. Eravamo già allora una tartaruga oggi siamo un gambero. La Bundesliga e la Liga generano oggi il doppio e i ricavi da stadio del nostro calcio sono scesi sotto la soglia dei 200 milioni di euro, di cui il 20%, un quinto, prodotti dallo Juventus Stadium. Quest’ultimo rimane invece l’unico esempio di struttura all’avanguardia, ma rappresenta soltanto un ventesimo del prodotto complessivo. Troppo poco. Il calcio è degli appassionati ma i tifosi, le famiglie, hanno progressivamente abbandonato gli stadi italiani. Qualcuno, in certi casi in modo sorprendente, attribuisce la colpa al miglioramento dell’offerta televisiva. Mi pare una tesi singolare, anche perché senza diritti televisivi il calcio italiano sarebbe da tempo moribondo. E lo sarà presto se non saprà cogliere una doppia sfida. Sul fronte interno gli appassionati devono tornare a popolare gli stadi. La Juventus, grazie allo Stadium, ha raggiunto una percentuale di saturazione del 95% per cento (fa notizia quando NON è tutto esaurito), il resto della serie A viaggia costantemente sotto al 50% con un declino progressivo. E poi l’estero. La sfida di un mercato ormai davvero globale. Negli ultimi dieci anni il calcio italiano è scomparso dagli schermi televisivi dei maggiori mercati occidentali e non ha saputo conquistarne di nuovi. Nello stesso periodo Spagna ed Inghilterra si dedicavano alla costruzione di brand davvero globali con evidenti riflessi sui ricavi commerciali delle singole società. Solamente per darvi un esempio: il Liverpool ha attualmente un main sponsor, Standard Chartered (25M all’anno) che non opera in Europa. Si tratta di un’istituzione finanziaria attiva esclusivamente in Asia, Africa e in Medio Oriente. Mi pare un esempio molto significativo per descrivere il forte traino che il marchio English Premier League ha saputo generare per le “sue” squadre nell’ultima decade, dopo un lungo lavoro iniziato all’inizio degli anni ’90. In Juventus stiamo cercando di recuperare il terreno perduto e dal primo luglio 2015, grazie al nuovo accordo con Adidas e al rinnovo dell’accordo con Jeep, riposizioneremo la nostra maglia a valori nettamente superiori a quelli attuali ed in linea con i grandi europei di seconda fascia. Ma l’aggressione e la conquista di nuove partnership non si deve fermare alla maglia. Tournée e digital media consentono oggi nuove potenzialità e nuove geolocalizzazioni che ci permetteranno di ampliare i ricavi. Ma ancora una volta la Juventus potrà crescere solo frazionalmente se il prodotto collettivo serie A non farà altrettanto. Io sono convinto che nel calcio italiano le forze conservatrici, che al momento paiono prevalere a tutela di piccoli e grandi interessi particolari e rendite personali, non riusciranno a soffocare quanti sostengono il cambiamento. La governance del calcio ha dimostrato tutti i suoi limiti nell’estate appena trascorsa. Venuta meno una consolidata consuetudine, il meccanismo cervellotico di elezione del presidente federale è riuscito a trascurare le indicazioni di tutte le componenti tecniche, calciatori, allenatori e arbitri, e di una consistente parte della serie A. Si è trattato di una sconfitta per tanti e di una vittoria per alcuni abili e disinvolti personaggi, che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano, durante il quale la logica delle satrapie poteva reggere il potere. Ma si è trattato soprattutto di una sconfitta per il calcio italiano, che ha dato un’immagine di sé stantia e senza alcuna propensione riformista. I risultati sono sotto i nostri occhi già oggi. L’Uefa ci guarda con circospezione così come gli osservatori internazionali, e perfino il governo italiano non ha trovato un valido interlocutore con cui confrontarsi nell’elaborazione del decreto sulla sicurezza negli stadi. Il calcio, il pallone, va riportato al centro del nostro comparto, mettendo al bando piccole operazioni di breve respiro. La Juventus, per tradizione, è aperta al dialogo con tutti, ma non avallerà palliativi di facciata. Il calcio deve essere al centro dicevo. La revisione delle rose delle società di serie A, di cui si parla in questi giorni, è sacrosanta, ma deve essere sostenuta da una politica di immigrazione che sappia governare la situazione di un mondo in costante movimento e dalla istituzione delle seconde squadre, da preferirsi alle