Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

29 MAGGIO 1985

Miscellanea di episodi, aneddoti, curiosità, stranezze, tristezze del "Giuoco del Calcio" degli anni '40 in chiave Bianconera/Granata e torinese in senso lato

Post in rilievo

Cari fratelli bianconeri, 

come erano soliti affermare i nostri avi .. " MELIUS EST ABUNDARE QUAM DEFICERE " .. però .. c'è un però .. e cioè, è altresì vero che " IL TROPPO STORPIA  e/o STROPPIA che dir si voglia " .  AVERE IN ROSA BEN 5 .. diconsi .. CINQUE  di quelli che una volta, nei bei tempi andati, erano definiti " N° 1 ", in effetti mi sembra essere una manifesta ed incomprensibile esagerazione che, per certi versi, mi rimanda a quei " Paesi " in cui, invece di una sola moglie, ne hanno una per ogni giorno dell'anno, e cioè, 365 .. 366 quando l'anno è bisestile . 

 

Per non parlare di alcune incaute ed incomprensibili " cessioni " di alcuni nostri grandissimi giocatori a coloro che risiedono sull'altra " impura " sponda del Po, e perchè no, del mancato arrivo nel Club Bianconero di un IMMENSO CAMPIONE, il cui cuore in gioventù fremeva per i colori bianconeri, e che invece, contribuì assai a fare la fortuna dei granata.

 

 

Siamo nell'A.D. 1941 - a Torino - Campionato 1941/42 - Club Calcistico : " JUVENTUS F.C. 1897 " - 

 

Prima di giungere al metaforico " redde rationem " di questo topic, la prendo un po' " larga " al fine di ripercorrere e rivivere alcuni " eventi " che, ( uno in modo particolare ) in maniera più o meno diretta, crearono i presupposti affinché tali " anomalie " venissero. seppur a distanza di anni, partorite ...    .ehm         

 

 

Alè Goeba - Il 14 luglio del 1935 moriva in un incidente aereo Edoardo  Agnelli, figlio di Giovanni Agnelli, fondatore della FIAT. Edoardo è stato  il primo presidente della Juventus e ha  PRESIDENTE DELLA " JUVENTUS F.C.1897 " DAL 24 LUGLIO 1923 .. al .. 14 LUGLIO 1935

 

EDOARDO AGNELLI, padre di 7 figli, di cui, 3 maschi e 4 femmine : GIANNI - UMBERTO - GIORGIO - CLARA - SUSSANA - MARIA SOLE - CRISTIANA

 

Presidente della " JUVENTUS F.C. 1897 ", il giorno 14 Luglio del 1935, venne tragicamente a mancare a causa di un gravissimo incidente con un " Idrovolante ", pilotato da Arturo Ferrarin , pilota peraltro dotato di grande e conclamata esperienza . Da Forte dei Marmi il volo doveva terminare Con un ammarraggio nelle acque antistanti il porto di Genova . Purtroppo il velivolo urtò un tronco vagante nell'acqua : entrambi rimasero praticamente Illesi ma, per la serie " la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede bene ", nel rialzarsi dal suo abitacolo venne colpito alla testa da un'elica rimasta in movimento.

 

In 12 anni, sotto la sua guida, la " VECCHIA SIGNORA " vinse ben 6 Scudetti : 1 nel 1926 - 5 nel " QUINQUENNIO D'ORO 1930/35 "- Chapeau .salve 

 

Il secondo genito ( la prima genita fu Clara, nata nel 1920 )  image.jpeg.062b194529d23e036b94b572cf7bcb42.jpeg GIANNI AGNELLI nacque nel 1921... .ehm

 

ovviamente, ai tempi, egli era ancora troppo, troppo giovane per poter solo pensare di " prendere in mano " .. e/o .. se preferite .. collocarsi " ai vertici " del Club Bianconero . 

 

L' Avvocato ( che, detto tra noi, avvocato non è mai stato ) diverrà " Presidente della Juventus " dal 22 Luglio 1947 .. al .. 18 Settembre 1954 .

 

Peraltro, se anche avesse voluto " anticipare ", non avrebbe potuto, anche perchè, come ebbe a dichiarare «io stavo nell'esercito, in guerra, davvero avevo altri pensieri e problemi, altro da fare, da patire, da superare " ( tratto da " La Storia raccontata da Giorgio Dell'Arti " )  .... .ehm

 

Laureato in Giurisprudenza nel 1943, partecipò alla Seconda Guerra mondiale come ufficiale di Cavalleria prima sul fronte russo, poi con il raggruppamento corazzato Lodi in Tunisia meritandosi la Croce di Guerra al Valor Militare , e infine nella Divisione “Legnano” del Corpo Italiano di Liberazione. Nel 1943, subito dopo la laurea, entrò in Fiat come vicepresidente. 

 

In attesa che Gianni Agnelli crescesse sotto ogni punto di vista, anche se, nel frattempo con empatico affetto restò sempre vicino e legato al Club Bianconero che il suo genitore tanto aveva amato, a partire dal mese di Luglio 1935 al mese di Settembre del 1936, la Juventus venne affidata " AD INTERIM " a .... .ehm

 

 

all' Avv.    craveri.jpg  ENRICO  CRAVERI ..  ed al .. Barone  mazzonis.jpg   GIOVANNI MAZZONIS

 

 

con il prezioso supporto di ANDREA REMMERT image.jpeg.c25b28f3824077b9611f31a6cf666f3d.jpeg  facoltoso industriale del tessile  -

 

( N.B. - Remmert e  Mazzonis affiancarono anche il futuro Presidente Conte Emilio de la Forest de Divonne, senza mai lesinare sforzi " economici ". Seppur mossi dal nobile intento di  sopportare  i " bilanci economici " del Club Bianconero, ai tempi, piuttosto in ambasce, Il Barone Mazzonis, al termine della stagione calcistica 1939/40, per questioni personali e " noie " politiche, seppur a malincuore decise di lasciare il Club Bianconero. Egli lo fece perchè, sorretto dallo spirito di colui che intendeva preservare l'amatissima Juventus, temeva che le sue " questioni personali " potessero In qualche maniera ripercuotersi con accezione negativa su quella che allora, più che " Vecchia ", avrebbe potuto esser definita " Giovin Signora " )

 

(N.B. - MAZZONIS ci teneva che i giocatori lo chiamassero barone… Edoardo Agnelli non era proprio il padrone della Juve come si crede. Nel 1928 il deficit della società era pagato un cinquanta per cento da Edoardo e l’altro cinquanta per cento da Mazzonis. Nel 1931, il deficit venne spartito in sedici, tre sedicesimi ad Agnelli, tre a Mazzonis, due a Remmert, due al tavolo del poker del Circolo Juventus di via Bogino uno a Monateri, uno a Valerio, a Gaspare Bona, uno tra Tapparone, Fubini, Nizza e il conte Ghigo… Così era finanziata la grande Juve che vinceva tutto…». )

 

( N.B. - nel 1954 Enrico Craveri, insieme a Giustiniani e Cravetto, tornò alla guida della Juventus - Gianni Agnelli  " passò la mano " per impellenti impegni aziendali )

 

 

Dal 4 Settembre del 1936 .. sino al .. 27 Luglio del 1945 la Juventus venne affidata al Conte  Emilio de la Forest EMILIO de la FOREST de DIVONNE

 

Emilio de la Forest, che era laureato in giurisprudenza, dette inizio alla sua carriera di dirigente sportivo diventando dal 1936 al 1945, presidente della squadra di calcio della Juventus, succedendo a Enrico Craveri e Giovanni Mazzonis che avevano assunto la carica ad interim dopo la morte di Edoardo Agnelli, avvenuta il 15 luglio del 1935.


Durante la presidenza di Emilio de la Forest de la Divonne la Juventus non vinse scudetti: nel palmarès presidenziale figurano la Coppa Italia 1937-1938 e il secondo posto a due punti dall'Ambrosiana-Inter conseguito sempre nella stagione calcistica 1937-38. L'acquisto di maggior rilievo avvenuto durante la sua presidenza è senz'altro quello di Carlo Parola.

 

( anche se ,in realtà, nonostante che Emilio de la Forest de Divonne, su quasi tutti gli elenchi inerenti i " PRESIDENTI della JUVENTUS " in tale veste appaia come " attivo " in quella mansione fino al 1945, in effetti non è proprio così : ciò si evince appieno da ciò che ora andrò a proporvi )

 

 

 

- Dal 28 Luglio 1945 .. sino al .. 21 Luglio 1947  la Presidenza  passa nelle mani di   image.jpeg.12e9c1303ff6db7b73c1ab237e00ac6e.jpeg   PIERO DUSIO 

 

anche se, in pratica, egli assurse al ruolo di " VERO PRESIDENTE DEL CLUB BIANCONERO A PARTIRE DAL CAMPIONATO 1941/42 "  

 

.giornale Leggete un po' qui ......  .ehm  ( tratto da " IL PALLONE RACCONTA " )  

 

Piero DUSIO

 
dusio%2Be%2Bfiglio.jpg
 
Per rievocare degnamente la figura dell’amico Piero Dusio – scrive Alberto Fasano su “Hurrà Juventus” del dicembre 1975 – l’ex presidente della Juventus recentemente scomparso a Buenos Aires dove da molti anni si era trasferito, e per illustrare i meriti di questo autentico mecenate del calcio bianconero, occorre rifare un po’ la storia di quanto avvenne alla Juventus nel periodo successivo a quello, felicissimo, dei cinque scudetti consecutivi. Sono notizie ed episodi che forse nessuno sinora ha mai scritto né ricordato.
 
A determinare uno stato di crisi tecnico-sportiva in seno alla Juventus dopo il 1935 furono essenzialmente due fattori: la tragica morte di Edoardo Agnelli avvenuta a Genova nell’estate del 1935 e la guerra contro l’Etiopia. Edoardo Agnelli e il barone Giovanni Mazzonis erano stati gli artefici delle grandi imprese della squadra bianconera dal 1930 al ‘35; specialmente Mazzonis era risultato insuperabile come mente organizzativa e tecnica, alla stessa stregua in cui Agnelli era risultato insostituibile sotto il profilo finanziario. Scomparso tragicamente Edoardo Agnelli, il barone Mazzonis si trovò privo della spalla ideale ed essendo anche lui politicamente compromesso (la Juventus aveva un consiglio direttivo composto da elementi antifascisti e di ebrei), fu costretto a trascurare il potenziamento della squadra come, invece, aveva fatto negli anni precedenti. La situazione finanziaria della società era critica. La Juventus si costituì in una «Società» di sportivi che si addossò tutte le spese passive delle varie gestioni.
Mancava anche un presidente. Le autorità politiche dell’epoca volevano imporre nomi non graditi all’assemblea dei soci, mentre non accettavano le persone designate dalla società. Nel 1936-37 venne raggiunto un accordo sul nome del conte Emilio de la Forest de Divonne che doveva risultare un presidente meraviglioso per serietà, equilibrio e sportività. Sotto la sua direzione la Juventus cercò di rinnovarsi e rimase quasi sempre nelle posizioni onorevoli della classifica.
Ma la situazione politica internazionale diventa sempre più critica: la parola «guerra» veniva pronunciata con sempre più drammatica frequenza. Alcuni membri del consiglio direttivo bianconero, i fratelli Levi, fuggirono in Argentina, altri vennero poi deportati e morirono in campo di concentramento, come i membri della famiglia Nizza.
Compare in quegli anni la figura di Piero Dusio, bianconero dalla nascita e buon giocatore negli anni successivi alla prima guerra mondiale, alla quale Dusio aveva preso parte, giovanissimo, come tenente dei bersaglieri. Nel primo campionato post-bellico, proprio nella gara inaugurale del torneo, troviamo Piero Dusio in prima squadra nella partita giocata a Torino contro l’Alessandria e vinta dai bianconeri con il punteggio di 3 a 0. Questa la formazione della Juve: Giacone, Novo, Bruna, Varalda, Marchi II, Sesia, Dusio, Giriodi, Mattea I, Bona, Ferrero. Si può fare un interessante rilievo statistico: in prima squadra Dusio non giocò molte partite ma in compenso le vinse tutte. Nel campionato 1921-22, con Dusio sempre nel ruolo di ala destra, la Juventus vinse la prima partita a Verona (contro l’Hellas) per 3 a 1 e poi la successiva gara a Torino contro l’Andrea Doria (2 a 0).
Piero Dusio era stato molto amico di Annibale Ajmone Marsan, dirigente della Juventus e procuratore generale di Riccardo Gualino: da questi due personaggi Dusio ricevette appoggi decisivi per «sfondare» nel campo industriale. Il suo «boom» si realizzò nel 1938, attraverso grandi forniture militari e in quella circostanza Dusio non si dimenticò della Juventus: da vero sportivo e autentico bianconero, il giovane industriale si addossò tutte le responsabilità economiche e il deficit della società, pur rimanendo sempre con la qualifica semplice di consigliere in quanto, anche per motivi squisitamente politici, il conte Emilio de la Forest risultava assolutamente inamovibile. Solo nel 1945, alla fine del conflitto, Piero Dusio, che aveva nel frattempo salvato dal tracollo e dalla disgregazione la Juventus occupando i giocatori nella sua industria automobilistica (Cisitalia), venne eletto alla presidenza del club.
 
Uno dei più grandi amici di Pierino Dusio è stato senza dubbio Felice Borel, centrattacco della Juventus del quinquennio. Nel 1941, tuttavia, a causa di motivi che ci pare superfluo ricordare, l’amicizia tra Dusio e Borel si incrinò. Ferruccio Novo, presidente del Torino, spinto da profonda considerazione per il calciatore juventino, lo convinse a lasciare la squadra bianconera e a trasferirsi al Torino. Non è dunque storicamente provato che sia stato Dusio a voler vendere Borel al Torino, ma il presidente venne convinto all’operazione dallo stesso Borel. In quell’epoca, d’altra parte, il dirigente bianconero era frastornato dalla presenza accanto a lui di tecnici o presunti tali: furono proprio quei presunti consiglieri a orientare Dusio verso la decisione di cedere alcuni importanti giocatori al Torino, primo fra tutti, proprio Borel II. Anche Gabetto, che era già stato praticamente ceduto al Genoa, venne acquistato dal Torino su consiglio di Borel, mentre lo stesso Bodoira, il portiere libero da impegni, ma riconosciuto di meriti eccezionali, venne tesserato per la società granata.
 
Al posto di Borel, Gabetto e Bodoira, arrivarono alla Juventus i fratelli Lucidio e Vittorio Sentimenti, il centrattacco Banfi, Olmi, Locatelli e il portiere Perucchetti.
 
La stagione seguente (1942-43) Dusio e Borel si rappacificarono; «Farfallino›› chiese di tornare in bianconero, a qualunque condizione. Infatti Borel tornò, assumendo la carica di responsabile tecnico generale. E Piero Dusio, che negli anni difficili della guerra, aveva sempre pagato lo stipendio ai giocatori, portò in maglia bianconera alcuni popolari campioni, come Peppino Meazza e Silvio Piola. Ma il merito maggiore della coppia Dusio-Borel fu quella di aver assicurato alla Juventus due grandi giocatori Giampiero Boniperti ed Ermes Muccinelli, autentici vessilliferi della squadra bianconera, due giocatori idolatrati dalle folle. Felice Borel vide immediatamente nel Giovanissimo Giampiero un campione di statura mondiale: 444 partite il biondo ragazzo di Barengo giocò infatti nelle file della Juventus, la squadra della quale  diverrà in seguito presidente.
 
Pierino Dusio, tuttavia, non fu solo un personaggio importante nell’ambito del calcio. In gioventù era stato un ottimo pilota di vetture sportive, un gentleman che amava il rischio e la velocità, un tecnico che conosceva molto bene i segreti dei motori dei bolidi da corsa. Piero Dusio fu il creatore di un’industria automobilistica che ebbe importanza nazionale, la Cisitalia: la Casa nata come fabbrica di automobili sportive subito dopo la fine della guerra, conseguendo apprezzabili risultati tecnici e svolgendo una preziosa funzione nella ripresa dello sport automobilistico con le sue piccole monoposto 1100 e con alcuni modelli sportivi di eguale cilindrata. Il disegno, possiamo dire il «chiodo fisso» di Dusio era tuttavia la costruzione di un bolide da corsa di formula 1.
 
Pur conoscendo bene le difficoltà di costruire «ex novo», in quegli anni, una macchina da gran premio capace di fronteggiare organizzazioni come Alfa Romeo e Maserati, Dusio volle tentare, e con un programma ambiziosissime. Per la progettazione, la direzione della costruzione e la messa a punto della macchina, ricorse all’organizzazione che faceva capo al professor Ferdinand Porsche, di cui era consulente il professor Eberan von Eberhorst, uno dei maggiori tecnici del mondo in fatto di auto da corsa. E vennero a Torino da Merano, chiamati da Dusio, alcuni uomini di fiducia di Porsche: l`ing. Hrusckha e Carlo Abarth.
.
La Cisitalia Gran Prix venne ultimata nell’autunno del 1949 Tecnici e corridore dell’epoca ne erano entusiasti, primo fra tutti Tazio Nuvolari, che sognava di poterne essere il pilota. Invece la Cisitalia venne a trovarsi in gravi difficoltà, e in breve fu costretta a cessare ogni attività. La superba macchina rimase per sempre silenziosa, senza aver potuto esprimere quello che i suoi meravigliosi congegni sembravano promettere.
 
Dusio se ne andò in Argentina, dove riprese a costruire macchine di serie. Ultimamente aveva creato una floridissima industria di pompe e motori elettrici. Ogni anno, d’estate, tornava per un mesetto in Italia, a Torino. Passava il pomeriggio sui bordi della piscina dello Sporting Club (oggi Circolo della Stampa), il meraviglioso complesso che lui aveva ideato e creato come circolo estivo e sede della segreteria della Juventus. Accanto a chi scrive, Piero Dusio rievocava con molta nostalgia ma anche con legittima fierezza gli anni in cui, con estrema generosità e sportività, dedicava tutto se stesso a ciò che forse più ha amato nella sua vita: la Juventus.
 
Riguardo a PIERO DUSIO, alla voce " Presidenti ",  così viene presentato/introdotto su .. " La Storia della Juventus " .. di .. Perucca-Romeo-Colombero .. .ehm
 
" Dal campionato 1941/42 al 1946/47 " la presidenza della Juventus è stata retta, a cavallo della guerra e fra compressibili difficoltà, da PIERO DUSIO, presidente di quella che ai tempi era definita - JUVENTUS  OSA - ( acronimo di : Organizzazione Sportiva Anonima ) - che, ai tempi, inglobava la Società Calcistica con il Circolo Tennis Juventus e con alcune sezioni collaterali di altri sport, quali : " Bocce - Hockey su ghiaccio - Pattinaggio - Pallacanestro - Pallanuoto." 
 
"La Sede Sociale veniva spostata da Corso Marsiglia a Corso IV Novembre, diventato in seguito Corso Agnelli. In Corso IV Novembre esisteva già un complesso sportivo: Dusio ne rilevò gli immobili e rinnovò il contratto con il Comune che era il proprietario del terreno.  Erano le basi di quello che ora è lo - Sporting - sede sportiva del Circolo della Stampa, in Corso Agnelli 45. Piero Dusio lasciò la presidenza del tennis e degli altri sport per dedicarsi solo alla Juventus ed alle sue auto da corsa, denominate, CISITALIA. " 
 
La prima stagione di Dusio presidente portò la seconda " Coppa Italia ", le ultime due stagioni, dal - post guerra - 1945 al 1947 - nel calcio torinese e nazionale vi fu l'avvio delle vittorie consecutive del Grande Torino. Dusio lasciava con il merito di aver guidato la " nave " bianconera in anni duri, anzi, direi, durissimi, anni assai complicati e confusi, anni in cui assai arduo e scomodo era stare al timone .
 
DAL 1947/48, FINALMENTE,  UNA NUOVA - FONDAMENTALE - DECISIVA -  VITALE  " SVOLTA " ANCOR PIU' TEMPRERA' E FORGERA', CON L' ACCEZIONE PIU' NOBILE E GLORIOSA DI TALI TERMINI, IL NOME E L'IMMAGINE DELLA " JUVENTUS F.C. 1897 " NEL PANORAMA CALCISTICO MONDIALE ED IN QUELLA CHE E' LA " SOCIETA' " INTESA IN SENSO LATO ED IN TUTTE LE SUE " DECLINAZIONI " . ANCHE PERCHE', COME HO SEMPRE SCRITTO E RIBADITO, LA " JUVENTUS F.C. 1897 " E' .. ANCHE .. UN CLUB CALCISTICO .. MA NON SOLO UN CLUB CALCISTICO : ESSA E' DI PIU' .. MOLTO DI PIU' .. QUALUNQUE SIA L'AMBITO DI RIFERIMENTO !
 
