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ufobianconero

VIDEO Allegri a "Che Tempo che fa": "Resto alla Juve. Adani? Sono anni che mi spiegano come devo fare il mio lavoro. La Champions ci è rimasta di traverso"

Post in rilievo

Evidentemente alla società della champions non frega nulla, altrimenti

non si spiega il perseverare con questo allenatore. Ieri è riuscito a dire che con l’ajax abbiamo perso per 3-4 ripartenze e non sul piano del gioco...patetico 

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informati ascolta l'utente che ti da il suggerimento...ha cambiato versione oggi pomeriggio....default_asd.gif

Chi ha cambiato versione? Se intendi allegri dice sempre le stesse cose e l'avrebbe ripetute anche stasera se fazio non l'avesse interrotto

Ps: se ti riferisci a momblano, io parlavo di me stesso. Di Ronaldo alla juve ne ho parlato molto prima di momblano.

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1 minuto fa, scienzo ha scritto:

bisognerebbe capire il perchè, eventualmente, si continuerebbe insieme...per mancanza di sostituti a livello o per un a rela programmazione dle futuro.

Perché per me nessuno si aspettava di uscire con l aiax e non si ha altro perché si contava di fare un altro anno con lui. Quindi si rimanderà all'anno prox la programmazione di un nuovo ciclo. 

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1 minuto fa, Miralem ha scritto:
5 minuti fa, ArturoCR93 ha scritto:
Ti consiglio di iniziare ad informarti per le dentiere sefz 

Un anno fa ho parlato di ronaldo da noi prima di tutti, in un thread su serie a e campionati esteri che parlava di ronaldo, era appena dopo la nostra uscita contro il Real. Vediamo se ci prendo anche quest'anno. A me la mimica facciale di allegri e anche le sue parole danno l'idea di uno tutt'altro che sicuro di rimanere. Come quell'intervista di Ronaldo mi fece capire dalla mimica facciale che sarebbe venuto qui.

non la sapevo sta cosa di Ronaldo sefz però ricordati sempre pure te che se ha reagito così è perché io ho invitato tutti ad applaudire e seguire il mio esempio .sisi 

 

una volta puntualizzato ciò .sisi che Allegri voglia rimanere per me è cosa certa, io in questo caso diffido completamente della dirigenza (non c'è scritto sui postulati che sono perfetti a prescindere) temo che, restando con il cerino in mano, optino per l'usato sicuro già presente e residente (almeno nell'orticello italiano) 

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6 minuti fa, tiger man ha scritto:

Il tema è, la società ne ha pronto un altro? 

Non credo per me la società vorrebbe anzi vuole continuare con Allegri, allenatore aziendalista perfetto per quello piace tanto in società 

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4 minuti fa, scienzo ha scritto:

informati ascolta l'utente che ti da il suggerimento...ha cambiato versione oggi pomeriggio.....ghgh

pomeriggio? .uhm ma chi? 

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24 minuti fa, Basco Rosso ha scritto:

E quale mentalità serve in finale? Sono curioso perché io non credo che uno vada a giocare la finale per perdere, ma se tu hai la ricetta dalla alla Società così forse la prossima la vinceremo 

il dato di fatto è che le finali le sbagliamo, questo è evidente, io la ricetta non ce l'ho, ma mi piacerebbe vedere la squadra giocarsele, magari qualcosa cambierebbe. Comunque oh...se tu sei convinto che Allegri sia l'allenatore migliore per me va benissimo, contento tu... andiamo avanti così... personalmente quando sento certi discorsi da lui rimango allucinato.

Ti faccio un esempio: ieri ho sentito dire che se non avessimo sbagliato 2 o 3 passaggio fondamentali, non avremmo subito ripartenze dall'Ajax e non avremmo subito gol...io trovo che sia pazzesco sentire un discorso del genere quando l'Ajax ci ha preso letteralmente a pallate ed è stato un caso se non ne abbiamo presi 4.

