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Visualizzazione di contenuti con la più alta reputazione 26/09/2018 in tutte le aree

  1. 2 punti
    Dogman candidato italiano agli Oscar. Chissà se può farcela ad entrare almeno nei 5, o anche solo nella lista più ampia...
  2. 2 punti
    Grazie all'ultimo week end di Fuori Orario ho avuto modo di vedere per la prima volta dei film di questi grandi autori del Risorgimento autoriale europeo anni '60-'70. Viaggio a Citera (1984) di Theo Angelopoulos. Il regista greco attinge argomenti e temi dalla mitologia e letteratura classica greca, riutilizzandoli per commentare la recente storia greca. E' un regista che ama i lunghi piani sequenza e i lunghi movimenti di macchina e che si ispira al cinema di durata di Antonioni. Questo film (sceneggiato anche da Tonino Guerra) parla di un anziano signore che torna in Grecia; da giovane aveva combattuto nella resistenza greca e successivamente era stato in esilio per 32 anni in Russia, dove si era fatto una nuova famiglia. Tornato in Grecia torna dalla moglie e dai due figli ormai adulti, ma è come un'ombra, un fantasma. Insieme alla famiglia torna in un paesino in cui aveva vissuto, tra le colline dove aveva combattuto, ritrovando un suo vecchio amico ma trovandosi fuori luogo...tutti gli abitanti di quella zona si stanno accordando per cedere i terreni ad un'impresa di costruzioni edili, lui è l'unico in disaccordo impedendo così la realizzazione dell'accordo e scatenando la furia degli abitanti. A quel punto, visto che non ha più la cittadinanza greca e che ha causato problemi in quel paesino, il governo ne decide l'espulsione dal paese. E' come una sorta di ritorno di Ulisse in patria, ma quello che torna non è più Ulisse e il luogo in cui torna non è più la sua patria. E' un'ombra in cerca di una casa per la sua anima. Si distinguono appunto i lunghissimi movimenti di macchina e la durata estenuante di molte scene. Un film che rimane molto nebuloso. Molto probabilmente non è tra i suoi film migliori o più famosi. Cercherò di recuperarne altri. La tragedia di un uomo ridicolo (1981) di Bernardo Bertolucci. Parla di un uomo, un industriale, a cui rapiscono il figlio. Lui e la moglie, in modi e con sensazioni differenti, si trovano a dover affrontare la faccenda. Un film con riferimenti politici, tendente alla commedia agrodolce e con sfumature noir...per il protagonista e per la voce over che esprime i suoi pensieri. Un film piacevole per la fotografia di Carlo De Palma, per le musiche di Morricone, per l'ottima regia di Bertolucci ma soprattutto per il ruolo di un grandissimo Ugo Tognazzi (vinse anche il premio per il miglior attore al Festival di Cannes, per quella che da molti viene definita come una delle sue migliori interpretazioni). Il film ruota tutto attorno alla sua figura, alla sua vita, al suo rapporto con il figlio, alla differenza generazionale, al suo ruolo da borghese italiano. Interpretazione magistrale, la sua presenza vale l'interno film, ma anche il suo personaggio, che sembra calato perfettamente su di lui...o probabilmente è l'inverso, è lui che fa propri in maniera unica i personaggi che interpreta. Troppo presto, troppo tardi (1982) di Straub e Huillet. Due autori praticamente sconosciuti al grande pubblico, ma considerati tra i più grandi personaggi della seconda metà del Novecento...sono una coppia, marito e moglie, francesi, che hanno lavorato tanto anche in Germania e Italia. Di certo sono tra i più sperimentali e anche tra i più difficili da guardare. Il loro cinema è svuotato da ogni elemento cinematografico: scenografie, sceneggiatura, recitazione, movimenti di macchina ricercati, era ritenuto un "ritorno al cinema dei fratelli Lumiere". Perseguivano un totale rifiuto della narrazione e di ogni aspetto commerciale e molti loro film sono letture di parti di romanzi o lettere o opere letterarie, credevano che il miglior adattamento di un libro fosse la lettura di esso. E spesso ci sono voci over che leggono o attori che non recitano e non interpretano, ma ripetono semplicemente dei testi, come