cosiddette multiproprietà, che non farebbero altro che alimentare valutazioni artificiose e piccoli potentati provinciali. I club competitor in Europa hanno giovani iscrivibili nella lista B dell’Uefa con presenze in prima squadra molto superiori ai loro pari età italiani. Non si tratta di coraggio, si tratta di gestione e programmazione, caratteristiche che il sistema delle seconde squadre può garantire grazie al passaggio, a stagione in corso, di giovani dalla seconda alla prima squadra. L’ampliamento dei ricavi del mercato televisivo nel triennio 15-18, +20% rispetto al 12-15, oggi è una realtà e deve conferire stabilità al sistema, in primis con garanzie maggiori per i club retrocessi dalla A alla B: un’eventualità che oggi somma alla delusione sportiva il disastro economico e, in secondo luogo, con un progressivo ulteriore ridimensionamento del numero di società in Lega Pro. Questo per garantire razionalità ed efficienza ad un sistema che per troppi anni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. In un libro di Simon Kuper, apparso molti anni fa dal titolo “Football Against the Enemy”, l’autore scriveva: “Quando il tifoso inglese passa a miglior vita, va in Italia, dove trova i migliori giocatori del mondo, partite trasmesse per intero in televisione e un gran numero di giornali sportivi. E trova pure bel tempo!”. Questa era la Serie A per gli inglesi vent’anni fa. Non lo dico con nostalgia. Lo affermo con l’ambizione che l’Italia torni ad essere IL punto di riferimento. 10:35 - Agnelli elogia il lavoro dell'Area Tecnica: "L'area sportiva ha basi solide, costituite, in primis, da Massimiliano Allegri, un tecnico che ha già dimostrato di saper vincere Insieme a Paratici, Nedved e ad un gruppo di calciatori in grado di affrontare nuove sfide, sta lavorando per vincere il quarto scudetto consecutivo. Un'impresa che ci avvicinerebbe alla leggenda. Solo una volta nella sua storia la Juventus ha vissuto un periodo paragonabile a quello che stiamo attraversando. Nel maggio di quest'anno abbiamo conseguito il terzo scudetto consecutivo, un'impresa che i colori bianconeri non vedevano dagli anni '30 del secolo scorso. E il nostro fatturato per la prima volta supera i 300 milioni. Il ritorno dopo 4 anni all’utile operativo, completa il risanamento. Siamo nella top 10 mondiale" Ore 10.30 - Inizia il discorso di Andrea Agnelli - Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha iniziato il suo discorso. "La Juventus è tra le prime dieci societò al mondo, è stata notevolmente distanziata dalle altre big d'Europa a causa di un limite strutturale del calcio italiano. La nostra società ha comunque fatto registrare un fatturato sopra i 300 milioni. I ricavi da stadio all'estero sono il doppio. Il calcio italiano è scomparsi dagli schemi internazionali negli ultimi 10 anni. Il Liverpool ha un main sponsor che opera solo in Asia, Africa e Medio Oriente e non in Europa, questo testimonia il forte traino del marchio Premier League, frutto di un lavoro iniziato quindici anni fa. Nuove partnership ci permetteranno di aumentare i ricavi, ma bisognerà andare di pari passo con la Serie A. La governance del calcio italiano ha mostrato tutti i suoi limiti l'estate scorsa, dando un'immagine di sé vecchia e senza possibilità di conquista. Persino la Uefa ci guarda con circospezione. Il calcio è passione e va riportato al centro del nostro comparto. La revisione delle rose è sacrosanta ma deve essere rafforzata dalla seconde squadre e leggi sull'immigrazione. Non è coraggio ma gestione e programmazione, garantita dal passaggio dei giovani alle prime squadre. I ricavi televisivi devono garantire più equità e stabilità. La Serie A deve tornare ad essere un punto di riferimento".
  15. Laura1965

    [Topic Unico] Richieste e/o proposte

    mi piacerebbe rivedere i gol di Rui Barros grazie in anticipo, Paolo
  16. Laura1965

    Film Horror - Thriller 2.0

    26 giugno, esce nelle sale italiane 'Le origini del male' dicono che è terrificante, ve lo saprò dire il 27
  17. Ago, in colpevole ritardo ti faccio tanti auguri sinceri di buon compleanno

    1. karate

      karate

      Scusa Laura,ma con questa messaggistica non mi trovo per niente ,perdonami x favore abbiate pazienza ,grazie mille del pensiero

       

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