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Reputazione Comunità
465 BuonaSu Juventino101%

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Titolo utente
Esordiente
- Compleanno 27/01/1993
Informazioni
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Squadra
Juventus
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Sesso
Uomo
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Certo, non mi sembra però che il Milan abbia venduto Thiago Silva versione prime eh. Hanno venduto un onesto mestierante e si son fatti dare 40 milioni, bravi loro. Avrebbero potuto accettarne anche la metà, sbaglio? Presumo siano rimasti fermi sulle loro valutazioni e abbiano trovato il pollo da spennare Il senso del mio post era che noi, al loro posto, avremmo accettato serenamente anche 10-15 milioni per un difensore neanche titolare. Se loro ne hanno ottenuti 40, probabilmente è perché ne hanno chiesti 40 o più. Non so se il Milan abbia la nostra necessità di sfoltire e alleggerire il bilancio… Probabilmente noi siamo svantaggiati nelle trattative anche per questo motivo, visto che tutti i club sanno che abbiamo necessità di disfarci di alcuni giocatori inutili e costosi
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Non so quale fosse la situazione economica del Milan né se avessero necessità di vendere, ma se sono riusciti a piazzare un panchinaro come Thiaw a 40 milioni (escludendo complotti o giri strani) è perché hanno sparato quella cifra e non si sono mossi di lì. Da noi, con Giuntoli, per un panchinaro si partiva da 15 milioni pronti a scendere a 10… e gli altri club lo sapevano benissimo. Anzi, se sotto la vecchia gestione fosse arrivata un’offerta per Yildiz, probabilmente avremmo chiesto 100 milioni pronti ad accettarne anche 80, mentre altrove per i titolari giovani ed incedibili partono da 150-200 milioni e ogni tanto trovano pure chi glieli offre davvero. Con Comolli forse qualcosa sta cambiando (questa è la speranza, vedi cessione di Weah), ma resta il fatto che se hai urgenza di liberarti di giocatori scarsi e con stipendi pesanti per fare mercato in entrata, accetti qualsiasi offerta.
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La sensazione è che la Juventus venga ormai gestita più come un’azienda a scopo di lucro che come una società sportiva. Una società sportiva dovrebbe avere un obiettivo preciso: vincere. Qui invece sembra che la priorità sia un’altra: fare plusvalenze, tagliare i costi, sistemare i bilanci. E se per farlo bisogna vendere i migliori giovani in rosa, poco male. Capisco i vincoli del fair play finanziario, ma chi vuole davvero competere ad alti livelli, in qualche modo quei vincoli li aggira o li gestisce, perché l’obiettivo resta vincere. Qui invece sembra che la vittoria sia passata in secondo piano, quasi un effetto collaterale auspicabile, ma non necessario. Se il piano è vendere al momento giusto, incassare e restare a galla, allora non è più la Juventus che conoscevamo. E a quel punto, davvero, tanto vale cederla a chi ha l’ambizione (e i mezzi) per riportarla dove deve stare.
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Primo calciatore con posto fisso nella sanità privata
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Condivido. La plusvalenza di Miretti migliora solo il conto economico dell’anno, ma non libera spazio a bilancio (né sugli stipendi né sugli ammortamenti), che è il vero limite della Juve oggi. Venderlo ora significa dover spendere molto di più in futuro per sostituirlo, con l’aggravante di perdere un giocatore giovane, già in rosa, a basso costo e con margini di crescita. Se esplode, hai un titolare senza investimenti. Se non esplode, hai comunque una riserva utile e sostenibile. Il problema non è Miretti, ma chi pesa tanto e rende poco. Spero (e penso) che Comolli stia lavorando proprio su questo: liberarsi delle zavorre, non svendere ciò che funziona.
