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Tifoso Juventus

Vizio di forma (Inherent Vice)

Post in rilievo

Ma non mi sono offeso.

Diciamo che quello è un gran cognome, in generale :d

 

Comunque se riesco vado a vederlo settimana prossima.

 

Sicuramente.

Attendo il tuo giudizio, dato che scrivi cose interessanti.

Io dovrei andare sabato, per ora i due che l'hanno visto non sono entusiasti e non ho neppure ben capito se gli concedono la sufficienza.

 

P.S. comunque è scandaloso come nella mia cittadina di 35.000 abitanti abbondanti con un cinema a 6 sale non ci sia e si debba andare nel capoluogo, che per fortuna è attaccato alla mia città, ma che comunque con un cinema a 12 sale ha una sola sala dedicata.

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C'è chi gli avrebbe dato l'oscar per la sceneggiatura non originale. Ritieni,quindi,che esagerasse?

A giudicare dal risultato finale direi di si. Ma ha vinto la sceneggiatura di The Imitation Game che, a mio avviso, è ugualmente non meritevole...io, come te, avrei dato la statuetta a Whiplash

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Io dovrei andare sabato, per ora i due che l'hanno visto non sono entusiasti e non ho neppure ben capito se gli concedono la sufficienza.

.

 

la sufficienza sicuramente, anzi anche di più. Per me un 6,5 lo merita. Come film ha a suo favore il fatto di essere diretto da PTA e di avere Joaquin Phoenix come attore protagonista, ma ripeto...per me non "decolla"

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Assolutamente straordinario

 

 

Per me il suo miglior film dopo gli inarrivabili Magnolia e There will be Blood.

 

la sufficienza sicuramente, anzi anche di più. Per me un 6,5 lo merita. Come film ha a suo favore il fatto di essere diretto da PTA e di avere Joaquin Phoenix come attore protagonista, ma ripeto...per me non "decolla"

 

Questo è il minimo che m'aspetto da PTA, creare divisione come molti altri grandi.

Quando parliamo di registi del suo livello, e non sono tanti, ogni errori veniale diventa mortale e lo si nota.

Dopo le parole di Nate, che mi sembra un grande fan del californiano, non vedo l'ora di poter constatare la sua affermazione. Perchè se quei due sono film più che ottimi ci sono anche The master e Boogie nights che non temono il confronto con nessuno, e se è meglio di questi allora c'è da divertirsi.

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Questo è il minimo che m'aspetto da PTA, creare divisione come molti altri grandi.

Quando parliamo di registi del suo livello, e non sono tanti, ogni errori veniale diventa mortale e lo si nota.

Dopo le parole di Nate, che mi sembra un grande fan del californiano, non vedo l'ora di poter constatare la sua affermazione. Perchè se quei due sono film più che ottimi ci sono anche The master e Boogie nights che non temono il confronto con nessuno, e se è meglio di questi allora c'è da divertirsi.

 

 

 

 

Devi tener conto che è stato molto fedele al romanzo, l'ha seguito quasi in maniera pedissequa. La scrittura di Pynchon è molto particolare ed è praticamente non trasportabile sul grande schermo. PTA credo sia l'unico regista al mondo che possa cercare di fare un lavoro del genere. Io l'ho apprezzato tantissimo, ma c'è chi magari oltre a non apprezzare il film non apprezzerebbe nemmeno il libro. La sceneggiatura è qualcosa di straordinario, un piccolo gioiello. Per scrivere una cosa del genere devi essere per forza un genio. Non ho visto The Imitation Game ma se la sua sceneggiatura è migliore di quella di Vizio di Forma allora è un piccolo capolavoro :d

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Questo è il minimo che m'aspetto da PTA, creare divisione come molti altri grandi.

Quando parliamo di registi del suo livello, e non sono tanti, ogni errori veniale diventa mortale e lo si nota.

Dopo le parole di Nate, che mi sembra un grande fan del californiano, non vedo l'ora di poter constatare la sua affermazione. Perchè se quei due sono film più che ottimi ci sono anche The master e Boogie nights che non temono il confronto con nessuno, e se è meglio di questi allora c'è da divertirsi.

sul fatto che PTA sia un grandissimo non ci sono dubbi. Già per il solo There Will Be Blood (che per me è uno dei film più belli degli ultimi 20 anni) merita stima a vita, figuriamoci per il resto della sua filmografia (adoro Magnolia, in particolare) :d