 
Con queste parole, Mario Pennacchia, scrittore e giornalista romano, sostenitore laziale, ma con quell'innata dote di obiettività/professionalità/stile che, nei tempi andati, salvo che in rare e dissonanti " voci fuori dal coro ", accompagnavano, sorreggevano e magnificavano le loro riflessioni/analisi ed i loro scritti, ( con : " Gli Agnelli e la Juventus " .. Pennacchia vinse il " Premio Bancarella Sport ". Di gran stima e reciproco rispetto fu il suo rapporto con Gianni Agnelli . Pennacchia Mario, nato il 10 Maggio 1928 - venuto a mancare il 24 Agosto 2021 ) ... .ehm 
 
E' la Primavera del 1947, ed il presidente juventino PIERO DUSIO, ancora una volta, ripete l'invito : " GIANNI, LA JUVE E' TUA - E' GIUNTO IL MOMENTO CHE TU LA RIPRENDA " . Che cosa passi per la mente e nel cuore del giovane avvocato, si può solo immaginare. La Juventus, per lui, vuol dire sentirsi accanto perennemente il padre, la madre Virginia, che dei " colori bianconeri " era fervida sostenitrice, ed il nonno. Perciò, stavolta, non riesce, non può, non vuole negarsi : " VEDREMO " è la risposta. E quel " VEDREMO ", aggiungo io, altro non è che il " LASCIAPASSARE PER IL SUO AUSPICATO RITORNO ", ritorno che verrà " celebrato " dall'Assemblea dei Soci il giorno 22 LUGLIO del 1947 ! 
 
 
 
- Però, c'è un però, anzi due però : fatto salvo il dato oggettivo che la .. .salve.. stima che ho nutrito e che per sempre continuerò a nutrire nei confronti di Piero Dusio .. in saecula saeculorum .. resterà invariata, ( mettersi sulle spalle un club calcistico come la Juventus in quei tragici anni non deve di certo essere stata una " passeggiata di piacere " ) .. ma .. riprendendo il " Confucio pensiero " che così recita " l'uomo che fa molto, sbaglia molto; l'uomo che fa poco, sbaglia poco, l'uomo che non fa niente, non sbaglia mai. Ma non è un uomo. ", devo però confessare che un paio di situazioni " anomale " che si sono venute a creare nel corso della sua presenza ai vertici della JUVENTUS mi hanno lasciato e continuano a lasciarmi un po'     uum    perplesso.  ( e ciò al di là del fatto che molti dei ragguagli e dei resoconti a noi giunti, e sui quali noi ragioniamo, per la serie " NON ESISTE UN'UNICA ED ASSOLUTA VERITA' ", a seconda dei casi presi in oggetto, molto spesso non " viaggiano in fotocopia sul medesimo binario ")
 
Premessa : trattasi di due vicende che poco o nulla hanno in comune ed il cui " peso specifico ", specialmente per ciò che concerne una delle due situazioni, è risultato essere assai più greve da " ammortizzare " .. ed .. " accettare " sia per ciò che riguardava coloro che a vario livello facevano parte del Club Bianconero, ma soprattutto, per i supporters juventini che, stando alle cronache e ricorrendo ad un eufemismo, non gradirono affatto . 
 
A cosa mi riferisco ? 
 
A)  alla inaspettata cessione al TORINO  di .... 3 giocatori ...  .ehm 
 
Pes Miti del Calcio - View topic - Felice Placido BOREL 1932-1934 
 
- FELICE PLACIDO BOREL  .. detto .. FARFALLINO .. e spesso citato come BOREL II  per distinguerlo dal padre e dal fratello
 
- alla Juventus dal 1932 al 1941 -  .. e dal .. - 1942 al 1946
 
- 306 presenze : 279 in Campionato - 10 in Coppa Italia - 17 Coppa Europa Centrale // Gol totali 161 : Campionato 140 - Coppa Italia 9 - Coppa Europa Centrale 12-
 
-Capocannoniere  nel 1933 ( 29 gol ) - 1934 ( 32 gol ) // Pedina fondamentale nei Campionati 1933/1934/1935 .. e nella .. Coppa Italia 1938
 
- Borel, insieme ai compagni di squadra della Juventus .. Combi-Caligaris-Rosetta-Bertolini-Ferraris-Monti-Varglien-Orsi- fece parte della rosa di giocatori che
 
vinsero il CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIO del 1934 - Campionato che venne disputato in Italia -
 
- per 6 Derby di fila andò a segno
 
* 4 DICEMBRE 1932 :  TORINO - JUVENTUS 0 -1 - gol vincente
 
* 30 APRILE     1933 :  JUVENTUS - TORINO 2 -1 - mise a segno il secondo gol bianconero, quello vincente
 
* 08 0TTOBRE 1933 :  JUVENTUS - TORINO 4 - 0 - terzo gol della quaterna bianconera
 
*18 FEBBRAIO 1934 :  TORINO - JUVENTUS 1 - 2 - primo gol della partita
 
* 21 OTTOBRE  1934 :  JUVENTUS -TORINO 1 - 1 - gol del pareggio
 
* 10 MARZO      1935 :  TORINO - JUVENTUS 1 - 3 - primo e terzo gol
 
* 29 SETTEMBRE 1935 : TORINO - JUVENTUS 2 - 2 : PER LA SERIE " PER I MISERI IMPLORA PERDONO .. PER I DEBOLI IMPLORA PIETA' " IN QUELLA OCCASIONE EVITO' DI CASTIGARLI ANCORA ... :patpat:
 
Padre e Fratello di FELICE BOREL :
 
Ernesto Borel.jpeg - papà - ERNESTO BOREL alla JUVENTUS dal 1905 ( vincendo il cosiddetto " Campionato Riserve " ) - 1906/1914 con la prima squadra
 
 
 
 Aldo (I) Borel - fratello - ALDO GIUSEPPE BOREL -  detto BOREL I - alla Juventus dal 1935 al 1938  
 

 

 
Qualche appunto tratto da un'intervista di Vladimiro Caminiti a Felice Borel : 
 
«Io ho cominciato a giocare a calcio a sei anni, a sette andavo già alla Juventus in Corso Marsiglia. Mi ricordo la prima partita di Combi nel 1923, allora la Juventus andava in campo senza tuta, con quelle giacchette tutte bianche così chic, bordate nero. Al campo non andavano più di 2.500 persone. Anche mio fratello Aldo giocava bene»
 
Tutti tremavano davanti a Mazzonis, che era soprannominato Stalin. Io no, io gli ho detto e ripetuto cento volte che non credevo nella sua parola d’onore. Infatti, mi manipolò il contratto come voleva, volevo essere lasciato libero alla fine di ogni campionato, ma lui niente, come se parlassi a un sordo».
 
«Mazzonis è stato il primo dirigente di calcio veramente proiettato sul futuro del calcio. È andato lui a cercare Orsi, Monti e Cesarini. Soltanto Novo, parlo prima che arrivasse Boniperti, era stato grande come lui. Era democratico per eccellenza, ma di un’autorità dittatoriale. Era come doveva essere, perché la squadra la mandava avanti lui, mica Edoardo che gli lasciava carta bianca su tutto.
Mazzonis era uno degli uomini più ricchi di Torino, la sua famiglia veniva per ricchezza dopo quella di Agnelli e Gualino, ma non era nobile, un suo cugino era barone di Pralafera. Vantava anche un contado». ( N.B. - FERRUCCIO NOVO - Presidente del Torino )
 
Tuo papà ha giocato nella Juventus dei pionieri. «Era un tipo tranquillo, ma si divertiva a correre. Era tre volte più scattante di me».

Tu sei nato nei Balon-boys intestati a Baloncieri. «Nel 1928 nascevano i Balon-boys; siccome la Juventus non aveva squadre ragazzi, per partecipare al campionato ragazzi ho firmato il cartellino dell’ULIC e contemporaneamente il cartellino verde della Juventus».
 
 N.B. - ADOLFO BALONCIERI- a pieno titolo è considerato uno dei più grandi calciatori dei. cosiddetti, " Tempi Eroici " del calcio nostrano - centrocampista di qualità e quantità, diede il meglio di sè con i " grigi " dell'Alessandria ( anche se, agli albori della sua storia, la maglia degli alessandrini era Bianca/Azzurra ) dal 1914 al 1925 - ed in seguito, con la maglia granata del Torino, dal 1925 al 1932 )

Tutto e il contrario di tutto, continuando a vivere sotto i suoi cieli belli e melodiosi, è Felice Placido Borel, che la falcata agilissima, l’eleganza dello stile fecero soprannominare Farfallino. Arrivò con lui nella Juventus il centravanti radioso. Raggiava la luce di una bellissima gioventù, era un pizzico snob e palesemente invaghito prima di sé stesso, poi del mondo intero; e il suo carattere diffidente di ogni volgarità lo segnala come il vero maestro di Giampiero Boniperti nel gesto e nell’educazione. E bisogna rivolgersi a lui perché si accendano tutti i lampadari, e si legga chiaramente anche nei dettagli l’inimitabile storia bianconera. Monti era un giocatore eccezionale, molto grosso ma molto mobile, però non aveva velocità progressiva. Bertolini era idolatrato dagli inglesi, era il calciatore inglese, forte, deciso, generoso, Orsi è stato il giocatore più grande che abbia conosciuto, alto 1.60 pesava sessanta chili e non riusciva a fermarlo nessuno».
 
«Monti faceva sparire tutto, rubava tutto quello che gli capitava a tiro, quando spariva qualcosa si andava subito da lui. Una volta nel 1934, per una partita a Parigi contro il Red Star Racing, entriamo in quel grande albergo, c’era un bel veliero sulla mensola, il giorno dopo non c’era più. “Fuori la barca – scrisse l’albergatore a Mazzonis – o vi denunzio tutti; oppure ci spedite, per evitare la denuncia, 4.000 franchi”. Monti restituì la barca facendo mille smorfie e il caso fu risolto.    . ( tratto da : IL PALLONE RACCONTA )
 
FELICE BOREL , dopo l'unica stagione trascorsa in maglia granata, tornerà alla Juve nel mese di Settembre del 1942 e lì resterà nella veste di " Giocatore/Allenatore " fino al 1946-
All'inizio di questa sua " Nuova Avventura " il suo compito sarà quello di affiancare VIRGINIO ROSETTA nella conduzione tecnica della squadra , e qui sorse qualche " problemino ".
Borel non aveva ancora il " tesserino di allenatore " : sotto questa veste venne " squalificato " e dovette  accontentarsi  di ricoprire solo il ruolo di giocatore, anche perchè,
la Federazione, il 30 Ottobre del 1942 stabilì che, fino alla fine della stagione calcistica, il vero ed unico allenatore della Juve sarebbe stato, solo ed esclusivamente. ROSETTA .
Oltretutto, sempre in quella stagione, anche Monti collaborò con Rosetta nella conduzione tecnica della squadra fino al mese di Novembre, salvo poi trasferirsi al Varese .
 
Il 30 Settembre Borel rientra alla Juve, anche se, in teoria, potrebbe tornare sul terreno di gioco solo a partire dal 1° Gennaio dell'anno successivo, ma il Torino non si mette di traverso e dà il premesso a " Farfallino " di tornare immediatamente in campo. BOREL, dopo l'esperienza avuta sull'altra sponda del Po, inizia ad insegnare ai giocatori bianconeri il nuovo modolo di gioco denominato " SISTEMA ".  FARFALLINO tantissimo ha fatto ed ottenuto ma, incredibile ma vero, ancor più avrebbe potuto fare ed avere, se le sue " ginocchia " non gli avessero creato diversi problemi , tant'è che, ad un certo punto della sua carriera, dovette " retrocedere " la sua posizione in campo da centravanti a centrocampista !
 
( N.B. - " SISTEMA " - Mentre il Metodo conquistava successi in Europa e nel mondo, in Inghilterra una nuova rivoluzione tattica si stava affermando e rinvigoriva di nuova linfa le squadre britanniche. Nel 1925 infatti, l’International Board aveva introdotto una modifica regolamentare che avrebbe inciso sulla storia del calcio: veniva modificata la norma sul fuorigioco, diminuendo da tre a due il numero dei giocatori necessari a tenere in gioco un attaccante. Di conseguenza, era il calcio stesso a cambiare diventando più offensivo e spettacolare. Il centravanti, prima messo in fuorigioco semplicemente per l’avanzata di un terzino mentre l’altro rimaneva a presidio, non era più costretto ad arretrare e caratterizzarsi soprattutto come centravanti di manovra, ma diventava molto più pericoloso nell’area avversaria. Di conseguenza, era il calcio stesso a cambiare diventando più offensivo e spettacolare. Il centravanti, prima messo in fuorigioco semplicemente per l’avanzata di un terzino mentre l’altro rimaneva a presidio, non era più costretto ad arretrare e caratterizzarsi soprattutto come centravanti di manovra, ma diventava molto più pericoloso nell’area avversaria. Fu un inglese a cogliere per primo la portata della novità, Herbert Chapman, allenatore dell’Arsenal. Con finezza strategica, rispetto al modulo del Metodo, Chapman retrocesse sulla linea dei terzini il centromediano, assegnandogli solo compiti di marcatura sul centravanti avversario e affrancandolo dai compiti di impostazione del gioco, mentre allargò i due mediani nel mezzo, formando un quadrilatero a centrocampo, molto aggressivo e orientato alla marcatura. Finiva lo spontaneismo, le contrapposizioni in campo diventavano individuali. Il centrocampo diventava la zona nevralgica del campo, il settore dove maggiormente si addensavano gli scontri. Le squadre che adottavano il Chapman System – poi semplicemente Sistema – erano più eleganti ed aggressive. Le linee che si venivano a formare erano quelle di un 3 – 2 – 2 – 3, graficamente rappresentabili come un WM. I risultati furono tangibili: l’Arsenal conquistò due titoli di First Division e una FA Cup. Chapman allenò l’Arsenal per 403 partite e totalizzò 201 vittorie, con oltre 800 reti segnate. Le squadre inglesi tornavano ad insegnare calcio. In Italia, dopo alcuni esperimenti del Genoa, la prima squadra a vincere adottando il Sistema fu il leggendario “Grande Torino” - Tratto da : Storia della tattica )
 
Come scritto in precedenza, FELICE BOREL, oltre a tutto il resto, ha l'immenso merito di aver " scoperto " GIAMPIERO BONIPERTI : REGALO PIU' GRANDE ALLA SUA E NOSTRA JUVENTUS NON AVREBBE POTUTO FARE . ANCHE SOLO PER QUESTA RAGIONE  DOVEROSO SAREBBE ERGERGLI UN MONUMENTO : GRAZIE FARFALLINO ! 
 
- tratto da un mio precedente topic del 9 Giugno 2020   .ehm 
 
 
image.jpeg.6d453ebbbee2642d442aa9b0fed7a208.jpeg    FELICE PLACIDO BOREL II :   UNA  LEGGENDA BIANCONERA 
 
Arrivò al Toro insieme a GABETTO ma i prodromi perchè ciò avvenisse, rispetto a quelli del compagno di squadra, furono di ben altra natura : tradotto in " soldoni " sembra che Borel fosse entrato in " rotta di collisione " con l'allora Presidente Bianconero PIERO DUSIO . A ciò vanno aggiunte alcune perplessità sul come la squadra bianconera veniva gestita da un punto di vista tecnico/tattico. Sì, perchè, Borel era assai attratto dall'aspetto " tattico " tant'è che , seppur non in maniera ufficiale, in maglia granata, oltre al ruolo di giocatore, svolse anche quello di " vice.allenatore ". Alcuni voci narrano che fu proprio lui a  consigliare/favorire l'arrivo di Gabetto al Toro . Felice sapeva che il suo compagno di squadra stava per essere ceduto al Genoa per la cifra di 300.000 Lire, e poichè Borel ben conosceva le eccelse doti di Guglielmo, suggerì al Presidente per antonomasia del Torino , e cioè, FERRUCCIO NOVO, con il quale era in buoni rapporti, di far giungere alla Juve un' offerta più cospicua, e così avvenne : 330.000 Lire  e GABETTO divenne una delle PIU' FULGIDE COLONNE della STORIA GRANATA   ...    .uffa  ...  
 
... tratto da " Pallone in soffitta " .... .ehm 
 
Raccontava Borel riguardo ai suoi inizi: «Nel 1928 – quando io che sono nato a Nizza Marittima avevo 14 anni – nascevano i Balon Boys e siccome nella Juve non c’erano squadre ragazzi per poter partecipare al campionato ragazzi fu giocoforza che firmassi contemporaneamente sia il cartellino dell’Ulc, Unione Liberi Calciatori, che il cartellino verde della Juventus. Però i colori miei, che avevo nel sangue, come mio padre, come mio fratello, erano quelli bianconeri».
 
Ricorda ancora Borel: «Il conte Rolando Ricci, figlio del generale, si occupava del vivaio. Scoprì lui Rava, Gabetto, Genta, Gentin, Bracco eccetera, trentasei stelle. Un giorno mi fece la lista. Bene, fu ucciso nel ’44 da un losco figuro».
 
A causa dei ripetuti infortuni ad un ginocchio ( venne operato ben tre volte .. ed ovviamente .. le tecniche " interventistiche " erano lontane " anni luce " dalle attuali, tant'è che, anche un " semplice " problema ad un menisco, poteva interrompere e/o condizionare assai la carriera Di un calciatore ) era solito dire : " GRAN PARTE DELLA MIA CARRIERA E' STATA CONDIZIONATA DAL FATTO CHE, IN PRATICA, L' HO DISPUTATA CON IL SUPPORTO DI UNA SOLA GAMBA " - 
 
 
B)  
 
gabetto%2B%25285%2529.jpg
 
GUGLIELMO GABETTO 
- alla JUVENTUS dal 1934 al 1941
 
- 191 presenze : 164 in Campionato - 15 in Coppa Italia - 12 Coppa Europa Centrale // Gol totali 103 : Campionato 86 - Coppa Italia 12 - Coppa Europa Centrale 5 -
 
-Attaccante di grandissimo talento, in possesso di un grandissimo fiuto del gol, ottimo in acrobazia ed inafferrabile con la palla a terra. Insomma : UN CAMPIONE !
 
-Purtroppo, perirà nella tragedia di Superga - R.I.P. -
 
- Con la Juventus vinse : Campionato 1934/45 - Coppa Italia 1938 
 
- Nonostante un " PALMARES DEL GENERE " rimane un mistero la ragione per la quale il CLUB BIANCONERO decise di rinunciare alle eccelse doti balistiche di questo GRANDE GIOCATORE . Alcune fonti propongono la versione ... " ORMAI AVEVA GIA' DATO IL MEGLIO DI SE' " .... a 25 anni ... ma non scherziamo neanche.
 
Nel Torino 219 partite e 122 gol - e venne a mancare a 33 anni a causa della assurda ed infame tragedia di Superga . uum Forse la Juve era un po' in difficoltà da un punto di vista finanziario ? Oppure, Gabetto, pretese un ingaggio troppo oneroso ? E se è pur vero che nelle " casse bianconere ", solo per lui, entrò una più che cospicua cifra, è altresì vero che " accasare " sull'altra sponda del Po quella che era una vera e propria " Icona Bianconera " sotto ogni punto di vista, fu un'operazione che mai e poi avrebbe dovuto essere presa in considerazione ( per certi  versi, anni dopo, una vicenda simile, in quel di Torino, venne a riproporsi ).
 
Mi riferisco all' " Affaire MERONI ". L'unica differenza sta nel fatto che le " parti " vennero invertite . GIGI MERONI era l' " Icona Granata " e la Juve fu ad un passo dal portarla  nella Sede Juventina di " GALLERIA SAN FEDERICO 54 " .. ed ovviamente .. al " CAMPO COMBI " - Agnelli e Pianelli avevano in pratica già raggiunto un accordo .. il presidente del Toro non navigava nell'oro .. ma poi, un po' per il " rumoroso non gradimento dei supporters granata " .. un po' perchè l'Avvocato ebbe qualche remora da collocare in ambito " sociale/ordine pubblico " .. più di tanto la mano non venne forzata e si restò in attesa di poter eventualmente " rilanciare l'offerta "in un momento più propizio e meno conflittuale . Purtroppo ciò non avvenne perchè, l'assai valido GIGI MERONI. venne a mancare a causa di un incidente stradale.
 
Mentre attraversava la strada, in compagnia di POLETTI suo compagno di squadra, entrambi furono investiti da un'auto : Poletti se la cavò con pochi danni fisici, Meroni, ahimè, colpito in pieno, venne investito anche da un'altro autoveicolo .. ed a causa delle gravissime ferite riportate, perse la vita . Aveva solo 24 anni .
 