Innanzitutto c'è mancanza di rispetto per chi ha giocato nettamente meglio e ha strameritato la qualificazione, inoltre significa dare la colpa ai tuoi giocatori (ingiustificabile e altra mancanza di rispetto), in terzo luogo azioni del genere ed errori del genere si vedono in tutte (ma proprio tutte!) le partite della Juve, anche con l'Empoli o il Frosinone, solo che poi certe squadre non hanno la qualità per fare gol e sbagliano, peccato che in Champions non sia così... Infine è possibile che lui non si chieda mai (conseguenza del punto precedente) il perché così spesso i nostri sbaglino passaggi? forse perché i giocatori sono lontani gli uni dagli altri e non c'è legame tra i reparti? forse perché non ci sono smarcamenti e movimenti che permettano di avere più soluzioni di passaggio? forse perché qualcuno è incapace di insegnarlo? perché il calcio è un gioco semplice e basta segnare un gol in più degli altri e fare meno errori? bravo! anche un bambino di 5 anni questo lo capisce, peccato che altri ragionano in altro modo e ti mettano in difficoltà in modo "semplice", cioè facendo pressing e impedendoti di fare passaggi semplici e poi ripartendo in modo organizzato e non casuale. 

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Adesso, tiger man ha scritto:

Appunto. Quindi lo blindano ed amen. D altronde l'altra domanda è chi prendere? 

Infatti lo rinnovano, secondo me con un biennale, vedi se non va così. .ehm 

Qualcuno ci potrebbe anche essere, ma non vedo la volontà ed il coraggio, soprattutto, di fare un certo passo.

 

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11 minuti fa, eracle ha scritto:

Non so cosa risponderti.

So solo che quando sono entrato in libreria (si, frequento quei postacci, ma credo di soffrire di una dipendenza dall'odore della carta dei libri ... ) e ho visto la gigantografia di Allegri in stile 007 mi sono posto la stessa domanda ...

 

ho trovato questo su ateralbus 😧 

 

se è così, e l'aspetto "teorico" (oh, the irony sefz ) prevale sulla biografia, allora potrebbe già essere un pelo più interessante rispetto ad una biografia di un calciatore

 



Sono un lettore avido e costante. Leggo molti saggi e poca narrativa, e ho cominciato ad apprezzare la letteratura calcistica diversi anni fa grazie agli aneddoti e l’audacia di Jonathan Wilson e Sandro Modeo. Rifuggo, tuttavia, le biografie di calciatori e allenatori, poiché le trovo estremamente superficiali e – al netto di qualche simpatico aneddoto di spogliatoio – di scarso interesse. Nella maturità di lettore e commentatore di calcio, ho infranto consapevolmente questa regola generale solamente per leggere i libri su Guardiola del grande Martí Perarnau Grau, e non ne sono pentito: per quanto non rendano giustizia all’immensità del personaggio, sono letture che hanno aggiunto comunque qualcosa al mio bagaglio culturale. La settimana scorsa, ho di nuovo infranto questa regola per leggere “È molto semplice”, il primo libro di Massimiliano Allegri. 

E l’ho fatto perché la narrazione sull’attuale allenatore della Juventus si è polarizzata su posizioni tossiche che hanno francamente tediato il fruitore e ridotto ai minimi termini il dibattito sul livornese. Gusto personale: Allegri non è il mio allenatore preferito né probabilmente mai lo sarà, ma ho scelto di leggere il suo libro perché voglio credermi capace di formarmi un’opinione senza scadere nel manicheismo dell’”Allegri vattene” o del “resta con noi per sempre”. Ho scelto di leggere questo libro perché mi sono stancato delle chiacchiere da bar su Allegri e, come in una reazione uguale e contraria, ho voluto riavvicinarmi al significante perché il significato sta morendo. O anche perché, come dice una mia collega, ogni tanto bisogna sorprendere se stessi. 

“È molto semplice” è un libro sorprendentemente scarno e sobrio. Lo stile di scrittura assomiglia più ad una chiacchierata al parco che non ad una prosa. È accessibile a chiunque sia un minimo consapevole di chi sia Massimiliano Allegri e che lavoro svolga, non richiede conoscenze pregresse di tattica, psicologia, o ippica. Probabilmente l’opera non nasce nemmeno con chissà quali pretese letterarie. Si tratta di un frullatore che mischia appositamente calcio e vita, mettendo a nudo l’esperienza di un uomo di campo attraverso il prisma della sua “filosofia” (mille e una virgolette) di calcio. 

