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Ataru Moroboshi

Ci ha lasciato Idris Sanneh, Juventino vero

Post in rilievo

Non guardando le partite seguivo quelli che il calcio sperando in un suo urlo... Segnale che avevamo appena fatto un gol... 

Grande Idris! 

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Quoto

Funerali Idris, la famiglia chiede di vestirsi bianconeri

 

"L'appuntamento per i funerali è al Cimitero di Bedizzole, Brescia, Lunedì 7 Agosto alle ore 11. Consigliamo agli amici ed amiche che volessero partecipare al saluto di vestirsi di colori chiari o di bianco e nero, notoriamente il suo abbinamento cromatico preferito".

 

Tuttosport.com

 

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"Crossobello"... "Annus zebratus"... 

 

Per anni sei stato uno dei pochi rappresentanti del tifo juventino in tv: divertente, appassionato e battagliero, nella prima trasmissione che iniziava a traghettare il campionato dalla radio alla televisione.
E chiamavi tutti "fratello"! 

 

Ma eri anche un uomo di cultura, e hai fatto da apripista per tanti! 


Ciao Idris, e sempre Forza Juve! 🙏

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"IDRIS SINDACO".

Questo lo striscione esposto al Delle Alpi durante il periodo elettorale del comune di Torino.

Non so perché, ma alla notizia della scomparsa, questo è il primo ricordo che mi è tornato alla mente.

Forse perché mi era piaciuta tantissimo la sua reazione nel leggerlo sullo schermo, tra il divertito e il commosso, con un sorriso molto dolce. 

Che la terra ti sia lieve, fratello 

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Idris, i funerali

"L'appuntamento per i funerali è al Cimitero di Bedizzole, Brescia, Lunedì 7 Agosto alle ore 11. Consigliamo agli amici ed amiche che volessero partecipare al saluto di vestirsi di colori chiari o di bianco e nero, notoriamente il suo abbinamento cromatico preferito".

 

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Personaggio squisito di una tv di altri tempi e dei miei ricordi da bambino.

Peccato che poi non abbia avuto la sua considerazione negli anni futuri dopo "quelli che il calcio".

 

Ciao Idris fratello bianconero.

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Grande juventino, ma anche persona intelligente, spiritosa, di buona cultura e di grandissima umanità. 
Specie in via d’estinzione, nello squallore dei media di oggi. 
 

Riposi in pace. 

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Il 5/8/2023 Alle 22:44, mrBurns ha scritto:

Non guardando le partite seguivo quelli che il calcio sperando in un suo urlo... Segnale che avevamo appena fatto un gol... 

Grande Idris! 

Idem 

 

Spiace tanto

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Si sono svolti questa mattina i funerali di Idris Sanneh, noto giornalista e personaggio tv, venuto a mancare venerdì sera per una probabile vasculite dalle cause ignote, come riportato dalla famiglia.

Una folla commossa ha salutato per l'ultima volta l'ex giornalista senegalese: durante il rito, sua figlia ha intonato e dedicato al padre No woman no cry di Bob Marley. 

Idris, tifosissimo della Juventus, uscì alla ribalta nel 1993 grazie a Quelli che il calcio nell'edizione condotta da Fabio Fazio: ha raccontato le partite dei bianconeri fino all'edizione del 2009. Per lui anche una piccola esperienza cinematografica partecipando al film "Tifosi" di Neri Parenti, dove è apparso in una scena insieme a Diego Abatantuono.

Idris, il ricordo dei colleghi

Molti i giornalisti che nella vita di tutti i giorni erano molto vicini ad Idris Sanneh: tra di loro hanno voluto ricordarlo con molto affetto, oltre al già citato Fabio Fazio, anche Simona Ventura e Marino Bartoletti, volti storici di Quelli che il calcio. Vivo anche il ricordo di Luciano Moggi tramite un tweet: "La tua morte mi ha colto impreparato. Ci eravamo salutati lo scorso 9 luglio a Padova. Non mi sarei mai aspettato che fosse l’ultima volta in cui avremmo scherzato insieme. Eri un amico vero. Sei sempre stato al mio fianco ed hai combattuto per me. Idris, mi mancherai. Riposa in pace".

 

fonte: Tuttosport

 

 

In mattinata la cerimonia funebre del giornalista e conduttore che si è spento a 72 anni. Il ricordo della figlia Hadin: «Parlava il dialetto bresciano e diceva Inshallah»


Morire in agosto è un po' come nascerci, in agosto. Corri il rischio che nessuno venga alla tua festa. Anche se è l'ultima, quella in cui ci si dice addio. Non è stato così per Edrissa Sanneh, per tutti Idris. Quattrocento, cinquecento persone ad accompagnarlo per l'ultimo miglio nella sua Bedizzole lunedì mattina alle 11. «Mai visto un funerale così» dice un anziano signore intento a pascolare il nipotino nel prato antistante la struttura che domina l'abitato sul colle morenico.