se stessero leggendo; con la telecamera che "riprende il mondo". Chiaramente si può capire quanto sia difficile da amare e quanto sia estremo questo tipo di cinema. "Troppo presto, troppo tardi" è di questa tipologia, è un film dedicato a Friedrich Engels e si svolge in due parti. Nella prima ci sono immagini della campagna e di città francesi, semplici immagini fisse o panoramiche, e una voce over che legge una lettera di Engels a Kautsky; nella seconda parte ci sono immagini dell'Egitto e un'altra voce over che legge una parte di "Lotte di classe in Egitto" di Mahmoud Hussein. Onestamente è quasi impossibile portare a termine la visione, ho visto solo la prima parte. Per adesso trovo il loro cinema una provocazione abbastanza inutile, ma proverò in futuro a riguardare qualcosa. San Michele aveva un gallo (1972) dei fratelli Taviani. Per ultimo il film che per me è di gran lunga il migliore del lotto. Un film, ispirato ad un racconto di Tolstoj, che si divide in 3 atti. Siamo in Italia nel 1870 e il protagonista è un anarchico internazionalista che, a capo del suo gruppo, compie un tentativo rivoluzionario armato nel piccolo paesino in cui abita, per far conoscere le intenzioni e le idee del suo gruppo e della corrente che si sta diffondendo in Italia e in Europa. Viene catturato e condannato a morte, ma all'ultimo viene graziato e la pena viene trasformata nell'ergastolo. La seconda parte si svolge quindi in una cella di una prigione, dove rimane per 10 anni. Nell'ultima parte, dopo i 10 anni, viene fatto uscire per essere trasferito in un'altra prigione nella laguna veneziana, quindi, condotto in barca, incontra altri prigionieri politici con i quali si confronta. E' chiaramente un film storico e politico, quegli sono gli anni in cui si diffuse il socialismo con la Prima Internazionale e si creò la spaccatura tra la visione degli anarchici e la visione di Marx. Nel film appunto viene mostrata questa differenza, i diversi ideali, il diverso modo di intendere la rivoluzione. Il protagonista, Giulio Manieri (interpretato da un immenso Giulio Brogi), è un anarchico e ha l'idea della rivoluzione tramite attacchi armati...mentre i giovani che incontra sulla barca nella terza parte del film sono marxisti, lavorano in giornali, in associazioni, con una visione più politica e di attesa per preparare il terreno per la rivoluzione futura. Tra l'altro sono anche argomenti che, in parte, ho studiato recentemente, perciò ci ho ritrovato quanto studiato. Comunque detto così può sembrare un polpettone politico indigesto ma non è assolutamente così. E' un film per me bellissimo, con una magnifica capacità creativa e di immaginazione dei fratelli Taviani, un film per niente pesante e che si mischia anche con la commedia agrodolce. La scena della prigione è fantastica, per circa 30 minuti si svolge eslusivamente nella piccola cella in cui il protagonista è rinchiuso giorno e notte, senza aver la possibilità di uscire nemmeno per 1 secondo, ma è la forza del suo ideale a permettergli di resistere. Lui, molto semplicemente, si organizza la giornata ora per ora...ginnastica, pasti, riunioni politiche, studio di materie diverse giorno per giorno ed ora d'aria. Tutto si svolge grazia alla sua mente e alla sua fantasia, nelle riunioni politiche mentalmente interpreta 4 personaggi diversi, durante i pasti immagina di mangiare i piatti più lussuosi e golosi possibile, immagina anche di uscire all'aria aperta, immaginando di tornare a vendere gelati ai bambini. Sono tra i 30 minuti cinematografici più belli che abbia visto, i Taviani riescono in modo sbalorditivo e rendere quelle situazioni e a convincere veramente lo spettatore su quello che Giulio sta immaginando; la scena della riunione di lavoro, con il protagonista che grazie al montaggio interpreta 4 persone, è meravigliosa, così com'è grandiosa la scena in cui immagina di tornare a vendere i gelati, con le voci dei bambini, i suoni dell'esterno, l'erba o l'acqua che appare per un momento sulle pareti. L'essenza del cinema concentrata in una stanza di pochi metri quadrati, in circa 30 