Colui che lo investì per primo era ATTILIO ROMERO .. che .. anni dopo .. nel 2000 .. diventerà Presidente del Torino . Fu una gestione " disastrosa " sotto ogni punto di vista, tant'è che il " TORINO CALCIO " fallì e  Romero ebbe delle gravissime conseguenze in ambito giudiziario  )
 
Cinquant'anni dalla scomparsa di Gigi Meroni...la "Farfalla Granata" - Gli  Eroi del Calcio          GIGI MERONI   Gigi Meroni, l'artista campione”, l'epica storia cantata da Beppe Gandolfo  – Ieri Oggi Domani   COLUI CHE VENNE DEFINITO IL .. Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il  resto l'ho sperperato". Il testamento di George Best l'immortale - HuffPost  Italia  .. ITALIANO
 
 
 
anche se, .segreto detto tra noi, altri 2 giocatori vennero e/o si definirono tali :
 
 
Morto Ezio Vendrame, fu calciatore del Napoli negli anni '70 - Calcio  Napoli 1926   ..  & ..   image.jpeg.fca3a7d1fbd165b5bc4fa716557b59b5.jpeg GIANFRANCO ZIGONI
 
 
 
 
C ) 
 
Sticker 47: Alfredo Bodoira - Panini Juventus Le Grandi Vittorie -  laststicker.com
 
ALFREDO BODOIRA .. portiere .. soprannominato .. " PINZA " .. con riferimento alla sue robuste e grandi mani 
 
- alla Juventus dal 1930 al 1933 .. e dal .. 1935 al 1941 - 
 
- nei primi 3 anni riserva di Combi - dal 1° Gennaio del 1934 in prestito all'Anconitana - tornato a Torino nella stagione 1935/36, stagione in cui dovrebbe ( uso il " condizionale " perchè le .. " fonti " .. da me esaminate divergono l'una dall'altra ) aver giocato solo 2 partite in Coppa Italia - Campionato 1936/37 nessuna presenza - per poi diventare " N° 1 - Titolare " dal Campionato 1937/38  fino al Campionato 1940/41- 
 
- in totale, tra Campionato - Coppa Italia - Coppa Europa Centrale - mise insieme 98 presenze-
 
-contribuì al successo della Juventus nel Campionato del 1931 .. ed a quello della Coppa Italia datata 1938 - Nel 1941 lascia la Società Bianconera per passare dall'altra parte del Po .. sponda granata - raccoglie l'eredità lasciatagli dal portiere torinista Aldo Olivieri che si trasferisce al Brescia - Campione del Mondo in carica ( Mondiale del 1938 ) - dal 1953 al 1955 allenò la Juventus -
 
- Bodoira, con il Toro, vinse il Campionato 1942/43 - 1945/46 ( seppur da riserva ) - e la Coppa Italia 1942/43 - un " Palmarès " più che onorevole. 
 
- E SE LA uum   MEMORIA NON MI INGANNA ... .ehm
       image.jpeg.56746a24f8d204b1004cb817309a4103.jpeg GABETTO   FOTOGRAFIA BODOIRA ALFREDO PORTIERE JUVENTUS [CL1413] | eBay  BODOIRA   220px-Juventus_Football_Club_1947-1948.jpg CAVALLI ( Juve 1947 - portiere )                                                                                                               
 
SONO GLI UNICI TRE GIOCATORI CHE HANNO VINTO LO SCUDETTO SIA CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS CHE CON QUELLA DEL TORINO -
 
N.B. - Cavalli Filippo dal 1946 al 1953 portiere di riserva alla Juventus - 
 
e tornando a noi, così viene narrato da Bruno Morici " L'AFFAIRE - BOREL/GABETTO  " ( passi per Bodoira, ottimo portiere, ma la Società decise di non rinnovargli il contratto ) nel suo libro  " F.C. JUVENTUS - Vita e Miracoli della Vecchia Signora " ... .ehm
 
" Nel 1941/42 sale alla presidenza del club il  Comm. Dusio, proprietario della Cisitalia, una fabbrica d'automobili torinese.
 
Il suo primo atto lascia perplessi cede al Torino .. Bodoira/Borel/Gabetto. Ingaggia come centravanti Raul Banfi  Raúl Banfi - Juventus 1941-42.jpg
 
( figlio di genitori italiani e primo uruguaiano a giocare nella Juventus) un sudamericano che nelle 12 presenze riceve qualche applauso per il buon palleggio, ma anche e soprattutto numerose critiche. Malgrado l'incredibile succedersi di " 4 portieri " la difesa subisce soltanto 32 gol. ( e qui, l'autore del testo, è incorso in un refuso : può succedere, anche i  .paceebene   preti, a volte, sbagliano a celebrare  Messa - in realtà, l'incredibile succedersi non fu di 4 .. ma bensì .. di 5 portieri : presumo che sia un vero e proprio " RECORD MONDIALE " che nessuno, ma proprio nessuno, riuscirà mai ad eguagliare .. :tsa:)  Merito del sempre più convincente Depetrini, di Parola, e degli esperti Olmi, Locatelli, Foni, Rava, Un'annata nel complesso negativa relega la Juventus al sesto posto. A vincere lo scudetto sarà la Roma.
 
Rammarico per la classifica a parte, oltre alla niente affatto gradita cessione di Borel e Gabetto ai granata, ai tifosi bianconeri resta il gran rammarico per quello che avrebbe potuto essere l'ulteriore salto di qualità tecnica ed agonistica se VALENTINO MAZZOLA e EZIO LOIK avessero raggiunto Torino accasandosi sulla " sponda bianconera ".
 
In sede di trattative, volute da VIRGINIO ROSETTA ..                      Profilo Giocatore Virginio Rosetta       per la cessione
 
da parte del Venezia dei due giocatori, il Commendatore DUSIO s'era irrigidito sulla cifra di 800.000 Lire, che riteneva essere più che sufficiente.
 
Ma poichè i due giocatori interessavano anche al Torino, giocatori che in seguito diverranno " l'asse portante " del cosiddetto " Grande Torino ", vista e considerata la determinazione del presidente juventino di non incrementare l'offerta, i due " neroverdi " diverranno proprietà di FERRUCCIO NOVO, presidente dei granata, il quale, senza fiatare, non ebbe remora alcuna a sborsare 1.250.000 Lire per acquisire le prestazioni di entrambi i calciatori . 
 
Il mio più GRANDE RAMMARICO, sapete uum qual'è ? Passi per  Le grandi trattative del Torino - 1942, con Mazzola e Loik il Torino  comincia a diventare Grande LOIK  che è stato un validissimo giocatore,
 
 .. ma per .. VALENTINO MAZZOLA - VeniVidiVici  VALENTINO MAZZOLA .. DUSIO AVREBBE DOVUTO VENDERE L'ANIMA AL .diablo DIAVOLO PUR DI PORTARLO ALLA JUVE
 
.. ANCHE PERCHE', OLTRE AD ESSERE STATO UN GRANDE CAMPIONE , ERA ANCHE ..giornale .. LEGGETE UN PO' QUI .. .ehm( tratto da " Calciomercato " )  
 
Mazzola proveniva da una famiglia molto povera. I suoi primi palloni furono le lattine che trovava nei vicoli vicino a casa sua che lui calciava e così si guadagnò il nome di tolén (lattoniere) con tanti trofei di vetri rotti e scarpe rovinate… Persino rubate, perché se le era tolte per non rovinarle.

A 14 anni incominciò a lavorare  in un canapificio, dove trovava impiego quasi tutto il paese. I primi calci ad un vero pallone li diede al piccolo stadio dove giocava la squadra del paese, la “Cassano tre soldi”, con una breve parentesi nella sua squadretta formata da lui “La Juventus” di cui da piccolo era tifoso.  
 
Anche Mazzola e Loik perirono nella tragedia di Superga, luogo in cui, tanti anni orsono, quale fondatore e presidente di uno Juve Club, ( 30 anni di attività e circa 300 iscritti ) riposi un gagliardetto ed una sciarpa della Juventus. Eravamo in una cinquantina e, non lo nego, nel lasciare quella collina per raggiungere il Comunale ( in serata la Juve avrebbe giocato in Coppa dei Campioni ) un palese sconforto ed un profondo silenzio calarono all'interno del pullman.
 
IN UN CERTO SENSO QUELLO FU IL NOSTRO POSTUMO MA DOVEROSO E SENTITO " OMAGGIO " AD UNA GRANDE SQUADRA, ED A TUTTI COLORO CHE, PUR ESSENDO ORMAI GIUNTI DA DOVE ERANO PARTITI, A CAUSA DI INFAME E VIGLIACCO DESTINO, NON POTERONO PIU' GODERE DELL' AFFETTO DEI LORI CARI, DELLA CONDIVISIONE DELLA LORO CASA, DI UN SORRISO E DI UN SEMPLICE MA SINCERO ABBRACCIO ! LASSU', ASSISI SU QUALCHE CANDIDA ED IMMACOLATA NUVOLA SOSPESA NEL CIELO, PRIMA O POI TUTTI SI RITROVERANNO E TRA UN ABBRACCIO, UNA CAREZZA, UN INTENSO SGUARDO CHE VALE PIU' DI MILLE PAROLE, ED UNA LACRIMA COLMA DI  FELICITA', CHISSA' QUANTE NE AVRANNO DA NARRARSI, A COMINCIARE DALuum A CHE PUNTO ERAVAMO RIMASTI ? "  - Riposino tutti in Pace .. Nessuno Escluso .. .salve
 
D ) .. Ed eccoci finalmente giunti a quella " CINQUINA DI PORTIERI " formata da chi si cimentò più con più presenze .. e da chi .. con ogni probabilità assai avrebbe gradito fare più presenze rispetto a quelle in cui furono chiamati per impegnarsi al meglio delle loro capacità per salvaguardare la " verginità " della porta juventina :
 
- PERUCHETTI GIUSEPPE Profilo Giocatore Giuseppe Peruchetti - alla Juventus dal 1941 al 1944 - 39 partite di cui 34 in Campionato e 5 in Coppa Italia - contribuisce alla Vittoria 
 
della COPPA ITALIA del 1942 - Tratto da " MONDOFUTBOL " del 04/02/2017 ( scritto proprio così ) ... .ehm
 

Giuseppe Peruchetti, la "Pantera nera" che sapeva volare

 

 "Per stare in porta bisogna avere un grano di pazzia nel cervello": questa era la teoria di Leigh Richmond Roose, portiere gallese che all'inizio del secolo scorso difendeva i pali dello Stoke City. Il possente estremo difensore la espose a Vittorio Pozzo quando il futuro Commissario Unico della Nazionale era in Inghilterra e studiava il football lì dove era stato creato. Pozzo rimase colpito da Roose, che amava i rischi e sembrava non aver paura di nulla. Follia, ma anche coraggio. Sono le stesse caratteristiche che il tecnico biellese ritrovò, circa 25 anni più tardi, in un portiere del Brescia. Si chiamava Giuseppe Peruchetti, ma per gli amici con cui era cresciuto a Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia, era semplicemente "Bepi". Nel 1936 lo convocò in Nazionale per due partite contro Austria e Ungheria. Nell'estate dello stesso anno, l'Ambrosiana-Inter lo acquistò per sostituire Carlo Ceresoli, passato al Bologna. Quando arrivò a Milano, Peruchetti aveva 28 anni e una vita di sacrifici alle spalle. Rimasto orfano dei genitori, aveva lavorato come operaio in alcune aziende, prima di diventare l'estremo difensore delle "Rondinelle" e far registrare il record d'inviolabilità (749 minuti) che a Brescia sarebbe rimasto imbattuto per 79 anni.

 

A Peruchetti non mancavano coraggio e follia. Divenne celebre per le sue uscite alte a pugno chiuso sui calci d'angolo, in un'epoca in cui il concetto di carica sul portiere si prestava a varie interpretazioni. Aveva riflessi fuori dal comune, un atletismo e una reattività che gli permettevano di tuffarsi da un palo all'altro. Per questo, si raccontava a Gardone Val Trompia che Bepi fosse in grado di volare da un'estremità all'altra della porta. E per volare, si sa, serve "un grano di pazzia nel cervello". Con l'Ambrosiana-Inter, in cui giocava il magnifico Meazza, tra il 1936 e il 1940, vinse da protagonista due scudetti e una Coppa Italia stregando tifosi e giornalisti milanesi, che gli appiccicarono addosso il soprannome di Pantera Nera, per via delle sue parate acrobatiche e del colore della divisa che era solito indossare. Amava intrattenere i compagni di squadra con giochi di prestigio e odiava disporre la barriera per i calci di punizione: preferiva vedere partire il pallone e giocare con lo sguardo dell'avversario che stava per calciare. Voleva avere spazio per volare. Nella sua esistenza, storia e leggenda si mescolano continuamente, perché Bepi sapeva giocare anche con le parole. E agli amici di Gardone diceva che, nelle partite in cui non arrivavano pericoli dalle sue parti, combatteva la noia sedendosi accanto al palo o, addirittura, sopra la traversa.

Dopo quattro stagioni da giocatore, divenne allenatore dell'Ambrosiana-Inter in coppia con Italo Zamberletti. Rimase per una sola stagione sulla panchina nerazzurra, poi decise di tornare a giocare. Lo fece con la maglia della Juventus, di cui difese la porta dal 1941 al 1944, vincendo anche una Coppa Italia. Nell'ultima stagione della sua carriera, però, non scese mai in campo. 

Sopravvissuto alla guerra, allenò la Reggina per poi tornare nel bresciano, dove continuò a vivere di calcio.  "Nel calcio ho vissuto 22 anni indimenticabili, nonostante due commozioni cerebrali e due menischi rotti. Per tacere della fucilata al polmone, in guerra', disse nel 1987 in un'intervista. Ma Peruchetti era così, un sincero amante del pericolo, pronto a tutto pur di volare. Morì il 21 maggio 1995, cadendo dalla finestra della sua abitazione di Gardone Val Trompia. Fu quello l'ultimo, stavolta tragico, volo di Bepi Peruchetti, Pantera nera con un grano di pazzia nel cervello

 
 
 
- MICHELONI EGIDIO --     micheloni-egidio.jpg?w=490            alla Juventus nel 1941/42 - 11 partite di cui 10 in Campionato ed una in Coppa Italia 
 
COGNOME: Micheloni
NOME: Egidio
NAZIONALITA': Italia
DATA DI NASCITA: 27 Settembre 1913
LUOGO DI NASCITA: San Martino Buon Albergo (VR)
RUOLO: Portiere
SERIE A ESORDIO IN A: 17/09/1939 - Torino-MILANO 2-1 (Età: 25 anni e 355 giorni)
ULTIMA IN A: 07/06/1942 - Napoli-JUVENTUS 4-1 (Età: 28 anni e 253 giorni)
 
 
- CARLO CERESOLI -  ceresoli-carlo.jpg?w=490 - alla Juventus nel 1941/42 - 2 partite in campionato -
 
La sua carriera fu degna di nota ma giunse nel Club Bianconero quando ormai era in fase calante, tant'è che si trattò della sua ultima stagione calcistica -
 
Nato a Bergamo il 14 giugno 1910, portiere. Cresciuto nell’Atalanta e affermatosi nell’Ambrosiana Inter, è tra i cosiddetti “Leoni di Highbury”, gli azzurri che tennero testa ai maestri inglesi il 14 novembre 1934 perdendo 3-2 (8 le sue presenze in Nazionale). Passa al Bologna nell’estate 1936 grazie ad Arpad Weisz, che gli dà fiducia nonostante le ultime stagioni non felicissime tra i pali dell’Ambrosiana. Rinvigorito nel morale, Ceresoli in rossoblù torna ai fasti giovanili e in tre stagioni contribuisce da grande protagonista ai trionfi in campionato (1936-37 e 1938-39) e al Torneo dell’Esposizione di Parigi (1937). 
 
 
- CESARE GOFFI  - goffi-cesare.jpg?w=490 -  alla Juventus dal 1940 al 1942 - 7 partite in Campionato - 2 in Coppa Italia - 
 
COGNOME: Goffi
NOME: Cesare
NAZIONALITA': Italia
DATA DI NASCITA: 5 Maggio 1920
LUOGO DI NASCITA: Torino
RUOLO: Portiere
SERIE A ESORDIO IN A: 27/10/1940 - Napoli-JUVENTUS 2-2 (Età: 20 anni e 175 giorni)
ULTIMA IN A: 11/01/1942 - JUVENTUS-Livorno 2-3 (Età: 21 anni e 251 giorni)
SERIE B ESORDIO IN B: 11/09/1949 - Alessandria-CATANIA 3-1 (Età: 29 anni e 129 giorni)
ULTIMA IN B: 25/06/1950 - Napoli-CATANIA 2-1 (Età: 30 anni e 51 giorni)
 
 
 
tratto da " QUELLI DEL 46 " .... .ehm  
 

Giovanni Musumeci al Calcio Catania

Accantonando ogni digressione, arriviamo al fatidico ottobre 1946. Sono passate poche settimane quando dall’unione d’intenti dei due esponenti di Catanese e Virtus, si decide di fondersi in un’unica società che possa riportare i colori cittadini nel calcio che conta. Il Club Calcio Catania iscritto al campionato di Serie C 1946-47 è allestito in tutta fretta.

 

Prima uscita per gli atleti convocati e ancora senza un allenatore alla loro guida (Bergia arriverà poco dopo), è un’amichevole contro il Pescara terminata in favore degli abruzzesi col risultato di 3-1. Giovanni Musumeci gioca titolare, ma è poi sostituito da Carbone. Il Catania, che conseguentemente si rinforza con gli innesti di alcuni calciatori provenienti dal Nord Italia tra i quali su tutti spicca il portiere ex Juve Cesare Goffi, in questa stagione oltre a partecipare al campionato di Serie C disputa pure la Coppa LIS (Lega Interregionale Sud)

 
 
 
 
- ATTILIO BULGHERI bulgheri-attilio.jpg?w=490 - alla Juventus nel 1934/35 - 0 partite - // alla Juventus nel 1941/42 - 1 partita -
 
 
tratto da " Toscana Bianconera " :  
 
“Mi chiamavano lo Zamora di Piombino, andai alla Juve quando Combi smise di giocare e feci la riserva a Valinasso nel 1934/35, vincendo lo scudetto. Sono del 1913 e vengo da famiglia benestante, mio padre era panettiere e aveva il negozio in quella che un tempo si chiamava via Livorno a Piombino, aveva imparato a fare il pane quando era imbarcato sulle navi. Da bambino giocavo in strada, spesso da solo, con la palla da pallone elastico e chiunque passasse mi calciava il pallone sul quale io senza paura mi tuffavo.
 
Mi accostarono al leggendario Zamora perchè anch’io ero un gatto, uno di quei portieri agili, scattanti, senza paura di uscire in qualsiasi punto dell’area di rigore. Con Bulgheri in porta si può giocare anche senza terzini, dicevano di me a Grosseto, e questa voce arrivò a Torino e venni convocato dalla Juventus. Ero militare e venni trasferito di reggimento, ma non dormivo con i bersaglieri in caserma, bensì in una pensione insieme a Baldo De Petrini. Con gli argentini ebbi subito un ottimo rapporto, così come con Cesarini, allegria fatta persona, e li consigliavo di fare più esercizi di ginnastica. Lo stipendio rimase di 600 lire ma giocavo con lo scudetto sulla maglia. Un solo anno però perchè l’anno dopo mi mandarono al Livorno che nel frattempo era finito in B. Altri due campionati di serie A e poi l’Alessandria e nel 1941 ancora la Juve dove mi ritrovai in concorrenza con ben altri quattro nel mio ruolo: Ceresoli, Goffi, Micheloni e Perucchetti. Non fu un buon campionato, vinse la Roma e arrivammo solo sesti, e nemmeno per me, giocai solo contro la Triestina e perdemmo 0-1
 
 
COGNOME: Bulgheri
NOME: Attilio
NAZIONALITA': Italia
DATA DI NASCITA: 9 Marzo 1913
LUOGO DI NASCITA: Piombino (LI)
RUOLO: Portiere
SERIE A ESORDIO IN A: 12/09/1937 - Juventus-LIVORNO 2-0 (Età: 24 anni e 187 giorni)
ULTIMA IN A: 29/03/1942 - JUVENTUS-Triestina 1-0 (Età: 29 anni e 20 giorni)

 

 

Attenzione : Bulghieri fece parte della rosa della Juventus in 2 stagioni - e cioè - 1934/35 nessuna presenza - 1941/42 .. 1 presenza ..

