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Juventus_addicted

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    ex juventino milanese

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    Juventus
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    Milano
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    JUVE, Springsteen, viaggi, buon cibo, grande cinema

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  1. Intanto scusami per il ritardo nella risposta. Provo a rispondere ad alcuni dei tuoi punti di riflessione. 1. Sul rischio radiazione e TAR: Rivangare quei momenti è doloroso, ma non credo affatto che il patteggiamento sia stata la scelta migliore. Quella farsa andava fermata subito, e il potere per ottenere una giusta analisi dei fatti non mancava. Invece, persino i giornali “di famiglia” hanno cavalcato l’onda, alimentando un clima insostenibile, e già questo avrebbe dovuto far capire molte cose... Chi dice che il TAR, in un paese serio, avrebbe bloccato tutto? Certo, l’Italia non lo è mai stato, ma sono convinto che con la giusta determinazione e “artiglieria pesante” almeno una sospensiva si sarebbe potuta ottenere. Quanto al rischio radiazione, non credo affatto fosse reale: la Juventus, con milioni di tifosi in Italia e nel mondo, genera un indotto enorme, portando visibilità e introiti anche alle altre società. Senza la Juve, il calcio italiano avrebbe perso e perderebbe molto del suo valore e appeal, con gravi conseguenze per molti club. Per questo, escludere la Juve sarebbe stata una mossa molto difficile da mettere in atto, proprio perché il sistema calcio dipende in buona parte dalla nostra forza. 2. Sul fatto che Elkann/agnelli siano sotto scacco: Scusami, ma non vedo nessun impero economico rovinato. Elkann resta tra gli uomini più ricchi d’Italia e del mondo, e anzi è finito sotto i riflettori anche per vicende di evasione fiscale. Una bella figura da cioccolataio. Se proprio dobbiamo parlare di potere, lui continua a muoversi con una solidità che pochi possono permettersi. 3. Sulla magistratura come potere superiore al governo: Magistratura e politica sono entrambe forme di potere, e francamente non nutro simpatia particolare per nessuna delle due. Però mi rifiuto di pensare che a quei livelli non si trovino “alleati” e compromessi. Le dinamiche sono più complesse di quanto appaiano in superficie. 4. Sulle regole applicate diversamente alla Juve: Concordo con te, questo è ormai un dato di fatto evidente. 5. Sulla proprietà che cerca di spostare tutto all’estero: L’impero Stellantis è un esempio di un’azienda che opera globalmente, ormai lontana dalle logiche di questo Paese, e preferirei che anche la Juventus non restasse a giocare nel campionato italiano. Proprio per questo ero favorevole alla Superlega, anche se con alcune modifiche rispetto al progetto iniziale. Francamente, però, l’idea di ritirarsi dal campionato italiano per iscriversi altrove mi sembra irrealistica e ridicola. 6. Sulla necessità di “non prestare il fianco” da parte della società: Scusa, ma tu hai mai assistito a conversazioni tra top manager o dirigenti d’azienda? Io sì, e ti assicuro che spesso sono ben lontani dall’essere “verginelle”. Il loro obiettivo principale è fare soldi e sopravvivere in un ambiente molto competitivo. Tutte le aziende, se intercettate, correrebbero seri rischi. Non possiamo pretendere che i nostri dirigenti si comportino come bambini indifesi, altrimenti rischiamo di essere tagliati fuori. 7. Sul distacco emotivo dal calcio politico e giudiziario e sul vivere il calcio concentrandosi solo sulle giocate: Per me il calcio giocato ha perso parte delle emozioni di un tempo e ha assunto un ruolo secondario. Contento per te se riesci a goderti il calcio così. Io invece sono più “rancoroso” — come ci definì Cobolli Gigli — e pur essendo innamorato della Juve, non riesco a farmi passare l’amarezza di certe ingiustizie. Forse riuscirò a superarla solo vedendo applicata la stessa severità e rigore anche a tutte le altre società. comunque, alla fine, il bianconero è parte di me, e la Juve resta una componente fondamentale della mia esistenza. Forse la vera Juventus siamo noi tifosi, non chi oggi la rappresenta senza pudore né rispetto per la sua storia. Buon pomeriggio a te ad a tutti