minuti...un mondo racchiuso in 20 metri quadrati. Tutto ciò è ovviamente esaltato dall'attore, Brogi, che è di una bravura estrema. In quei minuti si racchiudono 10 anni, con il passare delle stagioni e il ripetersi delle sue azioni, i pasti in particolare. Molto bella è anche la terza parte, nella laguna veneziana. La prima volta che vediamo Giulio all'aperto ci riabituiamo anche noi all'aria e all'esterno e la telecamera vola sul pelo dell'acqua riprendendo la laguna in una lunga carrellata, in una metafora dello sguardo e dello spirito del protagonista che da una stanza chiusa e limitata torna a espandersi nello spazio aperto. Spazio che è libero, ma è anche monotono, ripetitivo come se fosse un'altra prigione. Giulio è un personaggio bizzarro e lo era anche prima di andare in prigione, nella cella inoltre ha manifestato segni di squilibrio mentale ma è riuscito a superare i 10 anni grazie alla forza del suo ideale. Quando incontra altri prigionieri politici è contentissimo, vuole sapere a che punto è la rivoluzione, per quali attacchi sono stati catturati, ma quando scopre la verità rimane sconvolto. Sono passati 10 anni da quando era al centro della vita politica e adesso non è al corrente delle novità. La sua felicità e la sua voglia di notizie si infrange contro la consapevolezza che i giovani di quel momento avevano una concezione differente, una visione politica diversa. Come dicevo, lavorano nei giornali, viaggiano in Europa per convegni, fanno parte di associazioni...in poche parole, si sta assestando una visione socialista completamente differente dalla sua. E a Giulio sembra quasi che quei giovani lo sbeffeggino, lo prendano in giro. Ed è questa "scoperta" che lo abbatte, molto più dei 10 anni di prigione. Un film quindi sulla grande scissione del socialismo, su fatti storici, politici ma anche la rappresentazione di un intellettuale lontano dalla realtà e distante dal popolo...ed è un concetto che può espandersi molto più lontano rispetto al singolo anarchico Brogi. Da considerare che il film è del periodo successivo al '68, per far capire un po' il periodo... Ma è limitativo parlare di questo film in chiave esclusivamente politica, a me non frega nulla dell'idea in sè...trovo che sia davvero un film bellissimo per come è ideato, per l'equilibrio che ha, è un film che ha una forza pazzesca in ogni scena, è un film che incarna il cinema, ha una brillantezza enorme ed è interpretato da un attore che è bravissimo. E' il primo film dei Taviani che guardo e voglio recuperarne il più possibile. Ho visto anche il documentario su Salvador Dalì uscito ieri, il pittore che amo di più, probabilmente. E ho trovato il documentario un'occasione mancata e sprecata. Scelte a mio avviso pessime e lavoro sostanzialmente inutile...
  3. 1 punto
    Perchè per una volta hanno avuto coraggio, cosa che spesso e volentieri in passato (non tanto passato) non è successo preferendo portar altra tipologia "scontata" di film che poi alla fine non sono riusciti ad entrare nella cinquina..
  4. 1 punto
    Era scontato, ma non mi sarei stupito onestamente nel vedere un'altra scelta...vista la capacità distruttiva che abbiamo. Sarebbe stato folle ed insensato non scegliere quel grandissimo film che è Dogman che merita, nel suo piccolo, di poter concorrere per gli Oscar. Poi se riuscirà ad entrare nella cinquina o se non ci riuscirà è un altro conto...speriamo ovviamente che ci riesca.
  5. 1 punto
    quando invii correttamente i documenti nella parte alta della pagina di invio , sopra le caselle di inserimento allegati compare una scritta verde " grazie per il tuo feeedback.... ecc.... " dopo qualche ora o al massimo il giorno dopo dovresti ricevere una mail di risposta automatica " grazie per averci inviato i documenti..... provvederemo..... ecc... " Se non é successo nulla di tutto ciò..... ...io proverei ad inviare di nuovo i documenti diminuendo leggermente la risoluzione delle scansioni cercando di mantenerle leggibili allegati troppo "pesanti" non consentono il regolare invio
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