Devi tener conto che è stato molto fedele al romanzo, l'ha seguito quasi in maniera pedissequa. La scrittura di Pynchon è molto particolare ed è praticamente non trasportabile sul grande schermo. PTA credo sia l'unico regista al mondo che possa cercare di fare un lavoro del genere. Io l'ho apprezzato tantissimo, ma c'è chi magari oltre a non apprezzare il film non apprezzerebbe nemmeno il libro. La sceneggiatura è qualcosa di straordinario, un piccolo gioiello. Per scrivere una cosa del genere devi essere per forza un genio. Non ho visto The Imitation Game ma se la sua sceneggiatura è migliore di quella di Vizio di Forma allora è un piccolo capolavoro :d

 

Ecco, per esempio io il romanzo non l'ho letto. Se lo avessi letto probabilmente cambierebbe, in prospettiva, anche la mia opinione del film. Un po' lo stesso discorso che si faceva nel topic di Gone Girl :d

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sul fatto che PTA sia un grandissimo non ci sono dubbi. Già per il solo There Will Be Blood (che per me è uno dei film più belli degli ultimi 20 anni) merita stima a vita, figuriamoci per il resto della sua filmografia (adoro Magnolia, in particolare) :d

 

 

Ecco, per esempio io il romanzo non l'ho letto. Se lo avessi letto probabilmente cambierebbe, in prospettiva, anche la mia opinione del film. Un po' lo stesso discorso che si faceva nel topic di Gone Girl :d

 

Probabilmente Magnolia è anche il mio preferito, poi mi sono rivisto Boogie nights ed è pazzesco quello che fa a livello di regia in quel film assieme ad Elswit.

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Uhau mi devo ancora riprendere.

P.T.A. è un pazzo o si droga peggio del protagonista, e di Phoenix potremmo dire lo stesso.

Anderson porta sullo schermo una storia, anzi un intero romanzo, che non ha nulla di filmico se non il protagonista. E' una storia nata per la carta, o le cartine, che quindi gode del tempo di lettura e di riflessione che possiamo mettere su una pagina d'un libro. Capisco Avril quando dice che non decolla o c'è troppa carne al fuoco, perchè c'è un ritmo e una complessità della vicenda che non siamo minimamente abituati a vedere su pellicola.

Questo è il genio di P.T.A.: è riuscito a portare una storia intricatissima in una sceneggiatura, ha fatto un lavoro assurdo che lo porta a girare 2 ore e mezza di un flusso di vicende psichedeliche in un mondo che non è neppure il nostro. E se tu accetti la scrittura di Pynchon, di cui Anderson dev'essere un fan e un custode per come riporta fedelmente il romanzo, allora puoi entrare in un esperienza bellissima dove ad ogni angolo hai una sorpresa e un dubbio.

Andando sulla regia vediamo meno dinamicità di altre pellicole di Paul Thomas, come se anche lui, con lunghi piani sequenza ma con telecamere quasi ferme, seguisse il ritmo del libro e capisse il nostro impegno nel seguire la trama e non volesse darci il colpo di grazia con una regia di quelle potenti come lui ha dimostrato di saper fare.

 

Ultime idee: Elswit è sempre lui; la colonna sonora si prende i suoi momenti di gloria, sopratutto per gli amanti di quegli anni; e la Canonero ha rischiato perchè i costumi sono più che azzeccati.

 

Quindi se andate al cinema per cazzeggiare, non è il vostro film, ma se volete vedere cinema, andateci.

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Uhau mi devo ancora riprendere.

P.T.A. è un pazzo o si droga peggio del protagonista, e di Phoenix potremmo dire lo stesso.

Anderson porta sullo schermo una storia, anzi un intero romanzo, che non ha nulla di filmico se non il protagonista. E' una storia nata per la carta, o le cartine, che quindi gode del tempo di lettura e di riflessione che possiamo mettere su una pagina d'un libro. Capisco Avril quando dice che non decolla o c'è troppa carne al fuoco, perchè c'è un ritmo e una complessità della vicenda che non siamo minimamente abituati a vedere su pellicola.

Questo è il genio di P.T.A.: è riuscito a portare una storia intricatissima in una sceneggiatura, ha fatto un lavoro assurdo che lo porta a girare 2 ore e mezza di un flusso di vicende psichedeliche in un mondo che non è neppure il nostro. E se tu accetti la scrittura di Pynchon, di cui Anderson dev'essere un fan e un custode per come riporta fedelmente il romanzo, allora puoi entrare in un esperienza bellissima dove ad ogni angolo hai una sorpresa e un dubbio.

Andando sulla regia vediamo meno dinamicità di altre pellicole di Paul Thomas, come se anche lui, con lunghi piani sequenza ma con telecamere quasi ferme, seguisse il ritmo del libro e capisse il nostro impegno nel seguire la trama e non volesse darci il colpo di grazia con una regia di quelle potenti come lui ha dimostrato di saper fare.