Abbiamo visto tutti le 32 regole su cui si basa il libro, e queste formano lo scheletro su cui poi l’autore passa ad argomentare e a spiegare ciascuna delle massime. Trovo abbastanza stucchevole la forzata categorizzazione dello scibile in compartimenti stagni dal numero finito, e anche questa non è riuscita a non provocarmi insofferenza. Devo dire però che, superato questo ostacolo epistemologico, i 32 principi non sono così campati per aria come avevo invece pensato storcendo il naso tra me e me al primo sguardo. 

Si tratta di principi abbastanza generali da poter essere largamente condivisibili. Non voglio mentire, vi sono pagine e capitoli interi di sconcertante banalità – e qui rientriamo a pieno titolo nella regola personale del “niente biografie” – ma se si riesce a filtrare il messaggio poi il succo non è scontato. Per di più, laddove si addentra nella pedagogia, diventa più che mai difficile non essere d’accordo. Alcune massime rispecchiano i grandi insegnamenti cruijffiani, come ad esempio la necessità di creare giocatori pensanti o l’idea che il calcio semplice sia anche il più efficace. Sorprendentemente (o forse nemmeno troppo) vi sono molti principi che Allegri professa suoi che potrebbero esser stati scritti da Guardiola o da Juanma Lillo, piuttosto che dal toscano: l’inutilità degli schemi, la relativa dismissione dei moduli di gioco, l’importanza del controllo e del passaggio come basi tecniche del gioco, la costante tendenza al miglioramento, etc. Altri punti sono più spiccatamente “allegriani”: la calma, l’equilibrio, la gestione del sé, etc. Altri ancora lo avvicinano molto a Mourinho, in particolare quando parla di ritmi ultradiani e di capacità di sfruttare i momenti della partita. 

Non sono mancati naturalmente passaggi del libro che mi hanno trovato in totale disaccordo (non ho la pretesa di essere un interlocutore capace di disquisire di calcio alla pari con un allenatore di Serie A, ma sono qui per offrire la mia opinione e tanto vi devo). Vi rientrano ad esempio il rifiuto della didattica avanzata del calcio moderno, e specialmente il suo aspetto quantitativo, o l’avversione verso lo studio intenso, nonché ulteriori categorizzazioni che mal si conciliano con la complessità dello sport. Altri punti richiamano invece la diatriba che esplose in diretta televisiva con Daniele Adani, in cui i due si beccarono sulle definizioni di “schemi” e “principi”, trovandosi poi d’accordo senza nemmeno rendersene conto. 

Inoltre, durante tutto il libro, Allegri mantiene quell’impostazione un po’ pedante un po’ paternalistica tipica della sua comunicazione in cui sembra svelarci solo la punta dell’iceberg, lasciando il lettore con la convinzione che ci sia tutto un mondo sommerso, più profondo e più interessante, tenuto volutamente nascosto. 

Ho notato, però, uno scarto significativo tra la teoria (il libro) e la pratica (il campo). Come se la teoria, bella e convincente, non trovasse un’applicazione altrettanto seducente sul terreno di gioco. E lo ammette lo stesso Allegri in più capitoli del libro: un conto è la teoria, un altro metterla in pratica. E questo è particolarmente interessante alla luce delle ultime annate della Juventus. Ora, questo delta può significare o che Allegri è un pessimo insegnante – cosa di cui dubito fortemente – o può anche voler dire che alla fine il calcio non è una linea retta che collega volontà e campo, ma una realtà mutevole che può anche riuscire ad annacquare principi generali in nome di un solo grande precetto: l’efficacia e, dunque, la vittoria. Tenderei umilmente a propendere per quest’ultima ipotesi. 

È evidente, attraverso ogni pagina del libro, la volontà di trattare il calcio come una scienza umana e non come una scienza naturale. Senza voler essere semplicistico o peggio sbrigativo, la grande differenza è nell’approccio: il primo privilegerà senza dubbio le componenti psicologiche del calciatore (troppo spesso sottaciute nella narrazione contemporanea proprio perché impossibili da conoscere per il grande pubblico), mentre il secondo insisterà sugli aspetti razionali del gioco, tattica e tecnica, perché sono gli unici che vengono a galla agli occhi di un osservatore esterno. È qui il marchio di fabbrica allegriano: la gestione del calciatore prima della fabbricazione seriale di calcio. 

