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Dada Life

Accesa discussione in Cdm: salta la proroga per il Decreto Crescita

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Negli ultimi giorni, dopo la notizia che il Decreto Crescita è stato stoppato, abbiamo specificato che, secondo noi, questa azione avvicinerà ancora di più i club alla Superlega. Ma siccome vogliamo essere sempre chiari e abbiamo visto che molti, tra tifosi e addetti ai lavori, ci hanno seguito in questo viaggio, ecco qui illustrata la nostra analisi per aiutarvi a capire meglio cosa intendiamo.

Vedremo tre aspetti:

- Economico

- Governance

- Diplomatico

 

 

Prima di tutto vediamo l'aspetto più semplice da cogliere, quello economico.

Grazie al Decreto Crescita, i club italiani potevano attirare i professionisti più pagati in Italia.

Ora, senza questa agevolazione, secondo molti, i club non potranno permetterselo. Ma non è così. O meglio, è vero che i club grazie al decreto potevano pagare meno gli ingaggi di top player (e molti ne hanno approfittato), ma la verità è che per attirare i top player non servono solo i soldi ma anche il progetto sportivo. La storiella del “basta pagarli tanto” è una teoria populista. Infatti, i giocatori come Mbappe, Haaland, etc. non possono permettersi di veder scendere il loro valore di mercato solo per un ingaggio top. Ma per avere un ingaggio top devono avere un valore alto.

Si, i soldi sono una buona leva per convincere, ma se una squadra vuole un top player deve garantirgli popolarità internazionale, visibilità globale (che è diversa dalla popolarità anche se collegata), trofei, ruolo chiave, essere un giocatore simbolo a livello di marketing per la lega, etc.

 

 

Quindi? Perché il decreto crescita può avvicinare i club alla Superlega se non era il fattore principale per attirare giocatori?

 

Semplice, perché il decreto crescita non era usato per portare in Italia i Mbappe e Haaland di turno, ma per acquistare giocatori e risparmiare. Diciamo, per dirla semplice, che il vero utilizzo del decreto era per provare a stare a galla, non per diventare i migliori del mondo. Per questo sentiamo le varie voci degli esponenti di alcuni club rimanere delusi dall’abolizione del decreto.

E questo lo dimostrano i fatti, decreto o no, i migliori calciatori al mondo vanno in Spagna oppure in Inghilterra. Un po’ andavano al PSG ma per lo sportwashing (che è un'altra cosa ancora), non per il decreto e non a caso tutti sono poi scappati con danni per la loro carriera importantissimi. Quindi, tornando al punto, se il decreto era usato per stare a galla era una necessità non un plus per aumentare la competitività e ora, senza, molti club non possono permettersi di fare tanto gli snob. Per finire questo punto, se servono soldi per sopravvivere e quei soldi in più me li da solo la Superlega, allora nelle prossime settimane vedremo molti club italiani sedersi al tavolo della A22 per ascoltare cosa offrono.

 

 

L’attuale modo di gestire il calcio non funziona più e quindi si cerca chi tuteli gli interessi meglio

 

Qui è un po’ più complicato. Non per il discorso in sé, ma perché è un argomento poco trattato dai media e quindi poco capito dai tifosi per mancanza di informazioni. Il Decreto Crescita è stato difeso con le unghie e con i denti perché permetteva ai club italiani di dare respiro dalla morsa dei debiti.Come lo sono state le iniziative per spalmare i debiti durante il periodo covid. Come lo sono le continue ricerche di metodi creativi economici per stare a galla (come vendere giovani a squadre estere a prezzi faraonici e vederli recedere i contratti qualche mese dopo senza avere neanche un armadietto in quello spogliatoio). Ma i debiti non sono il problema, sono la conseguenza del problema e se l’attuale gestione impiega tutto il suo tempo a tamponare i danni delle conseguenze e non lavora per risolvere il problema, i club devono pensare. Adesso che il decreto non esiste più, l’attuale gestione del calcio italiano ha perso ancora di più la sua credibilità agli occhi di chi vedeva in questo modo di gestire il migliore per soddisfare le proprie necessità. Infatti, se prima, grazie al decreto, il sistema di gestione calcio poteva continuare a tenere dalla sua i club che avevano bisogno di questa legge e dava l’idea di un sistema che tutelava gli interessi dei club, ora da l’impressione di un sistema che non riesce a fare quello che dice e non riesce a tutelare i club.

 

Anzi, ora chi è più legato a questo modo di gestire il calcio per sopravvivere è quello che deve iniziare il prima possibile a capire come staccarsi, perché, nel caso, più tardi si sposta più grandi saranno le conseguenze. E ora, nel mercato, qual è l’alternativa a questo modo di gestire il calcio, quindi che possa tutelare gli interessi dei club e che sta dimostrando di non aver paura di fare le battaglie, anche vincendole, per difendere le sue idee? Esatto, la A22! Non è detto che nel futuro ci sia solo lei ma che ora sempre più club italiani vedranno la A22 come una società in grado di tutelare meglio i loro interessi (anche se ad ora è difficile pensare a qualcuno più forte della A22 in grado di fare concorrenza all’attuale sistema calcio).