 

in quel " JUVENTUS - LIVORNO 2-0 del 12 Settembre 1937 - Bulghieri era il portiere del Livorno, ove giocò dal 1935 al 1939 

 

 

poi, nell'Estate dell' A.D. 1942, alla " Corte della Vecchia Signora ", mosso dal " Nobile Intento " di difendere contro tutto e contro tutti i 7,32 metri di larghezza .. ed i .. 2,44 metri di altezza della " PORTA BIANCONERA ", sotto la Mole giunse ... .ehm

 

     sentimenti-lucidio-bmp.jpg?w=490     LUCIDIO SENTIMENTI .. detto .. SENTIMENTI IV : GRAN PORTIERE/OTTIMO RIGORISTA/ .. e alla bisogna .. ALA DESTRA

 

ove si riunì al validissimo fratello VITTORIO .. detto .. SENTIMENTI III - ENTRAMBI RESTARONO ALLA JUVENTUS FINO AL 1949 .. ED ENTRARONO NELLA " LEGGENDA BIANCONERA " 

 

In realtà, SENTIMENTI IV, sarebbe dovuto arrivare a Torino nel Campionato 1941/42 : il Club Bianconero aveva già acquisito il diritto di godere delle prestazioni di Lucidio " prelevandolo " dal Modena, ma ciò non si concretizzò nei tempi prestabiliti in quanto dovette assolvere all'Obbligo Militare che lo portò sul fronte della ex Jugoslavia. Egli tornò a Modena verso la fine del 1941 e tornò ad indossare la maglia del Modena ( da lui già indossata in precedenza a partire dal 1938 ) fino alla fine di quel campionato ( fosse giunto alla Juve nei tempi prestabiliti, Con ogni probabilità, quell' " IMPROPRIO ECCESSO DI PORTIERI " non si sarebbe mai avverato !

 

 

.. e pensare che, incredibile ma vero, l'anno successivo, Campionato 1942/43, per la serie " non esistono le  mezze misure " .. la Juventus passò da 5 a 2 portieri :

 

SENTIMENTI IV .. e .. PERUCHETTI .. ed indovinate un po' cosa accadde ? Se avete ancora la forza ... .giornale ... leggete un po' qui ... .ehm ( tratto da : Il Pallone racconta ) 

 

Fu, appunto, all’undicesima giornata del campionato 1942-43 che Magni si trovò a disputare una partita di campionato nell’inusitato (per lui) ruolo di portiere. Come andò ce lo racconta Sentimenti IV:


«In quell’anno io ero militare a Modena, in artiglieria. Eravamo in piena guerra e, di tanto in tanto, per esigenze di carattere bellico restavamo consegnati in caserma, senza ottenere il sospirato permesso per potere, la domenica, adempiere ai nostri obblighi di calciatori. Il 13 dicembre 1942 il calendario assegnava alla Juventus la trasferta di Trieste. Io ero abituato a raggiungere i compagni direttamente dalla caserma di Modena senza passare per Torino, anche perché le autorità militari il via me lo davano nel tempo strettamente utile per prendere un treno e recarmi nella città dove doveva giocare la Juventus. Quella settimana, però, proprio quando ero già in procinto di partire per Trieste vennero sospesi i permessi. Non mi restò che spedire un telegramma per avvertire la società. Se non che, il dispaccio alla sede juventina venne recapitato quando la partita era già stata giocata».
Mentre “Cochi” dormiva fra due guanciali, convinto che la Juventus fosse ricorsa per la sua sostituzione a Peruchetti, la comitiva bianconera partiva per Trieste senza portiere, altrettanto convinta di trovare Sentimenti IV puntuale all’appuntamento nella città giuliana. Fu così che, a causa del disservizio postale, la Juventus dovette presentare a “Valmaura” un portiere improvvisato. Appunto Piero Magni che non se la cavò neppure tanto male. La partita si concluse in parità. Per i bianconeri segnò Sentimenti III; Tosolini pareggiò, battendo l’insolito guardiano juventino.

N.B.  " Cochi " era il soprannome di Sentimenti IV - 

N.B. Il giorno 8 settembre del 2019 avevo aperto questo topic che da tempo è archiviato in " Ricordi in bianco e nero " 

 

  • Pietro Magni, come lui nessuno: 11 ruoli di cui ben 10 con la maglia della Juventus 

 

magni-pietro-bmp.jpg?w=490

 

PIETRO MAGNI tra ZOFF- GENTILE- BETTEGA- SCIREA il giorno in cui, al Comunale, venne GIUSTAMENTE premiato per il " RECORD " da lui stabilito per aver indossato ben " 10 MAGLIE DELLA JUVENTUS " ( Tutte .. ma proprio ... Tutte ... tranne la NUMERO 5 - e attenzione - non è come adesso che quando ad una maglia si attribuisce un " numero " ... è un vero e proprio " dare i numeri " senza tener conto del ruolo che il giocatore dovrebbe tenere in campo - ai Tempi, i numeri erano dal N° 1.. al .. N° 11, e ad ogni numero corrispondeva la posizione in cui collocarsi sul terreno di gioco e le mansioni che ad esso competevano - onde per cui ... MAGNI ... che seppe destreggiarsi con perizia in tutti i ruoli ... fu un vero e proprio ... preziosissimo " SUPER JOLLY " ..  e d'altronde, se non hai i numeri, 108 presenze nella Juventus,106 in Campionato -2 in Coppa Italia, dal 1942 al 1948, oltretutto in " Tempi di Guerra ", non le fai di certo ! 

 

 

alcune fonti lo citano come Pietro .. altre come .. Piero : in pratica fece tutti i ruoli, tranne " 1 ", quello legato al N° 5, ma alla fine ci riuscì : guarda caso, uum provate ad indovinare contro chi, oppure, se preferite o se non avete idea alcuna,  .giornale   leggete un po' qui, contro chi, come, quando, dove, ciò avvenne .. .ehm

 

Erano ormai dieci i ruoli che Magni era riuscito a ricoprire. Ne restava uno solo, quello di centromediano. Piero dovette aspettare quasi tre anni prima di completare l’inseguimento alla maglia numero cinque, quella che gli avrebbe permesso di fregiarsi del titolo di " superjolly " Nel 1948-49, passato alla Lucchese, pur continuando a essere utilizzato in ogni reparto, gli toccò di restare a bocca asciutta. L’anno successivo venne trasferito al Genoa che nel posto proibito aveva un fior di giocatore, Cattani, che non mollava mai una partita. Alla 27 giornata, però, il titolare dovette dare forfeit e Magni riuscì finalmente a indossare quella famosa maglia che ancora mancava alla sua collezione.

 

( " forféit " - francese - è il termine esatto per rinuncia/mancata partecipazione ad un evento sportivo // " forfait " - inglese - contratto con cui ci si impegna a fornire

una prestazione o un bene ad un prezzo globale prestabilito // il tutto per la serie, e parlo per me, ... " Nella vita non si è mai finito di imparare " ) 


A Torino in via Filadelfia aveva cominciato la scalata al primato, a Torino allo stadio comunale doveva concluderla proprio contro la Juventus che ai rossoblù inflisse una severa lezione: 6-1! L’avversario diretto di Magni quel giorno era Gianpiero Boniperti che, però, riuscì a segnare soltanto quando Piero dopo il terzo gol aveva cambiato posto dando l’incarico di controllare l’attuale presidente bianconero a Castelli. 

 

-Tratto da " La Stampa " del 3 Giugno 1977 :  Il Romanzo della Juve di Carlo Moriondo .... .ehm ( riferendosi a diversi giocatori della Juve di quegli anni )
 
Invecchiarono insieme, già nel '34 superavano quasi tutti la trentina. Orsi fuggi in America per timore della guerra (Bertolini gli diceva: «Sei un gran fesso. Qui ti riempiono di biglietti da mille, e tu vuoi andare via...» ma non ci fu verso di trattenerlo, e la Juve considerò la sua partenza un tradimento. Fino al 1967 non fu perdonato). Combi «lasciò» il trono dopo il campionato del mondo. Caligaris e Rosetta furono sostituiti da Foni e Rava, e così via. Della pattuglia leggendaria rimasero a lungo in attività Borei II e Varglien II, a loro si aggiunse poi un tipetto dal naso lungo. Era Guglielmo Gabetto, poi morto a Superga con il Grande Torino: di Gabetto molti ignorano, o fingono di ignorare, che in maglia bianconera segnò ottantasette reti. Con l'ultimo scudetto, si era staccato dalla sua pattuglia Edoardo Agnelli, il presidente, che aveva meriti ben maggiori che non fossero semplicemente quelli di firmare assegni. Morì sull'idrovolante pilotato da Ferrarin, ammarando davanti a Genova. .Come se la Juve avesse preso il lutto, non riconquistò più scudetti fino a che alla presidenza non salì un altro Agnelli: Gianni, figlio di Edoardo. Intanto è cambiato anche il palcoscenico: con il '33 la Juve lascia, il campo di corso Marsiglia e passa allo stadio Mussolini, ora Comunale. Generale rimpianto: in corso Marsiglia avevi i calciatori a pochi metri; qui, allo stadio, li hai lontanissimi. L'obiezione è esatta, allo stadio lo spettacolo sarà molto meno vissuto e sentito. Cambia l'allenatore: allontanato l'alessandrino Carcano, sopravviene Rosetta, che dirigeva a gesti, come un direttore d'orchestra; poi Caligaris, che morirà sul campo, per aneurisma, durante una partita con amici, poi l'ex ala destra Munerati, poi il farfallino Borei. La Juve non è più quella, oscilla fra il secondo e l'ottavo posto, già si affaccia la stella del Torino, poi la guerra cancella tutto. Non più bombardamenti in porta, ma bombardamenti autentici. Le ultime partite del campionato '42-'43 subiscono sovente ritardi, anche di tre quarti d'ora: il treno su cui l'arbitro deve arrivare è stato bloccato da attacchi aerei... —
 
Il campionato '43-'44 non si disputa, e così quello dell'anno successivo. Quando là guerra finisce, ci si guarda in faccia commossi^ meravigliati di vivere ancora, si va alla ricerca di parenti ed amici; tra monti di macerie l'Italia si rimbocca le maniche è si precipita, con un'avidità violenta, con un'ansia di lavoro che ora paiono incredibili, alle fatiche della ricostruzione. Anni bellissimi, che si colorano di favola: ci si sente tutti uniti;  fabbricheremo insieme un'Italia più bella,, più onesta, più degna di viverci. Illusione? Può darsi. Ma in quei tempi era questa là persuasione e chi li ha vissuti non potrà dimenticarli. La ripresa del campionato è ostacolata dalla scarsità di comunicazioni. I giocatori sono stati dislocati in formazioni minori, talvolta sotto falsi nomi; hanno disputato in provincia molte partite che erano le più lucrose perché i premi consistevano in zamponi, sacchi di farina, coppie di capponi. «Primum vivere, deinde philosophari». Il Torino è diventato Torino-Fiat, la Juve è divenuta Juventus-Cisitalia: un .modo per far passare i calciatori dalla divisa di gioco alla tuta da operaio e sottrarli ad obblighi militari.. Ricordiamo che la Cisitalia era una fabbrica di automobili presto sparita: ne era presidente Piero Dusio, vecchio sportivo, che — detto per inciso — era nella squadra bianconera durante la partita amichevole in cui mori il leggendario Caligaris.- Per andare da Torino a Roma occorrono un paio di giorni. Perciò nei '45. si disputa un campionato dimezzato — sarebbe piaciuto a Italo Calvino — nord e sud, con partite finali tra otto squadre. Lo vince, il Torino con un punto sulla Juve. Tra i bianconeri ecco i sopravvissuti dell'anteguerra: Foni e Rava, Depetrini, Locatelli (due campioni del mondo del '38) e l'eterno Varglien II. Più Carletto Parola, che la Juventus ha prelevato dal Fiat senza sborsare una lira La Juve credeva di aver acquistato un centravanti e si è trovata con uno. spettacolare centromediano. Comunque, poco da fare, contro il Torino, anche negli anni successivi. II Torino batte un record che era della Juve ed arriva a mandare dieci dei suoi in nazionale- L'unico on granata, che doveva sentirsi straniero in patria, era il portiere Sentimenti IV).. 
 
N.B. - riguardo a Parola, per maggior chiarezza aggiungo quanto segue : rimasto orfano di padre all'età di sette anni, all'indomani si trasferì con la madre a Cuneo dove iniziò a giocare a pallone. Tornò quindi nella natia Torino dove, contemporaneamente all'attività nella Juventus, «ai tempi in cui anche giocare a calcio in Serie A veniva considerato un divertimento», lavorò come operaio in  FIAT .
 
1944 Juventus Cisitalia.jpg - 1944 - JUVENTUS CISITALIA
 
Formazione scesa in campo nella vittoria esterna contro l' A.C. NOVARA, terminata con il risultato di 1-2 per i bianconeri, match valevole per la " 3a giornata " delle eliminatorie inerenti il
" Girone - Ligure/Piemontese " del Campionato di " Divisione Nazionale 1944 " della Repubblica Sociale Italiana-
 
Da sinistra in piedi : Peruchetti - Rava - Brunella - Varglien II - Borel II - Spadavecchia - Lushta - accosciati - Capaccioli - Sentimenti III - Parola - Depetrini - ///////// -  completano la  rosa
Bo - Sentimenti IV ( che gioca 5 partite all'attacco e segna 4 gol : 2 contro il Casale - 1 contro l'Asti - 1 contro il Varese ) Santacroce - Bellini -
 
Nella Classifica del " Girone Semifinale " la Juventus Cisitalia darà filo da torcere al " Torino FIAT " ( Juventus Cisitalia - Torino FIAT 3 - 1 //// Torino FIAT - Juventus Cisitalia 3-3 ) ma resta eliminata per 1 punto in meno : Torino FIAT punti 8 - Juventus Cisitalia 7 - Fu una " Finale a 3 " .. TORINO - VENEZIA - VIGILI DEL FUOCO di LA SPEZIA che, sorprendentemente prevalsero sui rivali (  in realtà, i calciatori non erano " Vigili del Fuoco " .. ma bensì .. era la squadra dei giocatori dello " Spezia " .. che ricorsero a questo " stratagemma " per le stesse ragioni a cui ricorsero la Juventus ed il Torino ) 
 
 
800px-Juventus_-_Anni_1940.jpg  
 
Questa maglia, pur non entusiasmandomi, mi ha sempre incuriosito . Spesso viene citata come " 3a Maglia " del Campionato 1941 ma notizie certissime e dettagliate non ve ne sono . Pare che, in realtà, colui che la indossò con una certa regolarità, sia stato il portiere Peruchetti. Le uniche informazioni che " accompagnano " questa fotografia, ma che vanno prese con il " bilancino " sono le seguenti Alcuni giocatori della Juventus all'inizio degli anni 1940, in posa all'interno dello stadio Mussolini di Torino; si riconoscono, da sinistra: Teobaldo Depetrini (primo), Giovanni Varglien (secondo) e Guglielmo Gabetto (terzo). Nell'occasione i calciatori juventini indossano una particolare divisa di cortesia, bianca e recante una grande "J" nera sul petto. E vabbè, preso ciò che ci passa il convento, prendiamo nota e portiamo a casa. Peccato però che siano stati citati ed identificati solo 3 giocatori su 5 : uum e gli altri 2 chi sono ? uum Sono forse  figli di un Dio minore ? Ho scartabellato a destra ed a manca .. ho .faticaccia sudato le 7 camicie .. ma alla fine dovrei ( sempre meglio usare il condizionale ) essere riuscito a dare anche a loro la giusta e doverosa identità : il 4° da dx è varglien-mario.jpg?w=490  MARIO VARGLIEN " I " fratello maggiore di Giovanni
 
 
mentre, il 5° da dx è l'albanese  lushta-riza.jpg?w=490 RIZA LUSHTA  ( uum secondo voi , ho visto bene .. oppure .. ho preso lucciole per lanterne ? )
 
 
.. anche se, fermo restando che adoro le " Maglie Classiche " di quegli anni, tipo questa .... .ehm
 
      1942-1943               
 
 
... una di quelle che mi ha sempre attratto, e continua ad attrarmi, è la seguente .... .ehm
 
1024px-Juventus_1941-1942.jpg
 
CON LA     ..   J   "  ..  SUL  CUORE .. .juve  - 12 Ottobre 1941 - JUVENTUS  vs PRO PATRIA : 5 - 0 
Coppa Italia 1941/42 - Sedicesimi di finale - JUVENTUS :
 
Peruchetti - Foni - Rava- Depetrini - Olmi -Locatelli - Colaneri - Ferrari - Sentimenti III - Lushta - Bellini
 
- Ed ora godetevi questi video " d'antan " .. ne vale veramente la pena ..  .ehm 
 
- Campionato 1946/47 - 20 Ottobre 1946 - 5a Giornata del " Girone d' Andata " : TORINO vs JUVENTUS  0 - 0
 
 
- Campionato 1946/47 - 16 Marzo 1947 - 5a Giornata del " Girone di Ritorno " : JUVENTUS vs TORINO  0 - 1 
 
 
 
- Campionato 1948/49 - 13 Febbraio 1949 - 7a del " Girone di Ritorno " - TORINO  vs JUVENTUS 3 - 1
 
 
 
ULTIMO DERBY che, purtroppo, vide confrontarsi il GRANDE TORINO & la JUVENTUS prima del tragico impatto sulla Collina di SUPERGA avvenuto il giorno Mercoledì 4 Maggio 1949 
alle ore,17.05 ... .ehm  
 
 
Grande Torino Superga: 67 anni fa la tragedia - Corriere.it
 
 
 
image.jpeg.b3efbde034e1f3a81aa3b28e7c0e64a9.jpeg
 
 
E L'ITALIA INTERA, DA NORD A SUD, DA EST A OVEST, AMANTI DEL GIUOCO DEL CALCIO & NON, INCREDULA, SGOMENTA ED AFFRANTA, COESA MANIFESTO' LA PROPRIA VICINANZA AI FAMILIARI DI TUTTI COLORO CHE, AHIME', PERIRONO IN QUELLA IMMANE E NEFASTA SCIAGURA ! 
 
..  Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola  ecc.ecc. - " A.C. TORINO 1948/49 "
 
 ..  Viola, Manente, Bertucelli, Mari, Parola, Piccinini, Muccinelli, Martino, Boniperti, John Hansen, Praest. ecc.ecc.- " JUVENTUS F.C. 1949/50 " 
 
 
1                                                  QUANDO NON C'ERANO CAMBI E SI SCHIERAVA SOLO LA FORMAZIONE TITOLARE | La  città & IL CALCIO       
 
 
 
DUE GRANDISSIME SQUADRE  LA JUVENTUS DEL 1949/50 .. SECONDO L'IMMENSO GIOCATORE & PRESIDENTE GIAMPIERO BONIPERTI .. FU LA PIU' FORTE DI SEMPRE .
 
CHISSA' QUALI " EPICI INCONTRI "  AVREBBERO REGALATO AI SOSTENITORI DI ENTRAMBE LE SQUADRE .. MA SOPRATTUTTO .. AL " GIUOCO DEL CALCIO " IN GENERALE   
 
( N.B. - A BREVE, RIGUARDO A QUESTA IMMANE DISGRAZIA, CON L'INTENTO DI NON " ULTERIORMENTE  CARICARE " IL CONTENUTO DI QUESTO TOOPIC, INSERIRO' UN POST  ANCOR PIU' DETTAGLIATO SUL COME ED IL PERCHE', CON IL NEFASTO SUPPORTO DI " PERFIDO DESTINO ", TUTTO SEMBRO' MACHIAVELLICAMENTE CONGIURARE AFFINCHE' TALE  DRAMMA .. UMANO .. AFFETTIVO .. SPORTIVO .. AHIME' .. VENISSE INESORABILMENTE  CONSUMATO  ) 
 
Elenco di alcuni Derby di quel periodo che, partendo dal presupposto che si trattava di partite il cui intento era quello di portare un " tangibile ristoro economico " a molte di quelle persone che a causa della guerra si erano ritrovate in serie ambasce d'ogni genere e sorta, avrebbero dovuto essere animati e sorretti da " spirito " veramente " Amichevole " - uum E perchè ricorro al " condizionale " ? Perchè, tutto sommato, tutto andò " abbastanza " bene nei primi 3 match " stracittadini ", mentre, di tutt'altra natura, purtroppo, furono gli eventi che " sfregiarono " il derby del 01 APRILE del 1945 .. quello inerente la Coppa .. " Pio Marchi " .. ( anche in questo caso proporrò, ma in altra sede, un apposito post in merito ) 
 
-  marchi-i-pio.jpg?w=490 PIO MARCHI  300px-Torino_-_1985_-_Campi_Combi-Marchi-Caligaris.jpg    image.jpeg.f5304911ce69b787611aa2d95b043e01.jpegimage.jpeg.ec213d258f9f4de26b2d58bbe680bcf7.jpeg
 
 
  Da sx a dx : Charles - allenatore Brocic - Mattrel - Stacchini - stagione calcistica 1957/58 
 

I cosiddetti " Marchini " erano i giovanissimi del " NAGC " della Juventus ! E perchè quei ragazzini venivano definiti i " MARCHINI " ? Perchè le loro sedute d'allenamento si svolgevano al " Campo MARCHI ", della struttura antistante il Comunale e che, oltre al " MARCHI ", comprendeva anche i Campi ... COMBI & CALIGARIS  .