In definitiva, il libro non mi è piaciuto, ma è innegabile che mi sia servito ad arricchire la comprensione di Allegri, del suo calcio, e per esteso degli ultimi anni di Juventus. È utile a comprendere meglio il calcio secondo Allegri, e tutte quelle componenti che rendono il suo gioco un “calcio liberale” (il brevetto di questa espressione è del collega di tifo Claudio Pellecchia). Non sono qui a consigliarvelo, voglio solamente offrire un’opinione sullo stesso e su quello che mi ha dato, cioè sul vero takeaway del testo. Non è un libro rivelatore, non è un viaggio mistico tra le poesie di un santone, non farà cambiare opinione al sottoscritto, come penso non la farà cambiare a nessun lettore, ma è difficile uscirne senza quantomeno vedere mitigata e addolcita, umanamente, la propria idea sull’allenatore della Juventus. Perché l’aspetto umano è quello più importante, e forse anche quello meno tenuto in conto nel calcio.

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non la sapevo sta cosa di Ronaldo sefz però ricordati sempre pure te che se ha reagito così è perché io ho invitato tutti ad applaudire e seguire il mio esempio .sisi 
 
una volta puntualizzato ciò .sisi che Allegri voglia rimanere per me è cosa certa, io in questo caso diffido completamente della dirigenza (non c'è scritto sui postulati che sono perfetti a prescindere) temo che, restando con il cerino in mano, optino per l'usato sicuro già presente e residente (almeno nell'orticello italiano) 
Non lo fanno rimanere con 1 anno di contratto e non hanno la minima intenzione, e giustamente direi, di farlo diventare Ferguson. Sarà separazione anche se la vedo da un punto di vista logico. Ma io mi baso molto sulla mimica facciale, per me allegri quando dice rimango nella sua testa pensa tutto tranne che sia sicuro di rimanere.

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13 minuti fa, Minor threat ha scritto:

Ma smettiamola con questa storia dei 23 anni! Il grande milan dalla mentalità europea è stato per 20 anni il nulla in Europa. I prescritti dopo 23 anni erano appena alla metà del tempo che li separava da un'altra coppa campioni! Il real più di 30 anni. E in questi periodi lunghi non erano certo protagonisti in Europa, pur con tutta questa mentalità. 

Noi in questi 23 anni abbiamo giocato 5 finali e abbiamo avuto farsopoli di mezzo, che ci ha tolto competitività per quasi 10 anni. E devo sentir parlare di mentalità? 

Inutile discutere con chi la pensa così, comunque a me non interessa fare classifiche di anni di non vittorie e di finali disputate, mi interesserebbe fare classifiche di vittorie (europee) e su questo siamo indietro.

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Adesso, Febor70 ha scritto:

il dato di fatto è che le finali le sbagliamo, questo è evidente, io la ricetta non ce l'ho, ma mi piacerebbe vedere la squadra giocarsele, non magari qualcosa cambierebbe.

Non ci buttano bene questo è evidente.

Adesso, Febor70 ha scritto:

Comunque oh...se tu sei convinto che Allegri sia l'allenatore migliore per me va benissimo, contento tu... andiamo avanti così...

Per me il massimo lo aveva raggiunto a Cardiff, dopo quella partita si era chiuso un discorso e bisognava cambiare tecnico, non lo hanno fatto finché vincono hanno ragione Agnelli e soci 

 

  • Confuso 1

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14 minuti fa, reuir ha scritto:

siamo solo Ronaldo e le giornate giuste di Pjanic e cancelo che gli scienziati vorrebbero pure cedere , per tenere i cadaveri e le pippe alla matuidi.

Pensa se avevamo una squadra forte quanti punti facevamo quest'anno!

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1 minuto fa, Miralem ha scritto:

 

Non lo fanno rimanere con 1 anno di contratto e non hanno la minima intenzione, e giustamente direi, di farlo diventare Ferguson. Sarà separazione anche se la vedo da un punto di vista logico. Ma io mi baso molto sulla mimica facciale, per me allegri quando dice rimango nella sua testa pensa tutto tranne che sia sicuro di rimanere.

farlo diventare..........cheee? sefz 

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farlo diventare..........cheee? sefz 
Nel senso farlo rimanere centordici anni allenatore della Juventus, allegri è un passaggio. Lo sanno benissimo.

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