  2. Hai perfettamente ragione su molti punti, e ti ringrazio per la risposta lucida. Ti dico con sincerità che oggi ho scritto nella foga del momento, come capita spesso quando si tocca ciò che ci sta a cuore. La verità è che, di Agnelli, Elkann e compagnia, personalmente mi importa il giusto. Dirigenti o proprietari, in fin dei conti sono figure che passano. Quello che però non riesco ad accettare – e credo di non essere il solo – è che a pagare, in questo sistema marcio e ipocrita che è il calcio italiano, sia sempre e solo l'oggetto del nostro amore: la Juventus. Capisco le logiche industriali, le pressioni degli investitori, i rischi reputazionali. Ma c'è anche qualcosa che va oltre il bilancio: si chiama dignità. E difenderla non significa fare “uno contro tutti”, né mettersi a fare i martiri, ma semplicemente non chinare la testa ogni volta per paura che vada peggio. Perché così facendo si manda un messaggio preciso: "Fate pure, tanto ci va bene tutto." Io penso che una grande società – e non solo per fatturato – abbia anche il dovere morale di tutelare la propria immagine, la propria storia, e i propri tifosi, che sono l’unico elemento veramente stabile e fedele nel tempo. Santo Cielo, in questo Paese persino i più grandi delinquenti cercano sempre di passare come verginelle immacolate. La rassegnazione, a mio avviso, è il più grande regalo che si possa fare a chi non vede l’ora di vederci in ginocchio. Poi possiamo discutere se questo patteggiamento fosse la scelta “più conveniente” nel breve periodo. Probabilmente sì. Ma dal punto di vista simbolico, umano e identitario, io lo trovo un ennesimo boccone amaro da mandare giù.
  3. Hai ragione, mi scuso per l’errore: con quei 2 punti in più saremmo finiti quinti a pari con l’Atalanta, non terzi. Il terzo posto sarebbe arrivato senza alcuna penalizzazione, quindi con tutti i 10 punti restituiti. Ma resta il punto centrale: queste penalizzazioni hanno creato danni enormi, sia economici (premi UEFA, sponsor, visibilità internazionale), sia di immagine, e la società ha sempre scelto la linea del silenzio e della resa. È ora di dire basta. Non è più accettabile che la Juventus venga trattata come il capro espiatorio del sistema, mentre altri fanno gli stessi giochetti senza conseguenze. Serve una reazione, anche fuori dai tribunali sportivi.
  4. Mi è ben chiaro, infatti dico che dovrebbero essere gli azionisti (di minoranza) a sfiduciarlo... Hai perfettamente ragione… in effetti il miglior modo per non prendere più punti di penalizzazione è accettare tutto in silenzio, anche quando ci costruiscono contro un sistema punitivo mai visto prima, fatto su misura solo per noi. Quindi che facciamo? Ci facciamo prendere a schiaffi a turno, sperando che prima o poi smettano? La realtà è che se non contesti nulla fuori dalla giustizia sportiva, mandi un messaggio chiaro: “Puniteci pure come volete, tanto non reagiamo.” E questo non è “evitare altri guai”, è autorizzare chi comanda a rifarlo ogni volta che serve. Difendersi non è un atto di guerra, è legittima tutela. Il problema non è “se ci puniscono di nuovo”, ma se continuiamo a non far valere i nostri diritti, per paura di peggiorare le cose.
  5. Ragazzi, giusto per ricordare come ci hanno fatto fuori dalla Champions nel 2022/23: La penalizzazione dei -10 punti è stata calcolata sommando le inibizioni dei dirigenti: Paratici (30 mesi) → 4 punti Agnelli (24 mesi) → 3 punti Arrivabene (24 mesi) → 2 punti Cherubini (16 mesi) → 1 punto Totale: 10 punti di penalizzazione I “consiglieri non operativi” (tipo Nedved e altri) sono stati prosciolti, quindi non hanno pesato. Ora: i 2 punti legati ad Arrivabene sono stati decisivi per tenerci fuori dalla Champions. (Qui ho commesso un errore, scusate. Commento a pag 3.)Senza quella penalizzazione, saremmo arrivati terzi, mi pare davanti al Milan. E parliamo di decine di milioni di euro persi (tra premi UEFA, sponsor, diritti TV, ecc.). La cosa assurda è che questo sistema di calcolo a "punti per dirigente" è stato completamente inventato per l'occasione: nessuna norma sportiva lo prevede. È stata una costruzione arbitraria per farci fuori e “quantificare” la sanzione al club. E il bello? La Juve non ha fatto alcun ricorso fuori dalla giustizia sportiva. Niente TAR, niente Consiglio di Stato, niente azioni civili. Tutti zitti. Acqua passata. Se ai piani alti ci fosse un minimo di attributi, si dovrebbe chiedere un risarcimento multimilionario per danno economico. Ma visto il silenzio tombale della società, forse è il caso che siano i tifosi o gli azionisti a muoversi. Una class action in Italia è complicata, ma tecnicamente possibile. E se non partiamo noi, non lo farà nessuno.
  6. Juventus_addicted