 
- la " STAMPA " del 3 Dicembre 1942 :   " UN LUTTO JUVENTINO
 
E' mancato, vittima di una incursione aerea nemica, il Dott. PIO MARCHI, anziano Socio e Giocatore Juventino. Era nato a Carmagnola nel 1985 e per un decennio ha militato attivamente nelle file bianconere giocando anche in prima squadra. Era poi passato tra i " Dirigenti tecnici " e, dal 1938, all'istruzione dei ragazzi del " MATHI " che aveva funzionato come una specie di sottosezione juventina. Appassionato sportivo e tecnico competente, stava per essere nominato " Aiuto Allenatore " in seno alla " Sua Juventus " per la quale nutriva GRANDE ATTACCAMENTO e dove godeva della " Generale Stima " di tutto l'ambiente bianconero ! Alla desolata Famiglia MARCHI ed alla JUVENTUS vadano le più sentite Condoglianze del nostro giornale ! 
 
N.B. - Mathi è il nome di un paese a circa 30 km da Torino - la squadra locale, attualmente, è iscritta al Campionato di " Prima Categoria "
 
N.B. - Stando ad alcune fonti pare che, a segnalare Combi alla Juve, all'inizio degli anni 20 ( Combi arrivò alla Juve nella stagione calcistica
1921/22 ) sia stato proprio Pio Marchi.
 
 
- 24 Dicembre 1944 - Partita di Beneficenza  " pro - sfollati  bombardamenti " :  Torino - Juventus - 5 a 2 -
 
- 31 Dicembre 1944 - Partita di beneficenza  " pro - sfollati  bombardamenti " :  Juventus - Torino  - 1 a 2 -
 
- 10 Marzo       1945-  Torneo FIAT                                                                              : Juventus -  Torino - 5 a 2 -
 
- 01 Aprile        1945- Coppa " Pio Marchi "                                                                :  Juventus -  Torino - 3 a 1-
 
 
- E, comunque, nel Campionato 1945/46, la JUVENTUS arrivò ad un passo dal vincere il Campionato, anzi, diciamocela tra di noi, senza nulla togliere al grandissimo Torino : i bianconeri, proprio in " dirittura d'arrivo ", sul più bello si impantanarono in un metaforico ma subdolo acquitrino che, in teoria, avrebbe dovuto superare senza effetto collaterale alcuno.
 
- E' un Campionato che venne disputato con una " Formula Anomala/Inusuale " ( UNO DEI NUMEROSI " EFFETTI COLLATERALI " DI QUEGLI ANNI ANCHE SE, OVVIAMENTE, DA NON  COLLOCARE TRA I PIU' GRAVI IN ASSOLUTO DI QUEL LUNGO PERIODO  IN CUI " L'ESSERE UMANO " NON RIUSCI' A CONTROLLARE IL SUO PRIMORDIALE, ANCESTRALE, BECERO ISTINTO DI BELLIGGERARE E PRODITORIAMENTE INFIERIRE NEI CONFRONTI DEI SUOI SIMILI ... ED IL RIFERIMENTO A CIO' CHE STA AVVENENDO IN UCRANIA E' FORTTEMENTE VOLUTO ) a cui le " Istituzioni Calcistiche " , ma non solo calcistiche, decidono di affidarsi a causa del triste ed amaro lascito sia umano che strutturale provocato dalle amarissime vicende legate alla " Seconda Guerra Mondiale " . 
 
- Ciò porterà a quanto segue
 
A ) Un " Girone Settentrionale " di .. SERIE - A - .. con 14 Squadre - definito - " Lega Nazionale Alta Italia
 
B ) Un  " Girone Centro Meridionale "  .. misto .. tra squadre di  " Serie A .. & .. Serie B " =  5 di Serie A  //  6 di Serie B - definito - " Lega Nazionale Centro Sud "
 
C ) Un  " Girone Finale " a cui avrebbero potuto accedere solo le " Prime 4 " di ogni girone 
 
D ) Per il Nord furono : Torino - Juventus - Milan - Inter  .. per il Centro/Sud .. Napoli - Roma - Pro Livorno - Bari 
 
E ) Nelle due sfide avvenute nella prima fase del " Girone Eliminatorio del Nord " i bianconeri ed i granata ottennero una vittoria a testa : 2 - 1 per la Juve
all'andata  // 1- 0 per il Toro al ritorno 
 
F ) Nel " Girone Finale ", anche in questo caso, entrambe ottennero una vittoria : 1-0 per la Juve all'andata // 1-0 per il Toro al ritorno .. uum sapete chi 
mise a segno quel gol  alla penultima giornata di quel campionato .. gol che poi si rivelerà decisivo per l'assegnazione dello Scudetto ? 
 
.. Si' .. proprio .. lui ..  .ehm .. il grande .. image.jpeg.bd253359f16f12a30dc77ac404d7333e.jpeg GUGLIELMO GABETTO  ..
 
 
G) Alla penultima giornata la Juventus ha 2 punti di vantaggio sui granata -  si gioca il derby nella " casa " del Toro - 
i torinisti grazie al gol di Gabetto agganciano i bianconeri in cima alla classifica . 
 
H ) Ultima giornata :  TORINO - PRO LIVORNO  9 - 1  .. & .. JUVENTUS - NAPOLI  1 - 1 .. lo stesso Napoli a cui la squadra
bianconera nel match di andata aveva rifilato ben 6 gol ( 6 - 0 )  .. INCREDIBILE  .. .uffa ..  ..
 
TORINO PUNTI 22  - JUVENTUS PUNTI 21  : NON SAPRO' MAI SE UN EVENTUALE SPAREGGIO SAREBBE STATO ALLA
NOSTRA JUVE FAVOREVOLE ... MA GETTARE AL VENTO UN'OPPORTUNITA' COME QUELLA FU N VERO E PROPRIO 
GESTO ..  .martellate.. AUTOLESIONISTICO -  anche perchè, oltre a questo di  SCUDETTO, per la serie " ERRARE HUMANUM EST,
PERSERVERARE AUTEM DIABOLICUM ", nel 1975/76, ai granata abbiamo letteralmente regalato un CAMPIONATO GIA'
STRAVINTO .. ed anche in quella occasione, proprio nell'ultimo turno di Campionato, con il Torino che pareggiò per 1-1
al Comunale vs il Cesena .. la Juve trovò modo e maniera di disputare una scialba partita in quel di Perugia uscendo
sconfitta per 1 - 0  .. sprecando la grande opportunità di confrontarsi con il Toro in un ulteriore " Spareggio Scudetto ".martellate
Affermare che GIAMPIERO BONIPERTI NON LA PRESE AFFATTO BENE è un vero e proprio eufemismo .. .sisi
 
I ) Caro PIERO DUSIO, ecco perchè in precedenza  " ti  ho tirato un po' le orecchie " : GABETTO DOVEVA, ASSSOLUTAMENTE
DOVEVA, RESTARE ALLA JUVENTUS .. ED IL PALMARES BIANCONERO .. NE SON CERTO .. OGGI SAREBBE ANCORA PIU' 
PRESTIGIOSO E COSPICUO .. :tsa:
 
 
 
L ) - Dopo essere arrivata 3a nel Campionato 1942/43 .. dopo essere giunta, ad un pelo dal disputare contro Spezia & Venezia il " Girone Finale " di quell'anomalo torneo definito.. CAMPIONATO di GUERRA del 1944 , al quale, in pratica, parteciparono solo club calcistici le cui sedi erano in Toscana - Liguria - Emilia - Veneto - Venezia /Giulia - Lombardia - Piemonte ( anche se, all'inizio, era prevista anche la presenza di squadre romane. Ciò non avvenne, o avvenne solo in parte, a causa degli eventi bellici ) .. la nostra JUVENTUS cominciava a dare i primi " segnali " concreti di un suo ritorno ai " Livelli di Eccellenza Calcistica " raggiunti in particolar modo negli anni 30 ( 5 SCUDETTI DI FILA ED UNO LETTERALMENTE GETTATO AL VENTO NEL CAMPIONATO 1937/38 - TORNEO CHE VIDE BEN 6 SQUADRE IMPEGNATE IN UNO STRENUO AGONE CALCISTICO/SPORTIVO PER LA CONQUISTA DELL' AMBITO TITOLO DI CAMPIONI D'ITALIA  :  AMBOSIANA-INTER  - JUVENTUS - MILAN - GENOVA - BOLOGNA - TRIESTINA - ROMA - A 2 GIORNATE DALLA FINE DEL CAMPIONATO LA JUVE HA 1 PUNTO DI VANTAGGIO SUGLI INSEGUITORI - POI, AHIME', TUTTO VENNE VANIFICATO NEGLI ULTIMI 180 MINUTI JUVENTUS vs LIGURIA 0 - 1  - squadra di media/bassa classifica ex  Sampierdarenese -  per chiudere con  MILAN - JUVENTUS 1 - 1 ! Morale della brutta  favola : AMBROSIANA 41 PUNTI - JUVENTUS 39 - MILAN 38 - GENOA 38 - BOLOGNA 38 .. .uffa )  
 
 
.. se siete arrivati sin qui .. siete dei " Veri Eroi a Tinte Bianconere " e meritate un premio : godetevi questa breve ma intensa sintesi del  PRIMO DERBY TRA BIANCONERI & GRANATA CHE VENNE DISPUTATO NEGLI ANNI '50 .. ESATTAMENTE IL 19 MARZO 1950  :  JUVENTUS - TORINO 4-3 ! 
 

 

 

Nel buona e nella meno fausta sorte ...  Sempre e Solo ... Forza .juve... Juve !  

 

.salveStefano ! 

 

 

- N.B.- Non è una " minaccia " .. ma solo .. un " promemoria " : come ho accennato in precedenza, a breve seguiranno un paio di " approfondimenti "

 
 
 
 
 
 
 
 
                          
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Grazie Stefano...la nostra storia è  un argomento sconosciuto ai più,  me compreso. Dovresti avere uno spazio solo tuo, al fine di archiviare tutte le notizie in un solo spazio...a mio parere, eh?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Tratto da " Calciomercato.Com "  .ehm

 

La domenica di Pasqua del 1945, l'ultima Pasqua in tempo di guerra, in una Torino devastata dalle bombe e dove scarseggiano pane e latte, allo stadio Mussolini si gioca un Juventus-Torino tra spari e rivolte.

L'ITALIA DOPO L'ARMISTIZIO - Gli anni'40 degli italiani sono anni davvero tremendi: il regime fascista conduce il Paese in guerra al fianco della Germania nazista portando al definitivo collasso dell'economia e della tenuta sociale. Il 25 luglio del 1943 viene dimissionato Benito Mussolini, ma è successivamente alla pubblicazione dell'armistizio dell'8 settembre che il Paese precipita nel caos. Gli Alleati entrano a Napoli, i nazisti invadono dal nord, il Governo Badoglio dichiara guerra alla Germania e a Roma la Resistenza antifascista si costituisce nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) mentre Mussolini, dopo essere stato liberato dai nazisti, proclama la Repubblica Sociale Italiana. La Penisola viene tagliata in due dalla Linea Gotica, con le principali vie di collegamento distrutte dai continui scontri e bombardamenti.

IL CALCIO ITALIANO DOPO L'ARMISTIZIO - Nei mesi successivi alla caduta del regime fascista la Federcalcio sposta la sua sede da Roma a Venezia e quindi Milano. La stessa Federazione, ancora controllata dalla repubblica di Salò, per la stagione 1943/44 organizza un “campionato di guerra” che si sviluppa su base locale nell'alta Italia e che alla fine – luglio 1944 – verrà vinto dalla squadra dei Vigili di La Spezia, mentre nelle condizioni difficili di Roma “città aperta” la Lazio vince il campionato romano. Poi più nulla, o quasi. Come detto gli eventi storici e bellici hanno il sopravvento e di calcio se ne giocherà sempre meno. Brevi tornei, poche amichevoli: gli italiani hanno altro per la testa, devono sopravvivere e c'è poco tempo per il calcio. Soprattutto la semi paralisi dei trasporti e la rottura dell'unità federale con la FIGC a Milano e l'organizzazione del calcio al sud affidata a Fulvio Bernardini, comportano un ritorno ad un'organizzazione pionieristica con tornei regionali e locali: tra gli altri, a Genova nei primi mesi del 1945 si gioca la Coppa Città di Genova, a Roma la seconda edizione del campionato romano vinto questa volta dalla Roma e a Torino dal febbraio all'aprile del 1945 si disputa il Torneo FIAT. E amichevoli. Tra queste va senz'altro ricordata l'amichevole del giorno di Pasqua tra Juventus e Torino.

LA JUVE DEI RICORDI CONTRO IL TORO DEL FUTURO - Un'amichevole, dunque. Benefica, con l'incasso destinato agli sfollati e la partita dedicata alla memoria di Pio Marchi, ex calciatore juventino morto nel bombardamento di Torino del dicembre 1942. Lo scrittore torinese Nico Ivaldi nel suo bel libro Derby di guerra. Juve-Toro 1° aprile 1945 racconta per la prima volta in maniera minuziosa quell'amichevole che in fondo di amichevole non ebbe nulla. Il teatro di quel derby è lo stadio Mussolini circondato da guardie nere e soldati tedeschi in una Torino devastata dalle bombe e dalla fame. Accorrono in tanti a vedere la partita, tra la maggioranza composta da fascisti e soldati tedeschi ci sono anche alcuni partigiani che desiderano passare due ore senza pensare alle afflizioni. Il Torino è campione d'Italia in carica, ha vinto l'ultimo campionato che si è disputato prima dell'interruzione, avendo la meglio sulla tenace resistenza del Livorno, il primo di cinque scudetti consecutivi; la Juventus, che i suoi cinque scudetti consecutivi li aveva già vinti negli anni'30, è ormai diventata la squadra di riferimento nel panorama italiano. Insomma, per dirla come Ivaldi la dice nel suo libro, si affrontano “la Juve dei ricordi contro il Toro del futuro”. La Juventus è quella di transizione del patron Dusio, quella che negli anni più bui della guerra viene denominata Cisitalia Juventus, il Torino è già quello di Ferruccio Novo che sempre in quegli stessi mesi assume come denominazione Torino FIAT: stranezze dovute al fatto che entrambi i presidenti cercano in ogni modo di evitare ai propri calciatori la chiamata alle armi. 

DERBY DI GUERRA - Quella soleggiata e mite domenica di Pasqua le due squadre si presentano in campo con queste formazioni:

Juventus: Sentimenti IV, Foni, Rava (cap.); Depetrini, Parola, Capaccioli; Sentimenti III, Borel II, Raccis, Lushta, Conti;

Torino: Bodoira, Di Gennaro, Ferrini; Castelli, Ellena, Baldi III; Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola (cap.), Barbero 

 

Torino.Fiat.1944.jpg


Il primo tempo scorre tranquillo, le reti di Mazzola e Sentimenti III portano negli spogliatoi il risultato sul 1 a 1, ma è con il secondo tempo che l'amichevole smette di essere tale. Dopo tre minuti l'arbitro a seguito di un fallo di Ferrini su Raccis indica, deciso, il dischetto del rigore a favore della Juventus, se non che, corso verso l'area, “fa una strana danza col corpo e con le mani” e annulla la propria decisione, tra le vibranti proteste dei bianconeri che, peraltro, pochi minuti dopo riescono a passare in vantaggio. A quel punto inizia la gazzarra. Prima c'è un fallo di Capaccioli su Loik, quindi la “rappresaglia” di Ellena che falcia Raccis ed infine Mazzola che sferra un calcio nel deretano a Borel “reo” di averlo irriso facendogli passare il pallone sopra la testa. Scoppia la rissa che coinvolge tutti, giocatori, panchine, e il pubblico sugli spalti, da dove alcuni esagitati lanciano pietre all'indirizzo dei giocatori, tanto che i soldati tedeschi entrano in campo per cercare di ristabilire l'ordine imbracciando mitragliatrici MG42. Sparano alcuni colpi in aria, ma dagli spalti parte un colpo, poi un altro e un altro ancora. 

Leggiamo, ancora, dal bel libro di Ivaldi:
“(...) Le pallottole sibilavano sopra le teste imbrillantinate dei giocatori, che si bloccarono terrorizzati. Lo stadio ammutolì. I giocatori smisero di darsele. E qualcuno di loro, nel dubbio, si gettò a terra, non si sa mai. Intanto gruppi di tifosi cominciarono a guadagnare l’uscita, terrorizzati”. 

Passano lenti alcuni minuti. Appena gli spari cessano l'arbitro espelle Loik, Mazzola e Capaccioli e il resto dei giocatori pensa bene di ricominciare da dove era stato interrotto, cioè a darsele di santa ragione, tanto che l'arbitro sospende la partita. I calciatori non fanno in tempo a guadagnare la via degli spogliatoi che le mitragliatrici dei soldati tedeschi riprendono a sparare in aria, mentre dagli spalti in risposta si odono altri colpi di pistola. Ancora minuti che trascorrono lentissimi, quindi tornata, si fa per dire, la calma in uno stadio ormai semi vuoto l'arbitro ordina di riprendere il gioco tra lo sbigottimento dei calciatori. Si odono ancora un paio di colpi, i calciatori tutto vorrebbero che trovarsi ancora lì a giocare una partita ormai davvero inutile, chiedono più volte all'arbitro di farla finita, poi quando mancano dodici minuti alla fine e la Juventus segna la terza rete l'arbitro, finalmente, fischia anticipatamente la fine.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Tratto da " La Stampa " del 1 Aprile 2020 ... .ehm 

 

TORINO. Alle prime raffiche di mitra, ai ventidue sul terreno di gioco la vita sfilò davanti agli occhi come un film riavvolto troppo in fretta. Dopo tutti gli sforzi per non partire in guerra, i giocatori non potevano credere che stavano rischiando la pelle proprio sul campo di calcio di casa. E per giunta sotto il fuoco amico, un’espressione che - va detto - significava assai poco in quei primi mesi del 1945.
Campionati sospesi
Quando il conflitto era scoppiato, i campionati erano stati sospesi. A causa della Linea Gotica che tagliava in due il Paese, l’Italia calcistica si era frantumata in una serie di tornei locali più o meno irrilevanti. Da gennaio a luglio 1944 nei territori occupati dalle truppe tedesche si era svolto il Campionato Alta Italia (vinto dai Vigili del Fuoco di La Spezia), ma quel 1945 è un anno caotico. I tedeschi hanno vietato ogni forma di competizione sportiva e allora si assegnano coppe qua e là, con un duplice scopo benefico: devolvere gli incassi alle famiglie sfollate e regalare due ore di svago a chi ha scelto di rimanere.

 

 

205458125-0e1bf9cc-7e34-43d4-aa63-84ad76

 

Per non arruolarsi, i campioni d’Italia del Grande Torino si sono fatti assumere dalla Fiat del Senatore Agnelli, in nome di una loro presunta, indispensabile professionalità al tornio. Lo stesso aveva fatto la Juventus, che si era trasferita ad Alba per lavorare in blocco alla Cisitalia, la piccola azienda di auto da corsa del presidente bianconero Piero Dusio. In buona sostanza, le squadre più forti d’Italia si erano trasformate in fittizie associazioni dopolavoristiche. Insieme avevano dato vita al Torneo Fiat e alla Coppa Pio Marchi, dedicata al povero «Aviatik», il mediano bianconero morto sotto le bombe alleate nel dicembre 1942. Come per ogni sfida che si rispetti, per assegnare quel trofeo si era fissata la partita (il derby Torino-Juventus), il luogo (lo stadio Mussolini) e la data (il giorno di Pasqua). Era il primo aprile di 75 anni fa.
Le regole
Per rendere i tornei più avvincenti, si era stabilito che ogni squadra avrebbe potuto schierare un massimo di sette giocatori della Divisione Nazionale. Quindi nel Toro Fiat accanto al portiere Bodoira, Ellena, Ossola, Loik, Gabetto e capitan Mazzola giocano Silvio Piola (della Lazio ma bloccato a Vercelli) e altri sconosciuti. Nella Juventus un buon numero di esordienti affianca fuoriclasse come i due Sentimenti III e IV, il terzino Rava, «Farfallino» Borel e i mediani Depetrini e Parola. Le due squadre scendono in campo con il lutto al braccio, ma questa rimarrà l’unica concessione alle intenzioni amichevoli di giornata. Sugli spalti si mescolano indistintamente fascisti, militari tedeschi e partigiani, e anche in campo le due squadre sono un miscuglio di idee politiche opposte, sempre sul punto di esplodere.