 

Precisiamo, il decreto crescita non è l’unico fallimento del modo di gestire il calcio italiano di oggi, ma è l’ennesimo errore e ora i bonus stanno esaurendo. Quindi non vedere questo come il caso che rompe tutto, ma solo come l'ennesimo albero di una foresta che ormai sta diventando enorme.

 

 

Lo stop del decreto è anche una scusa diplomatica

 

Adesso che abbiamo spiegato l’aspetto economico e l’aspetto governance, arriviamo all’aspetto più importante di tutti, la scusa diplomatica. Chi conosce questo mondo sa che fare gli strappi è sempre sbagliato (vedere Ceferin che danni ha fatto alla UEFA con la sentenza portando allo scontro UEFA/club). Le guerre fanno sempre vittime in tutte le fazioni. Quindi, si tende sempre a scegliere, quando possibile, per la via diplomatica e per scelte che portino a transizioni graduali dove ognuno possa guadagniarci qualcosa. E cosa c’entra il decreto crescita con questo? Semplice, perché ora chi si vuole slacciare dall’attuale sistema calcio, un passo per volta, può iniziare a dire “scusateci, non lo vorremo fare, ma siamo obbligati a sentire cosa offrono perché ci servono i soldi”. Quindi, in poche parole, una scusa diplomatica, che si aggiunge alle altre, che permetterà ai club di sedersi al tavolo per ascoltare la proposta della Superlega senza far incazzare più del dovuto gli altri.

 

 

Conclusioni

Il Decreto Crescita stoppato avvicina ancora di più i club alla Superlega perché crea danni economico, fa perdere ancora un po’ di fiducia nell’efficacia di vincere le battaglie da parte dell’attuale sistema di gestione calcio e offre una scusa diplomatica.

Quindi, questa vicenda si somma a:

- Impossibilità di penalizzare i club che avevano fondato la Superlega nel 2021.

- Difficoltà nel reperire soldi per aumentare le entrate dei club italiani (Diritti TV, etc.).

- Difficoltà nel far tornare il calcio italiano (e non solo) ad essere apprezzato dai giovani (ricambio generazionale).

- Impossibilità di penalizzare i club che partecipano alla SL (norma illegale contestata in tutta Europa).

 

E abbiamo citato solo le vicende più popolari. Questo è tutto. Vogliamo però concludere ricordandovi che questa è una nostra umile analisi che abbiamo voluto fare e condividere con voi per il semplice motivo che abbiamo visto, in giro, poca discussione e troppa confusione in merito. Ovviamente quasi tutto mosso dal tifo più che dalla voglia di capire il problema e che quindi cambiava a seconda della squadra che si tifava (si, anche alcuni giornalisti).

Pertanto, usate questo contenuto per farvi un’idea vostra, ragionate, non importa se ci date ragione o torto, ci importa che proviate a pensare con logica e senza che sia la vostra pancia a parlare. Se volete mostrare a tutti di avere una testa, prima di tutto dovete usarla. Non basta solo dirlo.

 

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24 minuti fa, Bluesjuve ha scritto:

Smiliardano....che invidia 

No, non è questione di invidia, è che o la situazione economica finanziaria dell’Inter non è quella che ci piace descrivere oppure che sono stra-protetti a tutti i livelli e possono fare ciò che vogliono.

 

Sia vera la prima ipotesi o la seconda, di fatto non cambia niente. Possono spendere come tutte le grandi società in Europa (noi compresi, ovvio) e un decreto crescita che ci sia o meno non gli cambia nulla 

 

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13 hours ago, ''J'' said:

Non mi serve neanche un minuto. La Cina è una potenza mondiale per via dell'enorme numero di abitanti, come PIL pro capite è sotto il più povero dei paesi dell'UE  (Bulgaria) e il Benin https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(nominale)_pro_capite . Ripeto: i paesi più ricchi del Mondo sono quelli dove c'è più liberismo e più capitalismo, non esiste dato che dimostri il contrario. Mi dispiace. Possiamo andare avanti anche tutta la notte, ma i dati dicono questo. 

Se andiamo sul Pro Capite, Singapore è ai primi posti ed è una dittatura. 

No, il tuo discorso non sta in piedi, mi dispiace 

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2 ore fa, AG10 ha scritto:

No, non è questione di invidia, è che o la situazione economica finanziaria dell’Inter non è quella che ci piace descrivere oppure che sono stra-protetti a tutti i livelli e possono fare ciò che vogliono.

 

Sia vera la prima ipotesi o la seconda, di fatto non cambia niente. Possono spendere come tutte le grandi società in Europa (noi compresi, ovvio) e un decreto crescita che ci sia o meno non gli cambia nulla 

 

Ma va noi compresi cosa? Stiamo fallendo 

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1 ora fa, Bluesjuve ha scritto:

Ma va noi compresi cosa? Stiamo fallendo 

Finché Elkann fa aumenti di capitale, no

 

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La lega pianga sé stessa. La competitività l'ha persa penalizzando la Juventus per favorire scudetti di cittadinanza e prescritti. Il colpo finale però lo deve fare una SuperLega

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