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Esatto, sono d’accordo. Oltre agli aspetti tecnici ed economici, che già da soli dovrebbero far riflettere, c’è anche tutto il discorso legato all’identità e alla costruzione di uno zoccolo duro di italiani in rosa. Miretti rappresenta il classico profilo che può dare continuità a certi valori: cresciuto da noi, giovane, serio, con senso di appartenenza. Anche solo per costruire uno spogliatoio più coeso, con elementi che capiscono davvero cosa vuol dire indossare questa maglia, servono giocatori come lui. Non sarà (ancora) un fenomeno, ma è uno di quelli su cui puoi lavorare, far crescere e - nel peggiore dei casi - tenere come riserva affidabile. Cederlo per 15-20 milioni, oggi, significherebbe buttare via potenziale tecnico, progettualità e identità. Non è proprio il momento di fare scelte così miopi… Capisco l’obiezione, ma proprio per questo dico che vendere Miretti non risolve nulla. È un giocatore che a bilancio pesa pochissimo: stipendio basso, ammortamento praticamente nullo. Certo, quei 15-20 milioni sarebbero plusvalenza “pulita”, ma poi su chi li reinvesti? Con quelle cifre oggi non compri un titolare vero, e magari ti ritrovi a spendere 8-10 milioni per una riserva… che vale meno di lui. Il problema della Juve oggi non è tanto la mancanza di liquidità, ma il fatto che il monte ingaggi e gli ammortamenti occupano troppo spazio a bilancio per inserire nuovi giocatori. Miretti, da questo punto di vista, è un lusso sostenibile: ti garantisce un’alternativa utile in campo, a costo praticamente zero. Sostituirlo non solo non è facile, ma rischia di essere anche più dispendioso. Quindi, dove sarebbe il guadagno?
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Vendere Miretti oggi per 15-20 milioni, sinceramente, non mi sembra un’idea lungimirante. È già un nostro giocatore, cresciuto in casa, a costo praticamente nullo. Se esplode, ti ritrovi con un titolare pronto gratis, senza dover spendere 40 o più milioni per una mezz’ala. E se invece non esplode, resta comunque una riserva giovane, affidabile e sostenibile a livello di ingaggio, perfetta per completare la rosa. In entrambi i casi, non butti soldi per riempire la panchina e puoi concentrare tutte le risorse economiche su 2-3 titolari forti, quelli che davvero ti fanno fare il salto. Venderlo ora a una diretta concorrente come il Napoli, per una cifra che non ti consente nemmeno di sostituirlo con un titolare vero, significa rischiare di “regalare” un giocatore che, qualora esplodesse lì, diventerebbe un loro titolare o una loro corposa plusvalenza. In pratica, passi da una situazione win-win a una lose-lose, per 15 milioni di plusvalenza. Boh…
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E comunque, resto convinto che la Juventus debba fare di tutto per tornare a occupare una posizione dominante, almeno in Italia. Solo così potremo smetterla di strapagare certi giocatori alle varie Fiorentina, Atalanta e compagnia, che ormai sembrano più botteghe di lusso che “provinciali”. Il punto è semplice: se a un giocatore offri uno stipendio doppio o triplo rispetto a quanto guadagna attualmente, non dovrebbe essere sempre necessario pagare anche 40 o 50 milioni di cartellino. Dovremmo tornare a fare leva su ciò che siamo: la Juventus, con la nostra storia, la visibilità, il prestigio, l’opportunità di giocare per vincere e far parte di un club di livello internazionale. Questo dovrebbe bastare, almeno per convincere certi giocatori a non rinnovare con il proprio club e firmare con noi a parametro zero. Con David, ad esempio, è andata esattamente così. E sebbene oggi non siamo ancora tornati ai vertici, questa è la strada giusta. È chiaro che ci sono casi in cui serve chiudere subito per esigenze tattiche o di progetto, e che non sempre si può aspettare la scadenza del contratto - anche perché nel frattempo il giocatore potrebbe virare verso altri club più competitivi. Ma bisogna fare delle scelte: non possiamo più permetterci di spendere 150 milioni per Nico Gonzalez, Koopmeiners e Douglas Luiz (indipendentemente dal loro rendimento). Almeno per chi gioca in Serie A, dovremmo tornare a dettare noi le condizioni, non subirle. Lasciamo agli altri i ricatti e le aste: per certi profili, o si aspettano a scadenza o si volta pagina. Quei soldi vanno investiti dove davvero serve - all’estero, su giocatori difficili da prendere diversamente. La Juve deve tornare ad avere il potere contrattuale. Non sempre serve tirar fuori il portafoglio: a volte basta far valere il nome.