 

 

205502712-1a116d41-5b86-4272-aac1-1d4ca9

 

La partita
Il Toro parte forte e al 23’ passa in vantaggio con Valentino Mazzola, al 43’ Sentimenti IV pareggia per la Juventus con un bel diagonale. Alla ripresa il granata Ferrini colpisce in area il bianconero Raccis, ma l’arbitro Canavesio prima assegna il rigore, poi ci ripensa e fa proseguire il gioco. È a quel punto che gli animi si scaldano, sul campo e in tribuna. Una serie di falletti e fallacci apre la strada alla reazione di Mazzola, che appioppa un sonoro calcio nelle natiche a Borel, che lo aveva irriso scavalcandolo con un “sombrero”. Poi piomba Rava (reduce dalla campagna di Russia) e acchiappa capitan Valentino per il bavero. A quel punto scoppia il far west. Si azzuffano i giocatori in campo e quelli in panchina, se le danno sugli spalti, dove qualcuno inizia a prendere a sassate i giocatori. Aprono il fuoco i tedeschi, li accompagnano i fascisti, rispondono i gappisti. Nell’almanacco di Vladimiro Caminiti «Juventus 80», il dirigente bianconero Fusaro così racconta quei momenti di terrore: «Qualcuno dalla gradinata centrale sparò un colpo in aria pensando forse di impaurire i giocatori. Non l’avesse mai fatto. Dalla tribuna risposero al fuoco e parve di trovarsi in prima linea. La sparatoria durò qualche minuto: i giocatori si gettarono a terra cercando di evitare i proiettili, che passando sopra il campo sibilavano da una tribuna all’altra».
Vendette in campo
Quando gli animi si quietano un po’, il gioco ricomincia. In campo però riprendono a consumarsi le vendette, mentre sugli spalti le Mg42 seguitano a cantare. L’arbitro espelle Loik, Mazzola e Capaccioli, Ciccio Sentimenti insacca il 2-1. Poi un altro bianconero (che la storia ha dimenticato) sigla il terzo goal e la guerra civile ricomincia. A dieci minuti dalla fine, l’arbitro decide di accogliere le suppliche dei giocatori terrorizzati e fischia la fine della partita. La coppa Marchi non sarebbe mai stata assegnata. Amedeo Bertello (che all’epoca aveva nove anni) rievoca i suoi ricordi di quel giorno nel bel libro di Nico Ivaldi «Derby di guerra» (Editrice Il Punto): «Regnava una confusione inverosimile. Lo stadio sembrava un enorme tiro a segno. Mentre scappavamo inciampai e caddi, rischiando di essere travolto dagli altri tifosi. Mio padre mi tirò su. Era tutto sudato e gridava: “Forza, alzati o finirai schiacciato da questa mandria di cavalli”. Io mi trovai in mano, non so come, un bossolo». In quei disordini nessuno aveva potuto vedere Mazzola e Borel sanguinanti fare pace con una virile stretta di mano. Né avrebbe potuto immaginare che per Torino e per l’Italia quello appena cominciato si sarebbe rivelato il mese più lungo del secolo breve.

 

 

 

Terminato il campionato precedente nel luglio 1944, il Torino FIAT dopo diversi mesi di sosta, riprese l'attività nel periodo natalizio, quando disputò due derby a scopo benefico, per poi organizzare in primavera un torneo al quale parteciparono anche Juventus-Cisitalia, Filiale Italia, Lancia , Ispettorato del Lavoro. . I ricavi vennero destinati sempre in beneficenza. in mancanza di competizioni ufficiali tale torneo fu molto seguito ed ebbe anche un buon riscontro tecnico; tuttavia non fu concluso, dopo che, nel secondo tempo del derby  allo Stadio Mussolini, in cui era in palio la Coppa Pio Marchi .La partita venne sospesa per rissa.

 

N.B. - lo " Stadio Mussolini ", al termine delle vicende legate alla guerra, diverrà .. " Stadio Comunale " .. Stadio che ho avuto .. che ho .. e che per sempre 

avrò nel mio cuore, di concerto con le poliedriche ed infinite emozioni, sia piacevoli che amare, che per anni ed anni ho vissuto su quegli spalti .

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
2 ore fa, italiauno61 ha scritto:

Grazie Stefano...la nostra storia è  un argomento sconosciuto ai più,  me compreso. Dovresti avere uno spazio solo tuo, al fine di archiviare tutte le notizie in un solo spazio...a mio parere, eh?

Amico, buongiorno !

 

Grazie per aver apprezzato . Come noterai, da queste parti, la " STORIA " .. la .. " GLORIOSA STORIA " dell'amata - VECCHIA SIGNORA -

non gode di .. " Buona Cassa di Risonanza " . Io, ogni tanto, ci provo, ma non c'è niente da fare e, non lo nego, in questo contesto, mi par

di virtualmente incarnare una sorta di riproposizione in chiave " Calcistica/Juventina " del celeberrimo Don Chisciotte che del combattere

contro i " mulini a vento " ne fece una delle sue " ragion di vita ". 

 

Nel rinnovare il mio sincero apprezzamento per il tuo cortese riscontro, colgo l'occasione per augurare a te e famiglia una serena giornata ! 

 

Cordialmente,.salveStefano ! 

 

P.S. - solo per informazione : nel pomeriggio, in questo topic, dovrei proporre un paio di altri post : vedremo un po' .... 

 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Tratto da " GOAL.COM " del 4 Maggio 2021 .... a firma Paolo Camedda ... .ehm

 

La tragedia di Superga, il disastro aereo che si portò via il Grande Torino

 

891616657be738a29fac62ceb3cbe0417b0c236a.jpg?auto=webp&format=pjpg&quality=80&width=1440

Il 4 maggio 1949, di rientro da Lisbona, l'aereo con a bordo il Grande Torino si schianta sul colle di Superga: perdono la vita tutti i 31 passeggeri."Il Torino era una squadra troppo meravigliosa per invecchiare". - Carlo Carlin Bergoglio, 'Tuttosport', 5 maggio 1949.

 

Estate 1948. Il Torino del presidente Ferruccio Novo domina da anni in Italia e si appresta a vivere da protagonista una nuova stagione. Nonostante il Secondo conflitto Mondiale gli abbia tolto di fatto due Scudetti, ne ha vinti 4 consecutivi, più una Coppa Italia, lasciando pochissimo alle sue avversarie. I suoi giocatori sono l'ossatura della Nazionale italiana, che l'11 maggio 1947, contro l'Ungheria, scende in campo con 10 calciatori granata più Sentimenti IV, portiere della Juventus, e che nel 1950 dovrà difendere in Brasile il doppio titolo Mondiale conquistato nelle edizioni del 1934 e del 1938.

 

La fama di quella squadra ha ormai travalicato i confini nazionali, tant'è ero che la nuova stagione si apre per i campioni d'Italia con una lunga tournée in Brasile. Anche alla luce del successo dell'iniziativa, e delle numerose richieste ricevute, Novo pensa ad una squadra che, con una rosa allargata, possa da un lato continuare a competere per lo Scudetto, dall'altro mostrare il suo calcio in giro per il Mondo. 

I titolari storici iniziano a risentire in alcuni elementi del peso degli anni, così sul calciomercato il numero uno granata si preoccupa di acquistare rinforzi che rappresentino nel breve periodo una valida alternativa ai titolari e che nel lungo possano diventare i loro successori. La squadra, con Roberto Copernico passato alla Commissione tecnica della FIGC che guida la Nazionale, è affidata all' allenatore inglese Leslie Levesley, ma la vera mente è Egri Erbstein, nominato ufficialmente Direttore tecnico dopo esser stato per anni consigliere di Novo.

 

In porta gioca l'inossidabile Bacigalupo, a destra c'è Aldo Ballarin, mentre a sinistra il giovane campione Virgilio Maroso, afflitto spesso da problemi di pubalgia, trova in Operto e Sauro Tomà delle valide alternative. Rigamonti è il mastino difensivo del sistema, supportato dai due mediani Grezar e Martelli, che hanno nell'esperto  Castigliano e nel giovane Fadini le loro alternative. Le due mezzali, Loik e Valentino Mazzola sono le due colonne portanti. Davanti il tridente d'attacco vede il trentatreenne Gabetto centravanti, supportato dai due esterni offensivi Romeo Menti e Franco Ossola.

 

La partenza in campionato è un po' soft, e vede la sorprendente Lucchese partire in quarta. Poi 'gli invincibili' granata impongono la legge del più forte e si portano in testa. Mentre i toscani scivolano in classifica, alle spalle del Torino emergono Sampdoria e soprattutto Inter, trascinata dai due bomber Amedeo Amadei e István Nyers. Il 6 gennaio 1949 il Torino si laurea campione d'inverno con 3 punti di margine su Genoa, Inter e Lucchese, seguite dalla Sampdoria.

 

Quando succedeva di andare sotto nel punteggio, dagli spalti del Filadelfia risuonava la tromba del capo-stazione Oreste Bolmida, che dava inizio alla riscossa. Capitan Mazzola si piegava le maniche della maglia e il Torino aumentava in modo vertiginoso i ritmi di gioco, travolgendo il malcapitato avversario di turno, che veniva puntualmente rimontato. Era il famoso 'Quarto d'ora granata'.

 

Nel girone di ritorno, alla 23ª giornata, il Torino allunga a +6 sulle inseguitrici Sampdoria e Inter, ma dopo 3 giornate i nerazzurri si rifanno sotto a -4. Diventa così decisivo lo scontro diretto, che dovrebbe teoricamente disputarsi il 1° maggio. Invece, su richiesta del Torino, che ha programmato in settimana un'amichevole con il Benfica, la Federazione accorda l'anticipo a sabato 30 aprile.

 

A San Siro, dove i granata si presentano in formazione rimaneggiata senza Valentino Mazzola e Maroso, lo scontro al vertice si chiude sullo 0-0. Con 4 punti di margine a 4 giornate dalla fine del torneo il Torino è virtualmente campione d'Italia per la 5ª volta consecutiva e Novo dà il permesso ai suoi giocatori di andare in Portogallo. Manca solo l'ufficialità, ma lo Scudetto appare una formalità. Invece quella contro l'Inter resterà l'ultima partita ufficiale del Grande Torino.

 

DA CAGLIARI A LISBONA: LA MANO DEL FATO

 

A campionato 1948-49 in pieno svolgimento, il Torino, principalmente attraverso il suo capitano Mazzola, fedele alla linea sposata dal presidente Novo, aveva preso accordi con diverse società per giocare delle amichevoli. Fra queste una partita era stata fissata per il 4 maggio 1949 contro il Cagliari allo Stadio di Via Pola.

 

"Un settimanale sardo, 'Sardegna Sport', in data 15 marzo 1949, titolava: 'Il Torino il 4 maggio a Cagliari?' - racconta in esclusiva a Goal lo storico dello sport Mario Fadda - Sotto un altro stralcio del giornale recitava: 'I dirigenti del Cagliari hanno preso accordi con la dirigenza granata per disputare un'amichevole il 4 maggio in occasione del ritorno di Sant'Efisio in città'. La notizia mi ha incuriosito e ho voluto approfondire" .

 

Santo venerato a Cagliari e in tutta la Sardegna, e martirizzato sotto l'imperatore romano Diocleziano il 15 gennaio del 303 d.C. a Nora, Efisio, prima di morire, secondo quanto tramandato dalla tradizione cattolica, aveva invocato la protezione di Dio per tutti i sardi. Per questo motivo è ancora oggi molto venerato sia nel capoluogo isolano, sia in tutta la Sardegna. Durante la Seconda guerra Mondiale, nemmeno i bombardamenti americani avevano impedito che il suo simulacro fosse portato in processione dai fedeli.

 

Il 4 maggio 1949 cadeva di mercoledì, a metà settimana, e quel giorno terminava la sagra, la grande festa, con il rientro del simulacro dal luogo del martirio. Sia i granata, sia i rossoblù, che allora militavano in Serie C, non avevano impegni di campionato. E nella prima metà del XX secolo era frequente che, a conclusione della festa, venissero allestite manifestazioni sportive.

 

Il tramite era il dirigente del Cagliari Peppino Deiana, commerciante di pellami che aveva una conceria ed era molto amico di Valentino Mazzola, capitano del Torino, il quale, di secondo mestiere, faceva il fabbricante di palloni. Inoltre il Direttore tecnico del Torino era Egri Erbstein, colui che da allenatore del Cagliari nel 1930/31 aveva vinto il campionato di Prima Divisione, portando per la prima volta i sardi in Serie B.

I rapporti fra le due società, insomma, erano ottimi, come testimona l'anno precedente la cessione in prestito gratuito ai rossoblù di 3 giovani calciatori,  il difensore Ferdinando Terzolo e gli attaccanti Ezio Ronzi e Armando Segato, futuro azzurro e campione d'Italia con la Fiorentina. 

 

"Deiana, originario di Selargius, frequentava spesso il Filadelfia, quella che era la casa del Grande Torino, ed era perciò conosciuto e amico anche degli altri componenti della rosa. Gli accordi erano stati presi con la dirigenza del Torino fra fine febbraio e inizio marzo. Senonché il 27 febbraio si gioca a Genova Italia-Portogallo , Ferreira stringe amicizia con Mazzola e si prendono accordi per organizzare un'amichevole da giocare a Lisbona, inizialmente senza una data ufficiale".

 

C'è stato così un sovrapporsi successivo di date. Alla fine i dirigenti si sono ritrovati con 2 partite da giocare nello stesso periodo e il Torino non poteva permettersi, nella fase più calda del campionato, di disputare due amichevoli in 2 settimane consecutive. Così, anticipato al 30 aprile lo scontro Scudetto con l'Inter, scelsero, con il benestare di Novo, a lungo titubante,  di andare a Lisbona, gara che dava loro maggiori introiti, rinviando invece a fine stagione, ovvero agli ultimi giorni di giugno, la sfida con i sardi. 

 

"In un'intervista rilasciata dopo la tragedia, Deiana raccontò che, appreso del rinvio della gara,  aveva allestito la sua villetta campidanese a Selargius per ospitare l'intera squadra. I granata avrebbero fatto a quel punto una vacanza lunga nell'isola. Era tutto organizzato nei dettagli: dopo la partita amichevole, era previsto un tour per visitare le spiagge della Sardegna, ma anche la partecipazione a battute di caccia grossa". 

 

"Non sembri strano che in quel periodo una grande squadra come il Torino venisse in Sardegna a giocare un'amichevole contro una squadra di Serie C. - sottolinea Fadda - Due anni prima, ad esempio, a giugno del 1947 la Juventus fece un'amichevole a Sassari, con Boniperti in campo contro la Torres pochi mesi dopo il suo esordio in bianconero. Ma nell'isola vennero anche il Genoa, che giocò contro una Selezione mista del Sud Sardegna, e la Lazio, che affrontò il Carbonia, neopromosso in Serie C. Era una cosa normale che le grandi società aiutassero le piccole realtà a fare incassi importanti. In cambio anch'esse avevano un ritorno economico ma anche pubblicità e nuovi tifosi". 

 

Stadio Filadelfia      image.png.d395e2ed664c2cb64df790d54187ca1f.png
 
 

L'ULTIMA PARTITA: L'AMICHEVOLE COL BENFICA

 

Il 3 maggio, giorno di Festa nazionale in Portogallo, in cui si celebra l'anniversario della scoperta del Brasile, il Torino va dunque a Lisbona per giocare contro il Benfica un'amichevole pro-calciatore per aiutare Ferreira, capitano delle Aquile.

 

"Non, come spesso si è scritto perché si ritirava, visto che ha giocato per altri 5-6 anni, ma perché era in difficoltà economiche e quella partita era un modo per uscire dalla crisi. Succedeva infatti spesso all'epoca che i calciatori, grazie all'aiuto e alla comprensione di alcuni amici e colleghi, riuscissero ad organizzare delle amichevoli che richiamassero una buona quantità di pubblico sugli spalti, nelle quali la società li garantiva l'intero incasso o metà incasso, come avvenne in questo caso".

 

Il volo con a bordo il Torino, tecnici, dirigenti e 3 giornalisti al seguito della squadra, il Direttore di Tuttosport Renato Casalbore, Luigi Cavallero de 'La Nuova Stampa' e Renato Tosatti, de 'La Gazzetta del Popolo', parte da Milano Malpensa il 1° maggio alla volta di Lisbona. A bordo si registrano alcune defezioni. Non c'è innanzi tutto il presidente Novo, convalescente dopo una brutta broncopolmonite. Non è presente Sauro Tomà, bloccato da un infortunio al ginocchio.

 

Non ci sono nemmeno il portiere di riserva Renato Gandolfi, che cede il suo posto al terzo portiere, Dino Ballarin, fratello di Aldo, su intercessione di quest'ultimo, Luigi Giuliano, capitano della Primavera granata che aveva già debuttato in Prima squadra facendo molto bene, e alcuni componenti della Primavera che avranno poi una discreta carriera. Fra questi Pietro Biglino e il terzino Pietro Bersia (che esordirà in Serie A dopo la Tragedia e diventerà successivamente capitano del Cagliari, ndr).

 

Fra i giornalisti al seguito mancano  il telecronista Nicolò Carosio, bloccato in Italia dalla cresima del figlio, e Vittorio Pozzo, che aveva rotto con Novo dopo esserne stato a lungo un fidato collaboratore e per questo fu escluso dalla comitiva. Parte regolarmente invece Valentino Mazzola, pur febbricitante, che aveva saltato il confronto Scudetto con i nerazzurri.

 

L'iniziativa del Benfica ha grande successo. All'Estadio Nacionál della capitale lusitana, il pomeriggio del 3 maggio, per vedere il Grande Torino accorrono infatti 40 mila spettatori. L'amichevole termina 4-3 per i portoghesi. Arbitra l'inglese Pearce e Ossola, che ha appena saputo che sua moglie è incinta di un secondo figlio, apre le marcature segnando un gran goal. Che il clima sia amichevole lo si capisce quando il Benfica in 15 minuti si porta sul 3-1: doppietta di Melao e goal di Arsenio. Prima di andare a riposo c'è tempo anche per una rete di Bongiorni, subentrato a Gabetto.

 

Nella ripresa arriva addirittura il poker delle Aquile con Rogerio, a segno all'85', prima che un rigore di Menti fissi il risultato finale sul 4-3. Gli spettatori, che hanno pagato il biglietto per godersi lo spettacolo, non sono rimasti delusi, come del resto neanche Ferreira e gli stessi giocatori del Torino.

 

IL DISASTRO AEREO

 

 

Mazzola e compagni sono stanchi, per questo decidono di ripartire subito per Torino la mattina seguente. L'aereo con a bordo tutta comitiva, un trimotore FIAT G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane, decolla dall'aeroporto di Lisbona alle 9:40 di mercoledì 4 maggio 1949. A comandarlo è il tenente colonnello Pierluigi Meroni, il cui nome tornerà alla ribalta 18 anni dopo con la morte del giovane talento granata quasi suo omonimo, e sarà letto anch'esso come un inquietante segno del destino.

 

Il velivolo atterra alle 13 all'aeroporto di Barcellona per fare rifornimento. Qui i calciatori del Torino incrociano quelli del Milan che stanno andando a Madrid per giocare a loro volta un'amichevole contro il Real Madrid. Fra questi c'è anche Carappellese, attaccante che vestirà in futuro anche la divisa granata, e racconta di aver visto i giocatori granata distrutti dalla stanchezza.

 

Il FIAT G.212 riparte alle 14.50, ma, anziché dirigersi a Milano Malpensa, come inizialmente programmato, fa rotta diretta per l'aeroporto di Torino-Aeritalia. Ma chi ha deciso il cambio di destinazione? Ancora oggi resta il mistero, ma si fanno diverse ipotesi.

 

La prima possibilità è che proprio perché particolarmente stanchi, i giocatori granata e in particolare Valentino Mazzola abbiano chiesto al comandante Meroni di arrivare direttamente a Torino. La seconda è che il cambio di rotta fosse dovuto a motivi di dogana: era probabile che la comitiva avesse fatto acquisti a Lisbona e in caso di arrivo diretto nel capoluogo piemontese avrebbe goduto di controlli più leggeri da parte dei finanzieri rispetto a Milano.

 

All'altezza di Savona l'aereo vira verso nord, e si prevede arrivi a destinazione nel giro di mezzora. Sta di fatto che a Torino il tempo è pessimo, con nuvole basse e fitte che ricoprono il cielo,  pioggia battente, forte vento di libeccio con raffiche e visibilità orizzontale scarsissima (40 metri).  Sicuramente non le condizioni ideali per viaggiare. La comunicazione arriva ai piloti del FIAT G.212 alle ore 16.55. 

 

 

Dopo alcuni minuti di silenzio, alle 16.59 arriva la risposta dall'aereo:  "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga".

