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Lev

[Topic Unico] L'Angolo del Guru

Post in rilievo

2 minuti fa, Rick Sanchez ha scritto:

Dire "non lo sceglierei, in quanto francese" è sì razzista.

 

Un altro conto sarebbe dire "la scuola francese secondo me insegna strategie che alla lunga non ripagano e non sceglierei dirigenti formatisi lì, con quella cultura".

Credevo che fosse inteso che le caratteristiche che ricerco per un ceo di una squadra di calcio ruotano attorno allo sport stesso e al rapporto con i sottoposti.

Non pensavo fosse preso come fatto che non voglio comolli perché ama le baguette o ha la R moscia. 

 

Però grazie per il consiglio, la prossima volta specificherò onde evitare di farlo passare come messaggio razziale contro un popolo intero.

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2 ore fa, Schizo ha scritto:

Se mi permettete vorrei un'attimo commentare alcune affermazioni di Comolli, fatte nella sua ultima intervista.

 

Innanzitutto partiamo da questa:

 

"Trascorro il 30% del mio tempo pensando alla cultura del club, perché penso che non si raggiungano risultati senza una cultura. Ho chiesto a Matuidi e Trezeguet, per citarne alcuni, quale sia il dna della Juve. Tutti rispondono nello stesso modo: "Vincere". La cultura è qualcosa di diverso, è costruita dal basso verso l'alto. Abbiamo avuto un grande meeting questa mattina per capire quale sia la nostra cultura. Ho detto a tutti "voi decidete chi siamo, io posso dare qualche linea di indirizzo, ma la cultura si decide dal basso". La cultura sono i valori del club".

 

Personalmente, sono felice che per l'ennesima volta Comolli abbia confermato che sia un manager culture-driven. E'un discorso che non ho mai sentito fare ai suoi predecessori (Paratici, Arrivabene, Giuntoli), e filosoficamente parlando mi trova d'accordissimo. Qualche settimana fa tralatro, avevo scritto un post dove sottolineavo che i termini "cultura" e "migliorare" devono essere i termini-chiave nel linguaggio dell'ambiente bianconero per una risalita della Juve.

 

Pero la filosofia va trasformata in realta calcistica e su questo Comolli verra valutato col tempo.

 

Passiamo adesso pero al suo punto forte, cioe l'utilizzo dei dati, perche qui e'dove mi trova in forte disaccordo.

 

Strategicamente parlando, dalle sue affermazioni si puo intuire secondo me, che Comolli utilizza i dati in termini descrittivi dell'evoluzione del calcio. Cioe, i dati descrivono qual'e' l'evoluzione attuale del calcio, e poi si prova a seguirla. Ed e'qui che sta il grave errore secondo me. L'evoluzione del calcio non va seguita (siccome non e' delle migliori possibili), ma i dati devono essere utilizzati per identificare le "loopholes" di tale evoluzione e poi sfruttarle a proprio favore, strategia ben diversa da quella applicata da Comolli. E faro alcuni esempi pratici per evidenziare le differenze tra le due strategie usando alcune affermazioni del francese.

 

Cominciamo da questa:

 

"Parlando di campo, al Tolosa vietavamo cross e tiri da lontano".

 

Qui, Comolli ragiona sul lato descrittivo dei dati per quanto riguarda l'evoluzione del calcio moderno. Perche:

 

- Negli ultimi 15 anni i tiri da lontano sono diminuiti in media? Assolutamente si!

- Negli ultimi 15 anni i cross sono diminuiti in media? Si, per quanto riguarda i cross dal fondo, mentre per i cross in generale il discorso si complica, ma siccome non e'questo l'argomento principale e per semplificare le discussione, diciamo di si.

 

Quindi, a livello strategico segue l'evoluzione del calcio e secondo lui la conclusione utilte e'quella di vietare azioni del genere.

 

Mentre se si usa la strategia delle "loopholes", si arriva a conclusioni diverse.

 

Prendiamo per esempio i tiri da lontano. La loophole puo essere evidenziata quando i tiri da lontano non vengono interpretati esclusivamente come una forma di finalizzazione, ma anche come una forma di rifinitura (ad esempio il gol di Van de Beek a Torino nella partita contro l' Ajax), il che significa che quando si valutano i loro dati si deve prendere in considerazione anche la pericolosita dell'azione conseguente al tiro (tra i 2-5 secondi dopo) o la nascita di un azione favorevole (calcio d'angolo o rigore).