    Dolce e fatale allo stesso tempo: Yildiz e Del Piero

    Avete entrambi ragione: purtroppo, la Juventus, in questo particolare momento storico, è una nobile decaduta. La linea societaria attuale sembra puntare soprattutto sul contenimento dei costi e sulla valorizzazione di giovani talenti. Talenti che, però, vengono spesso ceduti non appena raggiungono una buona quotazione, per fare cassa. Io, che sono sempre stato un estimatore della filosofia alla Moggi — vendere Vieri o Zidane, sì, ma per prendere Nedved o altri giocatori funzionali a costruire una squadra competitiva — voglio ancora sperare che, prima o poi, a Torino torni quella competenza che ha reso grande la Juventus. E con essa, la possibilità di vedere di nuovo in bianconero dei top player degni di questo nome. È persino necessario che i nostri competitors storici tornino ad alti livelli (anche se provo un profondo disagio a dirlo). Altrimenti, il calcio italiano rischia di restare per sempre solo un terreno di passaggio: trampolino per giovani promesse e rifugio per vecchie glorie. I soldi, ai piani alti juventini, non mancano. Ma dobbiamo anche fare i conti con il contesto italiano, spesso dominato da incompetenza, malaffare e intrecci opachi tra politica e personaggi senza scrupoli, talvolta persino mafiosi. Lo so, qui andiamo decisamente off-topic, ma lasciatemi dire che sarei l’uomo più felice del mondo se un giorno la Juventus tornasse ai vertici del calcio mondiale — e se Kenan Yıldız diventasse la sua bandiera, come un tempo lo fu Alessandro Del Piero.
  7. Juventus_addicted

    Dolce e fatale allo stesso tempo: Yildiz e Del Piero

    Nel '93 avevo già iniziato a lavorare, ma la mia vita girava tutta attorno ad una grande, enorme passione: la Juventus. Era qualcosa che andava oltre tutto: amici, fidanzate, orari di lavoro... tutto si adattava al calendario bianconero. E di Del Piero, ricordo bene, ne sentivo parlare già prima che mettesse piede a Torino. Non c’erano i social, solo giornali e passaparola, ma il nome di questo giovane talento di Conegliano cominciava a girare con insistenza. All’epoca, però, il nostro numero 10 era un certo Roberto Baggio, il Divin Codino, e confesso che la prima volta che vidi giocare Del Piero pensai: “Bravo, ma non siamo ancora a quel livello” Che ingenuità! Non consideravo che Alex era appena un ragazzo, mentre Baggio era già una leggenda. Fortunatamente, ero abbonato al Delle Alpi e ho avuto il privilegio di vivere dal vivo il suo primo gol in Serie A, alla Reggiana, ed altri momenti come una tripletta al Parma ed altri che oggi sono storia e statistiche. All'inizio, Del Piero veniva usato tra prima squadra e giovanili, ma poi arrivò Marcello Lippi... e da lì fu un’esplosione. La consacrazione definitiva. E quel gol alla Fiorentina? Un lampo di genio, una pennellata d’artista che ci ha tolto il fiato. Il resto lo conosciamo tutti. Ecco perché oggi, quando guardo Yildiz, rivedo qualcosa di quel giovane Del Piero: talento cristallino, personalità, lampi da predestinato. Serve pazienza, ma anche coraggio. Bisogna credere in lui, non pensare subito alla plusvalenza. Il rischio? Che qualche club straniero gli metta sotto il naso un contratto irrinunciabile e ce lo porti via. I tempi sono cambiati, è vero. Del Piero era juventino nell’anima, fin dal primo giorno. Yildiz è turco, legatissimo alla maglia, ma non è detto che abbia lo stesso tipo di attaccamento. Ed è proprio per questo che la Juve deve fare tutto il possibile per farlo sentire a casa. Perché certi talenti, se li coltivi nel modo giusto, possono riscrivere la storia.
  8. Juventus_addicted

    INSIDE Juventus Inter | Dietro le quinte del Derby d'Italia!