Spillo Altobelli e Marino Bartoletti in prima fila, accanto alla famiglia. Un gonfalone della sua squadra del cuore, la Juve, e un non meglio identificato dirigente con tanto di completo societario. Soprattutto, il suo pubblico. Bianchi e neri. Come la Juve, appunto. C'è odore di fieno. L'erba del prato che domina il piano rialzato del cimitero è stata tagliata di recente, poi i temporali hanno fatto il resto. Stupenda giornata per salutare l'uomo, il giornalista, il tifoso, l'intellettuale e, certo, il suo tratto più importante, distintivo: il pioniere dell'uguaglianza e dell'integrazione. Almeno alle nostre latitudini. Il che, se non è una cosa scontata oggi, immaginate quarant'anni fa, quando qui in provincia la gente di colore la si vedeva quasi esclusivamente sulle cassette delle offerte in chiesa.

 

Dall'Africa all'Italia è un bel salto. Da Perugia a Brescia, la città industriale, la città ricca di possibilità ma al contempo capace di stritolarti nel suo produttivismo esasperato, è - se possibile - un salto mortale. Coraggioso, Idris, lo è stato. Forse anche fortunato: la fortuna di aver incontrato sulla strada persone che gli hanno voluto bene fino all'ultimo. Marino Bartoletti su tutti: «L'ho conosciuto esattamente trent'anni fa a "Quelli che il calcio" e non pensavo che nella mia vita avrebbe fatto irruzione questo ciclone di simpatia, di bontà, di cultura, di empatia. Ci ha fatto tanti regali, oggi (ieri per chi legge, ndr) ci ha fatto un grande dispetto». 

Negli anni Novanta Idris è stato televisione, calcio, cultura ma anche - a suo modo - eleganza: «Pur nella sua effervescenza è stato un uomo elegante e profondo - ha proseguito Bartoletti - ed è stato anche una scorciatoia importante verso quella integrazione che allora non era esattamente in agenda». Quegli anni Novanta che hanno cementato rapporti più resistenti del tempo, delle carriere, della geografia stessa. Come con Spillo Altobelli: «Andavamo in vacanza insieme, siamo andati nella mia Sonnino (in provincia di Latina, dove il calciatore è nato nel 1955, ndr) e lo scorso anno siamo partiti in cinque in auto e siamo arrivati a Patti, in Sicilia. Quest'anno non se l'è sentita di replicare, era stanco. Mi chiamava spilungone, nel nostro gruppo di amici non potevamo fare a meno di lui, questa è la semplice verità. Mi ha lasciato un fratello».

Prima di calare il feretro nella terra che lo ha accolto ormai mezzo secolo fa, lui studente meritevole venuto dal Senegal (anche se era nato in Gambia il 2 gennaio del 1951), la figlia Hadin prende la parola. È un epitaffio che si sovrappone alla preghiera rituale in pulaar, il suo idioma nativo. Treccine bionde e more, Hadin racconta il padre, e dipinge in pochi tratti il suo sorriso, intelligente e autoironico che lo ha contenuto: «Parlava il dialetto bresciano e diceva Inshallah. Aulico e popolare... aulico e popolare». Poi, fra gli applausi, parte una canzone, a cappella. È «No woman, no cry» di Bob Marley.

 

fonte: Corriere della Sera edizione Brescia

 

 

 

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"Mio padre parlava in dialetto bresciano e diceva 'Inshallah'. Un uomo colto, simpatico e un uomo nero. Ma è stato talmente intelligente da riuscire a entrare nelle case di tutti, anche dei più razzisti. Mio padre c'era". Inizia così l'ultimo saluto di Francesca Hadija, una delle figlie di Idris Sanneh, morto pochi giorni fa. Un discorso travolgente, che ha abbracciato la vita del giornalista dalla sua quotidianità familiare alle sue più intime convinzioni umane e politiche.  "Era un uomo aulico e popolare - ha concluso - era comunista, era un uomo politico e tutto ciò che ha fatto in vita è stato politico. Era un uomo di giustizia". Al termine del discorso Francesca Hadija ha intonato la canzone 'No woman no cry', la preferita di Idris.  https://www.lastampa.it/sport/2023/08/07/video/addio_a_idris_il_toccante_discorso_della_figlia_mio_papa_da_uomo_nero_e_entrato_anche_nelle_case_dei_piu_razzisti-12985938/?ref=LSHPS

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Ha accompagnato i miei primi anni da appassionato di calcio e da tifoso di questi colori, in un'epoca dove non esistevano i social e quindi tutto era canalizzato su tv e quotidiani.

Ricordo come rimasi stupito di incontrare dal vivo un personaggio della tv, da ragazzino ancora mi sembrava una cosa incredibile. La circostanza è amara per tutti noi, era il rientro dalla trasferta di Monaco di Baviera nel 1997, lui su una panchina stravolto. Fu la mia prima batosta da tifoso, e in quegli occhi stralunati di Idris iniziai a capire cosa volesse dire perdere una finale. 

Riposa in pace fratello!

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