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Credo intendesse facendo pagare al calciatore stesso la cifra richiesta dalla Juventus, così da diventare il proprietario del proprio cartellino ed accordarsi con chi gli pare. Un po’ come fece Neymar col PSG pagando “di tasca sua” (lasciamo perdere i dettagli…) la famosa clausola da 220 milioni.
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Capisco cosa intendi, ma diciamoci la verità: il Marsiglia non è caduto dal pero. Sanno benissimo perché prima la Juve era disposta a trattare a 12 e perché ora chiede 18. Non è che “non guardano il perché”, è che fanno finta di non vederlo, per provare a strappare il giocatore al ribasso. È una tattica, legittima per carità, ma il giochino è chiaro. Non si può passare da “è valutato 12” a “si sono inviperiti perché ora chiedono 18” come se fosse una truffa improvvisa. Il contesto era evidente a tutti, e se hanno temporeggiato sperando di chiudere a cifre più basse, ora se ne assumono il rischio. Adesso, semmai, è la Juventus ad avere il coltello dalla parte del manico: l’urgenza di vendere “non c’è più” e può permettersi di chiedere la cifra che ritiene corretta. E il Marsiglia, come i procuratori, lo sa benissimo. Solo che gli fa comodo raccontarla in un altro modo.
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Ho notato che, nonostante vari interventi chiarificatori, c’è ancora un po’ di confusione sul perché la Juventus valutasse Weah 12 milioni fino al 30 giugno e ora ne chieda 18. Provo a spiegare il punto in modo semplice, con un esempio che forse può aiutare a chiarire la dinamica. Fino al 30 giugno la Juventus aveva l’esigenza di sistemare il bilancio e portare a casa plusvalenze. In quel contesto, come succede in qualsiasi settore, si è disposti a chiudere a cifre più basse del valore reale, pur di rispettare le tempistiche. Ma una volta superata quella scadenza, viene meno l’urgenza - e con essa la disponibilità a scendere a compromessi. È come se tu avessi bisogno urgente di liquidità e ti trovassi costretto a vendere un bene a 12, anche se per te ne vale 18. Lo fai perché hai l’acqua alla gola. Ma se il giorno dopo quell’urgenza sparisce - facciamo un esempio estremo: vinci al Superenalotto - continueresti a svendere? O torneresti a chiedere ciò che ritieni corretto? Ora, entrando nel merito del caso: il cartellino di Weah è di proprietà della Juventus. Può aver trovato l’accordo con il Marsiglia o con qualsiasi altro club nel mondo, ma - come ha ricordato giustamente Comolli - finché la Juve non riceve un’offerta che ritiene adeguata, il giocatore resta a Torino. Questo vale per lui come per qualsiasi altro tesserato. Che procuratori e club di destinazione spingano per abbassare il prezzo è legittimo. Ma altrettanto legittimo è che la Juventus, non avendo più l’esigenza di vendere a tutti i costi, si attenga alla valutazione che ritiene congrua. Non si tratta di incoerenza o di una mossa “ostile” verso il giocatore, ma semplicemente di dinamiche di mercato. E il mercato, oggi, non ha più la fretta del 30 giugno.
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Grazie, non riuscivo a cogliere una differenza sostanziale a livello di domanda/offerta. Quindi, di fatto, l’accordo non è ancora stato raggiunto perché il PSG vorrebbe iscrivere i ricavi nel bilancio attuale mentre la Juve i relativi costi nel bilancio successivo? Sicuramente ricordo male io, eppure mi sembrava di aver letto qui sul forum che, nel caso in cui le condizioni fossero estremamente semplici da raggiungere, il prestito con obbligo sarebbe da trattare contabilmente come un acquisto a titolo definitivo (per cui, costi e ricavi nel bilancio attuale).
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Qualcuno può spiegarmi gentilmente cosa cambia tra “prestito con obbligo” (richiesta PSG) e “prestito con diritto che diventa obbligo a condizioni semplicissime” (offerta Juve)? Posso capire se la condizione fosse, per esempio, la qualificazione in CL… Ma io con “a condizioni semplicissime” non colgo la differenza dal prestito con obbligo Cioè, a questo punto, domanda e offerta sembrano collimare.