    Mi permetto solo una riflessione, con il massimo rispetto: questa consapevolezza, quella di essere una squadra che non si arrende mai, che si rialza sempre, che lotta anche quando tutto sembra perduto, noi tifosi avremmo dovuto (e forse dovremmo) averla sempre. Ma se c’è qualcuno che a tratti sembra averla smarrita, purtroppo, sono stati proprio alcuni giocatori e soprattutto chi stava (e sta) nei piani alti della dirigenza. Ed è lì che servirebbe davvero ritrovare lo spirito originario, quello che ha fatto grande questa maglia. Piccola nota storica: non mi risulta una finale di Coppa UEFA tra Juve e Porto. Forse ti riferivi alla finale di Coppa delle Coppe del 1984, quando affrontammo e battemmo proprio il Porto a Basilea. Altrimenti c’è stato un quarto di finale di Coppa UEFA contro il Benfica, ma l'allenatore era il Trap. Detto questo, il messaggio resta forte e chiaro: qualcosa si sta muovendo. E se davvero torneremo a credere tutti - tifosi, squadra e società - in ciò che siamo sempre stati, allora sì, tornerà anche la luce. Fino alla fine, sempre.
  9. Juventus_addicted

    INSIDE Juventus Inter | Dietro le quinte del Derby d'Italia!

    Amici, posso dirlo? Mi sono emozionato. Rivedere questo video mi ha colpito dentro: uno stadio che esplode di entusiasmo, le facce tese ma cariche dei nostri ragazzi, una vittoria sudata contro i rivali di sempre… È in quei momenti che capisci quanto ci era mancato tutto questo. Negli ultimi anni abbiamo sofferto. Cinque stagioni difficili, piene di delusioni, dubbi, attese infinite. Eppure oggi, qualcosa sembra muoversi. Non dico che siamo già tornati, né che sia tutto risolto… Ma si intravede una speranza. Una scintilla. Il desiderio di rinascita. E anche se i risultati non dovessero arrivare subito, non importa. Perché ciò che davvero conta è non perdere la fame, la voglia, l’identità. Noi siamo la Juve. Quella che lotta, che non molla mai, che si rialza sempre. Quella che crede fino all’ultimo secondo. Quella che non ha bisogno di urlarlo, perché lo dimostra ogni volta che scende in campo. Siamo stati al buio, è vero. Ma la luce si accende solo se credi di poterla vedere. E oggi, finalmente, un bagliore si intravede. Fino alla fine. Sempre.
  10. Juventus_addicted

    Come avete esultato al gol di Adzic

    Non avendo la pay-tv seguivo il live su Vecchiasignora, ma dall’esterno dell’appartamento arrivavano urla sguaiate che mi facevano intuire i gol delle immonde blatte. Sul 3-2 per loro ho spento tutto e mi sono messo a preparare gli antipasti per gli ospiti che sarebbero arrivati a cena, convinto ormai di assistere a una debacle dolorosa. Quando la coppia di amici è arrivata, lei mi fa: “Hai visto la Juve?” Io, sconsolato: “No…” “È finita 4-3” mi dice, e la mia faccia tradiva tutta la delusione, convinto fosse per loro. Ma subito aggiunge: “Per la Juve!” Sono esploso di gioia, l’ho sollevata di peso e le ho stampato un bacio sulla guancia, mentre mia moglie mi fulminava con lo sguardo e suo marito rideva: “Dai, apri il vino, si festeggia!” Grande mangiata e grande bevuta, di gusto, intoculo ai cartonati indossatori di scudetti altrui!
  11. Caro amico Stefano, capisco perfettamente il tuo pensiero, e ti confesso che anche io sono profondamente legato al calcio "di una volta" — quello fatto di intuizioni, emozioni grezze, errori umani e quel fascino imprevedibile che oggi sembra spesso lasciar spazio a tecnologie, regolamenti e spettacolarizzazioni forzate. Detto questo, tra tutte le innovazioni recenti, la Refcam è forse una delle poche che mi incuriosisce davvero. Non per la tecnologia in sé, ma perché ci dà la possibilità di vivere l’azione da dentro, con gli occhi di chi deve decidere in una frazione di secondo. E chissà, magari il prossimo passo sarà proprio vedere il calcio anche dal punto di vista dei giocatori, con microcam montate sulle maglie: uno scenario che, se ben gestito, potrebbe davvero arricchire l’esperienza. Alla fine, è chiaro che il calcio moderno sta cercando clienti, più che tifosi. Si punta allo show globale, all'intrattenimento continuo, al pubblico che cambia canale se non succede qualcosa ogni trenta secondi. È una realtà difficile da ignorare, e in mezzo a tutto questo, noi romantici del pallone “vero” cerchiamo di restare aggrappati a quel che amiamo. Comunque sia, Forza Juve sempre. Anche in mezzo a mille cambiamenti, il cuore non cambia. Fino alla fine… e anche oltre.
  12. Juventus_addicted