 

Passiamo adesso ai cross. Qual'e' la loophole di questa situazione di gioco? La loophole dei cross riguarda una situazione di gioco indiretta, cioe il tiro di prima su seconda azione. Ad essere precisi non l'azione di per se, ma l'opportunita che ha il calciatore di esprimere la propria creativita. La creativita rimane una delle caratteristiche principali che fanno la differenza in qualsiasi era calcistica. E i tiri di prima su seconda azione (che nella loro stramaggioranza nascono su cross, basta vedere i gol dell' Inter contro di noi in questa stagione) sono una delle poche opportunita dove il calciatore puo eseguire uno schema motorio "novel", siccome sono situazioni di gioco dove l'ambiente non e'mai uguale (velocita/traiettoria della palla, posizionamento difensori, corsa del battitore etc.). Quindi no, non si vietano situazioni di gioco dove il calciatore puo esprimere la propria creativita, e fidatevi che stanno diminuendo sempre di piu (e state attenti che dopo i cross e i tiri da fuori, sta arrivando il turno dei dribbling).

 

Un altro esempio nasce da una sua affermazione sui giovani:

 

"Il passo successivo è usare i dati meglio nel settore giovanile, per capire chi ce la farà, come prevenire gli infortuni o l'utilizzo eccessivo dei giocatori. Nel calcio, per esempio, storicamente si reclutano giocatori nati nella prima parte dell'anno ma i dati dicono che chi ce la fa spesso è nato nella parte finale dell'anno. È così stupido. Al Tolosa, noi per scelta reclutavamo molti giovani nati dopo il mese di agosto".

 

Di nuovo, una frase che descrive l'evoluzione del calcio, anzi ad essere precisi con la frase "storicamente si reclutano giocatori nati nella prima parte dell'anno" Comolli fa riferimento al relative age effect (RAE) che e'un bias globale nella selezione dei giovani calciatori, presente nella maggioranza delle federazioni calcistiche. Quindi, Comolli vuole creare un criterio di selezione sostituendo un bias con il contro-bias? Questa cosa sinceramente non l'ho capita.

 

O ad esempio, rimanedo sul tema giovani, i dati dell'evoluzione del calcio ci dicono che dal 2010 al 2025 la media dell'altezza dei calciatori selezionati e' salita da 182.2 cm a 183.0 cm, quindi si da sempre maggiore importanza alla fisicita del giocatore. Dobbiamo per forza seguire questo trend o sfruttare la loophole che ci offre?

 

Mentre gli altri scelgono le mezzali alte di 1.90, tu cerchi i Xavi, i Pirlo etc.

Mentre gli altri cercano il centravantone alto e grosso, tu cerchi i Romario, i Thomas Muller, gli Inzaghi etc.

 

e lasciamo ai Narcisisti-Modernisti le spiegazioni auto-illusorie di come i secondi non sono adatti al loro Calcio Moderno.

 

Concordo pero su una cosa con Comolli per quanto riguarda il lato strategico delle cose. Posto la seguente affermazione:

 

"La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo, il punto in cui si rompe. Serve un ponte, una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del coach. Se c'è questa persona e un allenatore è aperto, il ponte funziona. Altrimenti no".

 

Qui, Comolli ha ragionissima, ed ha identificato la problematica principale che esiste nelle realte calcistiche odierne. Secondo me, per avere un dipartimento data science competitivo servono tre figure professionali:

  • Data Analyst: e'quello che si occupa di manipolare e interpretare i dati.
  • Computational Analyst: e'quello che si occupa di sviluppare i modelli e sceglieri gli algoritmi da utilizzare nei vari sotto-processi. Ad essere sinceri, questa figura e'rara nel mondo calcistico, ma secondo me e'necessaria siccome personalmente sono un advocate delle soluzioni custom, perche non ritengo che in questo periodo storico ci sono soluzioni globali (one size fits all) a livello di prodotto. Ma da come ha parlato in passato Sarri, credo che la Juve utilizzi prodotti finiti in questo caso, cosa errata secondo me.
  • Figura Ponte: e'la figura alla quale fa riferimento Comolli. La problematica principale e'quella del "lost in translation" dal settore specifico della data science a quello pratico dello staff tecnico e allenatore. Ad esempio, una figura professionale che puo fare da ponte, secondo me puo essere un match-analyst (quindi uomo di calcio), ma con un passato in informatica e/o matematica (laurea in una delle due materie).