 

A Pino Torinese, a sud est di Torino, c'è una stazione radio VDF (VHF direction finder), per fornire un QDM (rotta magnetica da assumere per dirigersi in avvicinamento a una radioassistenza) su richiesta. In un'epoca in cui la radionavigazione non disponeva di strumenti tecnologicamente avanzati, normalmente si sarebbe optato per quello che in gergo aeronautico è chiamato QCO, ossia la deviazione del volo verso uno scalo più sicuro, in questo caso Malpensa o Linate. Tuttavia l'ordine da Torino non arriverà mai.

 

Alle 17:02 l'equipaggio chiama così per l'ultima volta la torre di Torino, per avere conferma dell'angolo di approccio alla pista, che viene confermato. Il pilota, una volta giunto sulla perpendicolare di Pino Torinese, conta dunque di virare di 290 gradi di prua per allinearsi alla pista do Torino-Aeritalia, lasciandosi sulla destra il Colle di Superga con la relativa basilica. 

 

Ma l'aereo, anziché con la pista di atterraggio, si allinea fatalmente con la Collina di Superga:  il forte vento di libeccio avrebbe spostato di qualche grado l'angolo di approccio di I-ELCE alla pista, inoltre l'altimetro (si scoprirà nelle indagini che seguiranno l'incidente) è impazzito, bloccandosi a quota 2000 metri, mentre in realtà il velivolo si trova a soli 600 metri dal suolo.

 

 

Il pilota è indotto in errore, si vede sbucare davanti la basilica all'improvviso e con una velocità di 180 chilometri orari non può più far nulla. Non risultano del resto tentativi in extremis di riattaccata o virata. Sono le 17.03 del 4 maggio 1949 e il trimotore FIAT G.212 con a bordo il Grande Torino si schianta contro il terrapieno della Basilica di Superga, avvolta in una fitta nebbia.  Alle 17.05 Aeritalia Torre chiama I-ELCE, non ricevendo alcuna risposta.

 

Tutto è compiuto. L'aereo si disintegra, scoppia un incendio e i corpi bruciacchiati dei 31 occupanti vengono sbalzati fuori fra il prato e alcune stanze della stessa basilica. Non ci sono sopravvissuti. Qualcuno, dopo il boato generato dall'incidente, urla: "È caduto un aereo!". Quando le fiamme iniziano a dissolversi, il primo ad accorrere sul luogo della tragedia è il capellano di Superga Don Tancredi Ricca, che stava nella sua stanza al primo piano leggendo il suo libro di preghiere, e subito si trova di fronte uno spettacolo terribile e straziante.  

 

Sul posto arrivano i primi soccorritori. Fra questi anche Amilcare Rocco, muratore che abita a pochi metri dalla basilica, con altre persone. Qualcuno trova una foto per terra e vede che è quella del Torino del 1946. In quel momento si materializza il dramma che è appena accaduto: "Ma quello è il Torino!", esclama in dialetto. Don Ricca trova le maglie granata con lu Scudetto cucito. Non ci sono più dubbi.

 

La notizia si diffonde rapidamente e oltrepassa i confini nazionali, facendo rapidamente il giro del Mondo. Nello schianto avevano perso la vita Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Operto, Ossola, Rigamenti e Schubert, i 18 giocatori del Grande Torino che avevano preso parte alla trasferta a Lisbona. Con loro erano morti il D.g. Agnisetta, il consigliere Civalleri, il Direttore Tecnico Egri Erbstein, l'allenatore Lievesley e il massaggiatore Cortina, i tre giornalisti al seguito, ovvero Casalbore, Cavallero e Tosatti, l'organizzatore Bonaiuti e i 4 membri dell'equipaggio, fra cui il comandante Meroni.

 

Centinaia di persone provano a salire sul colle. Fra i primi c'è anche Vittorio Pozzo, ex Ct. della Nazionale, cui viene chiesto l'ingrato compito di riconoscere le salme sfigurate dei suoi ragazzi, che i carabinieri stavano via via estraendo.

 

Accetta e dopo aver individuato le prime salme, fra cui quella di Romeo Menti, che portava sulla giacca una spilla con il simbolo della Fiorentina, sente qualcuno che gli tocca le spalle. "Your boys",   "I tuoi ragazzi", gli dice un gigante avvolto in un impermeabile. È John Hansenil centravanti danese della Juventus, anche lui accorso a Superga per accertarsi con i suoi occhi di quello che era accaduto al Torino. Pozzo ha un primo mancamento.

Termina comunque il suo compito, non senza fatica, e la sera davanti ai periti nelle due camere mortuarie del cimitero, deve ripetere il riconoscimento salma per salma. 

 

"Uno per uno, li riconobbi tutti. - annoterà nelle sue memorie - Mi occupai di tutto, fuorché dei portafogli, dopo di aver controllato il contenuto di qualcuno di essi: lasciai al commissario di polizia la ingrata e delicata bisogna. Pochi dei giocatori erano deformati nelle fattezze, parecchi avevano perduto le scarpe od addirittura ambo i piedi come tanti soldati in guerra. Il solo allenatore inglese, Lievesley era perfettamente intatto".

 

Quando deve pronunciare gli ultimi 2 nomi,  l'ex C.t., che fino a quel momento aveva mantenuto una forza incredibile, stramazza però per terra. Sono Martelli e Maroso, 25 e 23 anni. Gli riconosce per eliminazione, dato che i loro corpi sono completamente straziati. 

 

LA COMMEMORAZIONE E IL RICORDO

 

"Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta", scrive Indro Montanelli nel suo pezzo commemorativo per il 'Corriere della Sera'.

 

Il 5 maggio 1949 tutta Italia si risveglia avvolta in un lutto e in un dolore insostenibile, facendo proprie le parole del noto giornalista. Un'intera squadra, quella che era stata forse la più forte di sempre, sconfitta soltanto dal fato, aveva perso la vita nella tragedia aerea di Superga dopo quella disgraziata amichevole giocata a Lisbona. Decisa all'ultimo, con un cambio di programma.

 

"Se si fosse giocata l'amichevole programmata a Cagliari il 4 maggio,  - sottolinea lo storico dello sport, Fadda - sicuramente non sarebbero stati a Torino quel pomeriggio verso le 17. Sarebbero rientrati il giorno dopo, il 5, con una situazione climatica differente e non sarebbe accaduto loro nulla. Purtroppo le cose andarono come sappiamo...". 

 

Il 6 maggio a Palazzo Madama è allestita la camera ardente, con tutte le bare delle vittime allineate. Oltre mezzo milione di persone presenziano ai funerali, fra cui rappresentanze di tutte le squadre italiane e di molte squadre straniere , un giovane Andreotti a nome del Governo ed il Presidente della FIGC, Ottorino Barassi, che fece l'appello della squadra come se il Torino dovesse scendere in campo. Il giornalista Vittorio Veltroni effettua per la RAI la radiocronaca in diretta delle esequie.

 

La FIGC proclama altresì il Torino Campione d'Italia per la 5ª volta consecutiva, con le ultime 4 giornate che vengono disputate dalle formazioni Primavera delle varie squadre. I giovani granata vincono le 4 partite rimanenti, chiudendo il torneo a 60 punti, 5 di vantaggio sull'Inter. Ma è un successo amarissimo. Valentino e gli altri invincibili non c'erano più. Spazzati via troppo presto da un beffardo destino.

 

Il 26 maggio seguente al Comunale di Torino è organizzata un'amichevole internazionale il cui incasso è devoluto ai famigliari delle vittime di Superga. In campo da un lato ci sono il grande River Plate di Alfredo Di Stefano, dall'altro il Torino Simbolo,  una squadra composta da undici fuoriclasse prestati da tutte le squadre italiane, che indossano la maglia granata. Per il Toro vanno in campo  Sentimenti IV, Manente, Furiassi, Annovazzi, Giovannini, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Nello splendido ma triste resoconto di cui sopra ( complimenti a chi lo ha elaborato ) 2/3 passaggi hanno oltremodo

sollecitato la mia attenzione

 

A ) Il fatto che il comandante di quel volo si chiamasse .. " MERONI " .. anche perchè, la mia mente, mi ha subito rimandato

a GIGI MERONI, l'estroso e validissimo giocatore del Torino che suscitò assai l'interesse della Juventus e fu ad un passo

dall'indossare il " bianconero " ( e che forse l'avrebbe " indossato " nel momento in cui le vibranti proteste dei tifosi granata

si fossero più o meno chetate ) e che, come ho accennato ne post di apertura, venne prematuramente a mancare in quanto

investito da un'auto ! Sarà, anzi, è un caso ... peccato che sia stato un " perfido e tragico caso "

 

B ) Il primo giocatore che salì a Superga .. fu .. il nostro JOHN HANSEN : UN VERO GENTLEMAN .. UN VERO SPORTIVO ..

UNA PERSONA CHE DAVA TUTTO PER LA MAGLIA CHE INDOSSAVA .. MA NEL CONTEMPO .. HA SEMPRE TENACEMENTE

" COMBATTUTTO " SUL TERRENO DI GIOCO ACCOMPAGNATO E SORRETTO DA MASSIMA LEALTA'  ED ASSOLUTO RISPETTO

NEI CONFRONTI DEGLI AVVERSARI .

 

C ) NEL " TORINO SIMBOLO " ERANO PRESENTI BEN 4 GIOCATORI DELLA JUVENTUS

BONIPERTI - HANSEN - SENTIMENTI IV - MANENTE -  più  .ehm ANGELERI  e MUCCINELLI ( che subentreranno ad ACHILLI  &  NYERS )

 

" E' ANCHE .. E SOPRATTUTTO .. GRAZIE A GENTE COME LORO .. SE DA SEMPRE .. E PER SEMPRE .. SI PARLERA' DI .. " STILE JUVE " 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Il resoconto della tragedia è dei momenti precedenti è da pelle d'oca...non si può empaticamente non soffrire per una tragedia così assurda e incredibile anche a distanza di tempo...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Tratto dal " Sito Ufficiale  del Torino F.C. 1906 "  ... .ehm

 

 

4 maggio 1949: la tragedia4 maggio 1949: la tragedia di Superga

 

La sequenza trionfale del Grande Torino si interruppe tragicamente il 4 maggio 1949 alle ore 17,05. I giocatori del Torino tornavano a casa da una trasferta contro il Benefica, concordata tra i due capitani delle squadre.

 

Mazzola e Ferreira si erano conosciuti in occasione della gara tra Italia e Portogallo giocata a Genova. Ferreira chiese a Capitan Valentino di disputare con un’amichevole contro il Torino in occasione del suo addio al calcio. Mazzola si disse d’accordo e l'intesa fu presto raggiunta. L’incontro fu fissato per martedì 3 maggio 1949 ed il Torino ottenne dalla Federazione il permesso di anticipare al 30 aprile la sfida con l’Inter.

 

La gara contro il Benfica fu una vera amichevole, la formazione granata sconfitta 4-3 con grandi applausi al capitan Ferreira che abbandonava il calcio, in uno stadio gremito da quarantamila persone.

 

Il giorno seguente, il 4 Maggio, l'intera squadra salì sul trimotore I-Elce per fare ritorno a casa. Il tempo era pessimo con nuvole basse e pioggia battente. Dopo l'ultimo contatto con la stazione radio, forse a causa del maltempo o di un guasto all’altimetro, l'aereo si schiantò contro la Basilica di Superga, avvolta in una fitta nebbia. Erano le 17,05 del 4 maggio 1949.

 

Prime immagini della tragedia

 

 

Lo sgomento fu enorme ed il compito più triste di tutti toccò a Vittorio Pozzo, che dovette procedere al riconoscimento delle salme dei suoi ragazzi. Nella tragedia di Superga perirono trentuno persone fra atleti, dirigenti, giornalisti e membri dell'equipaggio.

 

Nell'incidente persero la vita: i giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert e gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri.

 

Morirono inoltre tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa) ed i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi.

 

 

I funerali a Torino

 

I funerali a Torino

Una lunga, ininterrotta processione rese omaggio alle bare allineate a Palazzo Madama e mezzo milione di persone partecipò ai funerali il 6 maggio 1949. L'intera città di Torino si strinse attorno alla squadra, vero simbolo di un'epoca.

 

Erano presenti alle esequie rappresentanze di tutte le squadre italiane e di molte squadre straniere, un giovane Andreotti in nome del governo ed il Presidente della Federazione Gioco Calcio, Ottorino Barassi, che fece l'appello della squadra come dovesse scendere in campo. Scrisse Indro Montanelli: "Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta."

 

Di quella grande squadra si salvarono solo tre giocatori che per svariati motivi non parteciparono alla trasferta portoghese: il secondo portiere Renato Gandolfi che cedette il posto a Dino  Ballarin, Sauro Tomà infortunato al ginocchio e Luigi Gandolfi, un giovane del vivaio granata. Si salvarono anche Ferruccio Novo, alle prese con una brutta broncopolmonite, ed il grande telecronista Nicolò Carosio che rimase a casa per la cresima del figlio.

 

La stagione 1948/49 fu portata a termine dalla formazione giovanile del Torino, che disputò le restanti quattro gare contro le formazioni giovanili delle altre squadre. Il Torino vinse tutte le rimanenti partite, chiudendo il campionato 1948/49 con 60 punti, cinque di vantaggio sull’Inter, seconda in classifica. Ma fu un trionfo amaro, segnato dall’indelebile ricordo della tragedia.

 

Il 26 maggio 1949 venne organizzata allo stadio Comunale una partita il cui incasso era destinato ai familiari delle vittime.

Contro il grande River Plate si schierò il Torino Simbolo, un gruppo di undici fuoriclasse prestati da tutte le squadre, che indossarono la maglia granata. Per il Toro giocarono Sentimenti IV, Manente, Furiassi, Annovazzi, Giovannini, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi, mentre stella degli argentini era Di Stefano. In un Comunale al limite della capienza la partita-spettacolo terminò 2-2.

Aveva così inizio il dopo-Superga.

 

 

C'è qualche " leggera " discrepanza rispetto al resoconto precedente ma, visto e considerato " l'evento "  di cui stiamo narrando, non è proprio il caso

di guardare il cosiddetto " pelo nell'uovo " . 

 

Trovo veramente impressionante la marea di folla che intese rendere il " Dovuto e Doveroso Omaggio " a tutti coloro, nessuno escluso, che persero 

la vita in quella immane tragedia ... e sono certo, anzi certissimo che, oltre ai sostenitori del Torino, in quella vera e propria debordante marea di

persone, vi fossero anche tantissimi tifosi di altre squadre .. nessuna esclusa ... a cominciare dai supporters bianconeri ( e non escludo affatto che,

molti di coloro che non nutrivano particolare interesse per il Giuoco del Calcio, fossero ugualmente lì presenti )

 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
23 minuti fa, italiauno61 ha scritto:

Il resoconto della tragedia è dei momenti precedenti è da pelle d'oca...non si può empaticamente non soffrire per una tragedia così assurda e incredibile anche a distanza di tempo...

Carissimo, HAI COLTO APPIENO IL SENSO DI QUESTO TOPIC .. E DEGLI " ALLEGATI " CHE STO, IN SECONDA BATTUTA, PROPONENDO ! 

 

Sei una Persona Speciale, sia per ciò che concerne la tua Juventinità , sia per quel che riguarda la tua Sensibilità ! 

 

In pratica ce la stiamo " cantando e suonando  solo io e te " : INCREDIBILE ... NON HO PROPRIO PAROLE " 

 

Auguro a te e famiglia tutto il bene possibile, .salveStefano !

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Caro 29 maggio 1985, complimenti come sempre per queste tue “narrazioni “ in tema Juventus...

Posso solo aggiungere che da bambino ebbi il piacere di conoscere il Barone Giovanni Mazzonis, e suo nipote Signor Nanni che ci portava ogni tanto palloni “usati” dalla squadra, a noi che giocavamo su un bel campo facente parte del “villaggio” annesso ad un loro stabilimento tessile fuori Torino, sul modello delle industrie anglosassoni....

Bei temp....

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Io ero presente in piazza San Carlo a quei funerali, mio padre era un grande tifoso granata( io e mia madre eravamo juventini) e fu uno dei pochissimi che si recò a Superga dopo la tragedia conservo ancora un piccolo pezzo di alluminiò del veicolo, ho ancora presente quel giorno e devo dire che in vita mia non ho più visto esequie partecipate da una folla immensa, incredibile praticamente tutta la Città a prescindere dal tifo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Volevo chiedere al mitico Stefano un suo parere/racconto su di un film del 1950 intitolato L'Inafferrabile 12 con protagonista il grande Walter Chiari che nella comica trama arrivò a vestire la maglia di portiere titolare della nostra Juventus,in rete si trovano degli spezzoni del film ma quanto ad informazioni nisba...nel corso del film si vede ad esempio un allenamento di un portiere (era davvero quello della Juve dell'epoca?) e nel finale un incontro tra Juve e Roma con Walter in porta,ad affiancarlo erano dei veri giocatori(uno di sicuro,era Boniperti) ? Grazie in anticipo per tutto quello che riuscirai a rivelarci e ovviamente grazie per tutti i tuoi preziosi contributi!!! 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, Nonseinormale65 ha scritto:

Volevo chiedere al mitico Stefano un suo parere/racconto su di un film del 1950 intitolato L'Inafferrabile 12 con protagonista il grande Walter Chiari che nella comica trama arrivò a vestire la maglia di portiere titolare della nostra Juventus,in rete si trovano degli spezzoni del film ma quanto ad informazioni nisba...nel corso del film si vede ad esempio un allenamento di un portiere (era davvero quello della Juve dell'epoca?) e nel finale un incontro tra Juve e Roma con Walter in porta,ad affiancarlo erano dei veri giocatori(uno di sicuro,era Boniperti) ? Grazie in anticipo per tutto quello che riuscirai a rivelarci e ovviamente grazie per tutti i tuoi preziosi contributi!!! 

L'inafferrabile 12 - Film in streaming ita: scopri dove vederlo online  legalmente - Filmamo - Cerca.Trova.Guarda         Juventus e cinema: quando Buffon era Walter Chiari - Calcio - La Repubblica         

 

 

Cast L'inafferrabile 12

 
 
Trama da " Mymovies " :
 
Quando alla Sisal, da poco diventata Totocalcio, si vinceva col 12, Carletto Esposito, messo in orfanotrofio perché 13° figlio, incontra casualmente il fratello gemello, portiere donnaiolo della Juventus. Complicazioni ed equivoci a catena. Scritto da Steno & Monicelli su misura per Chiari in doppia parte, ironizza sul melodramma e sulla Sanson nella parte di sé stessa e fa la parodia dell'italiano medio, tifoso di calcio e sedentario.
 
Dietro la sigla I.C.S. (Industrie Cinematografiche Sociali), si cela la famiglia Agnelli, per la prima volta produttrice di un film
 
Trama da " WIKI "
 
Due fratelli gemelli (entrambi interpretati da Walter Chiari) cresciuti e mai incontratisi (a causa del fatto che il padre con la coppia avrebbe avuto 13 figli e quindi per scaramanzia ne rinchiuse uno in un orfanotrofio), l'uno portiere titolare della Juventus e l'altro impiegato in un banco del Lotto, finalmente si incontrano e gli equivoci, tipici della situazione (l'imbranato dei due sostituirà persino il fratello in una partita della Juventus), si sprecano.
 
Personaggi e interpreti
 

- Personalmente ho un ricordo piuttosto vago che, peraltro, non risale al 1950 e/o 1951, ma a qualche anno dopo - 

 

Grazie a te per aver apprezzato e partecipato . 

 

Cordialmente, .salveStefano !

 

P.S. - solo per informazione

 

-  sia nel 1949/50, che nel 1950/51, i portieri della Juventus erano: GIOVANNI VIOLA - FILIPPO CAVALLI 

 

- e lo saranno anche nel 1951/52 - e - 1952/53 

 

- nel 1953/54 la " nuova coppia " sarà formata da GIOVANNI VIOLA - ELIO ANGELINI 

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, NaneVecchina ha scritto:

Caro 29 maggio 1985, complimenti come sempre per queste tue “narrazioni “ in tema Juventus...

Posso solo aggiungere che da bambino ebbi il piacere di conoscere il Barone Giovanni Mazzonis, e suo nipote Signor Nanni che ci portava ogni tanto palloni “usati” dalla squadra, a noi che giocavamo su un bel campo facente parte del “villaggio” annesso ad un loro stabilimento tessile fuori Torino, sul modello delle industrie anglosassoni....

Bei temp....

 

1 ora fa, YUMA ha scritto:

Io ero presente in piazza San Carlo a quei funerali, mio padre era un grande tifoso granata( io e mia madre eravamo juventini) e fu uno dei pochissimi che si recò a Superga dopo la tragedia conservo ancora un piccolo pezzo di alluminiò del veicolo, ho ancora presente quel giorno e devo dire che in vita mia non ho più visto esequie partecipate da una folla immensa, incredibile praticamente tutta la Città a prescindere dal tifo.