 

Ultime idee: Elswit è sempre lui; la colonna sonora si prende i suoi momenti di gloria, sopratutto per gli amanti di quegli anni; e la Canonero ha rischiato perchè i costumi sono più che azzeccati.

 

Quindi se andate al cinema per cazzeggiare, non è il vostro film, ma se volete vedere cinema, andateci.

 

 

 

 

La colonna sonora di Johnny Greenwood è semplicemente fantastica :)

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Capisco Avril quando dice che non decolla o c'è troppa carne al fuoco, perchè c'è un ritmo e una complessità della vicenda che non siamo minimamente abituati a vedere su pellicola.

 

Più che ritmo e complessità, direi che ci sono una marea di divagazioni e cose "fuori luogo" che mettono a dura prova uno spettatore normale che va in sala per intrattenersi. Perché di per sé il film è lento. Se vuoi film a cui gli spettatori non sono pronti, proiettagli qualcosa di Tsukamoto :d

 

Per me questo film parte bene ma poi il regista ne ha perso un po' il controllo. Sicuramente molto vivace, molto "frizzante" e "allucinogeno", parti accattivanti ed è chiara l'allegoria di quella società americana in evoluzione tra '60 e '70. Però, man mano che la pellicola va avanti, per me si cade nel manierismo, seppur molto bello, ma manierismo rimane. Alla fine non conta più il noir, le vicende, il protagonista o i personaggi che saltano fuori, la storia d'amore: è tutto un trip dove il vero protagonista è il no-sense. Anderson è molto bravo, si vede da come ha tenuto tutto insieme e sia chiaro, io adoro il no-sense, ma aver voluto a tutti i costi riprodurre una "grande fumata filmica" ne ha un po' minato il buon lavoro a mio parere. Io il libro non l'ho letto ma suppongo che sia ancora più contorto. Ecco, questo lavoro è come se fosse un grande e ammiccante commento-video del libro ma la cosa finisce, banalmente, lì.

Comunque sia, a chi mi chiede di Inherent Vice, dico a tutti di andare a vederlo perché vale sicuramente la pena per regia, bravi attori e qualità dell'esperienza visiva.

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Più che ritmo e complessità, direi che ci sono una marea di divagazioni e cose "fuori luogo" che mettono a dura prova uno spettatore normale che va in sala per intrattenersi. Perché di per sé il film è lento. Se vuoi film a cui gli spettatori non sono pronti, proiettagli qualcosa di Tsukamoto :d

 

Per me questo film parte bene ma poi il regista ne ha perso un po' il controllo. Sicuramente molto vivace, molto "frizzante" e "allucinogeno", parti accattivanti ed è chiara l'allegoria di quella società americana in evoluzione tra '60 e '70. Però, man mano che la pellicola va avanti, per me si cade nel manierismo, seppur molto bello, ma manierismo rimane. Alla fine non conta più il noir, le vicende, il protagonista o i personaggi che saltano fuori, la storia d'amore: è tutto un trip dove il vero protagonista è il no-sense. Anderson è molto bravo, si vede da come ha tenuto tutto insieme e sia chiaro, io adoro il no-sense, ma aver voluto a tutti i costi riprodurre una "grande fumata filmica" ne ha un po' minato il buon lavoro a mio parere. Io il libro non l'ho letto ma suppongo che sia ancora più contorto. Ecco, questo lavoro è come se fosse un grande e ammiccante commento-video del libro ma la cosa finisce, banalmente, lì.

Comunque sia, a chi mi chiede di Inherent Vice, dico a tutti di andare a vederlo perché vale sicuramente la pena per regia, bravi attori e qualità dell'esperienza visiva.

 

Forse è più l'approccio diverso che ci fa vedere il film differentemente.

Provo a spiegarmi: Dove dici "il regista ne ha perso il controllo" io ci vedo la volontà di mantenere intatta l'opera di Pynchon di cui Anderson è un estimatore, non ha voluto prenderla e cambiarla per farne un film, ha voluto prenderla e mantenerla nel film. Quindi può risultare lenta e complicata, come effettivamente è.

Poi scrivi: "alla fine non conta più il noir", è vero, e forse non ha mai contato, perchè Anderson continua con questo film la sua storia del novecento americano. E' arrivato ai '70, e per descrivere questi anni ingarbugliati, fumosi, psichedelici ha trovato nell'opera di Pynchon la forma e il contenuto per descriverli. Alla fine tu sei confuso, hai riso ecc. come se ti fossi fatto un cannone.

Non è certo qualcosa che accattivi le masse o che sia il capolavoro di P.T.A. ma tra le sue opere non sfigura e per me lui è orgoglioso d'avere portato su pellicola un'opera di Pynchon.