 

Concludo (scusandomi coi pochi sopravissuti al mio lungo post) dicendo che filosoficamente sono d'accordo con Comolli, strategicamente pero no. Ripeto, l'evoluzione del calcio non va seguita, ma vanno sfruttate le loopholes di essa, a mio modestissimo parere.

Ma poi cmq essendo il calcio un gioco di contrapposizione per una mossa dovrebbe sempre susseguire una contromossa 

È la storia del calcio: quando si afferma una matrice tattica che va per la maggiore, verrà sempre fuori la maniera di contrastarla (come la zona dopo la marcatura a uomo, i moduli coi giocatori tra le linee per contrastare il 442, il ritorno alla "zona mista" , ecc)

 

Quindi,non condivido manco io l'adattamento alla "moda" tattica. Nel calcio devi essere avanguardistico o , se segui il momento, devi avere individualità talmente forti da potermi permettere di fare la stessa cosa ma meglio degli altri.

 

quindi nemmeno io ho condiviso tanto le parole di Comolli. Non tanto per concetti specifici o metodi (legittimo il suo come possono esserlo altri) ma proprio per la visione dell "adattamento" . 

 

A livello giovanile, tra l'altro, è una fisiologia a perdere. Perché nel lasso di tempo in cui formi i ragazzi secondo i concetti attuali, quando saranno "pronti" , nell arco di 5/10 anni, il calcio sarà cambiato secondo le nuove tendenze tattiche.

 

quindi a mio parere, o segui la tua identità sempre (Barcellona, Ajax ) e così facendo il tuo momento arriverà, prima o poi, o devi essere all avanguardia, già pensare oggi a come si giocherà tra 5/10 anni (ritorno alle 2 punte, ritorno alle difese a 4, ecc). 

 

 

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13 minuti fa, baggio18 ha scritto:

Ma poi cmq essendo il calcio un gioco di contrapposizione per una mossa dovrebbe sempre susseguire una contromossa 

È la storia del calcio: quando si afferma una matrice tattica che va per la maggiore, verrà sempre fuori la maniera di contrastarla (come la zona dopo la marcatura a uomo, i moduli coi giocatori tra le linee per contrastare il 442, il ritorno alla "zona mista" , ecc)

 

Quindi,non condivido manco io l'adattamento alla "moda" tattica. Nel calcio devi essere avanguardistico o , se segui il momento, devi avere individualità talmente forti da potermi permettere di fare la stessa cosa ma meglio degli altri.

 

quindi nemmeno io ho condiviso tanto le parole di Comolli. Non tanto per concetti specifici o metodi (legittimo il suo come possono esserlo altri) ma proprio per la visione dell "adattamento" . 

 

A livello giovanile, tra l'altro, è una fisiologia a perdere. Perché nel lasso di tempo in cui formi i ragazzi secondo i concetti attuali, quando saranno "pronti" , nell arco di 5/10 anni, il calcio sarà cambiato secondo le nuove tendenze tattiche.

 

quindi a mio parere, o segui la tua identità sempre (Barcellona, Ajax ) e così facendo il tuo momento arriverà, prima o poi, o devi essere all avanguardia, già pensare oggi a come si giocherà tra 5/10 anni (ritorno alle 2 punte, ritorno alle difese a 4, ecc). 

 

 

Mister, una domanda. Ma, secondo te, in un ipotetico 4-4-2, Yildiz potrebbe giocare esterno alla Nedved? 

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7 minuti fa, Polposiscion ha scritto:

Mister una domanda. Ma, secondo te, in un ipotetico 4-4-2, Yildiz potrebbe giocare esterno alla Nedved? 

secondo me alla fine fa quello, parte esterno si accentra, poi farlo difendere troppo secondo me sarebbe sprecato, sarebbe uno spreco . Però come posizione di partenza,in ricezione perlomeno è sicuramente un'ala sx (un po' più avanzata) 

A lui piace partire da lì, credo sia una questione posturale e allo stesso tempo psicologica - "vestibolare" , di orientamento del corpo e dei piedi. 

 

  • Grazie 1

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