Stupendi e toccanti aneddoti : mi avete commosso, Grazie di cuore ad entrambi !

 

Auguro a voi ed ai vostri cari il " meglio " sotto ogni punto di vista ! 

 

Cordialmente, .salveStefano !

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

.... tratto da " SBS Italiano " del o4/05/2019 ...  .ehm 

 

I sopravvissuti dimenticati del Grande Torino

 

Sauro Tomà e Renato Gandolfi furono gli unici a salvarsi dalla tragedia di Superga perché non salirono mai su quell’aereo.

 

Il Grande Torino è stata una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi. Negli anni a cavallo tra la fine della seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra vinse cinque scudetti e i suoi giocatori rappresentavano l'ossatura della nazionale italiana 

 

Una squadra meravigliosa che il destino portò via a tutti i familiari, amici, tifosi e appassionati di sport in un piovoso pomeriggio del 4 maggio 1949, nella sciagura aerea nota come Tragedia di Superga, in cui morì tutta la squadra assieme agli allenatori, ad alcuni dirigenti sportivi, a tre giornalisti molto conosciuti e a tutti i membri dell'equipaggio.

 

Grande Torino 2

 

The "Grande Torino" landing in Lisboa for its last game before the plane crash.

( Il " Grande Torino " atterra a Lisbona per la sua ultima partita prima del disastro aereo ) 

 

Il Torino era una delle squadre più amate d'Italia anche perché rappresentava una fonte di gioia, speranza ed orgoglio in un'Italia divisa, occupata, invasa e ridotta in macerie dalle vicende della guerra.

 

Era una macchina da gol e spettacolo, dai suoi tifosi che riempivano il vecchio stadio Filadelfia per applaudire i loro eroi guidati dal grande Valentino Mazzola, padre di Sandro, e con in campo giocatori formidabili. Dalla mezzala destra Ezio Loik sino al leggendario portiere Valerio Bacigalupo.

 

E anche se le competizioni internazionali erano ancora avventurose e pionieristiche, specialmente in un'Europa funestata dal conflitto, era chiaro a tutti che il Torino fosse "de facto" la squadra più forte del mondo.

 

Il tutto era iniziato 10 anni prima della tragedia di Superga, nell'estate del 1939, quando l'industriale Ferruccio Novo – che da ragazzino aveva giocato nelle giovanili del Torino – si instaurò alla presidenza della squadra.

 

5 titoli nazionali consecutivi – se non si considera l'interruzione della serie nel Campionato Alta Italia del 1944, conosciuto anche come "campionato di guerra" - tra il 1943 e il 1949, e una Coppa Italia nel 1943. E grazie a questo successo, il Torino fu la prima squadra a centrare il doppio successo scudetto-coppa nazionale nella stessa stagione.

 

Torino FIAT

 

 The Torino-FIAT team which competed in the "war league" in 1944.

( IL " TORINO - FIAT " squadra che partecipò al " Campionato di guerra " del 1944 ) 

 

L'ultimo degli scudetti vinti fu quello del 1948-49. Durante una stagione combattutissima tra i campioni d'Italia granata e le due milanesi, il Toro si presentò a San Siro, a cinque giornate dal termine con 4 punti di vantaggio sull'Inter. E due giorni dopo i granata erano attesi per un'amichevole a Lisbona, in Portogallo contro il Benfica. Una trasferta che si rivelerà fatale per la squadra.

 

E si dice che il presidente torinista avesse deciso di lasciar partire la squadra per il Portogallo soltanto in caso di vittoria o pareggio a San Siro, altrimenti avrebbe cancellato l'appuntamento per premettere alla squadra di concentrarsi sul campionato.

 

Sarebbe bastato un gol dell'Inter per scongiurare la tragedia, ma quel giorno, a Milano, il grande portiere Bacigalupo fu insuperabile. E così il destino volle che quella squadra meravigliosa partisse per non tornare mai più.

 

Lo stesso destino che invece salvò le vite di due calciatori della rosa granata: Sauro Tomà e Renato Gandolfi.

 

Sauro Tomà, difensore grande amico di Valentino Mazzola, non salì su quell'aereo perchè infortunato. Durante una partita riportò una lesione ai legamenti del ginocchio, dando così il via ad una serie di assenze in campionato. Quando il Torino partì per Lisbona, il medico granata non gli diede il consenso per giocare.

 

Sauro Toma    SAURO TOMA' 

 

 

Tomà, che aveva perso tutti i suoi compagni e amici nella tragedia, giocò ancora una stagione al Torino, ma non riuscì a sostenere il peso emotivo della sua permanenza e iniziò a migrare da una squadra all'altra prima di ritirarsi definitivamente dal calcio nel 1955, quando concluse la sua carriera nel Bari.

 

A quel punto Tomà tornò a vivere a Torino, vicino allo stadio Filadelfia, e per il resto della sua lunga vita continuò a ricordare, in iniziative organizzate dalla società e dai tifosi, i suoi compagni di squadra scomparsi, anche attraverso la produzione di libri di memorie.

Tomà è scomparso il 10 aprile del 2018 all'età di 92 anni, ma non è stato l'unico a tenere vivo il ricordo dei compagni caduti a Superga.

 

L'altro giocatore della prima squadra a sopravvivere al disastro aereo fu il secondo portiere, Renato Gandolfi. Nel suo caso, la mano del destino appare ancora più evidente.

 

In occasione della trasferta in Portogallo gli fu imposto di lasciare il suo posto a Dino Ballarin, il terzo portiere, su pressione del fratello Aldo, titolarissimo del Grande Torino. Renato Gandolfi reagì con sdegno alla notizia, che parve a lui come un'ingiustizia. E se anche di ingiustizia si fosse trattato, fu questo fatto che gli salvò la vita evitandogli di essere coinvolto nella tragedia di Superga. 

 

Renato Gandolfi  

 

Renato Gandolfi (in black) playing for Legnano in 1951.

( Renato Gandolfi - in nero - giocatore del Legnano nel 1951 ) 

 

Gandolfi continuò a giocare tra serie A e Serie B, eguagliando il primato di rigori parati in una stagione di serie A, cinque; primato che resistette fino al 2011, quando fu battuto dall'attuale portiere dell'Inter Samir Handanovič, che a quel tempo giocava nell'Udinese.

 

Lasciato il mondo del calcio, si stabilì definitivamente nella zona di Genova e si dedicò alla pallanuoto. Tra i suoi risultati più importanti, la promozione al campionato di Serie A ottenuta allenando la Mameli Voltri. E i suoi due figli Ferdinando e Roberto Gandolfi divennero entrambi olimpionici di pallanuoto giocando nel grandissimo "Settebello" azzurro.

 

 


 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Tratto dal sito " Aldo e Dino Ballarin " ( trattasi di un sito assai ben strutturato che, tutti gli amanti del " Giuoco del Calcio ",

al di là della squadra per cui intensamente batte il loro cuore, andrebbe visitato : si è nella " Leggenda del Vero Calcio " 

in senso lato, e soprattutto, senza parvenza alcuna di qualsivoglia artificiosa polemica e/o distorsione della realtà.

Il tutto viene proposto e presentato con garbo sia per ciò che concerne l'esposizione che i contenuti : Complimenti ! ) 

 

26/05/1949
ORE 16.40
TORINO “SIMBOLO” - RIVER PLATE 2-2 (1-1)
Torino “Simbolo”: Sentimenti IV (Juventus), Manente (Juventus), Furiassi (Fiorentina), Annovazzi (Milan), Giovannini A. (Inter), Achilli (Inter), Nyers I (Inter), Boniperti (Juventus), Nordhal III (Milan), Hansen J. (Juventus), Ferraris II (Novara). Sostituzioni: Moro (Bari) per Sentimenti IV; Angeleri (Juventus) per Achilli; Muccinelli (Juventus) per Nyers I; Lorenzi (Inter) per Nordhal III.
River Plate: Carizzo, Vaghi, Soria, Jacono, Rossi, Ramon, De Cicco, Col, Di Stefano, Labruna, Lostau.
Arbitro: Scherz (Svizzera).
Reti: Nyers I 24' (T), Labruna 25' (R), Annovazzi 47' (T), Di Stefano 81' (R).
Spettatori: 40.000
Se River Plate e Torino si fossero incontrati prima della tragedia di Superga, sarebbe stata sicuramente un’amichevole, perché eventi ufficiali che mettessero contro squadre di continenti diversi non ne esistevano. La prima partita tra Torino e River Plate fu giocata invece il 26 maggio 1949: un incontro commemorativo perchè della squadra del Torino in campo in quella partita c’è solo il simbolo. In questa partita c'è un bel gesto di solidarietà, forse l'unico che la storia del calcio ricordi. Il Torino del presidente Ferruccio Novo ha saputo vincere tutto in patria e farsi conoscere anche all’estero: un tour in Brasile nel luglio del 1948, una vittoria a Barcellona nel 1947, tante presenze dei giocatori granata con la maglia azzurra e la trasferta a Lisbona, da cui il Torino non è più tornato. Nessuna partita in Argentina. Tra il 1941 e il 1947 il River Plate ha rappresentato il meglio del calcio argentino: ha vinto quattro campionati e tre Coppe Ricardo Aldao, ha messo in mostra un gioco basato su possesso palla, tocchetti e scambi di posizione che sembrano dettati da un timing perfetto. Così il presidente del River Plate, Antonio Liberti, appena appresa la notizia dell’incidente aereo decide che il suo River debba recarsi in Italia per rendere omaggio a questa squadra che ormai non c’è più. Il River Plate arriva a Roma in aereo da Buenos Aires dopo 34 ore di volo e scali e arriva il 25 maggio a Torino sempre in aereo. Ad appena ventidue giorni da quel 4 maggio è in campo per disputare una partita il cui ricavato andrà in parte alle famiglie delle vittime. In campo ci sono Vaghi in difesa, Yácono a centrocampo, Labruna e Loustau in attacco, ma di punta c’è un certo Alfredo Di Stefano, un ragazzo che farà molta strada. Di fronte al River Plate si schiera una squadra composta da giocatori di Juventus, Inter, Milan come Sentimenti IV, Boniperti, Nyers e Nordahl, il fiorentino Furiassi, il portiere del Bari Giuseppe Moro (che la stagione successiva giocherà col Toro) e Pietro Ferraris del Novara (che invece era rimasto a Torino fino alla stagione precedente). Il nome scelto è Torino Simbolo e non c’è bisogno di spiegare il perché. Il risultato finale è 2-2 e sul tabellino dei marcatori finiscono Nyers, Labruna, Annovazzi e Di Stefano. Il River Plate se ne riparte il giorno dopo per l’Argentina, perché il campionato lo attende, ma il legame creatosi tra il Torino e la squadra platense è così forte che non di rado negli anni Cinquanta si vedranno i torinisti giocare in maglia bianca con striscia granata diagonale e il River Plate in maglia granata.

 

NON PERDETEVI QUESTO VIDEO : SAREBBE UN VERO E PROPRIO .. PECCATO MORTALE ... .ehm

 

 

 

 

 

.... qui si parla di GIAMPIERO BONIPERTI sia all'inizio che alla fine di questo breve video ... .ehm 

 

 

 

.. ed in più di un'occasione mi è capitato di leggere che il nostro grandissimo Calciatore/Presidente assai si rammaricava

perchè di quella partita contro il RIVER PLATE non vi era immagine alcuna di lui con la " MAGLIA GRANATA " .. L'UNICA VOLTA

IN CUI L'AVEVA INDOSSATA .. MA L'AVEVA INDOSSATA CON ORGOGLIO ANCHE E SOPRATTUTTO PER RENDERE IL DOVUTO

E DOVEROSO OMAGGIO A DEI GIOCATORI CON I QUALI, AL DI FUORI DEL TERRENO DI GIOCO, AVEVA SEMPRE AVUTO RAPPORTI 

INTERPERSONALI BASATI SUL MASSIMO E REICPROCO RISPETTO !

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

...... e se lo dice lui ...  .ehm

 

 

 

 ALTRO NON DOBBIAMO FARE CHE ALZARCI IN PIEDI  E RENDERE IL DOVUTO OMAGGIO SIA AL MITICO BONIPERTI  CHE A QUEL GRANDE TORINO 

 

GRAZIE DI TUTTO GIAMPIERO BONIPERTI  

 

MI MANCHI .. COSI' COME MANCHI A TUTTI COLORO CHE TI HANNO APPREZZATO SIA NELLA VESTE DI CALCIATORE CHE IN QUELLA DI PRESIDENTE,

MA SOPRATTUTTO, COME " LEALE SPORTIVO .. E .. GRANDE UOMO "

 

SI SCRIVE E SI LEGGE " BONIPERTI " .. MA SI PRONUNCIA .. " JUVENTUS "

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
36 minuti fa, 29 MAGGIO 1985 ha scritto:

Edit 

 

Se mi posso permettere, questa discussione è illeggibile. 

Le sue discussioni, in genere, mi risultano a dir poco prolisse, dispersive, ridondanti. 

È, soprattutto, completamente scollate dalla realtà attuale. Sono anacronistiche non per i contenuti (ottimi e meritori), ma per la forma. 

 

Mi permetto di fare questa osservazione solo perché ho stima di ciò che lei propone, e ritengo i suoi contenuti tra i pochissimi degni e pertinenti con ciò che dovrebbe essere un forum di tifosi. 

 

Come già da più voci è stato detto, lei meriterebbe di portare avanti una specifica sezione storica del forum. 

In mancanza di tale spazio, mi permetto di suggerirle una modalità divulgativa un pò più in linea con la soglia di attenzione (quasi inesistente) che ormai impera nella nostra società. Provi a condensare tutte queste nozioni in brevi pillole storiche, più circoscritte e concise.

Magari, così facendo, il numero di utenti che riuscirebbe a raggiungere in modo efficace sarebbe maggiore, distogliendo per alcuni istanti gli stessi dallo svolgimento delle attività principali: l'insulto sparso e variegato, il lamento per partito preso, il commento a qualunque costo. 

 

Grazie davvero per quanto prova a fare, e mi scusi per l'intromissione e il consiglio non richiesto. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Sempre molto interessanti questi post sulla storia della nostra Juventus, sono lunghi sì ma ben scritti e colmi di curiosità! Grazie!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Grazie amico ,questo è un riassunto della grandissima e gloriosa storia della Juventus.Mi fanno rabbia quei tifosi che dicono :il tale giocatore è la Juve.Oppure questa è casa sua.Non sanno quel che dicono,anzi molto peggio perchè son pronti a svendere una storia gloriosa per un giocatore che oggi c'è domani sarà sostituito.Con uno più forte.Buona domenica .

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
13 ore fa, blue76 ha scritto:

Sempre molto interessanti questi post sulla storia della nostra Juventus, sono lunghi sì ma ben scritti e colmi di curiosità! Grazie!

 

3 ore fa, JuveXXXLsempre ha scritto:

Grazie amico ,questo è un riassunto della grandissima e gloriosa storia della Juventus.Mi fanno rabbia quei tifosi che dicono :il tale giocatore è la Juve.Oppure questa è casa sua.Non sanno quel che dicono,anzi molto peggio perchè son pronti a svendere una storia gloriosa per un giocatore che oggi c'è domani sarà sostituito.Con uno più forte.Buona domenica .

Grazie a voi per aver manifestato il vostro apprezzamento : siete veramente troppo gentili .

 

Vi auguro una serena Domenica, .salveStefano ! 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
22 ore fa, Giobstreet ha scritto:

Se mi posso permettere, questa discussione è illeggibile. 

Le sue discussioni, in genere, mi risultano a dir poco prolisse, dispersive, ridondanti. 

È, soprattutto, completamente scollate dalla realtà attuale. Sono anacronistiche non per i contenuti (ottimi e meritori), ma per la forma. 

 

Mi permetto di fare questa osservazione solo perché ho stima di ciò che lei propone, e ritengo i suoi contenuti tra i pochissimi degni e pertinenti con ciò che dovrebbe essere un forum di tifosi. 

 

Come già da più voci è stato detto, lei meriterebbe di portare avanti una specifica sezione storica del forum. 

In mancanza di tale spazio, mi permetto di suggerirle una modalità divulgativa un pò più in linea con la soglia di attenzione (quasi inesistente) che ormai impera nella nostra società. Provi a condensare tutte queste nozioni in brevi pillole storiche, più circoscritte e concise.

Magari, così facendo, il numero di utenti che riuscirebbe a raggiungere in modo efficace sarebbe maggiore, distogliendo per alcuni istanti gli stessi dallo svolgimento delle attività principali: l'insulto sparso e variegato, il lamento per partito preso, il commento a qualunque costo. 

 

Grazie davvero per quanto prova a fare, e mi scusi per l'intromissione e il consiglio non richiesto. 

Gentile utente  di questa virtuale " Agorà a tinte bianconere ", scusandomi per il ritardo nel porgerle un mio doveroso cenno di riscontro alla sua considerazione, ritardo dovuto ad  impedimenti  da collocare in ambito " familiare & dintorni ", eccomi a Lei .

 

Fatto salvo il suo sacrosanto diritto, e se vogliamo, dovere di manifestare il suo suo punto di vista ( siamo in un " forum " aperto a tutti, e ci mancherebbe che così non fosse. Ovviamente, conditio sine qua non, il tutto deve essere accompagnato e sorretto  da buone maniere e reciproco rispetto, modo d'agire che lei ha ampiamente dimostrato di avere in dote, e ciò le va riconosciuto ) prendendo spunto da ciò che ha scritto, desidererei esternare qualche mia banale riflessione.

 

A ) Questa discussione che Lei ritiene essere " illeggibile " ( assai " corposa ", in effetti lo è, ma, dati gli argomenti trattati, da un mio opinabile punto di vista, meritavano approfondimenti di ogni sorta e genere e mettere insieme questo " collage " è stata operazione assai ardua e complicata, e per assemblare il tutto, tra una ricerca e l'altra, tra una verifica ed una controverifica propedeutiche ad evitare refusi di ogni genere e sorta, ci son volute quasi due settimane ) ad altri utenti di VS, probabilmente dotati di chissà quali " speciali poteri ", è risultata essere " leggibile " .. e .. " godibile " : 10/15 minuti di lettura, che io sappia, non hanno mai ucciso nessuno ... anzi !

 

Il " dato oggettivo ", però, a mio parere è un altro : salvo le dovute e meritevoli eccezioni, da queste parti, incredibile ma vero, la " Storia della Juventus ", quella con la " S " maiuscola suscita il medesimo interesse che potrebbe suscitare in me il corso di " Filosofia in Ufologia " ( esiste davvero .. in Australia ), sta nel fatto che a distanza di circa una settimana dall'apertura di questo topic " le visite ", nonostante l'amplissima platea di iscritti a VS, sono state circa 700, una miseria, e poichè, come dicono in Toscana ... " leggere dura fatica " .. in molti si sono subito arresi .

 

B ) Le mie discussioni, come Lei ha scritto,  sono  " prolisse - dispersive - ridondanti ", e se mi è concesso, mi permetto di aggiungere,

" prosaiche - ampollose -patetiche - " accompagnate da un'esposizione  e/o forma che dir si voglia, obsoleta/arcaica decisamente 

 poco o niente in linea con le moderne " modalità divulgative " , ma, nonostante ciò, io non demordo e resto mentalmente ancorato

al mio passato .. al mio vissuto .. e me ne guardo bene dall'omologarmi ad un modo di proporsi e rapportarsi sia nella vita reale che in 

quella virtuale ( tipo questo forum - tra l'altro, rifuggo da qualsivoglia " social " : mi piace guardare la gente negli occhi e parlarci insieme )

che non mi appartiene e mai mi apparterrà .

 

C ) Se io sono qui, è solo ed esclusivamente perchè, probabilmente fin dal mio primo vagito " AMO LA JUVENTUS " e perchè ho avuto la

l'immensa fortuna di avere avuto un " MENTORE BIANCONERO " che l'ha amata come, se non più, di me .

 

D ) Non le nego che, il suo modo di proporsi, mi ha piacevolmente incuriosito :

prima è ricorso al " bastone " .. poi .. strada facendo .. è passato alla " carota " , ma lo fatto in maniera elegante, e di ciò le rendo merito !

 

Molti iscritti a  VS , " diversamente giovani " come il sottoscritto, e con i quali avevo instaurato un, seppur virtuale, amichevole rapporto,

hanno abbandonato il forum, anche e soprattutto, per ciò che del suo messaggio ho evidenziato in verde .. e .. detto tra noi, non escludo

che .. vabbè, dai, ci siamo capiti .. 

 

Cordialmente, .salveStefano !

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.