Inoltre d'errori non se ne vedano, da il cast al fidato greenwood passando per Elswit e Jones tutti fanno il loro; certo da Anderson ci s'aspetta sempre un di più.

Per me non è affatto un buco nell'acqua ma, da quello che ho letto, neppure per te.

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Per me non è affatto un buco nell'acqua ma, da quello che ho letto, neppure per te.

 

No affatto, però ribadisco il mio pensiero. Quando dico "ha perso il controllo", non mi riferisco al tenere insieme il film appunto, ma a dosarlo. Per lo spettatore c'è sì un trip ma quello imposto dal regista. E questo trip, per quanto affascinante, è molto faticoso perché c'è molta roba, ma soprattutto, c'è poca libertà per lo spettatore.

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No affatto, però ribadisco il mio pensiero. Quando dico "ha perso il controllo", non mi riferisco al tenere insieme il film appunto, ma a dosarlo. Per lo spettatore c'è sì un trip ma quello imposto dal regista. E questo trip, per quanto affascinante, è molto faticoso perché c'è molta roba, ma soprattutto, c'è poca libertà per lo spettatore.

Per me non è un difetto, vuol dire che nonostante la pesantezza il film cattura e ti fa vivere un esperienza, cosa per nulla secondaria per un film.

Sul fatto poi che sia faticoso e lasci poca libertà hai pienamente ragione, ma per me non è negativo. Se un film mi fa stare teso, attento, mi commuove nel senso più letterale del termine e magari, ma raramente, riesce a farmi scendere qualche lacrima ha sempre un punto in più.

 

Ma ormai credo che ci siamo capiti, è bello riuscire a parlare anche un po' più "approfonditamente" di un film, dato che per me, sia tra le compagnie real,i ma anche in certi commenti sul forum, si tocca appena la superficie di un film.

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Per me non è un difetto, vuol dire che nonostante la pesantezza il film cattura e ti fa vivere un esperienza, cosa per nulla secondaria per un film.

Sul fatto poi che sia faticoso e lasci poca libertà hai pienamente ragione, ma per me non è negativo. Se un film mi fa stare teso, attento, mi commuove nel senso più letterale del termine e magari, ma raramente, riesce a farmi scendere qualche lacrima ha sempre un punto in più.

 

Per me esiste anche la noia positiva, c'avevo scritto anche qualcosa a riguardo nella tesi di laurea adesso che ci penso :d

È importante che lo spettatore normale, quando messo davanti alla noia voluta, completi da solo il percorso che gli hai posto col film con una reazione personale di "autoconservazione", se se ne va (come ho visto fare io) significa che non gli hai lasciato nessuna libertà, lo hai stancato e basta. Per me è un difetto non da poco perché lo spettatore non se ne va disturbato o irritato dalla potenza di quello che gli hai fatto vedere (tipo Odissea nello Spazio a suo tempo), ma perchè si è rotto semplicemente le scatole. Siamo d'accordo che un trip stupefacente o alcolico sia fatto da queste due fasi, una fase in ascesa di divertimento e una successiva fase di disincanto/appiattimento/malessere fisico (come è palesemente la struttura di Inherent Vice), però il tutto va dosato meglio a livello di quantità. Altrimenti rischi di fare come i film di Battiato, talmente intellettuali che non se li guarda nessuno, per quanto abbiano una nobiltà e spiritualità ben oltre la media. Analogamente Anderson ha voluto confinarsi troppo nei limiti imposti da un libro, che gli è evidentemente piacuto molto visto come lo ha rappresentato meticolosamente sullo schermo ma lo ha rappresentato così anche perché lui era il primo a sapere che il rimanere fedele ad un testo del genere avrebbe significato molto probabilmente essere indigeribili. Pur pompando quindi tantissimo sulla maniera e l'estetica per stemperare quei limiti, per me non è riuscito nell'impresa. Per fare un altro esempio, un altro regista che è osannato ma a me rompe semplicemente i maroni con la noia voluta, è Sokolov. Sono film nobilissimi e curati i suoi ma a me, stufano e stop. Non è quella noia di cui ho detto sopra, è la noia che non ti lascia scampo come spettatore. Invece molti, come magari a te è capitato solo con Inherent Vice, prendono questo elemento come una qualità che eleva la pellicola rispetto alla massa in quanto aspetto deciso volontariamente dal regista. Però almeno, la noia e l'appiattimento di Inherent Vice hanno la giustificazione rispettivamente psichedelica e sociale, quella di Sokolov è solo una forzatura intellettuale che lui impone sempre a priori: una volta può funzionare, per altre nove invece no magari.

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