    Il pre-partita di VecchiaSignora: Juventus-inter

    Forza Juve! L’augurio più grande? Asfaltare i prescritti cartonati, ovviamente. Il desiderio segreto? Vedere il nostro numero 10 sbocciare definitivamente. Proprio 30 anni fa nasceva ufficialmente il leggendario “gol alla Del Piero” — anche se, a dirla tutta, ricordo un’anticipazione simile già l’anno prima in casa delle napulecchie… Sarebbe fantastico se oggi fosse Yıldız a raccogliere quella pesante eredità e a scrivere una vera pagina da fuoriclasse bianconero.
  13. "Oggi voltiamo pagina dopo un capitolo triste della nostra storia", ha detto il vice presidente dell'Ifil John Elkann che ha presentato i nuovi componenti del cda della società bianconera. "Ci sono stati comportamenti riprovevoli - ha aggiunto - Noi dobbiamo ripartire dalla serietà con due obiettivi: fare chiarezza e dare stabilità". J.E. , Giugno 2006. Per me può anche andare a pulire i * in qualche casa di riposo per anziani
  14. Ciao, mi permetto di copiare un mio riassunto che feci in ccasione di una recente puntata di Report; purtroppo (dico purtroppo perchè io in teoria dovrei essere più orientato verso quel lato dello schieramento politico, ma ormai ho dei dubbi sul fatto che ci siano differenze...) temo che l'amministrazione sia dalla parte dei palazzinari... Ecco il testo: buona serata a tutti
  15. Siamo veramente al paradosso. L’amministratore delegato della Lega Serie A, pagato per rappresentare tutto il calcio italiano, si schiera apertamente a favore della svendita di un bene pubblico per facilitare gli interessi di Milan e Inter, spacciando la cosa per "un'opportunità imperdibile" per la città. Parla di "catastrofe enorme" se il consiglio comunale dovesse bocciare la vendita di San Siro… Ma catastrofe per chi? Per i cittadini di Milano, che si vedrebbero privati di uno dei simboli della città per favorire una mera operazione di speculazione immobiliare? O per i club milanesi che, anziché trovare soluzioni sostenibili, pretendono di mettere le mani su un'area pubblica con il benestare della politica? E ancora: De Siervo parla come se gli stadi fossero la panacea di tutti i mali del calcio italiano, dimenticando volutamente che il problema del nostro calcio è ben più profondo: governance inefficiente, settori giovanili abbandonati, dirigenti incompetenti, bilanci farlocchi, assenza di visione. Ma no, adesso il mantra è che "serve lo stadio nuovo o siamo spacciati", così si zittisce ogni dibattito. Ma davvero pensano che ci beviamo ancora questa favoletta dello “stadio moderno per salvare il calcio italiano”? Dai su, la conosciamo bene: “Occasione storica”... per chi deve costruire grattacieli, centri commerciali e farsi una bella plusvalenza sul cemento, altro che calcio! E il riferimento al "gap con le altre leghe" fa quasi ridere: i club inglesi investono miliardi in strutture, marketing e scouting, noi ci lamentiamo perché i cittadini osano voler decidere cosa fare del proprio patrimonio urbano. . Infine, che dire del silenzio assordante sul fatto che questa operazione avvantaggerebbe solo due squadre, a discapito dell'interesse collettivo? E allora tutte le altre squadre delle altre grandi città? Assurdo, ma quando si tratta di Milano, tutto diventa "necessario", "strategico", "urgente". Non so voi, ma io ho la nausea a vedere il calcio piegato agli interessi privati di pochi, con l'avallo di chi dovrebbe garantire equità. De Siervo dovrebbe essere il garante del sistema, non il portavoce delle società milanesi. Vergognoso.
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